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La parte più bella della scultura è l`idea

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La parte più bella della scultura è l`idea
LORENZO QUINN:
“La parte più bella
della scultura è l’idea”
22/2009 Settimanale Gratuito
www.ilgiornaleitaliano.net
Pag. 2
22/2009
LORENZO QUINN, LE SUE SCULTURE NEL MONDO PARLANO DI LUI
di Paola Pacifici
maestri. Questa “Mano di Dio” di 5
metri contiene un uomo a dimensione naturale seduto nel suo palmo. È
stato bellissimo lavorarla, mi ricordava “Il Torso del Belvedere” che è
nel Vaticano, una superba scultura
in marmo di Apollonio di Atene del
primo secolo avanti Cristo, che mi
ha fortemente influenzato.
Tu sei italiano, coma mai hai scelto la Spagna? Veramente con mia
moglie Giovanna, italianissima di
Venezia, eravamo venuti per starci
sei mesi, per far nascere il secondo
figlio, in quanto il primo era nato a
New York in un famoso ospedale,
Lorenzo Quinn e la sua bella famiglia
Intervista a Lorenzo Quinn.
Lorenzo Quinn, perché la scultura? Perché prima ero una persona
tridimensionale a desso sono diventato quadrimensionale, nel senso che avevo iniziato anni fa con
la pittura. Però mi mancava questa
cosa del tatto. Per me il tatto è molto
importante. Ero e sono un seguace
delle opere di Dalì, mi chiamavano
“il giovane Dalì”. Sono arrivato addirittura ad interpretarlo in un film,
lì ho capito che ovviamente di Dalì
ce ne era solo uno e che ero solo una
brutta copia, come artista dovevo
creare uno stile proprio. Ho iniziato
con le sculture e non ho più smesso.
Quali materiali preferisci? Preferisco il bronzo, però attualmente sto
lavorando anche con dei nuovi materiali come alluminio, acciaio. Le
mie sculture sono abbastanza classiche, sono un artista figurativo. Mi
piace spiegare qualcosa attraverso le
sculture, non devono essere solo decorative. Sono simboliche, ognuna
ha la sua storia. Il bronzo ha un suo
calore, con la sua patina rappresenta
il tempo che passa, mi attira molto
perché praticamente sono rimaste
invariate le modalità di uso da ormai
migliaia di anni. L’alluminio e l’acciaio invece rendono moderna una
scultura che potrebbe essere vista
come una opera classica. Pertanto
posso sviluppare e seguire vari interessi utilizzando questi due materiali, ci sono sculture che vi si adattano
ed altre che preferiscono il bronzo.
Ultimamente sto combinando materiali diversi, ne ho una che mi piace
moltissimo e credo che sarà una delle mie opere più importanti. Un artista, se ha dieci opere maestre è fortunato, è conosciuto sempre per quel
particolare, o quei particolari quadri
o sculture, che lo hanno reso celebre. L’ultima opera che sto facendo
“What came first” cioè “Cosa venne
prima”, è una scultura che combina
il marmo, il bronzo e l’acciaio.
Quale di questi materiali senti veramente tuo? Non è né il bronzo,
né l’alluminio, né l’acciaio, quello
che veramente sento è l’argilla, lavoro l’argilla e poi le sculture vengono riprodotte nei vari materiali.
Dove veramente metto le mani, ciò
che veramente tocco e plasmo è
l’argilla. Sei veramente il creatore,
La “Mano di Dio”
una sensazione bellissima, ti immagini in quel momento di creare
Adamo ed Eva, vedi e senti la creatura nascere sotto le dita. L’argilla
ha vari fasi di lavorazione, da quella
iniziale che è morbida tipo fango, a
quando si indurisce e la puoi cuocere. Ogni fase ha un suo fascino.
Per te è più emozionante vedere
l’opera in argilla o nel materiale
finale? Dipende. La scultura che sto
facendo, “Cosa venne prima”, non
la posso vedere finita in argilla in
quanto il marmo viene da Carrara.
È un uovo con una base in acciaio
che viene realizzata da uno specialista su mie istruzioni. Faccio l’originale della scultura, che poi andrà
dentro questo uovo con una figura
di bronzo. Anche se sono un artista
figurativo, non faccio proprio sculture classiche, come può essere una
donna seduta o un uomo in piedi. Le
mie opere hanno una parte moderna
con elementi che in argilla non posso realizzare. Ho fatto una scultura
molto grande che ricorda il “Pensatore “ di Rodin, che è uno degli artisti
che adoro, mi ispiro a lui, a Michelangelo, a Lorenzo Buonarroti e a
Carpo, sono per me i quattro grandi
ma la loro freddezza ci aveva creato varie difficoltà, basti pensare
che il giorno in cui doveva nascere,
il medico stava giocando a golf, lo
aveva seguito per sette mesi e quel
giorno non c’era. Quindi mai più. Ci
avevano parlato di un grande medico di Barcellona, Santiago Dexeus,
che poi si è confermato tale durante
la nascita del nostro secondo figlio.
Nel frattempo, ci siamo innamorati di questa città, conoscevo un po’
la Spagna come attore e poi per un
tour con le mie sculture a Barcellona, dove in trenta giorni sono arrivati
17 mila visitatori. Poi a Marbella nel
Museo del Grabado, a Santiago de
Compostela nel museo del Pueblo
Gallego e a Madrid. Durante il giro
ho visto che gli spagnoli apprezzavano le mie sculture, quindi pensai
che c’era un mercato. Inoltre il clima, il mare. La professione è molto cara, non è come un pittore che
può dipingere anche in una soffitta
o in un appartamentino. Lo scultore ha bisogno di spazio anche per
il trasporto. A New York tutto era
più difficile e più caro. Avrei dovuto lavorare dieci volte di più per
guadagnare venti volte di meno.
Qui la vita era facile e la sua qualità
molto buona, ho trovato spazi adeguati a prezzi incredibili e potevo
fare buoni affari, quindi rimanemmo per un periodo e adesso sono
13 anni. Ritorneremo a New York
perché la galleria madre “Halcjon”
che mi rappresenta a Londra da 10
anni, mettendomi su un alto gradino
sul piano internazionale inaugura la
sua nuova sede a New York, ed io
sarò presente come ho fatto sempre
quando ha aperto i suoi prestigiosi
spazi espositivi.
Che differenza di mercato c’è tra
la Spagna e le altre nazioni? Non
vendo niente in Spagna, proprio
zero. Il mio mercato è internazionale. Gli spagnoli comprano le mie
opere all’estero soprattutto a Londra. In Italia, dove sono stato un
anno, la gente compra per dire io ho
“un ...” ma io non ero ancora famoso e quindi non compravano. Adesso mi comprerebbero, ma in Italia
non ho rappresentante. In Spagna
hanno paura, mi dispiace dirlo, lo
spagnolo non ha coraggio, non gli
piace scoprire il talento, vuole che
lo facciano gli altri e poi si associa.
Tutti gli artisti importanti spagnoli,
dico tutti, nel presente e nel passato,
sono diventati famosi fuori, nessuno in Spagna. Anche lo stesso Antoni Tápies,diventato famoso alla
Fiera Internazionale di Parigi, anche Miguel Barcelò divento famoso a New York nella galleria di Leo
Castelli, per non parlare di Picasso
e Dalì. Il caso mio è ancora più atipico perché non sono spagnolo.
Che cos’è che ti ispira di più? La
vita in generale. Non ho nessuna
formula. La parte più bella della
scultura è l’idea. Ti entra un’alle-
gria, hai i brividi per tutto il corpo e
dici: ecco ho trovato! Ci sono artisti, come Picasso, che rispetto moltissimo e forse è stato il più grande,
che dicono che l’ispirazione avviene attraverso la traspirazione, ossia
attraverso il lavoro. Io non sono
così. Prima deve venirmi l’ispirazione e poi mi metto a lavorare. La
parte della realizzazione è forse la
più noiosa perché l’opera è già creata in testa, però mi rimane di farla
vedere al mondo. È un problema,
a volte non mi riesce di realizzare
quello che ho pensato. Una delle
cose più difficili per me è lavorare su incarico. Visualizzo quello
che voglio fare e vorrei che mi lasciassero farlo, ma loro vogliono il
disegno, il bozzetto, il plastico, lo
faccio, ma è un processo rallenta e
ammazza la parte creativa.
Chi sono i tuoi clienti? Società e
persone agiate. Su dieci persone
importanti e ricche nel mondo,
tre hanno sculture mie.
A novembre farò una bellissima e
importante mostra a Valencia, all’
IVAM (Institut Valenciá d’Art Modern), non posso dire di più sarà
una grande sorpresa. Ê un anno
splendido, ho già fatto una mostra
ad Andorra alla bella galleria Art
al Set, ho una presenza costante
a Londra. Sarò a Nuova Delhi e
Bombay, poi Puerto Rico al Museo
Contemporaneo e in una galleria
importantissima. Poi terrò una mostra nel Qatar a Doha, a New York
e per finire a Los Angeles
Come nasce l’idea di una mostra?
Dal gallerista o da me stesso. Sono
un po’ atipico, molti artisti hanno bisogno di qualcuno che li rappresenti,
io mi propongo da solo, parlo con le
Lorenzo (con suo padre Anthony Quinn) è nato dal matrimonio del
famoso attore americano con l’italiana Jolanda Addolori, con la quale ha
avuto un’altro figlio, Danny
22/2009
gallerie, faccio sia la parte creativa
sia la parte amministrativa.
Un opera è una autobiografia? Si,
assolutamente. Conosciamo Michelangelo attraverso le sue opere, tanto
per paragonarmi come semplice analogia. La gente mi conosce attraverso
le mie opere e sono molto attento a
cosa lascio. Ovviamente anche io ho
fatto i miei sbagli, e sono rappresentati attraverso le mie opere meno riuscite. Però rimangono parte della mia
storia così come quelle più belle.
In quale museo vorresti vedere esposta una tua opera e quale, fra quelle
già fatte o una che farai? Ho diverse
sculture che sono state commercialmente valide, però non da museo. Ne
ho due o tre, che come qualità e obbiettivamente parlando, potrebbero
essere accolte in un museo, come la
“Mano di Dio” e “Dare e Avere” che,
proprio per la sua semplicità, racconta tutto attraverso il semplice gesto
di due mani. Oppure l’opera che sto
facendo adesso. Come museo preferirei il Metropolitan al MoMA
E in Italia? In Italia ho mia madre e
mio fratello. Probabilmente riceverò
la bellissima notizia che per il 2010
mi offrono il Museo dei Fori Imperiali, ai Mercati Traiani a Roma. Sarà
per me una grandissima soddisfazione perché significa arrivare in Italia in
maniera trionfale. L’ultima scultura
che ho visto e dalla quale mi è venuta
l’idea di farlo, è stata quella di Igor
Mitorai. Adesso anch’io sono pronto
ad affrontare questo passo, perché ho
delle sculture molto grandi che troveranno a Roma lo spazio ideale.
Qual’è il tuo carattere? Se vogliamo parlare di segni, sono un toro
con ascendente bilancia, per cui
parto a testa bassa con forza e coraggio, ma il mio ascendente bilancia mi da equilibrio e creatività. Mi
appoggio alla mia famiglia, ascolto
i giudizi dei miei cari , sono i miei
critici più sinceri. Mia moglie, che
proviene dai corsi delle Belle Arti
con indirizzo direzione dei musei,
ha un bellissimo senso dell’equilibrio e dell’estetica, un dono innato,
vede le cose molto prima di me e
mi aiuta molto. Se mi dice qualco-
Pag. 3
sa che non le piace, per il novanta
per cento la ascolto, se si tratta di
obiezioni reali e non di gusto. In
questo caso decido da solo perché
in fondo l’artista sono io. A volte ho
ragione a volte no. Mia moglie ha
lasciato gli studi all’ultimo anno e
si dedica alla famiglia, abbiamo tre
figli maschi, Christopher, Nicholas e Anthony. Non ho chiamato i
miei primi due figli con il nome di
mio padre, perché era ancora vivo.
Ma per il terzo, essendo mio padre
morto ho pensato che era una bella
cosa ricordare suo nonno che non
ha conosciuto. Abbiamo anche un a
cane, Golden Retrival, maschio.
E se uno dei tuoi figli volesse fare
lo sculture che cosa gli consiglieresti? Qualcosa di artistico faranno
sicuramente, uno di loro potrebbe
diventare un bravissimo scrittore.
Comunque come artista ci vuole
immaginazione. Quello dello scultore è un lavoro difficile, quindi
non glielo auguro, sono anni di sofferenza. Ho avuto sempre la spada
di Damocle di mio padre, se loro diventassero scultori sarebbe lo stesso. Però come mio padre che non
mi ha mai fermato in quello che volevo fare non li fermerò neanch’io ,
anche se spero che facciano altro.
Nel momento che dici ad un figlio
di non fare una cosa lui la fa. Il più
grande potrebbe fare anche l’attore
perché è bravissimo e ha voglia.
Tu perché hai smesso di fare l’attore? Come dicono gli spagnoli “no
me llenava”, non mi gratificava abbastanza. Il cinema mi piaceva solo
per motivi sbagliati, per la fama,
per la parte superficiale. Quello che
veramente odiavo era che tu non lo
controllavi, eri un “muñeco”, un pupazzo, una marionetta nelle mani di
altri. Per esempio è già più bello e
diretto il teatro, dove hai un rapporto
diretto con il pubblico. Il cinema è
freddo, distante, magari giri una scena dieci volte per essere ripreso da
differente angolazione, può durare
anche due giorni, poi viene montata, cambiata, doppiata. Come se
Sinatra venisse a cantare e Serrat lo
doppiasse. Il pubblico e l’artista non
l’accetterebbero. È molto più difficile fare un buon film che una buona
scultura. Nel film ci sono una serie
di combinazioni di talenti, invece la
scultura è solo una cosa tua.
Che hobby hai? Fare sport, li faccio tutti, bici, tennis, moto, moto in
montagna; in acqua faccio di tutto,
immersioni con i figli, windsurf.
Sono molto attivo e poi leggo, in
inglese. Mi piacciono i romanzi
epici perché mi diverto e imparo
qualcosa. Attualmente sto leggendo “The Kite Runner”.
Un’opera che sogni di realizzare?
Da 12 anni sto realizzando un opera che si chiama “Umanidad”, una
scultura che è una enciclopedia tridimensionale, con una forma a sfera che rappresenta il mondo (tipo
la Colonna Traiana che racconta la
storia), attraverso delle placche collocate a spirale e riferite ai 100 momenti più importanti della storia della umanità, non da un punto di vista
occidentale od orientale, ma relative
all’avanzamento ed alle conquiste,
partendo dal Big Bang fino ad oggi.
Tengo moltissimo a questa scultura,
perché poi sarà fatta da cento opere.
Ogni cosa a suo tempo, dieci anni
fa avevo una conoscenza dell’arte e
adesso ne ho una superiore anche se
prima ero più libero, meno condizionato nel creare. Adesso è inclusa in
un megaprogetto di 1500 milioni di
euro che sto curando per un cliente.
Che differenza c’è tra uno scultore
di oggi e uno del passato? È una bella domanda. Credo che continuiamo
a soffrire, magari in modo diverso.
Erano dei grandi maestri, molto più
grandi di noi, sicuramente tecnicamente. Si dedicavano completamente a questo fin da bambini, lavorando
nelle botteghe, tutto era finalizzato
all’arte ed è così che Michelangelo
a ventitrè anni realizzò la sua stupenda “Pietà”. Oggi questi artisti non ci
sono più. Noi non andiamo nei cimiteri a prendere i cadaveri per studiare l’anatomia, abbiamo i libri. Oggi
qualsiasi persona si crede capace di
essere artista, ma io ritengo che come
un architetto deve sapere come si fanno le fondamenta anche uno scultore
debba avere delle solide basi, poi può
creare quello che vuole. Lo spiego
sempre ai miei figli, ai quali come a
tutti i bambini la scuola pesa molto, e
gli dico “guardate che la scuola sono
la fondamenta. Poi deciderai quello
che vuoi, se vuoi fare un piano va
bene ma se devi fare un grattacielo
devi avere delle basi”.
Se non fossi Lorenzo Quinn chi
avresti voluto essere? Uno dei
quattro che ti ho nominato, ma
forse più Michelangelo.
La prossima volta che ti farò
un’intervista sarà per la mostra di
Roma, e per una tua opera esposta
al museo Metropolitan? Èh, eh vediamo... certo sarebbe bello.
Rimaniamo così, ci diamo questi appuntamenti. Sono due in
uno, nel senso che nello stesso
momento in cui sarai ai Fori
Imperiali sarai anche al Metropolitan. Te lo auguro. Ride e mi
dice “bello, mi piacerebbe”
Pag. 4
I TA L I A I N S PA G N A
22/2009
IL PRESIDENTE LUPATTELLI “PIÙ SPENDI NELLO SPORT, MENO SPENDI IN SANITÀ”
Intervista a Gian Francesco
Lupattelli, presidente della
ACES (Associazione Capitali
Europee dello Sport)
Come è nata l’Associazione? È
cominciata negli anni 2000, anzi
nel 1989 quando ero a pranzo
con il Sindaco di Madrid Alvarez
del Manzano , il quale mi disse
“Vorrei candidare Madrid per
le Olimpiadi del 2012, cerca di
trovare qualcosa per l’immagine
di Madrid.” Risposi che ci avrei
pensato e che ci saremmo visti il
giorno dopo. Durante la notte ci
pensai e mi sono chiesto come
mai esisteva la Capitale Europea della Cultura e non esisteva
quella dello sport. Il giorno dopo
gli dissi “Con Madrid potremmo
iniziare come Capitale Europea
dello Sport, visto che è l’unica
Capitale in Europa che gestisce
direttamente 90 impianti del Comune con più di 3000 dipendenti, permettendo a 300 mila madrileni di fare attività sportiva,
quindi il Comune gestisce per
benessere, non concede impianti
in gestione ai privati, ma fa una
operazione di grande politica
sportiva. Riteniamo che Madrid
possa essere la Prima Capitale Europea dello Sport”. Così
è nata. Dopo Madrid c’è stata
Stoccolma, poi Glasgow, Alicante, Rotterdam, Copenhagen,
Stoccarda, Varsavia e quest’anno Milano, il prossimo anno è
Dublino. Milano come Capitale
Europea dello Sport del 2009, ha
preparato un grande programma
per il semplice motivo che si è
aggiudicata anche l’EXPO del
2015, basando il tutto sul discorso dell’alimentazione, con
un importante convegno dall’1
al 3 di dicembre sul tema “L’alimentazione nello sport” al quale il GIORNALE ITALIANO
de España è fin da ora invitato.
La sindachessa di Valencia Rita
Barberá, vuole candidarsi Capitale Europea dello Sport del
2011. Altre città candidate sono
Budapest e Marsiglia e aspettiamo le indicazioni di altre candidature in quanto una città che
diventa capitale può candidarne
altre. Per cui Letizia Moratti,
sindaco di Milano, potrà candidare un’altra città. Le finaliste
saranno quattro e nel convegno
di dicembre sarà decisa la Capitale Europea del 2011.
Come avviene una candidatura? Attraverso la sottoscrizione
da parte del sindaco di un documento, un manifesto sul valore
dello sport, sul desiderio di svolgere una attività sportiva per il
benessere dei cittadini. A noi
non interessano i grandi eventi, ma riteniamo più importante
quello che si fa per la gente, la
politica sportiva per la salute,
per i disabili, le donne, per gli
anziani, per l’integrazione contro il razzismo. Fare una attività
dove lo sport sia effettivo. Più
si spende nello sport e meno si
spende nella sanità. Se tutti i
Comuni capissero che se i cittadini fanno sport stanno meglio,
si spenderebbero meno soldi in
medicine. Questo è il nostro impegno con le Capitali. Nel 2007
l’Unione Europea ci ha detto di
cercare di coinvolgere più città
ed è nata l’idea di fare un premio per le città più piccole, al
di sotto dei 500 mila abitanti
sono nate le Città Europee dello
Sport. Per la Spagna è stata Bo-
adilla del Monte, per l’Italia Palermo, per l’Austria Innsbruck,
poi nel 2008 ancora la Spagna
Lleida, poi Rimini, Leistadt.
Quest’anno le città sono Varese, Marbella, Biarritz e Cardiff.
Se ne possono fare fino a nove.
L’Europa è divisa in nove commissioni ACES. Praticamente le
27 capitali degli Stati Membri
di Europa possono candidarsi anche se hanno meno di 500
mila abitanti, come accade per
la Lituania e l’Estonia, perché le
loro sono già capitali di un paese. Unico requisito è la volontà e
presentare un progetto a favore
dei cittadini, accogliendo quanto
indicato dal Libro Bianco dello
Sport.
