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L`Europa aiuta la Croazia a sconfiggere la rabbia Premio promozione

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L`Europa aiuta la Croazia a sconfiggere la rabbia Premio promozione
DEL POPOLO
L’Europa aiuta la Croazia
a sconfiggere la rabbia
L’
Unione europea aiuterà la Croazia a contrastare la diffusione della
rabbia silvestre. Zagabria potrà attingere a circa quattro milioni di euro di sovvenzioni in due anni da destinare al finanziamento di una campagna di vaccinazione
da eseguire in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Nelle prossime settimane
in diciassette regioni del Paese, su di un’area
di circa 35.000 chilometri quadrati saranno
sparse 875.000 dosi di vaccino. Le esche in
questione saranno sganciate da appositi aerei e sono destinate soprattutto a immunizzare le volpi, l’animale a maggior rischio di
contagio. L’operazione sarà ripetuta anche
in autunno.
In Croazia si registra ogni anno una media di 600-800 animali contagiati dalla rabbia. Nel 2010 i casi accertati di animali contagiati dal virus sono stati 657. In prevalenza
si trattava di volpi (584), ma il morbo ha infettato pure cani e gatti (35 episodi) e persino capre e pecore (24 casi). Tra il 2000 e il
2010 gli esperti hanno censito 7.177 animali
contagiati dalla rabbia. Nel 98,5 p.c. dei casi
si trattava di volpi, al secondo posto di questa nefasta classifica si sono piazzate le martore (0,8 p.c.), seguite dai lupi (0,2 p.c.), tassi
(0,2 p.c.) e cinghiali (0,1 p.c). In media sono
6.000 le persone che ogni anno sono costrette a farsi visitare dai medici dopo essere venute a contatto con animali rabbidi o presunti tali. Fortunatamente l’ultimo caso accertato di una persona contagiata dalla rabbia in
Croazia risale al 1964.
In Croazia la rabbia, che dal 1977 è considerata una malattia endemica, è diffusa
in tutte le aree del paese ad eccezione delle isole. In relazione ai dati attinenti al periodo compreso tra il 2005 e il 2009, le aree
del paese nelle quali il problema è maggiormente sentito sono la Città di Zagabria e la
Regione zagabrese, nelle quali nell’arco di
tempo indicato sono stati registrati 845 casi
di animali contagiati. Al secondo posto si
piazza la Regione di Sisak e della Moslavina
con 373 casi, seguita dalla Regione di Krapina e dello Zagorje con 275 episodi accertati.
A parte la Regione raguseo-narentana nella
quale è stato registrato un solo animale ammalato di rabbia, le regioni più virtuose sono
quella del Međimurje con 14 casi e quella di
Zara (27).
Al fine di debellare la rabbia in Croazia
gli esperti reputano che sarà necessario ripetere la vaccinazione delle volpi almeno per
cinque anni consecutivi.
La rabbia è una malattia infettiva che colpisce gli animali a sangue caldo. L’animale
serbatoio è solitamente il pipistrello, mentre l’infezione umana è mediata solitamente dai cani nel ciclo urbano e dalle volpi nel
ciclo silvestre. Il virus può essere trasmesso
all’uomo (zoonosi). Se il morbo non viene
curato tempestivamente e in modo appropriato può condurre al decesso della persona infetta. Si stima che ogni anno nel mondo
55.000 persone muoiano dopo aver contratto questa malattia. La trasmissione della malattia all’uomo è correlata all’“infiltrazione”
di animali infetti nelle aree urbanizzate. Proprio per ridurre al minimo il rischio di diffusione della malattia la legge obbliga i proprietari di cani a far vaccinare tutti gli anni i
propri animali.
Le esche che saranno usate in questi giorni in Croazia nell’ambito della campagna di
profilassi antirabbica rivolta alla popolazione delle volpi non sono considerate nocive
per gli animali domestici né per le persone.
Le esche non devono essere toccate né spostate. In caso di manipolazione delle esche è
necessario indossare guanti protettivi.
Nel caso si venga in contatto con un’esca
è necessario lavare le mani con acqua e sapone. Se l’esca era rotta, ossia se si è venuti
a contatto diretto con il siero, è necessario rivolgersi immediatamente a un medico. (kb)
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IL TEMA DEL MESE
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IL RUGGITO
di Krsto Babić
Premio promozione
Le lezioni stanno volgendo al termine. Tra circa un mese inizieranno le vacanze
estive e le aule scolastiche rimarranno deserte. In questo periodo dell’anno numerosi
genitori “premieranno” i propri figli regalando loro un cane. Obbiettivamente il periodo che intercorre tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate è uno dei più propizi per introdurre in casa un animale. Le giornate sono temperate e le ore di luce aumentano. Si può trascorrere più tempo all’aperto e si ha la possibilità di insegnare con
maggior semplicità al cane i rudimenti del “galateo”, ossia a non sporcare in casa.
La scelta di adottare un cane non deve essere presa con leggerezza. I genitori devono essere perfettamente consci che possedere e prendersi cura di un cane è un impegno troppo grande per un bambino, per quanto esso sia volenteroso. Indubbiamente la presenza di un cane aiuterà il bambino a maturare abituandolo ad assumersi determinati impegni. Ma la responsabilità nei confronti dell’animale non potrà
gravare esclusivamente sulle sue spalle. L’appoggio dei genitori è fondamentale a
far sviluppare nei bambini la sensazione di sicurezza nei propri mezzi. Un esempio
banale. È sbagliato pretendere che un ragazzo prepari e serva autonomamente il pasto al proprio cane senza mettere a soqquadro la cucina o perlomeno senza sporcare il pavimento. In casi del genere il bambino non va sgridato, ma aiutato a superare
l’“ostacolo”. Preparate voi la ciotola con il cibo destinato al cane e poi fategliela servire dal bambino. Nell’arco di qualche settimana il ragazzo diventerà sufficientemente
pratico da poter sbrigare in piena autonomia anche questa mansione. Un altro consiglio che ci sentiamo di darvi è di prestare attenzione al tipo di animale che adottate.
È da irresponsabile affidare un cane di grossa taglia a un bambino di 10-12 anni. In
situazioni d’emergenza il ragazzo non sarà in grado di trattenere l’animale per evitare
che si azzuffi con un “avversario” o peggio che si avventi contro una persona che per
qualche motivo gli risulta “antipatica” (può capitare, anche con i cani più docili).
Infine, ricordatevi che un cane è un essere vivente, non un giocattolo del quale ci
si può disfare dall’oggi al domani. Un cane è per sempre: quando piove e quando c’è
il sole, quando fa caldo e quando fa tiepido, quando si è stanchi e anche quando si desidera andare in villeggiatura.
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Mercoledì, 18 maggio 2011
ORNITOLOGIA Il cinguettio dei nostri amici alati può avere mille significati
I segreti del canto degli uccelli
a cura di Valentino Pizzulin
N
el mondo dei volatili non solo il canarino, la capinera e l’usignolo sono
dotati di un canto melodioso e non
solo i pappagalli sono capaci di “parlare” o
più precisamente di riprodurre suoni paragonabili alle parole pronunciate da noi uomini. Esistono, ovviamente in natura uccelli più predisposti al canto e alla parola
di altri, ma è possibile anche sviluppare e
migliorare le capacità imitatorie e canore di
alcuni di loro. In linea generale i soggetti
maschi sono più predisposti al canto rispetto alle femmine, che il più delle volte sono
in grado unicamente di emettono dei semplici piagolii, mormorii e suoni delle volte
anche non gradevoli per il nostro udito.
