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ESIMiO

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ESIMiO
ROMANZO
ESIMiO
LA SACRA
FAMIGLIA
Altrilinguaggi Editore
Altrilinguaggi Editore
“Cara, tu sarai la mia guida... verso un’altra” (anonimo).
© 2013 gruppo ALTRILINGUAGGI editore
www.esimio.it
Elenco componenti:
Lo sposo Vittorio Bernard;
La sposa Alexandra Jonescu;
Il fratello dello sposo Piero Bernard;
La sorella della sposa Alberta Jonescu;
Il fratello della sposa Roberto Jonescu;
Il sindaco Matteo Segat;
Il prete del paese don Fulgenzio alias Tiziano;
La vecchia perpetua Tina Visigalli;
La maestra di religione Enrichetta Ceolin;
La giovane perpetua Francesca Scarton;
L’organista della chiesa Fortunato De Bona.
Ecco i protagonisti della nostra storia:
Tojo Bernard, agricoltore, proprietario di un azienda agricola con allevamento di
bestiame. Grande passione per la bicicletta anche perché consigliata dal medico.
Teno Sacchet, trovatello tuttofare aiutante in azienda, muto dalla nascita e analfabeta.
Alexandra jonescu, futura sposa di origini rumene e di professione ballerina (non proprio
classica...). È amante dei locali notturni. Segni particolari: una certa propensione a far
del bene al prossimo.
Alberta jonescu, sorella più piccola della sposa, anche lei di professione ballerina e,
occasionalmente, lei dice, attrice in cortometraggi di divulgazione scientifica sulle
meraviglie dell’apparato genitale.
Robert jonescu è il fratello maggiore delle due incantevoli creature appena descritte.
Attore e regista in Romania di film indipendenti e impegnati (mediamente impegnati...)
Matteo Segat, sindaco del paese appartenente a Forza Italia; laureato in economia e
commercio e molto amico dello sposo.
Piero Bernard, fratello di Tojo, impiegato in banca (raccomandato dal sindaco perché
molto amico). Controlla il conto del fratello Tojo, avendo qualche quota in azienda.
Particolarità: odia i rumeni.
Don Fulgenzio, alias Tiziano Bigatel. Originario della provincia di Treviso, è l’integerrimo
parroco del paese da tantissimi anni. Ma con trascorsi ambigui…
Tina Visigalli è la vecchia perpetua della chiesa nonché palla destra di Don Fulgenzio.
Severissima vedova ereditiera di un generale dell’esercito.
Enrichetta Ceolin, zitella, amica del parroco. È insegnante di religione e aiuto contabile
dell’azienda agricola di Tojo. Anche lei è originaria dalla provincia di Treviso.
Checca Scarton, rimasta vedova in giovane età, è la tuttofare del paese (da cuoca dell’asilo
a badante di anziani, ecc.). È innamorata del sindaco fin dall’adolescenza.
Fortunato De Bona è l’organista zitello della chiesa. Voleva andar prete ma non è riuscito
a prendere i voti. Vive con la madre ed è perennemente succube di Tina.
Prefazione
In un comune qualunque, in un momento qualunque ma sicuramente in
provincia di Belluno vive una comunità. Noi ne racconteremo la storia.
Don Fulgenzio, parroco molto stimato e onnipresente con potere non solo ecclesiastico sta
celebrando la santa messa.
Alla funzione sono presenti diverse personaggi, ognuno con una storia diversa, ognuno con
la sua storia.
La più importante, commercialmente, è quella dell’azienda agricola “Il Gelsomino d’oro”
con annesso allevamento di bestiame.
A guidarla c’è Vittorio Bernard, detto Tojo, instancabile lavoratore ma ormai di mezza età
e con scarse probabilità di procreare perché goffo e troppo impegnato a lavorare.
Tojo è molto inserito in paese ed è sempre pronto ad aiutare Don Fulgenzio e la comunità.
La sua grande passione è la bicicletta e il giro d’Italia, il suo unico grande sfogo.
All’azienda agricola lavora come aiutante e operaio Teno.
Lavoratore anch’egli instancabile, è bravissimo nella cura delle mucche ma anche lui, come
Tojo, senza futuro nel creare una famiglia. Teno arrivò quando Tojo, anni prima, sentì
la necessità di un aiuto in azienda. Don Fulgenzio lo invitò a Vittorio Veneto a visitare
l’orfanotrofio. Qui conobbe il piccolo Teno un ragazzotto alto, magro, timidissimo ma
soprattutto con un handicap: era muto. Teno venne subito adottato da Tojo e portato a vivere
con lui in paese, diventandone ben presto la mascotte. Da allora è sempre a disposizione di
Don Fulgenzio che gli fa fare tutta la manutenzione della chiesa. Vive in casa di Tojo in
una stanza piccola e buia.
In azienda ha delle quote un’altra figura importante del paese: Piero, detto Satana, fratello
di Tojo, fratello minore e viziato dai genitori, i quali lo hanno fatto studiare ragioneria e
adesso lavora allo sportello della Banca nazionale del lavoro. Chiaramente Tojo ha il conto
corrente presso la banca del fratello, il quale ne approfitta abbondantemente avendone la
firma.
Piero non è molto amato in paese vista la sua avidità e poca propensione verso gli altri.
