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La prima preoccupazione è quella del mal esempio

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La prima preoccupazione è quella del mal esempio
Veglia di preghiera per la Pace
La Diocesi di Jesi insieme alla Chiesa Ortodossa Rumena e alla Chiesa Avventista del 7° Giorno invitano a
prendere parte alla veglia di preghiera per la Pace che
si svolge venerdì 28 gennaio alle ore 21 a Jesi, nella
chiesa dell’Adorazione in piazza della Repubblica.
ANNO LVIII- N. 3
Settimanale d’informazione
euro 1
www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 30 gennaio 2011
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
Venerdì 28 gennaio alle ore 17,30 alla Fondazione Colocci un incontro pubblico su cause e prospettive della crisi
Le nuove generazioni di fronte alle difficoltà del lavoro
poster_lavoro 11/01/2011 11:48 Pagina 1
Il 2011 ha apparecchiato sulla tavola la questione principale e
l’emergenza delle nuove generazioni, del mondo che hanno di
fronte, del loro futuro. L’evidenza dei numeri non lascia spazio a molti commenti. Il 29% dei giovani sotto 25 anni è senza
lavoro, non succedeva dal 2004, mentre la disoccupazione generale si stabilizza all’8.7%. C’è poco da girare attorno a questi
fatti proponendo letture sofisticate di questo dramma che dovrebbe invece diventare l’ossessione di tutti, a cominciare dalla
politica, dai governi, dalle famiglie e da quanti concorrono -da
più parti e con diversi ruoli- ad organizzare e far vivere il sistema educativo del Paese. Bisogna ricominciare proprio da qui,
consapevoli che il tema non riveste ancora la considerazione
che meriterebbe. Un buon segnale è arrivato dalle Regioni che
hanno stanziato investimenti più consistenti per rilanciare
l’occupazione giovanile. Il punto di partenza però dovrebbe
essere una condivisa consapevolezza che non abbiamo reso
un buon servizio ai giovani. Forse, come scrive Pier Luigi Celli, si tratta di una Generazione tradita [Mondadori, 2010]. Ma
tradita da chi? Da noi, dai padri, dai nonni, insomma dagli
adulti che sembrano andare contro i giovani, anziché proporsi
loro alleati. E’ per questo che non è più rinviabile il riordino
dell’agenda delle questioni da affrontare, mettendo al primo
posto –incondizionatamente- quella che attiene ai giovani e al
loro futuro. È solo da questa consapevolezza che può nascere,
innanzi tutto, la volontà di “comprendere” autenticamente le
generazioni che avanzano, il loro mondo, le loro aspettative
recuperando il tempo perduto e ri-costruendo nella società legami sostenibili. Futuro e legami, due territori quasi annullati
dai processi culturali, sociali ed economici degli ultimi decenni. La concezione del tempo ne è uscita così disarticolata che
non offre più, nè cittadinanza alle tradizioni e alle radici della
società, né all’avvenire perché, scrive Zygmunt Bauman, “nulla
al mondo è destinato a durare”; ne è prova che non c’è prodotto che non abbia incollata “un’etichetta che indica la data entro cui va usato …” [Vite di scarto, Roma-Bari, Laterza, 2005].
Ci sentiamo un po’ tutti un esubero e destinati alla discarica.
In questo contesto è’ difficile allora immaginare il futuro che
viene compresso e annullato nel presente, nel qui e ora, nel
tutto e subito, nel consumo e nella ricerca di emozioni. E’ anche per questo necessario concentrarsi, con un forte senso
delle priorità, per costruire infrastrutture valoriali e materiali
su cui poggiare il lavoro delle nuove generazioni; per rompere quel drammatico muro del “presente” e proiettare i giovani
nel “futuro”, ossia nella dimensione dell’impegno che, scrive
Vittorino Andreoli, ha “indubbiamente bisogno di
Voce della Vallesina - Circolo Contardo Ferrini – Meic, Gruppo Edith Stein di Jesi
un tempo futuro” [Corriere della Sera, 9 gennaio
2011]. “Futuro” è anche il tempo dei “legami”, ossia
di rapporti duraturi costruiti su fondamenta solide,
che perdono invece di significato nella dittatura accecante del solo presente. I giovani e il loro futuro
non possono che occupare dunque il primo posto
dell’agenda della politica, del governo, delle istituzioni, della società civile, degli italiani. InterpretanVenerdì 28 gennaio 2011 - ore 17,30
do anche il comune sentire dei cittadini, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ce lo ha
presso l’Aula Magna
ricordato ripetutamente e con calore in occasione
della Fondazione Colocci
del suo messaggio di fine anno: «Buona sera e Buon
in via Angeloni 3 a Jesi
Anno a voi tutti, italiane e italiani di ogni generazione. Non vi stupirete, credo, se dedico questo mesPARTECIPANO
saggio soprattutto ai più giovani tra noi, che vedono
avvicinarsi il tempo delle scelte e cercano un’occuMons. Giuseppe Orlandoni
pazione, cercano una strada. Dedico loro questo
Vescovo di Senigallia
messaggio, perché i problemi che essi sentono e si
e incaricato per la Pastorale
pongono per il futuro sono gli stessi che si pongoSociale del Lavoro
no per il futuro dell’Italia» [http://www.quirinale.it/
Ing. Gennaro Pieralisi
elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=2052].
Imprenditore e Presidente
Non possiamo davvero stupirci di fronte a questa
del Gruppo Pieralisi
realtà. I giovani, del resto, lo scriveva quasi due
secoli fa Giacomo Leopardi nello Zibaldone, sono
Dott. Maurizio Drezzadore
“materia vivissima e di sommo peso” cui dovrebbe
Membro del Consiglio Nazionale
dell’Economia e del Lavoro
essere riservata la massima attenzione dalla distratLa crisi generale del momento
ta classe dirigente di questo Paese. In un altro pasrichiama l’attenzione sul problema
del lavoro. Per approfondire i
saggio del suo intervento di fine anno, il Capo dello
L’incontro si svolge con il patrocinio
diversi aspetti della questione
Stato aggiunge che “… c’è troppa difficoltà di vita
del Comune di Jesi.
con particolare attenzione alle
quotidiana in diverse sfere sociali, troppo malessere
Marche, il settimanale diocesano
Introduce Vittoriano Solazzi,
tra i giovani. Abbiamo bisogno di non nasconderVoce della Vallesina, il circolo
Presidente dell’Assemblea
“Contardo Ferrini” e il Movimento
ci nessuno dei problemi …”. L’invito a uscire fuori
Legislativa delle Marche
ecclesiale di impegno culturale
e modera Beatrice Testadiferro,
dal terreno paludoso di improduttive analisi e dipropongono questa occasione
Direttore del settimanale
stinguo è diretto e chiaro. Non possiamo addomeVoce della Vallesina.
di riflessione e dialogo.
sticare quello che il Paese prova quotidianamente,
non servirebbe a nessuno. Quello su cui occorre
LA CITTADINANZA È INVITATA
trovare unione, è invece la consapevolezza della
urgenza della questione e che c’è un gran lavoro
da fare per tutti, nessuno escluso, per aiutare le
nuove generazioni e farci carico del loro futuro, almeno di quello che ci compete. Comprensione delle nuove ra dell’impegno concreto su questo tema dovrebbe fornirci
generazioni, riforme profonde a supporto della transizione lo strumento più adeguato per valutare, usando le parole
scuola-lavoro, superamento del mercato duale che tutela gli del poeta recanatese, l’operato dei “politici e dei reggitori”.
occupati e rende precari gli altri sono le tre aree su cui svi(*) Docente Università LUISS Guido Carli
www.gabrielegabrielli.com
luppare l’iniziativa politica, legislativa, di governo. La misuw w w. st u d i o g raf i cov i s i b i l i a . i t
di Gabriele Gabrielli *
Le indagini della magistratura su Villa Arcore e la dilatazione dello scandalo da parte dei mass-media
La prima preoccupazione è quella del mal esempio
Se non è possibile ignorare quanto
i mass-media dedicano da settimane alle indagini della magistratura
sulla vita privata di Berlusconi, è
anche vero che in ordine ai due
presunti reati – “violazione della
legge sulla prostituzione minorile e
concussione ai danni della questura” – è dovere di tutti presumere
l’innocenza dell’indagato e pertanto non dedurre pronunciamenti o
condanne di alcun genere. Si lasci
alla magistratura la serenità delle
indagini e delle conclusioni.
Quello che oggi preoccupa è il
dato di fatto – appurato senza ombre di dubbi e neppure smentito
dall’interessato - dei liberi festini
che sono stati celebrati in diverse
riprese nella Villa di Arcore ormai
diventata, oltre che centro di vita
politica ai più alti livelli, anche
centro di vita scandalistica. A fa-
vore del presidente del consiglio è
da notare che, a rigore, lo scandalismo privato (a parte i due presunti
reati sopra richiamati) non costituisce infrazione del codice penale: in linea di principio ciascuno di
noi può portare in casa le escort
che più ci aggrada. E se questo lo si
facesse – come suggerisce la stessa morale “gesuitica” e un pizzico
di quella machiavellica: nisi caste
saltem caute – non ci sarebbe da
strapparsi i capelli né sarebbe giustificato tanto clamore di pagine e
pagine dei maggiori quotidiani dedicate all’argomento. Insomma: se
non ti comporti secondo le regole
dell’etica del buon senso, almeno
fallo senza scandalizzare, soprattutto se occupi un posto di altissima responsabilità pubblica. Ed è
ciò che è mancato e ciò che manca
nel comportamento privato di Ber-
lusconi, di un Berlusconi che, nel
passato, si è azzardato a definirsi
l’interprete e il continuatore della
politica di De Gasperi.
***
Che lo scandalo dei festini – per
addolcire, si parla di escort ma si
dovrebbe parlare di prostitute abbia suscitato le preoccupazioni
del presidente della repubblica e
che tali preoccupazioni siano state
fatte proprie per intero dall’Osservatore Romano (quotidiano del Vaticano), deve far riflettere noi tutti
e, in primis, i responsabili della
vita politica nazionale. Che i partiti di opposizione traggano le più
drastiche richieste – (“dimissioni”) – è la conseguenza più ovvia
e naturale perché, dal loro punto
di vista, è il minimo che un presidente del consiglio possa fare di
fronte allo scandalo che espone la
nazione anche al ludibrio internazionale. Ma la realtà è che lo stesso
ferreo alleato di Berlusconi, Bossi,
si sente in dovere di richiamare il
Cavaliere per le sue negative iniziative privare: “riposati”. Se non è
un invito a lasciare, è certo che la
Lega – così continuando le cose –
farà del motivo morale un motivo
di vera rottura se le sue aspirazioni alla definitiva approvazione del
federalismo non dovessero realizzarsi.
Se poi teniamo presente che il segretario di Stato del papa, Tarcisio Bertone, ricorda ai politici “la
grande responsabilità di fronte alle
famiglie e di fronte alla domanda
di esemplarità”; se non possiamo
ignorare che l’interprete dell’orientamento dei vescovi, il card. Angelo Bagnasco, invita alla lettura di
un articolo di fondo del direttore
dell’Avvenire per il quale il comportamento del presidente del governo “ sul piano della valutazione
morale è addirittura insopportabile”, dobbiamo dedurre la forte preoccupazione non solo del mondo
cattolico ma di ogni cittadino di
buon senso. “Per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna
sapersi dare una misura di sobrietà
e di rispetto per se stessi, per ogni
altro e per il ruolo che si ricopre…
A noi italiani, a tutti noi, comunque la pensiamo e comunque votiamo, è dovuto almeno questo:
un’uscita rapida da questo irrespirabile polverone”.
Reclamiamo
“un’indispensabile
pulizia agli occhi dell’Italia e del
mondo”.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
2
Voce della
Vallesina
Cultura e società
30 gennaio 2011
Del più e del meno
Il cuore del vecchio orologio
di Giuseppe Luconi
Il cuore ha ripeso a battere: un cuore
speciale, fatto di ingranaggi, molle, perni e
non saprei cos’altro. È il cuore del mio orologio a pendolo, che dopo un periodo di
stanca, si era bloccato, incapace di andare
avanti. Ricordo gli ultimi tempi, quando la
lancetta grande, quella dei minuti, mentre
effettuava bene la prima metà del giro, in
discesa, risaliva poi con fatica l’altra metà.
Spesso si fermava prima di arrivare in cima
ed io dovevo aiutarla con un dito a superare l’ultimo tratto.
L’altro giorno, dopo mesi
di inattività, ho provato a far
ripartire l’orologio. Ho spinto il pendolo con una mano
ed il pendolo ha ripreso ad
oscillare. Il suo tic-tac è andato avanti da solo per diversi minuti. Dopo un po’ si è
fermato, ma con una piccola
spinta è ripartito e così, allungando il passo ogni volta
di più, ha completato il giro
dei sessanta minuti.
Non è guarito, l’orologio
a pendolo. Sente anche lui il
peso degli anni. È nella quarta età. O forse nella quinta.
Ha bisogno di essere aiutato.
Sono il suo badante. So che
non tornerà più a camminare
da solo, non darà più l’ora esatta. Ma intanto cammina. E’ importante che cammini,
come lo è per l’uomo sul far del tramonto.
Alla sua età significa molto.
Era l’orologio dei miei genitori: era uno
dei pezzi principali del salotto quando si
sposarono. Non so se gli orologi a pendolo
siano di moda anche oggi. Nei primi anni
Venti del secolo scorso l’orologio a pendolo rappresentava uno degli arredi irrinunciabili per le giovani coppie che – come si
diceva allora - «mettevano su casa» in vista
di convolare a nozze.
L’orologio oggi è in cucina: un sopravvissuto al salotto (più propriamente, la
«sala»), che per anni lo aveva ospitato e che
oggi non c’è più. Della sala resta il ricordo di una stanza tipica del suo tempo. Le
mattonelle bianche e rosse, a scacchiera;
la «credenza» a vetri con la caffettiera di
porcellana e le tazzine dorate. Su una parete due grandi stampe primo Novecento
con le immagini di ballerine orientali entro
pesanti cornici rossastre che si intonavano
con il rigore della carta da parati dai motivi
floreali piuttosto intensi.
In un angolo del tavolo, i1 grammofono
a manovella, che si ascoltava solo nei giorni di festa:
da piccoli, il nostro massimo divertimento casalin­go
della domenica, anche se
i dischi erano sempre gli
stessi; dischi a settantotto
giri, due etti e mezzo l’uno.
Il posto d’onore spettava
alla lirica, con brani d’opera, tutti cantati da Giovanni Zenatello, un tenore che
doveva essere di un certo
nome.
Sopra un mobiletto ad
angolo, l’apparecchio radio, a valvole, largo mezzo metro. Col suo arrivo,
nel ’39, aveva messo a tacere il grammofono. La
scatola magica che ogni
giorno ci portava voci e suoni ci aveva conquistato. La radio veniva accesa soltanto la
sera. Dopo cena, ci si trasferiva nella sala
per ascoltare il giornale radio e gli altri programmi: í concerti Martini e Rossi con le
orchestre di Semprini e Petralìa e gli interpreti della gran­de musica: Beniamino Gigli,
Toti Dal Monte, Giacomo Lauri Volpi. E le
canzonette eseguite dalle orchestre Barzizza e Angelini, cantate da Alberto Rabagliati,
Carlo Buti e il Trio Lescano. E le voci degli
attori­ che si chiamavano Nunzio Fílogamo,
Lía Acconci, Angelo Zanobini…
Suoni e immagini di un altro mondo.
Che pochi decenni hanno cancellato e che
tra un po’ nessuno racconterà più.
Festa del Patrono a San Paolo di Jesi
Domenica il concerto della banda
A San Paolo di Jesi domenica
prossima si celebra la festa
del patrono San Paolo con
la Santa Messa presieduta dal vescovo Gerardo alle
ore 11,15. Nel pomeriggio
alle ore 17 presso la chiesa
parrocchiale, si terrà il concerto “San Paolo in musica”,
organizzato dalla banda musicale Gli Amici della Musica, in collaborazione con la
Parrocchia e con il patrocinio
del Comune, della Pro Loco
e dell’A .N.B.I.M.A. Marche.
Sotto la direzione dei Maestri
Fabio e Luciano Merli, la banda si esibirà accompagnando
le voci di Claudio e Ilenia e
intrattenendo con la musica tutti coloro che vorranno
onorare la ricorrenza del Santo Patrono San Paolo Apostolo prendendo parte all’evento.
Pergoelsi di Jesi: tornano “I Filetti Rossi Sperluccicosi”
Scusa, ma a me non me ce conta’!
Venerdì 28 e sabato 29 gennaio,
al teatro G.B.
Pergolesi di Jesi,
nella rassegna
di dialetto “Lo
Sberleffo! 2011”,
ZapJuice presenterà “I Filetti
Rossi Sperluccicosi” nella loro
nuova commedia
“Scusa, ma a me non me ce conta’!”. Lo
spettacolo contribuisce a sostenere il
progetto “Volere Volare” dell’associazione “L’albero di Pina – dalla parte dei
ragazzi”. “I Filetti Rossi Sperluccicosi”
tornano in scena con una commedia
scritta da Andrea Giuliani. Sotto la regia
dello stesso autore, a dare vita alle varie
e divertenti situazioni saranno: Michela Barchiesi, Mauro Bianchi, Federico
Bravi, Silvia Giambartolomei, Alessandro
Giuliani, Andrea Giuliani, Noemi Lancio-
ni, Roberto Marasca, Fabrizio Pettinari,
Luca Sampaolesi.
Biglietteria: presso Biglietteria Teatro
G. B. Pergolesi - Tel. 0731-206888; dal
mercoledì al sabato 9.30-12.30/17.0019.30 / Festivi, lunedì e martedì chiuso.
La biglietteria è aperta da un’ora prima
dell’inizio di ogni spettacolo. Posti di
platea e palchi:13 euro; loggione: 7 euro.
Ingresso gratuito per i bambini fino a 10
anni solo nei palchi e accompagnati da
un adulto.
Osservatorio Civico Jesino: tre incontri sulla città
Come progettare la sanità
La lente della salute e
l’ospedale modello. Questo il tema del secondo
incontro
organizzato
dall’Osservatorio Civico,
il 24 gennaio scorso, presso l’azienda Clabo di Jesi.
«Un percorso ricco di stimoli.- ha affermato il presidente Rolando Agostinelli nel suo saluto –per
chi avrà la responsabilità
di amministrare Jesi nei
prossimi anni.» L’Osservatorio Civico ha infatti
proposto delle riflessioni sui temi della salute e
dei servizi sociali. Sergio
Cerioni, ex assessore ai
servizi sociali del Comune di Jesi, ha ritenuto importante allargare il confronto su questo tema e
impegnarsi in una ipotesi
di lavoro sistematica. Ha
sintetizzato, nella sua relazione, le tappe più significative di questo percorso. «Per quanto riguarda
la lente della salute, siamo partiti dalla consapevolezza della necessità di
un approfondimento dei
bisogni di salute e della
loro stretta connessione con altri fattori
culturali, ambientali e socio-economici.
Di fronte ai bisogni che cambiano velocemente e a risorse “finite”, non è accettabile un deterioramento dei servizi. Occorrono strumenti nuovi ed originali per
guardare con attenzione le persone, per
mettere in discussione, innovare, individuare indirizzi e priorità, per organizzare i servizi. Per rielaborare, cioè, il nostro
welfare. Ma la Asl non riesce a fornire
un profilo di salute del nostro territorio.
Un profilo che deve diventare non solo
uno studio illustrativo della realtà, ma
la premessa conoscitiva per una nuova
programmazione condivisa e sinergica,
e che necessita di strumenti permanenti informativi, di ricerca epidemiologica, di lettura aggiornata dei bisogni. Nel
2007 partì un progetto molto qualificato
e impegnativo: la definizione di un profilo medico del territorio, affidato al dott.
Melappioni con l’Università di Trento».
Cerioni ha poi evidenziato la necessità
di una verifica degli attuali servizi ed interventi, affidati per la maggior parte in
appalto al terzo settore. «Sta emergendo
una filosofia di tipo caritatevole-filantropico – ha affermato - e si stanno sviluppando sul territorio alcune esperienze di
un nuovo solidarismo mutualistico. Queste esperienze possono costituire una difesa dell’attuale welfare? O possono avere
una prospettiva più generale? In questo
settore ci sono alcune novità importanti: forse sta prendendo corpo la gestione
associata dei servizi sociali.» L’Ospedale
Modello ha monopolizzato l’attenzione
politica e istituzionale sulla sanità. Nato
negli anni ’80 come proposta ambiziosa
di cambiamento profondo nella gestione sanitaria, è stato fortemente caratterizzato dal contesto sanitario del tempo
e dagli scenari legati a quel periodo. Poi,
la progettazione e la realizzazione hanno
subito importanti modifiche scaturite dai
cambiamenti indotti sia dalle normative nazionali che da quelle regionali nel
campo dell’assistenza ospedaliera e, più
in generale, nella programmazione dei sistemi sanitari. Cerioni ha posto l’accento
sulla necessità della prevenzione e di una
efficace educazione sanitaria: «Il 70% dei
tumori del colon, l’80% degli infarti sono
evitabili con una adeguata attività motoria ed educazione alimentare. Allora:
come non sostenere attività di prevenzione? Occorre poi allargare lo sguardo
verso realtà all’avanguardia, che hanno
sperimentato positive esperienze di cambiamento. Ad esempio la regione Toscana non ha introdotto il ticket, eppure la
spesa farmaceutica è di 26 euro inferiore
alla media e la media delle prescrizioni
è inferiore di molto al resto d’Italia. Da
queste considerazioni si può sviluppare
uno sguardo verso il futuro.» Denso e
articolato l’intervento del dott. Augusto
Melappioni, che ha mostrato i cambiamenti delle esigenze e i possibili scenari
futuri riguardo agli anziani, alle strutture
di accoglienza e alle malattie della senilità (le Marche hanno un’alta longevità),
alla presenza delle badanti (fenomeno
destinato, in futuro, a subire sostanziali
mutamenti), alle modalità di cura degli
extracomunitari, soprattutto delle donne,
spesso condizionate dalla cultura di origine e dalla religione. «Da molto tempo
credo che nelle Marche, fra 10-15 anni,
avremo tre o quattro grandi ospedali e
diverse strutture minori. Dobbiamo capire che cosa di prioritario vogliamo tenere
negli ospedali. Oggi si parla di medicina
di attesa - quella ospedaliera - che ha
delle caratteristiche d’impostazione metodologica: è la medicina per acuti. È un
modello nuovo. L’Ospedale Modello dovrebbe agire sulla medicina di attesa.»
Le politiche sociali
Lorenzo Fiordelmondo, segretario del
Pd di Jesi, ha evidenziato che il progetto
dell’Ospedale Modello debba essere veicolato il più possibile. E che sia necessaria una stretta sinergia tra amministrazione, politica, associazioni, per poter
ottenere risultati concreti. Nicola Vannoni ha indicato poi l’importanza delle
cooperative sociali: «La gran parte dei
servizi sociali dei comuni sono realizzati con l’affidamento a cooperative sociali, che svolgono un ruolo molto importante, anche in un’ottica di riduzione dei
costi. Questi soggetti, in venti anni di
gestione di servizi, hanno sviluppato un
know-how, ed oggi potrebbero dare un
contributo importante nell’analisi dei
bisogni e nella progettazione dei servizi.» Daniele Massaccesi, consigliere
comunale del Pdl, ha evidenziato invece la gestione molto onerosa delle cooperative sociali e una non sempre piena
retribuzione dei suoi lavoratori. Ha parlato poi della necessità che l’Ospedale
Modello venga progettato e realizzato
per dare risposte concrete ai bisogni dei
cittadini. Dopo gli interventi di Agostinelli e dell’avvocato Mazzarini, che hanno auspicato un approfondimento delle
questioni, Gian Franco Berti ha proposto la costituzione di un gruppo di lavoro tra i componenti dell’Osservatorio.