Gli uccelli attraverso il canto esprimono
una serie di messaggi. Utilizzano il proprio
verso per corteggiare, minacciare, divertire, ma possono anche “cantare” semplicemente per gioia. Per gli esseri umani il can-
to rappresenta solo una caratteristica degli
uccelli, ma in realtà è un modo per comunicare con i suoi simili a secondo delle circostanze.
Gli uccelli cantano per una particolare
conformazione della trachea che, all’articolazione dei due bronchi, contiene varie
membrane e, in particolare, una linguetta
verticale e muscoli i quali, contraendosi,
fanno vibrare le membrane emettendo suoni più o meno piacevoli e modulati. Questo
apparato è assai sviluppato nei passeriformi
e più rudimentale in altri ordini di uccelli. I
veri e propri uccelli canori sono l’usignolo,
la capinera, il tordo… Nell’elenco dei cosiddetti “ripetitori”, gli uccelli in grado di
riprodurre i suoni che hanno modo di ascoltare, sono il fringuello, il rigolo e più in generale i pappagalli.
Una regola generale vuole che i bravi cantori siano scarsamente colorati, ma
questo è facilmente spiegabile con il fatto
che un maschio molto appariscente si serve
più dei suoi colori per attirare la femmina,
mentre quello dal piumaggio più spento e
uniforme deve avere per forza una buona
voce per attirare l’altro sesso.
Il canto degli uccelli è molto utile anche
per tenere unito il volo degli stormi, che durante il periodo delle migrazioni arrivano a
essere composti da migliaia di soggetti. Le
anatre e le oche che per rimanere unite durante i propri spostamenti “cantano” continuamente in modo regolare. Particolari
suoni sono anche quelli emessi per la ricerca del cibo specialmente durante l’inverno,
come nel caso della cince e dei picchi. Del
tutto particolari sono i suoni di pericolo a
allarme che gli uccelli emettono alla vista
improvvisa di una minaccia per avvisare i
loro simili. Anche in tempo di riproduzione si generano particolari richiami tra genitori e figli che si ascoltano solo in questo
periodo, preceduto dalla stagione del canto
d’amore che il maschio emette per la sua
compagna, presentano un insieme di ag-
gressività nei confronti di altri maschi, di
soggezione per la femmina, di difesa per il
territorio e per far capire alla femmina che
il suo maschio è vicino e vigila sul buon andamento della cova.
Durante determinati periodi dell’anno
alcuni uccelli, ad esempio i canarini, smettono di cantare con la frequenza abituale
poiché la fatica fisica dovuta al cambiamento del piumaggio è tale che non hanno
la forza per farlo. D’altro canto nel periodo della riproduzione uccelli quali lo stesso
canarino non smettono di cantare neppure
dopo la deposizione, la schiusa e l’allevamento dei piccoli. Il motivo principale di
questo comportamento del canarino maschio è quello di affermare la sua presenza nel territorio e di continuare il corteggiamento alla femmina per il successivo
accoppiamento.
ENTOMOLOGIA Viaggio nell’universo delle formiche (seconda parte)
Il gioco d’équipe per superare gli ostacoli
a cura di Giorgio Adria
L
e formiche sono insetti capaci di compiere gesta sorprendenti. Sono in grado di scavare enormi tunnel, alcuni profondi quasi cinque metri. Possono caricarsi sulle spalle, oggetti
che sono molto più pesanti di
loro. Le formiche possono ar-
rampicarsi su alberi alti oltre 30
metri di altezza. La loro velocità è paragonabile a quella di una
persona che si muove a 104 chilometri orari.
La caratteristica più importante delle formiche è però il
gioco di squadra. Lavorano insieme per costruire la loro casa,
trovare il cibo, prendersi cura
della regina e delle giovani formiche, e ovviamente difendere il proprio nido. Le formiche
hanno differenze individuali.
Alcune formiche sono instancabili lavoratrici. Altre hanno
bisogno di essere spronate. Colonie di formiche combattono
battaglie contro altre. Le loro
guerre, come per le guerre degli uomini, finiscono con molti
morti e feriti.
Le scoperte
sulle formiche
Il modo in cui le formiche
comunicano tra di loro ha scervellato i ricercatori per moltissimo tempo. Uno dei primi a
studiare questa loro caratteristica è stato Benjamin Frankllin, il quale condusse svariati esperimenti nel tentativo di
comprendere come si guidavano l’un l’altra al cibo. Da allora, molte interessanti scoperte
sono state fatte. Le formiche
hanno delle ghiandole speciali
che producono sostanze chimiche. Queste sostanze, chiamate
pheromones, possono cambiare
il comportamento di altre formiche.
Alcuni entomologi hanno
cercato di scoprire se le formiche sono in grado di vedere i
colori. Molti scienziati sostengono di no. Tuttavia, gli stu-
diosi notarono che le formiche
sono in grado di distinguere le
forme degli oggetti. In effetti,
le formiche sembrano essere
più attratte da strisce verticali piuttosto che da quelle orizzontali.
Possono imparare?
Un gruppo di ricercatori tentò un esperimento molto interessante per scoprire se le formiche erano in grado di risolvere
un problema. Misero delle pupe
(giovani formiche) su una piccola isola di detriti circondata
da acqua. Le formiche gettarono detriti nell’acqua fino a che
non ebbero a costruire un ponte.
Salvarono le pupe e le riportarono a casa. Gli entomologi allora
provarono un altro esperimento.
Fecero un’isola senza metterci
le pupe. Le formiche riempirono
ancora l’acqua con detriti! Gli
scienziati scoprirono che le formiche spesso riempiono l’acqua
con detriti.
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Mercoledì, 18 maggio 2011
FELINI L’abilità stupefacente del gatto di atterrare sempre con le zampe per terra
L’arte del saper cadere
a cura di Vito Furlan
C’
è un modo di dire, “Cascare in piedi come un
gatto” che indica la capacità di sapersela cavare in ogni
situazione. Un frase che si addice
a persone capaci e fortunate, piene di risorse, in grado di capovolgere al meglio le brutte situazioni. Ma è anche una frase che trae
origine da una straordinaria dote
atletica del gatto. La natura lo ha
infatti dotato di un sofisticato sistema di atterraggio che gli consente di sopravvivere a cadute anche di dieci metri senza riportare
alcun danno fisico.
Il gatto è un vero atleta, lo sanno tutti. Chi convive con questo
animale ha imparato a considerare
normali le acrobazie, i salti, le arrampicate degne del più spericolato alpinista. L’anatomia del gatto
è “progettata” proprio per questo
tipo di prestazioni.
