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Nella giornata della memoria, anno secondo, il Barozzi recita il
istituto tecnico commerciale statale Jacopo Barozzi MODENA Nella giornata della memoria, anno secondo, il Barozzi recita il kaddish in nome di tutti coloro che sono “passati per il camino” 27 gennaio 2002 istituto tecnico commerciale statale Jacopo Barozzi MODENA ! ! " # $ %# & %# & Manifesto degli «scienziati» razzisti ' () - $ * + + * ) , ,. $ " + , $ , , , ! $ , $ ' $ $ . * ! + ! ! /' 0 $ , $ , , 1 $, . * ! $, * . 2 , * $3 * ! , ) ) . 7' " 2 , 8 $ ( ! ! $ , * ! * . $ 5 44 $ ) - + % # ) ( . $ , $ ! ) ! ! * $ " ! ! $ ! - 9' : ! + , , * , . " , $3 )0 6' $ , ! $ () !! ! ! $ $ ! + , ) , $ 5 ! & , ! , $ ! $ & $ ! 4' 1 , $ - $ $ ; * < ! ( ! $ $ 5 . ! ! * ) 2 = . ! ! ) + >' & $ $ 2 $ ) $ $ ?' " $ ) & $ $ 1 ) . $ * 5 $3 * , ! $ $ ' () , = . , ! ! , ! ! + ! * ) $ . ) . ! + @# $ #%&'A * Gli ebrei in Italia durante il periodo fascista erano circa 45 mila. Di questi, ben pochi si resero subito conto del pericolo che rappresentava per loro il fascismo, al punto che non pochi furono tra loro quelli che all'inizio simpatizzarono per il regime. Questo comportamento, del resto simile a quello di molti altri italiani, ci dà un'idea di quanto gli ebrei fossero ben amalgamati al resto della popolazione: anch'essi, come tutti gli italiani, si trovarono divisi tra coloro che sostenevano la dittatura e quanti invece o la combattevano apertamente oppure non la accettavano. Mussolini d'altronde non perdeva occasione per rassicurare le comunità delle pacifiche intenzioni del fascismo nei confronti degli ebrei, affermando che mai si sarebbero potute compiere in Italia delle discriminazioni di carattere razziale. Anche dopo l'ascesa al potere di Hitler in Germania ed il conseguente patto d'alleanza italo-tedesco, il così detto Asse Roma-Berlino, che vide crescere il timore di persecuzioni negli ambienti ebraici, Mussolini persisteva nelle sue affermazioni rassicuranti. Ancora durante il 1937, quando la stampa italiana intensificò i suoi attacchi contro gli ebrei, Mussolini rassicurava... l primi sintomi di una consistente modificazione di atteggiamento da parte del fascismo nei confronti del "problema" ebraico si ebbero a partire dal 14 luglio1938, quando docenti di varie università italiane pubblicarono il "Manifesto della razza", nel quale si vagheggiava un mitico arianesimo italiano camuffato da pretesa scientificità. dalla Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio del Fascismo Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell’Impero, dichiara l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni e svolge un’attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti. Il problema ebraico non è che l’aspetto metropolitano di un problema di carattere generale. Il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce: a) il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane; b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici - personale civile e militare - di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza; c) il matrimonio di italiani e italiane con stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo consenso del Ministero dell’Interno; d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio della razza nei territori dell’Impero. Ebrei ed ebraismo Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il divieto di ingresso nel Regno degli ebrei stranieri non poteva più oltre essere ritardata, e che l’espulsione degli indesiderabili - secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie - è indispensabile. Il Gran Consiglio del Fascismo decide che, oltre ai casi singolarmente controversi che saranno sottoposti all’esame dell’apposita commissione del Ministero dell’Interno, non sia applicata l’espulsione degli ebrei, i quali: a) abbiano un’età superiore agli anni 65; b) abbiano contratto un matrimonio misto italiano* prima del 1 ottobre XVI. Ebrei di cittadinanza italiana Il Gran Consiglio del fascismo, circa l’appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue: a) è di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei; b) è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera; c) non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all’infuori dell’ebraica, alla data del 1 ottobre XVI. * Cattedre di razzismo Il Gran Consiglio del Fascismo prende atto con soddisfazione che il Ministro dell’Educazione Nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza nelle principali Università del Regno. *L’ultimo trasporto da Fossoli, 1 agosto 1944, era composto da 300 ebrei di famiglia mista; secondo le disposizioni di legge erano “non trasportabili”, di fatto furono deportati ad Auschwitz. Al convoglio furono aggiunti, nella sosta a Verona, tre vagoni con 