Tema del prossimo incontro dell’Osservatorio Civico - lunedì 31 gennaio – sarà:
“Le politiche di sviluppo e la riconversione Sadam”.
Tiziana Tobaldi
Nelle foto il dott. Augusto Melappioni,
già assessore regionale alla Sanità e
alcuni dei partecipanti all’incontro
dell’Osservatorio.
Voce della
Vallesina
Scusate il bisticcio
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
PAROLA, T’ARMAGNO!
Assonanza paradigmatica? Lo squilibrato che a Tucson ha gravemente ferito la
candidata liberal potrebbe essere stato incoraggiato da
alcune recenti dichiarazioni “bellicose” di Sarah Palin.
La quale, avvertita della possibile concatenazione, ha
prontamente fatto marcia indietro. Ritrattazione di
Sarah, dunque. Buttandola sul classicheggiante:
palinodia della Palin
PS – Il titolo (parola, t’armagno) riflette un’ espressione
in uso, un tempo, nella Valcesano. Essa significa
letteralmente: parola, ti rimangio. Corrisponde alla più
corrente espressione italiana: parola, torna indietro. A
cui però il buon Metastasio replicherebbe:
Voce dal sen fuggita
più richiamar non vale:
non si trattien lo strale
quando da l’arco uscì.
IL CONTICINO
NEL CANTON[TI]CINO
Anagramma & cambio di consonante Esule nella Svizzera ospitale,
eluse il Fisco il furbo capitale.
Ma i sotterfugi astuti furon vani:
furon falciati i conti da Falciani. NB - Si allude ovviamente a quel funzionario di banca
che ha “scoperto gli altarini” degli esportatori illegali
di valuta.
SELF-MADE MAN
Scarto sillabico iniziale è arrivato al successo partendo praticamente da zero.
Come dire: dalla gavetta alla vetta
LE SIGNORE DEL LABORATORIO
Bisenso a... reazione Sono analiste chimiche xxxxxxxx:
brave con alambicchi e con xxxxxxxx.
***
Soluzione del gioco precedente
stana – stona
La Citazione
a cura di Riccardo Ceccarelli
Senza Dio, orizzonti limitati
Se si toglie l’idea di Dio dal dibattito pubblico, ci si priva
di quel più ampio orizzonte che tutti ci comprende e nel
quale ci sentiamo responsabili verso la verità.
Sergio Givone, docente di Filosofia all’Università di Firenze, “Avvenire”, 18 gennaio 2011, p. 26.
La Pulce
Finalmente anche a Jesi un Sexyshop. Gli appassionati del
settore possono sostare comodamente in fondo alla discesa di via Roma, n.33. Su fondo nero-rosso, chiaramente diabolico-trasgressivo, la denominazione “Eros24” che
assicura fornitura “anonima” e “automatica”. Ma guarda
un po’: il tanto bistrattato “comune senso del pudore”
cacciato dalla porta rientra dalla finestra!
Il 28 gennaio alle ore 21,30, nell’ambito della Stagione musicale
al Teatro Goldoni di Corinaldo, il Centro Culturale “Simona Romagnoli” di Ostra presenta la Collana “Spirto Gentil”. “Beethoven - la
drammatica trasparenza del reale”: suona e guida l’ascolto, la pianista Magdalena Lutka.
Nel programma:
Sonata in do-minore op. 13, “Patetica”,
Sonata in do diesis-minore op. 27 nr 2, “Al chiaro di luna” ed altro…
arte
30 gennaio 2011
3
nel dizionario oltre 1500 vocaboli nuovi. Ma altri rischiano l’estinzione
Lingua italiana, le nuove parole
Ce n’è un po’ per tutti i gusti, da “apericena” a “archistar”, da “arcisicuro” e
“barbatrucco” a “gollonzo” e “impanicarsi”: sono le parole più o meno nuove
che conquistano un posto nell’ufficialità della lingua italiana. Sono entrate,
infatti, a far parte dell’edizione 2011
del Vocabolario della Lingua Italiana
Zingarelli, la storica opera di consultazione pubblicata dall’editore Zanichelli, che conta in tutto 143mila voci e
377mila significati. Ma per tante parole
nuove in arrivo - in effetti sono oltre
1500 le new entry -, ce ne sono altre
in via di estinzione e tutte da salvare.
Parole ormai poco usate, a rischio di
scomparsa. “Nefasto”, “zuppo”, “aulico”
e “intrepido” sono alcuni dei termini
che, secondo l’Osservatorio di Zanichelli, nei prossimi anni non saranno
più utilizzati. Voci quasi del tutto dimenticate che saranno sostituite da sinonimi più comuni e al passo coi tempi.
Il costume, la cronaca, la società, la
cultura e i media hanno, infatti, trasformato il linguaggio corrente, tanto
da coniare neologismi degni da apparire nel vocabolario. E a sostituire
i vocaboli fuori moda ci sono nuove
parole che fanno parte del gergo fantasioso, creativo e irriverente dei giovani, spesso sconosciuto agli adulti.
Espressioni bizzarre, a volte accorciate, a volte raddoppiate, con molti termini coniati dal mondo informatico.
Una di queste è il tormentone: “Resta
di stucco, è un barbatrucco”, celebre
formula dei Barbapapà, popolari per- “impanicarsi” (cadere in preda ad una
sonaggi dei cartoni animati lanciati crisi di panico), “inguattare” (termine
nella seconda metà degli anni Settanta. usato nel significato di “nascondere”).
Tra le varie espressioni ufficializzate Tra “apericena”, “arcisicuro”, “crunch” e
dallo Zingarelli 2011 ci sono il “gollon- un altro migliaio di nuove parole, ce ne
zo”, nato dallo slang nelle trasmissioni sono però altre prossime a venir meno
della Gialappa’s e adottato nel gior- per mancanza di utilizzo. Insomma, olnalismo sportivo per indicare il goal tre ad essere portabandiera delle innoridicolo e fortunoso. Anche la moda e vazioni linguistiche, lo Zingarelli si prola musica “Emo” trovano posto nel vo- pone anche come paladino difensore
cabolario, con il significato di “appar- dell’italiano a rischio estinzione, contitenente ai gruppi giovanili che vestono nuando la campagna “Salviamo l’italiadi nero”. Molte nuove parole arrivano no della memoria” come l’ha definita il
dal linguaggio giovanile, come “shonen” linguista Massimo Arcangeli, coordinae “shoujo”, che in giapponese indicano tore dell’Osservatorio di Zanichelli sulla
le riviste (Manga) e film (Anime) ri- lingua italiana. E a conti fatti le parospettivamente per ragazzi e ragazze; le da salvare sono più delle new entry:
tra i nuovi generi musicali lo Zingarelli sono state identificate come “a rischio”
2011 segnala il “patchanka”. E quando ben 2900 voci di cui, purtroppo, si sta
poi si vuole nominare un architetto di perdendo l’uso. Tra queste: “ginepraio”,
grande fama e successo, si può parlare “aulico”, “scherno”, “uopo”, “zelo”. Si tratta
a buon diritto di “archistar”, qualifica di parole necessarie per ricordare il pasche spetta, ad esempio, a Massimilia- sato e nello stesso tempo per scrivere il
no Fuksas o Renzo Piano. Viene invece futuro, parole ricche di sfumature, affadal linguaggio cinematografico il nuo- scinanti ma che vengono correntemente
vo di zecca “cinecocomero”, versione sostituite da sinonimi più comuni.
estiva del già conosciuto, e accolto nel Insomma, per parlare bene e fare medizionario, “cinepanettone” natalizio. moria dei tesori della nostra lingua,
Per restare in tema estivo, lo Zingarel- val sempre la pena dare un’occhiata
li 2011 consacra i “fantasmini”, ossia al vocabolario. E poi lo Zingarelli, che
quei calzini minuscoli che scompaiono quest’anno festeggia i 150 anni dalla
all’interno delle scarpe, il “pinocchiet- nascita del suo autore, Nicola Zingarelli
to’, ossia il pantalone “alla pescatora” e (31 agosto 1860), è disponibile, oltre che
il “tankini”, cioè il costume da bagno nel tradizionale volumone con cofanetfemminile costituito da slip più canot- to, anche in dvd-rom, per iPhone, iPad,
ta. Sdoganata anche una serie di nuo- e iPod Touch.
vi modi di dire, tra i quali “arcisicuro”,
Rosa Coscia
Una singolare tragicommedia di Dürrennmatt al Teatro Spontini
Chi è senza peccato?
La tesi è interessante. Nessuno è senza peccato, perciò tutti in qualche
modo sono colpevoli, tutti hanno
qualche scheletro nell’armadio, un
segreto o una responsabilità mancata, un delitto piccolo o grande sulla
coscienza. Se effettivamente è così
allora chiunque può essere portato
davanti ad un tribunale, essere sottoposto a giudizio e venire condannato. Gli avvocati difensori potranno
sollevare obiezioni, trovare cavilli e
ragionevoli dubbi, ma altrettante argomentazioni potranno presentare
gli accusatori scavando in fondo a
colpe vere, presunte o persino inconsapevoli.
Un gioco crudele può essere dunque
l’amministrazione della giustizia. È
appunto quanto dimostra Dürrenmatt in un suo lavoro teatrale,“Die
panne”, tradotto come ‘La notte più
bella della mia vita’: un titolo di cui
solo al termine si comprenderà il significato. Si era presentata lo scorso
anno l’occasione di conoscere in una
‘commedia storica’ molto sui generis,
‘Romolo il grande’, questo autore di
spiccata personalità che riesce a contaminare tragedia e commedia, storia
e fantasia, verità e finzione; che pure,
sfiorando l’assurdo e il grottesco,
giunge ad argomentazioni ai confini
della razionalità. Una logica surreale
è sottesa anche in questo suo lavoro
portato in scena il 16 gennaio al Teatro Spontini di Maiolati. È tratto da
un breve romanzo di Dürrenmatt che
per struttura e in qualche modo per
contenuto richiama un famoso giallo
di Agatha Christie: ‘Dieci piccoli indiani’, conosciuto anche in una doppia versione teatrale e cinematografica. Simile è la situazione. I personaggi
agiscono isolati dal mondo, chiusi in
un ambiente apparentemente accogliente, ma che diventa sempre più
oppressivo e incombente tanto da
non offrire più via di scampo. Come
nel giallo poi anche qui viene intentato un singolare processo; non però
a diversi personaggi, ma a uno solo
del quale pure, sotto un’apparente
onestà, verrà scoperta una disonestà
che sarà condannata. Opportuno
ricordare brevemente la trama. Costretto da un incidente d’auto ad una
sosta forzata, un rappresentante di
tessuti, Alfredo Traps, trova ospitalità presso la casa di un vecchio giudice. L’accoglienza è squisita. Viene
offerta una lauta cena all’ospite, che
però è invitato a sottoporsi ad un
processo ‘per burla’, alla presenza
di due avvocati, anch’essi ormai in
pensione: un accusatore d’assalto,
trasandato e agguerrito e un aristocratico difensore con velleità letterarie, compiaciuto delle sua aulica
dialettica. A loro si aggiungono un
cuoco nerboruto e minaccioso e una
‘nipotina’ del giudice, smancerosa
e provocante. Un’esca erotica per il
signor Trapp che accetterà lo strano
gioco. L’imputato viene allora sottoposto ad un interrogatorio che si fa
sempre più stringente e assillante
finché egli, frastornato e invischiato,
sotto l’effetto di abbondanti libagioni finisce per confessare quello che
nemmeno lui consapevolmente conosceva: un delitto perfetto, cioè la
morte tempo prima da lui indirettamente procurata del suo principale
di cui aveva preso il posto. La rivelazione decreterà così la sua condanna
a morte. E sarà un suicidio, con piena soddisfazione del vecchio giudice
che al termine del processo dichiare-
rà agli avvocati suoi complici di aver
trascorso ‘la notte più bella della sua
vita’. L’accusa alla giuria di crudeltà o
di sadismo sembra sottintesa, ma potrà essere pronunciata dallo spettatore. Così il cerchio si chiuderà.
Rendere credibile sulla scena una
storia simile non è facile. Vi sono
invece riusciti gli interpreti che, convinti e convincenti, hanno saputo
tenere in piedi il fragile castello di
carta costruito dalla logica estrema
di Dürennmatt. Particolarmente impegnato l’impeccabile protagonista,
Gian Marco Tognazzi. Finemente caratterizzati gli altri personaggi:
Bruno Armando, Giovanni Argante,
Franz Cantalupo, Lidia Giordano,
Lombardo Fornara. La regia è di
Armando Pugliese che ha reso visiva
l’atmosfera severa e sinistra dell’ambientazione. Un’esperienza molto
speciale per gli spettatori, quasi inconsapevolmente indotti a riflettere
su questioni etiche di notevole spessore. Teatro esaurito, successo pieno
e meritatissimo.
Fotoservizio
Augusta Franco Cardinali
Nella foto: Al termine dello
spettacolo, da sinistra, Bruno
Armando, Gian Marco Tognazzi,
Franco Cecchini e Signora,
Lidia Giordano.
4
Interessate dimenticanze
ed altrettanti turbamenti
Chiudere
Terre
Elementari
il bilancio
Il tema della settimana qui
in città – mi suggerisce un
amico – è quello del bilancio
del Comune che non si riesce
a chiudere. L’immagine del
chiudere mi suggerisce quella di una porta e la parola
bilancio per la verità mi suggerisce solo quella di qualche
pagina di partita doppia che
conoscono bene i ragionieri.
Nelle terre elementari il tema
di cui sopra si può verificare
come un tema preso in considerazione in due distinti
modalità: quelle nei pressi
delle edicole di giornali e
quelle prossime o all’interno
dei supermercati (alimentari –meglio). La prima modalità in cui viene svolto il
tema è affidata agli uomini,
esplicita e mirata a definire/
criticare/giustificare quello
che si conosce dei conti del
bilancio comunale. Conti
espressi in tagli. Quanto si
taglia alla cultura, quanto
ai servizi sociali, quanto ai
lavori pubblici etc. E l’immagine (un’altra) è quella
del coltello affilato che porta
via un pezzo di qualche cosa.
Fa sempre male… E’ anche
naturale che questa prima
modalità preveda anche un
serrato dibattito sugli sprechi. Tagli e sprechi descrivono bene l’elaborato del
tema suddetto. La seconda
modalità, quella dei supermercati è invece affidata alle
donne, non giovanissime e
ben disposte a dire ciò che
pensano al momento del
Voce della
Vallesina
attuALITà
30 gennaio 2011
passaggio (obbligato) alla
cassa. Mentre si cercano
di Riccardo Ceccarelli e sei mesi. Questa la notizia dimentile monetine da due centecata. E non mi sembra che il sig. Belsimi nel portamonete che Ce ne siamo dimenticati. Tanto non le castro fosse stato condannato per aver
sta dentro lo scomparto più avevano dato eccessivo spazio, sia sulla rubato giuggiole o caramelle. Dicono
nascosto della borsa capien- carta che in Tv. Era successo il 24 ot- che la giustizia funzioni. Per carità, è
te, è allora che il toccare la tobre 2010 (ma non era il primo caso): un episodio. Ma significativo. Quattro
moneta metallica fa sorgere tre ergastolani lasciati liberi per decor- anni e mezzo per scrivere e depositare
alla mente la riflessione sul renza dei termini. Di uno degli ultimi una sentenza, con un ergastolano libecosto delle merci e sul fatto
ro, ospitato ora in una casa di lavoro di
che qualcuno in casa lavori
Sulmona. Ma guai a dire che la giustipoco, sia in cassa integraziozia non funziona. I motivi sono sempre
ne o sia in attesa dell’esito di
“altri”, mai i magistrati. In genere funun concorso o di una seleziona, ma quando non funziona chi ne
zione. Allora la discussione
è il responsabile? Spesso nessuno. Mi è
si avvia con la cassiera (se
capitato di leggere una sentenza di un
ben disposta) oppure con
Tribunale, Prima Sezione Civile, che cachi aspetta dietro, nella edupovolgeva completamente una sentencata fila per pagare. Qui si
za del primo Giudicante per “non aver
tratta di riflettere sul prezzo
adeguatamente valorizzato le risultanalto o basso, sullo sconto e
ze dei documenti[…] dei quali aveva la
sulle offerte della settimana,
disponibilità”: praticamente – emetsul pesce surgelato e sul petendo la prima sentenza o ordinanza
sce fresco, sul prosciutto o
– quei documenti non erano stati letti
sul grana o sui detersivi che
o compresi. Pazienza, si può sbagliare,
lavano sempre meno bene
ma non con sentenze opposte su gli
dell’anno passato.
stessi documenti. Bastava leggerli. Non
Tagli e sprechi lasciano il
c’era bisogno di alcuna interpretazione.
passo ad una misurata ras- (almeno sembra, ma non sarà l’ultimo, Il responsabile indicato nella seconda
segnazione sul fatto che stiamone certi), ne è stata data noti- sentenza non ne risponde. Nel “mondo
comunque per oggi la spe- zia il 27 dicembre scorso. Giuseppe della giustizia”, ma non solo, le giustifisa è fatta e che per domani Belcastro, condannato all’ergastolo cazioni si trovano sempre, spesso però
bisogna sperare per il me- dalla Corte d’assise d’appello il 3 mar- sembrano cozzare contro il buon senglio. Magari che sia uguale zo 2006, per l’omicidio di Emanuele so e non di rado contro la razionalità,
ad oggi, visto che giornali, tv Quattrone nell’agosto 1990 nel corso facilmente piegata – a norma di legge
discutono a sufficienza di ta- di scontri tra cosche nella cosiddetta ! – da interessi non sempre chiari o che
gli e sprechi. Guai, qui, nelle “faida di Sant’Ilario” nella Locride (Reg- tali appaiono ai più. Non dovrebbe esterre elementari, a chiudere il gio Calabria) per assicurarsi il predo- sere piegata la giustizia, almeno essa,
bilancio: è come se si chiu- minio mafioso, è stato scarcerato an- ma così non pare. Ci sono “accanimendesse la porta alla speranza. che lui per scadenza dei termini, cioè ti” che magari fossero applicati a tutti i
Alla cassa del supermercato, perché i giudici che dovevano scrivere reati o a ipotesi di reato. No, sono indiinvece, è meglio aprirlo, il bi- le motivazioni della sentenza e depo- rizzati solo in certe direzioni, applaulancio. Per modo dire, aprirlo sitarle, entro i 90 giorni previsti dalla dite, incoraggiate ed amplificate per
alla speranza…
legge, vi hanno impiegato quattro anni combattere battaglie che non attengoSilvano Sbarbati
C’è in giro una
forte dose di
strabismo acquisito
o congenito e
tutto sommato
compiaciuto. Tirare
la giustizia dalla
propria parte
l’asterisco
La Giornata della Memoria
*
di Giacomo Galeazzi
Altro che bamboccioni
Altro che “bamboccioni”.Gli italiani raggiungono l’indipendenza economica tardi, o almeno richiedono il
mutuo per la prima casa dopo aver compiuto i 35 anni.
A dirlo è Mutui.it, il comparatore online che ha analizzato oltre un milione di richieste di mutuo giunte
negli scorsi mesi attraverso le pagine del sito. Chi vuole sottoscrivere un mutuo per la sua prima abitazione
ha mediamente 36 anni, richiede un finanziamento
pari a 160mila euro (pari al 75 per cento del valore
dell’immobile che intende acquistare), è disposto ad
impegnarsi per 25 anni con l’Istituto finanziatore e
preferisce un tasso fisso (47 per cento del campione).
L’analisi di Mutui.it ha potuto mettere in evidenza anche le differenze, notevoli, che si registrano in Italia
nella sottoscrizione dei finanziamenti per l’acquisto
della prima casa. In primis la durata media del mutuo, che nelle regioni settentrionali cresce di 10 anni
rispetto alla media, arrivando a 35 anni. Mentre si è
registrata una sostanziale uniformità nella richiesta di
finanziamenti a rata costante (circa il 12 per cento del
totale in tutta la Penisola), è emerso chiaramente che
al Sud si preferisce la prudenza: oltre il 54 per cento
di chi richiede un preventivo di mutuo lo fa per un
finanziamento a tasso fisso. Sebbene anche nel Nord
Italia la maggiore quantità di richieste si concentri su
mutui a tasso fisso, va registrato come il tasso variabile raccolga quasi il 36 per cento delle preferenze;
cinque punti percentuali più della media nazionale,
sette più che al Centro Italia e addirittura undici rispetto a quanto non accada nelle regioni meridionali.
Secondo Alberto Genovese di Mutui.it “l’acquisto della prima casa si conferma un momento topico della
vita di ognuno, decisivo per l’ingresso ufficiale nell’età
adulta. Pur nelle ovvie differenze territoriali, per tutti resta valida l’esigenza di confrontare più proposte
per trovare la rata più conveniente. Mutui.it consente
di confrontare in pochi minuti le migliori offerte di
mutui on line presenti sul mercato, riducendo tempi
di ricerca e di stress e garantendo le migliori opportunità per ciascun profilo”. Dall’indagine fatta da Mutui.it è emerso che gli importi più alti per l’acquisto
della prima casa vengono richiesti in Trentino Alto
Adige (191.000 euro in media) e, a seguire, nel Lazio
(185.000) e in Valle d’Aosta (180.000). Decisamente
più economici, per le banche, i finanziamenti per gli
acquisti di immobili in Basilicata, Calabria e Molise;
in queste regioni chi sottoscrive un mutuo prima casa
richiede in media, rispettivamente, 136.000, 129.000
e 124.000 euro.
Per non dimenticare
Il 27 gennaio 2011 si celebra per l’undicesimo anno
il “Giorno della Memoria”.
Molti Stati hanno istituito
un “Giorno della Memoria”:
l’Italia, con legge 211 del 20
luglio 2000, lo ha fissato al
27 gennaio, giorno in cui, nel
1945, fu “liberato” il campo
di sterminio di Auschwitz. In
verità, molti altri ebrei d’Italia e d’Europa furono uccisi
nelle settimane seguenti; ma
la data della liberazione di
quel campo è parsa più adatta di altre a simboleggiare la
“Shoah” e, sperabilmente per
sempre, la sua fine. Il “Giorno della Memoria”, dunque,
commemora la “Shoah” ma
nello stesso tempo vuole ricordare quanti, pur trovandosi in schieramenti diversi,
ebbero il coraggio e la determinazione di opporsi a quel
folle e disumano progetto di
genocidio e non esitarono a
proteggere in tutti i modi - in
condizioni spesso disperate i perseguitati, anche a rischio
della propria vita. “Shoah” è
un termine ebraico che vuol
dire “catastrofe”, “distruzione”,
ed è ormai universalmente
utilizzato per definire ciò che
accadde agli ebrei d’Europa
dalla metà degli anni Trenta
al 1945, in particolar modo
nel quadriennio finale, quando fu pianificato e rigorosamente attuato il progetto di
totale e sistematica eliminazione della popolazione europea ebraica.
Ricordare quelle vittime serve
a mantenere viva la memoria
delle loro esistenze e dell’assurdo motivo per cui furono
troncate.
Per scongiurare che mai più
possano ripetersi simili tragedie, sono stati organizzati
incontri, cerimonie e momenti comuni di rievocazione dei fatti e di riflessione (in
modo particolare nelle scuole
di ogni ordine e grado), su
quanto accadde allora agli
ebrei nei campi di sterminio
nonché ai deportati politici e
militari italiani nei campi di
concentramento nazisti.