Cosa fa l’Unione Europea? La
cosa importante è che lo sport
fino ad oggi non è previsto nei
bilanci dell’Unione Europea.
Con il trattato di Lisbona, quando passerà ci sarà la voce relativa allo sport e quindi potrà deliberare in merito e stabilire dei
finanziamenti adeguati.
Perché sei a Marbella? Con
Marbella ho un legame mio personale che risale al 1974, quando
ci venni per la prima volta scoprendo la Marbella di Alfonso de
Hohenlohe.,Porto Banus si stava
costruendo. Me ne innamorai e
in ventiquattro ore comprai un
appartamento. L’idea di Marbella Città dello Sport è nata perché
si è presentata con un programma sulle nuove tecnologie, che
penso costituiscano il futuro anche per lo sport. È encomiabile
l’impegno che hanno messo,
con interessanti tavole rotonde
e conferenze che probabilmente
verranno riportate su di un libro
per evidenziare i lavori di questo
convegno. In una recente riunione abbiamo deciso di stabilire
un coordinamento specifico per
le città europee dello sport del
mare, in quanto hanno delle te-
matiche differenti. Ne abbiamo
già tante come Palermo, Rimini,
Marbella, Alicante, Rotterdam e
Biarritz. Abbiamo detto alla sindaca di Marbella di coordinare
tutte queste città per impostare
programmi sullo sport del mare.
Che cos’è oggi lo sport? Oggi è
frainteso perché non è il risultato
per arrivare a vincere medaglie.
Lo sport deve essere benessere,
salute, perché se una persona
vuol stare bene deve fare attività
fisica Quindi la mia associazione ed i 24 comuni che ne fanno
parte e che sono amministrazioni importanti in tutta l’Europa, si
impegnano per attività motorie e
sportive per i cittadini cercando
sempre di migliorare le modalità. Per esempio abbiamo copiato
un sistema da Glasgow per le
città italiane e spagnole, consistente nel fatto che il medico di
famiglia obbliga nelle sue prescrizioni, ai suoi pazienti, di praticare attività sportiva altrimenti
gli tolgono l’assistenza.
Il desiderio della ACES è di far
diventare lo sport una fonte di
benessere e salute. Poi i comitati
olimpici faranno i discorsi agonistici. A noi interessa il 90%
degli europei e a loro il 4% che
fanno le gare. Pertanto non c’è
concorrenza fra noi e loro. Vorrei vedere realizzato che lo sport
venga gestito in ciascuno dei 200
mila comuni di Europa, da 200
mila professionisti dello sport
non da amministratori pubblici
che non sono del settore , con
finanziamenti e gestito in modo
professionale. In Cina tutte le
domeniche portano i cittadini
a fare ginnastica, non dico che
dobbiamo imitare loro, ma per
esempio si potrebbero aumentare le ore dedicate all’educazione
fisica che nelle scuole italiane
sono inferiori a quelle dei paesi
nord europei.
Giulio Rosi
22/2009
I TA L I A I N S PA G N A
Pag. 5
Questa la lettera del nostro rappresentante diplomatico a Madrid inviata al Direttore de EL PAIS contro i continui ed ingiustificati attacchi al nostro Paese
Gentile Direttore,
giorno dopo giorno cresce la mia sensazione che il Pais stia
perseguendo, non so quanto consapevolmente, una campagna di demolizione sistematica dell’immagine dell’Italia.
Io credo che siano tanti gli Spagnoli che continuano ad apprezzare l’Italia, eppure da tempo il Suo giornale offre spazio solo a voci critiche, spagnole come italiane. Voci che ricorrono sempre più all’iperbole. Ad esempio, Felix de Azua
ha definito il Presidente del Consiglio, nonostante sia stato
eletto democraticamente per la terza volta in quindici anni
dalla maggioranza degli italiani, “uno de los más siniestros
dirigentes europeos, sólo comparable con los de algunos enclaves balcánicos” e il sistema giuridico italiano simile a “las
satrapias latinoamericanas”.
Non capisco a quali satrapie o enclavi si faccia riferimento. Se
invece si tratta di applicare un cliché, da italiano prima ancora
che da Ambasciatore d’Italia mi sento offeso da simili affermazioni che, per la loro vaghezza, hanno il sapore dell’insulto.
Non credo che la grandissima maggioranza dei miei connazionali – indipendentemente dal loro orientamento politico
- possa riconoscersi nelle descrizioni deformanti e offensive
che leggo sul suo giornale, in assenza di qualsiasi opinione in
dissenso.
Tutto questo mi preoccupa perché una campagna così dura,
oltraggiosa e a senso unico rischia di avere effetti negativi
sull’amicizia e sulla simpatia che tradizionalmente caratterizzano i rapporti tra i nostri due popoli.
Le sarò molto grato se vorrà pubblicare questa mia lettera sul
suo giornale e Le invio cordiali saluti,
Pasquale Terracciano
Ambasciatore d’Italia
L’Ambasciatore Terracciano
Si è svolta all’Istituto Italiano di Cultura (Organizzatore dell’evento) la presentazione del libro dedicato all’opera completa del celebre pittore Ribera. Il
volume, che comprende pregevoli immagini dei quadri del Riviera, è stato realizzato dal Prof. Spinosa,
Direttore della Soprintendenza per il Polo Museale
di Napoli. Alla presentazione, presieduta dall’Ambasciatore in Spagna, Pasquale Terracciano erano
presenti, oltre all’autore del libro, il Sr. Juan Abello,
Presidente della Fundacion Arte Hispanico (prestigioso ente che ha curato la pubblicazione dell’opera)
e il Sr. Juan Miguel Villar Mir, Presidente del Gruppo
Villar Mir e del Gruppo OHL (Patrocinatori del Volume). Tra i relatori segnaliamo la presenza del Director Adjunto de Conservacion e Investigacion del
Museo nacional del Prado, Gabriele Finaldi e della
esperta Encarnacion Sanchez García. Il volume riveste particolare importanza come strumento di studio
e promozione del patrimonio artistico spagnolo, relativo a uno dei più rilevanti esponenti della corrente
pittorica ispirata all’opera del Caravaggio.
Presentato presso la Cancelleria
Consolare dell’Ambasciata d’Italia
il primo Master Un iversitario
Europeo di II Livello in Fitoterapia
Il Master, riservato all’area sanitaria, è frutto della collaborazione tra l’Università di Cagliari e l’Università Complutense di Madrid ed è rivolto esclusivamente a medici
e farmacisti. Fornirà un titolo di specializzazione riconosciuto in tutti i paesi dell’Unione Europea. L’alto profilo
dei docenti, il rigore scientifico con cui è stato definito il
percorso di formazione, lo svolgersi delle lezioni previste
nelle diverse sedi con un totale di oltre 270 ore complessive con parti teoriche e pratiche, rendono questo Master
assolutamente unico nel panorama europeo. Esso pertanto costituisce un’ ulteriore tappa evolutiva nel percorso di
accreditamento scientifico della fitoterapia a livello internazionale. Il Master europeo in fitoterapia rappresenta un
modello di cooperazione tra Atenei, aziende leader del settore con forte tendenza all’innovazione tecnologica e alla
ricerca scientifica e le realtà delle professioni sanitarie. Il
mondo accademico e quello produttivo più evoluto manifestano così grande sensibilità rispetto alle nuove esigenze di
conoscenza dei medici e dei farmacisti la cui preparazione
riveste un’importanza strategica per il futuro scientifico del
settore naturale. Per ulteriori informazioni consultare il sito
web www.masterfitoterapia.eu
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I TA L I A I N S PA G N A
22/2009
EMANUELE FIORILLI, LA RAI A MADRID È UNA SEDE ALL’AVANGUARDIA
Emanuele Fiorilli, con Pasquale Terracciano (Ambasciatore d'Italia) e Oktavia Brugger (moglie di Emanuele), riceve l’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine della “Stella Italiana”
Intervista a Emanuele Fiorilli,
corrispondente RAI per la Penisola Iberica
Emauele, come è cambiato e che
ruolo ha oggi un corrispondente della RAI in Spagna? Il ruolo
è cambiato molto, la Spagna è un
paese che attira l’Italia, soprattutto
per il costume e per le nuove leggi fatte dal Governo spagnolo che
hanno interessato i giornali italiani.
Quindi c’è molto lavoro, lavoriamo moltissimo per le testate RAI,
Tg1, TG2, TG3, RAI News 24,
RAI International, la radio e per le
reti Uno, Due e Tre. La sede RAI
di Madrid lo scorso anno ha prodotto circa 1.010 servizi, di questi,
728 li ho fatti io e gli altri gli inviati
che sono venuti come supporto in
occasioni particolari, come l’incidente della Spanair o e le elezioni.
Sono cambiati anche i mezzi di
comunicazione, da quando c’era il
bravissimo Vasile e si montava su
pellicola, poi su beta e ora siamo la
prima sede completamente digitale
della RAI in Europa. L’abbiamo
aperta nel giugno dell’anno scorso,
sono 125 metri quadrati, una sede
con uno studio di trasmissione, una
regia, un montaggio digitale per la
televisione e uno per la radio, anche
le telecamere sono digitali. Siamo
una sede all’avanguardia.
La redazione come è composta? Ci
sono io, unico corrispondente e poi
due producer spagnoli, Javier Alvaro e Noelia Vizcarra, che ho contattati ed assunti io stesso. Javier lavora con me dal gennaio 2006 quando
sono arrivato qui e Noelia dall’aprile del 2007. Laureati in giornalismo
a Madrid, ho preferito prendere due
giovani per poterli forgiare in base
alle mie necessità, si compensano
fra di loro e vanno molto d’accordo. Nei momenti di estremo bisogno sono molto bravi. Giorgio
Spinelli e Sergio Segati sono stati
assieme a Javier e a Tommaso Magna, l’ingegnere, quelli che hanno
realizzato la sede digitale. Abbiamo
avuto un notevole risparmio anche
sulla trasmissione dei servizi, con
una fibra che ci ha permesso di ridurre il costo di spedizione di ben
12 volte, sono cifre notevoli, un
invio costa circa 700 euro, dividilo
per 12 e moltiplicalo per il numero
di servizi che abbiamo fatto e vedi
che risparmio. Lo scopo è lavorare,
risparmiare, ma senza togliere nulla
al prodotto.
Quali sono i servizi che ti chiedono dalla sede e che piacciono agli
italiani? Sulla Spagna in generale.
Gli italiani hanno una immagi-
una sede adeguata di questa nostra
grande azienda. Ho ricevuto un grande appoggio dal direttore delle strutture degli uffici di corrispondenza,
Ennio Chiodi, mi ha seguito nel fare
una sede nuova che è diventata pilota anche per le altre in Europa e nel
mondo, adattando il modello Madrid
alle rispettive esigenze delle altre. Ho
cercato di risparmiare sui costi, abbattendo quelli di produzione, prendendo operatori a giornata e pagando
le cifre che paga la televisione spagnola come se fossi un occasionale.
Siamo passati dai 400- 500 euro al
giorno per un operatore ai 180 euro al
giorno. Dai 150 euro all’ora del montaggio del 2006 ai 180 euro al giorno.
Abbiamo adottato tutte le tecnologie,
il sistema digitale “Avid” che ci permette di montare molti speciali. Per
esempio la serie di inchieste per la
trasmissione dei regionali chiamata
“Buongiorno Europa”, sulle poste in
della signora a Malaga, l’uccisione
del capitano da parte dell’ufficiale
di macchine in Galizia, la vicenda
della ragazza massacrata sulla costa
di Barcellona. Stiamo sempre attenti
a quando vengono fuori nomi italiani, facendo delle verifiche, anche
perché una cosa è scrivere su un
giornale anche se nazionale, un’altra
è entrare in diretta nelle case con il
TG e comunicare che ti è morto un
fratello, un cugino, un parente.
Che cosa ha in più un giornalista
corrispondente di uno che lavora
in sede? L’esperienza di vita. Un
collega che sta in sede non ha niente
di meno di un corrispondente. Fare il
corrispondente è come fare l’inviato
permanente perché lavori 24 ore su
24. Madrid è una sede monocratica.
Avendo fatto una grande esperienza,
prima come inviato di cronaca poi di
guerra, pensavo che questo fosse un
lavoro di tutto riposo, ma mi sono
sbagliato.
Hai avuto mai paura facendo l’inviato di guerra? La paura deve sempre accompagnare l’inviato, ma più
che la paura il senso del pericolo.
Molte volte hai anche paura. Siamo
arrivati in Afganistan prima dei nostri
militari, in Iraq quando hanno abbattuto il regime, siamo andati in Ruanda, nel Burundi, in mezzo alle guerre
civili, nella Sierra Leone e in tutta
l’Africa orientale. La paura? Forse
quando un soldato americano mi ha
puntato il mitra. In un quartiere di
Baghdad era scoppiato un deposito di
armi, erano le otto del mattino, abbia-
mo sentito una esplosione e visto un
gran fumo, siamo andati in direzione
dello scoppio, dove gli americani
avevano creato un cordone sanitario
lasciando passare solo gli embeded,
cioè gli accreditati al loro seguito. Noi
avevamo un passi giordano e quindi
non ci facevano passare. Parlai con
il soldato insistendo continuamente
per passare ma lui alla fine mi puntò il mitra armando l’otturatore. Ho
pensato: meglio un giornalista vivo
che un eroe morto. Quando è morto
Fuentes, il collega del EL MUNDO,
sono stati giorni bruttissimi. Lo avevo conosciuto in Macedonia. Con la
moglie, anche lei collega dello stesso
giornale, nel primo anniversario della morte siamo andati sulla strada di
Jalalabad dove era stato ammazzato
con la collega del Corriere della Sera,
e lì abbiamo fatto una cerimonia assieme l’Ambasciatore italiano a Kabul, Domenico Giorgi. Questi sono i
momenti più tristi della mia carriera
da giornalista.
I tuoi programmi? Per la parte lavorativa sai che i giornalisti sono
molto superstiziosi. L’unica cosa
che spero è quella di tornare a vivere
con mia moglie, sono tre anni che ci
vediamo una volta al mese, anche
lei è giornalista parlamentare della
RAI, Octavia Brugger, si occupa dei
telegiornali in lingua tedesca e vive
a Roma. Indubbiamente, contrariamente a quanto si pensi, è una vita di
sacrificio. Sono tanti i Natali e le feste che non abbiamo fatto insieme.
Paola Pacifici
Riunione in sede RAI, Fiorilli Noelia Vizcarra (producer) e Javier Álvaro (producer)
ne distorta della Spagna come gli
spagnoli dell’Italia. La prima volta che venni nel 1972, era un’altra
Spagna, nel 2006 ho trovato ancora
un’altra Spagna. Non è vero che
gli italiani e gli spagnoli sono due
popoli uguali, sono completamente diversi. Soprattutto a Madrid lo
spagnolo è molto più riconducibile
come comportamento ad un austriaco o a un tedesco, per l’ordine,
le file. Gli spagnoli amano moltissimo fare le file. Ecco, la Spagna che
io cerco di raccontare e di far capire
è che siamo due paesi diversi, che
loro hanno le proprie abitudini, il
loro modo di vivere e di comportarsi e noi, altri. Adattarmi agli orari
del mangiare delle 10 della notte e
delle 2,30 del pomeriggio non ero
abituato. Ecco, io cerco di far capire come vivono loro.
Un momento difficile e un momento
bello ed allegro durante questi anni?
Un momento triste è stato quello della Spanair dove è morto anche un
italiano. Poi i vari attentati terroristici
dell’ETA, passaggio che noi in Italia,
abbiamo avuto con le Brigate Rosse,
anche se era un fenomeno completamente diverso dal terrorismo separatista. Un momento felice? Quando
abbiamo aperto la sede, perché dopo
molti anni la RAI tornava a Madrid,
io l’ho aperta e ora c’é. Mi sembrava
giusto che anche in Spagna ci fosse
Spagna, sulla “ley de la dependencia
“e sulla televisione spagnola, la discussione fra TVE e Telecinco, sul
problema che hanno creato la Sexta
e la Cuatro sul mercato pubblicitario
spagnolo. Lavoro moltissimo per
TG2.it, per la diretta del mattino alle
10 sulla seconda rete. Per esempio
ho raccontato la storia delle suore di
clausura che hanno messo un video
su youtube e nel giro di una settimana
hanno trovato una novizia che era venuta dal Sud America. Racconto storie che piacciono che non sono solo
quella di Zapatero o di Rouco Varela,
ma quelle di tutti i giorni. Per la rubrica del TG1 “Terra e sapori” ho parlato della storia di un ragazzo siciliano
che ha aperto una delle “pincerie” più
belle di Madrid, dove puoi mangiare
150 tipi di “pinchos” (spiedini, n.d.r.).
Certo che è faticoso fare 700 e passa
servizi all’anno, non è poco.
Questo tuo lavoro così professionale ed attento ti dà grandi soddisfazioni? Si, devo dire che l’azienda
lo ha riconosciuto e mi ha promosso
Capo Redattore. Questa è una bella
esperienza, vengo da anni di inviato speciale e quindi per me era una
cosa tutta nuova, sono molto testardo anche per le mie origini grecopugliesi. Ho vissuto a Torino, ho
iniziato lavorando a La Stampa nel
1973. A volte gli avvenimenti coinvolgono gli italiani, come l’incidente
Emanuele Ferilli in collegamento con Dario Laruffa del TG2
Emanuele sta facendo una diretta telefonica
per il TG3 durante la guerra Eritrea-Etiopia
Sergio Segati e Giorgio Spinelli, ingeniere RAI
Almerino Furlan (Presidente Intercomites) ed Emanuele Fiorilli
Pag. 7
I TA L I A I N S PA G N A
2009: Reggio Calabria catalizza
Successo della gastronomia italiana al Salón Aula
l’attenzione dei giovani madrileni
Internacional del Club de Gourmets de Madrid
22/2009
organizzate delle degustazioni di prodotti italiani, abbinati con particolari tipologie di
vino spagnolo, confermando
che le eccellenze enogastronomiche di ciascuno dei due
paesi possono combinarsi in
modo sapiente. Il forte interesse che gli operatori locali
hanno dimostrato nei confronti delle imprese italiane
presenti, ha confermato che il
prodotto italiano di qualità ha
tutti i requisiti necessari per
affermarsi in un mercato esigente e dalle forti potenzialità come quello spagnolo.
Visita della Ministra di Medio Ambiente, Medio Rural y Marino, Elena Espinosa,
all'Area Italia. Da sinistra: Pasquale Terracciano, Ambasciatore d'Italia in Spagna;
Marco Pizzi, Presidente della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna;
Elena Espinosa; Giovanni Aricò, Segretario Generale della Camera di Commercio e
Industria Italiana per la Spagna.
La Camera di Commercio
Italiana di Spagna ha realizzato uno spazio espositivo
all’interno della fiera, denominato “Area Italia”, che ha
visto la partecipazione di più
di 20 imprese italiane provenienti da diverse regioni
a forte tradizione enogastronomia. Ha appena chiuso le
porte la XXIII edizione del
Salone Internazionale del
Club de Gourmets di Madrid, svoltosi nel quartiere
fieristico di IFEMA. Questa
edizione del Salone è stata
un successo sorprendente di
pubblico ed espositori, con
numeri che presagiscono un
considerevole momento di
ripresa dalla crisi economica
attuale: 24.000 m2 di superficie espositiva, 1.311 espositori presenti e più di 80.000
visitatori (tutti operatori del
settore agroalimentare), per
una vetrina importante per
i prodotti enogastronomici
italiani. Grazie al lavoro organizzativo della Camera di
Commercio e Industria Italiana per la Spagna, infatti, è
stata creata una zona espositiva denominata “Area Italia”,
nella quale hanno esposto più
di 20 imprese provenienti da
differenti realtà territoriali
italiane. In particolare, dalla
regione Sardegna, presentando una grande varietà di
pasta fresca e secca e un‘acqua minerale dalle importanti proprietà digestive; dalle
province di Bologna e Modena, con prodotti che spaziavano dal Pignoletto alla birra
artigianale a base di marroni, dall’aceto balsamico agli
affettati e formaggi tipici;
produttori siciliani di ottime
conserve a base di verdura e
agrumi; un birrificio artigianale della provincia di Parma;
produttori della provincia di
Reggio Calabria, che hanno
presentato una grande varietà
di liquori, grappe, marmellate
e conserve, oltre al rinomato
olio extravergine e dell’ottimo caffè. All’interno dell’
Area Italia sono state anche
Camera di Commercio e
Industria Italiana per la Spagna
Glorieta de Quevedo, 5
28015 Madrid
Teléfono 91.590.09.00
Fax 91.563.05.60
[email protected]
www.italcamara-es.com
DA PAGINA 9 A
PAGINA 17 LA
PASQUA IN ITALIA
E LA PASQUA
IN SPAGNA, LE
NOSTRE E LE LORO
TRADIZIONI
Si Chiama “AULA 2009” ed è il Salone Internazionale dello Studente
e dell’Offerta Educativa, la principale piattaforma di orientamento al
servizio dello studente in Spagna. Si è svolto presso la fiera di Madrid,
vi hanno partecipato oltre 200 espositori spagnoli, accompagnati
dai principali centri educativi internazionali ed è stato visitato
da oltre 150.000 persone. L’iniziativa investe sempre più risorse
per trasformarsi in un punto di riferimento internazionale rispetto
all’offerta educativa, dimostrando particolare interesse per i vicini
europei. Nell’edizione appena conclusa, l’Italia partecipando come
paese ospite, si converte in un invitato di lusso con l’opportunità di
far conoscere più a fondo la propria offerta formativa. All’interno di
questo contesto, si inserisce la partecipazione alla manifestazione
da parte del Comune di Reggio Calabria, per la presentazione e
promozione del progetto Todos a Italia, Passaporto per l’Europa.