130 ebrei provenienti dalle carceri di Torino, Milano e Padova; di questi 29 erano uomini nati da matrimoni misti (deportati poi a Buchenwald), 59 donne nate da matrimoni misti (deportate a Ravensbrück), circa 40 ebrei puri. Del convoglio sopravvissero 18 uomini e 15 donne; degli altri sopravvissero 14 uomini e 16 donne. Il decreto nazista del 13 nov.1943, secondo cui dovevano essere deportati ad Auschwitz solo gli ebrei puri e non i coniugi o i figli nati da matrimoni misti, fu rispettato quasi dappertutto in Europa tranne che in Italia. %# & B " ! sulle vetrine cartelli attestanti la propria appartenenza razziale. Panchina “solo per ariani” %# & B La foto mostra la misurazione «scientifica» del naso di un cittadino sospettato di essere ebreo; dopo la promulgazione delle leggi speciali di Norimberga furono pubblicate tavole fisiognomiche per fissare le caratteristiche somatiche dei vari gruppi etnici in Germania. $ CD la STORIA della favola KADDISH di Thomáš Simcha Jelínek TEREZÍN %# & E !" * %$ * FG & ( 0 $ H I J % 0' ! # % $ $ $ %# & I % $ $ $ & '& # (( $ # $ $ ) * ( $ & %# & & + $ $ ( & ( ( , # $ - , $ ' . , & . $ %# & & ( $ & & $ $ ( $ E !" * %$ * FG & ( 0 $ H I J % 0' & (( ( & ( ! , $ # # $ & / 0 $ $ 1 ( ( $ & %# & $ '( ' 2 $ $ 2 1 $ $ $ 3 && ( ( 4 K & # L %M , %# & B N E !" * %$ * 0 FG & ( 0 $ H I J % 0' ( 1 $ $ $ $ / 4 $ 5 # $ 6 %# & $ 4 ,2 $ $ . , 3 ,7 $ ( ( $ && 3 & $ $ & $ $ + $ $ ( $ / & $ %# & ( & $ && 8 ( 2 $ $ & # $ 4# $ 4# ( $ & (& (& 4 (& & # + & $ & 9: 9' # $ ( ( O "" & * * %$ FG & $ H I J ( % 0 0 ! " # $ Pavel Friedman I.T.C.S. Barozzi – Modena * ! D 3 - + ! 3 $ ! % )0 ; , $ - $ ! ! , ) , $ $ , $, I.T.C.S. Barozzi – Modena Il caso di Terezín Alle truppe tedesche che il 15 marzo 1939 la occuparono, Terezín si presentava come una piccola e tranquilla cittadina boema di circa settemila abitanti, sede di una guarnigione militare. La città, situata ad una sessantina di chilometri a nord di Praga, era stata costruita due secoli prima dallo imperatore Giuseppe II in onore di sua madre Maria Teresa ed era una vera e propria fortezza, munita di bastioni a forma di stella. Questa sua conformazione colpì i tedeschi che ne notarono le caratteristiche "naturali" necessarie ad un campo di concentramento. Terezín infatti fu presto trasformata in un lager per ebrei e, per precisione, in una delle tante stazioni sulla via dei campi di eliminazione. Nelle intenzioni dei nazisti, questo luogo avrebbe dovuto diventare un campo modello, da esibire alle varie commissioni d'indagine straniere e agli inviati della Croce Rossa Internazionale, ma questo progetto fallì quasi subito e Terezín divenne in tutto e per tutto un campo di concentramento uguale alle altre centinaia di campi che popolavano l'Europa. La triste particolarità di questo luogo però fu che esso si caratterizzò come lager per l'infanzia: dal 1942 al 1944 vennero internati a Terezín quindicimila bambini dai sette ai tredici anni; di questi, solamente cento scamparono alla morte. Delle atrocità consumate a Terezín rimangono come testimonianza i 4000 disegni e le 66 poesie, tutte opere composte dai bambini, che miracolosamente sono giunte fino a noi. Terezín però non era la destinazione definitiva di tutte queste persone, infatti dal 1942 cominciarono a partire periodicamente convogli di circa mille deportati che andavano verso est, verso l'ultima tappa, rappresentata dai campi di sterminio, dai quali solo l'1 per cento dei prigionieri è riuscito a salvarsi: un viaggio senza ritorno. Terezín fu liberata il 7 maggio 1945 dalle truppe sovietiche, ma ormai i quindicimila bambini che lì erano stati rinchiusi dai nazisti erano "passati per il camino", come si diceva allora per indicare coloro che venivano cremati nei campi di concentramento. %# & B il Kaddish In origine il Kaddish non aveva relazione con le altre preghiere e non era ritenuto una formula in suffragio dei morti. Era infatti Il commiato che l'insegnante rivolgeva ai suoi discepoli dopo aver concluso la sua lezione, e nel quale si esaltava la grandezza di Dio e si esprimeva la speranza di un rapido avvento del Messia. In epoca successiva il Kaddish fu recitato anche dalle persone in lutto, che trovarono in esso espressioni e motivi di consolazione e di conforto. L'orfano che recita il Kaddish deve sapere che questa non è una preghiera in suffragio del padre, ma piuttosto un pubblico riconoscimento da parte del figlio dei meriti del padre, che lo ha saputo educare alla conoscenza ed all'osservanza delle norme della Torà e dei principi dell'ebraismo. E la risposta del pubblico: « Sia il Suo grande nome oggetto di benedizione! » (Yehè Shemè Rabbà Mevarach), assumerà quindi un duplice significato: non sarà rivolta solamente a Dio, ma anche alla memoria della persona cara scomparsa. Il Kaddish, che