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Boccaccio - Decameron - Peronella

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Boccaccio - Decameron - Peronella
I classici • Giovanni Boccaccio
Decameron, Peronella
VOLUME 1
Il Trecento
Giovanni Boccaccio
Peronella
Opera: Decameron, giornata VII, novella 2
Punti chiave:
Il tema delle beffe
Il prototipo del marito ingenuo
I modelli classici
realtà, la donna aveva frettolosamente ordinato all’amante di nascondercisi all’interno. La conclusione di
questo triangolo amoroso è di sapore osceno.
Ancora una volta, si contrappongono due caratteri: da un lato l’ingenuo marito, il buono uomo;
dall’altro Peronella, in grado di ribaltare l’imminente tragedia in un inganno perfetto, sfruttando
un semplice oggetto (il doglio appunto) a suo favore. Fonte della novella è un passo delle Metamorfosi di Apuleio (IX, 5-7), dove è presentato
un aneddoto identico.
a settima giornata è governata da Dioneo: vi si parla di «beffe, le quali, o per amore o per salvamento
di loro, le donne hanno già fatto a’ suoi mariti, senza
essersene avveduti o sì». Dopo il racconto di Emilia (giornata VII, novella 1), la parola passa a Filostrato, che
sceglie la novella di una giovane napoletana, Peronella, che inganna il marito, tornato a casa mentre lei si
era appartata con l’amante, un giovane di nobili origini. Peronella fa credere al marito di aver venduto un
doglio, un barile, al giovane che, per controllare se esso fosse in buone condizioni, vi si era calato dentro: in
L
Peronella mette un suo amante in un doglio1, tornando il marito a casa2; il quale3 avendo il marito venduto, ella dice che venduto l’ha ad uno che dentro v’è a vedere se saldo gli pare4. Il quale
saltatone fuori, il fa radere al marito, e poi portarsenelo a casa sua5.
Con grandissime risa fu la novella d’Emilia6 ascoltata e l’orazione7 per buona e per santa
commendata8 da tutti; la quale al suo fine venuta essendo, comandò il re9 a Filostrato che
seguitasse10, il quale incominciò.
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Carissime donne mie, elle11 son tante le beffe che gli uomini vi fanno, e spezialmente i mariti, che, quando alcuna volta avviene che donna niuna alcuna12 al marito ne faccia, voi non
dovreste solamente esser contente che ciò fosse avvenuto o di risaperlo o d’udirlo dire ad
alcuno, ma il dovreste voi medesime andare dicendo per tutto13, acciò che per gli uomini
si conosca14 che, se essi sanno, e le donne d’altra parte anche sanno: il che altro che utile
essere non vi può; per ciò che, quando alcun sa che altri sappia, egli non si mette troppo
leggiermente15 a volerlo ingannare.
Chi dubita dunque che ciò che oggi intorno a questa materia diremo, essendo risaputo dagli uomini, non fosse lor grandissima cagione di raffrenamento al beffarvi, conoscendo che
voi similmente, volendo, ne sapreste fare? È adunque mia intenzion di dirvi ciò che una
1. doglio: sorta di barile già in uso presso
i Romani per conservare olio o cereali.
2. tornando il marito a casa: poiché il marito stava tornando a casa.
3. il quale: il doglio.
4. ad uno...gli pare: a una persona che è
entrata dentro il doglio per verificare che
sia resistente.
5. il fa radere... a casa sua: lo fa raschiare e pulire al marito, e poi lo porta a casa
sua.
6. la novella d’Emilia: la prima novella
della giornata, che aveva come protagonista Gianni Lotteringhi, era stata narrata da
Emilia.
7. l’orazione: si tratta dell’invocazione al
fantasma, contenuta nella novella precedente (giornata VII, novella 1), con la quale la moglie traditrice era riuscita a ingannare il marito, Gianni Lotteringhi,
facendogli credere che a bussare alla porta di casa fosse appunto un fantasma
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(mentre, in realtà, era il suo amante).
