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teatranti e spie - Alberto Spadolini

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teatranti e spie - Alberto Spadolini
TEATRANTI E SPIE
Una pagina inedita nella Storia dell’Arte
Negli anni ’20 un gruppo di artisti capeggiati dal regista Anton Giulio
Bragaglia organizza nel “Teatro Sperimentale degli Indipendenti” di
Roma un ‘simpatico covo di spie’. Fra questi il giovane Alberto
Spadolini, destinato al successo come artista e 007.
Il regista teatrale Antonio Calenda inaugura nel maggio 2005,
nei saloni del Castello degli Agolanti di Riccione, la Rassegna
Alberto Spadolini, patrocinio delle Ambasciate di Francia e di
Svezia. In mostra dipinti, scenografie, sculture, disegni, spartiti
musicali, artistiche fotografie di Spadolini ... e documenti del suo
grande maestro Anton Giulio Bragaglia.
Antonio Calenda inaugura la 1° Rassegna Spadolini 2005
“Prendendo le mosse da un capostipite delle avanguardie italiane
come Anton Giulio Bragaglia, Spadolini si impone in Francia
all’attenzione dei grandi artisti dell’epoca, artisti di rilievo
assoluto come Max Jacob e Jean Cocteau che riconoscono in lui
una versatilità innata nell’arte della danza, della coreografia,
della pittura, della scenografia …” 1
Antonio Calenda
1
MARCO TRAVAGLINI : “Bolero-Spadò. Alberto Spadolini, una vita di tutti i colori.”,
Tipografia Fabbri, Modigliana 2007.
Anton Giulio Bragaglia (Frosinone 1890 – Roma 1960)
Collezione Atelier “A. Spadolini”
Le ricerche su “Bragaglia & Spadolini” sono proseguite nelle
biblioteche di tutti i continenti ed hanno portato al ritrovamento di
un prezioso libretto sullo spionaggio, scritto da Bragaglia allo
scoppio della 1° Guerra Mondiale:
“Un’armata senza un alleato esercito di spioni, è simile a un
pugilatore cieco. Poiché lo spionaggio è l’invisibile preparazione
della guerra, la necessità della preparazione spinge ogni esercito
ad aumentare i propri occhi sotterranei. Facile è sorprendere
l’urgenza dello spionaggio, e ingenuo il rivelarne l’indiscussa
onestà!” 2
A. G. Bragaglia
Nel gennaio 1923 l’archeologo – futurista, come Anton Giulio
ama definirsi, passa decisamente dalla teoria alla pratica,
organizzando con i suoi più fidati artisti un originale covo di spie.
2
A. G. BRAGAGLIA, «Spionaggio militare civile e commerciale», R. Quintieri, Milano 1915.
Collezione Atelier “A. Spadolini” di Riccione
Già celebre per la “Casa d’Arte di via Condotti” e per le ricerche
sul “Fotodinamismo futurista”, Bragaglia inaugura il suo ‘Teatro
Sperimentale degli Indipendenti’.
Gli spazi sono ricavati scavando nel sottosuolo del palazzo
‘Tittoni’ in via degli Avignonesi, dove un tempo sorgevano le
antiche ‘Terme romane’.
Per rendere l’ambiente più accogliente Bragaglia acquista
centinaia e centinaia di metri di juta decorata a tempo di record da
Giacomo Balla, Fortunato Depero ed Enrico Prampolini.
Collezione Atelier “A. Spadolini” di Riccione
Agli Indipendenti si allestiscono spettacoli di musica, danza e
lavori teatrali di Luigi Pirandello, Anton Cechov, George Bernard
Shaw; nelle Gallerie d’Arte espongono Umberto Boccioni,
Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis; trova spazio un circolo
notturno “Dancing Restaurant” frequentato da attori di teatro,
artisti squattrinati, principi, ambasciatori e uomini del regime.
Fra i giovani frequentatori degli Indipendenti l’aiuto-scenografo
Alberto Spadolini, il futuro regista Roberto Rossellini e lo scrittore
Alberto Moravia intento a ultimare “Gli indifferenti”.
Alberto Spadolini (Ancona 1907 – Parigi 1972)
In un’intervista Carlo Ludovico Bragaglia, ricorda con quale
‘fiero cipiglio’ suo fratello Anton Giulio diriga il Teatro:
“Il Teatro fu inaugurato con una commedia di Massimo
Bontempelli, una delle più famose che aveva scritto ma che non
aveva concluso. E per avere la possibilità di rappresentare questa
commedia, Anton Giulio un giorno lo prese e lo chiuse in una
stanza e gli disse non ti faccio più uscire… non ti do più da
mangiare… oggi stai tutto il giorno qui dentro … finché non mi
porti la fine della commedia! E Bontempelli finì la commedia e
noi la potemmo rappresentare nella serata dell’inaugurazione.” 3
Carlo Ludovico Bragaglia
Bragaglia visto da Pannaggi, 1923
Agli Indipendenti si produce arte in allegria. Si stampa il
giornalino “Index, Rerum Virorumque Prohibitorum - Breviario
romano”, che raccoglie il meglio delle battutacce di Anton Giulio
e di quel branco di artisti, tutti grandi amici, che si sfottono l’uno
con l’altro. Non solo il grande Marinetti è sbeffeggiato come “la
vestale dei Fuochi fatui dell’Arte”, Roberto Bracco “un Ibsen alla
pizzajola”, i fratelli De Chirico “i Chiricopulos”, Luciano Folgore
“futurista di seconda mano” , ma persino Benito Mussolini viene
definito senza alcun timore “il violinista”.