necessita del numero di dieci persone (minian) per poter essere recitato, resta nella liturgia ebraica la preghiera di santificazione del Nome di Dio dai più alti ed elevati accenti. E' una preghiera che, recitata con amore e venerazione nel corso dei secoli, ha sempre sottolineato la volontà del popolo ebraico di mantenere vivo il proprio caratteristico ed essenziale dialogo con Dio. (Traduzione) Sia magnificato e santificato il Suo grande nome, nel mondo che Egli ha creato conforme alla Sua volontà, venga il Suo regno durante la vostra vita, la vostra esistenza e quella di tutto il popolo d'Israele, presto e nel più breve tempo. Sia il Suo nome grande e benedetto per tutta l'eternità. Sia lodato, glorificato, innalzato, elevato, magnificato, celebrato, encomiato, il nome del Santo benedetto. Egli sia al di sopra di ogni benedizione, canto, celebrazione, consolazione, che noi pronunciamo in questo mondo. Scenda dal cielo un'abbondante pace ed una vita felice su di noi e su tutto il popolo d'Israele. Colui che fa regnare la pace nell'alto dei cieli, nella Sua infinta misericordia la accordi anche a noi e a tutto il popolo d'Israele. E così sia! I.T.C.S. Barozzi – Modena Campo di Fossoli Villa Emma I.T.C.S. Barozzi – Modena Il Campo di Fossoli Il Campo di Fossoli non nasce da una scelta né da una proposta locale: è il Comando Militare di Bologna che nel maggio 1942 individua l'area come idonea alla destinazione di un Campo per Prigionieri di Guerra e ne intima la requisizione al Comune. Costituito da 191 tende più alcune baracche per i servizi e situato nell'area lungo la via Remesina, comincia ad ospitare sottufficiali anglo-americani fatti prigionieri in Africa. Nell'autunno sono già circa 4.500 uomini. Nel novembre del 1942 i prigionieri di guerra sono trasferiti nelle baracche in muratura costruite nell'area su Via dei Grilli: questa zona sarà in seguito denominata Campo vecchio o Campo n.1, perché nel corso del 1943 si cominciano a costruire nuove baracche in muratura nella zona di via Remesina: sarà il Campo nuovo. Nella notte tra l'8 e il 9 settembre il Campo viene occupato dai tedeschi. Gli oltre 5.000 prigionieri sono tradotti in Germania. Il 15 ottobre il Campo Prigionieri di Guerra risulta ormai sciolto. In seguito alle disposizioni di politica razziale della Repubblica Sociale Italiana, che hanno inasprito la legislazione del 1938, il Campo nuovo dal novembre 1943 deve essere adibito a Campo di concentramento per Ebrei. Entra ufficialmente in funzione il 5 dicembre. Nel marzo 1944 i tedeschi assumono il diretto controllo del Campo nuovo e costringono gli italiani a spostarsi nel Campo vecchio coi propri internati, tranne gli ebrei. I due campi sono separati e diretti da autorità diverse. Il Campo vecchio resta sotto le autorità italiane di Pubblica Sicurezza dirette dalla Questura di Modena. E' un Campo di detenzione per prigionieri alleati, per detenuti comuni provenienti dalle prigioni locali, per politici rastrellati prevalentemente nel Modenese, nonché per genitori di renitenti alla leva. Giunge a contenere fino a quattromila persone. Gli internati sono sottoposti a un regime meno vessatorio rispetto al Campo tedesco. Il Campo nuovo è invece strettamente controllato dai tedeschi: è un Polizei-und Durchgangslager, cioè un Campo poliziesco di transito, dipendente da Verona, affidato al comando del tenente delle SS Karl Titho, coadiuvato dai marescialli delle SS Hans Haage e Josef Koening. I detenuti non restano a lungo: vengono inoltrati nei lager della Germania, gli ebrei per lo più ad Auschwitz, gli altri a Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg. La disciplina è molto dura e peggiora col passare dei mesi; non mancano punizioni e maltrattamenti: alcuni testimoni ricordano anche uccisioni a freddo. L'episodio più brutale è l'eccidio al Poligono di tiro di Cibeno di 68 internati il 12 luglio 1944, avvenuto, secondo la giustificazione dei tedeschi - che molti storici mettono in dubbio - per rappresaglia contro un attentato partigiano a Genova. Per motivi di sicurezza, vista l'avanzata alleata, l'avvicinarsi del fronte, l'aumento dell'attività dei partigiani nella zona - che effettivamente hanno allo studio la possibilità di azioni relative al campo – e gli attacchi aerei alleati ai ponti sul Po, il Campo viene trasferito a Gries (Bolzano) ai primi d'agosto del 1944. %# & dal diario di don FRANCESCO VENTURELLI 1943, 9 dicembre. [Andato] dal Vescovo di Carpi per [chiedere autorizzazione] assistenza a quelli del Campo che sono cattolici fra gli Ebrei. 1943, 17 dicembre. Un carabiniere mi viene ad avvisare che posso andare al Campo per visitare gli Ebrei. Aiutato circa 80 persone, compreso bambini; distribuite circa 1.300 lire. 1944, 22 febbraio. Al Campo... incontro la corriera di Ebrei: visto Dott. Kolen e Kurt Fenerstein dalla Corriera (E' uno dei torpedoni di cui parla Primo Levi, che fece parte di questa spedizione di 650 pezzi, portati alla stazione di Carpi e inoltrati ad Auschwitz - ndr). 