Il Patronato ACLI cambia sede
Il Patronato ACLI, nasce in Italia nel 1945 per
difendere e promuovere
i diritti dei lavoratori e
dei cittadini nei confronti dello Stato e degli
Istituti di Previdenza e
Assistenza. La stessa
Corte Costituzionale ne
ha riconosciuto il ruolo
definendolo di pubblica
utilitá. Nel 1946 viene
Il presidente Marcello Caprarella
istituito in Sede Centrale
a Roma il servizio per l’assistenza dei cittadini residenti all’estero.
Oltre all’Italia siamo presenti in 18 Stati a forte emigrazione italiana
per un totale di 75 sedi. Il Patronato ACLI, presente in Spagna dal
2004, si occupa di:
•verifica dei contributi, dell’accertamento del diritto a pensione,
compilazione e inoltro delle domande di vecchiaia, anzianitá, invaliditá, reversibilitá, controllo e gestione della pensione;
•assistenza per la compilazione e invio dei modelli RE·D INPS;
•verifica annuale dell’importo della pensione in pagamento;
•servizio ai cittadini italiani per il rilascio del codice fiscale;
•richiesta del modello E 121 per italiani residenti all’estero;
Da lunedi 16 marzo siamo reperibili presso gli uffici del
COM.IT.ES, in C/ Cristóbal Bordíu, 3 – 28003 Madrid,
telefono: 91 533 433 7
Le nostre Emails:
[email protected] e [email protected]
Gli orari di aperture al pubblico sono dal lunedí al venerdí
dale 09.30 alle 12:30. Si riceve anche su appuntamento.
Momento di degustazione presso l'Area Italia
Vista dell'Area Italia
Buongiorno e benvenuti ad un nuovo appuntamento con la newsletter
del Com.it.Es. di Madrid. Oggi è un giorno importante per il Com.
It.Es.: dopo un'attenta opera di catalogazione del nostro archivio storico di videocassette mettiamo a disposizione della collettività italiana l'intero patrimonio, sotto forma di prestito gratutito della durata di
una settimana.
Già nella Home page del portale (www.comitesspagna.info ) è presente il menù "servizi" attraverso il quale accedere alla nuova sezione.
Si potrà così scaricare sul proprio computer un file excel contenente
l'intera mole dell'archivio e, applicando i comodi filtri su regista anno
o titolo film, si potrà selezionare facilmente l'opera cercata.
Successivamente, compilando il comodo form on-line, sarà possibile
prenotare la consegna della videocassetta.
Si tratta di una collezione di più di 1000 titoli, tutto un ripercorrere la
storia del grande cinema italiano.
Ringraziamo la ricercatrice Beatrice Croce per l'opera di catalogazione dell'archivio storico.
Ringraziando per l'attenzione rimando al prossimo appuntamento con
la newsletter del comites di Madrid.
Segreteria generale
SPAGNA - SPAGNA
Pag. 8
NOTIZIE
Il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato la Nuova legge chiamata
“Ley Concursal” che fra l’altro riguarda i fallimenti e il sovraindebitamento, cioè quella situazione patologica tipica delle situazioni di crisi econimica
e finanziaria, determinata dall’impossibilità, non temporanea, di adempiere regolarmente alle obbligazioni assunte attraverso il ricorso ai redditi, ai
beni mobili e immobili di proprietà. In un incontro con la stampa, il dottor
Raimon Casanellas, Presidente del Registro degli Economisti Forensi di
Spagna (REFOR) - assieme agli esperti del REFOR, Gastón Letamendía
(Vicepresidente) e Inés Landín (Directora) - ha analizzato puntualmente le
riforme appena approvate dal Consiglio dei Ministri, prendendo in considerazione tutti gli aspetti di maggior interesse per imprese e lavoratori.
Miguel Sebastián, Ministro dell’ Industria, Turismo e Commercio, Juan
E. Iranzo, Decano-presidente della
Scuola degli Economisti di Madrid ed
Emilio Ontiveros, Direttore dei rivista
“Economistas”, edita dal Collegio
degli Economisti di Madrid, hanno
presentato il numero straordinario della pubblicazione stessa, nel quale
si fa una valutazione completa e globale dell’economia spagnola nell’anno
2008. Tra i settanta quattro autori che collaborano in questo numero della
rivista - la 119 della serie finora pubblicata - figurano Antonio Beteta,
Gerardo Díaz Ferrán, José Manuel González-Páramo, José Luis Brutto di
Molina, Cristóbal Montoro, Fernando Restoy, José Mª Roldán, Pedro Solbes
e José Viñals. Questo bilancio , tracciato dagli “Economisti” non si riferisce
ad una delle prime revisioni dell’anno, ma come la più completa e pluralistica
valutazione realizzata da settantaquattro veri e specialisti, fra i quali: Queste
le dieci aree nelle quali si struttura la rivista, con i rispettivi coordinatori di
settore: Panorama generale, Emilio Ontiveros; Ambiente internazional, José
Antonio Alonso; Settori produttivi, Rafael Myro; Sistema finanziario, Angelo Berges e Francisco J. Valero; Settore pubblico, Manuel Lagares; Capitale
umano ed impiego, Felipe Sáez; L’impresa, Álvaro Cuervo e Juan E. Iranzo;
Infrastrutture ed ecosistema Ginés di Rus; Economia di Madrid, José Luis
García Delgado; Panorama bibliografico, Mª Eugenia Callejón. Il numero
speciale di “Economistas” contiene, oltre alle aree suddette, unaa sezione
“Premio Nobel di Economia”, con la immagine dell’economista premiato
nell’anno 2008 ed un completo riferimento bibliografico delle sue opere.
Valentí Pich Rosell, presidente del Consiglio Generale
degli Economisti e Salvatore
Marín Hernández, presidente del Registro degli Economisti Esperti in Informazione Finanziaria del Consiglio stesso,
hanno presentato la relazione
“L’Urgenza di un nuovo modello industriale in Spagna”,
elaborata per il Consiglio Generale del Collegio degli Economisti Spagnoli. L’esigenza
nasce in concomitanza della
crisi economica e finanziaria
che, pur riguardando molte
nazioni europee, ha colpito
in misyra preoccupante tutte
le atività imprenditoriali spagnole. La presentazione si è
svolta nella sede del Consiglio
Generale del Collegio degli
Economisti, trattando i seguenti punti: la carta strategica dell’industria nella società;
l’urgenza di un’attuazione a
molto breve termine; l’urgenza di definire un piano a mezzo e lungo termine; l’attualità
di una politica industriale con
due vettori: orizzontale e settorialle; la necessità di una
“cultura industriale” e di consenso; responsabilità delle distinte amministrazioni; misure
che si stanno adottando in altri
paesi; paragone con altri modelli industriali.
22/2009
ELEZIONI EUROPEE
In Spagna, le elezioni per il Parlamento Europeo, si celebrano domenica 7
giugno 2009. Vi potranno partecipare
i cittadini dell'Unione Europea residenti in qualunque “Stato membro”
di cui non abbiano la nazionalità. Per
essere iscritto nel censimento elettorale - e quindi avere il diritto a votare - è
necessario che il cittadino comunitario sia censito e che abbia manifestato la sua volontà di votare in Spagna
nelle elezioni al Parlamento Europeo.
Le persone che hanno già manifestato, in precedente occasione, la propria
intenzione di votare in Spagna nelle
elezioni al Parlamento Europeo, figurano già comprese nel censimento
elettorale, avendo questa opzione carattere permanente finché risiedono
in Spagna, salvo disdetta formale. Essere censito, però, non significa avere
automaticamente il diritto a votare,
in quanto è necessario compilare "la
dichiarazione formale", manifestando
per scritto la volontà di votare. Per
farlo, il cittadino europeo deve presentarsi personalmente nel suo municipio, generalmente al Dipartimento
di Statistica, provare la sua identità e
riempire il documento suddetto prima
del 27 di aprile del 2009. Tra i 20 e 27
di aprile, il Municipio permette a tutti
i cittadini di consultare il censimento
nelle liste provvisorie. In questa maniera, i cittadini possono verificare se
sono già censiti e se i suoi dati sono
corretti. In caso contrario possono
presentare reclamo nello stesso municipio. Per compiere questo tramite il
Municipio mette a disposizione di tutti il suo servizio di informazione. Sei
cittadino europeo e vivi in Spagna,
pertanto hai pieno diritto di scegliere
come e dove votare.
MISS ITALIA
IN SPAGNA
Perché
Miss Italia
nel Mondo?
Nacque dall’esigenza morale di valorizzare e far sentire
meno isolati gli emigranti nei
vari Paesi del mondo. Attraverso le loro figlie avveniva un
riscatto “sentimentale” che li
legava alla loro patria, l’Italia.
PER RAGAZZE
I TA L I A N E O D I
O R I G I N I I TA L I A N E
952.469.403
647.952.382
670.030.227
I.P.A. International Police Association
NOTIZIARIO I.P.A .
a cura di Sebastián Suárez - ([email protected])
Agrupación IPA Marbella
La
comunica a sus Amigos Asociados y Socios que: Se encuentra
abierto el plazo de Cobro de la
Cuota 2009. Que se puede hacer
efectivo en persona, contactando con Ender Alberto Quero,
actual tesorero, de Lunes a Jueves de 17.00 a 19.00 horas en
la Cafetería de Policía Local.
También se puede realizar un
ingreso en la cuenta que tiene la
Agrupación en Unicaja.
Unicaja
nº 2103-2072-28- 0030004066
De igual manera queremos informaros que para Mayo se realizará
el 18º Campeonato de Andalucía
de Tiro Policial con arma Corta
de fuego, y se realizarán varios
eventos durante el mes de Mayo
de 2009, en Junio el Campeonato de Paint-ball, en Septiembre el
Día del Socio, y otras pendientes
INFORMACION: TEL 655 34 58 01
de confirmar.
www.defensaoriental.com - Email: [email protected]
Cuotas Socios 2009: Socios Numerarios 25 Euros; Socios Especiales 40 Euros, Socios Jubilados 5 Euros.
Se comunica que están disponibles las carteras porta placas de la IPA, para todos los asociados al
corriente de pago, que tendrán una subvención de la Agrupación para su adquisición. Es imprescindible presentar el carné de socio para efectuar el pago de la cuota, ya que se entregarán los
sellos de 2008 y 2009, teniendo que dejar copia de carné, con el de actualizar la base de datos.
El Presidente
I.P.A. AGRUPACION DE SALAMANCA
XIII CONCURSO DE FOTOGRAFÍA
DÍA DE LA POLICÍA LOCAL
1º Podrán tomar parte cualquier miembro de los Cuerpos Policiales, en situación de servicio activo en toda España.
2º El tema de trabajo será libre, aunque relacionado con temas policiales,
pudiendo presentar cada autor un máximo de cinco (5) fotografías.
3º Las fotografías podrán ser en Blanco y Negro o Color, y su tamaño será entre
18x24 cm. (mínimo) y 40x40 cm. (máximo). Se montarán sobre cartulina de
40x40 cm. o 40x50 cm. El título figurará en la parte inferior de la cartulina. Se
adjuntará un sobre cerrado con el título de la obra y dentro constará el nombre y
apellidos del autor, cuerpo policial al que pertenece y teléfono de contacto.
4º Los trabajos se entregarán protegidos para evitar cualquier deterioro en la Jefatura de la Policía Local de Salamanca (Plana Mayor). Avd. de Lasalle nº 114116, 37008 Salamanca, bien por correo o personalmente en dicha oficina.
5º El plazo de entrega de los trabajos finalizará el día 25 de Mayo de 2009.
6º Con todas las obras se montará una exposición desde el día 7 hasta el día 14 de Junio de
2009 en la sala de Exposiciones del Casino de Salamanca, sito en la C/ Zamora nº 9-15.
7º La organización designará a los miembros del Jurado, cuyos nombres
serán dados a conocer oportunamente.
8º El fallo será inapelable. Quedando las obras premiadas en propiedad de
la International Police Association (I.P.A.) Sección Española, Delegación de
Castilla y León, Agrupación de Salamanca.
9º Se establecen los siguientes premios: Primer Premio: Valorado en 500 Euros por la
“Revista Servicios de Policía Municipal”. Segundo Premio: Valorado en 180 Euros.
Tercer Premio: Valorado en 120 Euros. Premio Especial: Valorado en 300 Euros.
10º La entrega de trofeos se realizará durante la recepción que presidirá el Ilmo. Sr.
Alcalde de Salamanca, Dº Julián Lanzarote Sastre, el día 11 de Junio de 2009, festividad de San Juan de Sahagún, Patrón de la ciudad de Salamanca y de la Policía Local.
Los premiados deberán vestir el uniforme oficial del cuerpo al que pertenezcan.
José Bajo Bajo
Secretario del XIII Concurso de Fotografía “Día de la Policía Local”.
Tlfno: 923-194440, Fax:: 923-279176
22/2009
Pag. 9
LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI
a cura di Maria Rosselli
LA DOMENICA DELLE PALME
Nel calendario liturgico cristiano la
Domenica delle Palme, chiamata anche
Seconda Domenica di Passione, viene
celebrata la domenica che precede la
Pasqua. Con essa inizia la settimana
santa, ultima della Quaresima, che
terminerà con le celebrazioni del
giovedì santo, in cui si darà inizio al
Sacro Triduo Pasquale. Nella forma del
rito romano viene definita domenica
De Passione Domini. Questa festività
è celebrata anche dagli Ortodossi e dai
Protestanti. In questo giorno la Chiesa
rievoca l’ingresso trionfale di Cristo a
Gerusalemme in sella a un asino, con la
folla che lo salutava. Il popolo, radunato dalle notizie dell’arrivo di Gesù,
stese i mantelli a terra, mentre altri mozzavano rami dagli alberi di ulivo
e di palma, e agitandoli festosamente gli rendevano omaggio. In ricordo
di questo, la liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da
un luogo al di fuori della chiesa dove si radunano i fedeli e il sacerdote
benedice i rami di ulivo o di palma che sono portati dai fedeli, quindi si dà
inizio alla processione fin dentro la chiesa. Generalmente i fedeli portano
a casa i rametti di ulivo e di palma benedetti, per conservarli quali simbolo
di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. In alcune regioni, si usa
che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante
la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.
In molte zone d’Italia, con le foglie di palma intrecciate vengono realizzate
piccole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate
fra i fedeli in segno di pace.Nelle zone in cui non cresce l’ulivo i rametti
sono sostituiti da fiori e foglie intrecciate. Dal 1985, nella Domenica delle
Palme i cattolici celebrano anche la “Giornata Mondiale della Gioventù”.
GIOVEDÌ SANTO
Nel calendario cristiano il Giovedì Santo
ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi
apostoli e il tradimento di Giuda. È l’ultimo giorno della Quaresima, con esso finisce anche il digiuno quaresimale. Con
esso inizia anche il Triduo pasquale dei tre
giorni «Passionis et Resurrectionis Domini», che si conclude con i secondi vespri
della Domenica di Pasqua. Nella Chiesa
cattolica è caratterizzato soprattutto dalla
messa del Crisma e dalla messa in Cena
Domini. Il giovedì mattina si celebra nella cattedrale la Messa del
Crisma, in cui il Vescovo consacra gli Olii Santi: il Crisma, l’Olio
dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi. Il crisma viene usato nel battesimo, nella cresima e nell’ordinazione dei presbiteri e dei vescovi; l’Olio dei Catecumeni viene usato nel battesimo; l’Olio degli
Infermi viene usato per l’Unzione degli infermi. Nella messa del
crisma tutti i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della
loro ordinazione sacerdotale. La sera del giovedì invece si celebra la
Messa in Cena Domini (Messa della Cena del Signore), che dà solenne inizio al Triduo Pasquale; in essa si fa memoriale dell’Ultima
Cena consumata da Gesù prima della sua passione e si commemorano l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio e il comandamento
dell’amore. Durante questa Messa si svolge il rito della lavanda dei
piedi, ripetendo quello che Gesù stesso fece dopo l’Ultima Cena. In
serata, fino alla mezzanotte, i cristiani sono invitati a soffermarsi in
adorazione dell’Eucaristia donata da Gesù in questa notte, e nella
meditazione sulla sua agonia nel Getsemani e sul suo tradimento.
IL SIGNIFICATO DELLA LAVANDA DEI PIEDI
Nel gesto della lavanda dei piedi da parte di Gesù è simbolicamente rappresentato il completamento della sua missione. Il gesto
riassume tutta la vita di Gesù, il quale “non è venuto per essere
servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Durante la sera gli apostoli si riunirono con Gesù stesso e cominciarono le celebrazioni pasquali. Ognuno di loro desiderava
un posto più onorifico e già nascevano le lamentele su chi di loro
fosse il più grande fra i dodici. Dopo avre affermato che il più
grande è colui che si renderà schiavo dei suoi fratelli, Gesù, preso
un catino, cominciò a lavare i piedi ai discepoli dimostrando che
il maestro era il più umile fra loro. La chiesa rivive il gesto della
lavanda dei piedi da parte del Santo Padre, durante la liturgia del
Giovedì santo, nella messa in Coena Domini.
GIOVEDI SANTO E’ TRADIZIONE VENERDI SANTO
VISITARE ALMENO TRE SEPOLCRI
È difficile risalire alle origini del rito dei “Sepolcri”. Fino all’epoca carolingia nella giornata del giovedì si celebravano due messe:
una per la fine della Quaresima e l’altra per l’inizio del Triduo
Pasquale e successivamente si optò per l’unica messa “in Coena
Domini” al termine della quale si esponeva il tabernacolo sull’ Altare della Reposizione, allestito per la sua venerazione. Non si sa
quando si iniziò a chiamare “Sepolcri” questi altari ritenendoli impropriamente la tomba di Cristo, sui quali vengono collocati il tavolo simbolo del sacrificio e dell’ imminente Pasqua, il pane ed il
vino, i tredici piatti degli apostoli e il tabernacolo dove è collocata
la Eucaristia. Nel tardo pomeriggio del giovedì i fedeli iniziano la
visita ai “sepolcri” dei quali è tradizione visitarne almeno tre.
MISTERI E QUESITI DELL’ULTIMA
CENA NEL DIPINTO DI LEONARDO
L’Ultima cena - detta anche il Cenacolo - è un dipinto di
Leonardo da Vinci eseguito per il duca di Milano Lodovico
Sforza. Si basa sul Vangelo di Giovanni nel quale Gesù
annuncia che verrà tradito da uno dei suoi discepoli. L’opera
misura 4,6 × 8,8 m e si trova nel refettorio del convento di
Santa Maria delle Grazie a Milano. Leonardo iniziò a lavorarvi
nel 1495 e la completò nel 1498. Non c’erano agnello e
pane sulla tavola dell’Ultima Cena dipinta da Leonardo,
bensì anguille alla griglia guarnite con arance. Insomma, un
classico della cucina rinascimentale, secondo quanto sostiene
uno studio condotto da John Varriano pubblicato sulla rivista
americana ‘Gastronomica’. Lo studio, intitolato At supper
with Leonard, è il risultato di una serie di ingrandimenti del
dipinto e di analisi dei piatti diffusi nell’Italia rinascimentale.
Si dice che lo stesso Leonardo Da Vinci abbia voluto ritrarre
sé nel quadro nel ruolo di un apostolo, più precisamente nel
ruolo di Giuda Taddeo. La struttura del Cenacolo propone
i cinque apostoli capeggiati da Pietro e i sette capeggiati da
Giovanni, in una sorta di contrapposizione fra le cinque Chiese
Pietrine, che rappresentavano la vita attiva, e le sette Chiese
Giovannee che rappresentavano la vita contemplativa. In questa
contrapposizione viene ad essere motivato l’atteggiamento di
Pietro proprio nei confronti di Giovanni (mano minacciosa
sulla spalla e coltello dietro alla schiena). Riguardo a questo,
in una visione ingrandita del dipinto, sembra che Pietro in
realtà fermi la mano che porta il coltello, ma non lo impugni lui
stesso. Potrebbe trattarsi di un effetto visivo dovuto al fatto che
il polso di Pietro è più scuro della mano, e ciò darebbe infatti
l’illusione che si tratti di due mani differenti.