In caso di caduta però, la sua
colonna vertebrale è estremamente elastica e le vertebre sono collegate le une alle altre in modo piuttosto libero così che possano assorbire l’urto con il terreno. Inoltre, sotto le zampe ci sono morbidi
cuscinetti carnosi che, al termine
di una caduta, funzionano come
quattro piccoli airbag. Quando il
micio sta cadendo sistema le zampe di fronte a lui, arcua la schiena
per assorbire meglio l’urto e proteggere gli organi interni e tiene
la coda diritta per controbilanciare il movimento. Questa è la posizione migliore per atterrare, e il
gatto la assume istintivamente in
pochissimi istanti. Anche quando
gli capita di perde la presa durante
un’arrampicata e inizia la caduta
di schiena, nel giro di qualche frazione di secondo il gatto si gira su
se stesso per avere le zampe sotto
il corpo. Il movimento è talmente rapido che può essere svolto in
soli 60 centimetri e per studiarlo,
gli esperti hanno dovuto filmarlo e poi rivederlo un fotogramma
alla volta.
Non si deve però pensare che
il micio sia in grado di volare.
Cadute anche di sei o sette metri
possono essere davvero pericolose. Il gatto può fratturarsi le zampe o il collo e quindi se si abita
ai piani alti di un palazzo, è opportuno evitare di lasciare le finestre aperte e incustodite se si ha
in casa un micio. Solo pochi gatti
particolarmente fortunati e dotati sono sopravvissuti cadendo da
grandi altezze. Si hanno notizie
di animali rimasti illesi dopo un
volo anche di venti piani. Famoso è stato Serafino, un gatto che
qualche anno fa dalle parti di
Sondrio, è sopravvissuto dopo
essere precipitato da un campa-
nile di 45 metri d’altezza. Un fatto simile è accaduto nel 1973 a
Forest Hill in Canada. Un micio
di nome Gros Minou, che è rimasto, ferito, ma vivo, dopo essere
caduto dal balcone di un palazzo,
da un’altezza di cento metri. Ma
l’episodio più incredibile è accaduto a Long Island negli Stati
Uniti. Un gatto siamese di otto
anni di nome Cognac è precipitato per 335 metri da un aeroplano
leggero e miracolosamente è sopravvissuto alla caduta.
Un animale creato sull’Arca di Noè, sacro agli antichi egizi, ma «sgradito» a Buddha
Il felino nato dalle narici del leone per dare la caccia ai topi
Q
uella tra il gatto e il topo è una “guerra” che dura da sempre. Secondo
un’antica leggenda, cominciò sull’Arca di Noè durante il diluvio universale.
Noè si accorse che i topi minacciavano la
dispensa e allora chiese aiuto al leone, che
era il re degli animali e quindi il più saggio. Questi sbuffò e dalle sue narici uscirono due gatti, un maschio e una femmina,
che in fretta risolsero il problema.
Fu proprio l’inimicizia tra i gatti e i topi
a porre le basi per il rapporto tra gli uomini
e i piccoli felini. I primi ad allevare i mici
furono gli antichi egizi, che li tenevano
nei magazzini per difendere dall’attacco
dei roditori le scorte di grano. Quei granai
diventavano vitali nei periodi di carestia e
quindi si comprende molto bene per quale
motivo i gatti venivano considerati come
divinità.
Dice un vecchio adagio tedesco che
“tanto è nemico dei topi il gatto del contadino, quanto quello del signore”. Un detto olandese recita: “Appendilo al collo del
gatto e i topi non lo mangeranno”. Sono
solo alcuni degli infiniti proverbi, creati
nel corso dei secoli, che hanno per tema la
rivalità tra gatti e topi.
In realtà il gatto non prova nessun odio
particolare verso i topi, che per lui sono prede naturali come gli uccelli e i piccoli rettili.
In realtà è l’uomo a provare un antico rancore verso i roditori, che insidiano le sue riserve di cibo, e per questo ha sempre incoraggiato il gatto nel cacciarli.
Alcuni mici “uccisori di topi” sono entrati addirittura nel Guinness dei primati. Ad
esempio un soriano maschio vissuto in una
fattoria del Lancashire, in Inghilterra. Si stima che durante i suoi ventitré anni di vita
questo gatto uccise più di 22.000 topi, con
una media di circa tre topi al giorno. E una
femmina che viveva a Londra, in sei anni
catturò circa 12.500 roditori, con una media
di più di cinque al giorno.
Alfred Edmund Brehm, un grande zoologo tedesco dell’Ottocento, scrisse: “E’ incredibile il numero di topi e di ratti che un
gatto può distruggere.”
Il segreto di simili “prestazioni” sta nella
stupefacente rapidità di riflessi del gatto, nei
suoi sensi sviluppatissimi (riesce a percepire
lo squittio più acuto) e nella capacità di elaborare una strategia di caccia sempre diversa. E quando poi si avventa sulla preda, non
dà alcun scampo. I canini del gatto, infatti,
sono veri e propri organi di senso specializzati, capaci di individuare il punto giusto in
cui mordere per uccidere la preda all’istante. È stato calcolato che il morso del gatto lascia al topo una sola possibilità di scampo su
un milione. Per questa ragione Bruce Fogle,
uno dei maggiori esperti mondiali di gatti, li
ha definiti “squali delle praterie”.
Una volta si credeva, e purtroppo qualcuno lo pensa ancora oggi, che tenere il micio a digiuno è il modo migliore per fare di
lui un cacciatore di topi migliore. In realtà, un gatto denutrito tende ad allargare il
suo territorio e quindi ad andare a cacciare
sempre più lontano da casa. La verità è che
pure un gatto “con la pancia piena” può essere benissimo un cacciatore di prim’ordine.
Contrariamente a quello che si pensa, infatti, il micio non uccide i topi solo quando è
affamato. Per lui la caccia è prima di tutto
un divertimento, una necessità psicologica.
Il gatto è un predatore e in quanto tale prova
un immenso piacere nell’inseguire, nel catturare e nel trionfare sulla preda. Come ha
osservato Paul Leyhausen, etologo esperto
di gatti, i piccoli felini amano maggiormente la caccia in se stessa all’uccisione e all’eventuale divorazione della preda.
Il gatto uccisore di topi però, non viene sempre elogiato. Esiste anche il rovescio
della medaglia. In alcuni paesi dell’Oriente
infatti, il micio gode di una cattiva fama a
causa della sua indole di predatore di roditori. Secondo la tradizione, quando Buddha
si ammalò, fu un topolino ad incaricarsi di
portargli ogni giorno la medicina. Finché
non venne catturato e ucciso da un gatto.
Per questa ragione il micio fu l’unico animale a non essere stato invitato al funerale
di Buddha. (kb)
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animali
Mercoledì, 18 maggio 2011
Mercoledì, 18 maggio 2011
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CINOFILIA A colloquio con i coniugi Butković di Pola, grandi appassionati di una delle razze di cani più apprezzate dalle famiglie
Labrador retriever, un cane dalle mille virtù
Lanci e Živko
Lanci e Vesna
di Fredy Poropat
U
na storia infinita d’amore e
convivenza con i propri cani,
quella dei coniugi polesi Vesna e Živko Butković, che da anni
oramai condividono le mura di casa
assieme ai loro quattro Labrador retriever. Una passione che ha contagiato pure Katica, la loro figlia, che vive
a Zagabria con altri due cani della
stessa razza. Una vera e propria passione per i cani dunque, ma in special
modo per questa razza, tanto che gestiscono l’allevamento di Labrador
“Lenibe Legend Lab”, affiliato alla
Federazione cinofila della Croazia,
e vantano il titolo della prima cucciolata da Campione (con entrambi i
genitori pluripremiati), registrata nel
2005. Il resto è storia, con numerose
esposizioni, gare, premi e riconoscimenti ottenuti dai quattro Labrador
dei coniugi Butković, nonché diverse
cucciolate alle quali l’anno prossimo
dovrebbe aggiungersene una nuova.