3
C. L. BRAGAGLIA “Il Teatro degli Indipendenti”, intervista Rai Scuola, 1994.
Fra i documenti ritrovati c’è un fascicolo redatto dal critico
teatrale Silvio D’Amico che accusa Bragaglia di utilizzare gli
“Index” come mezzo di pressione nei confronti dei giornalisti.
E’ il maggio 1941 quando, a corredo di una querela presentata al
Tribunale di Roma, D’Amico rivela che Anton Giulio Bragaglia
“… ha sempre vissuto d’una sola idea: imporre la merce delle sue
botteghe alla lode propagandistica della stampa, ricorrendo alla
violenta intimidazione dei giornalisti coi mezzi più vari: per un
verso, il tabù ufficiale, invocato da lui, e unicamente per lui,
presso la superiore Autorità; e per l’altro, il libello diffamatorio a
base di calunnie contro i recalcitranti ...” 4
Silvio D’Amico
L’ingresso del Teatro degli Indipendenti
4
SILVIO D’AMICO «Documenti di una falsificazione: a corredo del ricorso presentato da Silvio D'Amico contro A. G.
Bragaglia all'autorità competente», Officine Grafiche Mantero, Roma 1941.
L’astio dei critici teatrali nei confronti dei fratelli Bragaglia
risale agli anni ’20, quando nel giro di pochi anni vanno in scena
agli Indipendenti ben cinque commedie dell’autore russo Wassili
Cetoff Sternberg, tutte tradotte in italiano da uno sconosciuto
reduce di guerra a nome Luigi Bonelli.
Pur di scrivere qualche cosa del geniale commediografo i critici
teatrali inventano stravaganti biografie: alcuni sostengono che è
morto in giovane età; altri che è ancora vivo e vegeto; c’è chi
giura si tratti di un ebreo-russo; chi di un russo-ariano … tutti
concordi nel definirlo uno dei più grandi autori del ‘900.
Bonelli, Bragaglia ed il ‘misterioso’ Cetoff Sternberg (“Comoedia”, 1927)
L’ultima commedia di Wassili Cetoff dal titolo ‘L’imperatore’ è
messa in scena fra le peggiori burle, mentre agenti dell’OVRA in
borghese, nel timore si voglia scimmiottare il beneamato Duce,
passano al setaccio l’intero Teatro.
Solo al termine dello spettacolo Anton Giulio Bragaglia racconta
la verità:
“Wassili Cetoff non è mai esistito, le commedie sono tutte
dell’italianissimo Bonelli!”
Alla Beffa partecipa anche Alberto Spadolini, condotto agli
Indipendenti da Ivo Pannaggi, il “moscovita marchigiano”,
coautore del “Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista”.
Dedica di Bragaglia: “Ad Alberto Spadolini scultura vivente”, 1952
Amante di tutte le arti e già allievo di Gabriele d’Annunzio,
Spadolini entra ben presto nel “cerchio magico degli
Indipendenti”. Anton Giulio gli dedica un articolo sulla rivista
“Anteprima” del febbraio 1948 ed un capitolo nel suo saggio
“Danze popolari italiane”, definendolo ‘un uomo sorretto dai
segreti’:
“Uscito dal mio ‘Teatro degli Indipendenti’, dov’era anche
scenografo, egli faceva il pittore a Montecarlo quando si rivelò
lassù danzatore barbaro …” 5
Anton Giulio Bragaglia
Spadolini si occupa non solo di pittura e di scenografia, ma
debutta come attore nella commedia “Scalari e Vettori” di
Umberto Barbaro, futuro co-fondatore del Centro Sperimentale di
Cinematografia di Roma.
5
A.G. BRAGAGLIA, «Danze popolari italiane», Enal, Roma 1951
Spadolini impiegato Studio Mammona, 1928
Articolo di Bragaglia 1948
Fra gli incarichi affidati a Spadò, come è soprannominato dagli
amici, c’è il pedinamento di un critico teatrale reo di pubblicare
articoli denigratori sul Teatro degli Indipendenti.
Nel corso dell’indagine Alberto lo sorprende mentre esce da un
albergo con la sua amante, una fascinosa attrice di teatro.