La celebrazione del Venerdì santo ha
origine nella Chiesa di Gerusalemme,
che era solita rievocare la passione di
Cristo nei luoghi dove essa era realmente avvenuta. Dall’antichità questo
giorno è stato privo della celebrazione eucaristica. Il nucleo della celebrazione è la celebrazione della Parola
di Dio e, in modo particolare, la Passione secondo Giovanni. Nel VIII-IX
sec. i vescovi di Roma provenivano
da quella tradizione. Portano con loro
l’Adorazione della croce. Nell’Urbe
si conservava un frammento del legno della Croce. Esso veniva portato
in processione dalla Basilica di Santa
Croce alla Basilica del Laterano. La
processione veniva guidata dal papa
che, scalzo come erano i vescovi
orientali, portava il turibolo dell’incenso davanti alla reliquia della Santa
Croce. In questo senso entra anche il
digiuno eucaristico. «Il Signore è assente dal mondo, allora i discepoli digiunano».. L’unico mistero di questi
tre giorni culmina nella celebrazione
della Veglia Pasquale, e in particolare
nell’Eucaristia. «Bramiamo, dunque,
il pane celeste della Risurrezione di
Cristo». Per la comunione nell’arco
dei secoli gli usi sono stati diversi.
Inizialmente nella celebrazione del
papa non ci si comunicava: «Chi
vuole comunicarsi vada nelle altre
chiese consumando da ciò che è stato conservato dalla celebrazione del
giovedì». Dal XIII secolo, però si
comunica solo il pontefice. Il popolo,
fino alla riforma del Vaticano II, non
poteva ricevere il pane eucaristico.
Oggi è stata introdotta la comunione
dei fedeli. Anche l’adorazione della
Croce, è stata semplificata. Viene riportato sull’altare il Santissimo, senza solennità e l’assemblea si scioglie
in silenzio.
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22/2009
LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI
a cura di Fabio Vitali
SABATO SANTO
Sabato santo è il giorno del grande silenzio – perché – come dice
un’antica omelia, «il Re dorme. La
terra tace perché il Dio fatto carne
si è addormentato ed ha svegliato
coloro che da secoli dormono». Le
Chiese orientali celebrano la discesa
di Cristo agli inferi. Egli, che rompe
le porte dell’inferno, redime e libera
i santi, che aspettavano da secoli la
sua risurrezione. La Chiesa romana,
oltre all’Ufficio del mattino e della
sera, non ha però mai istituito alcuna
celebrazione del Cristo nel sepolcro.
E’ la celebrazione silenziosa del
tempo sospeso, del riposo, ma non
del nulla-fare. Sabato mattina venivano convocati i catecumeni per la
pubblica professione di fede. Questo giorno era segnato da un severo
digiuno fino alla celebrazione della
Veglia. Purtroppo, per causa della
sempre più anticipata celebrazione
della Veglia, fino al punto di celebrarla al mattino, si è perso il senso
primitivo di questo giorno. Verso il
XVI secolo, si cominciò con un’anticipazione della Vigilia alla mattina
del Sabato Santo, forse perché non
era consigliabile stare di notte fuori
casa, ad ogni modo questa anticipazione al mattino del Sabato, è durata
fino agli ultimi anni Cinquanta del
XX secolo; la “Gloria” si “scioglieva” verso le 10-11 del mattino del
sabato, con il suono delle campane,
appunto “sciolte” dai legami messi
la sera del Giovedì Santo. Poi con
la riforma liturgica Conciliare, tutto è ritornato come alle origini e il
Sabato ha ripreso il significato del
giorno della meditazione e penitenza; l’oscurità nelle chiese è totale,
non vi sono celebrazioni liturgiche,
né Sante Messe; è l’unico giorno
dell’anno che non si può ricevere
la S. Comunione, tranne nel caso di
Viatico per gli ammalati gravi. Grazie alla riforma liturgica che riporta
la Vigilia di Pasqua alla sera, viene
restituito al sabato santo il significato originario. Il Sabato Santo è il
secondo giorno del Triduo Pasquale. In tale giornata, come nel Venerdì Santo, la Chiesa cattolica non
offre il sacrificio della Messa fino
alla Veglia Pasquale, che si svolge
nella notte tra il Sabato Santo e la
Domenica di Pasqua; in molte chiese rimane esposta la Croce servita
per l’adorazione il Venerdì Santo;
l’Eucaristia non è conservata nel Tabernacolo, le luci e tutte le candele
sono spente. Il segno più tangibile
dell’attesa è che le campane di tutte le chiese tacciono, “sono legate”.
Gli altari sono spogli, senza tovaglia
né copritovaglia. Sui tabernacoli
manca il conopeo. Questo è un giorno di silenzio per la Chiesa cattolica,
durante il quale i cristiani attendono
il gioioso annuncio della Risurrezione. E questo avverrà la domenica di
Pasqua, quando finalmente vengono
“sciolte” le campane.
PASQUA!
“Veglia della Notte
Madre di tutte le veglie”: così S. Agostino definisce questa
celebrazione. Essa
si colloca al cuore
dell’anno liturgico,
al centro di ogni celebrazione. Ad essa
si preparavano i nuovi cristiani, in essa
speravano i peccatori, tutti potevano di
nuovo attingere dalla
mensa ai «cancelli
celesti». Essa rappresenta il compendio dell’intero triduo, infatti in essa si
celebrano non solo i
fatti della risurrezione, ma anche quelli della passione di Cristo. I cristiani celebravano
la risurrezione del Signore ogni domenica, ogni settimana. Oggi la
celebrazione è stata semplificata nei riti. Consta di quattro momenti
fondamentali: la liturgia della luce, la liturgia della Parola, la liturgia
battesimale, la celebrazione eucaristica. La liturgia della luce, essendo compiuta nelle ore notturne, ha ripristinato la sua simbologia. Il
rito è stato semplificato: compiuta la benedizione del fuoco e del cero,
l’assemblea fa rientro in chiesa con la triplice acclamazione del «Cristo, luce del mondo». La Liturgia della Parola è stata arricchita con le
orazioni «a scelta», che rendono più facile la comprensione delle letture. Segue la Liturgia Battesimale. Il messale presenta due varianti:
quando ci sono i battezzandi, oppure la sola benedizione dell’acqua
lustrale. Qui vediamo una novità non indifferente: la rinnovazione
delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea con l’acqua
benedetta. I fedeli portano in mano la candela accesa col fuoco nuovo,
che simboleggia l’attesa del Signore che ritorna alla fine dei tempi.
Al termine la celebrazione prosegue con l’Eucaristia. Tutto il mondo
risulta quindi rinnovato dal Mistero Pasquale. I neo-battezzati adulti
per la prima volta si comunicano così assieme a tutti gli altri fedeli.
La celebre Pietà, simbolo del dolore e della morte di Cristo, è conservata
nella basilica di San Pietro in Vaticano di Roma ed è una delle prime
opere marmoree di Michelangelo. È considerata all’unanimità una
delle maggiori opere che l’arte occidentale abbia mai prodotto. I due
personaggi principali sono estremamente levigati, a differenza del
basamento, che risulta essere scolpito piuttosto grossolanamente. È
in dubbio se Michelangelo abbia lasciato il basamento abbozzato per
sua volontà oppure no, ma la tesi più accreditata è che lo abbia fatto di
proposito, per esaltare ancor di più la divinità del Cristo e la santità della
Madonna, e segnare una netta divisione tra umanità (terrena) e divinità.
Nell’eseguire questa scultura Michelangelo dimostrò una abilità tecnica
così eccezionale che cinquant’anni dopo Vasari ancora la celebrava,
scrivendo: “Alla quale opera non pensi mai scultore né artefice raro potere
aggiugnere di disegno né di grazia, né con fatica poter mai di finezza,
pulitezza e di straforare il marmo tanto con arte, quanto Michelangelo vi
fece, perché si scorge in quella tutto il valore e il potere dell’arte”.
IL LUNEDÌ DELL’ANGELO, DETTO LA BENEDIZIONE DELLE CASE E LE
ANCHE LUNEDÌ DI “PASQUETTA” TRADIZIONALI PULIZIE DI PASQUA
Il lunedì dell’Angelo
- detto anche lunedì di
Pasqua, oppure Pasquetta - è il giorno dopo la
Pasqua. In Italia è un
giorno festivo, introdotto dallo Stato italiano
nel dopoguerra, per allungare la festa della Pasqua, così come è avvenuto per il 26 dicembre,
indomani di Natale. In
Spagna non esiste questa ricorrenza. Prende
il nome dal fatto che in
questo giorno si ricorda
l’incontro dell’angelo
con le donne giunte al
sepolcro. Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e
Salome andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli
olii aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù. Vi trovarono il grande masso che chiudeva l’accesso alla tomba spostato; le tre donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo,
quando apparve loro un angelo che disse: “Non abbiate paura, voi! So
che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto;
venite a vedere il luogo dove era deposto”. E aggiunse: “Ora andate
ad annunciare questa notizia agli Apostoli”, e si precipitarono a raccontare l’accaduto agli altri. Il lunedì dell’Angelo è giorno dell’ottava
di Pasqua, ma non è giorno di precetto per i cattolici, cosa che comporterebbe l’obbligo di partecipare alla santa messa.
Fra i riti, le tradizioni, gli eventi e le manifestazioni che caratterizzano
il periodo pasquale c’è quello della “Benedizione delle Case” e delle
“Pulizie di Pasqua” che coincidono con l’arrivo della primavera. Le
pulizie si facevano per rendere la casa degna della visita del prete, il quale,
assieme al chierichetto - armato di secchiello, aspersorio e bussolotto per
le offerte - nei giorni precedenti alla festa veniva a benedire la casa e i suoi
occupanti. Erano momenti solenni, di grande religiosità, di emozione.
Quando arrivava il prete, la padrona di casa, curata e ben vestita per
l’occasione, gli faceva fare il giro della casa e il curato benediceva le
stanze. Alla fine si ritrovavano in cucina e sul tavolo apparecchiato c’era
un cestino con le uova sode, che venivano benedette assieme al piatto di
salame e alla torta pasquale. La palma, ossia il rametto d’ulivo benedetto
dell’anno prima, ormai secco e polveroso, veniva devotamente bruciato,
sostituito con quello nuovo e appeso nelle immagini sacre nella casa e
sopra il letto. Oggi la benedizione delle case è praticamente scomparsa
nelle città. Le ragioni di questa diminuzione possono essere molteplici,
come il numero esiguo dei sacerdoti e l’eccessivo ampliamento delle
città. Le parrocchie hanno raggiunto un numero elevatissimo di fedeli.
Ma la tradizione della benedizione delle case continua nei piccoli paesi..
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LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI
a cura di Claudio Testa
STORIA, CURIOSITÀ E ORIGINI DELL’UOVO DI PASQUA
Fin dall’antichità, l’uovo è stato visto
come simbolo di fertilità e quasi magia. Le uova venivano considerate
oggetti dai poteri speciali, ed erano
interrate sotto le fondamenta degli
edifici per tenere lontano il male,
portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso
del nascituro e le spose vi passavano
sopra prima di entrare nella loro nuova casa. I Greci, i Cinesi ed i Persiani
si scambiavano le uova come dono
per le feste Primaverili. I filosofi egiziani vedevano nell’uovo il fulcro
dei quattro elementi dell’universo.
Nell’antico Egitto le uova decorate erano scambiate all’equinozio di
primavera, data di inizio del «nuovo
anno», quando ancora l’anno si basava sulle stagioni. Gli Israeliti avevano la consuetudine di portare le
uova in dono agli amici o di regalarle
a chi festeggiava il compleanno. Gli
antichi romani usavano dire: «Omne
vivum ex ovo» (Qualunque essere
vivente deriva dall’uovo). Le uova
con l’avvento del Cristianesimo divennero simbolo della resurrezione
del Cristo: come un pulcino esce
dell’uovo, Cristo uscì vivo dalla sua
tomba. Si narra che Maria Maddalena si presentò all’imperatore Tiberio
per regalargli un uovo dal guscio rosso, testimonianza della Resurrezione
di Gesù e che Maria, Madre del
Cristo, portò in omaggio a Ponzio
Pilato un cesto dorato pieno di uova
per implorare la liberazione di Suo
Figlio. Pilato disse che ormai non
c’era nulla da fare e Lei per il dolore
lasciò cadere il canestro con tutte le
uova che si dispersero rotolando in
ogni angolo della Terra. Nella simbologia, le uova colorate con colori
brillanti rappresentano i colori della
primavera e la luce del sole. Quelle
colorate di rosso scuro sono invece
simbolo del sangue del Cristo. Anche nel Medioevo le uova venivano
donate, insieme ad altri oggetti, a
bambini e servitù per festeggiare il
giorno della Resurrezione. L’usanza di donare uova decorate con
elementi preziosi va molto indietro
nel tempo e già nei libri contabili di
Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa di 18p. per 450 uova
rivestite d’oro e decorate da donare
come regalo di Pasqua. Ma le uova
più famose furono indubbiamente
quelle del maestro orafo, Peter Carl
Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo
zar Alessandro la commissione per
la creazione di un dono speciale per
la zarina Maria.
Oggi ritroviamo in molte tradizioni l’uso delle uova per celebrare la
ricorrenza pasquale; i popoli slavi
dipingono le uova per donarle come
simbolo di buon auspicio, amore e
fertilità e le case vengono addobbate
con uova colorate. In Germania, per
Pasqua, si nascondono uova colorate
nel giardino o all’interno della abitazione e si invitano i bimbi a cercarle,
affermando che sono state lasciate
dai leprotti. Anche in alcune regioni della Francia si nascondono nei
giardini le uova dipinte e si narra ai
bambini che sono state lasciate dalle campane che la notte del Venerdì
Santo hanno volato fino a Roma per
prenderle. È per questo che nessuno
le sente suonare durante la notte della Passione. Nei Paesi Scandinavi è
tradizione compiere anche dei giochi
con le uova sode. I più noti sono: far
rotolare le uova da un dosso e vince
chi ha lasciato quello che arriva più
lontano con il guscio integro; un altro segno di abilità è tenere un uovo
lesso in mano e cercare di rompere
quello tenuto dall’avversario. Le
uova assumono anche altre valenze
in queste nazioni del nord. Andare
in chiesa con in tasca un uovo nato il
Giovedì Santo aiuta a smascherare le
streghe! Un uovo, lasciato in ciascuno dei quattro angoli del campo, nei
solchi arati, aiuta invece ad avere un
abbondante raccolto.
Gli ortodossi celebrano la ricorrenza dei morti il venerdì successivo al
giorno di Pasqua. In tale occasione
qualcuno ancora colora le uova di
rosso e le mette sopra le tombe, come
augurio di felice vita ultraterrena per i
loro cari che sono sepolti. Questa tradizione è legata ad una leggenda che
narra di Maria: costei era abituata a
far divertire Gesù Bambino con delle uova colorate. Il giorno di Pasqua,
tornata sul sepolcro, lo trova aperto e
sul ciglio scorge delle uova rosse. Le
uova come simbolo pasquale hanno
origini molto antiche, legate soprattutto alla primavera, come stagione
feconda ed hanno sempre rivestito
un ruolo unico, quello del simbolo
della vita in sé, ma anche del mistero,
quasi della sacralità. Nell’iconografia cristiana, l’uovo è il simbolo della
Resurrezione. Per i pagani l’uovo è il
simbolo della fertilità: l’eterno ritorno alla vita. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono
per le feste Primaverili. Per i filosofi
egiziani l’uovo era il fulcro dei quattro elementi. Per gli israeliti un dono
da portare agli amici o lo regalavano
a chi festeggiava un compleanno.
Nel Medioevo era tradizione regalare uova ai servitori. In Germania
le uova venivano donate ai bambini
insieme ad altri regali pasquali. In alcuni paesi, come la Gran Bretagna,
ogni anno a Pasqua i bambini vanno a cercare in giardino, fra l’erba e
i cespugli, le uova che il dispettoso
coniglietto pasquale ha colorato e
poi nascosto. In alcune regione della Francia si nascondono le uova
colorate nei giardini e si racconta ai
bambini che sono state lasciate dalle campane che la notte del Venerdì
Santo hanno volato fino a Roma per
prenderle ed è per questo che nessuno le sente suonare durante la notte
della Passione. Nei Paesi Scandinavi è tradizione anche fare dei giochi
con le uova sode: farle rotolare le
uova da un dosso senza romperne il
guscio oppure tenere un uovo lesso
in mano e cercare di rompere quello
tenuto dall’avversario. La tradizione
pasquale di colorare e decorare le
uova nasce dalla leggenda secondo cui dopo che Maria Maddalena
aveva trovato era il sepolcro di Gesù
vuoto, corse dai discepoli e annunciò
la straordinaria notizia. Pietro, incredulo, disse: «Crederò a quello che
dici solo se le uova contenute in quel
cestello diverranno rosse.» E subito
le uova si colorarono di un rosso intenso! Ogni cultura ha sviluppato un
proprio modo di decorare le uova. A
volte si usano le uova sode, colorate
con colori vegetali e alimentari se si
intende mangiarle. Oppure si svuotano facendo un forellino con un
ago ad ogni estremo dell’uovo, così
si usa soltanto il guscio. In Grecia si
usa scambiarsi uova rosse in onore
del sangue di Cristo. In Germania
e Austria si regalano uova verdi il
Giovedi Santo. In Armenia si usa
dipingere le uova con immagini di
Gesù, della Madonna o con scene
della Passione. Nei paesi dell’Europa orientale si utilizzano motivi
stilizzati geometrici bicolore: blu e
bianco, rosso e bianco. Una tecnica
antica per decorare le uova consiste
nell’attaccare piccole piante e foglie
intorno alle uova e nel bollirle con
colori vegetali. Staccando le piante,
sul guscio rimangono delle impronte
più chiare.
Fabergé - Uovo Imperiale Terzo
centenario dei Romanov, collezione
Museo del Cremlino, 1913
LA COLOMBA PASQUALE
SULLE NOSTRE TAVOLE
L’origine della colomba è legata a
diverse leggende. La prima risale
all’epoca medioevale, quando Re
Alboino calò in Italia con le sue
orde barbariche per assalire Pavia. Dopo un assedio di tre anni,
alla vigilia della Pasqua del 572,
riuscì ad entrare in città, ricevendo in segno di sottomissione vari
regali fra i quali anche dodici meravigliose fanciulle. Fu allora che
un vecchio artigiano si presentò
al re donandogli un dolce a forma
di colomba, quale tributo di pace
nel giorno di Pasqua. Questo dolce era così invitante che costrinse
il sovrano alla promessa di pace,
e di rispettare sempre le colombe
simbolo della tua delizia. Quando
il re interpellò le fanciulle donategli, scoprì che il loro nome rispondeva a quello di “Colomba”.
Alboino comprese il raggiro, ma
rispettò la promessa fatta.
La seconda leggenda è fatta risalire al tempo di Federico Barbarossa
e della Lega dei Comuni lombardi, nel XII sec. Un condottiero del
Carroccio, osservando durante la
battaglia due colombi posarsi sopra
le insegne lombarde, decise d’infondere ai suoi uomini il nobile spirito
di quegli uccelli, facendo confezionare dai cuochi dei pani a forma di
colomba. In realtà la colomba come
prodotto industriale è una tradizione nata da esigenze industriali, più
che da tradizioni legate al territorio
come la torta pasqualina o le sfrappole. La colomba come prodotto
di massa nasce nei primi del Novecento, quando l’azienda milanese
Motta decide di confezionare un
prodotto simile al panettone, ma
con un aspetto decisamente legato
alla Pasqua. Nasce così la colomba
moderna, un dolce con un impasto
molto simile a quello del panettone,
ma che si arricchisce di una copertura di amaretto. Nel 1930 la Motta
commissiona all’artista Cassandre,
un manifesto sulla colomba con lo
slogan “Colomba pasquale Motta,
il dolce che sa di primavera”. La
produzione della colomba è protetta
da un decreto legge che fra l’altro
dice: “La denominazione colomba
e’ riservata al prodotto dolciario da
forno a pasta morbida, ottenuto per
fermentazione naturale da pasta acida, di forma irregolare ovale simile
alla colomba, una struttura soffice
ad alveolatura allungata, con glassatura superiore e una decorazione
composta da granella di zucchero e
almeno il due per cento di mandorle,
riferito al prodotto finito e rilevato al
momento della decorazione.”