1944, 29 febbraio. Il Direttore del Campo mi ha mandato a chiamare, perché internati politici del Vecchio Campo sono senza sacerdoti; mi ha autorizzato ad andare ad assisterli spiritualmente. 1944, 12 maggio. Scappato prigioniero con [la] bicicletta di [un] operaio. 1944, 19 maggio. La signora L. M. di Firenze è entrata volontaria nel Campo Vecchio presso suo marito. 1944, 1 agosto. Il Campo è ormai vuoto di Ebrei e di Internati politici, funziona solo come passaggio e concentramento di poche ore per rastrellati. [non nel testo sottolineature e grassetto] %# & ( " ) * * ODOARDO FOCHERINI cattolico, padre di sette figli, contribuì a mettere in salvo un centinaio di ebrei Arrestato il 14 marzo 1944 passò nei campi di Fossoli e Gries (BZ) fu deportato a Flossemburg e poi inviato nel sottocampo di Hersbruk dove morì il 24 dicembre del 1944 E’ ricordato nel viale dei Giusti a Gerusalemme. La sua colpa: aver con coerenza vissuto secondo un principio in cui ha sempre creduto AMA IL PROSSIMO TUO %# & Lettera alla moglie Maria Marchesi – 4 luglio 1944 Maria carissima da Bologna ci spostano credo a Fossoli dove si starà meglio per tanti aspetti, ma forse verrà a mancare il carattere di temporaneità che avevamo qui. Era una temporaneità relativa poichè 115 giorni sono tanti per un periodo temporaneo. La comune azione di amici, Bruno ti avrà aggiornato, potrà far cessare finalmente, anche colà, questo periodo cruciale e doloroso giunto inatteso e direi immeritato. Se invece il Signore vorrà ancora mantenerci nella prova o aggravarla benediciamo insieme la Sua volontà in nome di quel credo che abbiamo sempre cercato di professare e in nome del quale tanti anni or sono attendevamo sognando l'ora dell'unione attesa e desiderata. Quanti ricordi, quante rimembranze suscitano i pensieri di quei giorni preludenti il 9 Luglio! E da allora quante cose, avvenimenti, ovunque, ma fermo, fiorente, giganteggiante, il nostro amore, ricca la messe di virgulti attesi, sperati, sognati nelle ore di attesa, ricordi? rinfocolato l'ardore, rinverdite le speranze, belle le realizzazioni. E dopo qualche cirro nell'azzurro del cielo nostro, come più bello il sole, ed ora... un po' di ombra, un pochino troppa invero (a dirlo noi) che purtroppo si estende anche sui piccoli che proprio non c'entrano per nulla, ma quel Signore che tutto consente non abbandonerà e di questa certezza siamo più che sicuri, e la preghiera di ogni giorno e di ogni ora varrà ad attirare le benedizioni più elette su tutti, su noi, varrà a far sentire meno il peso dell'ombra, a preparare la schiarita e ad accelerarla come è nei nostri desideri e nelle nostre aspettazioni. Quante cose vorrei poterti e saperti dire in questo anniversario, cosi inatteso sotto certi aspetti, ma non è né tempo né luogo. Con l'affetto di ormai quindici anni, cementato da un'unione la cui intensità affettiva è nota solo a noi, benedetto dai sette figli che ti fan corona, ti invio l'augurio della vigilia, la rinnovata ammirazione, la più grande gratitudine. Dio è con noi. Tutti i baci ed abbracci per te e bimbi tutti. Lettera alla moglie Maria Marchesi – 4 settembre 1944 Bolzano 4/9/44 Carissima Maria tutti gli auguri più belli per il tuo prossimo onomastico più che spiacente che la distanza mi vieti di farteli a voce e di festeggiare assieme ai sette bambini. Le distanze chilometriche aumentano per un altro spostamento fissato per domani e appena giunti ti sarò preciso col nuovo indirizzo. «Sursum corda» Maria diletta e fidenti nel Signore accettiamo il prolungamento della prova con cristiana rassegnazione. L 'amore infinito che supera tutte le distanze e vince tutte le difficoltà ci unirà ancor più intimamente in attesa di rivederci. Baciami tutti i bambini, avverti il babbo e la Mamma, dì loro la parola di fede e di conforto più riconoscente. A te tutte le espressioni di gratitudine e di augurio col cuore più grato e commosso. Il Signore ci assista e ci benedica accettando il nostro sacrificio lo fruttifichi per i nostri piccoli e per te Odoardo tuo %# & Lettera (scritta in tedesco) alla moglie Maria Marchesi -8 Ottobre 1944 - * Meine genaue Unschrift: Schutzhäftling Odoardo Focherini N. 21518 Block 9 Arbeits Kommando in Hersbruck** Postschlienfach 31 Frau Maria Focherini P. Repubblicana 76 Mirandola di Modena (Italien) (Testo della lettera) 8-X-44 Meine innigstliebste Maria! Ich befunde mich in einen Arbeitslager Hier, wie gewöhnliches, gesund und heiter. Dasselbe hoffe ich auf dir, Kinder, Eltern: gesund, heiter, vertrauensvoll. Ich arbeite und brauche nichts besonderes