Frequenta molto poco la chiesa e non va d’accordo con Don Fulgenzio. Fa lo spaccone, ha
macchine potenti, è sempre elegantissimo e in cerca di donne. Ha un’intensa ed ambigua
vita notturna consumata nei night della bassa.
È visto come la pecora nera del paese, ma essendo molto amato dal fratello maggiore è
puntualmente salvato da ogni complicazione.
Don Fulgenzio sta celebrando la messa. Grande partecipazione degli abitanti
del paese, alcuni devoti ma altri costretti ad ascoltarla.
Figure di ogni sorta e livello morale, ma tutte sotto il controllo del Generale
Don Fulgenzio. Oltre al parroco c’è un altra figura piccola con lineamenti
non troppo umani. Si aggira durante l’offerta con fare militaresco, cantando
con voce decisa e inquietante. Con sguardo cattivo scruta i movimenti di ogni
devoto: è Tina.
Donna attempata ma terribilmente risoluta in virtù(o a causa) della vita
passata con il marito generale. Quando passa vicino, la gente inizia a tremare.
Con fare risoluto apre la borsa delle offerte: si consuma il dramma di quanti
soldi inserire.
La gente vorrebbe scappare ma deve offrire qualcosa di importante.
Possibilmente non moneta, ma carta. In base al suono Tina cambia lo sguardo.
Il suono ad un certo punto è potente e metallico. È stata offerta moneta. La
gente accanto esclama “oh oh!!”. Tutti terrorizzati dalla reazione della capo
perpetua. Soprattutto il mal capitato. Alcune leggende del paese narrano di
devoti scomparsi per aver fatto un offerta non adeguata.
Un altra figura molto importante della parrocchia è l’organista Fortunato.
Un ometto piccolo, timidissimo, zitello, che non esce mai dalla chiesa. Vive
con l’organo una vita musical-sessuale avendo con lui, a volte, rapporti intimi.
Il suo compito e stare agli ordini di Tina la quale lo terrorizza continuamente.
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La chiesa in un paese dovrebbe essere un posto di ritrovo invece è una caserma
punitiva.
Tra i devoti presenti in chiesa c’è il sindaco Matteo Segat.
Originario del paese, fa la ragioneria con Piero. Continua gli studi laureandosi
in economia aziendale a Udine. Si appassiona alla politica e si iscrive a Forza
Italia. Decide poi di tornare al paese natio per candidarsi sindaco.
Single, per mancanza di tempo, ma molto desiderato dalle donne del paese
per la sua eleganza e disponibilità. Non ha molto feeling con Don Fulgenzio
anche perché il prete politicamente è un comunista sfegatato. Alle celebrazioni
sono distanti e a tavola si siedono lontani. Essendo comunque le due principali
istituzioni della comunità, si rispettano reciprocamente.
Fra le varie donne interessate al nostro sindaco vi è una fanciulla in particolare
la Checca, quarantenne vedova da poco. È la più giovane di 4 sorelle, e di gran
lunga la più carina. All’età di 16 anni si innamora di Thomas, trentenne con
la mansione di spazzino.
La famiglia Scarton, contraria al rapporto, cerca di dividerli senza grandi
risultati.
Thomas e Checca decidono di fuggire. Ma la loro fuga d’amore dura poco
perché fermati da Kevin, l’irreprensibile poliziotto del paese che riconduce a
casa la minorenne.
La ragazza però lo vuole sposare a tutti i costi e minaccia di suicidarsi se ciò
non avverrà.
La famiglia Scarton, rassegnata, decide di acconsentire all’unione dei due.
Ben presto però Thomas si rivela per quel poco di buono che realmente è:
trascura Checca per gli amici del bar, il gioco (delle carte, delle macchinette,
delle freccette…) e soprattutto le ombre.
Il giovane diventa violento, non è mai a casa e la povera Checca, casalinga di
sani principi ma molto sola, trova conforto nel nuovo parroco del paese da
poco arrivato.
Don Fulgenzio si prende a cuore la sua storia e cerca di consolarla con
confessioni carnali, più che spirituali, con approcci molto intimi. La donna
non sa più cosa fare e va in crisi: affoga i dispiaceri nell’alcool a casa, in solitaria.
Una mattina mentre va all’alimentari del paese per acquistare la dose
giornaliera di latte (Un litro di brandy tre stelle dentro un cartone del pane)
incontra Matteo Segat, il suo primo grande amore, precedente a Thomas.
Un amore mai corrisposto. Un barlume di speranza si accende in lei. “Ciao,
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come stai?” “Non ho bisogno di niente, grazie”. Segat non l’ha nemmeno
riconosciuta. È il colpo di grazia. Sconfortata e delusa dal genere maschile
comincia a meditare vendetta.
La sera stessa Thomas torna a casa ubriaco. Urla e cerca di picchiarla: lei
si nasconde in cantina. Dopo un po’ il giovane, stordito dall’alcool, si
addormenta sul divano. Lei risale lentamente le scale, va in cucina afferra il
coltello e lo massacra.
Ora si sente libera ma deve liberarsi del corpo.
Decide di chiamare Enrichetta per chiedere aiuto e consiglio. Hanno bisogno
della forza di un uomo per rimuovere il cadavere. Decidono di chiamare
Fortunato, un timido, obbediente e omertoso ragazzo, chierichetto a tempo
pieno. “Fortunato, puoi venire a spostare i pesanti vasi di fiori della Checca”
– “arrivo subito”. Alcuni minuti dopo il giovane si troverà di fronte alla scena
che cambierà per sempre la sua vita. Enrichetta, appassionata di thriller, gli
ordina di tagliare a pezzi il corpo e di gettarli nel composter in giardino.