LE LACRIME DEI GIUSTI
Le lacrime dei giusti
salgono precocemente in cielo / e ridiscendono
ad inondare il mondo
Possono / farsi arcobaleno
incontro al sole / irrorare il cuore con l’amore
Oppure scivolare / sulla roccia
senza cambiamento / finché il sole le riprenda con sé:
Riserva preziosa / a dare vita al fiore…
Le lacrime dei giusti / son del sole!
Maria Giannetta Grizi
no alla giustizia quanto ad altri settori
non altrimenti abbordabili e passibili
di affermazione schiacciante. Ma anche qui, guai a dirlo, anche se è sotto
gli occhi di tutti. C’è in giro una forte
dose di strabismo acquisito o congenito e tutto sommato compiaciuto. Tirare la giustizia dalla propria parte. Lo si
sta facendo mentre si proclama la sua
indipendenza da ogni altro potere. E
sulla moralità si strattona anche il Papa
che ne ha parlato per tutti e non solo
per l’Italia e per le note vicende del
capo del governo. Se queste non ci fossero state, nessuno sui media disgraziatamente avrebbe fatto attenzione
al discorso del Papa, come è capitato
per il recente suo parlare sulla libertà
religiosa. Si parla del Papa e di quanto
dice, per lo più solo se fa comodo, se
può essere coniugato con le vicende
italiane; si tenta di coinvolgerlo per
quelli che sono certi interessi di parte, senza oggettivamente prendere in
considerazione i contenuti del suo magistero e del suo pensiero. Il martellare
continuo su certi temi crea un’opinione
pubblica facilmente “turbabile” (a me
sembra più morbosamente guardona),
se poi il turbamento ha interpreti alti,
la sua verità è incontrovertibile. Ciò
non toglie che si debba esigere, e fortemente, “una maggiore sobrietà nei
comportamenti in coloro che hanno
particolari ruoli di guida e di autorità,
una sobrietà che sia anche rigore morale nonché giuridico per quanti ne
hanno un mandato specifico”. Senza
lasciarsi andare a troppe volute dimenticanze. Anche per queste ci dovrebbe
essere un dovuto turbamento, ma se
nessuno ne parla, esso non esiste, non
c’è. E tutto va bene, madama Dorè.
 notiziebrevi
Una vita per l’Ebraismo
Se ne è andata a 92 anni. Tullia Zevi era ebrea, ma laica;
donna del dialogo e coraggiosamente presente, anche se in
modo discreto, nello scenario politico del Paese. Una vita
intensa, la sua: da bambina negli USA, poi il ritorno in Italia, nel ’46. Gli Ebrei la elessero all’unanimità a capo della
comunità: non è usuale ma la scelta sembrava “obbligata”
per il grande carisma che ella aveva. Era severa, rigorosa
e risoluta: non risparmiò questa determinazione neppure
quando criticò la Chiesa. Famosa rimane la sua polemica
con Pio XII: “La Chiesa non prese nemmeno una ferma posizione contro lo sterminio”.
Chiarezza e responsabilità
Alla vigilia del Consiglio permanente CEI, il cardinale Bagnasco va a rapporto da Benedetto XVI: un’udienza, quella di
sabato, segnata pure dalla necessità di fare il punto sulla
vicenda del “caso Ruby”, per ricordare la linea della Chiesa
su etica e morale “scarseggianti” nel nostro Paese ma, soprattutto, chiaro invito alla riflessione per la classe politica.
Riguardo alla politica, poi, la presa di posizione della Chiesa
è chiara e netta: niente “salti nel buio” e da evitare le elezioni “in un momento di crisi economica e difficoltà delle
famiglie”.
Lo tsunami tunisino
In Tunisia la violenza è cessata ma pare che la situazione
non si sia stabilizzata: forze sotterranee sembrano alimentare i colpi di coda di un regime che non intende rinunciare
a un potere mafiosi e arrogante.
L’onda di questa protesta si è spostata un po’ dappertutto
nel Mahgreb ma è approdata pure in Europa: l’Albania vive
ore di disordini, il premier Berisha è in difficoltà. A Tirana
regna una calma apparente: le strade sono sgombre e le
violenze finite, ma la contrapposizione tra destra e sinistra
è sempre accesa. Ultime recenti voci sostengono che dietro
a questa contrapposizione c’è la crisi greca che soffoca la
ripresa e la Comunità Europea ha un problema in più…
In Chiesa, con merito…
Il Pontefice esorta al rigore: l’adeguata preparazione al matrimonio, cui fa appello Benedetto XVI, da un lato azzoppa
le statistiche dei matrimoni religiosi dall’altro (era ora!) invita alla serietà: cioè al rispetto che si deve per il sacramento
del matrimonio, in cui, guarda il caso, sono proprio gli sposi
i ministri.
Occorre un’azione pastorale, dice il papa teologo, che da
una parte aiuti la prevenzione delle nullità matrimoniali,
dall’altra restituisca il senso e la dignità al matrimonio, per
scongiurare “un’ammissione scontata al sacramento, senza
un’adeguata preparazione e un esame serio dei requisiti
previsti per la sua celebrazione”.
A cura di Oreste Mendolìa Gallino
Voce della
Vallesina
Vallesina
30 gennaio 2011
5
Fisc: intervista a Zanotti, direttore del Corriere Cesenate e presidente della Federazione
«Siamo giornali locali con sguardo globale»
Francesco Zanotti, direttore del “Corriere
Cesenate” (Cesena-Sarsina), è il nuovo presidente della Fisc (la Federazione cui fanno
capo 188 testate diocesane) per il triennio
2011-2013. Eletto dal Consiglio nazionale
riunito il 20 gennaio a Roma per la prima
volta dopo la XVI assemblea nazionale dello scorso novembre, è il primo presidente
laico a guidare la Federazione dalla sua costituzione, nel 1966. Rivolgendosi al Consiglio nazionale, il nuovo presidente ha
espresso “gratitudine” per l’incarico affidatogli, ricordando i suoi predecessori, in
mondo particolare don Giorgio Zucchelli
che ha guidato la Fisc negli ultimi sei anni.
Durante il Consiglio sono state rinnovate
anche le altre cariche dell’esecutivo: don
Antonio Rizzolo (“Gazzetta d’Alba”) vicepresidente vicario, don Bruno Cescon (“Il
Popolo”, Concordia-Pordenone) vicepresidente, Francesca Cipolloni (“Emmaus”,
Macerata) segretaria e Carmine Mellone
(“Agire”, Salerno) tesoriere. Con Francesco
Zanotti tracciamo alcune “linee d’impegno”
della Fisc per il prossimo triennio.
Zanotti, per la prima volta un laico alla
guida della Federazione...
Sono commosso, ma anche onorato per
questo incarico. Tali sentimenti mi stanno
accompagnando sin dal primo momento in
cui si è profilato questo nuovo percorso per
me. Ho in mente i tanti direttori sacerdoti,
conosciuti in questi anni: figure straordinarie di educatori e maestri, ai quali devo tanto e che ho sempre guardato con stima. Mi
piace ricordare quanto mi disse, circa 10
anni fa, uno dei primi presidenti della Fisc,
don Giuseppe Cacciami: ‘Tu sarai il primo
presidente laico della Fisc!’. Fu lungimirante! Così come lo sono stati nelle loro intuizioni anche gli altri padri fondatori della
nostra Federazione: tra i tanti cito mons.
Franco Peradotto, morto lo scorso primo
novembre. Poi non dimentico i laici che
fanno parte della storia della Fisc: Giovanni
Fallani, con la sua ironia e arguzia, e Alberto Migone, dal pensiero profondo. A tutte
queste persone sono infinitamente grato.
Per questo sono convinto che è importante
tornare alle radici della Federazione e valorizzare il cammino già percorso, con lo
sguardo volto al futuro.
Può tracciare un percorso ideale per il
prossimo triennio?
Un percorso ideale si può costruire attorno
ad alcune parole chiave: proseguire, amici-
zia, comunione ecclesiale, condivisione, pensiero e riflessione,
responsabilità e speranza, umiltà. Prima di tutto è necessario
proseguire nel solco dei fondatori e di chi ci ha preceduto. In
secondo luogo l’amicizia, che
è uno dei grandi pilastri della
Federazione. Ancora, comunione ecclesiale, che è molto più
di una sintonia d’intenti. Poi la
condivisione: nella Fisc si condivide la vita, un tratto di strada
da percorrere insieme. Quindi
il pensiero e la riflessione, indispensabili per affrontare il
presente e prepararsi al futuro.
Altri tratti caratteristici sono la
responsabilità e la speranza: la prima deve
guidare il nostro lavoro, la seconda lo deve
illuminare. Infine l’umiltà: chi vuole essere
il primo si faccia servitore.
I vescovi hanno dedicato questo decennio pastorale all’“arte dell’educare”. Su
questa linea, che coinvolge anche i media cattolici, quale contributo specifico
dai settimanali?
Abbiamo un compito importante da giocare nei nostri territori, insieme all’agenzia
Sir che fa parte della nostra storia. Siamo
giornali locali con sguardo globale, cioè ci
rivolgiamo a tutto l’uomo e ci occupiamo
di tutto l’uomo, quello che vive accanto a
noi e quello che opera oltre Oceano. Desideriamo offrire il nostro contributo all’arte
dell’educazione con una lettura della realtà
vista alla luce del Vangelo. I nostri giornali
INTERNI DI CHIESE – La seicentesca chiesa di San Giovanni di Dio
Chiesa dell’Ospedale: ieri, oggi, domani
Forse qualcuno ricorderà che nella primavera passata avevo buttato giù una
decina di articoletti su alcune facciate
di chiese jesine dotate di (o a cui era
possibile attribuire) un qualche “significato” e valore. L’idea era partita nel
2008 con una serie di ben 30 articoli sulla cattedrale per i suoi 800 anni.
Ora mi permetto di proporre alla benevolenza di direzione e lettori la pubblicazione di modeste noterelle sugli “interni” di alcune chiese. Quelle, almeno,
che pur in presenza di modifiche successive, hanno sostanzialmente mantenuto l’impianto unitario originale per
ciò che riguarda soprattutto immagini
ed iscrizioni. Specie quest’ultime (spesso illeggibili per collocazione e scarsa
illuminazione) non sono lì per scopo
decorativo, ma per aiutare i fedeli nella preghiera e nella consapevolezza del
luogo in cui si trovano. Mentre altre
considerazioni di carattere storico-artistico si possono ampiamente reperire nel volume “La chiesa di Jesi, tanta
egregia e sublime arte” (2000).
***
Cominciamo con la chiesa dell’Ospedale. Perché proprio da questa? Perché –
mi sia consentito – non sono riuscito a
resistere alla tentazione di appropriarmi di un piccolo scoop giornalistico, a
costo di fare fin dall’inizio un’eccezione
al programma sopra enunciato (cioè di
badare solo agli “interni”). Degli amici infatti (che ringrazio vivamente) mi
hanno passato il disegno originale del
complesso ospedaliero, con al centro la
mai realizzata facciata (ma si scorgono
anche altre modifiche minori in tutto
il complesso) della chiesa. Fu costruito
fra il 1743 e il 1757 dal vescovo Fonseca, lo stesso che edificò l’attuale cattedrale. Senza tanti complimenti, oltre
che col metterci del suo, requisì tutti i
beni della confraternita di s. Lucia che
possedeva e gestiva un ospedale, presumibilmente malandato, nei locali
dell’attuale “vecchio seminario” (la retrostante strada si chiama non a caso
“vicolo del Vecchio Ospedale”). Per
l’epoca si trattava di una “costruzione
grandiosa e all’avanguardia, a servizio di tutta la Vallesina, di gran lunga
il migliore dell’intera Marca pontificia”.
Da notare subito come la chiesa sia sal-
damente al centro di tutto l’edificio, se- questo sopra l’abside si trova la citaziocondo il modello che Fonseca, venendo ne del salmo più breve e intenso (116):
da Roma, aveva visto nel monumenta- “Omnes gentes laudate Deum/ Laudate
le ospedale di S. Spirito in Sassia, non Deum omnes populi/ genti tutte lodate
lontano da s. Pietro. La chiesa divide Dio, popoli tutti lodate il Signore”. Al
due chiostri e due cameroni (le came- centro il quadro dove s. Giovanni di
rette sono invenzione recente!), per la Dio (portoghese, 1495-1550, fondatonetta separazione fra uomini e donne. re dei frati suddetti) sostiene e raccoAl “piano di cima” si trovava l’appar- manda un malato alla Madonna con
tamento del superiore e tredici celle Bambino. In capo porta una corona di
dei Fatebenefratelli, cui fu affidata la spine: secondo una visione, gli fu pogestione del complesso. Il loro stem- sta dalla Vergine su incarico di Gesù.
ma (melagrana sormontata da croce) A destra l’angelo Raffaele: ha in gremsi ritrova tuttora sui portali in pietra. bo dei pani, indica il santo e guarda gli
Permettetemi quest’annotazione: fa un astanti, forse a sollecitare il loro aiuto
certo effetto il confronto con gli ospe- a questa istituzione caritativa. Lungo la
dali di oggi, che non hanno certo delle navata sono collocate quattro cappelle:
“chiese”, ma semmai delle striminzite quella del Crocifisso (sopra la scritta
“cappelle” da cercare col lanternino. Al- Crucifixus pro nobis), quella di s. Lucia
tri contesti, certo, eppoi erano tempi e (Ora pro nobis), che contende al sanluoghi dello Stato del papa, quando il to lusitano il titolo della chiesa e la cui
cristianesimo aveva anche il monopo- omonima confraternita ha sede nell’attilio dell’assistenza. Ma lasciatemi ag- gua sala. Le altre due cappelle sono stagiungere un altro possibile significato: te modificate in tempi recenti: in una si
collocare al centro l’edificio sacro po- trova la grotta di Lourdes (con citazioni
teva anche voler dire che la persona è dell’inno Tota pulchra) e nell’altra l’orunitaria, e che il “tenere su” lo spirito mai in disuso battistero, con sovrastancon un pizzico di fede e di preghiera te quadro di s. Anna, protettrice delle
poteva giovare anche al corpo (non si partorienti (ora pro nobis beata Anna),
parla oggi di malattie psico-fisiche?).
probabilmente voluto dalle omonime
Proviamo dunque ad entrare nella suore succedute ai Fatebenefratelli. Nel
chiesa. Si tratta di una struttura a pian- complesso, si tratta di una chiesa armota centrale, comune nel sei-settecento, niosa, purtroppo disturbata da una indominata al centro da una cupola, di- congrua illuminazione sia naturale (per
visa all’interno in otto vele dove sono la chiusura di alcune finestre) che artifiaffrescati altrettanti angeli festanti. Nel ciale. Piuttosto infelice anche l’affrettata
bordo inferiore corre la scritta “Venite (1967) sistemazione del presbiterio alla
ad me omnes qui laboratis et onerati liturgia conciliare. Non sappiamo cosa
estis et ego reficiam vos / venite a me voi ne sarà di questa chiesa quando sarà
tutti che siete affaticati e oppressi ed io chiuso l’ospedale. Speriamo che la forte
vi ristorerò” (Mt 11,28). Dove è eviden- devozione della gente per la “santa degli
te l’invito ai principali fruitori di questo occhi” la preservi da maldestre destinaluogo (i malati) a sperare, oltre che nei zioni.
medici, “anche” nel Signore..! Forse per
Don Vittorio Magnanelli
sono strumenti della comunicazione sociale aperti alla speranza, che danno voce a chi
non ha voce, che raccontano le storie della
gente. Siamo voce di quel popolo che di solito non fa notizia sui grandi media. È nel
nostro dna, fa parte della storia delle nostre
comunità locali. Dobbiamo educarci ad
avere uno sguardo attento sull’uomo, consapevoli che dietro a ogni notizia ci sono
sempre delle persone. E la persona, immagine di Dio, è il massimo bene.
Le nuove piattaforme tecnologiche stanno modificando radicalmente il modo
di fare informazione. Quale futuro per i
settimanali diocesani?
La sfida delle nuove tecnologie c’interpella.
Circa la metà dei nostri giornali è dotata di
un sito Internet; alcuni sono esclusivamente on line e altri vi arriveranno. Nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2009, il Papa ha definito
Internet un grande dono per l’umanità. Per
i settimanali è una frontiera dalla quale
non si può prescindere. Abbiamo il dovere di sfruttare quanto la tecnica ci mette a
disposizione, senza per questo abdicare a
uno spirito critico verso un utilizzo spesso
fuorviante dei new media. I giornali di carta
avranno sempre un loro ruolo, ma le forme
di utilizzo cambieranno, forse anche molto
velocemente. Non possiamo farci trovare
impreparati.
a cura di Vincenzo Corrado
nella foto, Francesco Zanotti e Carlo
Cammoranesi, nel corso della riunione dei
direttori dei settimanali diocesani che si è
svolta a Jesi lo scorso 10 settembre.
Patrizia Balducci al Palazzo dei Convegni
Una pittrice marchigiana naif
Casolari di campagna isolati, seminascosti da una soffice
coltre di neve. Sono le prime immagini che si offrono allo
sguardo del visitatore all’ingresso di una mostra, allestita al
Palazzo dei Convegni, da Patrizia Balducci, pittrice fabrianese appropriatamente definita ‘una naïf del terzo millennio’.
È l’inizio di un percorso episodico che si snoda attraverso
tutta la galleria, forse intenzionalmente suggerito dalla curatrice della mostra, Simona Cardinali. Ci si addentra successivamente ‘Oltre la neve’ e si scoprono poco a poco altre
forme, figure, visioni. La neve si è sciolta ed ecco l’interno di
una casa di campagna spalancata alla luce: una scena familiare, una massaia laboriosa, bambini gioiosamente raccolti
intorno alla tavola. Poi, all’aperto, contadini e artigiani tranquillamente intenti al loro lavoro in una pace agreste. C’è altro ancora oltre una simile, semplice realtà. Ci sono i sogni
e le fantasie che la natura suggerisce; turbini di foglie e folate
di vento, spiriti della terra e dell’aria, cieli di pianeti favolosi
e abissi azzurri, sirene e fanciulle dai lunghi capelli fluttuanti.
Infine ci sono gli angeli, immaginati oltre ogni altra forma
terrena; non assorti in preghiera o ieratici, ma graziosi, paffuti, allegri come scugnizzi.
Il mondo di Patrizia Balducci è questo, genuino e spontaneo,
denso di colore e di vita. Lo si può intendere come un invito ad allontanarsi, non diversamente da lei, dalla confusione
assordante della città e dal vuoto esistenziale che in essa è
racchiuso; per riscoprire in fondo, a contatto con la natura,
la parte migliore di noi stessi.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
La mostra ‘Oltre la neve’ è stata organizzata dall’Associazione
Culturale Marche Atipica, patrocinata dal Comune di Jesi, dalla Provincia di Ancona Assessorato all’Agricoltura e dalla Confagricoltura. É sostenuta da Banca Marche, Agriturismo Gocce
di Camarzano, Airforce Made in Fabriano e Cantina Cavalieri.
L’architetto Riccardo Bucci ha realizzato un impianto di allestimento eco-compatibile con un innovativo materiale ignifugo interamente riciclabile. Il catalogo, di Simona Cardinali, è
stato stampato da Creative Project. La mostra resterà aperta
fino al 30 gennaio.
6
jesi: il 27 gennaio Trapanese al circolo cittadino
la nostra voce
Interlocutori culturali
cuni Soci e loro amici. Tutto
ciò al fine di proporsi come
interlocutori culturali, anche nei confronti della realtà
locale. Seguiranno altri incontri che toccheranno svariati argomenti come la Matematica ed i suoi paradossi,
i frattali, la storia locale, la
musica e la letteratura.
Il calendario degli appuntamenti proseguirà fino al 7
aprile.
Nell’ambito delle attività
culturali promosse dalla
Commissione Cultura del
Circolo Cittadino di Jesi,
giovedì 27 gennaio alle ore
18, presso la Sala del Lampadario, lo scrittore e giornalista RAI Giancarlo Trapanese presenterà due suoi
libri: “Sirena senza coda”,
scritto a quattro mani con
Cristina Tonelli e “Ascoltami”, ultima fatica letteraria
dello scrittore.
L’incontro con Giancarlo Trapanese rappresenta
l’inizio di una serie di proposte messe a punto dalla
Commissione Cultura del
Circolo Cittadino di Jesi sostenuta con forza dal Consiglio Direttivo del Sodalizio e
animata con passione da al-
Voce della
Vallesina
psicologia e società
30 gennaio 2011
Giancarlo Trapanese, scrittore, giornalista professionista, vice capo redattore della
sede Rai per le Marche, professore a contratto di Teoria
e tecnica del linguaggio radiotelevisivo presso Scienze
delle Comunicazioni - Università di Macerata ( A.A.
2008-2009).
Nato ad Ancona nel 1954,
risiede a Numana. Sposato,
due figli, ha diretto all’inizio
della sua carriera due televisioni private: Tv Marche
ed Rtm Recanati. Ha lavorato a Roma per il settimanale Qui Notizie e collaborato con il Resto del Carlino,
per poi passare al Corriere
Adriatico dove è stato capo
servizio della redazione di
Macerata per 5 anni, e poi
responsabile degli interni
esteri prima di essere assunto in Rai nel 1987.
Successo dei concerti di Natale e dell’Epifania
L’Aurora: la banda
che unisce due paesi
di
No, noi non siamo così!
Finalmente questi giorni ne
ho sentiti tanti che dicono
di non farcela più a sopportare tanta meschinità: la
pretesa di essere sempre nel
giusto e il pensiero costante che solo lui ha ragione
e tutti gli altri hanno torto.
Non possiamo più reggere un capo di governo che
non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà. Sua e
del popolo che, a suo tempo,
l’ha chiamato a governare.
Tutto ha un limite, ci diciamo. Perfino l’indecenza.
Ma il peggio, secondo me,
lo esprimono quelli che
gli stanno intorno. Coloro,
cioè, che lo sorreggono e lo
puntellano con i loro sorrisi
e i loro battimani. Capisco
che lo fanno perché sono
consapevoli che senza di lui
si ritroverebbero fuori dal
palazzo e dovrebbero, così,
rinunciare a tutti quei vantaggi e privilegi di cui ora
usufruiscono. Perfino i suoi
avvocati, fatti eleggere in
parlamento, sono capaci di
dimenticare la loro funzione pubblica di parlamentari - quindi di cittadini che
devono curare l’interesse di
tutti i cittadini - e si mettono a giocare sui cavilli della
legge pur di puntellare un
primo ministro umanamente e politicamente terremotato. Ma, tant’è, lui li paga
per questo. Lo stipendio
di parlamentare, però, non
glielo diamo per tutelare i
suoi interessi. Così mi sembra. Mah, dicono che non ce
ne dovremmo meravigliare.
In fondo ha solo portato in
parlamento i suoi avvocati:
prima di lui un altro ‘imperatore’, sempre a Roma, aveva fatto nominare senatore
il suo cavallo! Vi ricordate?
Federico Cardinali
mini onesti, si farebbe a
gara a fuggire il comando,
esattamente come oggi si
fa a gara per averlo”. Non
è un giornalista di sinistra
che ha scritto queste parole,
ma un vecchio maestro, vissuto 2400 anni fa. “E in tale
società - continua - sarebbe finalmente chiaro che il
vero uomo di comando non
è quello naturalmente portato alla ricerca del proprio
tornaconto, ma quello che
cerca il vantaggio dei suoi
cittadini”. Sono parola di
Socrate, un uomo che ha
saputo affrontare anche un
processo ingiusto e un’ingiusta condanna, in nome
dell’onestà e del suo onore.
E del rispetto delle leggi.
Altre volte ci siamo soffermati a riflettere sul triste
spettacolo che danno di
sé certi uomini della politica. Ci siamo anche detti
che, se loro sono così, ciò
dovrebbe farci riflettere su
come siamo noi che li abbiamo eletti. Questo pensiero, certo, rimane in tutta la sua validità e in tutto
il suo peso per le nostre
coscienze.