LA RICETTA DELLA COLOMBA PASQUALE
Per 8 persone: 200 gr. di farina bianca, 130 gr. di zucchero
semolato, 80 gr. di latte, 100 gr. di burro, 50 gr. di fecola di patate,
40 gr. di melassa, 10 mandorle, 2 uova, 1 bustina di vanillina, 1
bustina di lievito per dolci, 1 limone, zucchero a velo q.b., burro e
farina per lo stampo, sale. In una terrina mescolate farina, fecola,
10 gr. di lievito, vanillina, 1 pizzico di sale, la scorza grattugiata
del limone, lo zucchero semolato, il burro a pezzetti e mescolate
il tutto; aggiungete la melassa e due uova intere e mescolata con
la frusta elettrica fino ad ottenere un composto liscio e gonfio.
Versate il composto ricavato in uno stampo a forma di colomba già
imburrato e infarinato. Abbiate cura che il composto sia distribuito
in maniera uniforme nello stampo, dodichè spolverate con le
mandorle non sgusciate. Infornate in forno già caldo a 180° per
circa 50 minuti. Gli ultimi 15 minuti di cottura coprite lo stampo
con un foglio di alluminio per evitare che la superfice diventi
troppo scura. Controllate la cottura durante i 50 minuti infilzando
il composto con uno stuzzicadenti che se uscirà asciuttto indicherà
l’avvenuta cottuta del dolce. Appena cotto fatelo raffreddare per 15
minuti e sformatelo su una gratella; Appoggiate al centro del dolce
un bicchiere capovolto e spolverizzate con lo zucchero al velo;
togliete il bicchiere e guarnite il cerchio privo di zucchero con dei
fiorellini o dei confetti. Tempo stimato 90 minuti.
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LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI
LE BUONISSIME RICETTE TIPICHE DELLE REGIONI ITALIANE
ABRUZZO
Capra
alla Neretese
Ingredienti per venti persone:
1,500 kg di capra - 1 kg di pomodori - 1 kg di peperoni rossi
- 1 bicchiere di olio d'oliva - 1
cipolla - 1 sedano - 2 chiodi di
garofano - buccia di limone - acqua quanto basta
Preparazione: Tagliare a media
grandezza la carne di capra e lavarla.
Metterla a cuocere a fuoco medio in
una pentola abbastanza larga, in cui
si saranno già fatti rosolare la cipolla,
l'olio, i chiodi di garofano e la buccia
di mezzo limone, aggiungendo acqua
perché la carne arrivi a metà cottura
dopo circa un'ora e mezza. Ritiratasi
l'acqua, far rosolare la carne e mettere
i pomodori spezzati e altra acqua. Lasciar cuocere per un'altra ora e mezza
e, a cottura quasi ultimata, mettere i
peperoni già fritti a parte e lasciare
insaporire per 2-3 minuti.
CALABRIA
Pitte
con Niepita
Ingredienti per la pasta: 500 gr
di farina - 100 gr di strutto - 150
gr di zucchero
Ingredienti per il ripieno: 500 gr
di marmellata d’uva - 50 gr di cannella - 200 gr di zucchero - 250 gr
di noci sgusciate e pestate - 2 bicchieri di liquore - 200 gr di cacao
Preparazione: Questi dolci sono
tradizionali delle feste pasquali calabresi. Bisogna preparare prima
la pasta esterna, mescolando i vari
ingredienti, lavorare la pasta ottenuta, e stenderla fino a raggiungere
uno spessore di circa 3 millimetri,
poi con un bicchiere ritagliare tanti
dischetti quanta è la pasta. Mescolare a parte i vari ingredienti del
ripieno, e quando sono bel amalgamati, metterne due cucchiai su ogni
dischetto di pasta, ripiegare la pasta in modo da dargli una forma di
mezzaluna, premere bene sui bordi,
con le dita inumidite, in modo che
i dolcetti non si aprano durante la
cottura. Posizionare le “pitte” sulla
lastra del forno infarinata, ed infornare. Si possono mangiare sia calde
che fredde.
CAMPANIA
La Pastiera
Napoletana
Ingredienti per sei persone: 500 g
di pasta frolla surgelata - 500 g di
ricotta - 200 g di zucchero - 220 g
di grano cotto (si trova in scatola
anche nei supermercati) - 40 g di
cedro candito - 40 g di arancia candita - un pizzico di cannella - 2 dl di
latte - 30 g di burro - 5 uova - 50 g
di zucchero a velo - 1 limone - sale
Preparazione: Fate scongelare la
pasta a temperatura ambiente, versate in una casseruola il grano, il latte,
il burro e la scorza grattugiata di 1/2
limone; lasciate cuocere per 10 minuti mescolando spesso. Passate al
setaccio la ricotta e amalgamatevi lo
zucchero semolato con la cannella,
la rimanente scorza di limone grattugiata, il sale e la frutta candita tagliata a dadini. Unite 4 tuorli, la crema
di grano e 3 albumi montati a neve;
mescolate bene. Imburrate una tortiera del diametro di cm 24 e foderatela con la pasta frolla che avrete
steso con il mattarello allo spessore
di circa 1/2 cm. Ritagliate la parte
eccedente, ristendetela e ricavatene
delle strisce. Versate il composto
nella tortiera, livellatelo, ripiegate
verso l’interno i bordi della pasta e
decorate con strisce formando una
grata che pennellerete con un tuorlo
sbattuto. Infornate a 180° gradi per
un’ora e mezzo; lasciate raffreddare
e, prima di servire, spolverizzate con
zucchero a velo.
EMILIA
ROMAGNA
Lasagne Verdi
Ingredienti per sei persone:
Per il sugo: 200 g di manzo macinato - 150 g di carne di maiale macinata - 100 gr di fegatini di pollo
- ½ cipolla - 1 carota - 1 gambo di
sedano - 200 g di passata di pomodoro - 30 g di burro - sale - pepe
Per le lasagne: 400 g di farina
bianca - 2 uova - 250 g di spinaci 5 dl di besciamella - 60 g di parmigiano - 60 g di burro - 1 cucchiaio
d’olio extravergine d’oliva - sale
Preparazione: Per preparare il
ragù, spellare, lavare e tritare
insieme la cipolla, la carota e il
sedano e soffriggerli in un pentolino con il burro. Aggiungere le
carni macinate ed i fegatini puliti
e tritati. Quando tutto sarà ben
rosolato, aggiungere la passata
di pomodoro. Salare, pepare e
cuocere a fuoco bassissimo con
il coperchio per 1 ora e 30 minuti, mescolando di tanto. Pulire
gli spinaci e lavarli a lungo sotto
l’acqua corrente, lessarli in poca
acqua salata e scolarli ben bene.
Strizzarli a fondo e sminuzzarli
a pezzettini. Impastare la farina
con le uova e gli spinaci, tritare
la sfoglia molto sottile e tagliarla
in rettangoli uguali. Cuocere le
lasagne in acqua salata bollente,
condita con un cucchiaio d’olio,
in modo che le lasagne non si attacchino tra loro. Scolarle e stenderle ad asciugare una accanto
all’altra su un canovaccio. Imburrare una teglia e riempirla con
strati alternati di lasagne, ragù,
formaggio grattugiato e besciamella. Sull’ultimo strato versare
un po’ di besciamella e del burro
in noci. Cuocere il tutto in forno
a 160° per circa mezz’ora, finché
la superficie sia ben abbrustolita.
Servire caldo.
FRIULI
Pinza Pasquale
alla Triestina
Ingredienti: 1 kg di farina - 6 uova
e 2 albumi - 350 g di zucchero - 250
g di burro - 100 g di lievito di birra 1/2 litro di latte - Rhum - vaniglia
Preparazione: Impastare il lievito con un po’ di latte tiepido e di
farina, lavorare con un cucchiaio
di legno finché la pastella sia della giusta consistenza e lasciare
lievitare in un luogo tiepido. Nel
frattempo, preparare sulla tavola
gli altri ingredienti, farina, uova,
un pizzico di sale stemperato in
acqua appena calda, lo zucchero
ammorbidito in un po’ di latte
tiepido, ed il burro sciolto. Mescolare con un po’ di vaniglia ed
un bicchierino di Rhum. Quando
il panetto di lievito sarà cresciuto abbastanza, unirlo al resto, e
mano a mano che si lavora la
pasta, aggiungere se serve, del
latte. Quando la pasta è pronta,
farla lievitare nuovamente, e poi
passare al forno caldo.
LAZIO
Arrosto d’Agnello
con la Coratella
Ingredienti per otto persone: 1
carré d’agnello - 150 g di coratella
d’agnello - un misto di salvia, rosmarino, timo, maggiorana, aglio
- rete di agnello (o di maiale) - 1 sedano - 1 carota - 1 cipolla - 6 spicchi
d’aglio - vino bianco secco - olio
d’oliva - sale - pepe nero a granelli
Preparazione: Tagliare la coratella
a fette sottili e tenerla per 30 minuti
sotto l’acqua corrente. Spolpare il
carré d’agnello, salarlo e dividerlo
in due pezzi uguali e sistemare tutta
la coratella su una parte, cospargerla
con il misto di odori, sale, pepe macinato, il tutto in grande abbondanza, e quindi appoggiarvi sopra l’altro
pezzo di polpa, formando una specie
di polpettone da avvolgere poi con
la rete. Legarlo con lo spago bianco
da cucina, metterlo in una pentola
insieme alle ossa spolpate, condire il
tutto con olio, sale, pepe e infornare
a 200°, per 30 minuti, fino a quando la carne sia ben colorita. Scolare
quindi tutto il grasso che si sarà formato, e mettere nella teglia una coda
di sedano, una carotina, una cipolla
media, il tutto a tocchi, poi gli spicchi d’aglio non sbucciati, e bagnare
con un dito di vino. Proseguire la
cottura in forno ancora per un’ora
circa. Al momento di servire, liberare l’arrosto di agnello dallo spago,
tagliarlo a fette, irrorarlo con il sugo
filtrato. Guarnire il piatto a piacere e
servire immediatamente in tavola.
LIGURIA
Torta
Pasqualina
Ingredienti per la pasta:
400 g di farina bianca - 2
cucchiai d’olio extravergine
d’oliva - sale - acqua
Ingredienti per il ripieno:
500 g di bieta - 200 g di ricotta (o di latte cagliato) - 50
g di burro fuso - 6 uova - 1
cucchiaio di maggiorana fresca (1 cucchiaino se essiccata) - 4 cucchiai di parmigiano grattugiato - 4 cucchiai di
pecorino grattugiato - 1 bicchiere di latte - 1 bicchiere
d’olio - sale e pepe
Preparazione: Impastare la
farina con l’olio e il sale;
aggiungere man mano tanta acqua tiepida quanto basta per ottenere un impasto
consistente e morbido; lavorarla finché si formino delle
bollicine d’aria. Coprire con
un tovagliolo umido e far
riposare (chi lo volesse può
usare pasta sfoglia surgelata). Stendere 6 sfoglie il più
sottili possibile con un mattarello, perché questo piatto
tradizionale ligure è tanto più
buono quanto più sottili sono
le sfoglie di pasta. Pulire la
bieta, lavarla e cuocerla in
una casseruola con poco sale,
senz’altro. Cuocere a fuoco
basso, e con il coperchio, per
6 minuti. Appena cotta strizzarla bene, tritarla finemente e metterla in una ciotola
grande. Aggiungere la ricotta
sbriciolata (o il latte cagliato),
2 uova intere, il parmigiano
grattugiato, metà pecorino e
la maggiorana: se l’impasto
è troppo solido, ammorbidire
con il latte. Foderare con una
sfoglia uno stampo apribile,
unto d’olio, ungere la sfoglia con un pennello intinto
nell’olio e sovrapporne a una
a una, le altre due, ungendole sempre con l’olio tranne
l’ultima. Disporre il ripieno
e con un cucchiaio scavare 4
incavature in cui si porranno
le uova intere, crude. Salare
e cospargere con il resto del
pecorino. Chiudere con una
sfoglia di pasta e sovrapporvi
le altre due, sempre ungendo con il pennello da cucina
la superficie tra una e l’altra.
Sigillare con i ritagli di pasta
formando un cordone tutt’intorno al bordo. Ungere la superficie con un po’ d’olio e
perché risulti più dorata, con
parte di un uovo intero battuto; bucare la superficie con
uno stuzzicadenti, facendo
attenzione a non rompere le
uova e infornare in forno già
caldo, a 200°C, per 40 minuti. Si può servire tiepida, ma
anche fredda, durante il pranzo del lunedì di Pasqua.
LOMBARDIA
Torta Salata
di Paqua
Ingredienti per otto persone: 1
pollo da Kg 1,500 - 700 g di pasta
sfoglia surgelata - 1 fetta di prosciutto di Praga per 250 g - 200 g
di asparagi lessi - 3 scalogni - un
uovo - prezzemolo - timo - parmigiano -estratto di carne - burro
- brodo vegetale - vino bianco olio d’oliva - sale - pepe
Preparazione: Scongelare la
pasta sfoglia. Disossare il pollo, ridurre a bocconcini la polpa
ottenuta e rosolarla in padella,
a fuoco vivo, con burro e olio
caldi e gli scalogni a spicchi;
stemperare con un dito di vino,
salare, pepare e portare a cottura,
coperto, senza aggiungere alcun
liquido. Cuocere per circa 25’
e, alla fine, togliere la carne dal
sugo (che va conservato), farla
raffreddare poi mescolarla con il
prosciutto a cubetti, gli asparagi
sminuzzati, di timo e prezzemolo tritati e 2 cucchiai di parmigiano grattugiato. Stendete la
pasta sfoglia a mm 3 di spessore
poi, con una parte, rivestire uno
stampo a guscio d’uovo lasciando la pasta debordare abbondantemente. Versare nello stampo il
misto di pollo e prosciutto, chiudere ripiegandovi sopra la pasta
debordante, quindi sformare
la torta a forma d’uovo, su una
placca coperta da carta da forno;
pennellarla con uovo sbattuto,
guarnirla con un nastro di pasta, pennellare tutto ancora una
volta e, infine, infornare a 200°
per 40’ circa. Servire la torta accompagnata dal sugo di pollo,
precedentemente allungato con
un mestolo di brodo, e insaporito
con un punta di estratto di carne
e fatto ridurre a salsina.
MARCHE
Brodetto Bianco
di Portorecanati
Ingrediente per sei persone: 2
kg di pesce assortito per zuppa
(triglie, sogliole, merluzzi, seppie, palombo, pescatrice, pannocchie) - 1 cipolla - 1 bicchiere
d’olio extra vergine d’oliva -2
bustine di zafferano - 2 bicchieri
di vino bianco secco - alcune fette di pane casereccio - brodo di
pesce - sale - pepe
Preparazione: Pulire i pesci e
tagliare a pezzi i più grossi. In
una pentola soffriggere nell’olio
la cipolla tagliata a velo. Aggiungere le seppie tagliate a pezzettini e coprire con un filo di brodo
di pesce (o acqua), in cui sarà
stato sciolto lo zafferano. Salare, pepare e aggiungere gli altri
pesci, in ordine di cottura (prima
quelli che cuociono di più). Bagnare con il vino e cuocere per
22/2009
Pag. 13
LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI
15 minuti, muovendo di tanto in
tanto la pentola, salare e pepare. Servire il brodetto su fette di
pane abbrustolite, caldissime.
MOLISE
Insalata
Buona Pasqua
Ingredienti per sei persone: 1/2
cespo di lattuga romana - 1 mango - 3 pomodori rossi e ben sodi
- 150 g di fagiolini - 6 ovetti di
quaglia - basilico - limone - olio
extravergine d’oliva - sale - pepe
Preparazione: Tuffate i fagiolini, mondati, in acqua bollente
salata e lessateli per circa 5’.
Rassodate le uova (per quelle di
quaglia occorrono 4 o 5’). Mondate intanto la lattuga, lavatela e
sgocciolatela bene, quindi tagliatene le foglie a pezzi non troppo sottili. Sbucciate il mango,
eliminate il nocciolo centrale e
tagliate il frutto a dadi. Mondate e fate a spicchi i pomodori.
Scolate e raffreddate i fagiolini,
quindi mescolate in una ciotola
la verdura e la frutta. Unite qualche foglia di basilico spezzettata
a mano. Guarnite con le uova di
quaglia sode, sbucciate e dimezzate. Servite l’insalata condita
con una salsa citronnette preparata battendo quattro cucchiaiate
di olio, con il succo filtrato del
limone, sale e pepe.
PIEMONTE
Brasato al Barolo
Ingredienti per quattro
persone: 800 g di carne magra
della coscia di manzo - 50 g di
pancetta - 50 g di burro - una
spruzzatina di brandy - farina
La marinatura: 1 bottiglia di
Barolo non molto invecchiato - 2
o 3 carote - 2 costole di sedano 1 cipolla - le foglie di un rametto
di rosmarino - 3 chiodi di garofano - 1 pizzico di timo - 1 spicchio d’aglio - 1 foglia di alloro
- 1 pezzetto di cannella - 3 grani
di pepe raccolti in un sacchettino
di garza
Preparazione: Steccate la carne
con qualche listarella di pancetta, mettetela in una terrina con
le verdure tagliate a pezzetti e
il sacchettino con gli aromi e le
spezie; versate il barolo, coprite
con un piatto e lasciate marinare (circa un giorno), coperto,
in luogo fresco (non in frigo),
rimescolando qualche volta. In
una casseruola soffriggete nel
burro la rimanente pancetta tritata, poi rosolate la carne scolata
e leggermente infarinata, versate
quindi tutta la marinata e portate
a bollore; dopo una decina di minuti togliere il sacchettino degli
aromi, salate, coprite e portate
a cottura a fuoco basso. Togliete quindi la carne e tenetela al
caldo, passate il sugo nel passaverdure, rimettetelo sul fuoco,
addensatelo, regolatelo di sale
e spruzzatelo col brandy. Dopo
qualche minuto di bollore versatelo sulla carne affettata e servite
con polenta o purè.
PUGLIA
Le Scarcelle
Ingredienti: 300 g di
farina doppio zero - 2 uova - 2
cucchiai di olio - 100 g di zucchero - latte - sale - buccia di limone grattugiata
Preparazione: Prendere la farina, ed impastarla con le uova, i
due cucchiai di olio, lo zucchero,
un po’ di latte, pochissimo sale
e la buccia di limone grattugiata.
Quando l’impasto sarà pronto,
spianare la pasta riducendola a
mezzo centimetro di altezza e
ritagliare tre ovali, conservando
i ritagli. Poggiare su una delle
estremità un uovo col guscio, fissarlo con i ritagli, cospargerle di
zucchero e di confettini colorati
e metterle in forno dopo averle
sistemate su una teglia appena
unta. Controllare la cottura, lasciare raffreddare e mangiare.
SARDEGNA
Pillus
Ingredienti: 500 gr di
semolino - uova quanto bastano olio - 1 cipolla - 1 carota - 300 g di
carne - brodo - vino bianco - 100
g di prosciutto - prezzemolo - 50
g di burro - salsa di pomodoro
Preparazione: Prendere il semolino
ed aggiungere tante uova quante ne
assorbe, e lavorare la pasta finché
diventi uniforme e vellutata. Lasciare riposare per più di un’ora e intanto
far rosolare una cipolla tritata in olio
abbondante, appena diventa dorata,
aggiungere la carne tagliata a dadini,
la carota tagliuzzata fine e far cuocere lentamente versandovi, di tanto in
tanto, il brodo. Quando la carne è cotta, aggiungere il prosciutto tagliato a
pezzetti, un po’ di prezzemolo tritato,
il burro, un cucchiaino di concentrato
di pomodoro sciolto in poca acqua
tiepida, sale, ed infine aggiungere il
vino bianco secco. Lasciare cuocere
ancora, lentamente, poi prendere una
casseruola, riempirla d’acqua salata e
far bollire forte. Nel frattempo stendere la pasta col mattarello e farne
delle sfoglie sottilissime, tagliarle a
dischi della dimensione di un piatto.
Far cuocere i dischi di pasta nell’acqua bollente, uno alla volta, e quando
sono al dente scolarli con un mestolo
forato, facendo attenzione che non si
rompano. Preparare una teglia alta
con dentro il sugo, il formaggio dolce
grattugiato e disporre a strati i dischi
di pasta, il sugo, il formaggio, fino
alla fine degli ingredienti. Condire
l’ultimo strato di pasta con sugo, formaggio e fiocchetti di burro. Cuocere
nel forno da campagna elettrico o a
gas, lasciare dorare un poco la superficie e poi servire direttamente nel recipiente, possibilmente di pirofila.