Il piano è costruito con cura. Per il paese Thomas è scappato lasciando un
biglietto con scritto “Sono stufo di tutto, me ne vado”.
Nei giorni successivi Checca recita la parte della moglie abbandonata,
ricevendo il conforto della comunità.
Fortunato si chiude in se stesso sconvolto dal fattaccio. Inseguendo
un’impossibile purificazione, entra in seminario per diventare prete. Non
riesce a prendere i voti. Cerca in qualche modo di stare all’interno del mondo
ecclesiastico. Ne ha bisogno.
Le sue conoscenze musicali non passano inosservate e in breve tempo diventa
l’organista ufficiale (e unico) della parrocchia.
L’organo diventa la sua vita. Non esce dalla chiesa per giorni e suona
continuamente cercando di dimenticare l’accaduto.
Il problema è che in chiesa non è mai solo. La Tina osserva e controlla ogni
suo movimento.
L’unica sua soddisfazione è la celebrazione della messa domenicale. Il paese è
tutto lì ad ascoltare quelle note che impreziosiscono le solenni parole del prete.
Una persona in particolare non ha orecchie (e occhi) che per lui, Enrichetta,
che dal giorno dell’omicidio è rimasta colpita dai suoi occhi di cerbiatto
spaurito.
Ma inutilmente. Il musicista è troppo preso dall’organo, strumento e parte
anatomica.
Piero decide, in combutta con il sindaco, di portare il fratello Tojo a scoprire
una terra ridente e lontana come la Romania. “Come mai ha scelto la
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Romania?” La risposta è semplice: “Per i monumenti”.
Il più interessato al viaggio e il più informato sulla città da visitare è Piero, ma
anche il sindaco che, in veste ufficiale, cerca il gemellaggio con una cittadina.
In paese tutti ne parlano.
Partiti con la macchina di Satana, una Subaru rossa geneticamente modificata
motore 3000 benzina che fa 3 km con un litro (tanto paga Tojo), arrivano a
Brasov dopo diverse ore.
La città sembra Sant’Antonio di Tortal e monumenti pochi.
Il sindaco, capita la mal parata, si sveste dai panni ufficiali e diventa Matteo
il belloccio.
Tojo non capisce molto dove si trova e si domanda cosa ci faccia li; si guarda
intorno per vedere se, almeno, trova un trattore da ammirare.
L’unico che si trova già a suo agio è Piero che, con foglio alla mano, cerca
l’indirizzo fatidico. Eccolo! Un night di basso livello consigliato da un suo
collega di banca di Treviso.
Arrivati all’entrata dell’ambiguo locale, Tojo e Matteo vengono sopraffatti dal
timore ma Piero, che invece sente profumo di casa, entra per primo con passo
sicuro, facendo strada ai due compagni di viaggio.
Il sindaco rimane impaurito mentre Tojo non capisce il perché di tutte quelle
signore che vogliono conoscerlo meglio. Si sente importante e inizia ad
ordinare bottiglie di vino fetente ma costosissimo.
Piero comincia a consultarsi con Matteo. L’obiettivo è trovare una fidanzata
al fratello.
Il sindaco è dubbioso ma alla fine si fa convincere. Piero organizza un incontro
tra il fratello e una ragazza.
Tojo accetta di incontrare Alexandra, non tanto bella e neanche particolarmente
intelligente ma una grande lavoratrice, come lui. Tojo si presenta e parla per
un’ora della sua azienda e dei suoi vari trattori. Alexandra capisce di avere
davanti un bel pollo da spennare e fa finta di essere interessata. Tojo, mentre
le parla di bestiame e di concime, comincia a sentire il calore avvampare
ovunque: il battito accelera, il fiato si fa corto e nella sua testa comincia a
suonare “Guerriero”, un lento di Mauro Levrini, il suo cantante preferito.
Per la prima volta, dopo cinquant’anni, l’amore entra nel corpo di Vittorio
Bernard.
Dopo ore di conversazione e milioni spesi, Tojo non ha più dubbi: Alexandra
tornerà con lui in Italia.
Il sindaco accoglie la clamorosa notizia con preoccupazione. Quale reazione
potrebbe avere Don Fulgenzio? Quale tempesta potrebbe scatenare la giovane
rumena nei monotoni ma rassicuranti equilibri del paese?
In combutta con Piero decide di trovare una scusa credibile: Tojo ha bisogno di
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un’interprete “madre lingua” in azienda, per avviare l’esportazione di prodotti.
Ma c’è un altro problema. Alexandra accetta l’Italia solo se può portare con se
il fratello Bob e la sorella Alberta . Il primo attore, regista e artista (generico);
la seconda, ballerina anch’essa.
Cosa raccontiamo a Don Fulgenzio degli altri due?
Vabbé, i tre tornano in Italia con l’accordo che le sorelle e il fratello partano
al più presto.
I tre personaggi ritornano in patria e il sindaco ha la responsabilità di
addomesticare Don Fulgenzio con la storiella. Il Segat, con la sua diplomazia,
si presenta in chiesa e racconta il fatto.