ausserdem die Gewissenhei seiner unesschüttlichen Heiterkeit Ihr seid meine Sorge und meine Freude. Ich bitte dich auf eurem Nachrichten. Ich Küsse dich mit brennender Herzen und in dir die Kinder und die Eltern. Aufwiedersehen. Gott mit euch, mit uns Odoardo Focherini (Traduzione) Mia carissima Maria! Mi trovo qui in un campo di lavoro, come sempre sono sano e di buon umore. Altrettanto spero di te, e dei bimbi, dei genitori: sani, di morale alto e pieni di fiducia. I0 lavoro e non ho bisogno di nulla di speciale, tranne la certezza della tua incrollabile fede. Siete la mia preoccupazione e la mia gioia. Ti prego di darmi vostre notizie. Ti bacio con cuore ardente e con te i bimbi ed i genitori. Arrivederci. II Signore sia con voi e con noi. Odoardo Focherini *E’ la prima di due lettere, le ultime, scritte in tedesco, e non di suo pugno, le cui frasi sono di tipo standard per poter passare la censura del campo. * *Hersbruck, località non lontana da Norimberga, fu sede di uno dei settantaquattro sottocampi di Flossemburg, un grande ed importante lager che funzionò in Baviera fin dal 1938; ospitò uomini, donne e bambini, con un pesante bilancio di vite umane: settantatremila morti. Hersbruck fu allestito in funzione delle esigenze dell'industria bellica tedesca che, per evitare i bombardamenti aerei, cercava di spostare le proprie officine in gallerie sotterranee; i deportati furono addetti, con lunghissime giornate lavorative ed in condizioni di vita proibitive, sia alla costruzione delle gallerie che al lavoro nelle officine. Estratto dell'Ordine del Campo Ogni detenuto può ricevere e inviare mensilmente due lettere o cartoline. Ogni lettera in arrivo non può avere più di quattro pagine da quindici righe ciascuna e devono essere scritte in modo chiaro e leggibile. Rimesse in denaro sono ammesse solo a mezzo vaglia postale, il cui scontrino potrà portare solo nome e cognome, data di nascita, numero del detenuto, ma nessun'altra comunicazione. E' vietato accludere alle lettere denaro, fotografie o immagini. La corrispondenza non conforme alle regole fissate verrà respinta. Lettere non ben chiare e non leggibili saranno distrutte. Nel campo si può acquistare tutto; sono ammessi giornali nazional-socialisti, ma devono essere richiesti dal detenuto nel campo di concentramento stesso. Pacchi- viveri possono essere ricevuti sempre e in qualsiasi misura. Il Comandante del Campo Storia e memorialistica dei lager nazisti smentiscono clamorosamente le disposizioni dell'Estratto dell'Ordine del Campo che furono, soprattutto negli ultimi anni, completamente ignorate dalle autorità preposte. La vita dei deportati non ebbe nulla in comune con quella che questi regolamenti, pur con le loro gravi limitazioni, lasciano intravedere %# & 6 Nonantola, 60 anni fa, visse un'esperienza estremamente bella e importante: il salvataggio dalla deportazione di oltre 100 ragazzi ebrei che, giunti profughi dalla Jugoslavia, furono ospitati, prima a Villa Emma e successivamente nascosti nel Seminario e presso diverse famiglie di Nonantola. Una parte di questi ragazzi era già arrivata a Nonantola nel Luglio del 1942 e un'altra parte arrivò nell'Aprile del 1943, giungendo, questi ultimi, da Spalato, in fuga davanti agli ustascia croati che collaboravano con i nazisti nella feroce persecuzione degli ebrei. Dopo pochi mesi, nel settembre del 1943, in coincidenza con l'occupazione tedesca, il rischio di morte e di deportazione si fece imminente anche in Italia e i nonantolani dimostrarono allora di saper trasformare l'ospitalità in vera amicizia, solidarietà e fratellanza poiché, di fronte al pericolo, nel giro di 24 ore, tutti i ragazzi e i loro accompagnatori, vennero nascosti e protetti all'interno del Seminario e ad opera di diverse famiglie di Nonantola, mettendo a repentaglio anche la vita delle famiglie stesse. Nei giorni e nelle settimane successive, grazie fondamentalmente all'opera di don A. Beccari e del dott. O. Moreali, nonché di alcuni collaboratori, venne organizzata la fuga verso la Svizzera. Tutti i ragazzi furono così salvati e molti di loro sono tornati a salutare e ringraziare la gente di Nonantola. I nomi di Don A. Beccari e del dott. O. Moreali sono scritti su due alberi a Gerusalemme lungo il "Viale dei Giusti". %# & Testimonianza di don Arrigo Beccari Le nostre carte di identità avevano un particolare valore perché il timbro era a secco e non di gomma. Il timbro di gomma era troppo facile da costruire e metteva subito in sospetto. Il timbro a secco noi lo facemmo costruire ad Apparuti, un bravissimo artigiano di Nonantola. Lo scolpì sopra la testa di un grosso bullone. Apparuti in un primo tempo non voleva collaborare perché pensava che fosse qualcosa di illecito. Poi imparò che serviva anche per gli ebrei di Villa Emma e