8. commendata: giudicata.
9. il re: la settima giornata è governata da
Dioneo, che è quindi il re.
10. che seguitasse: che proseguisse.
11. elle: pronome pleonastico.
12. donna niuna alcuna: qualche donna.
13. per tutto: dappertutto.
14. acciò che... si conosca: affinché gli
uomini sappiano.
15. leggiermente: facilmente.
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I classici • Giovanni Boccaccio
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giovinetta, quantunque di bassa condizione fosse, quasi in un momento di tempo16, per
salvezza di sé al marito facesse.
Egli non è ancora guari che17 in Napoli un povero uomo prese per moglie una bella e vaga giovinetta chiamata Peronella, ed esso con l’arte18 sua, che era muratore, ed ella filando, guadagnando assai sottilmente19, la lor vita reggevano come potevano il meglio.
Avvenne che un giovane de’ leggiadri20, veggendo un giorno questa Peronella e piacendogli molto, s’innamorò di lei, e tanto in un modo e in uno altro la sollicitò21, che con essolei si dimesticò22. E a potere essere insieme presero tra sé questo ordine23: che, con ciò fosse cosa che24 il marito di lei si levasse ogni mattina per tempo per andare a lavorare o a trovar
lavorìo, che25 il giovane fosse in parte che uscir lo vedesse fuori; ed essendo la contrada26,
che Avorio27 si chiama, molto solitaria28, dove stava, uscito lui29, egli in casa di lei se n’entrasse; e così molte volte fecero.
Ma pur tra l’altre30 avvenne una mattina che, essendo il buono uomo31 fuori uscito, e Giannello Scrignario32, ché così aveva nome il giovane, entratogli in casa e standosi con Peronella, dopo alquanto33, dove in tutto il dì tornar non soleva34, a casa se ne tornò, e trovato l’uscio serrato dentro35, picchiò36, e dopo il picchiare cominciò seco a dire:
– O Iddio, lodato sia tu sempre; ché, benché tu m’abbi fatto povero, almeno m’hai tu consolato di buona e onesta giovane di moglie37. Vedi come ella tosto38 serrò l’uscio dentro,
come io ci uscii39, acciò che alcuna persona entrar non ci potesse che noia le desse40.
Peronella, sentito il marito, ché al modo del picchiare il conobbe41, disse:
– Ohimè, Giannel mio, io son morta42, ché ecco il marito mio, che tristo il faccia Iddio43,
che ci tornò, e non so che questo si voglia dire44, ché egli non ci tornò mai più a questa otta45; forse che ti vide egli quando tu c’entrasti46. Ma, per l’amore di Dio, come che il fatto
sia47, entra in cotesto doglio che tu vedi costì48, e io gli andrò ad aprire, e veggiamo quello che questo vuol dire di tornare stamane così tosto a casa49.
Giannello prestamente50 entrò nel doglio, e Peronella andata all’uscio aprì al marito, e con
un mal viso51 disse:
– Ora questa che novella è52, che tu così tosto53 torni a casa stamane? Per quello che mi
paia vedere54, tu non vuogli55 oggi far nulla, ché io ti veggio tornare co’ ferri tuoi56 in mano; e, se tu fai così, di che viverem noi? Onde avrem noi del pane57? Credi tu che io sofferi58 che tu m’impegni la gonnelluccia59 e gli altri miei pannicelli? che non fo il dì e la not-
16. in un momento di tempo: in un attimo.
17. Egli non è ancora guari che: non molto tempo fa; egli è pronome pleonastico.
18. arte: mestiere.
19. assai sottilmente: in modo assai scarso, appena sufficiente.
20. un giovane de’ leggiadri: un giovane
galante; «bellimbusto» (V. Branca).
21. la sollicitò: la corteggiò.
22. con essolei si dimesticò: entrò in confidenza con lei, quindi divenne suo amante. Essolei è forma rafforzativa.