Ma adesso, superati tutti i
limiti della decenza, non
possiamo più riconoscerci come loro. Certi analisti
delle relazioni sociali, sociologi, psicologi, dicono che il nostro capo del
governo incarna l’ideale
del maschio italiano medio. Ricco, pieno di donne,
uomo di successo, al di sopra di ogni legge e di ogni
norma morale. E sostengono, costoro, che tutti gli
italiani vorrebbero essere
come lui.
addormentati, pronti a bere
tutto quello che le infinite
televisioni ci raccontano. A
fare nostri i modelli di vita
che ci propongono. Con
una donna che vale solo se
giovane, bella, sufficientemente cretina e subito
pronta al richiamo del maschio potente e ricco. E un
uomo il cui valore si misura sulla base del numero di
zeri del suo conto in banca
e del numero delle donne
che si porta a letto.
Ma la vita non è Beautiful!
La vita vera è quella di chi
si alza al mattino e si ritiene fortunato se può andare
a lavorare. È la vita di chi
deve sottoporsi al ricatto
del ‘padrone’ di turno per
conservare il posto di lavoro. Quella di una donna
che deve fare miracoli perché lo stipendio possa coprire anche la quarta settimana. La vita di chi deve
affrontare una malattia,
la vecchiaia, la solitudine,
la perdita di una persona
cara. La vita di un giovane
che non riesce a trovare
uno straccio di lavoro che
gli permetta di farsi la sua
strada, di mettere in piedi
una famiglia.
Noi siamo questi. Noi, le
persone comuni. Quelle che
cercano di vivere nell’onestà e nel rispetto reciproco.
Come cittadini e come uomini e donne.
Dov’è in tutto questo il nostro capo del governo, colui
che dovrebbe essere il vero
uomo di comando (…) quello che cerca il vantaggio dei
suoi cittadini? Dove sono i
suoi ministri? Quale paese
guardano i loro occhi?
Che diremmo di un padre
che, invece di fare il suo lavoro e di occuparsi, insieme a sua moglie, della loro
famiglia, impegnasse tutto
il suo tempo nel gioco o nei
suoi hobby preferiti?
Un’obiezione. Ma può uno
psicologo dire tutto questo?
O non sta facendo, ora, un
uso improprio del suo spazio su questo giornale, in una
rubrica di psicologia?
Io credo che uno psicologo non può e non deve dimenticare che la sua scienza
non può limitarsi allo studio
dell’uomo isolato in un laboratorio. È l’uomo concreto,
quello che deve fare i conti
con la vita di tutti i giorni,
che ha bisogno dell’aiuto
delle scienze umane, come la
psicologia e la medicina.
È anche la fatica di vivere
il quotidiano che ti porta a
non dormire la notte o a litigare con la moglie o i figli. La
psicologia ci aiuta ad aprire
gli occhi per accorgerci che i
modelli che la società offre ai
nostri ragazzi per costruire
la propria identità, quindi la
propria scala di valori, vengono da chi ha in mano gli
strumenti del potere. Economico e mediatico. Da chi
ha in mano il potere di far
funzionare, o bene o male,
la nostra scuola. Dai nidi
all’università.
Infine anche come cristiani,
come popolo di Dio (= chiesa), abbiamo una grossa responsabilità.
Non possiamo non prendere
posizione di fronte a certe situazioni. Proprio la settimana scorsa riflettevamo insieme su quanto sia facile per le
religioni scivolare nel compromesso con il mondo della
politica. Questa è una buona
occasione per evitarlo.
Grazie a Dio alcune voci significative si sono già fatte
sentire. Noi, qui, uniamo anche la nostra.
Un gruppo giovane ed affiatato, la passione per la musica
e l’impegno e la professionalità dei trentacinque musicanti, sono stati gli ingredienti delle due splendide serate
che il corpo bandistico L’Aurora di Castelplanio e Poggio
San Marcello ha offerto al suo pubblico in occasione delle festività natalizie appena trascorse. La sera di Natale,
come ormai da tradizione, la banda si è esibita in concerMah, lasciamoli pure in
to nel teatro comunale di Castelplanio. Il numeroso pubquesta convinzione. È vero
blico ha applaudito con entusiasmo brani classici come
La Gazza Ladra di Rossini, Voices of Spring di Strauss “Se ci fosse una Città di uo- che certe volte sembriamo
e il Va pensiero di Verdi. Inoltre la banda ha eseguito
pezzi tradizionali natalizi arrangiati per orchestra quaChi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
li White Christmas e Christmas Day, We are the world
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
di Micheal Jackson e El Bimbo di Claude Morgan. Non
potevano mancare per l’occasione
brani anni ’60 come Mack the knife
e I will follow him (Chariot). Molto apprezzato dal pubblico anche il
pezzo Italo Pop Classic, un mix dei
più noti brani della musica pop italiana quali Sarà perché ti amo, Azzurro e Gloria. Ultima esibizione
in programma il bizzarro Barnyard
Bagatelle, meglio conosciuto come
La vecchia fattoria. Qui i musicanti
hanno alternato le note degli strumenti con i versi degli animali. Il
concerto è stato poi replicato la
sera prima dell’epifania a Poggio
San Marcello presso la chiesa di
San Nicolò. Entrambe le serate hanno visto l’intervento dei sindaci di
Castelplanio e Poggio San Marcello, rispettivamente Luciano Pittori
e Tiziano Consoli, i quali nei loro
discorsi hanno messo in evidenza
l’importanza del corpo bandistico,
dal punto di vista musicale ed associativo. La banda L’Aurora nasce
nel 1986 fondata dall’allora sindaco
di Castelplanio Cardinali assieme
al maestro Aurelio Cantiani. Negli anni successivi viene diretta dal
maestro Gabriele Bartoloni mentre dal 1999 dal maestro Michele
Quagliani. Oltre ad eseguire i tradizionali concerti natalizi presta il
suo servizio in occasione di feste
religiose e sagre paesane sia nei paesi di appartenenza che nei paesi limitrofi. Ha partecipato a vari raduni di bande come quello di Atessa
e quelli organizzati dall’Anbima nel
parco giochi di Mirabilandia.
Fabrizio Filippetti
Voce della
Vallesina
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 27 gennaio
Ore 16.30: Rosora, Villa Celeste, S. Messa con ospiti
anziani
Ore 18.30: Seminario, Incontro di Formazione per
Diaconi e Aspiranti Diaconi
Venerdì 28 gennaio
Ore 17,30: Aula Magna Fond. Colocci, Tavola Rotonda su “Crisi del Lavoro”
Ore 21: Chiesa dell’Adorazione, Veglia di preghiera
per la Pace
Domenica 30 gennaio
Ore 11.15: Parrocchia San Paolo di Jesi, S. Messa nella festa del Patrono
Ore 15.30: Loreto-Montorso, Lectio Divina, incontro
organizzato dal CRV
Ore 21: Seminario, incontro con i partecipanti ai
Corsi di Cristianità
Lunedì 31 gennaio
Ore 16: Università degli adulti
Martedì 1° febbraio
ore 15-19. Il Vescovo riceve in Duomo (sacrestia)
senza appuntamento per colloqui, confessione, direzione spirituale
Mercoledì 2 febbraio
Ore 17.30: Monastero delle Clarisse, Vespro e S. Messa con la partecipazione dei Religiosi della Diocesi
Giovedì 3 febbraio
Ore 18.15: Biblioteca Diocesana, incontro con don
Severino Dianich
Venerdì 4 febbraio
Ore 19: Incontro di formazione con i futuri Ministri
Straordinari della Comunione
Domenica 6 gennaio
Ore 9.30: Loreto, Convegno su “Pastorale integrata
ed educazione”
Ore 15.30: Giornata della Vita, Convegno-Testimonianze c/o S. Nicolò
Ore 18.30: Cattedrale, S. Messa con i bambini e famiglie nella Giornata per la Vita
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Pellegrinaggio in Polonia
Nel 70° anniversario della morte di San Massimiliano Kolbe, la
parrocchia jesina a lui dedicata organizza un pellegrinaggio in
Polonia, dal 27 giugno al 5 luglio 2011, in pullman. Il viaggio sarà
però l’occasione per la visita dei luoghi che ci ricordano i due
estremi del secolo scorso. Massimiliano Kolbe e Giovanni Paolo II
sono l’espressione massima del bene; Auschwitz quella del male
assoluto. Da una parte infatti Massimiliano Kolbe offre la vita per
il proprio fratello e Giovanni Paolo II è stata la figura del bene.
Dall’altra i lager nazisti insieme ai gulag sovietici costituiscono il
male assoluto realizzato durante quel secolo: hanno riportato in
Europa la schiavitù, dopo molti secoli.
f.c.
Quota di partecipazione (minimo 40 pers.) € 885,00 cd. - Iscrizioni entro il 31 marzo. Chi volesse partecipare è inviato
a rivolgersi alla parrocchia di san Massimiliano Kolbe: ogni
giorno dalle ore 8,30 alle ore 10 e dalle ore 19 alle ore 20; il
sabato dalle ore 9 alle ore 12,30. Organizzazione tecnica a cura
dell’Agenzia di viaggi e turismo Frasassitours di Serra San Quirico.
Settimanale di ispirazione cattolica
fondato nel 1953
vita ecclesiale
Parola
di Dio
30 gennaio 2011
7
30 gennaio 2011 - quarta domenica del tempo ordinario
Per Gesù, il vero povero è chi non è egoista
Dal Vangelo secondo Matteo (mt 5,1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnare loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che
sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in
eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché
saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché
saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di
essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Commento
Il discorso della montagna, di cui questo brano è l’inizio, è rivolto a tutti
quelli che scelgono di andare dietro a
Gesù, di diventare suoi discepoli. Non
siamo di fronte ad un comportamento razionale e universale, ma a quello del discepolo del Regno di Dio che,
seguendo Gesù, impara a valutare le
cose e le situazioni in un’ottica nuova.
Il luogo ove avviene tale discorso è la
montagna, perché essa è separata dalla
vita quotidiana e adatta alla rivelazione.
Tale discorso è la carta costituzionale del nuovo popolo di Dio, che Gesù
viene a formare. Mi fermerò sulle frasi:
Beati (in greco: makàrios) i poveri in
spirito; e: Rallegratevi (in greco: kàiro)
ed esultate (in greco: agalliàomai).
Beati i poveri in spirito…
La traduzione più aderente all’originale
sarebbe: Beati i poveri nello spirito. La
parola makàrios equivale alla possibilità di sperimentare il massimo della felicità. Tutti vanno in cerca della felicità, ma dove la si può trovare sul serio?
Nella povertà. Il suo significato profondo non è possedere o non possedere dei
beni materiali, ma non mettersi a loro
servizio, non farne degli idoli e usarne,
secondo i valori evangelici, per acquistare i beni celesti. La povertà evangelica possiamo paragonarla al raspo del
grappolo d’uva. Senza questo tessuto
vegetale i chicchi d’uva cadrebbero a
terra e non si maturerebbero, quindi
andrebbero persi e non produrrebbero
il buon vino. Il raspo potrebbe sembrare inutile e invece è essenziale perché
il frutto possa trasformarsi in vino. Ciò
vuol dire che il discorso delle beatitudini parte dal punto centrale, che è la
povertà evangelica, per far scendere da
esso tutte le altre beatitudini. Se non si
impara a distaccarsi o, meglio, a usare
le realtà terrene come mezzo per vivere questa nostra esistenza sulla terra, si
va verso il vero fallimento.
Il vero povero per Gesù Cristo è chi
non mette al centro della propria vita
se stesso, l’egoismo, ma sa che prima di
tutto c’è un Dio che è Padre e che, insieme ai nostri genitori, ci ha dato la
vita. Per cui il vero povero si rapporta a
Dio con lo stile di san Francesco d’Assisi: costui chiede a Dio solo il perdono
dei peccati e poi lo loda, lo ringrazia, lo
benedice per tutto quello che ha, dalla
vita fisica alla vita di fede.
Di fronte a questa prospettiva meravigliosa della vita, come mi rapporto?
Rallegratevi ed esultate…
Se andiamo alla radice greca dei due
verbi, ci accorgiamo subito che sono
termini tipici che Dio prima, per mezzo dell’angelo, rivolge a Maria nel momento dell’Annunciazione (Lc 1,28);
poi, come radice della parola esultanza,
la stessa Elisabetta pronuncia incontrandosi con Maria nella sua Visitazione: «Appena la voce del tuo saluto mi
giunse all’orecchio, il bambino danzò
con esultanza nel mio grembo» (Lc
1,44). Tutto ciò porta a questa conseguenza: se uno accetta la novità del
regno che Gesù annuncia e si comporta come lui, nel costruire la vera pace,
riceve la promessa di una gioia limpida e profonda. Però costruire la pace è
un’azione difficile che richiede sacrificio e dono di sé. Chi sarà in grado di
portarla avanti fino al compimento?
Solo chi ha trovato in Cristo e nel regno di Dio una sorgente inesauribile
di gioia che lo libera dalle sue preoccupazioni e dal suo egoismo. La gioia
piena si raggiunge al termine della vita
cristiana, ma inizia ora, su questa terra. Solo chi ha sperimentato la gioia di
essere amato da Dio, chi ha accolto con
stupore la chiamata di Gesù e lo segue
con riconoscenza, solo questi sarà in
grado di fare della sua vita un dono disinteressato, cioè quello che le beatitudini gli chiedono.
La speranza della beatitudine futura è
già fonte di vera e propria felicità, perché questa speranza è già in Cristo, ha
le sue radici in lui.
Di fronte a questo dono di Dio, come
reagisco nella mia vita di fede?
P. Silvio Capriotti ofm
Gruppo Giovani CPP di Castelbellino, Pianello Vallesina e Pantiere
Le suore raccontano san Francesco ai giovani
Nei giorni 7, 8 e 9 gennaio
2011, noi ragazzi del Gruppo
Giovani CPP (Castelbellino,
Pianello Vallesina e Pantiere)
abbiamo trascorso il camposcuola invernale all’Oasi
Santa Chiara di Pollenza
(Mc), ospitati dalle suore
clarisse. Quello delle clarisse è un ordine monastico
claustrale, le cui religiose si
dedicano prevalentemente
alla preghiera contemplativa.
Durante i tre giorni, le suore
ci hanno raccontato le ragioni della loro scelta di vita,
così radicale da ascoltare la
voce del Signore trascorrendo il resto della vita terrena dentro le mura del loro
convento. Grazie alle sorelle
abbiamo poi approfondito
la figura di San Francesco
d’Assisi (patrono d’Italia) e
la sua esperienza prima e
dopo l’estrema scelta di vita
e di fede. Le suore ci hanno
raccontato alcuni episodi:
la ricostruzione della chiesa
di San Damiano, le stimmate, l’incontro con il lupo di
Gubbio, rivelando quanto
male, cattiveria e crudeltà
(simboleggiate dall’animale) noi persone possiamo
causare nel mondo. E come
tutto questo può essere
sconfitto con l’Amore verso
il prossimo, come ha mostrato Francesco e, prima di
lui, Gesù Cristo. Dopo aver
riflettuto sulle esperienze di
San Francesco, ognuno di
noi scriveva, la sera, la sua
mappa della vita, ripercorrendo le tappe e gli episodi
più importanti vissuti fino
ad oggi. È stato un forte momento di analisi interiore e di
condivisione. Nella mattinata conclusiva del 9 gennaio,
le suore ci hanno regalato il
TAU, simbolo di un impegno
di vita nel seguire le tracce di
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145
Fax 0731.208145
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www.vocedellavallesina.it
c/c postale 13334602
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redazione: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Quaranta, Antonio Lombardi
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo
a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge.
Gesù Cristo, povero e crocifisso. Vivendo insieme questa intensa esperienza, siamo
rimasti colpiti soprattutto
dal coraggio e dalla felicità
con cui sia San Francesco, sia
le suore hanno detto di sì al
Signore, dedicandosi totalmente a Lui.
Noi educatori del Gruppo
Giovani CPP ringraziamo
tutte le suore che ci hanno
ospitato in questi 3 giorni ma, soprattutto, i nostri
MAGNIFICI ragazzi, che
hanno realizzato e vissuto
con entusiasmo questo camposcuola. Una ragazza ha
commentato così il senso
dei tre giorni e dell’esperienza di gruppo: «Bello,
bello, bello, bello!!! Il CPP
non delude maiiiiii!».
Gruppo Giovani Cpp
8
Voce della
Vallesina
in memoria
30 gennaio 2011
Parrocchia “San Francesco d’Assisi”: associazione “Apostolato della Preghiera”
Pregare per la salvezza del mondo
crisi di gelosia
12
“Io non je digo proprio niente! - Rispose Colomba - Fino
a prova contraria la chiesa è
de tutti e ce pole venì’ tutti.”
“Fa’ come te pare. Te, però,
adesso l’ sai: sci c’è quella capisciona, io non ce vengo più.
Te sta bè’? E, po’, sci te sta bè’
è cuscì e sci non te sta bè’ è
cuscì lo stesso!”
“Farai quel che te pare: miga
podremo sta’ tutti a ricasco
tua!”
Per far arrabbiare a Colomba ce ne voleva, ma Lea c’era
riuscita, perché aveva messo la questione sul ricatto e
questo le aveva fatto perdere il lume della ragione.
Il motivo era stato questo:
Irene e Angelo, all’inizio,
s’erano molto meravigliati dello spirito di iniziativa
della gente di San Martino.
Poi s’erano incuriositi e la
domenica successiva erano
tornati per vedere quel che
succedeva.
Vista com’era andata la cosa,
c’erano ritornati e ritornati
ancora: del resto dalla città
a San Martino c’erano appena 14 chilometri…
Col trascorrere dei mesi
c’erano tornati talmente
tante volte che erano diventati quasi di casa: avevano
conosciuto le persone e
s’erano fatti conoscere.
Una domenica, finito lo
rosario, visto che quella
sgrinfia di Beatrice (testuali
parole di sua nonna Teresa)
non s’era presentata, Irene
si offrì per leggere il vangelo.
Quella domenica c’era un
vangelo facile-facile: quello
del buon samaritano, per intenderci.
Appena terminato di leggere,
ad Irene venne spontanea
una espressione:
“Bello, vero?” E si rimise al
suo posto.
L’aveva detto, però, guardando sugli occhi quella
venticinquina di persone che
stavano in chiesa e… sarà
stato perché Irene aveva letto proprio bene; sarà stato
per quello sguardo improntato ad incoraggiamento;
sarà stato per quel che sarà
stato, come uno scroscio
d’acqua la gente cominciò
ad intervenire:
“Magari tutti ce podessimo
‘judà’ come ha fatto quello…”
Attaccò Teresa.
“Sci tutti facesse cuscì, saria ‘l
paradiso.” Proseguì Piniuccia.
“Però anche nuantri, nel piccolo nostro, qualchiccó’ famo.
- Disse Colomba indicando a
Pinuccia, la figlia di Teresa Lia, per esempio tutte le ‘olte
che va a Poggio San Paolino
có’ la maghina, me domanda sci ho bisogno de niente…”
“Sci è per questo, allora, io a
Enzo l’ho da ringrazià’ per
finché campa: quella notte
che m’è stado male mi’ marido…”
E per fortuna che oramai
s’era fatta mezz’ora dopo
mezzogiorno, sennó ce se
podea sta’ fino a notte, con
tutti i fatti che ognuno voleva raccontare. E i fatti è fatti:
uno ne tira dietro ‘n antro e
po’ ‘n antro….
La cosa di per sé era stata
‘na cosa bella, ma Lea non
la digerì; anzi: j’era gida per
traverso propio!
Don Maurizio
Settimana per l’Unità
dei Cristiani
Ogni anno, dal 18 al 25 gennaio, le diverse confessioni
cristiane promuovono la ‘Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani’. Si tratta di un appuntamento che
coinvolge cattolici, protestanti, anglicani, ortodossi,
evangelici di tutto il mondo nella preghiera e nella comune testimonianza di fede.
La chiamata all’unità quest’anno giunge alle chiese di
tutto il mondo da Gerusalemme, la chiesa madre.
La preghiera per la Settimana dell’unità dei cristiani
2011 è stata infatti preparata dei cristiani di Gerusalemme, che hanno scelto come brano la pericope degli Atti
degli Apostoli 2, 42-47 da cui il tema della Settimana
riprende il primo versetto “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”.
Duemila anni fa i primi discepoli di Cristo riuniti nel
Cenacolo a Gerusalemme vissero l’esperienza dell’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, e furono uniti
insieme come corpo di Cristo.
È proprio in quell’evento che i cristiani di ogni tempo e
di ogni luogo riconoscono la propria origine di credenti.
Il tema della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani del 2011 è un richiamo alle origini della prima
chiesa di Gerusalemme, una chiamata a rivivere il tempo in cui la Chiesa era ancora unita. Le chiese di Gerusalemme esortano difatti tutti i cristiani a riscoprire
i valori che tennero uniti i primi cristiani di Gerusalemme quando essi rimasero fedeli all’insegnamento degli
apostoli, alla comunione fraterna, allo spezzare il pane
insieme alla preghiera.
La testimonianza al Vangelo della chiesa di Gerusalemme e la sua lotta contro la disuguaglianza e l’ingiustizia
ci ricordano che la preghiera per l’unità dei cristiani non
è separabile dalla preghiera per la pace e per la giustizia.
Giordano Maria Mascioni
Si può essere missio- parizioni a Santa Margherita Maria Alaconari e apostoli restan- que.
do nella propria terra: A Jesi, la comunità di san Francesco d’Assicosì pensava il padre si con alcuni soci dell’Apostolato della Pregesuita Saverio Gau- ghiera si è riunita nella chiesa parrocchiale il
trelet, che nel 1844 a “primo venerdì” del nuovo anno per celebraVals, in Francia, intuì re l’Eucaristia e rivolgere al Sacro Cuore le
il valore e la bellezza intenzioni di preghiera del mese di gennaio.
di un’associazione di Il prossimo appuntamento é per venerdì 4
persone impegnate a vivere e a diffondere la febbraio, alle ore 18,45.
spiritualità del Sacro Cuore di Gesù median- Il parroco, padre Bruno Fioretti ofm, invite la preghiera di Offerta della vita quotidia- ta tutti a partecipare alla Messa e a pregare
na “in riparazione dei peccati, per la salvezza insieme per la salvezza dell’umanità, in un
di tutti gli uomini…”.
mondo che ha tanto bisogno di Dio.
Nasceva
così
l’”Apostolato
della Ecco le intenzioni affidate dal Papa e dai VePreghiera”(AdP), associazione diffusa oggi scovi italiani all’AdP per il mese di Febbraio:
in tutto il mondo con più di 40 milioni di - La famiglia sia rispettata e sia riconosciuiscritti.
to il suo contributo insostituibile per l’intera
L’AdP, attiva anche nella Diocesi di Jesi, gra- società.
zie alla cooperazione della responsabile - Le comunità cristiane sappiano testimoniaLucina Longhi e dell’assistente don Vitto- re la presenza di Cristo accanto ai sofferenti
rio Magnanelli, vive nelle parrocchie dove - Lo Spirito Santo ci renda capaci di incarnaquotidianamente gli aderenti recitano la re in ogni situazione i valori del Vangelo.