SICILIA
Zuccotto Pasquale
Ingredienti per lo zuccotto: 1 pan di Spagna da cm 24
di diametro - 400 g di panna fresca
- 40 g di cioccolato fondente - 40 g
di canditi misti a dadini - acqua di
fior d’arancio - Grand Marnier
Ingredienti per la glassa e per
completare: 300 g di cioccolato
fondente - pasta di mandorle (marzapane): 200 g gialla, 200 g verde
Preparazione: Tagliate tutto il pan
di Spagna in fette rettangolari di
circa cm 1 di spessore, quindi dividete ogni fetta a metà, cioè in due
triangoli. Pennellate di Grand Marnier uno stampo a forma d’uovo,
e, successivamente, rivestitelo con
le fette di pan di Spagna, sistemandole, una di seguito all’altra, con le
punte convergenti rivolte al centro
dello stampo. Spruzzatele quindi
con una bagna preparata con acqua
e Grand Marnier in parti uguali. Per
la farcia, montate la panna, aromatizzatela con un cucchiaio di acqua
di fior d’arancio quindi mescolatela
con i dadini di canditi e con il cioccolato fondente sminuzzato a mano.
Versate la farcia nello stampo preparato, coprite con altre fette di pan di
Spagna, pennellate anche queste di
bagna, quindi passate in frigo almeno per 4 ore e, intanto, temperate il
cioccolato: riscaldatelo a bagnomaria fino a 45° poi, mescolandolo,
raffreddatelo fino a 27° e, infine,
riportatelo a 30°. Con un filo di cioccolato temperato, fatto uscire da un
cornetto per decorare, guarnite con
un disegno a griglia il dolce appena
sformato. Spruzzate poche gocce di
acqua fredda nel cioccolato rimasto,
poi lavoratelo con una frusta per renderlo denso e cremoso; raccoglietelo
in una tasca con bocchetta spezzata
e decorate il centro dell’uovo con un
nastro spesso, che chiuderete con il
fiocco di marzapane verde.
TRENTINO
Polpettine
Pasquali
Ingredienti: 600 g di polpa di agnello macinata - 1 scalogno - rosmarino
- prezzemolo - rete di maiale - aceto
balsamico - vino bianco - brodo di
dado - olio d’oliva - sale - pepe
Preparazione: Amalgamare la
polpa macinata di agnello con un
trito di prezzemolo, rosmarino,
uno scalogno, sale, pepe. Preparare con il composto 8 polpettine. Allargate la rete di maiale,
dividetela in 8 pezzi uguali e, in
ciascuno, avvolgete una polpettina schiacciandola leggermente. Rosolate le 8 polpettine in
un velo d’olio caldo e, quando
saranno colorite, passatele nel
forno a 200° per 10’. Sfornatele,
toglietele dal fondo di cottura,
sgrassate questo ultimo, riportatelo sul fuoco, aggiungete un
cucchiaio di aceto, g 60 di vino
e un mestolino di brodo. Fate
ridurre la salsina poi versatela
sulle polpettine e servitele: noi le
abbiamo accompagnate con una
teglia di patate fritte.
UMBRIA
Agnello
Tartufato
Ingredienti per sei persone: ½
kg di agnello tagliato a pezzetti
- 3 cucchiai d’olio extravergine
d’oliva - 1 spicchio d’aglio - 1
rametto di rosmarino - 5 dl di
vino bianco secco - 150 g di tartufo nero - sale e pepe
Preparazione: Soffriggere l’aglio
intero e il rosmarino, tritato grossolanamente, in una padella di
ferro con l’olio, mettere la carne,
salare e pepare. Quando la carne
sarà ben rosolata, bagnare con il
vino bianco e cuocere a fuoco
basso per 1 ora, con il coperchio.
Trasferire l’agnello sul piatto da
portata, aggiungere il tartufo tagliato a lamelle sottili, mescolare
e lasciare riposare al caldo, coperto, per qualche minuto prima
di servire.
VALLE D’AOSTA
Crescia
di Pasqua
Ingredienti per dodici persone:
820 g di farina bianca - 200 g di
olio d’oliva - 200 g di parmigiano
grattugiato - 90 g di lievito di birra - 50 g di pecorino grattugiato
- 6 uova - sale - pepe nero in grani
- burro - farina per lo stampo
Preparazione: In una ciotolina,
con g 20 di lievito, g 50 di farina
e g 100 di acqua tiepida, preparare una pastella e lasciare lievitare
per 30’ coperto da un tovagliolo.
Montare a neve gli albumi con la
frusta rotonda, poi unire i tuorli
e, sempre lavorando, aggiungere
l’olio, il pecorino, il parmigiano, il pastello lievitato, sale e
una generosa macinata di pepe
(a questo punto il composto diventerà così liquido che l’aver
montato inizialmente gli albumi,
potrebbe sembrare un’operazione superflua; invece è necessaria
per dare una maggior morbidezza all’impasto finale). Sostituire la frusta rotonda con quella
a gancio e, sempre lavorando,
aggiungere g 400 di farina, g 70
di lievito sbriciolato e, poco per
volta, la farina rimasta (g 400),
proseguendo la lavorazione finché la pasta risulterà morbida,
omogenea, molto elastica e sulla superficie compariranno delle
bollicine d’aria. Imburrare e infarinare abbondantemente uno
stampo a chiusura mobile di cm
32 di diametro e trasferitevi la
pasta che non dovrà riempirlo per
più di due terzi. Tenere in luogo
tiepido, coperto da un tovagliolo,
finché la pasta lievitando colmerà lo stampo; allora passare nel
forno già a 180° per un’ora e 30’
circa, coprendo la crescia a metà
cottura con un foglio di alluminio, per evitare che diventi troppo scura in superficie. Prima di
sfornare, provare la cottura con
uno stecchino che, infilzato nella
parte più alta della focaccia, dovrà uscire perfettamente asciutto.
La crescia si gusta tiepida o fredda, tagliata a fette, con salame a
grana grossa.
VENETO
Insalatina
Pasqualina
Ingredienti per otto persone: 1
kg di asparagi - 250 g di code di
gamberetti già lessate e sgusciate
- 120 g di olio extra vergine d’oliva - 16 uova di quaglia - 1 uovo
sodo - 1 cuore di lattuga - olive
verdi snocciolate - prezzemolo maggiorana - aceto - vino bianco
secco - sale - pepe nero in grani
Preparazione: Pelare gli asparagi
raschiando i gambi ed eliminando la parte più legnosa. Lavarli,
raccoglierli a mazzetto, lessarli in
poca acqua bollente salata, scolarli al dente, quindi tagliare le punte
con un pezzetto di. Far rassodare
le uova di quaglia, inizialmente in
acqua fredda e lasciandole cuocere
per 4 minuti dall’inizio del bollore;
passarli subito dopo a raffreddare
e sgusciateli. Lavate e sgocciolate
molto bene il cuore di lattuga, tagliatelo a striscette sottili, che disporrete in un mucchietto al centro
di un piatto da portata ovale, piuttosto capiente. Sopra mettete le code
di gamberetti e rondelle di uova
(saranno sufficienti 4); intorno al
piatto disponete le punte d’asparago tagliate per il lungo a fettine con
un coltellino affilatissimo con lama
molto sottile. Tra gli asparagi e l’insieme al centro del piatto, mettete
gli ovetti rimasti, tagliati a metà, sistemandoli tutti in giro. Al momento di servire, preparate una salsina
frullando il tuorlo dell’uovo sodo
insieme con l’olio, una decina di
olive verdi, una cucchiaiata d’aceto, una di vino, tre di acqua fredda,
sale e una generosa macinata di
pepe. Aromatizzate la salsina con
un trito di prezzemolo e maggiorana quindi versatela a filo sull’insalata che porterete immediatamente
in tavola, mescolandola in presenza
dei commensali.
LA
REDAZIONE
augura
BUONA
PASQUA!
Pag. 14
22/2009
LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI
PER LA “SEMANA SANTA”, TUTTI GLI L A “ S E M A N A S A N TA ”
SPAGNOLI INSIEME CON E PER LA FEDE ATTRAVERSO I SECOLI
A Malaga, Siviglia e nelle altre
città spagnole, durante il passaggio delle processioni la gente
si accalca ai bordi della strada
partecipando vistosamente, con
emozione ed entusiasmo, al solenne rituale. Ma quanti di loro,
senza togliere il merito di una
spontanea ed a volte rudimentale
devozione, ne conoscono i veri
risvolti spirituali e religiosi? La
religione Cattolica è unica in tutto il mondo. Pertanto cerchiamo
di capire le motivazioni religiose
da cui partono le differenti forme di celebrazione organizzate
nel mondo. Che cosè in realtà la
Settimana Santa? È la settimana
nella quale il Cristianesimo celebra gli eventi di fede correlati
agli ultimi giorni di Gesù, comprendenti in particolare la sua
passione, morte e resurrezione.
Gli ortodossi chiamano la stessa “grande settimana”, perché
commemora le grandi opere di
Dio per l’umanità. In molte città
italiane e straniere si svolgono i
Riti della Settimana Santa, come
i misteri, le via crucis e le proces-
sioni in cui le statue, dette anche
troni o simboli, sono portate a
spalla dai confratelli. Fra le celebrazioni più particolari e belle in
Italia figurano quelle di Taranto,
di Polistena, di Catanzaro, San
Fratello, Enna, Caltanissetta, Bitonto e Trapani. Tradizionalmente la settimana santa si apre con
la Domenica delle Palme, nella
quale si celebra l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, acclamato come Messia e figlio di
Davide. Nella liturgia cattolica
viene letto il racconto della Passione di Gesù secondo l’Evangelista corrispondente al ciclo
liturgico che si sta vivendo. La
tradizione risale a prima del IV
secolo. Il lunedì, martedì e mercoledì santo la Chiesa contempla
in particolare il tradimento di
Giuda per trenta denari. Durante
la mattina del Giovedì santo non
si celebra l’eucarestia nelle parrocchie, perché viene celebrata
un’unica Messa (detta Messa del
Crisma) in ogni diocesi, nella
chiesa cattedrale, presieduta dal
vescovo insieme a tutti i suoi
presbiteri e diaconi.
La sera invece si
celebra la Messa in
Cena Domini. Alla
fine della messa i
ministri cambiano il
colore liturgico (assumendo il colore
viola) ed ha luogo il
rito della spoliazione degli altari e la
velatura delle croci.
Gli altari restano
senza
ornamenti,
le croci velate e le
campane silenti. Il
solenne Triduo pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo inizia
nel pomeriggio del
giovedì santo. In ora
serale si celebra la
solenne Messa della cena del Signore,
nella quale si ricorda l’Ultima Cena di
Gesù, la istituzione
dell’Eucarestia e del
sacerdozio ministeriale, e si ripete il
gesto simbolico della lavanda dei piedi
effettuato da Cristo
nell’Ultima Cena.Il
Venerdì Santo è il
giorno della morte
di Gesù sulla Croce.
La chiesa celebra
verso le tre del pomeriggio la solenne
celebrazione della
Passione. In molte
città e paesi, è tradizione effettuare per le strade il
pio esercizio della Via Crucis. La
chiesa cattolica pratica il digiuno ecclesiastico e si astiene dalle
carni come forma di partecipazione alla passione e morte del suo
Signore. Il Sabato Santo è tradizionalmente giorno senza liturgia: non si celebra l’Eucaristia,
e la comunione ai malati si porta solamente ai malati in punto
di morte. Nella notte si celebra
la solenne Veglia pasquale,
che, nella chiesa cattolica, è la
celebrazione più importante di
tutto l’Anno Liturgico. La domenica di Resurrezione torna a
riecheggiare la gioia della veglia pasquale. Tale domenica è
ampliata nell’Ottava di Pasqua:
la Chiesa celebra la pienezza
di questo evento fondamentale per la durata di otto giorni,
concludendosi con la Seconda
domenica di Pasqua, chiamata
fin dall’antichità domenica in
albis, che Giovanni Paolo II ha
voluto dedicare al ricordo della
divina Misericordia.
Gian Giacomo Bei
La celebrazione della Settimana Santa di Malaga ha iniziato il
suo attuale percorso nel 1487, con la riconquista della città da
parte del Re Cattolici. La conversione degli abitanti al cattolicesimo, assieme all’arrivo di nuovi abitanti dalla Castiglia, diede
una nuova dimensione, dopo secoli di influenza musulmana, alla
espressione religiosa del popolo Malaga. Durante il periodo barocco le confraternite erano formate dalle nobili famiglie della
città. I troni erano delle rudimentali piattaforme sulle quali venivano montate le immagini, trasportate a spalla da una decina di
portatori. Fin da quei tempi, riuscire ad essere portatore, almeno
per una volta, costituiva un grande onore e per ottenerlo c’era
sempre una lunga fila d’attesa di anno in anno. Il corteo era composto dagli “Hermanos de Luz”, letteralmente fratelli di luce trasportatori di candele che corrispondono agli attuali nazareni
che accompagnano le processioni - e dagli “ Hermanos de Sangre
“, letteralmente fratelli di sangue, penitenti che si flagellavano
pubblicamente, suscitando orrore e ammirazione nella gente che
assisteva alla processione. A quei tempi, la maggior parte dei
membri delle confraternite erano mossi dal desiderio di ottenere
un luogo sacro per il riposo eterno delle loro spoglie mortali.
Con le invasioni napoleoniche le confraternite vennero saccheggiate ed il loro patrimonio scomparve finendo in mani straniere.
Nel 1921 è stata creata in associazione la “Settimana Santa di
Malaga”, la cui funzione principale era ottenere il sostegno finanziario per pagare le spese delle processioni. Ma in realtà divenne subito molto popolare come attrazione turistica, trasformandosi in una apprezzabile fonte di reddito per la città. Questa
età dell’oro venne stroncata da motivi politici e sociali. Nella
notte del 11 al 12 maggio 1931, con la Seconda Repubblica,
gruppi di anarchici saccheggiarono i le chiese distruggendo tutto ciò che contenevano. A seguito di questi eventi, il burrascoso
clima sociale costrinse alla sospensione delle processioni, anche se nel 1935 alcune confraternite, poi chiamate “dei coraggiosi”, sfilarono in piazza rischiando il piccolo patrimonio che
erano riuscite a mettere insieme. Nel 1936, la guerra civile spagnola provoca un’altra ondata di cieca violenza antireligiosa,
distruggendo quanto si era salvato dal precedente saccheggio.
Alla fine della guerra i vincitori trasformano le processioni in
una rivalsa sui nemici della fede cattolica, dandogli sfarzo ed
aumentando la presenza di forze militari nelle manifestazioni.
Da questo momento crescono le dimensioni dei troni, anche per
evidenziare il desiderio di vittoria della fede cattolica sul brutale ateismo repubblicano e vengono introdotti nuovi elementi,
che purtroppo stanno scomparendo, come i tinglaos, agili strutture metalliche per proteggere i troni in caso di maltempo. Ed
arriviamo ai giorni nostri, in cui ormai coesistono due forme di
vita e di interpretazione della Settimana Santa. Insieme con la
scuola di pensiero sviluppata nel periodo post-bellico, fatta di
troni enormi, sontuosità e di lusso, verso la fine degli anni ‘70
cominciarono ad apparire le nuove confraternite, fatte di spirito
penitenziale e di una maggiore austerità nel suo rito. Il sacro
si unisce armoniosamente al profano. E la “Semana Santa” diventa anche un potente motivo per visitare Malaga, segnando
clamorosamente l’inizio della primavera.
Maria Annunzia Lungarini
22/2009
Pag. 15
LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI
a cura di Alessandra Selvelli
LA “SEMANA SANTA” DI MALAGA
La Legione sfila in “Semana Santa” con il Santo Patrono: “Cristo de la Buena Muerte”
La “Semana Santa de Málaga”, ossìa la Settimana Santa
di Malaga, è un’antica tradizione che risale all’epoca dei
Re Cattolici. Per tutto il periodo la città di Malaga, capitale
della Costa del Sol, coniuga
perfettamente la modernità
con la più resistente tradizione, rappresentata appunto dalla Settimana Santa, esuberante
e suggestiva manifestazione
religiosa, a metà fra la devozione, la liturgia e lo spettacolo culturale. Dal 1965 è stata
dichiarata avvenimento di Interesse Turistico Internazionale. Per assistervi la gente viene da ogni parte del mondo. Il
gusto per l’arte barocca delle
41 Confraternite dette Cofradias e Hermandades - potenti associazioni religiose che
organizzano e danno vita alla
manifestazione - e la grande
quantità di materiale processionale, costituiscono da secoli il trionfo di un’arte da strada
ridondante di pregiati orpelli e
luminarie, piena di colore e di
traboccante maestosità. Protagonisti della celebrazione sono
i troni, immense e pesantissime macchine religiose portate a spalla dai membri delle
rispettive confraternite, sulle
quali troneggiano statue di
impressionante impatto emozionale raffiguranti il Cristo
o la Madonna, oppure scene
della Passione di Gesù. Sono
impalcature complesse, strutture di legno e metallo, nelle
quali abbondano - ogni anno
di più, quasi come una gara fra
le confraternite - ricche luminarie d’argento, alimentate a
gas o a batteria, pregiati broccati, raffinati tessuti, ricamati
in oro e migliaia di candele. Il
loro peso può raggiungere diverse tonnellate e per portarle
in processione, attraversando miracolosamente itinerari
fatti anche di stretti vicoli e
piazzette, sono necessari fino
a 280 portatori. Tutti muovendosi in perfetto sincronismo,
l’uno attaccato all’altro come
un corpo unico per distribuire
uniformemente il peso del trono. Un errore può essere fatale.
Nel loro incedere con il cosiddetto “passo marinaro”, tipico
delle processioni di Malaga,
imprimono alla macchina un
andamento ondeggiante che
fa muovere le vesti e drappeggi delle statue dandogli una
impressionante sensazione di
vita. Ogni trono è accompagnato da una serie di lugubri
incappucciati chiamati nazarenos - penitenti che sorreggono una enorme candela accesa - e quasi sempre, a meno
che non si tratti di processioni
silenziose, da una banda musicale che ne marca solennemente il passo. Su tutto spicca
la figura de Capataz, il quale
comanda e sincronizza i movimenti del portatori picchiando in modo convenzionale su
una campanella posta davanti
al trono. A partire dalle prime
ore della sera i cortei lasciano lentamente i loro quartieri
e si incrociano senza intralciarsi per le strade del centro,
riempiendo l’aria di suoni e
di inequivocabili effluvi. Per
sette giorni a Malaga la festa
è percepibile attraverso i cinque sensi, snodandosi lungo
un percorso fiancheggiato da
una folla, immensa, festosa e
plaudente allo stesso tempo.
L’odore della cera, del fumo
e dell’incenso satura l’aria
rendendola densa e palpabile, alternandosi al profumo
del biancospino e delle rose
che decorano generosamente
i troni. Ondate di calore galleggiano a mezz’aria, alimentate dalle migliaia di candele
che gocciolano sull’asfalto
lasciandovi uno strato di cera
che per molti giorni farà stridere le gomme delle macchine.
La liturgia religiosa si mescola senza contrasti al rituale pagano esaltandone la spettacolarità. Di tanto in tanto, sempre su comando del Capataz,
le processioni si fermano per
accogliere in silenzio gli canti
lamenti delle saetas. A Malaga, la Settimana Santa è molto
diversa da quella celebrata in
altri luoghi andalusi o spagnoli. Chi vi assiste per la prima
volta ne rimane affascinato e
sorpreso, perché non è vissuta
con la meditazione e il silenzio, ma è piena di felicità, di
rumore, di allegria, di canti, di
grida e di spontanei applausi.
Con una religiosità viscerale,
quasi confidenziale, al limite
dell’irriverente, per esprimere il proprio amore la gente
si rivolge alla Vergine gridandole “Guapa!”, cioè bella. Per
un andaluso è il massimo del
complimento. Una delle tradizioni più suggestive, che si
ripete ogni anno, è quella della liberazione di un recluso,
prelevato a sorte dalla prigione di Malaga, il quale viene
graziato pubblicamente dopo
essere sfilato incappucciato
davanti al trono che rappresenta la cattura di Gesù. Unica
condizione, che non sia stato
condannato per omicidio.
NON C’È SEMANA SANTA SENZA “PREGON OFICIAL”
Come per altre cerimonie, anche la Semana Santa viene inaugurata col discorso (pregón) di un “pregonero” o di una “pregonera”, personaggi illustri
che esprimono publicamente i propri sentimenti per l’evento che sta per iniziare. Quest’anno il Pregón Oficial della Semana Santa di Malaga 2009 è stato pronunciato dalla professoressa Ana Maria Flores Guerrero, alla presenza
del sindaco Francisco de la Torre e del Vescovo Don Jesús Catalá. È intervenuta la Banda de Música de la Archicofradía de la Expiración. Come vuole
la tradizione, Ana Maria Flores Guerrero è stata presentata dal “pregonero”
uscente del 2008, il giornalista Francisco García Muñoz.
Come vuole una antica
tradizione di Málaga,
anche quest’anno la
Cofradía de Nuestro
Padre Jesús El Rico ha
fatto liberare un carcerato
dal penitenziario di
Alhaurín de la Torre.