accettò di farlo. Una mattina si presentò da me e mi diede il timbro già fatto. Mi disse che un giorno si trovava disperato su un argine di un canale, un uomo gli andò incontro, gli parlò, lo consolò e lo incoraggiò. Costui era un ebreo... Ora il timbro si trova nel museo della resistenza a Modena. Per due o tre mesi con quel timbro furono fatte carte di identità per D. Zeno e i partigiani della Bassa poi furono fatte anche per gli ebrei. D. Zeno prima di andare via dalla Bassa ( S. Giacomo Roncole) portò da me in seminario anche la tipografia. Nel 1943/44 questa tipografia fu utilizzata per fabbricare volantini e i cartellini di iscrizione destinate ai N.A.P. (Nuclei armati partigiani). Questi erano richiesti dal Comitato Nazionale di Liberazione. A procurarci i fogli delle licenze militari da timbrare ci pensava d. Elio Monari e il dottore Giuseppe Bisiocchi. Dopo 1'8 settembre de1’43: tutti i ragazzi furono fatti uscire da Villa Emma per paura dell'arrivo dei tedeschi. 30 di questi bambini furono ospitati in Seminario. Anche D. Pelati fu d'accordo di ospitare (era rettore del Seminario), all'inizio era un po' perplesso perché in mezzo a loro c'erano delle ragazze, ma alla fine si convinse. I 30 bambini erano tra i più grandi e restarono in Seminario circa 15 giorni. Facevano da mangiare giù in cucina. Anche le suore li aiutavano e venivano accettati volentieri. In quei 15 giorni ci mettemmo in contatto con Como. Avevo l'indirizzo di un prete di una parrocchia vicino al confine con la Svizzera. I ragazzi furono accompagnati alla stazione del treno come se fossero i seminaristi. Yoshka aveva ricevuto da me una veste da prete e figurava come loro rettore. In quei quindici giorni che intercorsero prima della partenza altri bambini furono ospitati presso famiglie nonantolane: da Leonardi, da Tosatti, da Barani, dalla Gina Piccinini. Non so bene da quanti, perché in quei giorni si dovevano prendere delle precauzioni. Yoshka e Marco non dicevano a noi dove erano nascosti gli altri ragazzi. Il giorno della partenza sono andato alla stazione ad accompagnarli per vedere se tutto andava regolarmente. C'era alla stazione a salutare anche il dott. Moreali: aveva curato i ragazzi di Villa Emma quando erano malati e aveva messo la sua firma sotto le carte di identità false, firmandosi come Sindaco di Larino. Le carte di identità in bianco ce le aveva date l'allora impiegato all'anagrafe Lazzari. Avevamo istruito i bambini che se in treno entrava il controllore dovevano subito alzare e fare vedere le carte di identità: era meno facile che facesse domande e scoprisse che non erano italiani; ma rifugiati ebrei. Seppi poi, quando feci la mia visita in Israele, che effettivamente ci fu il controllo durante il viaggio. Tutti presentarono la loro carta di identità: il controllore le guardò e non si accorse di nulla. Giunti a Como il prete li fece accompagnare fino al confine: era costituito da un fiume: essi lo attraversarono attaccati ad una corda. In un primo tempo le guardie di confine svizzero rimasero perplesse, poi interpellarono le autorità e fu concesso loro asilo politico. Quasi tutti alla fine della guerra poterono andare in Palestina. Alcuni andarono in America. (tratta da “I giorni di Villa Emma”) %# & Testimonianza di Bruzzi Maria «La domenica seguente all'otto settembre del '43 1a mamma stava andando a messa a Bagazzano (frazione di Nonantola a due km da Villa Emma) quando vide una ragazza che era tutta sola e che sembrava cercare qualcuno. Allora lei chiese alla ragazza chi cercava e dove andava: rispose che era una delle ragazze ebree che avevano dovuto lasciare in fretta e furia Villa Emma a causa del pericolo di essere scoperti dai tedeschi e che adesso andava a cercare un posto per nascondersi. Mia nonna (la chiamavano tutti «mamma Agnese» perchè faceva del bene a tutti) le disse che la porta della nostra casa era sempre aperta a tutti quelli che ne avevano bisogno. Lei rispose: «Guardi che se mi nasconde è un rischio per lei perchè potrebbero venire i tedeschi. Lei rispose semplicemente: « Vieni: il Signore ci aiuterà». La sistemammo su in solaio dove preparammo un letto per lei. Devo precisare che tra noi e gente sfollata eravamo in 21 a casa mia. La ragazza si chiamava Mala e aveva un fidanzato che si chiamava Giuseppe, ospitato presso un'altra famiglia: veniva quasi tutti i giorni a trovarla. Quindici giorni dopo un gruppo di tedeschi si accampò nelle scuole di Bagazzano, a 50 m da casa nostra. Il tenente tedesco che li comandava non volle dormire nella scuola con loro, ma pretese che gli preparassimo una camera a casa nostra. Così successe che al primo piano dormiva il tedesco, in solaio invece la ragazza ebrea. Avevamo molta paura, ma per i restanti 20 giorni che intercorsero prima della partenza di