Il prete è poco convinto degli eventi. Segat si sente comunque sollevato,
convinto che il sacerdote l’abbia bevuta.
Intanto, nel confessionale, è nascosta la serpe Tina che origlia e non crede
alle sue orecchie. Con una nuova versione dei fatti chiama subito Checca ed
Enrichetta: “lo sapete che il nostro sindaco ha avuto rapporti con una ragazza
rumena? E che lo sta ricattando? E vuole venire in Italia? E che è incinta? ”
Grande incredulità da parte delle due chere e una vena di odio da parte di
Checchina, eternamente incompresa. Nel giro di pochi minuti lo sa tutto il
paese.
Le tre racchie discutono sul da farsi. Bisogna andare da Don Fulgenzio per
saperne di più.
Il sacerdote, quando le vede arrivare, è in soggezione. Tutte e tre insieme è un
trauma.
“A cosa devo la visita mie care?”
Tina, la portavoce, chiede lumi su certe voci che girano. Il prete alza gli occhi
al cielo. Ha intuito che la segretezza dell’evento è durata pochi minuti.
”Sta per arrivare una ragazza rumena che farà la traduttrice per l’azienda di
Tojo”, replica rassegnato Don Fulgenzio.
Le tre, incredule ma curiose, se ne vanno insoddisfatte: vogliono saperne di
più.
Nel frattempo Tojo è sempre più innamorato. Scrive “Alexandra ti amo”
dappertutto. Perfino nel campo con il trattore disegna un cuore.
Spiega a Teno che di lì a poco avranno visite. Il mite bracciante dovrà lavorare
giorno e notte per costruire una dependance per gli ospiti in un’ala del fienile.
Nell’inquietante storia di Checca abbiamo citato Enrichetta. Ma chi è
veramente costei?
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Arrivata dal trevisano con Don Fulgenzio, che aveva visto in lei una perpetua
di alto livello, Enrichetta è una zitella di età indefinita (e a tutti sconosciuta).
Vive in un appartamento vicino alla chiesa e, vista la sua presunta cultura,
svolge varie mansioni, da maestra di dottrina a segretaria par-time al “Il
Gelsomino D’Oro”. Rigorosa ma brillante, riservata ma solare, cerca di
trasmettere una buona educazione cristiana e una corretta conoscenza del
Vangelo alle nuove generazioni del paese. Il suo punto debole rimane però
l’approccio amoroso, perennemente frustrato nel tentativo di farsi notare da
Fortunato, l’organista, di cui è invaghita. Per affinità elettiva è amica intima
da tempo della Checca, che la consiglia su come vestirsi e truccarsi. Ma niente,
l’irreprensibile musicista pensa solo a suonare.
Non è ben vista da Tina per la sua confidenza con Don Fulgenzio e per la
sua concorrenza nel prestigioso ruolo di capo-perpetua. L’anziana belva parla
male di Enrichetta. Dice in giro che abbia una relazione con il prete. Le due,
quando si incontrano comunque, sfoggiano una reciproca cortesia e gentilezza:
assolutamente false come Giuda.
Il paese è in ansia sta aspettando con curiosità la famiglia Jonescu.
Nell’attesa raccontiamo la storia di Tina.
Originaria della provincia di Milano, arrivò in paese anni prima con il marito
generale degli alpini.
Abituata a vivere nella gerarchia, senza figli causa problemi di sterilità, molto
severa con se stessa ma soprattutto con gli altri, rimase vedova dopo una breve
malattia del marito. Vista la sua scarsa socialità si rifugiò in chiesa. Qui diventa
una perpetua tutto fare all’antica molto temuta anche dal parroco.
Invidiosa, pignola e pettegola, trasformò in breve tempo la parrocchia in
un’efficiente lager.
È molto gelosa delle sue dirette avversarie: la Checca e l’Enrichetta.
Le odia non le può vedere le giudica delle poche di buono.
Durante la messa va in trance e se qualcosa va storto, dalla musica alle offerte,
dalla predica alle letture, esegue dei cazziatoni pazzeschi nel dopo-messa in
sacrestia.
Pare che una volta un piccione entrò in chiesa durante la comunione. Una
leggenda narra che se lo mangiò vivo davanti agli occhi sconvolti dei fedeli.
Intanto degli Jonescu non si sente ancora niente.
Il povero Tojo è fuori di se non ce la fa più.
Ma un bel giorno suona il telefono in azienda: ebbene si, è la voce di Alexandra.
La conturbante ballerina rumena atterrerà a Venezia il giorno dopo.
Tojo balbetta non riesce a dire niente. Agitatissimo avvisa l’amato Piero. La
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serpe decide che è ora di rifare il guardaroba del fratello. Si decide di andare
nel pomeriggio al Topmoda.
Piero consiglia a Tojo un gran bel vestito bianco doppiopetto con camicia
a quadrettoni e colletto con doppio bottone. Per quanto riguarda le scarpe,
la scelta cade rigorosamente su delle stivaline a punta con il tacco e cerniera
laterale.
Ciliegina sulla torta, un cappello bianco Borsalino. Totale spesa 1200 euro
(di cui 400 per il vestiario di Tojo e gli altri 800 in deposito per eventuali
acquisti di Piero). Tojo raggiante paga in contanti e sale in macchina: sembra
un pupazzo di neve.