23. E a potere... questo ordine: per poter
stare insieme adottarono questa soluzione.
24. con ciò fosse cosa che: dal momento
che.
25. che: è normale la ripetizione di che dopo subordinata causale.
26. contrada: rione della città.
27. Avorio: «è la via o piazza Aborii iuxta
plateam Portenove, non lontano dalla
Loggia di Genova» (V. Branca).
28. molto solitaria: poco frequentata.
29. uscito lui: una volta che il marito fosse uscito.
30. Ma pur tra l’altre: eppure una delle
tante volte.
31. buono uomo: il marito di Peronella; qui
buono, con una leggera sfumatura ironica, può significare anche “dabbene, ingenuo”.
32. Giannello Scrignario: appartenente a
una famiglia, realmente esistita, di origine feudale, ai tempi molto influente.
33. dopo alquanto: dopo un po’ di tempo.
34. dove in tutto... non soleva: benché di
solito il marito non rincasasse per tutto il
giorno.
35. trovato l’uscio serrato dentro: trovata la porta chiusa dall’interno.
36. picchiò: bussò.
37. di buona... di moglie: con una moglie
giovane, devota e onesta.
38. tosto: subito.
39. come io ci uscii: appena io uscii; ci è
particella di moto da luogo.
40. che noia le desse: che la infastidisse,
che la molestasse.
41. ché al modo... il conobbe: poiché
l’aveva riconosciuto dal modo in cui aveva bussato alla porta.
42. son morta: sono spacciata.
43. che tristo il faccia Iddio: locuzione,
«sequenza deprecatoria» (V. Branca).
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44. che questo si voglia dire: quale sia il
motivo.
45. ché egli non ci tornò... questa otta:
perché egli non è mai rincasato a quest’ora.
46. c’entrasti: sei entrato in casa.
47. come che il fatto sia: qualunque sia il
motivo.
48. costì: qui.
49. veggiamo quello... a casa: vediamo
qual è il motivo del suo improvviso ritorno.
50. prestamente: rapidamente.
51. mal viso: espressione preoccupata.
52. che novella è: che novità è.
53. così tosto: così presto.
54. mi paia vedere: mi sembra di vedere.
55. vuogli: vuoi.
56. co’ ferri tuoi: con gli strumenti da
muratore.
57. Onde avrem noi del pane?: da dove
trarremo i guadagni per procurarci il pane?
58. sofferi: permetta.
59. m’impegni la gonnelluccia: dai in pegno la mia tunica; si trattava di un indumento di uso comune sia tra le donne, sia
tra gli uomini, indossato sopra la veste.
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te altro che filare, tanto che la carne mi s’è spiccata dall’unghia60, per potere almeno aver
tanto olio che n’arda la nostra lucerna61. Marito, marito, egli non ci ha vicina62 che non
se ne maravigli e che non facci beffe di me di tanta fatica quanta è quella che io duro63; e
tu mi torni a casa con le mani spenzolate64, quando65 tu dovresti essere a lavorare.
E così detto, incominciò a piagnere e a dir da capo:
– Ohimè, lassa me66, dolente me, in che mal’ora nacqui, in che mal punto ci venni67! ché
avrei potuto avere un giovane così da bene e nol volli, per venire a costui che non pensa
cui egli s’ha recata a casa68. L’altre69 si danno buon tempo70 con gli amanti loro, e non ce
n’ha niuna71 che non n’abbia chi due e chi tre, e godono e mostrano a’mariti la luna per
lo sole72; e io, misera me!, perché son buona e non attendo a così fatte novelle, ho male e
mala ventura; io non so perché io non mi pigli di questi amanti come fanno l’altre. Intendi sanamente73, marito mio, che se io volessi far male, io troverrei ben con cui74, ché egli
ci son de’ ben leggiadri75 che m’amano e voglionmi bene e hannomi mandato proferendo di molti denari76, o voglionmi bene e hannomi mandato proferendo di molti denari,
o voglio io robe o gioie77, né mai mel sofferse il cuore, per ciò che io non fui figliuola di
donna da ciò78; e tu mi torni a casa quando tu dèi essere a lavorare79.