Mala, non si accorse di nulla. Il tedesco era molto cattivo con i suoi soldati (li sgridava sempre), ma con noi era abbastanza gentile. Di giorno usciva in perlustrazione con i suoi soldati e noi respiravamo un po'. Un giorno che il tedesco era uscito, Mala ebbe sete e venne giù per prendere da bere. Mentre era con noi arrivò improvvisamente il tedesco. Alla richiesta di spiegazioni rispondemmo che era una nostra parente che ci era venuta a trovare. Per fortuna accettò le nostre spiegazioni. Il giorno della partenza di Mala il tedesco era partito alle 3 del mattino per andare a fare un rastrellamento a Navicello. Appena che lui fu partito il nonno preparò un biroccio che aveva sotto il piano di carico una grande cesta che serviva per caricare i maiali: lì furono nascosti Mala e anche Giuseppe che nel frattempo era arrivato. Partirono circa alle 4 e mezza. Noi restammo a guardare partire il nonno con il cuore in pena: avevamo paura che li scoprissero e che non tornasse più. Invece due ore dopo era già di ritorno. Per prudenza non volle dirci dove avesse condotto i due giovani. Mala ora abita in Israele e si è sempre mantenuta in corrispondenza con noi». (tratta da “I giorni di Villa Emma”) %# & Il campo di concentramento di Fossoli I ragazzi di Villa Emma in una lezione all’aperto %# & Mentre stavamo in sala da pranzo, alle ore 14 entrarono degli uomini e una donna con le rivoltelle in mano. Andati nella nostra stanza hanno fatto una perquisizione, dopo ci hanno fatto prendere il paltò e ci hanno portato via. Nella stanza vi erano 25 mila lire, un orologio d’oro da donna, due clips d’oro nell’abito mio nero, e tutta la nostra roba. A mio marito è stato tolto tutto quello che aveva, compreso il portafoglio con 15 mila lire. Siamo senza denaro. La donna conosceva* mio marito da cinque anni da Giulianova vicino Pescara Margherita Mandateci del denaro *E’ molto probabile che l’arresto sia avvenuto a seguito di una delazione, come si evince dal testo biglietto; questo stesso è stato forse recapitato clandestinamente ai parenti. La scrivente è Margherita Bondì, sposata Milano. E’ stata arrestata il 25 feb. 1944 con la figlia Silvana e condotta a Regina coeli; da qui è stata trasferita a Fossoli e poi ad Auschwitz (16 maggio 1944) dove è morta, appena arrivata, il 23 maggio 1944) . (vedi Il libro della memoria) 18 – 4 Cara Gianna* Siamo arrivate dopo un viaggio buono mercoledì. Spero avrete già nostre notizie. Ti ringrazio di quanto hai fatto per noi. Noi stiamo bene siamo all’aria aperta e c’è gioventù così mia figlia** passa il tempo con loro. Ti debbo chiedere ancora un favore. Mi dovresti mandare dei denari e credo che si possa avere fino a £ 1000 a persona Mi servirebbero anche delle scarpe pesanti con calze e pedali di lana golf e un abito per cambiarci e se è possibile un abito leggero per questa estate due sacchi da montagna un paio di forbici. Per mandare questa roba rivolgetevi allo spedizioniere Lorini via S. Andrea delle Fratte. Mi raccomando fa tutto con molta sollecitudine e informatevi bene sia per i pacchi che per i denari. Mi raccomando molta sollecitudine perché ci vuole tempo prima che arrivi e credo che dovremo trasferirci verso il nord. Spedite tutto a Fossoli provincia di Modena. Tanti, tanti baci a tutti: Mandami notizie di voi e specialmente di Raffaele***. Iddio ci aiuti e arrivederci Bacioni Margherita * Gianna Arrigoni, ha nascosto alcuni parenti di Margherita. ** Silvana, arrestata con la madre il 25 feb. 1944, deportata ad Auschwitz il 16 maggio 1944 e morta a Bergen Belsen il 12 aprile 1945. ***Raffaele Milano, arrestato con la moglie Margherita Bondì e la figlia Silvana, è rimasto in carcere a Regina coeli fino al 23 marzo quando è stato prelevato per essere condotto alle Fosse Ardeatine dove è stato trucidato con altri 332 prigionieri. Raffaele non poteva avere connessioni e legami con l’attentato di via Rasella perché era stato arrestato ancor prima dell’attentato. Data e timbro attestano il luogo di provenienza, Fossoli (peraltro chiaramente indicata dalla scrivente), e il giorno della spedizione, 18 aprile 1944. Carissimi Le valigie sono 3 in pensione, 1 piccola da zio Giorgio con documenti; 1 da Arturo con roba di papà 1 valigia da Carla l’amica di Gigliola e di Bibi, mandateci roba pesante perché la partenza è prossima, essendo in molti. Passate a via Gioacchino Belli per eventuali corrispondenze anche per papà. Mandateci forbici, elastico, scarpe pesanti per camminare, roba di lana, scarpe estive e un altro abito estivo per cambiarci, riguardate la vostra salute mando molte precauzioni mandateci notizie di papà e di voi tutti se è possibile. Il nostro pensiero è sempre con voi e vi ringraziamo immensamente di quello che fate per noi. Per favore mandateci delle iniezioni endovenose