Preghiera al Sacro Cuore di Gesù e leggono
***
sul foglietto, pubblicato dall’AdP nazionale
e distribuito ai fedeli, le intenzioni mensili I gruppi dell’AdP si incontrano l’ultimo gioaffidate dal Papa e dai Vescovi all’Apostolato vedì di ogni mese nella chiesa dell’Adoraziodella Preghiera.
ne (piazza della Repubblica) alle ore 17, per
La devozione al Sacro Cuore é alimentata e un’ora di preghiera e per la celebrazione delfavorita dalla pratica del “Primo venerdì” di la Messa. Tutti sono invitati a partecipare.
ogni mese, raccomandata da Gesù nelle apMaria Crisafulli
Anniversari
Grande è questa potenza della memoria,
troppo grande, Dio mio, un santuario vasto,
infinito. Chi giunse mai al suo fondo? E tuttavia è una facoltà del mio spirito, connessa
alla mia natura. (Sant’Agostino)
Nella ricorrenza dell’anniversario della mor-
te avvenuta il 16 gennaio 1974, la famiglia
Piersanti di San Paolo di Jesi ricorda con affetto la grande ed esemplare figura di papà
Giovanni insieme alla sua cara consorte
Anita, venuta a mancare l’11 dicembre 1979
e all’indimenticabile Silverio scomparso in
tenera età il 7 ottobre 1942.
Ricordo di Ennio Pasquinelli
Un uomo cordiale, coraggioso e tenace. Un imprenditore silenzioso, lungimirante ed innovativo. Ennio Pasquinelli, 86 anni,
sposato con Metella Gherardi, padre di Alessandra, Patrizia e
Francesco, ha concluso il suo viaggio nella vita il 19 gennaio scorso, nella sua abitazione di Jesi, stroncato da un malore improvviso. Aveva lavorato fino a poco tempo fa nell’azienda di trasporti
fondata da suo padre Adolfo, carrettiere, ereditata dopo la sua
morte prematura. Era il 1944: Ennio aveva solo 20 anni. Le ferite lasciate dalla Seconda Guerra e le feroci espropriazioni degli
eserciti nemici trovavano l’azienda fortemente indebolita: poche
attrezzature. E un solo cavallo. Che diventò il simbolo della rinascita, e la cui figura campeggia ancora oggi nei colori dell’impresa. Il giovane Ennio aveva davanti a sé il compito di ricominciare
da capo. Aveva un cavallo e poco più. Ma per lui era una realtà
che generava speranza nel futuro. Nel 1947 l’azienda si motorizzò per la prima volta: era un Dodge degli alleati, recuperato tra i
residuati bellici del “Campo Arar” di Cesena. Fu l’inizio dell’era
industriale dell’impresa. Da allora, anno dopo anno, diminuivano
i cavalli ed aumentavano le macchine, sempre più moderne ed
efficienti. Ennio Pasquinelli ha fatto così crescere, giorno dopo
giorno, la sua impresa. Ha costruito a poco a poco la sua fortuna lavorando con grande coraggio, senza guardare mai l’orologio,
senza contare le ore di lavoro. Perché la fortuna non è grazia a
buon mercato, da raggiungere senza sforzo e senza impegno,
ma un cammino lungo, sui sentieri spesso impervi della fatica
e del sacrificio. La sua azienda è diventata un colosso. È stata la
prima nelle Marche a disporre di autogru, autoarticolati e bilici.
Una crescita anche sul territorio nazionale, pur conservando il
centro direzionale a Jesi. Passione e successo alla base della vita e
dell’attività di Ennio Pasquinelli, che ha sempre mantenuto, forte,
il legame con il territorio e con le proprie origini, anche attraverso forme concrete di partecipazione e di impegno sociale, come
la realizzazione dell’ippodromo San Floriano, vicino alla clinica
Villa Serena. E la sponsorizzazione dell’Aurora Basket. Ha dato
molto alla sua città e al territorio. E lascia un’impronta luminosa
di umanità e la ricchezza dei valori che ha vissuto. Ora, per lui,
il ricordo commosso di quanti lo hanno incontrato e di chi ha
conosciuto, in qualche modo, la sua persona.
Tiziana Tobaldi
Primo anniversario
5-8-1927
7-2-2010
Olga Barocci
in Mancini
Il marito Settimio, le figlie
Paola e Anita ad un anno
dalla sua morte la ricordano con stima ed affetto. In
sua memoria, il 7 febbraio
alle ore 18,30 nella chiesa
Santa Maria sarà celebrata una Santa Messa ad un
anno dalla sua dipartita.
Lunedì 31 gennaio dalle
ore 21 su Radio Duomo
(95.2Mhz) sarà trasmessa
la catechesi di mons.
Francesco Cacucci
Ricordo
2-10-1935 20-1-2011
Bruna Tiberi
in Piattella
Il 21 gennaio, all’età di 75
anni, ha concluso la sua giornata terrena. Il marito Fabio,
i figli Mauro, Paola, Stefano
e Nicola, la nuora, il genero, i nipoti, il fratello Raffaele ed i parenti la ricordano
con affetto e riconoscenza.
Voce della Vallesina esprime
le più sentite condoglianze a
tutti i familiari.
Il ricordo del marito
La gioia della tua vita sono
stati sempre i figli, i nipoti, il genero, la nuora per i
quali hai sempre pregato il
Signore, per la loro vita da
persone oneste e credenti in
Cristo.
A me hai donato te stessa,
pensando sempre con grande generosità alla famiglia
e lasciandomi la possibilità
di impegnarmi per gli altri,
come il Signore ci ha comandato.
Il Signore ti dia pace nella
nuova vita vicino a Lui in
Paradiso.
Grazie per la felicità dei 50
anni di matrimonio trascorsi insieme.
L’Eucarestia è stata sempre
la nostra forza per una vita
profondamente cristiana.
Grazie, Signore, per avermi
fatto vivere tanta felicità insieme ad una persona speciale che ho amato con tutto
il cuore.
Fabio Piattella
Il ricordo del nipote
Ti ringrazio con tutto il cuore, per tutto l’amore che mi
hai donato e per tutto quello
che continuerai a darmi da
lassù!
Ti ringrazio per tutti i momenti passati assieme, sia
belli che brutti, ma sempre
momenti passati con te!
Momenti che non finiranno
mai di riempirmi il cuore di
te!
Tu che sei sempre stata un
punto di riferimento per me
e per mio fratello Federico…
Tu che da quando sono nato,
ti sei sempre presa cura di
me.
Tu che sei e sempre sarai
Mia Nonna!
Ti ringrazio…
Leonardo Papaveri
VOCE DELLA VALLESINA
Per i ricordi
delle persone care
0731.208145
Voce della
Vallesina
pastorale
30 gennaio 2011
9
“Educare alla vita buona del Vangelo”: i Vescovi tracciano il cammino per il prossimo decennio della Chiesa
Risvegliamo la passione educativa per le nuove generazioni
di Mons. Gian Franco Poli
Con la pubblicazione, degli
Orientamenti pastorali “Educare
alla vita buona del Vangelo” per il
decennio 2010-2020, la Chiesa italiana compie la scelta di un tema
quanto mai attuale e urgente che
spinge le comunità e i cattolici a
un rinnovato impegno.
I Vescovi tracciano concretamente il cammino per il prossimo decennio. Tutte le componenti della
Chiesa italiana: famiglie, parrocchie, scuole, sacerdoti, religiose/i,
laici, sono invitate a una sorta di
alleanza educativa per trasmettere alle nuove generazioni la vita
buona, vera e giusta del Vangelo. Il Cardinale Angelo Bagnasco, nell’introduzione ha scritto: «Educare alla vita buona del
Vangelo significa in primo luogo farci discepoli del Signore Gesù, il
Maestro che non cessa di educare
a una umanità nuova e piena. Egli
parla sempre all’intelligenza e
scalda il cuore di coloro che si
aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo».
Il documento, riprende le parole
di Benedetto XVI, quando concludendo l’assemblea della CEI,
ha offerto alle Chiese locali un
quadro di riferimento essenziale
e lungimirante su questo fronte:
“risvegliamo nelle nostre comunità questa passione educativa, che
è passione dell’io per il tu, per il
noi, per Dio, e che non si risolve
in una didattica, in un insieme di
tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi aridi. Educare è formare le nuove generazioni,
perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una
memoria significativa che non è
solo occasionale, ma accresciuta
del linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione” (Roma, 27 maggio 2010).
Educhiamo alla cittadinanza
responsabile
I Vescovi dicono di avvertire “la
necessità di educare alla cittadinanza responsabile” (n. 54b).
“L’attuale dinamica sociale - spiegano - appare segnata da una
forte tendenza individualistica
che svaluta la dimensione sociale, fino a ridurla a una costrizione
necessaria e a un prezzo da pagare per ottenere un risultato vantaggioso per il proprio interesse”
(Ibidem). Invece “nella visione
cristiana l’uomo non si realizza
da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercan-
do il bene comune” (Ibidem). sua autorità, grazie alla presenza educativo, c’è il riconoscimento cili e disagiate” (Ibidem).
Per questo «appare necessaria dinamica dello Spirito, raggiunge che la principale missione delle Si auspica in futuro che “il prinuna seria educazione alla socia- il cuore e ci forma interiormen- religiose e dei religiosi è quella cipio dell’uguaglianza tra le familità e alla cittadinanza, mediante te, aiutandoci a gestire, nei modi di indicare le realtà ultime attra- glie di fronte alla scuola impone
un’ampia diffusione dei principi e nelle forme più idonee, anche i verso la configurazione a Cristo non solo interventi di sostegno
della dottrina sociale della Chie- problemi educativi” (n. 16).
attraverso la testimonianza dei alla scuola cattolica, ma il pieno
sa, anche rilanciando le scuole di La terza parte – Educare, cam- consigli evangelici, la quale riba- riconoscimento, anche sotto il
formazione all’impegno sociale mino di relazione e di fiducia – disce il documento “costituisce profilo economico, dell’opportue politico» (Ibidem). Secondo la spiega come il compito educativo una testimonianza fondamentale nità di scelta tra la scuola statale e
CEI, “una cura particolare andrà debba generare persone mature per tutte le altre forme di vita cri- quella paritaria” (Ibidem).
riservata al servizio civile e alle attraverso un percorso centrato stiana, indicando la meta ultima In quest’ottica le ragioni che doesperienze di volontariato in Italia sui formatori e la relazione edu- della storia in quella speranza che vranno ispirare la scuola cattolica
e all’estero” (Ibidem). E in defini- cativa: “Siamo coinvolti nell’opera sola può animare ogni autentico non saranno solo di tipo elitario o
di ripiego per le disfunzioni nelle
tiva “si dovrà sostenere la crescita educatrice del Padre e siamo ge- processo educativo” (Ibidem).
di una nuova generazione di laici nerati come uomini nuovi, capa- Inoltre, viene ricordato che gli scuole statali, ma l’opportunità:
cristiani, capaci di impegnarsi a ci di stabilire relazioni vere con “istituti di vita consacrata, poiché “di sviluppare una proposta pedalivello politico con competenza e ogni persona. È questo il punto di hanno per lo più una presenza gogica e culturale di qualità, radirigore morale” (Ibidem).
partenza e il cuore di ogni azione che va oltre la singola diocesi e cata nei valori educativi ispirati al
“Educare alla vita buona del Van- educativa” (n. 25).
spesso sono composti anche da Vangelo” (Ibidem).
gelo” è un documento in cinque Il quarto capitolo – La Chiesa, co- membri provenienti da altri Pae- Inoltre, “il confronto e la collacapitoli più un’introduzione e una munità educante – fornisce indi- si, possono favorire la comunione borazione a pari titolo tra istituti
preghiera conclusiva di affida- cazioni pastorali che sottolineano tra le diverse Chiese particolari e pubblici, statali e non statali, posmento a Maria, con un totale di il ruolo di famiglia, parrocchia e la loro apertura alla mondialità” sono contribuire efficacemente
56 paragrafi, compresi i primi sei scuola, senza dimenticare l’influs- (Ibidem). Due rilievi che eviden- a rendere più agile e dinamico
per l’introduzione.
so educativo dell’ambiente socia- ziano l’incidenza della vita con- l’intero sistema scolastico, per
La prima parte, Educare in un le e, in particolare, della comu- sacrata sul territorio italiano che rispondere meglio all’attuale domondo che cambia, fa riferimento nicazione nella cultura digitale. supera la tradizionale considera- manda formativa” (Ibidem). Seall’«opera educativa della Chiesa “L’impegno educativo sul versante zione utilitaristica per quella più condo i Vescovi, “in quanto scuola
strettamente legata al
s p e c i f i c a t a m e n t e paritaria, e perciò riconosciuta
momento e al conteapostolica, nella non nel suo carattere di servizio pubsto in cui essa si trova
facile “collaborazione blico, essa rende effettivamente
a vivere, alle dinamie intesa con le Chiese possibile la scelta educativa delle
famiglie, offrendo un ricco patriche culturali di cui
locali” (Ibidem).
è parte e che vuole
Il documento con- monio culturale a servizio delle
contribuire a orienclude
riafferman- nuove generazioni” (Ibidem).
tare» (n. 7), e invita
do quanto insegna
al discernimento crel’Esortazione Aposto- La sfida e la scommessa dell’edudente circa la situalica “Vita Consecrata” cazione
zione dell’educazione
al n. 77 a proposito Concludendo, siamo certi che gli
segnalando criticità e
degli istituti che per Orientamenti 2010-2020, intenattese.
carisma specifico si dono offrire alcune linee di fondo
Benedetto XVI non
dedicano
espressa- per la pastorale di tutta la Chiemente a compiti edu- sa italiana, grazie alle precedenti
ha timore di ricordacativi: “questo è uno indicazioni che l’intero episcore che “il momento
dei doni più preziosi pato ha fornito negli ultimi quaattuale è segnato da
che le persone consa- rant’anni alla comunità ecclesiale
profonde trasformacrate possono offrire italiana uno spunto unitario di
zioni; c’è bisogno di
riferimenti affidabili, mentre la della nuova cultura mediatica – si anche oggi alla gioventù, facen- riflessione e di azione.
cultura contemporanea sembra legge al paragrafo 51 – dovrà co- dola oggetto di un servizio peda- È negli anni Settanta col documento dal titolo Evangelizzazione
favorire il disorientamento, il ri- stituire negli anni a venire un am- gogico ricco di amore” (Ibidem).
piegamento su se stessi e il narci- bito privilegiato per la missione Il n. 45 si conclude con una rile- e sacramenti che si dà avvio a quevazione realistica a fronte della sto percorso comune. La scelta di
sismo” (Discorso alla CEI, Roma, della Chiesa”.
27 maggio 2010).
Il quinto capitolo – Indicazioni diminuzione delle vocazioni, la adottare un testo di riferimento
Inoltre, “c’è emergenza educativa” per la progettazione pastorale – quale impone “agli istituti la scel- unitario dà avvio alla stagione
– come ha detto a più riprese il suggerisce “alcune linee di fondo, ta sofferta di concentrare attività dei convegni ecclesiali nazionali,
Papa – e la “formazione dell’iden- perché ogni Chiesa particolare e servizi” (Ibidem), sollecitando anch’essi a cadenza decennale: il
tità personale” è sempre più diffi- possa progettare il proprio cam- che è bene che “ogni decisione in primo si apre a Roma nell’ottobre
cile “in un contesto plurale” (Ibi- mino pastorale in sintonia con merito tenga conto di un dialogo del ’76.
dem).
gli orientamenti nazionali. La previo e di una valutazione comu- Successivamente è la volta di CoL’incontro tra culture ed espe- condivisione di queste prospet- ne con la Chiesa locale interessa- munione e comunità varato per
gli anni ’80, sulla scia del quale
rienze religiose diverse, la prete- tive, accolte e sviluppate a livello ta” (Ibidem).
sa di un’educazione che vorrebbe locale, favorirà l’azione concorde Non sempre nei documenti pro- viene organizzato il convegno
essere “neutrale”, un diffuso “scet- delle comunità ecclesiali” (n. 52), grammatici della CEI troviamo ecclesiale di Loreto (9-13 aprile
ticismo e relativismo”, sempre indicando anche “percorsi di vita un così dettagliato riferimento 1985).
denunciati da Benedetto XVI, buona” (Ibidem). Il documento alla vita consacrata, non solo con- Gli anni ’90 sono segnati da
fanno sì che la trasmissione dei esorta infine a promuovere nuove cernente la missione educativa di Evangelizzazione e testimoniangrandi valori educativi da una figure educative, specie di fronte numerosissimi Istituti religiosi, za della carità, bussola per il
generazione all’altra sia sempre alle novità costituite da immigra- ma un preciso collocamento di convegno ecclesiale di Palermo
più difficile (Ibidem). “A soffrirne zione, devianza, rotture familiari, questo tipo di vita nel cuore delle (20-24 novembre 1995). Gli anni
singole Chiese locali.
Duemila si aprono con gli Oriendi più è la famiglia”, rilevano gli carcere, nuove povertà.
tamenti dal titolo Comunicare il
Orientamenti, mentre si registra
La scuola cattolica nel sistema Vangelo in un mondo che cambia,
la “separazione tra le dimensio- La risorsa della vita consacrata
intrecciati con il convegno eccleni costitutive della persona” (ra- Tra le molte rilevazioni che il do- nazionale
zionalità, affettività, corporeità e cumento pone all’attenzione dei Inoltre il documento prende una siale nazionale di Verona (16-20
spiritualità). Armonizzare queste cattolici per i prossimi dieci anni chiara posizione sulla scuola cat- ottobre 2006). La scelta di dedicomponenti, favorire uno “svilup- ne rileviamo due: la prima con- tolica, la quale “fa parte a pieno care un’attenzione specifica al
po armonioso di tutte le capaci- cerne l’esistenza consacrata (n. titolo del sistema nazionale di campo educativo affonda le ratà dell’uomo” diviene quindi un 45) e la seconda la scuola cattoli- istruzione e formazione” (n. 48) dici proprio in quel 4° convegno
e “costituisce una grande risorsa ecclesiale.
compito educativo molto difficile, ca (n. 48).
più che in passato” (n. 13).
Forte l’esplicito richiamo al “ruo- per il Paese” (Ibidem); la conclu- La Chiesa italiana accetta la sfilo educativo che la Chiesa riserva sione alla quale giungono i nostri da, la scommessa dell’educazione,
Impegno educativo e cultura alla vita consacrata”(n. 45), con Vescovi è un monito per i gover- ma chiede ai credenti e alle relimediatica
una precisazione: “prima ancora nanti: “va quindi sostenuta, anche giose e ai religiosi di condividere
Il secondo capitolo – Gesù, il che per attività specifiche, essa economicamente, la possibilità di la sua stessa passione testimoMaestro – presenta lo sfondo te- rappresenta una risorsa educativa scelta delle famiglie tra gli istitu- niata nella storia da tante figure
ologico-biblico della visione cri- all’interno del popolo di Dio per ti pubblici e quelli paritari” (Ibi- esemplari, da numerosi testimostiana dell’educazione, centrata la sua indole escatologica” (Ibi- dem), affinché sia “sempre più ni che con il loro impegno hansull’esempio e l’insegnamento di dem). In queste espressioni, oltre accessibile a tutti, in particolare a no fecondato anche le numerose
Gesù, non un ma il Maestro: “La alla considerazione per il ruolo quanti versano in situazioni diffi- comunità diocesane.
radioDuomo
SenigalliainBlu•95,2Mhz
Tutte le mattine alle ore 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle ore 12,30 e alle 19,03 con notizie da Jesi
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
10
Voce della
Vallesina
cronache
30 gennaio 2011
Patrono dei Vigili Urbani: Le virtù eroiche di San Sebastiano
La fede nella luce dell’amore
È sempre molto sentita e
partecipata la festa di San Sebastiano, anche quest’anno
solennizzata, la sera del 20
gennaio, da una messa che
il Vescovo ha celebrato nella
chiesa della parrocchia dedicata al Santo. Un culto così
ampiamente diffuso, non
solo nella città di Jesi, è giustificato dal fatto che a San
Sebastiano, eletto protettore
dei Vigili Urbani, sono riconosciute virtù sia cristiane,
sia civili. Il martire è considerato perciò anche un dere parte solo in sesimbolo del cittadino ideale, greto a riti cristiani.
coraggioso, onesto, generoso, Ebbe il coraggio di
incrollabile nella sua fede.
continuare a visitare
Appunto questa sua fermez- carcerati e di seppelza ha richiamato il Vescovo lire quanti subivano
nell’omelia. “Non è facile se- una morte violenta
guire Gesù – ha ricordato – in nome di Cristo. Fu
Una vita diversa dallo spirito per questa sua paledel mondo è controcorrente, se disubbidienza che
quindi inevitabilmente sotto- venne martirizzato e
posta a persecuzioni”. Eppure sepolto dai suoi stesnon possiamo fare a meno di si soldati. “La fede
Gesù, ha soggiunto, perché è effettivamente un
nessuno, nient’altro può ba- innamoramento che
starci sulla terra. Se questa è non si può nascondere” ha
la convinzione, non ci si può commentato il Vescovo, agallora sottrarre dalla scelta giungendo che è solo da tedi una fede tanto tenace da mere, quindi da allontanare,
contrastare qualsiasi perico- chi vuole uccidere corpo e
lo, qualsiasi insidia che possa anima. Ha infine opportuallontanarci da Lui.
namente ricordato un penDella vita di San Sebastiano siero di S. Giovanni Bosco:
mons. Gerardo Rocconi ha “Un cristiano è un buon citricordato alcuni degli episo- tadino”. Ne consegue che
di più significativi. Ha fatto non esiste una santità avulinnanzi tutto riferimento alla sa dai doveri di ogni giorno;
persecuzione di Diocleziano che perciò la fede può essere
che, consapevole di quanto manifestata in ogni momenormai inarrestabile fosse la to e in ogni luogo.
diffusione del Cristianesimo La celebrazione, alla quale
nel suo impero, aveva vieta- hanno assistito le autorità
to che si manifestasse aper- cittadine, una folta rappretamente la fede. Sebastiano, sentanza dei Vigili Urbani e
con molti altri confratelli, si numerosi fedeli, è stata anirifiutò apertamente di pren- mata dai canti del gruppo
liturgico parrocchiale e da
quelli della Corale Pergolesiana, sempre presente nella
ricorrenza di questa festa.
Con altri brani ha eseguito
anche l’inno del Congresso
Liturgico Nazionale. Si avrà
l’opportunità di riascoltarlo
il 26 gennaio, in occasione dell’attesa visita a Jesi
dell’Arcivescovo di Bari.
A conclusione del rito Annalisa Giannini ha letto la
preghiera composta per i
Vigili Urbani da don Gilberto Marconi che in essa
ha sintetizzato le più nobili
aspirazioni dei tutori dell’ordine.