Disse il marito:
– Deh donna, non ti dar malinconia80, per Dio; tu dèi credere che io conosco chi tu se’81,
e pure stamane me ne sono in parte avveduto82. Egli è il vero83 ch’io andai per lavorare, ma
egli mostra84 che tu nol sappi, come io medesimo nol sapeva85: egli è oggi la festa di santo Galeone86, e non si lavora, e per ciò mi sono tornato a questa ora a casa; ma io ho nondimeno87 proveduto e trovato modo che noi avremo del pane per più d’un mese, ché io ho
venduto a costui che tu vedi qui con meco88 il doglio, il quale tu sai che, già è cotanto, ha
tenuta la casa impacciata89, e dammene cinque gigliati90.
Disse allora Peronella:
– E tutto questo è del dolor mio91: tu che se’ uomo e vai attorno92, e dovresti sapere delle cose del mondo, hai venduto un doglio cinque gigliati93, il quale io feminella che non fu’ mai
appena fuor dell’uscio94, veggendo lo ‘mpaccio95 che in casa ci dava, l’ho venduto sette96 ad
un buono uomo, il quale, come tu qui tornasti97, v’entrò dentro per vedere se saldo era.
Quando il marito udì questo, fu più che contento, e disse a colui che venuto era per esso98:
60. la carne... dall’unghia: la carne del
polpastrello mi si è staccata dall’unghia.
61. tanto olio... nostra lucerna: olio a
sufficienza per far funzionare la nostra
lampada (che serviva per illuminare).
62. egli non ci ha vicina: non c’è una sola vicina.
63. non facci beffe... io duro: non mi prenda in giro vedendo quanta fatica sopporto.
64. spenzolate: penzoloni; cioè, senza lavorare.
65. quando: mentre.
66. lassa me: povera me.
67. in che mal punto ci venni: «sotto quale
cattiva stella venni al mondo!» (N. Sapegno).
68. per venire a costui... a casa: per sposare invece lui, che non pensa neppure a
sua moglie (letteralmente: alla donna che
ha portato a casa).
69. L’altre: le altre donne.
70. si danno buon tempo: si intrattengono, si divertono.
71. non ce n’ha niuna: non ce n’è nessuna.
72. godono... per lo sole: si divertono e ingannano i mariti.
73. sanamente: bene.
74. se io volessi... con cui: se io volessi
comportarmi male, troverei facilmente la
persona adatta, cioè un amante.
75. egli ci son de’ ben leggiadri: ci sono
molti giovani.
76. hannomi mandato... molti denari: mi
hanno offerto grandi somme di denaro
per convincermi.
77. o voglio io robe o gioie: o se preferisco abiti o gioielli.
78. né mai mel sofferse... di donna da ciò:
ma non mi è mai dispiaciuto rifiutarli,
perché non sono capace di cose simili.
79. e tu mi torni... a lavorare: e invece tu torni a casa mentre dovresti essere al lavoro.
80. non ti dar malinconia: non preoccuparti.
81. io conosco chi tu se’: io conosco la tua
onestà.
82. me ne sono in parte avveduto: ne ho
avuto prova; allude al fatto di aver trovato
chiusa la porta (che, per la sua ingenuità,
aveva considerato prova di onestà).
83. Egli è il vero: è vero.
84. egli mostra: è chiaro.
85. nol sappi: non lo sai; il pronome, come poco oltre (nol sapeva), ha valore prolettico, anticipa la frase seguente (egli è
oggi la festa di santo Galeone).
86. santo Galeone: «a Napoli, non lontano
dal quartiere di Peronella e degli Scrignari,
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esisteva effettivamente una veneratissima
cappella di Sant’Eucalione o San Galione» (V.