ricostituenti e molti efficace, che qui possiamo fare, con sollecità perché il tempo stringe, riceviamo i pacchi e non mandateci la minestra perché qui la mangiamo tutti i giorni e mandateci la carne molto cotta. Abbiamo bisogno di una scatola porta sapone e filo da rammendo nero. Con la speranza di rivedervi e ringraziarvi sempre Vi baciamo. Se la trovate mandateci della naftalina la cosa più efficace per i cimici e i pidocchi. Mandateci delle buste di sciampo. Noi stiamo bene. Baci La lettera non è firmata (ma parrebbe della stessa Margherita Bondì) né reca notizie del luogo in cui le donne si trovano al momento dell’invio. Il contenuto, proprio per le motivazioni addotte e per il tipo di richieste, fa presumere che stiano per lasciare il campo di raccolta di Fossoli e che si apprestino ad affrontare un viaggio che le porterà lontano e non consentirà loro un sollecito ritorno. Con molta probabilità la partenza imminente di cui la lettera parla, è quella indicata ne Il libbro della memoria del 16 maggio 1944 che le porterà ad Auscwitz dove Margherita morirà il 23 maggio 1944 e da dove Silvana sarà trasferita per essere internata nel lager di Bergen Belsen dove morirà il 12 aprile 1945. %# & Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perché inaspettato, non previsto da nessuno. E' avvenuto contro ogni previsione; è avvenuto in Europa, incredibilmente è avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler è stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E' avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto. Non intendo né posso dire che avverrà; come ho accennato più sopra, è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori. La violenza, "utile" o "inutile", è sotto i nostri occhi: serpeggia, in episodi saltuari e privati, o come illegalità di stato, in entrambi quelli che si sogliono chiamare il primo ed il secondo mondo, vale a dire nelle democrazie parlamentari e nei paesi dell'area comunista. Nel terzo mondo è endemica od epidemica. Attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali. Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono "belle parole" non sostenute da buone ragioni. (P. Levi, I sommersi e i salvati) %# & dalla Dichiarazione UNIVERSALE dei diritti dell’uomo Preambolo Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, i loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Considerato che il disconoscimento ed il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo. Considerato che è indispensabile che i diritti dell'uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione. Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni. l’Assemblea generale proclama art. l: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. art.2: 1. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza. di nascita o di altra condizione. 2. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità. art.3: Ogni individuo ha diritto alla vita, alle libertà ed alla sicurezza della propria persona. art.4: Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma. art.5: Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudele, inumani degradanti. art.12: 1. Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. 2. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. art.15: 1. Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, ne del diritto di mutare cittadinanza. art.16: 1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento. 2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. 3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. %# & Dichiarazione dei diritti del bambino Approvata dall'ONU il 20 Novembre 1959 Ad ogni bambino va garantito: art.1 -Il diritto all'eguaglianza senza distinzione o discriminazione di razza, religione, origine o sesso art.2 -Il diritto ai mezzi che consentono lo sviluppo in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale art.3 -Il diritto ad un nome e ad una nazionalità art.4 -Il diritto ad una alimentazione sana, alloggio e cure mediche art.5 -Il diritto a cure speciali in caso di invalidità art.6 -Il diritto ad amore, comprensione e protezione art.7 -Il diritto all'istruzione gratuita, attività ricreative e divertimento art.8 -Il diritto a soccorso immediato in caso di catastrofi art.9 -Il diritto alla protezione contro qualsiasi forma di negligenza, crudeltà e sfruttamento art.l0 -Il diritto alla protezione contro qualsiasi tipo di discriminazione ed il diritto ad un'istruzione in uno spirito d'amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza %# & I numeri dei genocidi Cambogia 2.ooo.ooo 1975-79 Bosnia-Erzegovina 200.000 1992 Ruanda 800.000 1994 Burundi 250.000 1994 Kosovo 10.000 (dato ancora incerto) 1999 … Alcune associazioni operano per la pace Unicef Amnesty international Medici senza frontiere …