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riserve del petrolio
RISERVE DEL PETROLIO
Grafico rappresentativo della produzione petrolifera, mostrante il picco di Hubbert.
Per riserve di petrolio si intende la quantità di idrocarburi liquidi che si stima potranno essere
estratti in futuro dai giacimenti già scoperti.
Generalmente i volumi che potranno essere estratti da giacimenti non ancora sfruttati sono
denominati riserve.
La determinazione delle riserve è condizionata dalle incertezze tecniche ed economiche. Le
incertezze tecniche derivano dal fatto che i volumi di idrocarburi contenuti nel giacimento sono
stimati quasi esclusivamente attraverso dati ottenuti con metodi indiretti (tra i più diffusi la
prospezione sismica e le misure di proprietà fisiche delle rocce nei pozzi). Le informazioni dirette
sono necessariamente poche, se confrontate con l'eterogeneità delle rocce serbatoio, in quanto
provengono dalla perforazione dei pozzi, che è molto costosa.
Le incertezze di tipo economico includono la difficoltà di poter prevedere l'andamento futuro
dei costi di estrazione e dei prezzi di vendita dell’idrocarburo (mediamente la vita produttiva di un
giacimento è di 10-20 anni). Anche la disponibilità commerciale di nuove tecnologie di estrazione è
difficilmente prevedibile con totale certezza. Il livello di incertezza sulle riserve è quindi massimo
quando vengono stimati potenziali nuovi giacimenti, diminuisce nel momento della loro scoperta
tramite perforazioni di pozzi, e durante il periodo produttivo e diviene nullo quando le riserve
producibili dal giacimento sono azzerate in quanto tutti gli idrocarburi estraibili sono effettivamente
stati prodotti.
Il grado di aleatorietà delle riserve è espresso attraverso la loro classificazione secondo
categorie definite. Esistono diversi schemi di classificazione, quella della Society of Petroleum
Engineers (SPE) è internazionalmente diffuso e distingue tra Risorse (idrocarburi non ancora scoperti
o non commerciali) e Riserve (idrocarburi scoperti e commerciali). Le Riserve infine sono classificate
come certe, probabili e possibili secondo un grado di incertezza crescente. Questo stesso schema è
stato inserito all’interno del sistema di classificazione delle risorse naturali, esclusa l’acqua,
pubblicato dalle Nazioni Unite nel 2004 sotto il nome di United Nations Framework Classification
(UNFC).
L'impossibilità di calcolare esattamente la quantità di riserve e di risorse, dà spazio a diverse
previsioni più o meno ottimistiche.
1
Nel 1972 uno studio autorevole, commissionato al MIT dal Club di Roma (il famoso Rapporto
sui limiti dello sviluppo), affermò che nel 2000 sarebbero state esaurite circa il 25% delle riserve
mondiali di oro nero. Il rapporto, però, fu frainteso, e i più pensarono che predicesse la fine del
petrolio entro il 2000.
La situazione oggi appare più grave di quanto il MIT avesse predetto. Dai dati pubblicati
annualmente dalla BP si rileva che la quantità di petrolio utilizzata dal 1965 al 2004 è di 116 miliardi
di tonnellate, le riserve ancora disponibili nel 2004 sono valutate in 162 miliardi di tonnellate.
Con questi valori si può facilmente calcolare che, escludendo i nuovi giacimenti che saranno
scoperti nei prossimi anni, è già stato consumato il 42% delle riserve inizialmente disponibili, in altre
parole si avvicina il momento del raggiungimento del "picco" dell'estrazione. Secondo la BP, il
petrolio disponibile è sufficiente per circa 40 anni a partire dal 2000, supponendo di continuarne
l'estrazione al ritmo attuale, quindi senza tenere conto della continua crescita della domanda
mondiale, che si colloca intorno al 2% annuo. Ma al momento dell'estrazione dell'ultima goccia di
petrolio, l'umanità dovrà già da tempo aver smesso di contare su questa risorsa, in quanto man mano
che i pozzi si vanno esaurendo la velocità con cui si può continuare ad estrarre decresce, costringendo
a ridurre i consumi o utilizzare altre fonti energetiche.
Diversi altri studi hanno in tutto o in parte confermato queste conclusioni; in particolare sono
da menzionare quelli del geologo statunitense Marion King Hubbert (vedi anche picco di Hubbert) e
in seguito, a partire da questi, quelli di Colin Campbell e Jean Laherrère.