Poche righe sugli ‘Index’ e una moglie particolarmente gelosa,
operano il miracolo: da quel giorno anche la peggiore delle
commedie dei fratelli Bragaglia si trasforma sulle pagine di quel
giornale in un ‘evento imperdibile’!
Anton Giulio è solito ringraziare i suoi collaboratori con un
piatto di spaghetti all’amatriciana, un bicchiere di vino dei Castelli
e breve discorso:
“Come il soldato non commette assassinio uccidendo
l’avversario, così un ufficiale, che per servire il proprio paese
spia un forte, esponendosi ad ogni rischio, non commette infamia:
non è odioso: è patriota destro e sagace!” 6
A. G. Bragaglia
6
A. G. BRAGAGLIA, «Spionaggio militare civile e commerciale», R. Quintieri, Milano 1915.
Philippe Daverio inaugura la Mostra Spadolini, Ancona 2012
Nel 1930 Benito Mussolini ordina la chiusura del Teatro degli
Indipendenti e Bragaglia scrive un’ultima lettera alla Presidenza
del Consiglio dei Ministri:
“Gli Indipendenti chiudono – ed è un amaro episodio – ma non
muoiono. Noi saremo spiritualmente in attività nei giornali e nei
teatri e nei centri studiosi. Ci ricorderemo sempre di ciò che il
Duce ha fatto per l’Arte nuova …” 7
Non sappiamo se quelle parole rappresentino un ringraziamento o
una minaccia!
All’inizio degli anni ’30 Spadolini emigra in Francia e diventa
artista internazionale: danzatore con Serge Lifar, attore con Jean
Marais, cantante con Mistinguett, pittore apprezzato da Jean
Cocteau, grande amore di Joséphine Baker, ammirato da Marlene
Dietrich, invidiato da Maurice Chevalier.
7
A.C. ALBERTI, S. BEVERE, P. DI GIULIO, «Il teatro sperimentale degli indipendenti (19231936)», Bulzoni, Roma 1984
L’attività di Bragaglia e Spadolini prosegue anche nel corso della guerra
Nel 1939 Spadolini entra nella Resistenza antinazista. Si esibisce a
Berlino dal settembre 1940 al febbraio 1941. Egli incarna il ‘dio
della Guerra’ nell’operetta “Die Lustige Witwe”, in occasione del
70° compleanno di Franz Lehar, di fronte ad Adolf Hitler ed ai
massimi gerarchi nazisti. Quindi si reca per una serie di spettacoli
a Stoccolma dove riceve, tramite l’amico Yves Gyldén, codici
segreti che trasporta a Marsiglia occultati in alcuni dipinti.
La restauratrice Federica Bozzarelli scopre un dipinto della pittrice milanese
Clerici Tremi abilmente occultato da Spadolini dietro una sua tela
Nel dopoguerra Spadolini continua a viaggiare instancabile in
Europa, America, Asia, Africa ...
L’artista è in Viet-Nam nel periodo marzo – maggio 1954, proprio
nei giorni della battaglia di Dien-Bien-Fu, testimone dell’epico
scontro fra l’Esercito Francese ed i comunisti del Generale Giap.
Come riferisce il prof. Philip Kearney in questo periodo Spadolini
frequenta l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Saigon dove
incontra i suoi genitori Daniel ed Helen Kearney, incaricati di
allestire un progetto di cooperazione e sviluppo in Viet-Nam.
Ultime immagini fotografiche di Spadolini, autunno 1972
Recentemente sono giunte dalla Francia alcune immagini
fotografiche scattate poco prima della morte di Alberto Spadolini.
Egli si atteggia, quasi per gioco, nel ruolo di … spia. Nella prima
fotografia è abbigliato alla Lawrence d’Arabia con lunga veste
bianca ed occhiali scuri. Nella seconda, agghindato con un
elegante completo, propone uno sguardo fra l’eroico e l’ironico.
Nella terza si appresta ad aprire una porta, il viso è nascosto
ancora una volta da torbidi occhiali scuri …
Con Spadolini nulla avviene per caso!
Ma Spadò resta per sempre fedele alla “stirpe bragagliesca” .
Nel 1951 Anton Giulio chiede il suo intervento per un progetto in
terra di Francia:
“Fra dieci giorni dovresti telefonare alle Editions André Bonne,
15 rue de Las Cases a Parigi e chiedere del signor D. C. per
sapere se ha ricevuto il manoscritto su Pulcinella. Grazie”
Anton Giulio Bragaglia
Cosa abbia escogitato Spadò per costringere l’Editore a pubblicare
“il Pulcinella di Bragaglia” sarà svelato da Marco Travaglini,
nipote di Spadò, in un romanzo di prossima pubblicazione.
Alla riscoperta di Alberto Spadolini sono dedicate conferenze, festival e mostre
www.albertospadolini.it
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