Ma andiamo per ordine, in quanto
Vesna Butković, impiegata al cantiere
navale “Scoglio Olivi” e da poco tempo segretaria della Società cinofila
polese, nonché il consorte Živko, ufficiale in congedo dell’Esercito croato,
da esperti collaudati del settore hanno
potuto illustrarci in ogni minimo dettaglio le caratteristiche di questa razza canina, a partire da tutti i minuziosi
criteri necessari a dare vita ad un allevamento. “Innanzitutto, quando si
Lanci, Buba, Suzi e Nika
parla di Labrador retriever – ha voluto
puntualizzare Vesna –, ci si riferisce
ad animali provenienti da allevamenti controllati, muniti di certificato genealogico (pedigree) e di tutti gli altri
documenti richiesti dal caso. In condizioni diverse, il Labrador, come del
resto ogni altro cane, può sembrare a
posto dal punto di vista estetico, ma
rappresenta un’incognita per quanto
riguarda gli incroci precedenti e quindi si rischia che con il passare del tempo possano manifestarsi nell’animale
in questione o nei suoi discendenti difetti genealogici. Nel caso dei miei
Labrador è possibile verificare tutte
le caratteristiche generazionali dagli
ultimi trent’anni”. “La linea d’allevamento dei miei animali – ha proseguito Vesna –, è quella classica inglese definita “Rochby&Newinn’, dalla
quale discende pure Newinn Mountain Rain, il Labrador di Umago con il
quale nel 2005 ho fatto accoppiato la
mia Rita Nika, adottata nel 1999”. Sia
chiaro che dedicarsi all’allevamento
dei Labrador è un lavoro molto impegnativo e pure oneroso. Sin dall’inizio si devono rispettare precisi criteri,
in primo luogo trovare la coppia adatta, per poi creare, stando a tutti i dati
relativi ai controlli, il cucciolo ‘sulla
carta’. La spesa che si deve sostenere
per procedere all’accoppiamento vero
e proprio si aggira attorno ai 700-800
euro. Il prezzo dei cuccioli dipende dai successi dei loro genitori, ma
spesso una cucciolata non è sufficiente a coprire le spese sostenute dagli allevatori”. “Il fine, dell’accoppiamento
consiste nel trovare un’armonia delle
qualità della coppia che si rifletterà
sulla loro cucciolata, ma molto dipende dal caso, perché la natura, com’è
noto, può ingannare”, ci ha spiegato
Vesna, osservando che per dar vita ad
una cucciolata è necessario disporre
di molto tempo libero e avere tanta
pazienza. Infine, per un allevatore serio è sempre d’obbligo trovare i proprietari giusti ai quali affidare i propri
animali e quindi di non permettere di
adottare i cani a chicchessia. Oltre a
sostenere dei colloqui con le persone
interessate ad adottare i cuccioli, prima della consegna dell’animale, l’allevatore procede alla stesura e alla stipulazione di un contratto con l’acquirente del cane. Un documento con il
quale l’allevatore e il futuro proprietario del cane, definiscono i rispettivi
diritti e impegni. Ad esempio se si verifica il problema legato alla displasia
dell’anca del cane, una patologia poligenica, che spesso pur non essendo
manifesta nei genitori può comparire
nei figli, un allevatore dall’“A maiuscola” è tenuto a coprire le spese per
le cure dell’animale. Viceversa, se
l’allevatore riscontra delle irregolarità
sul mantenimento del cane, ha il diritto toglierlo al proprietario.
Ma come hanno fatto i Labrador
a conquistare il cuore dei coniugi
Butković, monopolizandone l’attenzione? In primo luogo perché ognuno sceglie la razza del proprio cane
a seconda del proprio temperamento
e possibilità. Il labrador è un animale calmo, riflessivo, sa ciò che vuole,
che non si può ingannare o comprare, e che infine ripaga con gli interessi
quanto in lui è stato investito. Da un
punto di vista formale il Labrador è
considerato un cane da caccia, che per
diventare tale a tutti gli effetti deve seguire dei corsi d’addestramento e superare degli esami legati alle caratteristiche innate (reazione agli spari, caccia all’anatra a terra, sott’acqua ecc.).
D’altra parte, il Labrador può definirsi un cane universale, che tra l’altro
negli ultimi quindici anni detiene il
primato di popolarità in America. Gli
piace imparare e collaborare. Viene
usato come guida, a scopi terapeutici,
per le ricerche di polizia, e addirittura
in qualità di giurato nei tribunali (sempre negli Stati Uniti, e nei casi legati
a maltrattamenti di minori e in famiglia, dove con il suo comportamento
nei confronti degli accusati può essere
di aiuto alla corte). Uno dei principali
pregi dei Labrador consiste nella loro
altissimo soglia di tolleranza. Infatti,
è estremamente raro imbattersi in un
Labrador aggressivo. È adorato dai
bambini, e per le sue numerose caratteristiche positive può essere di enorme aiuto ai ragazzi con difficoltà nello sviluppo. È un cane che ha bisogno
di essere al fianco del proprio padrone
costantemente, non sopporta la solitudine, essere legato alla catena o rinchiuso in recinti.
Una passione
a tempo pieno
A qualcuno, però, può sembrare
strano o almeno difficile condividere la casa e il cortile, con ben quattro
esemplari, ed è risaputo che i Labrador non appartengono alla categoria
delle razze “pocket”. “Il fatto che ci
troviamo con quattro Labrador, ovvero con ‘la regina madre’ Rita Nika,
dalla quale (nella prima cucciolata
del 2005) sono nati il maschio Lancester, e le femmine Lilo e Lacrima
(chiamati anche Lanči, Buba e Suzi),
è puramente casuale, e di questa decisione non ci siamo pentiti nemmeno
per un istante”, ha raccontato Vesna.
“Ovvio che talvolta ci sono dei problemi perché non possiamo lasciarli
soli per troppo tempo, non possiamo
permetterci le vacanze e dobbiamo
fare a meno di molte cose, e inoltre
è necessario avere sempre a disposi-
zione un servizio veterinario che segue i nostri beniamini (nel frangente è
stato ringraziato il veterinario Mikele
Medica che cura i loro cani sin dalla
nascita,nda). Ai nostri labrador nulla
è proibito, partendo dal fatto che dormono sul divano e sul letto”, ha spiegato Vesna.
Anche i cani
vanno a scuola
I Labrador della famiglia
Butković hanno persino frequentato la “scuola”. Hanno seguito per
due anni un corso di addestramento
a Valbandon, con l’istruttore Dalibor
Ivancic, imparando come comportarsi durante le mostre, a tenere il passo,
lasciarsi controllare dai giudici ecc.
L’addestramento è importante anche
perché aiuta i cani a socializzare, a famigliarizzare con i vari tipi di suoni,
insegna loro come comportarsi con le
persone, con i bambini ed altro. Con i
Labrador non ci sono, in pratica, delle situazioni stressanti. Un grosso difetto comunque ci sarebbe: i Labrador
nel vero senso della parola non sarebbero dei “ghiottoni”, però certamente dei “buongustai”. È assai difficile,
infatti, impedire loro di mangiare il
cibo trovato a terra. Ciò li espone a
grossi rischi, considerati i vari veleni
che vengono gettati dalle persone all’aperto. “Fortunatamente, sempre facendo grossa attenzione, sinora siamo
riusciti ad evitare delle indesiderate
conseguenze”, hanno detto i coniugi
Butković.