Ma ci vuole anche una macchina di lusso a questo punto per andare al fatidico
incontro. Si decide per il noleggio di una limousine.
Il costo è esorbitante anche perché, per ritirarla, Tojo ha dovuto pagare, a sua
insaputa, anche tutte le macchine noleggiate da Piero per andare in giro con
le troie.
Tornano in azienda e vengono accolti dall’esterrefatto Teno che non li
riconosce.
Pensa che l’uomo vestito di bianco sia un mafioso in cerca del pizzo. Con fare
minaccioso si avvicina col forcone: a un metro di distanza si accorge che è il
suo titolare. Non sa se ridere o piangere. Mestamente torna a lavorare.
Il giorno dopo c’è grande euforia.
L’arrivo è previsto alle 13,30 a Venezia. Tojo alle 7,30 è già a pronto. Chiama
il fratello che ha già organizzato con cura la giornata. Piero lo va prendere
e imboccano trionfalmente l’autostrada. Arrivano all’aeroporto con largo
anticipo.
Mentre Satana non fa altro che mangiare, bere, spendere e spandere tutto
spesato, Tojo è completamente in bambola.
Finalmente lo speaker avvisa che l’aereo da Timinsoara è atterrato.
Eccola! È lei ! Alexandra! Alberta e Bob dietro.
Il pupazzo Tojo, con un mazzo di rose rosse comprate dal fratello da un indiano
all’esterno dell’aeroporto (che gli ha venduto anche dell’erba), si avvicina e
abbraccia la bella Alexandra. Saluta ossequioso i due fratelli.
Piero ormai ubriaco e fumato li saluta e li invita all’uscita.
Tojo recupera i numerosi e pesanti bagagli tutto da solo.
Dimenticavo di raccontare l‘abbigliamento delle due traduttrici... abitino
attillato e molto corto con stivale nero e borchie; il fratello artista con sciarpetta
bianca e vestito verde acido su mocassini di pelle a chiazze bianche e nere.
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I passanti li guardano tra risa e stupore: sembrano degli alieni.
Tojo è sulla luna, il suo amore è arrivato.
Al volante della limousine c’è Tojo; a fianco Bob e dietro le due sorelle con in
mezzo Piero che prende confidenza con le due grandi signore… Tojo e Bob
neanche si guardano, mentre le due sorelle sghignazzano divertite alle pesanti
battute del Satana.
Arrivati in paese i tre rumeni sono confusi: hanno l’impressione di essere
in Romania. Il sogno dell’Italia vista in TV comincia a svanire. Entrano
nell’azienda il “Gelsomino d’oro”. Tocca a Tojo portare i bagagli, mentre Piero
li accompagna nella dependance costruita da Teno in una settimana.
L’arrivo in paese è stato notato da Tina. L’anziana chera è shockata
dall’abbigliamento dei tre. Non hanno l’aspetto delle traduttrici professionali,
ma delle brave madre lingua si.
E chi sarà mai quell’inaspettata figura maschile?
Tina chiama a raccolta le altre due perpetue-rivali e passano due ore a
spettegolare, cercando di capire chi sia l’uomo.
Ma torniamo alla prima impressione dei tre rumeni. Nessuna differenza con
la loro casa.
L’appartamento è uguale. Alberta e Bob guardano in cagnesco la povera
Alexandra:
“Con tutti quelli che a cui ti sei concessa proprio col peggiore dovevi metterti?”
Alexandra è affranta ma è decisa a rimanere perché in fin dei conti Tojo non è
bellissimo, ma tanto buono.
Mentre Alberta sistema i vestiti apre un armadio e lancia un urlo di spavento:
dentro c’è un uomo.
Urla come una pazza. L’uomo fugge via sconvolto.
Chi era? Era Teno. Dalla stanchezza si era addormentato dentro l’armadio
mentre ne sistemava le mensole. Erano giorni che non dormiva per preparare
l’appartamento.
All’indomani Tojo decide di far conoscere i tre a Don Fulgenzio.
L’abbigliamento non è proprio adeguato per un incontro con un prete.
All’entrata della chiesa vengono fermati dalla guardia Tina che non li fa
entrare. Indignata chiama il sacerdote. Anch’egli conviene che non hanno
proprio l’aria delle traduttrici, ma se ne fa una ragione.
La seconda visita è quella dal sindaco, che li vede arrivare dalla finestra e cerca
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di non farsi trovare. Riconoscendoli teme la pessima figura che potrebbe fare
di fronte ai dipendenti. Ma ormai è troppo tardi, le due ragazze lo hanno già
riconosciuto, ricordandosi della serata al night di Brasov.
Passano i giorni e i tre si fanno conoscere in paese frequentando il bar, meta
esclusivamente maschile. Il popolo è diviso tra i favorevoli e i contrari.
Le donne, capitanate da Tina, vogliono che se ne vadano immediatamente.
Gli uomini sono contenti.
Tra questi ci sono anche Fortunato e Teno. Hanno un debole per Alberta che
nel frattempo ha trovato lavoro al bar sport, con grande soddisfazione del
proprietario che fiuta grandi affari.
I due vorrebbero corteggiarla ma non sanno nulla di seduzione. Chi meglio
di Piero potrebbe dar loro consigli? Satana, chiamato in causa, organizza un
costosissimo corso serale di seduzione.