Si tratta del muratore
Manuel F.G., di 26 anni,
célibe, condannato a
sette anni di reclusione
per lesioni. Ne aveva
scontati solo due. Come
regola, la liberazione
del prigioniero avviene
dopo
averlo
fatto
sfilare incappucciato in
testa alla processione.
Ancora oggi il Consiglio dei Ministri mantiene viva una
tradizione voluta da Carlos III e collegata ad un’epidemia
di peste che nel 1759 colpì gravemente Malaga, provocando
molti morti e causando la sospensione delle processioni di
Settimana Santa. Nessuno osava più uscire in strada per paura
del contagio. Fu allora che i carcerati di Malaga chiesero al
giudice il permesso di essere loro, a portare in processione
l’immagine della quale si dichiaravano devoti. Il permesso gli
venne negato. Allora scapparono dalla prigione e portarono
a spalle il sacro trono per le strade della città con una lunga
processione. Quando rientrarono volontariamente in cella, la
mortale epidemia cessò di colpo. Questo miracolo impressionò
Carlos III, il quale concesse questo privilegio, poi ratificato
dal Re Juan Carlos I nel 1976. Quest’anno, oltre all’indulto a
Manuel il Consiglio dei Ministri ha approvato anche la grazia
parziale ad una reclusa, richiesta della Cofradía del Amor, la
Caridad y San Juan Evangelista di Marbella.
T U T T E L E C O N F R AT E R N I T E D I M A L A G A
Pollinica, Lágrimas (Fusionadas), Huerto, Dulce Nombre,
Salutación, Salud, Prendimiento, Humildad, Crucifixión, Columna,
Dolores del Puente, Pasión, Estudiantes, Cautivo, Penas, Nueva
Esperanza, Humillación, Rescate, Sentencia, Rocío, Salesianos,
Fusionadas, Paloma, Rico, Sangre, Expiración, Santa Cruz, Cena,
Viñeros, Mena, Misericordia, Zamarrilla, Esperanza, Dolores de
San Juan, Descendimiento, Monte Calvario, Santo Traslado, Amor,
Piedad, Sepulcro, Resucitado
Pag. 16
22/2009
LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI
LA “SEMANA SANTA” DI SIVIGLIA
TUTTE LE CONFRATERNITE DI SIVIGLIA
La Semana Santa di Siviglia, è
il più importante avvenimento
della tradizione religiosa e folcloristica che si tiene nella città
spagnola e precede di qualche
settimana l’altro grande appuntamento della vita sivigliana: la
Fiera di Aprile. Assieme a quella
di Malaga, è una delle più importanti dell’intero panorama mondiale. Grazie alla Settimana Santa, Siviglia appartiene alle poche
città spagnole in cui sopravvive
l’artigianato: intagliatori, pittori di statue di santi, ricamatori,
argentieri, orafi, che all’ombra
della cattedrale fanno lo stesso
lavoro dignitoso come nel XVI
e XVII secolo. Come in tutte le
città della Spagna, ma certamente con un volume di lavoro notevole per la quantità di processioni in programma, a Siviglia
la Settimana Santa viene vissuta
durante tutto l’anno, le confraternite lavorano giorno per giorno attraverso quelli che vengono
definiti i tre pilastri fondamentali
del loro statuto: Formazione,
Culto e Carità. Sono molteplici
anche le opere assistenziali che
le confraternite portano avanti in
città ed in provincia. I riti della
passione, insomma, rappresenta-
no solo il culmine delle attività
che però, sebbene non visibili
dal di fuori dell’ambiente, si protraggono per tutto l’anno, anche
se i rituali veri e propri delle processioni sono i soli effettuati in
ambiente esterno. Per disciplinare le attività religiose e sociali di
questi sodalizi, esiste un Consiglio Generale delle Fratellanze e
delle Confraternite, i cui membri
sono eletti ogni quattro anni dai
Confratelli Anziani delle distinte
Fratellanze. Fra i suoi compiti
ovviamente c’è anche quello di
organizzare la Settimana Santa
tramite accordi con le autorità
pubbliche. A Siviglia la scarsità
delle liturgie dopo il Concilio Vaticano Secondo non ha nemmeno scalfito la confraternita della
Settimana Santa. Duramente e
con successo si sono battuti per
difendere la loro identità barocca e cittadina (che poi è una cosa
sola), a cui sono rimasti fedeli sin
dalla Controriforma. In fondo la
“Settimana Santa” sfocia in una
gigantesca festa della mamma,
e per i Sivigliani è del tutto indifferente se Gesù sia il Figlio di
Dio o dell’imperatore della Cina.
L’importante è che si tratti del
figlio della donna, della madre
dolorosa, che lo segue lungo la
Via Crucis con il volto rigato di
lacrime. I gruppi di statue vengono portati avanti e indietro
giorno e notte dalle parrocchie
alla cattedrale dai “Nazarenos”,
“Penitentes” e “Costaleros”;
i quartieri riuniscono la gente
locale, quello di Triana in particolare diviene centro cerimoniale della popolazione, con
cerimonie sfarzose e una retorica teatrale, con tribune e ghirlande, bandiere e croci; le scene
vengono rappresentate come
una costosa festa dei sensi, un
percorso che può richiedere anche 8 ore, con un peso per ogni
portatore di 50-100 chili. Le li-
ste di attesa per essere accettati
in una delle Confraternite della
Settimana Santa sono lunghe,
e spesso si avanza molto lentamente o addirittura per niente.
Per l’abitante di Siviglia è una
questione d’onore diventare un
“capillita”, un membro di queste confraternite. Un “capillita”
non si riconosce subito solo perché ha la sua Señora al braccio
con la “mantilla”, ma soprattutto per l’abito tipico: camicia di
un bianco splendente, cravatta,
doppiopetto blu marino, possibilmente con bottoni dorati,
pantaloni grigi marengo, scarpe
lucide e capelli impomatati. Appartiene ad una specie particolare che si trova solo in Andalusia,
la terra della Santissima Maria.
Oltre al vestito, l’anello alla cravatta e il distintivo sul revers il
“capillita” si contraddistingue
per le sue abitudini profondamente radicate. Tutto l’anno
parla della “Settimana Santa”
che, come tutti sanno, è la più
grande del mondo. Vive per la
sua confraternita, alla quale dedica più tempo che alla famiglia.
Si accompagna con i suoi pari e
versa calde lacrime quando la
mattina presto, per l’esattezza
alle 2,45, vede passare la Vergine sul Calle Feria, che piange
non solo Suo Figlio, ma ogni
toro ucciso, oppure quando sente i canti di lamento vibrati, fervidi, quasi aggressivi, le saetas.
O ancora quando alle 5 in punto
in via Castellar con un “pss!” fa
tacere uno straniero perché non
gli fa sentire il paso racheado, il
passo strascicato del portatore
della confraternita El Gran Poder con le sue scarpe di canapa.
Il “capillita” è il cardine di questa tradizione. Forse questa città
è rimasta così perché lui la tratta
come se fosse una sua proprietà
privata. Per quanto ci si sforzi di
imitare Siviglia non ci si riesce.
Amargura, Carmen Doloroso, Cautivo de San Ildelfonso,
Corpus Christi, Cristo de Burgos, Cristo de la Corona, Dulce
Nombre, El Amor, El Baratillo, El Buen Fin, El Calvario,
El Carmen Doloroso, El Cerro, El Museo, El Sol, El Valle,
Especiales, Esperanza de Triana, Extraordinarias, Glorias,
Gran Poder, Jesus Despojado, La Candelaria, La Carreteria,
La Cena, La Estrella, La Exaltación, La Hiniesta, La
Lanzada, La Macarena, La Milagrosa, La Mortaja, La O, La
Paz, La Quinta Angustia, La Redención, La Resurreccion,
La Sed, La Trinidad, Las Aguas, Las Cigarreras, Las Penas
de San Vicente, Las Siete Palabras, Los Estudiantes, Los
Gitanos, Los Javieres, Los Negritos, Los Panaderos, Los
Servitas, Montesión, Montserrat, Otros lugares, Pasión,
Pino Montano, Redención, San Benito, San Bernardo,
San Esteban, San Gonzalo, San Isidoro, San Pablo, San
Roque, Santa Cruz, Santa Genoveva, Santa Marta, Santo
Angel, Santo Entierro, Semana Santa 2008, Soledad San
Buenaventura, Soledad San Lorenzo, Varios, Vera-Cruz
22/2009
Pag. 17
LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI
a cura di Maria Giulia Nuti
PREGONEROS 2008 DEI CAPOLUOGHI SPAGNOLI
Albacete, José Manuel Martínez
Martínez, Presidente de AJUSA Alicante, Francisco Grau Vegara,
Director de la Unidad de Música
de la Guardia Real - Almería,
Adolfo
González
Montes,
Obispo de la Diócesis - Ávila,
Antonio Cañizares, Cardenal
primado de España y arzobispo
de Toledo - Badajoz, José María
Gil Tamayo, Canónigo y director
del secretariado de la Comisión
Social de la Conferencia
Episcopal - Barcelona, Josep
Joan Badia Ardanuy, Monje
de Montserrat y exconsiliario
de la Hermandad del Rocío de
Barcelona - Bilbao, Joaquín
Caparros,
Entrenador
del
Athletic de Bilbao - Burgos,
Miguel Ángel Velasco Puente,
Director del semanario de
información católica “Alfa y
Omega” - Cáceres, Ceferino
Martín Calbarro, Vicario general
de la Diócesis - Cádiz, Antonio
Bustos Rodríguez, Director de
Temas Sevillanos - Castellón de
la Plana, [...], [...] - Ceuta, Pedro
Mariscal Rojas, Hermano Mayor
de la Cofradía de la Encrucijada Ciudad Real, Juan Luis Huertas,
[...] - Córdoba, Inmaculada
Luque, [...] - Cuenca, Javier
Caruda, Presidente de la Junta
de Cofradías entre 2001 y 2006
- Gerona, [...], [...] - Granada,
José Manuel Rodríguez Viedma,
Poeta - Guadalajara, Julián del
Olmo, Sacerdote y periodista
director del programa de La
2 “Pueblo de Dios” - Huelva,
Esther Bazán Gasch, Periodista
- Huesca, Manuel Malo, Prior
honorario de la Cofradía de la
Vera Cruz - Jaén, Pío Aguirre
Zamorano, Presidente de la
Audiencia Provincial de Jaén
- La Coruña, [...], [...] - Las
Palmas de Gran Canaria, Juan
Andrés Melián García, Miembro
de la ejecutiva insular del PP y
presidente de la Mesa Nacional de
Turismo - León, Máximo Cayón
Diéguez, Poeta - Lérida, Antonio
Varo Pineda, Cofrade cordobés
colaborador con diversos medios
y pregonero de la Semana Santa
de Córdoba en 1986 - Logroño,
José Luis Moreno Martínez,
Vicario general de la Diócesis Lugo, Marta Rivera de la Cruz,
Escritora - Madrid, José María
Álvarez del Manzano y López
del Hierro, Alcalde de Madrid
de 1991 a 2003 y presidente de
IFEMA - Málaga, Francisco
García Muñoz, Periodista gerente
de Punto Radio en Málaga Melilla, Blas Jesús Imbroda
Ortiz, Decado del Colegio de
Abogados - Murcia, María
José Díaz García, Periodista Oviedo, Juan Antonio Martínez
Camino, Obispo auxiliar de
Madrid y secretario general
de la Conferencia Episcopal
- Orense, [...], [...] - Palma
de Mallorca, Felipe Munar i
Munar, Historiador,
filólogo
y articulista - Pamplona, [...],
[...] - Palencia, Mariano Valero,
Periodista director del diario
“Palencia Siete” - Pontevedra,
[...], [...] - Salamanca, Florentino
Gutiérrez, Vicario general de la
Diócesis - San Sebastián, [...],
[...] - Santander, Vicente Jiménez
Zamora, Obispo de la Diócesis Santa Cruz de Tenerife, Damián
Iaguacen Borau, Obispo emérito
de la Diócesis - Segovia, Ángel
Rubio Castro, Obispo de la
Diócesis - Sevilla, Antonio
Burgos, Escritor y columnistas
de ABC - Soria, Francisco Parra
Palacios, Periodista - Tarragona,
Rosa María Virolés, Magistrada
del Tribunal Supremo - Teruel,
Jesús Sanz Montes, Obispo de
la Diócesis de Huesca y Jaca Toledo, Fernando Aranda Alonso,
Terciario Franciscano y miembro
de la Cofradía Internacional
de Investigadores - Valencia,
Francisco Arnau, Consejero
de Trabajo y Asuntos Sociales
de España en Ginebra ante la
Organización
Internacional
del Trabajo(OIT) - Valladolid,
Antonio Pelayo, Periodista y
sacerdote correspondal de Antena
3 en la Ciudad del Vaticano Vitoria, Alberto González de
Langarica, Sacerdote y doctor
en Teología - Zamora, Ricardo
Gómez
Jambrina
“Cario”,
Profesor - Zaragoza, Manuel
Ureña, Arzobispo de la Diócesis
LE TRE “PREZIOSITÀ” DELLE PROCESSIONI SPAGNOLE
C’è chi dice che vedere come una
Confraternita scende in strada è
già un’arte di per sé. Ed è vero.
Molti infatti sono gli elementi artistici concentrati nelle processioni
della Settimana Santa. Si tratta di
pregiati dettagli, vere opere d’arte,
preziosi reperti di antica arte orafa
e prodotti della più raffinata scuola
del ricamo che, a volte, a causa del
loro carattere artigianale, vengono
sottovalutati. Vediamo i principali.
L’ARTE SCULTOREA
Dal punto di vista scultorio, la città
di Malaga, dopo la Riconquista di
Re Cattolici, dipendeva dalla vicina
città di Granada. Solo la figura dello
scultore Pedro de Mena y Medrano
(1628 - 1688) basterà per soddisfare
con le sue opere tutto il suo secolo e
il successivo. L’artista, originario di
Granada, giunse a Malaga per realizzare le sedie del coro della cattedrale di Malaga e si stabilì in città fino
alla fine dei suoi giorni, realizzando
un gran numero di opere religiose,
alcune delle quali di fondamentale
importanza, come il celebre Cristo
de la Buena Muerte , purtroppo
scomparso nel 1931, la cui qualità
era tale che, ancora oggi, il popolo
malaghegno chiama la statua attuale
(magnifica scultura di Palma Burgos) “il Cristo di Mena”. Il Venerdì
Santo la statua viene solennemente
portata a spalla dai “legionari”, di
cui è Santo Patrono.
L’OREFICERIA
I troni sono ora opere di oreficeria minuziosa. L’arte di lavorare
l’oro, l’argento e altri materiali
preziosi è un elemento tipico della Settimana Santa. Dai gioielli
delle stesse Immagini fino ai troni
su cui sfilano in processione, passando dagli oggetti che indossano
alcuni penitenti in processione,
sempre vi è un qualcosa di metallico con decorazione barocca.
Nelle Vergini e nei loro troni l’arte dell’oreficeria mostra il massimo splendore, sia nei gioielli che
decorano le Immagini - corone,
pugnali, rosari - sia sul trono in
generale - fori, candele, pedana.
Utilità e decorazione si uniscono. Tutti questi elementi sono in
metallo, in particolare alpacca,
oppure argento color argento o
placcato oro. I nazzareni devono
indossare un elemento metallico,
come il bastone intarsiato.
PREZIOSI RICAMI
I ricami più caratteristici e finemente elaborati si trovano sui manti che
possono raggiungere gli 8 metri di
lunghezza e 5 di larghezza. Questa
lavorazione, conosciuta in Andalusia da vari secoli, si è evoluta notevolmente nel tempo. Dagli antichi
maestri ricamatori ai conventi di
monache che si sono occupate dei
ricami fino alla seconda metà del secolo, fino ad arrivare agli atelier professionali di oggi. All’interno delle
confraternite, il ricamo svolge senza
dubbio un ruolo decisivo, visto che
sia i maestri più veterani sia i giovani professionisti del mestiere hanno
raggiunto un ottimo livello professionale. Il che fa sì che questo tipo di
arte possa evolversi e far crescere il
numero e la qualità delle Confraternite giorno dopo giorno.
LA “SAETA”, ANTICO LAMENTO
DI DISPERATA VENERAZIONE
La “Saeta” e un canto religioso spagnolo di venerazione,
un lamento tragico risalente molti secoli addietro,
generalmente improvvisato e senza accompagnamento,
eseguito nelle processioni della Settimana Santa. Ha
origine nel folclore andaluso. Si tratta di una melodia di
esecuzione libera, piena di lirismo, di influenza araba.
Attinge allo stile del cante jondo proprio della tradizione
musicale del flamenco. Il testo è composto di vari versi
ottonari e ha sempre un significato religioso che allude ai
fatti e personaggi della Passione. Si canta in onore delle
immagini sacre dei troni che sfilano in processione durante
la Settimana Santa. La Saeta antigua probabilmente sorse
dalla recitazione di salmi sotto l’influenza della musica
liturgica. La Saeta è meglio conosciuta per il suo risvolto
doloroso e luttuoso durante la Settimana Santa, quando
dalla tradizione cattolica il canto è eseguito durante le
processioni da religiosi confraternite che vanno per le
strade di città e villaggi nel sud della Spagna. Possedendo
una intensità emozionale nei lamenti, e pregnanza
drammatica, la Saeta è cantata dal saetero o da una
saetera, spesso da un balcone, e può essere indirizzata
alla statua di Gesù sottostante, nella sua agonia lungo la
Via Dolorosa, o a quella della sofferente madre Maria.
L’immediata commovente risposta della Saeta, spesso di
intensa contrizione, può essere la ragione del suo nome,
poiché la parola saeta in spagnolo significa “freccia o
freccetta” , o anche “germoglio di vite” o “lancetta di
orologio” o “ago magnetico”. La Saeta è diventata un
frutto artistico emozionante di molte culture. I Gitani di
Spagna si sentono identificati con gli episodi della Passione
e considerano Gesú come un fratello caduto in disgrazia,
che soffre persecuzione e morte. In conclusione, la Saeta
costituisce la sintesi antropologica dell’andaluso, fatta di
profondità, plasticità, signoria e dolore metafisico, ma
incoronata a santità. A Malaga e Siviglia si dice che gli
Andalusi possono, anzi devono parlare a Dio durante la
Settimana Santa, e loro lo fanno anche cantando la Saeta.
CALENDARIO DEI VENERDI
SANTO FINO ALL’ANNO 2018
Semana Santa 2009 il Venerdì Santo cade il 10 aprile - Semana
Santa 2010 il Venerdì Santo cade il 2 aprile - Semana Santa 2011
il Venerdì Santo cade il 22 aprile - Semana Santa 2012 il Venerdì
Santo cade il 6 aprile - Semana Santa 2013 il Venerdì Santo cade
il 29 marzo - Semana Santa 2014 il Venerdì Santo cade il 18 aprile
- Semana Santa 2015 il Venerdì Santo cade il 3 aprile - Semana
Santa 2016 il Venerdì Santo cade il 25 marzo - Semana Santa 2017
il Venerdì Santo cade il 14 aprile - Semana Santa 2018 il Venerdì
Santo cade il 30 marzo.
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In occasione della Semana Santa, Bruno Filippone presenta
nuovi menù della cucina italiana, per pranzare o cenare in un
ambiente “consacrato all’ospitalità”, come indica il motto
dell’impresa creata assieme
a sua moglie Giuseppina nel 1994. Impresa che conta già con
cinque ristoranti in Marbella, diventati ormai una sosta abituale
per stranieri residenti e di passaggio per la città. Attualmente Da
Bruno è uno dei maggiori gruppi di ristorazione della Costa del
Sol che, nonostante abbia ampliato il menù a livello internazionale, non ha mai abbandonato la cucina italiana come il classico
piatto di spaghetti alle vongole veraci che offre ai suoi clienti.
Presso il Club di Tennis “Manolo Santana” di Marbella, si è svolto il Torneo delle Scuole Sportive Municipali, organizzato per la
Fondazione Sportiva Municipale ed aperto a tutte le categorie
giovanili. Alla presentazione dell’evento erano presenti, oltre a
Manolo Santana, anche l'Assessore municipale allo Sport, Angel Mora, il responsabile della competizione, Frank Cano, ed il
membro dell’Assessorato allo Sport, Alejandro Núñez.
Il Centro Andaluz de Formación
Integral de las Industrias del Ocio,
CIOMIJAS – che fa parte del Consorzio formato dall’Assessorato
all’Impiego della Giunta di Andalusia e il Municipio di Mijas, ed è
gestito da GDT e MS Hoteles - ha
accolto 250 professionisti della
Ristorazione e dell'Industria alberghiera, che hanno degustato delle
vere delizie presentate da Tomás
Calderón e José Montero, rispettivamente membri della squadra
tecnica di Vandemoortele ed Unifine. L’evento è stato organizzato
da Cohepa e si è svolto nella cucina
dimostrazione di CIOMIJAS. I presenti hanno assaporato cocktail con
semifreddi, come Kir Royal, Campari Orange o Piña Colada, torte di
San Felipe, Carioca o Corona di
arance e fragole, o le degustazioni
salate di Coca di verdure.