Fotoservizio
Augusta Franco Cardinali
azione cattolica: rinnovo delle cariche associative
Verso il nuovo triennio
L’Azione Cattolica jesina denti parrocchiali. A rapdel prossimo triennio ha presentare la dimensione
cominciato a muovere i nazionale dell’associazione
primi passi domenica scor- c’era Martino Nardella, desa, nel corso dell’assemblea legato del centro nazionale.
diocesana in cui sono state «La diocesi di Jesi ha rifletrinnovate alcune cariche ed tuto sull’educazione duranè stato approvato il nuovo te la PrimaverAc – ha afdocumento assembleare.
fermato Nardella – Questo
La nuova sede diocesana di è uno dei punti centrali del
piazza della Repubblica era rinnovamento della Chiesa.
affollata di amici dell’asso- Nel Dna dell’Azione Cattociazione, oltre che dai dele- lica c’è sempre stata l’attengati parrocchiali chiamati a zione all’educazione. Bella
votare i propri rappresentati la proposta di cambiare il
di settore nel nuovo consiglio diocesano. A fare gli
onori di casa il presidente
uscente, Michele Contadini,
giunto al termine del suo
secondo mandato. Presente
anche il vescovo Rocconi,
che ha sottolineato il suo
amore per l’Azione Cattolica. «Possa essere sempre
una realtà trascinante – ha
detto nel suo intervento
iniziale, don Gerardo – Ho
vissuto in Ac da laico prima,
da assistente poi. A volte le
chiedo di più, perché le voglio bene. La Chiesa vive un
momento difficile, come ha
detto Bagnasco: “C’è biso- nome all’ufficio catechistigno di un profondo rinno- co diocesano in ufficio di
vamento per ripartire”. L’Ac formazione cristiana: è uno
può essere fondamentale sforzo per mettere in rete
ed importante nel rinnova- tutti coloro che lavorano in
mento. Nella nostra realtà questo ambiente».
esistono alcuni problemi ed Molto apprezzato dai preognuno deve avere il corag- senti il video realizzato da
gio di capire le urgenze: la Lorenzo Maria Pellegrini
formazione degli educatori, e Diego Savelli, intitolato
l’evangelizzazione, la fami- “Storie di Ac”, in cui tutti i
glia. Vi chiedo di rimboc- responsabili diocesani e dei
carvi le maniche e di pun- semplici aderenti, hanno
tare sulla formazione dei raccontato la loro esperiengiovani».
za all’interno dell’Azione
Nel corso dell’assemblea, il Cattolica.
vescovo ha anche consegna- Il momento clou dell’assemto l’attestato ai nuovi presi- blea è stato quello dell’ap-
provazione del documento assembleare, stilato dal
consiglio diocesano uscente,
in cui sono stati fissati gli
obiettivi dell’Ac nel prossimo triennio e la votazione
dei nuovi consiglieri dioce-
sani. Questi gli eletti, che
fra due settimane nel corso
del primo consiglio, dovranno scegliere il nuovo
presidente diocesano: Massimo Massaccesi e Stefano
Contadini (lista dei presidenti parrocchiali), Marta
Gabrielloni, Federico Rango
(Acr), Daniele Lancioni e
Maria Jole Pellegrini (settore Giovani), Alessandra
Marcuccini e Lucia Anderlucci (settore Adulti).
Giuseppe Papadia
Nelle foto, alcuni momenti
dell’assemblea diocesana
del rinnovo.
Ostra: la rivista del santuario della Madonna della Rosa ci permette di conoscere la storia della chiesa
Da tutta Italia per incontrarsi e pregare
dicata ad uno dei tanti ex voto presenti nella
chiesa, una tempera su tavoletta del 1700 e
che il dott. Francesco Cioci descrive come
«opera di un maestro compaesano che faceva capo al Santuario e a cui ricorrevano coloro che desideravano lasciare un attestato
di grazia ricevuta». Lo stesso dottor Cioci
presenta poi due stampe dal corredo iconografico della Madonna, una settecentesca e
una ottocentesca. Il priore del monastero di
San Silvestro a Fabriano, don Lorenzo Sena,
propone una meditazione da fare davanti
al presepio e invita a fissare qualche particolare dei nostri presepi che rappresentano
tutta l’umanità che continua la vita di tutti
i giorni senza accorgersi di quella nascita a
Betlemme. «Chi ha ricevuto l’annuncio e chi
lo ha accolto - scrive il religioso silvestrino
- sa che la presenza di Dio è legata alla nostra umanità, sa che le nostre impotenze, le
nostre contraddizioni, come singoli credenti
Il Santuario diocesano Madonna della Rosa e come comunità, sono il “luogo” della saldi Ostra ha pubblicato il secondo numero vezza di Gesù.»
del periodico dedicato alla vita ed alla sto- Don Gino Fattorini, rettore attuale, biblista
ria di questo luogo di culto. La rivista, uti- e docente all’Istituto teologico Marchigiano,
le strumento per far conoscere il santuario presenta delle riflessioni sul tema “la comue per tenere i contatti con i benefattori, si nità della nuova Alleanza” soffermandosi
pubblica da 64 anni ed è diretta da don sulla Chiesa come luogo di incontro privileFrancesco Orsi, già rettore dal 1974. La co- giato tra Dio e l’uomo. Il monaco silvestripertina del secondo numero del 2010 è de- no don Vincenzo Fattorini, nella sua rubri-
ca dedicata ai Padri della Chiesa, presenta
Ignazio di Antiochia, vescovo tra il primo e
il secondo secolo dopo Cristo, grazie alle sue
sette lettere nelle quali dedica ampio spazio
al mistero della Chiesa. Un servizio a cura
di don Paolo Gasperini è dedicato al sinodo
diocesano che la chiesa di Senigallia sta vivendo dal 25 gennaio 2009, una esperienza
per mettersi in ascolto di Dio e degli uomini.
In ogni numero della rivista viene presentato un luogo di spiritualità delle Marche:
nell’ultimo il santuario della Madonna del
Sasso, in località Valcimarra di Caldarola e
risalente al 1100.
Il santuario: dal giglio di una fanciulla
Il santuario della Madonna della Rosa di
Ostra sorge solitario in una valle poco distante dalla cittadina: le sue origini risalgono ad una antica edicola mariana di fronte
alla quale, nel 1666, una fanciulla depose un
giglio che rimase per tanti mesi fresco e profumato. Questo fatto straordinario suscitò la
curiosità e la devozione di tante persone che
accorrevano all’edicola ai piedi della quale
scorreva un ruscello di acqua limpida. L’acqua venne raccolta in un pozzetto ai piedi
dell’altare ed oggi, come allora, il livello è
sempre ad 80 centimetri, d’estate e d’inverno
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e qualsiasi quantità se ne prelevi. Ora è possibile attingere quest’acqua dalla fontanina
marmorea, costruita nel 1953 e posta tra la
sacrestia e il santuario: al ricordo di questa
inaugurazione è dedicato l’ultimo articolo
della rivista, di Bruno Morbidelli.
Nel 1726 il Capitolo Vaticano concesse alla
miracolosa immagine venerata con il nome
di Madonna della Rosa l’onore della solenne Incoronazione ed alla Cappella, edificata
sull’edicola, il titolo di Santuario. Il santuario,
completato nel 1754, custodisce la cappella
iniziale inaugurata nel 1668. Ogni anno tanti
fedeli partecipano alle celebrazioni al Santuario: gruppi organizzati giungono da tutta
Italia per sostare in preghiera e per partecipare ad incontri formativi.
Le funzioni in Santuario
Al santuario si celebra la santa Messa alle
7,30 nei giorni feriali e alle ore 8, alle 9,30 e
alle 17 nei giorni festivi. I sacerdoti sono disponibili per le confessioni il sabato e le vigilie dei giorni festivi dalle 15 all’Ave Maria ed
i giorni festivi dalle 7 alle 12 e dalle 15 alle
19. L’ultima domenica del mese alle ore 16 si
svolge l’ora eucaristico-mariana.
Telefono del santuario: 071 68027 – posta
elettronica: [email protected]
b.t.
Voce della
Vallesina
testimonianze
30 gennaio 2011
11
Milizia dell’Immacolata: ad Ancona la mostra su San Massimiliano fino al 31 gennaio in occasione del settantesimo
Anno kolbiano: dov’era Dio ad Auschwitz?
La Milizia dell’Immacolata marchigiana ha dato inizio alle celebrazioni dell’anno Kolbiano - nel
2011 ricorrono settanta anni dalla
morte di S. Massimiliano Maria
Kolbe - con un’iniziativa di grande
spessore spirituale e storico-culturale, particolarmente felice anche
perché collocata in un mese in cui
cade il “Giorno della memoria”,
istituito per ricordare le vittime
della Shoah.
Il Rettorato Universitario di Ancona ospita dal 21 al 31 gennaio
un’esposizione documentaria sulla
vita del martire polacco. Giovedì 20 gennaio nella stessa sede ha
avuto luogo un convegno introduttivo alla mostra.
A p. Roberto Brandinelli ofm conv,
l’arduo e affascinante compito
di dare una risposta al quesito:
Dov’era Dio ad Auschwitz?
Testimonianze, suggestive e pregnanti, sono state portate da Anna
Matera, missionaria dell’Immacolata e da Renzo Arato, attore,
interprete della fiction televisiva
“Cielo violento”.
Dopo il saluto di Anna Susat, presidente regionale e di Stella Benedetti, presidente nazionale, ha preso la parola p. Giancarlo Corsini,
provinciale dei Frati Minori Conventuali, ordine al quale apparteneva S. Massimiliano Kolbe.
P. Corsini ha messo a fuoco la figura del Santo, in modo molto
sintetico e nel contempo efficace, iniziando col ricordare un suo
desiderio: “Vorrei essere come
polvere, per viaggiare con il vento
e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”.
Certamente i carcerieri nazisti,
quando bruciarono il suo corpo
nel forno crematorio di Auschwitz,
non avrebbero mai immaginato di
realizzare la sua più bella profezia.
Il soffio dello Spirito ha in realtà diffuso il profumo della santità
kolbiana in tutto il mondo, tanto
che in ben 96 nazioni è presente
la Milizia dell’Immacolata. Circa
un mese fa è stato aperto all’Avana
un convento francescano dedicato,
per espressa volontà dei frati, a S.
Massimiliano. P. Corsini ha manifestato la sua gioia nel constatare
come l’apostolato e l’attività missionaria del suo grande confratello siano in continua espansione.
la domanda più corretta sarebbe
“Dov’era l’uomo ad Auschwitz?”.
Era morto l’uomo, non Dio. L’uomo è rimasto in silenzio, un silenzio di popoli, di governi e persino
di credenti. Il nostro Dio è un Dio
che parla, che costantemente rivolge il suo invito agli uomini: “Ascolta, Israele!” (Dt. 6,4).
Quanti uomini sono, però, disposti ad ascoltarlo? A seguirlo? A riconoscerlo?
P. Roberto Brandinelli, nella sua
esposizione puntuale e ben documentata, ha tratteggiato in modo
mirabile la figura di S. Massimiliano, elemento indispensabile per
capire dove fosse Dio, mentre milioni di innocenti morivano nei
campi di sterminio.
Dov’era Dio ad Auschwitz?
Una domanda terribile ed inquietante che tutti si sono posti, arrivando spesso a conclusioni prive
di risposta. Il filosofo tedesco Hans
Jonas (1903-1993) sostenne che
dopo il genocidio nazista si può e
si deve affermare che l’esistenza di
un Dio onnipotente o è totalmente
incomprensibile, o è priva di bontà. Secondo Jonas, mentre si scatenava la furia nei campi di concentramento, Dio rimase muto, non
perché non volle intervenire, ma
perché non fu in grado di farlo.
Noi cristiani, che crediamo nell’onnipotenza di Dio, non possiamo
che dissociarci da questo assunto
e puntare, invece, l’attenzione sulla
libertà dell’uomo, capace di scegliere tra il bene e il male, quindi
responsabile delle proprie azioni.
Alla luce di questa convinzione,
Dio è in ogni luogo, anche nei
campi di concentramento
La domanda: “Dov’era Dio ad Auschwitz?” può essere interpretata
anche come un invito a chiederci
in quale contesto, in quale luogo
o situazione Dio si sia manifestato nella disperazione dei lager. Al
riguardo, particolarmente illuminante è una delle ultime lettere
scritte da S. Massimiliano alla madre: “Da me va tutto bene. Amata
Mamma, stai tranquilla per me e
per la mia salute, perché il buon
Dio c’è in ogni luogo e con grande
amore pensa a tutti e a tutto” (SK
961). Queste parole sono frutto
della certezza che Dio è Amore,
che illumina i cuori disposti ad
accoglierLo in modo assoluto e
totale. Senza dubbio nel cuore di
S. Massimiliano, non intaccato né
indebolito dall’odio, così radicato e
diffuso nei campi di sterminio, era
presente Dio. Sarà proprio questa
presenza a non spegnere completamente in tanti infelici la speranza in un mondo migliore.
Il martirio: un gesto radicato
nella storia personale di S. Massimiliano
Possiamo definire l’esperienza ed il
martirio di S. Massimiliano Kolbe
una delle poche luci che ha squarciato il buio dei lager nazisti. Una
luce troppo forte per i nostri occhi, accecante, se non la inseriamo
dentro l’arco di tutta la sua esistenza terrena. Il coraggio di uscire
dallo schieramento e di offrirsi al
posto di quel condannato, padre
di famiglia, non fu un gesto eroico
isolato, ma affonda le sue radici in
una vita tesa ad amare, a morire
alle proprie necessità per accogliere e soddisfare quelle degli altri.
S. Massimiliano, al secolo Raimondo Kolbe, s’innamorò della
Vergine Immacolata sin dall’infan-
zia. Raimondo non fu
influenzato unicamente dall’educazione della
madre, devotissima della Madonna, ma anche
dalla spiritualità del suo
popolo, che ha sempre
visto nella Vergine Maria la propria protettrice,
Colei che ne salvaguardava l’identità nazionale,
in un tempo in cui la Polonia non esisteva sulla
carta geografica.
Risale al periodo della prima confessione l’episodio dell’apparizione
al bambino della Madonna con in
mano le due corone: una bianca
(della purezza) e l’altra rossa (del
martirio). Di fronte alla richiesta
di quale delle due volesse, lui le accettò entrambe.
Inoltre il legame di S. Massimiliano con l’Immacolata fu rafforzato dall’essere entrato a far parte,
all’età di tredici anni, della famiglia
religiosa dei frati minori conventuali, da secoli cultori e promotori
della Sua devozione.
Un progetto di vita per la salvezza delle anime: la Milizia
dell’Immacolata
La stretta relazione con l’Immacolata guidò S. Massimiliano a comprendere che, per difendersi dagli
attacchi del Maligno, non esisteva altra via che consacrarsi a Lei.
Non si limitò a preoccuparsi della
propria salvezza, ma pensò all’intera famiglia umana, minacciata
da molteplici insidie. Da questo
desiderio di redenzione collettiva
nacque la Milizia dell’Immacolata,
fondata a Roma il 16 ottobre 1917,
insieme ad altri sei compagni di
seminario, con lo scopo di “impegnarsi nell’opera di conversione dei
peccatori, degli eretici, degli scismatici…., ma soprattutto dei massoni, e nell’opera di santificazione
di tutti sotto il patrocinio e per la
mediazione dell’Immacolata” (SK
1220).
Così ebbe origine un esercito, i
cui “militi” dovrebbero combattere, con le armi dell’amore, della preghiera e dell’esempio, una
“battaglia”quotidiana per far trionfare il bene sul male, la carità
sull’egoismo, il perdono sull’odio,
nonché per raggiungere la santità
che è la meta ultima di ogni uomo.
Molti di noi devono la ricchezza
della propria vita spirituale anche
a questo fratello che ha avuto il
coraggio di imitare Gesù fino al
martirio. S. Massimiliano non è
morto solo per salvare un uomo,
ma per indicare all’umanità cosa
significhi vivere per Cristo, morire
per Cristo, sotto la protezione materna di Maria.
A conclusione della manifestazione, p. Sergio Cognini, assistente
regionale della M.I., ha sottolineato come parlare di “anno kolbiano”
e di “giorno della memoria”, solo
per ricordare, sia poca cosa, riduttivo e sterile.
Duemila anni fa Gesù è stato rifiutato, condannato, crocifisso.
Anche Lui, nel momento della
massima sofferenza, ha chiesto al
Padre dove fosse, perché l’avesse
abbandonato. Eppure il suo sacrificio non fu inutile. Da allora iniziò un’era nuova, non solo perché
fummo redenti dal peccato originale, ma anche perché ci fu indicata la via per realizzare una vita
fondata su valori nuovi, al vertice
dei quali non può non essere collocato l’amore.
Ora, dopo 21 secoli, la società
sembra aver dimenticato il Vangelo, sconvolta da logiche prettamente materialistiche. Ecco che
in questa epoca, così confusa e
priva di saldi punti di riferimento,
Massimiliano Kolbe - proclamato santo da Giovanni Paolo II nel
1982 - è divenuto patrono del III
millennio, un millennio caratterizzato da infinite incognite e da
tante realtà negative, inquietanti e
minacciose.
S. Massimiliano, sulla scia dei suoi
modelli - Cristo e San Francesco
d’Assisi - dal cielo continua a ripeterci Solo l’amore crea, l’odio
distrugge”.
Francesca Procaccini
CUPRAMONTANA: ALLA SCUOLA “SANTA CATERINA”
Il Natale è al settimo cielo
Natale al settimo cielo: è stato lo spettacolo messo in
scena dai bambini della Scuola dell’Infanzia “Santa Caterina” di Cupramontana, il 21 dicembre scorso, presso la sala polivalente di Pianello Vallesina. Ad aprire lo
spettacolo sono stati più piccini, i bimbi del Centro per
l’Infanzia, che hanno mimato una canzoncina sul tema
del Natale, in mezzo a soffici nuvolette bianche. A seguire i bambini della scuola materna che hanno interpretato la storia della Natività nelle vesti di piccoli angeli che si stanno preparando al lieto evento. La scena si
apre sul settimo cielo, dove fervono i preparativi: Ester,
il tecnico delle luci, è pronta ad accendere le stelle più
luminose e a far brillare la cometa; Candido, addetto
agli effetti speciali, a far scendere i fiocchi di neve più
soffici e Zefirino, l’angelo organizzatore, si assicura
che tutto vada per il verso giusto. Non mancano il coro
angelico e l’orchestra dei musicisti alati, diretti da una
strepitosa maestra Cherubina. Si preparano ad eseguire
il tradizionale “Gloria”. Ma quando ormai manca poco
alla mezzanotte e ogni cosa sembra essere pronta, Serafino, il cantante solista del coro, si ammala e un’epidemia d’influenza si diffonde tra i piccoli angeli, creando
il panico in Paradiso. Altro che cori angelici… Dal cielo arrivano solo starnuti e colpi di tosse. Niente paura
però, il dottore degli angeli e la sua assistente, l’infermiera Benedetta, hanno già pronta la medicina: un pensiero affettuoso di un bambino per ogni angioletto, che
lo farà miracolosamente guarire. Lo spettacolo che ha
riscosso un grande successo, con applausi a scena aperta per tutti: per i bambini di cinque anni, che hanno re-
citato nella parte degli angioletti. Per i bimbi di quattro
anni che si sono esibiti in una coreografia, rappresentando le note musicali dell’orchestra celeste. Infine per i
bambini di tre anni, i piccoli angeli della neve, che hanno ballato sulle note della famosa canzone natalizia “Let
it snow”. Gran finale con “Jingle bells”, e motivi natalizi
cantati dai genitori degli alunni. È seguito il rinfresco
offerto dall’Associazione Genitori Santa Caterina e gli
auguri di buone feste del vescovo Gerardo Rocconi, che
ha invitato tutti a non perdere mai la speranza di fronte
alle difficoltà, e a considerare gli eventi della vita, non
come frutto del caso o della fortuna, ma come delle vere
benedizioni che iniziano proprio lì, in quell’umile mangiatoia dove ogni 25 dicembre nasce un Bambino. È
stato un momento di festa e di gioia per tutti i presenti,
specialmente per i più piccoli, emozionati e felici. Anzi,
di più: letteralmente al settimo cielo!
F.F.
1923
12
Voce della
Vallesina
jesi
30 gennaio 2011
“Io… musica io… Iom”: 29 gennaio al Palatriccoli
Jesi e Vallesina: i numeri della polizia municipale
Una nuova iniziativa dello Iom a favore delle proprie attività: il concerto “Io… musica io… Iom”
con le canzoni degli Anni ’60 proposte dallo Smile
Group con quattro cantanti. 24 canzoni, le più belle di Mina, Patty Bravo e altri interpreti: canzoni da
ascoltare e da ballare per una festa che si svolgerà il
29 gennaio dalle ore 21 presso il Palasport di Jesi. Il
costo del biglietto di ingresso è di 10 euro, un costo
accessibile anche alle famiglie. Walter Nudo sarà
l’ospite della serata e la spalla della conduttrice Daniela Gurini di Tvrs.
L’evento è una proposta del comitato organizzativo dello Iom composto dalla vicepresidente Maria
Luisa Quaglieri e da Francesca Rossini, Giovanni
Zappelli, Edoardo Massera, Francesca Ricciardi,
Gianfranca Schiavoni, Daniela Bolletta, Lorenza
Caserotti e Maurizio Della Bella.
La manifestazione gode del patrocinio del Comune di Jesi ed è resa possibile per l’impegno e il contributo di Diego Gentilini e delle aziende Gruppo
Spendolini, Edil System, Gruppo-E Immobiliare Costruzioni, Termoidraulica Panzarea, Radio
Arancia.
«Sono molto onorato dell’opportunità di poter aiutare lo Iom che merita l’appoggio da parte di tutti
– ha detto l’attore Walter Nudo in collegamento telefonico alla conferenza stampa – ringrazio Diego
che ha sostenuto l’organizzazione. Non vedo l’ora
di venire a Jesi per prendere parte alla serata. Intanto sto scrivendo un libro sulla mia vita, per la
Mondadori, che uscirà ad aprile.
La vicepresidente dello Iom, Maria Luisa Quaglieri,
ha spiegato il significato degli eventi che hanno due
scopi: la raccolta fondi e la promozione dell’associazione, una realtà presente a Jesi da quindici anni
Giovedì 20 gennaio è stata festeggiata
in tutta la Vallesina la festa della Polizia Municipale. Positivo il bilancio
stilato dall’Unione dei Comuni della
media Vallesina: diminuiscono, infatti, gli incidenti stradali, 51 nel 2010
Anche il Comune di Jesi ha ricordato
San Sebastiano, patrono della Polizia Municipale, con una cerimonia
nella sala del consiglio comunale nel
corso della quale hanno presentato
rispetto ai 71 dell’anno precedente, e
sono minori anche le sanzioni accertate dalla Polizia locale, 1.285 rispetto
alle 1.370 del 2009. Diminuisce anche
l’importo complessivo delle multe,
che si attesta sui 98.586 euro rispetto ai 121.356 dell’anno precedente. Il
Comandante della polizia locale dei
Comuni della Media Vallesina, Giovanni Carloni, ha illustrato in un incontro che si è tenuto proprio il 20
gennaio nella sede dell’Unione, le
cifre che quantificano l’impegno degli agenti nei vari fronti della polizia
stradale, di quella urbana e rurale,
della polizia amministrativa e delle
altre attività, come l’educazione stradale nelle scuole o i servizi di ordine
pubblico per la Questura, nel territorio dei comuni di Maiolati Spontini,
Castelplanio, Castelbellino, Montecarotto, Monte Roberto, San Paolo di
Jesi e Poggio San Marcello. Le pattuglie esterne nel corso del 2010 sono
state quasi 700, 45 quelle notturne,
222 i posti di controllo e 1.332 i veicoli controllati.
Nella Vallesina si conferma il trend in
calo della quantità e di conseguenza
dell’importo delle sanzioni al codice
della strada, scese, come introiti, di
circa 23 mila euro rispetto al 2009,
dopo la diminuzione di 3 mila euro
rispetto al 2008. Carloni ha anche
illustrato alcuni obiettivi della polizia locale nel 2011 come i controlli
preventivi delle attività commerciali, quelli per contrastare il fenomeno
alquanto diffuso dell’abbandono delle
deiezioni animali sulle aree pubbliche
e controlli sull’abbandono dei rifiuti
nel territorio dell’Unione che compromettono l’efficacia e l’economicità della raccolta differenziata, anche
mediante l’impiego di personale in
abiti civili. Proseguiranno inoltre i
controlli congiunti con il personale
ispettivo dell’Asur Zona territoriale
5 sulla sicurezza alimentare e valutazione di filiera, oggetto di un efficace
protocollo di intesa sottoscritto dalle
due amministrazioni nell’anno 2009.
una loro relazione il sindaco Fabiano Belcecchi, l’assessore Daniele
Olivi e il responsabile della Enrico
Lancellotti. La cerimonia si è conclusa, come oramai è tradizione, con
i commoventi ricordi dell’attore jesino Franco Morici. Molti i rappresentanti delle associazioni tra cui
l’Associazione nazionale carabinieri
(nucleo di Jesi), Protezione Civile,
Anfi, Unirr (unione nazionale italiana reduci di Russia), Associazione
nazionale artiglieri d’Italia (unione di Jesi), Associazione nazionale
Granatieri di Jesi, Croce Rossa. Ad
ascoltare le relazioni anche il vescovo di Jesi Gerardo Rocconi, il difensore civico Paolo Marcozzi, il direttore generale dell’azienda sanitaria,
zona di Jesi, Maurizio Bevilacqua,
il commissario della Polizia di Stato, il comandante della Guardia di
Finanza, il comandante della Polizia
Stradale, il comandante dei Vigili del
Fuoco, i Vigili in pensione.