Di mamma
ce n’è una sola
Ma singolarmente i Labrador della famiglia Butković come sono? “I
nostri labrador (dal pelo nero Rita
Nika e Buba, mentre sono di colore
giallo i mantelli di Lanči e Suzi) non
hanno un ‘capobranco’, e sono tutti
uguali nella loro gerarchia. Poi, ovviamente, ognuno ha delle caratteristiche diverse”. “Lanci, per esempio,
è calmo, non ama correre e trascorre una vita da... ‘pensionato’. Buba,
invece, è ritirata e taciturna, mentre
Suzi è assai curiosa, ed è il ‘diavoletto
in famiglia’. La mamma resta sempre
la mamma, per cui Rika Nika ricopre
un ruolo particolare, ed è la beniamina di casa”. È soprattutto Živko ad
avere un debole per Rika Nika, tanto
da avere coniato un moto: “Più gente
conosco, e più apprezzo il mio cane”.
“I nostri Labrador – ha proseguito Vesna –, sono dei classici poltroni, che
però hanno ben definito il piano d’attività giornaliero: si alzano alle 7 del
mattino, fanno la loro breve passeggiata, ricevono il proprio premio, leg-
gi merendina, e tornano a ‘coricarsi’.
A mezzogiorno escono per un’ora, e
al ritorno dal passeggio, alle 13.30,
mangiano il pasto quotidiano. Dopo
la... ‘siesta’ pomeridiana, verso le 19,
si va nuovamente a spasso, questa
volta un po’ più a lungo”.
Una dieta equilibrata
Nonostante trascorrano in casa
per gran parte della giornata, ai Labrador non passa per l’anticamera
del cervello di rosicchiare i mobili od
altro, e nemmeno di toccare le piante
che adornano il cortile e l’orto della
casa dei Butković. Ognuno ha il proprio giocattolo da prendere in bocca e
con il quale divertirsi. D’estate i cani
della famiglia Butković adorano nuotare e vengono accompagnati al mere
quotidianamente.
Si presume che sfamare quattro
Labrador non sia cosa da poco, e poi
l’alimentazione dovrebbe essere variegata... “Le spese certamente non
sono trascurabili, anzi, in quanto i
cani mangiano cibi combinati, quali carne (di vitello e pollo), frutta
(mele, mandarini, banane, delle quali sono particolarmente ghiotti, tanto che ogni giorno se ne mangiano
una a testa), crocchette varie (con le
quali non bisogna eccedere per evitare che il cane sviluppi la gastrite),
per non parlare dei tuorli d’uovo
(una volta alla settimana), latticini
ecc. Tutto sommato un menù “salato”, però noi siamo disposti a fare a
meno di determinate cose pur di non
far mancare il necessario ai nostri
Labrador”.
Due «pet park» per Pola
I Labrador dei coniugi Butković
hanno partecipato a numerose mostre, esposizioni e gare, conquistando
premi, coppe e riconoscimenti. “Non
c’è stata manifestazione, in Croazia
o all’estero (Slovenia, Italia), dove
non abbiamo ricevuto qualche riconoscimento. Queste sono cose che ti
riempiono d’orgoglio e felicità, sapendo che non è un caso se proprio
il tuo cane viene scelto dai giudici in
mezzo ad altri cinquanta animali”, ha
osservato Vesna. Come menzionato
in precedenza, Vesna Butković è segretaria della Società cinofila polese,
che prossimamente intende portare
a termine alcuni progetti, di grosso
vantaggio per i cani, i loro padroni e
la cittadinanza. Si parla, nel concreto,
dell’apertura di due parchi giochi per
cani, il primo dinanzi al Centro sociale Rojc e il secondo nell’area verde presso l’incrocio tra le vie Altura,
Diacono e Divković. Le strutture dovrebbero essere di tipo chiuso, ovvero recintate e attrezzate con altalene,
tunnel, contenitori per la raccolta de-
gli escrementi e alberi. Tutto dovrebbe essere realizzato attenendosi alle
normative europee, e con il fine di
liberare gli altri spazi cittadini dalla
presenza di questi animali. La realizzazione dei “pet park”, ovviamente,
dipende dai mezzi finanziari (per ogni
impianto è necessario investire circa
200.000 kune), che dovrebbero essere
elargiti dalla Città. Inoltre, si sta risolvendo il problema relativo alle spiagge per cani: al momento a Pola ne esiste solamente una a Saccorgiana, concessa dall’Arenaturist. Le altre spiagge sono accessibili ai cani solamente
dalle 20 alle 6 del mattino, un orario
questo non appropriato visto che nella tarda serata le coste possono essere
ancora frequentate dai bagnanti e dai
bambini. Ma a parte tutto, ha voluto
ribadire Vesna, è necessario migliorare la cultura dei proprietari dei cani,
che lasciano gli escrementi degli animali dappertutto, e portano a spasso
cani pericolosi senza il guinzaglio o
museruola nei luoghi pubblici, dove
ci sono altri cani, persone e bambini,
che di conseguenza possono trovarsi
a rischio.
Infine, quali sarebbero i consigli
da dare alle persone che decidono di
adottare un amico a quattro zampe?
“Di adeguare il desiderio di possedere un cane alle proprie possibilità e al
proprio carattere. Par quanto riguarda
i Labrador, si tratta di animali consigliati alle famiglie con bambini piccoli, perché si tratta di cani ‘loquaci’,
non aggressivi, pazienti e voglioso di
imparare”, ha concluso Vesna.
L’ora della banana
Il palmares
dei Labrador
dei Butković
6 animali
Mercoledì, 18 maggio 2011
ITINERARI A New York per un viaggio tra dinosauri e balene
Il Museo americano di storia naturale
a cura di Nevio Tich
D
ici New York e pensi subito al divertimento o alle opportunità di business. Ma
la “Grande Mela” è anche molto
altro, a conferma di chi la considera un po’ la “capitale del mondo”. Raccontare a parole il fascino
di Manhattan e degli altri quattro
Boroughs (Distretti) newyorchesi
è molto difficile, quasi impossibile. Quel che è certo è che ognuno, a
seconda dei propri gusti e interessi,
troverà in questa metropoli qualcosa per sentirsi a proprio agio e gli
amanti dell’universo degli animali
e della natura in generale di certo
non costituiscono un’eccezione.
L’American Museum of Natural History (AMNH), in italiano
Museo americano di storia naturale, è, forse, un dei luoghi meno
“adrenalinici” da vedere a New
York, ma è comunque un’importante tappa per comprendere le origini della vita sulla Terra. Risulta
difficile trovare altrove al mondo
una raccolta paragonabile, e anche
chi di arte e cultura non è un patito, come il caso dell’autore di questo testo, ne rimarrà profondamente
colpito ed entusiasta.