Frank e Dany, titolari del ristorante “La Trufa negra” di Fuengirola,
un riferimento per tutti, con prezzi ragionevoli, un servizio squisito ed
alcuni sapori delicati da degustare nel migliore ambiente. La specialità
della casa è il tartufo, il diamante della cucina. La base della cucina utilizza la tecnica culinaria dell'indimenticabile e raffinato cuoco e scrittore francese Georges Auguste Escoffer. Dopo essersi trasferiti dal Belgio
da circa sei mesi, Frank e Dany, soci ed amici, ma anche maitre e chef,
hanno deciso di realizzare un progetto in comune. Felicidades!
Venerdì 10 aprile
MALAGA - MALAGA -MALAGA
le interviste, i personaggi,
la storia e le città
Il presidente del PP di Malaga, Elías Bendodo, si è incontrato col
lea-der nazionale dei popolari, Mariano Rajoy, informandolo del lavoro intenso che hanno svolto i membri della direzione provinciale
e gli altri incaricati pubblici, durante i suoi primi cento giorni come
presidente provinciale. Bendodo ha sottolineato la riunificazione del
centrodestra a Benalmádena e l’intenso lavoro svolto nei municipi
delle zone interne, dalla quale si spera di ottenere buoni risultati, sia
in Europa e sia in Spagna. Inoltre Bendodo ha informato Rajoy sulla posizione mantenuta dal partito popolare a Malaga, in occasione
della trattativa per la fusione tra Unicaja e Caja Castilla la Mancha.
Lunedi 06 aprile
9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Parlando
di Siena - 11,30 Intervista Gruppo Guarnieri su Accordo Daihatsu - 13,30 Storia di Palma de Mayorca - 15,00
Intervista a Francesca Taino, di Aquabag - 17,00 Intervista professor Michele Carruba - 19,00 12 Ottobre Dia
de la Hispanidad - 21,00 Intervista On.Marcello Sera,
per una Libera Scuola - 22,00 Intervista Raffaella Resca Dirigente del Comites di Madrid - 23,00 Notiziario
- 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli)
Martedì 07 aprile
9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Intervista
Mauro Rivoltella Presidente Harley Davidson Club Italia - 11,30 Associazione Consulenti Politici - 13,30 Notizie Costa del Sol - 15,00 Intervista Elsa Ricchi Azienda
Agricola Casale del Giglio - 17,00 Intervista Daniela
Ciarlantini Assessora Cultura Comune Ladispoli - 19,00
Intervista al picolo violinista Carlo Allegri - 21,00 Simone Airoldi: quando giocai con Maradona - 22,00 Incontro con la scrittrice Curri Valenzuela - 23,00 Notiziario
- 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli)
Mercoledì 08 aprile
9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Intervista
Ambasciatore Moreno, Commissario Governativo Expo
2008 - 11,30 Intervista Dr.Salvatore Iannuzzi (Sindaco
Valle dell’Angelo) - 15,00 Intervista con l’On.Claudio
Scajola, Ministro dell’Economia - 17,00 La storia del
Chupa Chus - 19,00 Anna Botella ama l’Italia - 21,00
Juancho Asenjo, giornalista spagnolo e ambasciatore
dei vini italiani - 22,00 La notte di San Giovanni - 23,00
Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli)
Giovedì 09 aprile
Direttore: Giulio Rosi - Capo Redattore: Paola Pacifici
Grafica e impaginazione: Mauro Piergentili, Maria Giulia Nuti
Il Giornale Italiano de España - Direzione e redazione - +34
647952382/670030227 - [email protected]
Impreso por Corporación de Medios de Andalucia, S.A.
D.L.: MA-884-2008
9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Piazza
del Campo - 11,30 Incontro con Almerino Furlan, Presidente del Comites di Madrid - 13,00 Intervista a Giuseppina Vescovile, Ristorante La Luna, Cala de Mijas
- 15,00 Intervista con Paolo Antonini, Direttore Commerciale Vinicola Pitti - 17,00 La Moschea di Cordoba
- 19,00 Notizie Costa del Sol - 21,00 Storia del Cuerpo
de Policia Nacional - 22,00 Valencia, città forte - 23,00
Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli)
9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Intervista a Santiago Dominguez: una importante Marisqueria
- 11,30 Almeria - 13,00 Intervista con Marta Viuncenzi, sindaco di Genova - 15,00 Incontro con Nicoletta
Negrini, i prodotti italiani fra storia e qualità - 17,00
Intervista con Dario Romito, industrale italiano in
Asturia - 19,00 Due Giugno, storia del Tricolore - 21,00
Intervista con l’Avv. Terracciano, Ambasciatore d’Italia
a Madrid - 22,00 Madrid - 23,00 Notiziario-- 24,00 Fine
programmi (Inno di Mameli)
Sabato 11 aprile
9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Palazzo
Pubblico - 11,30 La Lambrusqueria di Valenza - 13,00
Il Palau de la Musica di Barcellona - 15,00 Notizie Costa del Sol - 17,00 Studiare all’estero - 19,00 Incontro
con Marco Mascherpa, Università Cattolica di Milano
- 21,00 I Giganti e i Capoccioni - 22,00 Granada - 23,00
Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli)
Domenica 12 aprile
9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 La Pasqua in Italia - 11,30 S.S. Messa di Pasqua - 13,00 Le
tradizioni di Pasqua- 15,00 La Semana Santa - 17,00
Calcio femminile - 19,00 Che cos’è la FAES? - 21,00
Elcano, la nave scuola degli ufficiali spagnoli - 22,00
La Rotta del Crimine, di Giulio Rosi - 23,00 Notiziario
- 24,00 Fine dei programmi (Inno di Mameli)
lunedì 13 aprile
9,30 Inno di Mameli - 9,45 La storia di Siviglia - 11,30
Intervista ad Alvaro Silva, Giocatore del Malaga 13,00 Intervista a Cristian Gnesi, fantino italiano in
Spagna - 15,00 Intervista a Rufino, Direttore Istituto
di Cultura - 17,00 Intervista a Carlo De Blasio, Console a Las Palmas - 19,00 Intervista a Genes Melendez,
selezionatore Under 17 spagnolo - 21,00 Intervista al
Direttore Clinica Buchinger - 22,00 Notiziario Costa
del Sol - 23,00 Motori - 24,00 Inno di Mameli
martedì 14 aprile
9,30 Inno di Mameli - 9,45 Intervista a Miguel Cortes,
campione spagnolo tiro al piattello - 11,30 Intervista
a Gianni Suffredini, per la Divella Spagna - 13,00 Intervista a Raphael Cohen, Presidente Comunità Ebraica
Marbella - 15,00 Intervista Ana Mata, Assessore Uguaglianza - 17,00 Intervista a Mario Guarnieri - 19,00
Intervista a Roberto Bonardo, Presidente Arbitri sez.
Roma - 21,00 Intervista a Ron - 22,00 Intervista al Dott.
Aranda, traumatologo USP Marbella - 23,00 Intervista
a Lopez, Fundacion Jale - 24,00 Inno di Mameli
Pag. 20
22/2009
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22/2009
Pag. 21
"Università della Cucina"
apre i suoi
"Ristoranti Italiani"
finalmente la vera cucina italiana a
Marbella - Puerto Banus - Estepona - Sotogrande
Pag. 22
22/2009
"Il Giornale Italiano de España" distribuito in Spagna e nella Costa del Sol lo trovi a:
MALAGA
Asociación Empresarios de Hosteleria
C/Marín García 9-4º
Restaurante Adolfo
Paseo Pablo Picasso, 12
Grupo Guarnieri BMW e Mini
Av. de Velázquez, 468
Café Centrál
Plaza Constitución, 11
La Bodeguilla del Centrál
Pasaje de Chinitas, 1
Restaurante Marisqueria Jacinto
Av. Obisco H. Oria, 7
Restaurante Pizzeria Le Tre Galline
Av. de las Amerìcas 9, loc. 22
Restaurante El Trillo
C/ D. J. Diaz 4
Confiteria Pasteleria Anglada
Puerta del Mar 3
Edicola Aereoporto di Malaga
TORREMOLINOS
Ayuntamiento de Torremolinos
Plaza Blas Infante, 1
Pizzorante Italiano El Panaro
Av. Benyamina, 10
Ristorante Pizza Mare
Paseo Marítimo s/n (Fte. H. Melia)
Restaurante Roma
Av. P. del Mallorca, 5
Cafeteria Snack Bar Luca
Av. P. del Mallorca, s/n
Guanteria Costa del Sol
San Miguel, 2
Pizzeria Bacio di Crema
Plza.Unione Europea 13
BENALMADENA
Ayuntamiento de Benalmadena
Av. Juan Luis Peralta s/n
Restaurante Mar de Alboran
Av. Alay, 5 - Puerto Marina
Restaurante El Parador - Pizzeria
Av. Juan Luis Peralta, 47
Restaurante El Parador II
Ctra. de Cadiz Km. 217,5
Benalmadena Costa
Hotel Torrequebrada
Benalmadena Costa
FUENGIROLA
Oficina Turismo
Av. Jesús Santo Rein
Papeleria Marfil
C/ San Pancracio s/n
Papeleria Iberia
Av. Ramón y Cajal, 2
Hotel Las Palmeras
C/ Martinez Catena,4
Pizzeria La Campesina
Av. Jesús Santo Rein,9
Clinica Veterinaria Andalucia
C/ Ruiz Vertedor, 3
Space Call
C/ Capitán, 3
Foto Rámos
C/ Jacinto Benavente, 1
Peluquería Sabrina
Av. Jesús Santos Rein, 9
Ristorante Portofino
Paseo Maritimo,29
Bar Cafè Kuik
Paseo Maritimo
Pizzería El Corte
Paseo Maritimo,27
Agencia de Viajes Maxy
Paseo maritimo,26
Heladeria Verdú
Paseo Maritimo,25
Pizzería Tricolore
Paseo Maritimo,18
Pub Bocaccio
Paseo Maritimo,15
Mia Concetta Pizzería
Paseo Maritimo,13
La Grotta - Pizzeria Ristorante
Paseo Maritimo,12
Dolce Vita Ristorante Italiano
Paseo Maritimo,10
Papeleria Elena
Frente al Ayuntamiento
Hostal Italia
C/ de la Cruz,1
Loteria y Apuestas de Estado
Paseo Jesús Santo Rein
Pizzeria Ristorante O Mammamia
C/ de la Cruz, 23
Ristorante Adriatico
Paseo Maritimo
Planofax
Paseo Jesús Santo Rein
La Tahona
Av. Jesús Santo Rein
Solbank
Avda.Clemente Diaz, 4
Joyeria Vasco
C/ Ramon y Cajal, 2
Pizzeria Pueblo
Paseo Maritimo, 45
Mundo Personalizados 2
C/ España, 31
Heladeria Gelatissimo
Paseo Maritimo - Edif. EL YATE
Hotel Florida
C/ Dct. G. Ginachero
Libreria Teseo
Av. J. G. Juanito 15
Casa de la Cultura
Av. J. G. Juanito
Video Myramar
av. Miramar
Matteo Carfora Pasteleria Italiana
Paseo maritimo n 1/ bloque 6 loc.10
Restaurante Paganini
Ed. Riverina 108 - Paseo Maritimo
Peña Nuevas Amistades
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Bazar Marrakech
Av. J. S. Rein
Casa Gomez
C/ San Pancracio 5
Hotel Agur
Av. Ramon y Cajal
Edicola Kositas
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Salon Cauca
Av. Ramon y Cajal
Calzature Verona
Av. Ramon y Cajal
MIJAS
Ayuntamiento de Mijas
Plaza de Ayuntamiento
Restaurante - Asador
Caretera de Fuengirola - Mijas km. 4
CALA DE MIJAS
Ristorante La Luna
Cala de Mijas
Vitania Residencial
Boulevard La Cala - Calasol B Loc. 15
CALA HONDA
Centro Medico El Campanario
Av. de Espana 6
Caffè Pasta e Pizza Mona Lisa
Complejo C. Lidl
MARBELLA
Oficina de Turismo
Glorieta de la Fontanilla -Paseo Maritimo
Rio Real Golf
Urbanización Río Real S/N
Pity Boutique Borse- Articoli di pelle
C/ Pedraza, 12 - Casco Antiguo
Restaurante Villa Tiberio
Carretera 340, Km 178,5
Ristorante Oasis Toni Dalli
Carretera de Cádiz, Km 176
Ricordo di un grande amico. Vincent Ford
Vincent John Ford, nato a Kingston nel
1940, è stato un compositore e paroliere
giamaicano. Divenne famoso quando nel
1975 scrisse la canzone No Woman, No
Cry, portata al successo da Bob Marley nel
1975 e poi reincisa tre anni dopo dai Boney
M. Tra le altre canzoni scritte da Ford per
Marley vi sono Positive vibration, Roots,
Rock, Reggae e Crazy baldheads (quest'ultima con il testo di Rita Marley), tutte e tre
contenute nell'album Rastaman Vibration
del 1976. Per Stephen "Ragga" Marley ha
scritto Inna di red e Jah bless (entrambi con
testi scritti dal secondogenito di Bob e Rita
Marley). E' morto il 28 dicembre 2008 per
complicazioni da diabete mellito dopo aver
subito l'amputazione delle gambe.
Nel 1989 mi trovavo nella splendida Malta con Alfio Luca per organizzare un concerto di beneficienza. Si parlava solo di musica e di
artisti famosi, ma anche di artisti
strani, mai visti in tv. Ci invitò a
cena il fratello del Presidente di
Malta, Padre Dionisio Donmintoff, che stava costruendo il Laboratorio della Pace, una struttura per
ragazzi bisognosi, domandandoci
se fosse possibile devolvergli parte
del ricavato. A cena c’era un personaggio strano, parlava di Cuba,
di produzione di foglie di tabacco:
si presentò con il nome di Joseph
Dugall, produttore di spezie. Si
offrì di aiutarci per organizzare il
concerto e gli dissi di sì. Dugall mi
fece chiamare dalla sua segretaria
per fissare un appuntamento. La
sera dopo ci invitò a cena e pure
ad andare a Cuba dal suo amico
Vincent Ford, grande musicista.
Io non sapevo chi fosse. Ci accolse fraternamente a Cuba nella sua
umile casa, mi sembrava di conoscerlo da sempre. La stessa sera,
in un locale tipico, suonarono fino
alle sei del mattino canzoni scritte
da Ford... Il giorno dopo mi svegliò
alle tre del pomeriggio il suono di
una campana fatta con un proiettile gigante di rame: A casa mia non
si dorme! Svegliati e andiamo a
pescare! Con una canna di bambù,
fumando sigari fatti da lui, puzzolenti come ascelle sudate, mi chiese il motivo per cui io fossi lì... Era
come se fossi caduto da un albero!
Spiegai che stavo organizzando un
concerto di beneficienza a Malta e
lui disse: E’ per me? Risi di gusto,
pensando a dove ero andato a finire... Mangiammo una zuppa di
granchi giganti e parlando di musica prese dalla tasca un libriccino
nero, sgualcito e consunto. Mi
diede i numeri di telefono di artisti
di fama mondiale!!! Grazie all’impegno del Console Joseph Dugall
della Sierra Leone ebbe luogo il
concerto con oltre 25.000 spettatori. Ringrazio l’amico Vincent Ford
per la sua grandezza e sensibilità.
Nando Garozzo
Lettera inviataci da un
nostro lettore di Catania
per rendere omaggio ad
un suo grande amico
Restaurante La Barca
Paseo Marítimo
Restaurante Sol d’Europa
Paseo Marítimo
Restaurante El Bodegón
Paseo Marítimo
Pizzeria Mamma Rosa
Paseo Marítimo
Heladeria "La Valenciana"
Av.Duque de Ahumada- Edif.Eden Rock
Churreria Chocolateria Ramon
Paseo Marítimo
Cafetería Carte d’Or
Av. Puerta del Mar – Edif.Manila, 6
Bar Rocco
Paseo Marítimo, 8
Artigiana Gelati
Paseo Marítimo Edif. Hapimag
Heladerias La Jijonenca
Paseo Marítimo 7/8
Boutique L.Roberto
Terrazas Puerto Deportivo
Heladeria Fiúl
Av. Duque de Ahumada,16
Kiosco Arte
Terrazas Puerto Deportivo
Boutique L.Roberto
Edf. Eden Rock - Paseo Marítimo
Cañas y Tapas
C/ Ramón Gómez de la Serna, 4
Cervecería Simón
C/ Pablo Casals,1
El Abuelo Melquiades
C/ Pablo Casals,1
Luigi’s Lucky Leprechaun
Av. Arias Maldonado s/n
Vitamina Lounge – "Da Ciccio"
C/ Peral, 15 - Casco Antiguo - Marbella
USP - Hospitales
Av. S. Ochoa,22
Gran Marisqueria Santiago
Paseo Maritimo,5
Ristorante da Pino
Av. Gregorio Marañón
Ristorante da Bruno sul Mare
Paseo Maritimo
Bar Ristorante Catering Italian Kitchen
Av. R. Soriano, 45
Restaurante La Axarquia
Av. Duque de Ahumada
Bar La Pergola
Playa Fontanilla - Av. D. de Ahumada
Restaurante & Bar Blue Palm
Paseo Maritimo,7
Restaurante El Platanero
Paseo Maritimo, 1
Churreria - Zumos Naturales
Plaza Africa
Areté Restaurante
C/ Mediterráneo, 1 - Paseo maritimo
Ristorante Italiano La Gioconda
Paseo Maritimo, 16
Ristorante Italiano I Mascalzoni
Paseo Maritimo, 10-11
Restaurante "La Red"
Playa La Fontanilla- Paseo Maritimo
Restaurante Italiano "Zafferano"
C/ Gloria 11- Casco Antiguo
Negozio di Borse Farina
C/ P. Francisco Echamendi, 2- Casco Antiguo
Boutique Maristella
C/ Nueva 12- Casco Antiguo
Churreria Ramon
Plaza de los Naranjos
Boutique Uomo Spago
C. C. Le Village - Ctra de Istan
PUERTO BANUS
Pasta Factory
Restaurante Made in Sardinia
Centro Comercial Cristamar
Momento Italiano
Av. Rotary Internacional Ed. Las Terrazas de Banus, Local. 34
LA CAÑADA
Ristorante La Pappardella
Centro Comercial La Cañada
SAN PEDRO ALCANTARA
Tenencia de Alcaldia
Heladeria Carte d’Or
C/ Dependiente, 6
ESTEPONA
Bar Gelateria "Il Colosseo"
Av. España
Cafeteria Cappuccino Imperiale
Av. España, 100
Pizzeria da Marco
C/ Real, 2
Pizzeria Di Più
C/ Mallorca
Centro Pilates & Care
Av. España, 28
Trattoria Il Pomodoro
C/ Real, 78
Ristorante Italiano Pizzeria Soleluna
Av. España 22
Ristorante Capriccio - Maurizio
C.C. Mustang Loc. 14
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Heladeria Ricci
c/ Cristo s/n - Villanueva
Cañada
Heladeria Ricci
c/ Dr. Ochoa, 8 - Coslada
Ristorante Per Bacco
c/del prado 15
Ristorante Boccon divino
c/castelló 81
Ristorante Anima e Core
c/Donados 2
Ristorante Maruzzella
c/R. Fernandez V. Nueva
Ristorante Pulcinella
c/Reguero 8
La Cantina Pulcinella
c/Reguero 9
Ristorante Pummarola
Avd. de Europa 17
Pozuelo de Alarcon
Ristorante Rigatoni
ctr. B. del Monte
Majadahonda
Ristorante Sicilia in Bocca
P. de Yeserias 7
Negozio e ristorante Acqua
fredda
c/Maldonado 15
Ristorante Munich
Plz. Iglesias 10
San. Sebastian de los Reyes
Cafeteria Miguelangel
Avd. Circ. Loc. 4 Torrejon de Ardoz
Hotel NH Nacional
Paseo del Prado 48
Boutique Piel De Toro - Carlos
Rubio
Paseo del Prado 42
CORDOBA
Heladeria Ricci
C/ Fuentes Bacanegra,7
VALENCIA
Heladeria Ricci
C/ Pintor Maella,32
SEVILLA
Ristorante San Marco
C/ Pintor Maella,32
Chiosco Prensa
Parcheggio Central
Plaza Concordia
Duo Dublos Elements
C/ Amor de Dios 14
22/2009
Pag. 23
Fly UP