“Bob l’illusionista” (un’altra arte in cui eccelle) nel frattempo sta benissimo.
Completamente spesato da Tojo mangia, beve, dorme e comincia a far sparire
da casa oggetti di vario tipo. Tojo, notando la scomparsa di attrezzature, chiede
timidamente spiegazioni: “Mi sto esercitando nell’antica arte dell’illusionismo
e gradirei non essere disturbato, grazie” risponde l’artista “Anzi, ho estrema
necessità di un manager per promuovere i miei spettacoli” - “Ci penso io”
risponde Tojo “mio fratello è l’uomo giusto”. Appena contattato Piero accetta
immediatamente, pregustando già una provvigione impressionante.
Inizia la campagna pubblicitaria e Bob, in poco tempo, diventa oltre che
prestigiatore, anche guaritore, cartomante e altro.
Le spese iniziali sono a carico di Tojo.
Il primo spettacolo e alla gelateria di un amico di Piero in un paese vicino che
gli deve grandi favori. Lo spettacolo gli costerà molto caro.
Alla prima ci sono tutti e Bob dà il meglio di se con uno spettacolo di rara
tristezza: il numero del coniglio che esce dal cappello si contraddistingue
per una serie di tentativi falliti. L’animale (rubato con un numero di magia
dall’allevamento dell’azienda) sfiora diverse volte il decesso.
Durante lo spettacolo Satana gira fra gli spettatori chiedendo un contributo
consistente per un’associazione che tutela le donne rumene.
Lo spettacolo dura tre ore. Il coniglio si salva. L’ingenuo pubblico applaude
il grande artista dell’est. Ma il suo compenso risulterà assai triste. Quello del
manager, no.
La comunità è contenta e il presidente della pro-loco chiama Piero per avere
Bob alla grande festa del paese. Satana, avvisato il suo artista del prestigioso
ingaggio, pensa alla provvigione che dovrà essere adeguata all‘evento.
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I tre fratelli rumeni cominciano intanto ad adattarsi alla vita del paese, tranne
proprio Alexandra, che deve far finta di tradurre non so che e non riesce ad
avere una soddisfazione carnale degna del suo rango. Comincia ad annoiarsi di
Tojo, della sua abnegazione sul lavoro e di quell’osservanza devota dei dettami
religiosi.
Un giorno all’alimentari incontra Piero il quale, abituato a trattare con le
traduttrici di madre lingua, si accorge guardandola negli occhi, ma anche un
po’ più in basso, del disagio della povera ragazza.
Con due parole le fa capire subito che è pronto ad aiutarla.
Intanto Fortunato e Teno, dopo aver speso una fortuna nel corso serale di
seduzione, si sentono pronti per conquistare Alberta.
Piero ha preparato loro un guida scritta del perfetto playboy: per
l’abbigliamento affidarsi chiaramente a Top moda; da Tittarello per scarpe e
accessori vari. Vestiti di tutto punto sembrano due sicari della mala del Brenta,
pronti per la battaglia d’amore.
Alexandra una mattina, sulla vetrina dell’alimentari, vede un cartellone
pubblicitario di una discoteca della zona. Si illumina e si ricorda la sua vera
vocazione.
Va da Tojo “Posso passare una serata con mia sorella in discoteca? So che ne
esiste una nei paraggi” Tojo dice si ma, molto geloso, replica “Dovete essere
accompagnate da persone di fiducia”
Tojo parla con Piero e insieme al sicario Teno decidono il giorno e l’ora del
ritrovo.
La discoteca non è proprio molto vicina e quindi i due decidono di noleggiare
una sobria utilitaria per l’evento: la solita Limousine. Paga Tojo.
Guida chiaramente Teno mentre la serpe è dietro con le due ragazze madrelingua.
Ore 21,30 già arrivati. Le due ragazze si sentono a casa e subito si scatenano
peccaminose sulla pista. Teno è ancora fuori a parcheggiare il mostro di
macchina causando diversi incidenti visto il volume del mezzo.
La serata in discoteca non passa inosservata. Nei giorni successivi in paese non
si parla d’altro. Le donne, capitanate dalla Tina, sono in fermento. È ora di
radunarle tutte (Enrichetta, Checca e… basta, visto che le altre sono in casa di
riposo) in canonica per trovare una soluzione e tenere a freno le due straniere.
Don Fulgenzio presiede l’incontro.
Con suo rammarico deve per forza dare ragione alle tre racchie anche se non
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vede un granché di male; ma l’occasione è anche buona per contrariare quella
serpe di Piero, pessimo esempio per la comunità e da sempre suo acerrimo
nemico.
La conclusione e che il prete deve chiamare a rapporto le due traduttrici e
riprenderle sul loro comportamento.
Da dove nasce l’astio tra il sacerdote e il fratello di Tojo? La risposta non è del
tutto certa. Pare che quando Don Fulgenzio arrivò in paese e ne diventò il
nuovo parroco, l’unico ragazzino che serviva messa era proprio Piero.
Timido, introverso, molto servizievole ed educato il giovane si attaccò molto
al prete. Si dice che quest’ultimo contraccambiò un po’ troppo l’affetto per
diversi anni, finché un giorno, Piero confessò tutto al fratello maggiore.
Tojo non credette alla sua storia e non ne prese le difese.