Secondo questi studi la quantità di petrolio estratto da una nazione segue una curva a campana
e la massima estrazione di greggio per unità di tempo la si ha quando si è prelevato metà di tutto il
petrolio estraibile. Questo è quanto si è verificato negli USA (i 48 stati continentali - lower 48 esclusa l'Alaska) in cui l'estrazione di petrolio ha avuto un massimo nel 1971 (circa 9 milioni di barili
al giorno) e poi è declinata come in una curva a campana secondo quanto previsto da Hubbert.
Altri studi di diversa matrice (in gran parte di economisti) sostengono che la tecnologia
continuerà a rendere disponibili per l'industria idrocarburi a basso costo e che sulla Terra esistono
vaste riserve di petrolio "non convenzionale", quali le sabbie bituminose o gli scisti bituminosi, le
quali consentiranno l'uso del petrolio per un periodo di tempo ancora molto lungo.
L'Agenzia internazionale dell'energia nel 2008 ha stimato che la produzione di petrolio sia
destinata a calare del 9,1% annuo, o almeno il 6,4% se aumentassero gli investimenti; le stime corrette
dell'agenzia abbassano tale dato al 5%[8] e considerano più probabile il 6,7%.
Riserve di petrolio a livello mondiale (dati relativi al 2009).
2
Paesi con le maggiori riserve di petrolio
Qui di seguito sono elencati i primi 20 paesi per riserve certe di petrolio dell'ottobre 2013. Per
vita media residua si intende la stima della durata delle riserve ai ritmi di estrazione dell'anno 2013.
N° Paese
Milioni di barili (bbl) % sul totale Vita media residua
1
Venezuela
296.500
17,9%
ND
2
Arabia Saudita
265.500
16,1%
61,8
3
Canada
175.200
10,6%
ND
4
Iran
151.200
9,1%
93,1
5
Iraq
143.100
9,1%
ND
6
Kuwait
101.500
6,1%
94,6
7
Emirati Arabi Uniti 97.800
5,9%
78,7
8
Russia
88.200
5,3%
21,5
9
Libia
47.100
2,9%
ND
10
Nigeria
37.200
2,3%
39,0
11
Stati Uniti
30.900
1,9%
9,5
12
Kazakistan
30.000
1,8%
42,2
13
Qatar
24.700
1,5%
34,8
14
Brasile
15.100
0,9%
14,6
15
Cina
14.700
0,9%
7,5
16
Angola
13.500
0,8%
18,6
17
Algeria
12.200
0,7%
16,7
18
Messico
11.400
0,7%
8,1
19
Azerbaigian
7.000
0,4%
18,9
20
Norvegia
6.900
0,4%
6,4
Resto del mondo
81.200
6,1%
*
Totale
46
Italia
1.652.600
100%
51,8
1.400
0,1%
31,9
I volumi si riferiscono alle riserve certe. Sono escluse le stime ufficiali delle sabbie bituminose
canadesi (pari a circa 143.300 milioni di barili) relative ai progetti oggetto di sviluppo attivo, ai liquidi
separati dal gas naturale (detti NGL, dall'inglese "Natural Gas Liquids") e ai liquidi condensati dai
gas naturali (in inglese "gas condensate").
3
Impatti ambientali del petrolio
Effetti sull'ambiente di un incidente ad una nave petroliera
La presenza dell'industria petrolifera ha significativi impatti sociali e ambientali derivati da
incidenti e da attività di routine come l'esplorazione sismica, perforazioni e scarti inquinanti.
L'estrazione petrolifera è costosa e spesso danneggia l'ambiente. La ricerca e l'estrazione di
petrolio offshore disturbano l'ambiente marino circostante. L'estrazione può essere preceduta dal
dragaggio, che danneggia il fondo marino e le alghe, fondamentali nella catena alimentare marina. Il
greggio e il petrolio raffinato che fuoriescono da navi petroliere incidentate, hanno danneggiato fragili
ecosistemi in Alaska, nelle Isole Galapagos, in Spagna e in molti altri luoghi.
Infine, la combustione, su tutto il pianeta, di enormi quantità di petrolio (centrali elettriche,
mezzi di trasporto) risulta essere tra i maggiori responsabili dell'incremento riscontrato delle
percentuali di anidride carbonica e di altri gas nell'atmosfera, incidendo sull'aumento dell'effetto
serra.
4
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