L’AMNH è una delle mete più
gettonate dai bambini e dai ragazzi. Impossibile non notarlo, dal
momento che le scolaresche si
susseguano quotidianamente una
dopo l’altra. Gli studenti arrivano
da New York, dai vicini sobborghi
di Newark, New Jersey e Harrison,
ma in realtà un po’ da tutti gli States. L’AMNH accoglie circa quattro milioni di visitatori l’anno ed
è facile capirne il perché appena
messo piede all’interno del museo
e data un’occhiata a una delle sue
45 sale. Con le varie esposizioni
da scoprire e gustare è abbastanza facile, quasi dovuto, trascorrere
al suo interno una giornata intera,
senza annoiarsi per un solo istante.
DAL 1869 AI GIORNI NOSTRI Il Museo americano di sto-
ria naturale, nella zona dell’Upper
West Side di Manhattan (sulla Central Park West, fra la 79.esima strada e il Central Park), è stato fondato
nel 1869 da un gruppo di persone,
tra le quali Thee Roosvelt, il padre
di Theodore Roosvelt, il 26.esimo presidente degli Stati Uniti. E
proprio una statua del presidente Roosevelt posta sulla gradinata
del museo accoglie i visitatori dinanzi all’ingresso principale della
struttura di fronte al Central Park
Side. Da lì, i 25 edifici comunicanti
che costituiscono il complesso dell’AMNH sono aperti per la visita e
offrono una straordinaria opportunità di apprendimento. E con una
serie di collezioni costituita da 32
milioni di cimeli, anche se ciclicamente alcuni sono ritirati dalle
proprie bacheche per essere sottoposti a cicli di manutenzione o ristrutturazione, sicuramente capirete meglio il pianta sul quale vivete.
Verrete, inoltre, a conoscenza delle
origini della Terra, della sua flora e
fauna, nonché dell’universo che ci
circonda.
IL T-REX E LA BLUE WHALE Il museo è noto soprattutto per
le sale dedicate alla preistoria e ai
dinosauri. La più impressionante è
senza ombra di dubbio la riproduzione delle ossa fossili di un gigantesco barosauro (Barosaurus lentus)
alto 17 metri, rappresentato mentre
indietreggia per proteggersi da un
predatore. Immancabile anche uno
sguardo al famigerato tirannosauro
(Tyrannosaurus rex, T-Rex per gli
“amici”). Questa che vi abbiamo
appena presentato è soltanto una
minuscola fotografia dell’immenso
museo che oggi occupa ben quattro
isolati. Un’altra sala molto visitata
è la Milstein Hall of Ocean Life dedicata alla vita negli oceani. La riproduzione della Blue Whale, ossai
della balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), in scala 1:1 appesa al soffitto è uno dei pezzi più
conosciuti e suggestivi del museo.
Più di recente, è stata inaugurata
La Blue Whale, una delle principali attrazioni
Una delle 45 sale del museo aperte ai visitatori
Uno degli ingressi, da notare le felci sagomate a forma di dinosauro
anche il Rose Center for Earth and
Space dedicato all’esplorazione spaziale e all’astronomia. La suggestiva
visione del Hayden Planetarium non
lascia indifferenti. Il visitatore è immerso in uno dei simulatori di realtà virtuali più grandi al mondo progettato allo scopo di far presentare
ai visitatori le scoperte riguardanti
l’evoluzione del nostro sistema solare, dello spazio e dell’universo in
generale. Il museo offre un percorso
culturale sulla storia naturale adatto
sia ai bambini sia agli adulti. Nelle
sale dell’American Museum of Natural History si possono ammirare
sequoie giganti, meteoriti, uno zaffiro gigante da 563 carati, minerali,
esposizioni di ambiente ed ecologia,
riproduzioni di mammiferi, pesci e
animali, oltre alla ricostruzione nella
sezione del museo “North American
Indian” degli ambienti in cui vivevano le antiche popolazioni di pellerossa. Si stima che il museo ospiti
le riproduzioni del 96 per cento circa delle specie di uccelli esistenti al
mondo. Nella sezione Hall of Biodiversity è stata, invece, ricostruito un
angolo di foresta pluviale.
ORARI DELLE VISITE E
PREZZI La visita al Museo americano di storia naturale è possibile soltanto in orari prestabiliti, che
possono essere prenotati in anticipo. Anzi, è consigliabile farlo per
non rischiare di dover attendere ore,
o peggio dover rimandare la visita
di un’intera giornata. L’AMNH è
aperto quotidianamente dalle 10 alle
17.45, con l’eccezione delle Festività natalizie e della Giornata del Ringraziamento, quando rimane chiuso.
Il prezzo base (ci sono poi pacchetti
speciali che includono visite molteplici, pasti, uso di culle per bambini, ecc) è di 16 dollari per gli adulti
(e studenti) e 9 per i bambini (dai 2
ai 12 anni). Il consiglio che vi diamo
è di acquistare il “New York Pass”
(www.newyorkpass.com) o il “City
Pass” (www.citypass.com), che permettono di accedere a questo museo e agli altri più importanti, nonché a numerose attrazioni di New
York come l’Empire State Building
o la Statua della Libertà, a un prezzo scontato ed evitando di fare la fila
alle biglietterie.
QUALCHE
CONSIGLIO
PRATICO Arrivare all’AMNH è
molto semplice, anche se per chi
visita New York per la prima volta
l’approccio con la metropolitana può
Lo scheletro di un feroce T Rex esposto nella sala dei dinosauri
All’AMNH sono esposti gli esemplari della maggior parte
degli animali vissuti sulla Terra in ogni epoca
essere molto… traumatico. Il consiglio pratico che vi diamo è di “fare
bene attenzione al numero o alla lettera della linea che si vuol prendere”. Per raggiungere l’AMNH bisogna prendere le linee B o C e
scendere alla fermata dell’81.esima
strada per poi seguire l’indicazione
“American Museum of Natural History”, oppure la linea 1 e scendere
alla fermata della 79.strada. Se non
siete sicuri di farcela, e, onde evitare
magari di finire dall’altra parte della città, prendete uno dei famosissimi Yellow Cabs. Il taxi vi costerà di
più, ma vi porterà direttamente a destinazione.
Restare affamati nei pressi del
museo è impossibile. A cinque minuti di cammino c’è il ristorante
“Isabella” (famoso per la pasta e i
ravioli), a dieci la pizzeria “Patsy’s”
e i ristoranti “Bello Sguardo” (cucina mediterranea) e “Cesca” (gastronomia italiana). Se cercate, invece, dove dormire, ad appena 300
metri di distanza dal museo sorge
l’albergo “per famiglie” Excelsior
e a mezzo chilometro l’Amsterdam Inn.
Infine, una curiosità, che se non è
un primato poco ci manca. Il sito ufficiale del museo (www.amnh.org)
è consultabile in ben 54 lingue, tra
le quali l’italiano, il croato e lo sloveno. Qualche frase può risultare
forse un po’ sballata o insensata,
ma sicuramente vi renderà l’idea
di ciò che avete in programma per
visitare.
animali 7
Mercoledì, 18 maggio 2011
ATTUALITÀ Un argomento che suscita grande interesse in tutta l’Unione europea
La lotta per la fine dei test sugli animali
a cura di Marco Grilli
«A
mali anche quando ti
ami” è il significativo
slogan adottato dalla
Lega Anti Vivisezione (LAV) nella campagna promossa dalla coalizione ECEAE – l’unione delle
principali associazioni animaliste
europee – volta ad ottenere il divieto dei test sugli animali per la
sperimentazione dei prodotti cosmetici. Si avvicina una data fatidica, l’11 marzo 2013, che dovrebbe sancire, alla fine di un lungo e complesso iter legislativo, il
divieto assoluto europeo di testare
e commercializzare materie prime
cosmetiche sperimentate su animali, come stabilito dalla Direttiva Ue del 2003. Non mancano
però i rischi che ciò non avvenga.
