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« Le montagne non devono porre limiti »

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« Le montagne non devono porre limiti »
Intervista: Stage professionali secondo un URC
« Le montagne non devono porre limiti »
Perché Claudine Giovannoni, consulente URC a Locarno, consiglia di partecipare a uno
stage professionale del programma Piaget? Quali vantaggi offre ai giovani in cerca di
lavoro? « Oggi gli apprendisti portano avanti lo stage fino alla fine e, facendo
esperienza, acquistano fiducia in se stessi », spiega. Per saperne di più leggete
l’intervista.
Intervista: Tibor Bauder
Responsabile del programma Piaget (formazione professionale), Fondazione ch per la
collaborazione federale
Signora Giovannoni, lei è consulente presso l’Ufficio regionale di collocamento (URC)
di Locarno dal 1997 e incontra tanti giovani in cerca di lavoro, per lo più in possesso di
un attestato federale di capacità (AFC) come impiegati di commercio. Come si è evoluta
la situazione degli apprendisti?
Ritengo che l’attestato ottenuto al termine della formazione professionale di base sia sempre
meno un lasciapassare per il mondo del lavoro, soprattutto a causa dei cambiamenti che
hanno interessato l’economia locale ma anche in seguito alla crisi globale. Terminata la
formazione, i giovani non bilingui che non hanno fatto esperienza in altre regioni linguistiche
stentano a inserirsi nel mondo del lavoro perché non sono abbastanza preparati sul piano
linguistico: una buona conoscenza del tedesco è indispensabile persino per lavorare in Ticino.
I giovani in cerca di lavoro possono essere inseriti in diversi provvedimenti del mercato
del lavoro. A chi consiglia il programma «Primo impiego» della Fondazione ch?
Prima di incontrare un giovane per la prima volta, analizzo con attenzione il suo dossier
(formazione, voti, certificati di lavoro ecc.). Se intravedo delle potenzialità di miglioramento
delle sue competenze, gli consiglio di parlare con un orientatore professionale per valutare se
è il caso di magari assolvere una formazione continua a livello locale. In genere, però,
segnalo a tutti il programma “Primo impiego” e lo consiglio soprattutto ai soggetti più qualificati
dal punto di vista professionale e più preparati nella lingua della regione dove eventualmente
si svolgerà lo stage.
Quali sono i criteri in base ai quali autorizza un giovane a partecipare al programma
«Primo impiego»?
A parte le credenziali scolastiche, i criteri fondamentali sono due: il primo è la disponibilità a
partire. Bisogna considerare che la maggior parte di questi giovani non ha mai effettuato un
soggiorno nella Svizzera tedesca o nella Svizzera romanda per cui, ai loro occhi, una
permanenza relativamente lunga in un’altra regione linguistica rappresenta un ostacolo quasi
insormontabile. È un problema culturale: qui in Ticino le famiglie sono alquanto unite e la
mentalità è forse un tantino chiusa. Ecco perché i giovani non si allontanano volentieri dal loro
CH-4501 Soletta • Dornacherstrasse 28A • Casella postale 246 • Telefono 032 346 18 18 • Telefax 032 346 18 02 • [email protected] • www.ch-go.ch
ambiente familiare. In alcuni casi, raramente a dire il vero, invito i genitori a partecipare a uno
dei colloqui per convincerli a lasciar partire il loro figlio o la loro figlia. Gli uni e gli altri hanno
bisogno di essere rassicurati, di sapere che durante lo stage in un’impresa fuori del Ticino i
giovani sono in buone mani sia dal punto di vista umano che professionale. Per far capire loro
quanto sia importante partire, racconto la mia esperienza personale: a 17 anni mi sono
trasferita nella Svizzera tedesca, dopodiché ho vissuto in diverse città all’estero dove ho fatto
le mie esperienze, integrandomi in ambienti che non conoscevo e affrontando ovvi problemi di
comprensione reciproca e di diversità culturale, lontano dalla mia famiglia e dai miei amici.
Penso che non dovremmo lasciare che le nostre montagne ci taglino fuori dal resto del
mondo. Ci tengo a far capire ai giovani che uno stage professionale in un’altra regione
linguistica può ampliare i loro orizzonti e quindi non può che giovare al loro sviluppo personale
e professionale. Evidentemente ciò vale per tutti i giovani, ticinesi e non.
E il secondo criterio?
È la volontà di darsi da fare. Un giovane in cerca di lavoro deve convincermi che prenderà sul
serio lo stage e che ce la metterà tutta per costruirsi un avvenire. I corsi di lingua obbligatori,
ad esempio, sono un’opportunità enorme ma presuppongono la disponibilità a passare
qualche serata a studiare anche dopo una lunga giornata di lavoro.
Lei incontra questi giovani anche durante e dopo lo stage. Quali sono le sue
osservazioni circa i loro progressi?
I giovani inseriti in uno stage di primo impiego raramente lo interrompono prima della sua
naturale scadenza, cioè sei mesi, perché hanno trovato un posto fisso. Sebbene nessuno
possa garantire loro che troveranno un lavoro subito dopo lo stage, tendono a portarlo avanti
fino alla fine. L’esperienza aumenta la fiducia in se stessi e, dopo un po’, lo scetticismo iniziale
svanisce. Trovano il coraggio di presentarsi sul mercato del lavoro e di mettersi attivamente
alla ricerca di un posto, magari proprio nella Svizzera tedesca o francese. L’esperienza
permette loro di capire quale cammino professionale vogliono intraprendere e li rende
consapevoli delle loro qualità, dei loro punti di forza e dei loro limiti.
Qual è il segreto del successo nel lavoro di mediazione e accompagnamento di questi
giovani?
Personalmente ritengo utile la collaborazione con la Fondazione ch e con il team Piaget; il
sostegno che mi hanno dato mi ha consentito di assegnare uno stage a parecchi giovani
disoccupati. “Primo impiego” ha una marcia in più rispetto ad altri provvedimenti del mercato
del lavoro perché avvicina i giovani all’attività pratica e quindi al mondo del lavoro reale e al
futuro professionale che li aspetta.
Informazioni ulteriori:
Stage del programma Piaget – Primo impiego
Stage di una decoratrice d’interni: intervista
Stage universitario: intervista
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