Da quel giorno diventò un ribelle. Fu messo in collegio. Seguirono anni
turbolenti che comunque culminarono col diploma di ragioniere. Dopo mille
intrighi si riuscì a trovargli un posto in banca. Da allora il suo motto fu “Di
giorno allo sportello e di notte al bordello”.
Torniamo alla disputa uomini contro donne. Il richiamo del prete non era
sufficiente. La situazione richiedeva un intervento diplomatico al di sopra
delle parti. Non ci sono dubbi, la persona giusta è il Segat.
Si proprio lui, il sindaco, l’uomo amato da tutti soprattutto da Checca.
Secchione a scuola, di famiglia medio borghese con papà funzionario dell’USL
e madre professoressa, è stato in classe con Tojo alle elementari e sono rimasti
amici.
Lui è sempre la figura giusta per sistemare le magagne del paese.
Lui, che con manie di grandezza decide di fare un comizio nella piazza del
paese per risolvere la questione.
Ci sono tutti, soprattutto la Checca che da vera fan è in estasi e ogni due
parole urla “bravo!”
“Chi siamo noi per giudicare il prossimo? Cosa hanno fatto in fondo queste
povere fanciulle, se non concedersi una serata di svago innocente? Dobbiamo
saper accogliere il diverso!” Da qui l’inizio di una lunga serie di strafalcioni e
frasi fatte.
Sembra aver funzionato e per un paio di mesi gli animi si calmarono.
Arriva l’estate. È tempo della grande sagra del paese.
Piero va dal presidente della pro-loco e propone lo spettacolo di bob “the
illuzionist”.
Lo vende con un cachè impressionante per quattro sere di fila.
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Bob è contento e completamente all’oscuro delle truci faccende monetarie.
Teno passa due notti ad appendere dappertutto le locandine dello spettacolo,
anche fuori dal paese.
L’artista non è pronto: ha bisogno di una valletta.
Chiede ad Alberta ma è troppo impegnata al bar, di cui ne è la principale
attrazione ormai. Prova allora con Alexandra, che accetta con piacere.
Lo spettacolo inizia. Fin dai primi minuti si intuisce che Bob non è tra i
migliori illusionisti del mondo.
Ma la gente applaude ed è contento soprattutto il genere maschile a veder
sfilare Alexandra e il suo savoir faire da valletta. È vestita particolarmente
aderente. Triste, ma adeguata all’ambiente la performance di Bob.
Tojo, poverino è contento per Alexandra perché la vede a suo agio sul palco,
nonostante le voci della platea attorno “Do le mudande!”
“Mostremelcul!” .
Dall’altra parte del paese il Bar Sport è aperto con Alberta al banco e solo due
clienti storici: Fortunato e Teno.
La ragazza capisce l’interessamento dei due ragazzotti e lei, abituata, cerca di
farli divertire con atteggiamenti e mosse non proprio da traduttrice ma da vera
madre lingua...
“Perché tutti attratti da queste due poco di buono?” tuonano rabbiose
Enrichetta e Checca. “E se chiedessimo consiglio a Piero, il rinomato
insegnante di seduzione?” La situazione diventa ottimale quando Tina deve
tornare per un mese nel paese natio, Seriate, vicino a Milano per la morte di
una sorella.
Bussano alla porta di Satana che le fa accomodare in salotto: ovunque poster
con scene di sesso esplicito. L’imbarazzo è totale. Contrattano per una serie
di lezioni.
Piero sa già che la lotta è persa. Un impresa impossibile. Ma ha già una
soluzione per loro e soprattutto il suo portafoglio. Le due cavie maschili
saranno Fortunato e Teno.
Satana organizza gli incontri nella pasticceria del paese, tavolo piccolo da
quattro. Tra cioccolate e frappè, solo Fortunato ci prova con qualche barzelletta
sui carabinieri.
La gente li guarda con preoccupazione. Sembrano dei manichini.
Intanto Tojo si vede scappare la sua amata: è assente e altri cercano di
approcciarla per avere una traduzione delle istruzioni dal rumeno all’italiano
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del proprio strumento.
Decide allora di fare il grande passo. Entra nella dependance dei tre ospiti, si
assenta con Alexandra e, balbettando, pronuncia la fatidica frase: “Ti voglio
sposare” . Alexandra è frastornata e ne parla con i fratelli i quali, fiutando la
convenienza, la spingono ad accettare. Bob immagina già di vivere mantenuto
da Tojo, mentre Alberta lavorerà al bar non proprio come sommelier.
Alexandra cerca pero’ altri consensi. L’unico con cui ha un po’ di confidenza
è Piero che la invita nel suo appartamento. Nasconde tutti i giornali proibiti
e la sua colf di plastica tutto fare sempre con bocca e braccia aperte in cerca
di affetto.
Satana la invita ad aprirsi in ginocchio parlando al microfono. Dopo un’ora
di confessioni aperte, tanto aperte, la ragazza è convinta. Più che convinta
soddisfatta. Anche lui.
Intanto le due racchie non hanno avuto fortuna neanche coi due ragazzotti.
Non resta che andare a chiedere consiglio alle due rumene.
Un pomeriggio Checca e Enrichetta decidono di andare verso la dependance
rumena. La porta è socchiusa. Sentono ansimare. Aprono lentamente e in
silenzio: davanti a loro Piero e Alexandra in atteggiamento intimo. Fuggono
scandalizzate. I due amanti si rivestono rapidamente, imbarazzatissimi.