L’assessore Olivi ha espresso soddisfazione per il lavoro svolto dalla
Polizia Municipale sul territorio comunale, ricordando che attualmente
il corpo di Polizia Municipale di Jesi
è composto da 32 vigili, divisi equamente tra uomini e donne e che il
concorso per l’assunzione di otto
nuovi vigili non ha avuto ricorsi, Olivi ha elogiato il lavoro svolto dal comandante Lancellotti e dal dirigente
Gennai nel riassetto del comando
che ha quattro capitani e sei tenenti.
Il comandante ha poi espresso il
ringraziamento a tutto il corpo dei
vigili ed ha invitato la cittadinanza al rispetto delle regole e a quelle
del codice della strada. È stato poi
stilato il bilancio dell’attività svolta
nel 2010: 12121 infrazioni al codice della strada; 224 violazioni con
decurtazione di punti, 362 pratiche
edilizie, 15 verbali amministrativi e
10 di natura penale, 824 pratiche annonarie con 147 controlli, 33 verbali
di violazioni su attività commerciali.
Sara Federici
Gioia per aiutare chi ha meno gioia Prima la prevenzione
e cerca di offrire un sostegno e un sollievo a chi
si imbatte con la malattia oncologica. «Negli ultimi anni abbiamo fatto la scelta di dare qualcosa in
cambio a chi ci sostiene: non più l’invio dei bollettini postali ma appuntamenti culturali – spiega la
presidente Anna Quaglieri - la situazione
è difficile per tutti e noi abbiamo sempre
più bisogno di aiuto perché la patologia
sta crescendo. Lo scorso anno abbiamo
seguito 273 pazienti: è un lavoro che ti
prende emotivamente e nemmeno te ne
accorgi anche se i disagi sono tanti.» L’associazione ha rivolto un sentito grazie a
Diego Gentilini, giovane imprenditore jesino titolare della società Ge.Di, da cui è
nato il progetto “Ci pensa il sole” ed è organizzatore dell’evento.
Nella foto di Anna Vincenzoni da sinistra
Diego Gentilini, Maria Luisa Quaglieri
e Anna Quaglieri
L’angolo dei ricordi
Lì c’era un giardino fiorito
Che cosa è rimasto di te caro odoroso giardino? Dove sei, ruscello chiacchierino, che mentre attraversavi il
delizioso giardino, il tuo gorgoglio
sembrava una delicata sinfonia che
intonavi a quegli splendidi fiori che
con il loro delicato profumo di viole, di rose, gelsomini, mughetti inondavi quel delizioso piccolo spazio di
terra, quale meraviglia del creato? La
mia mente si illuminava di bagliori di
luce, in questo incanto io mi aggiravo:
correndo, ballando, salendo quelle dorate scale della giovinezza accompagnata da sguardi furtivi e curiosi mentre io, ignara, mi incorniciavo il capo di quei
deliziosi fiorellini e specchiandomi in quella
piccola striscia d’acqua che come argento rifletteva i caldi raggi del sole delle estati jesine.
Grazie Gesù che mi hai fatto vivere questi bei
momenti che mi hanno aiutato poi a superare i
momenti bui della mia vita.
Rosanna Ponzelli
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Voce della
Vallesina
vallesina
30 gennaio 2011
Parrocchia di San Giuseppe: una bella sfida per il futuro
PATRIE POETICHE: un saggio a cura di Elisabetta Pigliapoco
A San Giuseppe, il Centro di Ascolto ha proposto
quest’anno alle famiglie dei
bambini della prima comunione le bomboniere della speranza. Si tratta della
proposta di acquistare, in
piena libertà, come ricordo
di questo momento, degli
oggetti ideati dagli operatori
del centro di ascolto e realizzati da persone che oggi
vivono la dolorosa difficoltà
della mancanza di lavoro.
Queste bomboniere della
speranza, dal costo molto
contenuto, saranno realizzate manualmente e ciascuna si presenterà così come
un pezzo unico. Le persone
che eseguiranno il lavoro
verranno regolarmente retribuite tramite il sistema
dei voucher, che prevede
l’assicurazione ed il versamento dei contributi previdenziali, oltre al compenso.
to il proprio piacere per
essere stato coinvolto
nell’azione di promozione umana svolta dal centro e si è detto pronto ad
aderire all’iniziativa. La
proposta rappresenta un
modo per vivere la solidarietà. La parrocchia
ha voluto coinvolgere in
maniera diretta le famiglie della comunità in un
momento di felicità e di
festa per i bambini e per
i genitori.
Un aiuto reale
Un coinvolgimento attivo per tutti, quindi, e
un invito a condividere
i momenti di gioia con
chi è meno fortunato. È
un salto di qualità per la
comunità, che si sente rinnovata nella sua missione
di accoglienza e promozione umana. Una comunità,
infatti, deve essere solidale,
Domenica 16 gennaio, successivamente all’incontro di
catechesi dei genitori della
prima comunione ed a conclusione della celebrazione
eucaristica, la proposta è
stata presentata alle famiglie
della parrocchia ed ha avuto
ampio consenso. Qualcuno
ha chiaramente dimostra-
deve saper prendersi cura
delle esigenze dei più deboli,
degli ultimi e delle persone che vivono momenti di
particolare fragilità. Questa
proposta rappresenta un
passo importante, un aiuto
reale in un momento difficile come questo, soprattutto per il quartiere di S.
Il saggio sulla poesia contemporanea curato dalla
monsanese Elisabetta Pigliapoco, titolato Patrie Poetiche, indaga sugli esiti a
una domanda che, in un primo momento, può sembrare scontata e ovvia: «Quale
rapporto c’è tra la poesia italiana del secondo Novecento
e i luoghi?», intendendo, per
“luogo”, non il proscenio entro cui collocare situazioni
o memorie che stanno alla
radice della poesia stessa,
ma quello inscrivibile in un
orizzonte storico-geografico
ben determinato.
L’iniziativa editoriale è senza dubbio molto interessante e vale la pena che sia
approfondita, premiata da
una pubblicità, non certo
solo fine a se stessa, che ne
garantisca la diffusione che
merita, ma è utile e necessaria pure indagare sul senso
delle cose intime – che non
sono necessariamente “personali” – per tentare di riappropriarci del significato e
del valore delle tradizioni.
Ha
ragione
Ermanno
Krumm quando ne Il Corriere della Sera scrive che
«nella vera poesia c’è sempre
qualcosa di nuovo. Una rete
di affetti, una voce, un quotidiano, le solite cose magari,
ma le uniche che contano,
vivono nei versi come un vestito intorno a un corpo».
è altresì vero che della poesia – contemporanea o
meno, non ha importanza
più di tanto –, Pigliapoco
Le bomboniere della speranza
Un salto di qualità
per la comunità
parrocchiale di San
Giuseppe che vive
una situazione
territoriale difficile
per le conseguenze
della crisi economica
sulle famiglie
Giuseppe che mostra una
situazione territoriale tra le
più esposte alle conseguenze della crisi economica. La
zona, infatti, per connotati
demografici e sociali, presenta un’alta percentuale di
abitanti a rischio. Al significato economico dell’iniziativa si associa quello umano,
nel contribuire a far sentire
di nuovo le persone utili, attive, e dar loro una piccola
speranza per il futuro, una
rinnovata fiducia in se stessi
e negli altri. È un progetto
che vede protagonisti tutti: il centro di ascolto che
lo ha proposto e che contribuirà alla progettazione
delle bomboniere, i genitori
e i bambini della prima comunione, che sceglieranno
questo gesto d’amore. Poi le
persone che realizzeranno le
bomboniere. Infine la comunità tutta, che potrà vivere il
momento dell’incontro dei
bambini con Gesù come una
festa veramente condivisa.
Il centro di ascolto
San Giuseppe
Andrea Bordoni
TEATRO COMUNALE DI
MONTECAROTTO
DOMENICA 30 GENNAIO 2011, ORE 17
Poesia contemporanea
si pone l’obiettivo, e lo raggiunge efficacemente, di
rivelare che esiste un Dna
culturale che è lievitazione
di idee, pensieri e miti partendo dalla “terra”, camminata ogni giorno, e talvolta
vivendo, sempre osservando
con occhi “personali” ma
non per questo privi di “universalità”, la storia che vi si
consuma; ambiente formativo in cui l’Autore – quando
sceglie consapevolmente di
non abiurare la propria tradizione – “cresce”, da un lato,
come cittadino del mondo e
Uomo-Persona planetario
ma, d’altro lato, mai avulso
dalla propria memoria e dalle proprie radici esistenziali.
Se mi è consentito aprire la
porta di un’esperienza poetica fuori dai nostri confini
nazionali, non riesco a immaginare la dialettica e neppure la visione del mondo
di Pablo Neruda (Nobel per
la Letteratura 1971) senza
l’altalena tra le cupe ombre e le tonalità più aperte
del suo impegno politico
(per il quale pare che abbia pagato con la sua stessa
vita…), che tuttavia parte
da un primordiale amore per l’osservazione della
Natura tra le crepe più recondite della propria Patria, il Cile.
Neppure credo che sia possibile concepire la forma
di poesia epigrammatica
e allusiva di Emily Dickinson sradicandola dal cuore
della percezione emotiva e
morale della sua capacità
di osservazione, quasi liturgica, del mondo circostante, intrecciato di persone, sentimenti e cose che
s’intersecano nella tavolozza cromatica dei suoi versi.
Figlio di un poeta dialettale piemontese, so bene che
cosa dice Elisabetta Pigliapoco quando afferma che
«il luogo e il poeta hanno
la loro storia da raccontare», purché – offro questa
riflessione – l’uno e l’altro sappiano raccontare la
storia come eccipiente che
trasporta il senso della vita
e il coraggio di dipanare il
gomitolo degli eventi: per
sapervi leggere l’insegnamento che deve rimanere
oltre il tempo e il dissolvimento della materia nel
presente.
Oreste Mendolìa Gallino
La copertina del libro. Ed.
peQuod, Ancona. € 18,00.
Parrocchia di Sant’Antonio Abate
Gli anniversari degli sposi
L’inclemenza del tempo non ha impedito ad una trentina di coppie di
prendere parte alla festa degli anniversari di matrimonio. Nella chiesa
dedicata a Sant’Antonio Abate si rinnova ormai da anni l’appuntamento
nella domenica in cui la chiesa celebra la Sacra Famiglia e protagonisti i
parrocchiani che nel corso dell’anno
hanno tagliato il traguardo dai 5 ai
50 e più anni di unione coniugale. Il
parroco mons. Giuseppe Quagliani,
riallacciandosi alla vicenda di Giuseppe e Maria, ha invitato tutti, figli
compresi, alla reciproca tolleranza,
all’amore ed alla fedeltà; le stesse
doti dimostrate dalla Sacra Famiglia.
CONSEGNA DEL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA DELLA PACE 2011
sul tema:
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Invitati i sindaci
Dott. Mirco Brega, sindaco di Montecarotto
Prof. Luciano Pittori, sindaco di Castelplanio
Dott. Lamberto Marchetti, sindaco di Rosora
Avv. Tiziano Consoli, sindaco di Poggio San Marcello
Interventi di:
- Parroci don Giuliano Gigli, don Mariano Piccotti, don Gianfranco Ceci
- I collaboratori sacerdoti provenienti dal Congo, don Omer e don Feliciano
- Dott. ssa Asmae Dachan, comunità islamica
- Sr. Anna Maria Vissani, teologa
- Giovani delle nostre comunità
Accompagnano la serata
le canzoni del GRUPPO DETEGO
tutti sono invitati
A CURA DELL’UNITA’ PASTORALE delle parrocchie di Montecarotto, Castelplanio san Sebastiano
e Santa Maria del Cammino, Rosora e Angeli, Poggio san Marcello
13
Latte Fresco
Alta Qualità
14
IL PALAZZO E DINTORNI
Caro Spacca, contano i fatti
È inconcepibile, è inaccettabile che il
consiglio regionale continui ancora a
difendere con le unghie e con i denti il
vitalizio a favore degli ex consiglieri. Un
vitalizio che, fatte le debite proporzioni
con le pensioni dei comuni mortali e rispetto ai versamenti effettuati, risulta essere sette volte superiore per i consiglieri
“più sfortunati” (poveretti!) e ben 30 volte superiore per i consiglieri che hanno
occupato la poltrona per tre legislature
con responsabilità varie. Insomma, c’è
chi gode di un vitalizio che sfiora i dieci
mila euro al mese. Come può un politico avere il coraggio di presentarsi ad un
impiegato o a un lavoratore qualsiasi, le
cui pensioni – ad andar bene – vanno da
euro mille ad euro duemila coperte integralmente da versamenti durante tutta
una vita?
Era ora che qualcuno si muovesse seriamente. Lo stanno facendo le Liste Civiche regionali unitamente a due o tre
consiglieri che già hanno dato la loro
adesione (Binci, D’Anna e Latini) che,
pur prendendo atto di alcune espressioni
di buona volontà del presidente Spacca,
intendono spingere l’acceleratore perché
alle modeste dichiarazioni di principio
seguano effettivamente i fatti. Anche il
presidente dell’assemblea regionale Vittoriano Solazzi ha promesso un vago
impegno che, però, sa di rinvio del problema alle calende greche. Così sabato
29 gennaio, ad Ancona, si riunirà il comitato promotore per portare avanti la
manifestazione di protesta e di richiesta
cui parteciperanno anche Acu Marche e
Marche per Rifiuti Zero. E ci sono le adesioni del Movimento radical-socialista,
della Consulta Laica Marche, dei grillini,
del Sel, della lista civica Cinque stelle. E i
partiti che si dicono di sinistra e di centrosinistra? Sono proprio tutti imboscati?
Mi interessa sapere da vicino cosa intendono fare i consiglieri del PD. Le tante
affermazioni di principio valgono niente
se ad esse non seguono, coerentemente,
i fatti. Si stanno spendendo ben quattro
milioni all’anno (otto miliardi delle vecchie lire!) solo per i vitalizi, quasi che
dare oggi ai consiglieri regionali un’indennità di diecimila euro al mese sia
poca cosa da rimediare con un sostanzioso vitalizio. Che devono pensare dei
politici le famiglie che vivono da vicino
la crisi, la disoccupazione, il mensile di
mille euro ad andar bene? Non è forse
vero che il bene comune di chi raggiunge le poltrone politiche si trasforma in
bene personale per tutta la vita? I valorosi che in questi giorni si organizzano per
gridare allo scandalo sappiano che sono
applauditi e affiancati dalla stragrande
maggioranza dei cittadini.
Naturalmente, prima di subito, qualche
consigliere regionale griderà che questa
è demagogia. Chissà se il cassintegrato
sarà d’accordo. Quanto anche lui vorrebbe essere accusato di demagogia!
Siamo in attesa di conoscere i nominativi dei consiglieri regionali che si uniranno ai Latini e &. Si abbia il coraggio di
dare un po’ di esempio e di non avvilire
nell’interesse superpersonale tanti valori
super-proclamati.
Et censeo sancti Nicolai monumentum
liberandum esse.
v.m.
Nei teatri della Mitteleuropa
“Bollicine Made in Marche”
Presentato ai buyers di fascia elevata nelle principali capitali mitteleuropee,
dalla promoter-opinionista
Eva Kottrova – sommelier
A.I.S. Associazione Italiana
Sommeliers – il progetto
pilota per la promozione
e il posizionamento delle
bollicine marchigiane nelle
strutture di eccellenza di
Budapest, Praga, Bratislava,
Varsavia, Vienna, Mosca e
San Pietroburgo.
Il format illustrato alla
stampa internazionale e ai
principali network di informazione prevede la presentazione - con degustazione
– di una accurata selezione
di spumanti marchigiani ai
compratori di alta gamma
in location prestigiose e
nei foyer dei fastosi teatri
dell’opera nella Mitteleuropa.
L’esportazione di spumante italiano, conquistando
significative quote di mercato oltreoceano e in alcuni paesi delle economie
emergenti, è cresciuta rispetto al precedente anno
mediamente oltre il 21%
e in alcuni paesi come la
Russia addirittura il 200%.
Le bollicine marchigiane
Voce della
Vallesina
pagina aperta
30 gennaio 2011
d’eccellenza hanno la
possibilità, per la prima
volta, di raggiungere la
domanda più qualificata
e di posizionarsi all’apice di un mercato in crescita esponenziale in
quei paesi dove il sano
Made in Italy del comparto alimentare costituisce un nuovo status
symbol per i nuovi stili
di vita emergenti.
Le location più fastose
e i teatri dell’opera più
prestigiosi nella Mitteleuropa, con gli auspici del più celebre tra i la primogenitura francese
brindisi del melodram- delle bollicine. L’iniziama, rappresenteranno un tiva della sommelier Eva
magnifico proscenio per Kottrova, avendo suscitale bollicine marchigiane to grande interesse degli
omaggiando degnamente addetti di settore e di poil personaggio considera- tenziali compratori, sarà
to padre della tradizione ampiamente supportata
spumantistica italiana: il dai principali network di
fabrianese Francesco Scac- informazione e dai mezchi che nel 1622 per primo zi stampa nei paesi intedissertò di vini picanti o ressati dall’evento; reale
mordaci in un capitolo del trampolino di lancio per
suo trattato “De Salubri le bollicine d’eccellenza
Potu Dissertatio”, alcune “Made in Marche” e faro di
decine di anni prima del riferimento per la promomonaco benedettino Dom zione dello spumante marPierre Pérignon a cui si at- chigiano ai più qualificati
tribuisce l’invenzione dello responsabili acquisti del
champagne, screditando beverage internazionale.
tra UBI, Banca Popolare di Ancona e Fidimpresa Marche
C’è la speranza del recupero
Presso la sede della BPA, all’Esagono di Jesi
la mattina del 18 gennaio è stato firmato e
presentato alla stampa il rinnovo dell’accordo, ovvero il nuovo patto di ferro tra
UBI, Banca Popolare di Ancona e Fidimpresa Marche per sostenere la ripresa e lo
sviluppo delle decine di migliaia di piccole
e medie imprese attive nel nostro territorio.
I contenuti dell’accordo sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa tenuta da Luciano Goffi, direttore Generale di
UBI-BPA, Renato Picciaiola, presidente della
CNA Marche, Silvano Gattari, presidente
di Fidimpresa Marche, Giancarlo Gagliardini, direttore Generale di Fidimpresa Marche. Sono intervenuti, fra gli altri, Simone
Baglieri, responsabile Supporto Commerciale UBI >< BPA; Stefano Sallei, responsabile
DPT Politiche Legislative e Finanziarie CNA
Marche e Silvio Purgatori, coordinatore organizzativo di Fidimpresa Marche. Per spiegare i contenuti dell’accordo occorre in primo luogo far presente l’entità di Fidimpresa
Marche, nata dalla fusione per incorporazione delle cinque Cooperative Artigiane di
Garanzia emanazione della CNA Marche
(Fidimpresa di Ancona, Nuova Cooperativa Artigiana di Garanzia di Pesaro Urbino,
C.A.G. Salomoni di Macerata, C.A.G. Picena di Ascoli Piceno e Consarfidi Marche)
è oggi tra i più importanti Confidi della regione, potendo contare su 20 mila soci, 60
collaboratori e 750 milioni di euro garantiti,
con una media di 5 mila operazioni realizzate ogni anno. Fidimpresa Marche è stato
inoltre il primo Confidi ad ottenere l’autorizzazione come Ente Finanziario vigilato da
Banca d’Italia, iscritto nell’elenco speciale;
perciò il suo ruolo nel progetto è essenziale. Posto che l’imprenditoria marchigiana,
pur contando su di un tessuto sano e vitale,
in questo prolungato periodo di congiuntura
sfavorevole è a corto di liquidità, la risposta
alle esigenze di tante aziende, continuerà ad
arrivare da UBI, Banca Popolare di Ancona,
anche grazie alla nuova convenzione, che segna una diversa impostazione nelle modalità
di concessione delle garanzie tra Confidi e
Banca. Ci deve essere stimolo da parte della
Banca a confidare nell’impresa e a non fer-
marsi sulla base dei numeri, che attualmente
quelli delle imprese marchigiane non sono
di certo elevati; ma se ci si ferma a questo,
cioè alla mancanza di liquidità, “non possiamo far crescere le nostre piccole aziende
e portarle a lavorare insieme” ha affermato il direttore Luciano Goffi e ha aggiunto: «Un’azienda piccola ha più difficoltà ad
andare lontano da casa. Occorre quindi far
sempre presente che prendere per mano un
imprenditore è come accogliere un aggregato di competenze e intelligenze in grado
di garantire qualità ed efficienza sotto ogni
punto di vista (qualità del prodotto del lavoro per esempio)». Purtroppo il mercato delle
imprese rimane debole perché quest’ultime
stentano a riprendere la crescita e non si
mettono in gioco. Per questo motivo bisogna
puntare alla coesione e dare la possibilità al
maggior numero di medie e piccole imprese
di rimanere sul mercato “in salute”. Fortunatamente questa partnership è sempre risultata vincente e lo dimostrano i risultati del
2010. Nello scorso anno, infatti, sono stati
erogati finanziamenti alle imprese associate
a Fidimpresa Marche per circa 40 milioni
di euro, con un incremento del 52% rispetto al 2009. Se poi si guarda ai finanziamenti
in essere al 31 dicembre 2010, la somma dei
finanziamenti garantiti da Fidimpresa sale a
113 milioni di euro, mentre l’erogato medio
annuo negli ultimi 5 anni è superiore ai 34
milioni di euro. Con questo accordo, BPA e
Fidimpresa Marche si impegnano dunque a
promuovere nel territorio progetti di investimento realizzati dalle piccole e medie imprese (51.807 unità censite da Unioncamere, al primo semestre 2009), anche tramite
l’utilizzo dei Fondi BEI (Banca Europea degli
Investimenti), di cui UBI, Banca Popolare di
Ancona – con un plafond di 100 milioni di
euro – è gestore per la Regione Marche. La
conferenza stampa si è conclusa con una
frase significativa da parte di Giancarlo Gagliardini: «Abbiamo avuto qualche cicatrice,
ma tutte sono servite a far capire che viviamo e agiamo. Fidimpresa si presenta con le
carte in regola per iniziare un nuovo anno
pieno e ricco di sostegni e iniziative».
Ilaria Latini
Per i bambini: come fare il pane
Piccoli cuochi
Nuova originale iniziativa della fattoria didattica Arcafelice (via Minonna 75, Jesi) che sabato prossimo,
dalle 16,30 alle 18, organizza un laboratorio di cucina dedicato ai bambini dall’invitante tema “Panettiere
per un giorno”. Si tratta di una divertente lezione di cucina rivolta a tutti
coloro che hanno voglia di imparare
a fare il pane con le proprie mani. E
mentre il panino lievita, il pomeriggio si svilupperà con un piacevolissimo laboratorio creativo a tema. Al
laboratorio possono partecipare fino
ad un massimo di 25 bambini con
un contributo di 6 euro ciascuno. Le
iscrizioni si ricevono ai numeri 339
8322578 o 333 4773685.