Branca). Si noti anche che Caleon è il nome
dell’amante di Fiammetta nel Filocolo.
87. nondimeno: tuttavia.
88. con meco: con me; forma rafforzativa.
89. già è cotanto... impacciata: è già molto
tempo che crea ingombro, che dà fastidio.
90. dammene cinque gigliati: per il doglio
mi ha dato cinque monete; i gigliati erano
monete tipiche di Napoli, in argento, fatte coniare da Carlo d’Angiò intorno al
1300, sulle quali era impressa una croce
ornata con i gigli di Francia.
91. tutto questo... dolor mio: anche questo per me è motivo di dolore.
92. vai attorno: giri per la città.
93. hai venduto... gigliati: hai venduto un
barile per cinque monete.
94. feminella che... dell’uscio: povera donna che non ha mai messo piede fuori di casa.
95. veggendo lo ’mpaccio: vedendo il fastidio.
96. l’ho venduto sette: l’ho venduto per
sette monete.
97. come tu qui tornasti: appena sei arrivato qui.
98. per esso: per il doglio.
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– Buon uomo, vatti con Dio99; ché tu odi100 che mia mogliere101 l’ha venduto sette, dove
tu non me ne davi altro che cinque.
Il buono uomo disse:
– In buona ora sia102 –; e andossene103.
E Peronella disse al marito:
– Vien su tu, poscia che tu ci se’104, e vedi con lui insieme i fatti nostri105.
Giannello, il quale stava con gli orecchi levati106 per vedere se di nulla gli bisognasse temere o provvedersi107, udite le parole di Peronella, prestamente si gittò fuor del doglio, e quasi niente sentito avesse della tornata del marito108, cominciò a dire:
– Dove se’, buona donna?
Al quale il marito, che già veniva, disse:
– Eccomi, che domandi tu?109
Disse Giannello:
– Qual se’ tu110? Io vorrei la donna con la quale io feci il mercato111 di questo doglio.
Disse il buono uomo:
– Fate sicuramente meco112, ché io son suo marito.
Disse allora Giannello:
– Il doglio mi par ben saldo, ma egli mi pare113 che voi ci abbiate tenuta entro feccia114, ché
egli è tutto impiastricciato di non so che cosa sì secca, che io non ne posso levar con l’unghie115, e però nol torrei se io nol vedessi prima netto116.
Disse allora Peronella:
– No, per quello non rimarrà il mercato117; mio marito il netterà118 tutto.
E il marito disse:
– Sì bene119 –; e posti giù i ferri suoi, e ispogliatosi in camicione120, si fece accendere un lume e dare una radimadia121, e fuvvi entrato dentro e cominciò a radere122. E Peronella, quasi veder volesse ciò che facesse, messo il capo per la bocca del doglio123, che molto grande non era, e oltre a questo l’un de’ bracci con tutta la spalla, cominciò a dire:
– Radi124 quivi, e quivi, e anche colà –; e: – Vedine qui rimaso un micolino125.
E mentre che così stava e al marito insegnava e ricordava126, Giannello, il quale appieno
non aveva quella mattina il suo disidèro ancor fornito quando il marito venne127, veggendo che come volea non potea, s’argomentò di fornirlo come potesse128; e a lei accostatosi, che tutta chiusa teneva la bocca del doglio129, e in quella guisa che negli ampi campi gli
sfrenati cavalli e d’amor caldi le cavalle di Partia assaliscono130, ad effetto recò il giovinil
desiderio131, il quale quasi in un medesimo punto ebbe perfezione e fu raso il doglio, ed
99. vatti con Dio: formula normale di congedo.
100. odi: hai sentito.
101. mogliere: forma antica per “moglie”.
102. In buona ora sia: va bene.
103. andossene: se ne andò.
104. poscia che tu ci se’: visto che sei qui.