La Commissione e il Parlamento
europeo, nonostante la forte partecipazione dell’opinione pubblica a questo tema, potrebbero
infatti seguire il parere di alcuni
esperti e far slittare di altri dieci anni l’entrata in vigore del divieto, giustificando tale provvedimento con l’assenza di adeguati
sistemi alternativi.
Oggi solo il 30 p.c. degli esperimenti su animali riguarda la medicina, la chirurgia e la psichiatria, mentre il restante 70 p.c. si riferisce a test per prodotti cosmetici, industriali e bellici. Ogni anno
migliaia di animali (oltre 5.500
secondo i dati del 2005), prevalentemente cavie, ratti, topi e conigli, subiscono atroci sofferenze,
nascoste dietro l’aspetto accattivante dei nostri rossetti, profumi
e bagni schiuma. Per cosmetico
intendiamo un prodotto destinato ad esser applicato sulle superfici esterne del corpo umano o sui
denti e le mucose interne della
bocca, differente da un farmaco
poiché ha solo un’azione locale e non viene metabolizzato. La
Direttiva 76/768/CEE, emanata
nel 1976 allo scopo di uniformare a livello europeo la disciplina
relativa alla produzione e vendita
dei cosmetici imponeva l’utilizzo
di animali per testare gli ingredienti di tali prodotti. Nello stesso
anno fu stilato il cosiddetto Positive List: un elenco di sostanze non
necessitanti di ulteriori prove per
essere utilizzate in un cosmetico.
La battaglia degli antivivisezionisti, con la conseguente mobilitazione dell’opinione pubblica,
ha portato dei primi risultati nel
1993 con la Direttiva 93/35/CEE,
che si poneva come scopo l’eliminazione dei test sugli animali per
gli ingredienti dei prodotti cosmetici così come per il prodotto finito. Non tutto però è filato liscio.
Se il Parlamento europeo chiedeva l’applicazione della direttiva
stessa, sul fronte opposto si schierava la Commissione, scettica
sull’esistenza di metodi alternativi sufficientemente sicuri. Questa situazione di contrapposizione
e stallo fu superata solo dieci anni
dopo, per l’esattezza il 27 giugno
2003, quando fu approvato il settimo emendamento della Direttiva cosmetici, da applicare in tre
differenti fasi. La prima, entrata in vigore l’11 settembre 2004,
stabiliva il divieto di eseguire
test su animali per il prodotto finito, all’interno dell’Ue, nonché
il bando alla vendita di cosmetici
il cui prodotto finito e i cui ingredienti fossero stati testati su animali al di fuori dell’Ue. La seconda, partita dall’11 marzo 2009, ha
sancito il parziale divieto dei test
sugli animali per gli ingredienti
realizzati all’interno dell’Ue e la
fine della vendita di cosmetici che
ricorrevano a ingredienti testati su
animali, prodotti in qualsiasi paese. La terza, prevista per il 2013,
coinciderebbe col divieto assoluto dei test cosmetici sugli animali perché metterebbe la parola fine
alla sperimentazione su tre aree
rimaste escluse dal punto precedente, cioè la tossicocinetica, la
tossicità riproduttiva e la tossicità
a dosi ripetute.
Gli antivisezionisti e molta
parte del mondo scientifico sono
convinti della validità e sicurezza
di metodi alternativi. Un esempio: al posto del draize test oculare, volto a studiare l’irritazione
dell’occhio prodotta dalle sostanze da testare, si potrebbe ricorrere
al test di Bettero, che utilizza lacrime umane in coltura. Ad oggi,
tuttavia, l’unico metodo sostitutivo convalidato dal Comitato
scientifico consultivo del Centro
europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM) risulta il Corrositex, che per testare
la corrosione della pelle utilizza
una speciale membrana e rivelatori chimici. I medici antivivisezionisti partono dalla semplice e
oggettiva constatazione che gli
animali non sono modelli sperimentali adatti all’uomo, poiché
troppo diversi dal nostro genere. Ogni specie animale, venendo alle loro conclusioni, risulta
biologicamente, fisiologicamente,
geneticamente e anatomicamente
molto diversa dalle altre, rendendo così inefficaci le estrapolazioni
dei dati tra una specie e l’altra. A
giudizio degli antivivisezionisti,
la vivisezione, oltre ad essere eticamente inaccettabile poiché nega
qualsiasi diritto agli animali e cela
interessi non a beneficio della salute umana, è un errore metodologico che porta a trascurare metodi scientifici sostitutivi molto più
affidabili e non cruenti. Se è lecito ricordare che oggi esistono sul
mercato oltre 200.000 ingredienti cosmetici in grado di soddisfare ogni esigenza (non introdurne
di nuovi eliminerebbe il ricorso
alla vivisezione) bisogna anche
rilevare che larga parte della comunità scientifica sta orientando i
propri sforzi verso la diffusione di
metodi alternativi che non prevedono il ricorso agli animali e sono
ritenuti più affidabili e sicuri. Tra
questi ricordiamo: i test in vitro;
i modelli informatici; le analisi
chimiche; le indagini statistiche;
gli organi bioartificiali; i microchip al DNA e i microcircuiti con
cellule umane. Il traguardo dell’abolizione della sperimentazione su animali resta lontano ma
alcuni dati lasciano ben sperare,
se pensiamo che il 70 p.c. della
ricerca biomedica non ricorre più
alla vivisezione, che è del tutto
scomparsa anche da altri settori,
dai crash test sulle automobili ai
test di gravidanza, dalle prove per
Il logo creato dalla Coalizione europea contro la vivisezione per
segnalare i prodotti delle aziende che aderiscono allo Standard Internazionale “Stop ai test su animali”.
verificare la contaminazione batterica di farmaci ai diversi test di
tossicità su sostanze chimiche. A
questo punto la palla passa ai consumatori, che possono contribuire
a porre un freno alla vivisezione
scegliendo di acquistare prodotti
cosmetici non testati su animali,
in grado di offrire garanzie non
solo di eticità ma anche di sicurezza per i consumatori. Alcune
aziende hanno scelto di garantire
un impegno etico e di qualità verso i clienti aderendo allo Standard
internazionale “Stop ai test su animali”, controllato dall’Istituto per
la certificazione etica e ambientale (ICEA) per conto della LAV.
Ma cosa si richiede alle ditte “Cruelty free” che intendono
aderire a tale Standard? Tre condizioni fondamentali: non testare su animali il prodotto finito,
né commissionare a terzi tali test
sul prodotto finito; non testare i
singoli ingredienti, né commissionare a terzi questi test, ed infine, per gli ingredienti acquistati
già testati dai fornitori, dichiarare
che questi test sono avvenuti prima di un dato anno preso a scelta, impegnandosi a non comprare
ingredienti testati dopo tale anno.