Le due chere, infuocate di sacro sdegno, decidono di non dire niente a Tojo
ma di raccontare ciò che hanno visto a Don Fulgenzio.
Che occasione per il sacerdote! Il suo storico nemico beccato con le mani nel
sacco!
Il prete pensa e ripensa. Un bagliore luciferino accende all’improvviso i suoi
occhi.
La decisione è di far avere un rapporto carnale tra Piero e le due racchie. Se si
rifiuta racconterà tutto al fratello.
Satana ne ha viste tante ma queste sono troppo brutte. Come fare?
Pensa e ripensa ...idea!
Convince Fortunato e Teno a prendere il suo posto in cambio di soldi ( paga
Tojo). Seduce poi con arte le due donne.
Qualche giorno dopo invita Enrichetta in una stanza d’albergo. La fa
accomodare e spegne la luce. A quel punto esce dall’armadio Fortunato che
inizia il suo sporco lavoro carnale mentre Piero, in silenzio, si nasconde sotto
il letto.
Il giorno seguente stessa stanza, stessa procedura, ma tocca a Checca.
Nell’armadio c’è Teno.
Le due zitelle il giorno seguente sono raggianti e anche i due ragazzotti,
soprattutto per il compenso in denaro.
Le due chere iniziano a raccontarsi le varie vicissitudini erotiche.
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Enrichetta elogia Piero fortunato per la sua gentilezza nell’accarezzarla. Checca
elogia Piero-Teno per la sua discrezione. Neanche un gemito, una parola...
Piero pero’ si rende conto che l’ha fatta grossa al fratello. Per la prima volta in
vita sua prova un senso di colpa. Si, proprio lui, Satana. Decide di confidarsi
con il suo amico fraterno Matteo Segat. In un tavolo appartato del Bar Sport
gli racconta l’accaduto.
Il sindaco gli ordina di allontanarsi dalla ragazza rumena e di aiutare il fratello
a organizzare il matrimonio. Senza chiedergli soldi, per una volta.
Tojo e Alexandra vanno dal prete per ufficializzare la data delle nozze.
Alla notizia il paese è in festa. Cominciano i preparativi.
Arriva il giorno fatidico: la chiesa è perfetta, sotto il controllo di Tina;
Fortunato è pronto con l’organo (strumento); Tina, Checca ed Enrichetta
superbe vallette di Don Fulgenzio. I testimoni sono Piero, per lui e Alberta
per lei. Teno l’autista.
In prima fila ci sono Bob, commosso, e il sindaco con fascia tricolore.
Tutto fila liscio e si conclude con la foto ricordo.
Ma con la foto non finirà la storia... il paese non rimarrà immobile!
A presto!
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Si ringraziano:
• i partecipanti alla storia
(alfonso, alessandro, piero, adriano, alberto, tiziano, enrico, francesco, stefano, matteo
e roberto);
• adriano per la pazienza e alfonso per la correzione;
• il paese che ci ha ospitato (uno qualunque, in un momento qualunque, ma
sicuramente in provincia di Belluno…);
• roberto per la grafica e adriano per la bacchetta di photoshop.
Un saluto particolare ad Esimio che veglia su di noi e ci protegge.
I fatti e le persone descritti in questo romanzo sono frutto della fantasia, ma tristemente
ispirati alla realtà.
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ROMANZO
Altrilinguaggi Editore
ESIMiO LA SACRA FAMIGLIA
ESIMIO in una recente performance
Il romanzo d’esordio di Esimio vi trascinerà inevitabilmente
dentro una storia scura e pervasa dalle peggiori intenzioni.
I personaggi de “La sacra famiglia” diventeranno
drammaticamente familiari e vi accompagneranno dentro
questa saga che ricorda nemmeno tanto vagamente i
“Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez,
strizzando l’occhio a noir come “L.A. Confidential” di James
Ellroy. Vittorio Bernard detto Tojo, Piero Bernard, il Sindaco
Matteo Segat, il parroco del paese, la famiglia Jonescu e
tutti gli altri personaggi vi terranno incollati alla poltrona
fino alla fine del romanzo, senza darvi tregua.
Riuscirete ad alzarvi solo quando, finita la lettura, non vi
resterà che andare alla ricerca di Esimio per chiedergli un altro capitolo di questa inquietante
famiglia “nera” nata dalla “penna-felice” di questo inaspettato romanziere.
Il romanzo della rabbia di oggi. Assoluta e senza rimedio. Il romanzo dei
sentimenti, delle solitudini, dell’incertezza di oggi. Meraviglioso.
[ il corriere della sera ]
Un giallo che è qualcosa di più. Un romanzo che presenta dei
personaggi tra i più belli che mi sia capitato di incontrare. Con il suo
carattere introverso e mai banale rappresenta un po' tutto quello che
vorremo fare ma che non possiamo e non osiamo.
[ il sole 24 ore ]
Un tono nuovo, genuino, personaggi che rinnovano il genere noir.
È un piacere intenso e perverso fino alla fine.
[ la repubblica ]
Con dei personaggi a cui ci si affeziona e una trama perfettamente
congegnata, Esimio esplora la natura umana e mostra che bisogna
andare al di là delle apparenze, senza nessun timore.
[ Libération ]
€ 15,00
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