105. vedi... fatti nostri: discuti con mio marito a proposito della vendita (i fatti sono nostri perché Peronella ha detto al marito di
aver fatto lei l’affare con il giovane, ma anche – ed è qui l’equivoco – perché si trattava di un incontro amoroso).
106. con gli orecchi levati: con le orecchie
tese, all’erta.
107. se di nulla... o provvedersi: se avesse qualcosa da temere o da cui difendersi.
108. e quasi niente... del marito: e come se
non avesse udito affatto il ritorno del marito.
109. che domandi tu?: che cosa desideri?
110. Qual se’ tu?: chi sei tu?
111. feci il mercato: feci l’affare.
112. Fate sicuramente meco: parlate senza timori con me.
113. egli mi pare: sembra.
114. feccia: melma, residuo melmoso.
115. di non so... con l’unghie: di non so
quale sostanza che ormai è tanto secca, che
io non riesco a grattarla via con le unghie.
116. e però... prima netto: e perciò non lo
acquisterò se prima non lo vedrò pulito.
117. per quello non rimarrà il mercato:
l’affare non andrà a monte per questo motivo.
118. il netterà: lo pulirà.
119. Sì bene: va bene.
120. ispogliatosi in camicione: rimasto
senza il farsetto; quindi, come si direbbe oggi, “rimasto in maniche di camicia” (V. Branca).
121. radimadia: raschietto usato per ripulire la madia dopo l’impastatura del pane.
122. cominciò a radere: cominciò a raschiare.
123. messo il capo... del doglio: sporse la
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testa entro la bocca del tino.
124. Radi: raschia.
125. Vedine... un micolino: guarda che qui
ne è rimasto un poco.
126. E mentre che così... ricordava: mentre Peronella stava piegata così e indicava
al marito dove raschiare.
127. il quale appieno... il marito venne:
che quella mattina non aveva potuto soddisfare il proprio desiderio a causa dell’arrivo improvviso del marito.
128. veggendo che... come potesse: siccome le cose non erano andate come pensava, si adattò a soddisfarlo come possibile.
129. a lei accostatosi... del doglio: avvicinatosi a Peronella, che occupava per intero
l’apertura del vaso (in modo che al marito
non era possibile accorgersi di nulla).
130. in quella guisa... assaliscono: come
nella terra dei Parti i cavalli frementi di desiderio assalgono le puledre.
131. ad effetto... desiderio: soddisfò l’ardente desiderio.
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egli scostatosi, e la Peronella tratto il capo del doglio, e il marito uscitone fuori132.
Per che Peronella disse a Giannello:
– Te’133 questo lume, buono uomo, e guata se egli è netto a tuo modo134.
Giannello, guardatovi dentro, disse che stava bene135, e che egli era contento; e datigli sette gigliati, a casa sel136 fece portare.
G. Boccaccio, Decameron, a cura di N. Sapegno, UTET, Torino 1975.
132. il quale quasi... uscitone fuori: nel
medesimo istante in cui tale passione
raggiungeva il culmine, il tino fu completamente pulito, e mentre il giovane si al-
lontanava, e Peronella alzava il capo dal
vaso, il marito uscì fuori.
133. Te’: prendi.
134. guata se... tuo modo: controlla se il
doglio è pulito così come tu desideri.
135. stava bene: andava bene.
136. sel: se lo.
IN PRIMO PIANO
I temi
ANALISI DEL TESTO
bigua: il marito, completamente ignaro, si trova a contrattare
la vendita della giara con l’amante. Peronella chiama l’affare
i fatti nostri, con effetto di forte ambiguità: aveva infatti raccontato al marito di aver organizzato lei stessa la vendita con
il giovane (e per questo, crede il poverino, sono nostri), ma in
realtà l’unico fatto era il suo incontro con l’amante!