Musica classica a Corinaldo
Il 28 gennaio alle ore 21,30,
nell’ambito della Stagione musicale
al Teatro Goldoni di Corinaldo, il
Centro Culturale “Simona Romagnoli” di Ostra presenta la Collana
“Spirto Gentil”. “Beethoven - la
drammatica trasparenza del reale”:
suona e guida l’ascolto, la pianista
Magdalena Lutka. Nel programma:
Sonata in do-minore op. 13, “Patetica”; Sonata in do diesis-minore
op. 27 nr 2, “Al chiaro di luna” ed
altro…
Magdalena ha maturato una formazione artistica d’avanguardia con
ampio spettro di attività creative.
Oltre al pianoforte, infatti, ha studiato organo, clavicembalo, composizione, canto lirico, pedagogia,
didattica musicale ed altre discipline connesse all’attività educativa.
Insegna pianoforte, organo e canto
a non vedenti, a giovani con dislessìa, a bambini d’età da due anni in
su. Prepara con ottimi risultati studenti agli Esami di Conservatorio.
Voce della
Vallesina
sport e tempo libero
Pallavolo: intervista al coach della Chateau d’Ax
Una veloce carriera
Francois Salvagni ha fatto
dello sport la sua vita e la
sua professione. Emiliano
di nascita, 39 anni, sposato e padre di Greta, vive da
tempo nelle Marche, a Jesi.
Attualmente coach della
Chateau d’Ax, dopo numerose esperienze vissute
nella pallavolo fin ragazzino. È stato premiato dalla
Lega femminile come miglior tecnico nella stagione
2009/2010.
Quando è iniziata la sua
passione per lo sport, in
particolare per la pallavolo?
Ho sempre amato e praticato ogni tipo di sport fin da
piccolo. Il dopo-scuola era
dedicato a sfide e scorribande nel campo pubblico
sotto casa. L’amore per la
pallavolo è nato un po’ per
caso sui banchi di scuola e
attraverso i cartoni animati
giapponesi. Poi, nonostante mia madre abbia fatto di
tutto per far sì che io e mio
fratello, di un solo anno più
grande, fossimo liberi di
percorrere le nostre strade
separatamente anche nello
sport, mi sono ritrovato a
seguire le orme del primogenito. Ho iniziato così a
15 anni a giocare a volley.
Da lì ho iniziato ad allenare, seguendo un gruppo di
minivolley. Giocavo infatti
in una piccola società bolognese nella quale tutti facevano un po’ tutto!
CALCIO
E la sua carriera sportiva?
Sono stato molto fortunato.
Ho incontrato spesso bravi allenatori che mi hanno
fatto capire l’importanza dell’impegno e di una
grande preparazione. Ho
sentito quindi la necessità
di aggiornarmi e di fare un
po’ di gavetta. Passione e
sacrificio mi hanno portato ad avere la possibilità di
entrare come ultimo assistente nella gloriosa Volley
San Lazzaro di Bologna. Da
lì, un passo alla volta, sono
diventato a soli 20 anni assistente in A2 nella squadra
della mia città. Poi capo
allenatore in B2. Non sentendomi ancora all’altezza,
ho deciso di fare ancora un
po’ di tirocinio come assistente in A2 a Imola. La
squadra ha avuto subito
una promozione ed io ho
vissuto due splendidi anni
come assistente in A1. L’anno successivo, finalmente la
prima panchina in A2 come
head Coach. Uno splendido
secondo posto. Una finale
persa con la Scavolini Pesaro e l’incontro con quella
che sarebbe diventata mia
moglie e che mi avrebbe
fatto conoscere Jesi e le
Marche. Da lì altri 8 anni
di serie A. Ora sono qui,
dopo 23 anni di palestra!
Serie D
Attualmente lei è
coach della Chateau d’Ax, è stato
premiato come
miglior tecnico
nella passata stagione. Che tipo di
impegno c’è dietro una squadra
di pallavolo di
questo livello?
All’inizio della mia
seconda stagione a
Urbino ho ricevuto il Premio “Luigi Rizzoli” quale
miglior allenatore
della passata stagione 2009/2010.
Un premio che mi
ha fatto molto felice poiché,
per la prima volta, è stato
assegnato non all’allenatore campione d’Italia ma
a chi, secondo il giudizio
della giuria, ha ottenuto il
miglior risultato in relazione alle possibilità che aveva. Come ho già detto alla
cerimonia di premiazione,
penso che sia stato un segnale molto importante per
la categoria. La mia è una
professione entusiasmante,
ma alla quale spesso non
viene riconosciuto il giusto
valore. In particolare, troppo spesso non si valuta il
lavoro e la crescita di una
squadra, ma solo i risultati
scollegati dal contesto. Il
mio è un lavoro dove quotidianamente si affrontano
e si devono gestire problematiche di varia natura ed
entità, dove in ogni istante
siamo chiamati a fare scelte e a prendere decisioni.
Molta pressione psicologica e molto impegno quindi,
ma anche molta programmazione ed esperienza per
una gestione ottimale. La
partita è il risultato di una
settimana di lavoro che si
traduce in 9/10 allenamenti,
preparazione fisica specifica e grande lavoro tattico
fatto di ore ed ore di video,
analisi e sedute tattiche.
Quali sono state le “vittorie” più significative della
sua carriera sportiva?
Nello sport tutto è amplificato, tutto è accelerato, tutto è sotto i riflettori! Il nostro lavoro e le nostre scelte
non possono e neppure
devono essere sempre condivise, non si deve cercare
il consenso o l’ammirazione. Si devono perseguire gli
obiettivi senza compromessi, senza cercare scorciatoie, con grande senso etico
e con grande coerenza. In
questo senso la vittoria,
nell’accezione più ampia del
termine, è nell’essere considerati persone vere, oneste
intellettualmente e molto
preparate. Sotto il profilo
prettamente sportivo, la
vittoria con la corazzata
Villa Cortese per 3-0 nella
Il derby tra Jesina e Fossombrone è finito nel pari (1-1). Ma ha
lasciato una marcata scia di proteste da parte leoncella: in particolare si è messo in evidenza il
presidente jesino Marco Polita,
riferendo le critiche anche dei
tifosi nostrani riguardo due reti
annullate dal direttore di gara
(a Focante e a Costantini) per
dubbio fuorigioco. Gli ha fatto
eco mister Fenucci, esclaman-
passata stagione e l’impresa
in Russia in Coppa Cev di
quest’anno sono, insieme
ad un titolo giovanile nel
lontano ‘94, le vittorie che
ricordo con più entusiasmo.
Che cosa consiglia a
chi pratica questo sport?
Lo sport è cultura nel senso
più profondo del termine.
È formazione. Deve essere parte integrante della
nostra vita. Credo che in
particolare la mia generazione, quella dei quarantenni per intenderci (anche
se io ho solo 39 anni!) ha il
dovere di trasmettere il valore dello sport inteso non
come competizione sportiva, ma come filosofia di
vita fatta di alimentazione
sana biodinamica, meditazione e attività fisica, poiché abbiamo abbastanza
conoscenze scientifiche per
poter affermare che l’equilibrio psico-fisico condiziona
in maniera determinate la
qualità della vita e quindi
la vita stessa. Per quanto
riguarda la mia disciplina,
sono fermamente convinto che gli sport di squadra
sono molto importanti a livello giovanile, per favorire
la socializzazione, la capacità di lavorare insieme per
combattere l’individualismo
e l’egoismo imperante.
Si sente più emiliano o
marchigiano?
Se nella vita si possono
amare due figli in egual
misura, ci si può sentire
ugualmente figli di due territori differenti. Emilia per
me vuol dire origini, amici,
affetti, abitudini. Le Marche ora sono la mia terra,
dove abito con mia moglie
e dove è nata Greta, mia figlia. Jesi ora è la mia città.
Un luogo in cui la qualità
della vita è veramente alta.
Per quanto riguarda Jesi e
la pallavolo mi sento di dire
che la Pieralisi nel campionato di A1 mi manca molto,
in quanto era un’istituzione
ed un vanto, sia per il territorio che a livello sportivo.
Ma nella vita mai dire mai...
Tiziana Tobaldi
do: “Ci hanno dato un gol su
tre!” E nel contempo anche altri
fans sottolineano l’episodio del
guardalinee che corre verso il
centrocampo, assegnando il gol
(contrariamente all’arbitro che
annulla). Il nostro tecnico già
altre volte ha messo in evidenza
queste penalizzazioni da parte
del fischietto, mentre la squadra
ha meritato ben più del pareggio,
oltre all’autogol forsempronese.
Vir
30 gennaio 2011
15
BASKET FILENI BPA - Rescisso il contratto con Mobley
A Casale contro una candidata alla serie A
Grazie ai due punti conquistati nell’anticipo televisivo, la
Fileni Bpa vede allontanarsi la
zona pericolosa della classifica.
Venerdì scorso al PalaTriccoli,
davanti alle telecamere di Rai
Sport Più, gli arancio-blu hanno respinto l’assalto della matricola Verona, battuta 95 ad 88,
al termine di una gara decisa
nel finale dai colpi di un ottimo
Tusek ed un Elder finalmente
decisivo (23 punti). «Sono due
punti che danno serenità – ha
detto coach Cioppi, considerato a rischio esonero in caso di
sconfitta – Se abbiamo la forza di reagire di squadra, come
abbiamo fatto stavolta nei momenti difficili, c’è
tempo per recuperare e guardare avanti».
La classifica dopo il secondo turno di ritorno:
Venezia 28 punti; Udine, Casale Monferrato 26;
Rimini 22; Barcellona 21; Scafati 20; Veroli 18;
Imola, Pistoia 16; Ferrara, Fileni Bpa Jesi, Casalpusterlengo 14; Reggio Emilia 12; Verona 10;
Forlì 8; San Severo 6 punti.
Oggi, domenica 30 gennaio, gli
arancio-blu vanno a far visita al
Casale Monferrato (ore 18.15),
compagine in corsa per la promozione diretta ed imbattuta
in casa dallo scorso 10 ottobre
(ko per 85-72 con Pistoia). I
piemontesi, allenati dall’esperto coach Marco Crespi, sono
un buonissimo collettivo dove
spiccano il play Hickman, lo
svedese Nnamaka ed il veterano Pierich. All’andata finì
74 a 67 per gli jesini, che nella
loro rosa hanno un ex casalese:
Marco Tagliabue (nella foto di
Candolfi), cresciuto proprio in
Piemonte.
L’Aurora Basket a seguito del grave infortunio
ed al successivo intervento chirurgico, che ne
precluderà l’impiego per il resto della stagione,
ha deciso di rescindere il contratto con l’americano Thomas Mobley.
Giuseppe Papadia
Intervista alla campionessa Elisa Di Francisca
Tra successi e vita normale
I primi sintomi della
sua determinazione si
hanno già in quest’intervista del 1997:
«Sinceramente sulla
scherma io ci punto.
Non è tutta la mia vita,
ma non nascondo che
la voglia di arrivare in
alto è tanta. Guardo
Valentina in pedana e
cerco di rubarle qualcosa. Tiro contro Giovanna
e ascolto i suoi consigli. Io
ci credo». La pensa ancora
così?
Assolutamente sì. Nel senso
che adesso rispetto a 15 anni
fa (data dell’intervista) ho ancora più fiducia in me stessa.
Da due anni a questa parte
mi sto impegnando molto
e non sempre le cose vanno
come si spera. È vero nell’ultimo anno ho mietuto tanti
successi e quando le cose
vanno bene è tutto molto
semplice. Ma non dimentico
che quando non si raggiunge
il risultato sperato e le cose
vanno male a volte si perde
la speranza e la fiducia. In
questi momenti lavoro su me
stessa, allenandomi ed impegnandomi al massimo facendo aumentare così l’autostima e la fiducia in me stessa.
Cosa rappresenta per Lei il
mito del maestro Ezio Triccoli?
È vero, per me il maestro
Triccoli rappresenta un vero
e proprio mito. Oltre che il
mio istruttore di fioretto è
stato anche un esempio vivente di qualità umane. Sono
stata molto fortunata ad
aver conosciuto una persona
come lui e ad aver assimilato
tutto quello che lui ha saputo
trasmettermi.
La scuola di scherma jesina
fondata dal maestro Triccoli è una scuola che continua
a vincere grazie ai principi
fondamentali secondo i quali
non bisogna abbattersi quando si perde e bisogna immediatamente continuare ad allenarsi fin da subito quando
si vince.
Ezio Triccoli aveva un motto
che ho fatto mio: “Atlete fuori e dentro la pedana!”.
Come definisce il suo attuale maestro Stefano Cerioni?
Dopo il maestro Triccoli è subentrato Cerioni con il quale
ho un rapporto fantastico.
Cerioni prima di diventare
un maestro è stato anche un
atleta, per cui riesce ad im-
medesimarsi in me, capisce
le mie paure, le mie ansie e,
soprattutto, “elegge l’assalto”
in maniera spettacolare.
A fine giugno di quest’anno,
quando si è laureata campionessa italiana di fioretto,
superando in finale proprio
Valentina Vezzali, che sensazione ha avuto?
Ho avuto tante sensazioni
diverse ed inspiegabili. Nel
passato ho raggiunto dei
risultati un po’ sbagliati e
fortunatamente tutto l’anno
2010 per me è stato proficuo, infatti con successo ho
affrontato l’Open a Ravenna,
la Coppa del Mondo a Marsiglia, i Campionati Italiani a
Siracusa ed infine i Mondiali
a Parigi. Prima vedevo vincere mentre da quest’anno
sono io che ho vinto.
Il bilancio per me dell’anno
2010 chiude sicuramente in
positivo finalmente!
Mia madre, Ombretta, dal
7 novembre di quest’anno (giorno della vittoria
del mondiale a Parigi) ogni
mattina mi manda un sms
di buon inizio di giornata
scrivendo “Buongiorno campionessa del mondo!” ed io
le rispondo con un altro sms
“Buongiorno mamma della
campionessa del modo!”
Come mai, secondo lei, Jesi
è un club al femminile?
A parte Jesi, lo sport in generale in questi ultimi anni
è diventato in prevalenza
di genere femminile (tennis,
pallavolo, ecc.). Noi donne
abbiamo una forza che va al
di là dei muscoli, una forza interiore e tanta grinta. Da sole
ce la possiamo fare. Possiamo
fare tutto: figli, matrimonio e
una carriera sportiva ad alti
livelli.
Valentina Vezzali, Giovanna Trillini, Ilaria Salvatori
e Arianna Errigo: un aggettivo per descrivere ciascuna
di loro.
Valentina: una macchina da
scherma.
Giovanna: l’atleta per eccel-
lenza e l’umiltà fatta persona.
Ilaria: una grande persona,
molto schietta, simpatica e
divertente.
Arianna: molto matura per
l’età che ha, una ragazza
con la testa sulle spalle.
Il capo della Polizia, Antonio Manganelli, le ha
fatto i complimenti?
Il capo della Polizia e tutto il Corpo di Polizia si sono
complimentati con me. Io
vado molto fiera di appartenere a questo gruppo e sento
che le mie vittorie danno a
tutti uno stimolo in più.
È orgogliosa di essere una
“poliziotta con il fioretto”?
Certamente sì! Meglio una
poliziotta con il fioretto che
con la pistola!
Che ne pensa della definizione a lei attribuita di sexyregina del fioretto?
Sono consapevole del mio
sex-appeal esteriore, ma punto di più sul mio carisma derivante dalle mie qualità interiori come la forza di volontà,
la costanza e la caparbietà.
Ha un fidanzato?
Ad agosto scorso ho chiuso un
rapporto che durava da due
anni con un ragazzo, Matteo,
di Chiaravalle. Quindi adesso
sono single…
È vero che esce dal ristorante per bersi un bicchiere di
vino di nascosto dal C. T. e
che non disdegna qualche
sigaretta?
Sono nata per infrangere le
regole. Provo una sensazione
molto bella, anche se le mie
infrazioni sono molto soft. Mi
piace infatti fumare qualche
sigaretta e bere un buon bicchiere di vino in compagnia:
tra i bianchi adoro il Verdicchio e tra i rossi preferisco
l’Amarone. Una raccomandazione che mi sento di fare a
tutti i giovani è quella di non
esagerare mai.
Cosa fa Elisa nel tempo libero?
Nel tempo libero esco con gli
amici, vado in discoteca, vado
al cinema, pulisco la casa e mi
diverto ad arredarla (vivo da
sola dal mese di aprile).
Cosa si augura per il 2011?
Auguro a me stessa tanta serenità ed un mondo di tranquillità poiché questi due
elementi sono la base da cui
vengono tutti i risultati e, senza, non sarei arrivata qui dove
sono arrivata!
Laura Cognigni
16
30 gennaio 2011
esperienze
Voce della
Vallesina
Giornata per la Vita: domenica 6 febbraio
Anche quest’anno, come sempre, nella prima
domenica di febbraio, il “Centro Promozionale
Famiglia”, Consultorio “la famiglia” parteciperà, insieme alle altre realtà della Diocesi,
alla giornata nazionale “Festa della Vita”.
Quest’anno il documento dei Vescovi per la
Giornata, concentra la propria attenzione
sull’importanza dell’aspetto educativo per
poter comprendere e valorizzare la pienezza e il rispetto della vita in ogni momento
della sua esistenza.
Nel documento sono riportate le parole di
papa Benedetto XVI che dice: “alla radice
della crisi dell’educazione c’è una crisi di
fiducia nella vita”. Si tratta di una riflessione molto calzante che vale sia per quello
che viviamo come persone, nella nostra
quotidianità, sia, nel nostro caso, quando
siamo operatori, volontari del Consultorio
di Piazza Federico II.
Nelle persone, nei gruppi che incontriamo,
a volte emerge la sfiducia, la mancanza di
prospettiva futura, la negatività che porta
la persona a sentire sempre più faticoso il
compito educativo assegnato ad ognuno.
“Educare alla pienezza della vita” quindi,
nel nostro servizio, significa anche raccogliere e valorizzare quello che c’è di positivo nella nostra società. Queste energie
positive le troviamo nella fatica giornaliera di migliaia di volontari che ogni giorno
si impegnano ad affermare l’amore e il rispetto verso il prossimo in ogni momento
della vita.
Non è sempre una scelta facile, tante volte ci
si pone in un’altra prospettiva rispetto alla
mentalità corrente; spesso ci si scontra con
politiche e leggi che non sempre tutelano
chi ha bisogno di aiuto e talvolta rendono il
lavoro dei volontari inutilmente più faticoso.
Per noi adulti, educare nella quotidianità alla pienezza della vita, in quanto genitori, educatori o volontari, non vuol dire
annullare i problemi, sostituirsi o pensare
che tutto debba essere facile; significa aiutare le persone a crescere, ad affrontare
le situazioni e i momenti di crisi nella loro
interezza, dispiegando tutte le possibili-
tà individuali in un’ottica di crescita e autonomia personale, sociale e relazionale.
Per sottolineare e valorizzare questo compito educativo, alcune realtà della diocesi di
Jesi, tra cui il Consultorio “la famiglia” hanno deciso di organizzare nel pomeriggio del 6
febbraio alle ore 15,30 presso la chiesa di San
Nicolò, una tavola rotonda sul tema “Educare
alla pienezza della vita” alla quale interverranno genitori, nonni, educatori, insegnanti…
In questa giornata per decisione del Vescovo,
le offerte fatte durante le celebrazioni eucaristiche saranno devolute alle due realtà
del volontariato che si adoperano a favore
della Vita, tra cui il Consultorio “la famiglia” e che da più di 30 anni, a Jesi e nella
Vallesina, porta avanti con le sue attività di
prevenzione e di promozione un’opera di
ascolto, aiuto ed educazione permanente,
sia attraverso la consulenza rivolta alla persona e alla famiglia, che con la conduzione
ed animazione di gruppi, nelle scuole, nelle
parrocchie ed in altre realtà giovanili
L’equipe del Consultorio
La testimonianza di una volontaria
Riscoprire la pienezza
Il tema della giornata per la vita di quest’anno mi appartiene
in modo speciale. Educare vuol dire “condurre fuori”, liberare
e mi piacerebbe partire da qui per parlare un po’ della mia
esperienza come volontaria presso il Consultorio “La Famiglia”
di Jesi. Nel 2002 inizia la bella avventura del Corso Consulenti,
che mi ha portato, oggi, a essere volontaria proprio come consulente familiare. Il percorso fatto fin qui è stato veramente un
cammino nella pienezza. Il giorno in cui ho iniziato il Corso
la psicoterapeuta che ci guidava ci disse: “questo è il vostro
itinerario per divenire persone intere, ossia capaci di accogliere
ogni vostra parte!” È stato illuminante ed è stato il senso del
mio lavoro personale.
Questa stessa esperienza la vivo oggi come volontaria che si occupa di relazioni d’aiuto. Le persone ci chiedono aiuto proprio
perché il vuoto esistenziale molto spesso le sovrasta, non riescono a stare bene con se stesse e di conseguenza a stare bene con
gli altri. È sempre un’emozione quando inizia un cammino di
consulenza. Significa accompagnare la persona nella consapevolezza e questo è il passo decisivo e fondamentale per iniziare a
riscoprire la pienezza: imparare a vivere in modo più autentico.
Per me, poter essere oggi consulente familiare, è stata la scoperta autentica delle mie capacità e dei miei limiti fatta con uno
sguardo accogliente che parte da me e che sono contenta di donare a chi incontro.
È stato fondamentale imparare ad accogliere l’altro nella sua totalità senza anteporre idee preconcette e soprattutto cercando
sempre di liberarmi dal giudizio. Altrettanto importante è stato
imparare ad ascoltare: con l’ascolto la persona ha la possibilità
di poter dire di sé e soprattutto di scoprire che ciò che racconta
ha valore e questo aiuta la pienezza. I due aspetti, accoglienza
e ascolto, li ho riscoperti nel corso degli anni e ho lavorato per
valorizzarli.
Ho potuto usare in altri ambiti la bellezza di questo nuovo
modo di essere che mi ha dato questo percorso formativo, in
particolare nella relazione con gli adolescenti. Sia in consultorio che in parrocchia ci capita di stare con gruppi di adolescenti
e loro più di altri sono il terreno più ricettivo per educare alla
pienezza. Ricordo l’esperienza fatta in un gruppo di catechismo, numerosissimo, preadolescenti alle prese con le prime domande sulla vita e soprattutto con il vuoto; in particolare una
ragazza in piena crisi adolescenziale, veniva da una famiglia
problematica e aveva sperimentato tanta mancanza di amore:
si presentava aggressiva, esagerata e anche confusa nel suo essere femmina o maschio, ci sfidava in ogni modo e distruggeva
ogni cosa. Il lavoro più grande che ho fatto con lei per quasi un
anno è stato quello di accoglierla così come era, rimandandole
che le volevo bene, anche solo con gli sguardi. È stato un lavoro
lungo, paziente, la fiducia è arrivata a poco a poco ma quando
ha cominciato a chiedere di essere ascoltata è iniziato per lei un
bellissimo cammino.
Ogni volta che mi confronto con i ragazzi verifico che sono depositari naturali di pienezza di vita, dal vuoto e dalla confusione
imparano un po’ alla volta quel “desiderio più grande” che parla di infinito - così come ci ricorda il Santo Padre- perché loro
in modo speciale portano dentro l’amore e la gioia in quantità
immense.
Ma questi stessi desideri li ritrovo in tanti volti incontrati in consulenza e ogni volta, alla fine di un cammino che ha portato
risultati di consapevolezza e autenticità, scopro che la pienezza
è possibile e che forse la cosa più necessaria in questo momento
è la disponibilità ad accogliere per ridonare fiducia.
Sabina, volontaria del Consultorio “La famiglia” di Jesi
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