Il punto di massima ambiguità è raggiunto nella conclusione, di
sapore decisamente osceno. La situazione di caos è resa con un
efficace polisindeto: l’amante infatti, approfittando del momento, ad effetto recò il giovinil desiderio, il quale quasi in un medesimo punto ebbe perfezione e fu raso il doglio, ed egli scostatosi, e la Peronella tratto il capo del doglio, e il marito uscitone fuori
(rr. 107-109). Tra l’astuta moglie e lo sciocco marito, a trarre il maggiore vantaggio è proprio Giannello, l’amante: non solo perché
soddisfa le proprie pulsioni sessuali, ma anche perché riesce a farsi portare la giara a casa dal marito, definitivamente beffato.
In difesa delle donne La novella inizia con una premessa di
Filostrato, il narratore, in difesa delle donne: se esse sono spesso ingannate dagli uomini, e spezialmente i mariti, non mancano casi in cui siano le donne stesse a raggirarli. È questo, infatti, l’argomento della settima giornata.
Centrale è l’opposizione tra l’ingenuo marito, buono (cioè
“dabbene”) uomo, e Peronella, che con la sua prontezza di
spirito è in grado di ribaltare la situazione a suo favore. Il racconto è tutto giocato sul filo dell’ambiguità e su una situazione che, solo grazie alla stupidità del marito, non degenera in
tragedia. L’uomo non è infatti in grado di interpretare alcuni
indizi fondamentali che, se fossero letti correttamente, gli
permetterebbero di capire subito il tradimento della moglie:
quando trova la porta di casa chiusa loda Peronella, pensando che ella l’abbia fatto acciò che alcuna persona entrar non
ci potesse che noia le desse (r. 32).
Vedendo tornare il marito a casa prima dell’orario normale, Peronella inizia una sorta di monologo, in cui si dispera per avere un marito sfaccendato, che non va neppure a lavorare. Loda, viceversa, se stessa per la sua fedeltà e la sua dedizione
al lavoro, mentre le altre donne si danno buon tempo cogli
amanti loro (r. 52). Il marito, punto nel vivo, non dubita affatto della buona fede della donna e le spiega anzi i motivi per cui
è rincasato prima del tempo.
Le fonti L’argomento della novella è ripreso senza variazioni
dalle Metamorfosi di Apuleio (IX, 5-7), «il solo autore della letteratura greco-latina giunto fino a noi, che abbia prestato orecchio alle narrazioni del popolo, e abbia dato loro importanza letteraria col suo bizzarro libro» (L. Di Francia). Fonti classiche
sono presenti anche nella similitudine oscena dei cavalli, inserita nel finale: la scena – come ha suggerito Vittore Branca –
potrebbe infatti essere stata letta da Boccaccio sia nell’Ars amatoria di Ovidio (I, v. 209 sgg.; III, v. 785 sgg.) sia nelle Georgiche di Virgilio (III, v. 266 sgg.).
L’inganno riuscito Nella seconda parte della novella l’inganno di Peronella va a segno. La situazione è profondamente am-
Per tornare al testo
Comprensione
1. Riassumi il nucleo concettuale della premessa di Filostrato.
SPAZIO
COMPETENZE
Analisi
2. Sottolinea tutti i termini e le espressioni utilizzati da Peronella per ingannare il marito.
3. Qual è il significato dell’espressione fatti nostri, con la quale Peronella giustifica al marito la presenza di
Giannello a casa?
4. Come può essere descritto, a tuo giudizio, il personaggio di Peronella? Boccaccio descrive i comportamenti della
donna in modo positivo o negativo?
5. Come può essere a tuo giudizio definito il registro linguistico utilizzato in questa novella?
Approfondimenti
6. Rifletti sul tema, affrontato da Boccaccio, della “difesa delle donne”: sviluppa le tue considerazioni prendendo a
riferimento altri testi dell’autore.
7. Descrivi sinteticamente il personaggio del marito di Peronella. Quali caratteristiche presenta? (massimo 15 righe)
G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta
letteratura it Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori
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