Le aziende italiane ed estere che
hanno aderito allo Standard internazionale, spesso appartenenti alla grande distribuzione e di
facile reperibilità sul mercato,
sono alcune decine e facilmente
consultabili sul sito della LAV o
sulla “Guida pratica ai cosmetici
non testati su animali”, distribuita
gratuitamente dalla stessa associazione. Scegliere tali prodotti pare
la scelta più logica per chi crede
che gli animali non siano una provetta e che l’estetica debba al più
presto far rima con l’etica.
8 animali
Mercoledì, 18 maggio 2011
AGENDA
CONCORSO
In Più Animali ti premia
Scatta una fotografia, scrivi una poesia, fai un disegno (su foglio
A4) o dedica un racconto a un animale, vero o immaginario, al quale
sei particolarmente legato e invialo in busta chiusa a “La Voce del Popolo” – “In più Animali” (Via Re Zvonimir 20a – Fiume (Rijeka) 51000
– Croazia). Nella busta inserisci un biglietto con su scritti il tuo nome,
recapito telefonico, indirizzo ed età. Ogni mese saranno pubblicati i lavori più belli. Tra le opere pubblicate ne sarà scelta una, al cui autore andrà in premio un libro della casa editrice EDIT di Fiume. I testi, che non
devono superare le 3.600 battute (spazi compresi), le foto e i disegni, se
in formato digitale, possono essere inviati anche all’indirizzo di posta
elettronica [email protected] (le foto scattate con i cellulari la cui fotocamera ha una risoluzione inferiore a 3,2 megapixel non sono idonee
alla pubblicazione). I testi, i disegni e le foto non saranno restituiti.
FENOMENI
L’invasione delle cicale
WASHINGTON – Torna in
America l’invasione delle cicale.
Si tratta di una “speciale” razza di
insetti “periodici” che emerge dal
suolo ogni 13 anni. Le cicale stanno affiorando a miliardi. Avvolgono intere cittadine nel canto incessante dell’accoppiamento, creano
tappeti brulicanti su cui camminare, si infilano nei capelli, entrano
nelle auto, nelle buste della spesa,
rendono la vita quotidiana difficile, ma non sono pericolose per la
salute, anzi per alcuni rappresentano una prelibatezza culinaria.
Sono un fenomeno raro e prezioso per agli appassionati di entomologia. Le “cicale della Grande Stirpe del Sud”, così vengono
chiamate, esistono, infatti, solo
nella parte orientale degli stati Uniti e muoiono nel giro di un
mese. Ora si trovano già in North Carolina, Georgia, Arkansas,
Mississipi e non appena la temperatura del terreno raggiungerà i
15-18 gradi centigradi si muoveranno verso il Nord dell’Unione.
“Ce ne sono miliardi negli alberi,
le strade sono coperte dalle cicale, il loro rumore non smette mai,
sono ovunque, l’aria è densa della loro presenza”, ha commentato
dalla sua casa a Pittsboro in North
Carolina, Greta Beekius. “Godetevele tutte – ha suggerito l’entomo-
logo Gene Kritsky –, le cicale non
sono tossiche in alcun modo ed è
come vedere in presa diretta il raro
video di un eccezionale fenomeno
naturale”.
Ogni 13 anni, nel giro di alcune
settimane emergono dal terreno a
milioni, talvolta a miliardi per ettaro, cambiano colore da bianche a
nere liberandosi della loro pelle. I
maschi cantano a squarciagola per
attrarre le femmine che depositano le uova, dalle quali fuoriescono
poi le ninfe, che in 6-8 settimane
si trasformano in cicale, per immergers immediatamente dopo nel
terreno ad almeno 25-30 centimetri di profondità. Torneranno nel
2024. (a)
SONDAGGI
Delfinari poco graditi
ROMA – La maggioranza degli italiani è favorevole alla chiusura
dei delfinari in Italia. Il 68 p.c. degli italiani ritiene che non contribuiscano minimamente alla conservazione della biodiversità e dell’ambiente:
questo quanto risulta da un recente sondaggio commissionato da One
Voice, un’associazione animalista francese con la quale la Lega antivivisezione (LAV) collabora da anni per porre fine alla cattura dei delfini
allo scopo di segregarli in parchi acquatici per il divertimento umano. Il
sondaggio, diffuso in Italia dalla LAV è stato realizzato da Ipsos ad aprile e ha visto coinvolti i cittadini di quattro Paesi europei: Italia, Francia,
Spagna e Germania. La LAV consegnerà i risultati di questo sondaggio
al ministero dell’Ambiente, al quale l’Associazione ha più volte chiesto controlli presso i delfinari e i parchi di divertimento, dove i decessi
di questi cetacei sono sensibilmente aumentati negli ultimi tempi; ma
il problema sarà davvero risolto solo quando sarà finalmente proibita
qualsiasi struttura che detenga delfini, così come già accade in altri Paesi europei e come sta attualmente operando la Grecia. (a)
Associazioni
“Snoopy” - Pola:
Gsm: 098/923-0461
Web: www.snoopy.hr
Canile di Pola
Tel: 052/541-100
Gsm: 098/855-066
Società per la protezione degli animali di Fiume
Gsm: 098/649-939, 098/814-775 e 095/536-4548
Web: www.azil.org
“Lunjo i Maza” - Laurana
Gsm: 091/953-6570
Web: www.lunjoimaza.org
Associazione per il benessere e la tutela dei
gatti “Mijau”
Gsm: 091/543-5819
Associazione amici degli animali “Capica” Fiume
Gsm: 098/264-892 e 092/285-9622
Web: www.capica.hr
Gruppi cinofili
Società cinofila “OPATIJA”
Casella postale 12, 51410 Abbazia
Tel: 051/250-555
Società cinofila “RIJEKA”
Via dei combattenti di Valscurigne 2a, 51000 Fiume
Tel: 051/216-030
Gsm: 091/563-4460
E-mail: [email protected]
Club di cinofilia sportiva “RIJEKA”
Via Kumičić 38, 51000 Fiume
Tel: 051/421-457
Gsm: 091/120-8975
E-mail: [email protected]
Associazione cinofila “BUZET”
Piazza Fontana 7, 52420 Pinguente
Tel: 052/773-654
Gsm: 098/207-689
E-mail: [email protected]
Associazione cinofila “LABIN”
Vines, Casa di cultura s.n., 52220 Albona
Gsm: 098/610-801
E-mail: [email protected]
Società cinofila “POREČ”
Via Mauro Gioseffi s.n., 52440 Parenzo
Tel: 052/431-530
Società cinofila “PULA”
Via Marulić 4/I, 52100 Pola
Tel: 052/535-041
Società cinofila “ROVINJ”
Via della 43.esima divisione istriana 34,
52210 Rovigno
Tel: 052/829-041
Gsm: 091/568-2781
E-mail: [email protected]
Club “ISTARSKI GONIČ”
Via Albona s.n., 52470 Umago
Tel: 052/756-006, 052/742-101 e 052/742-019
Società cinofila “PAZIN”
52000 Pisino
Tel: 052/624-361
Gsm: 091/624-7210
Società cinofila “ISTARSKI GONIČ”
Via dell’Istria 36, 52460 Buie
Tel: 052/742-884
Gsm: 091/252-8165
Il girasole
Porpetto (Udine)
tel/fax: +39 0431 60375
Società venatorie
Federazione italiana della caccia
Via Salaria 298/A, 00199 Roma
Tel: +39/06/8440941
Fax: +39/06/844094217
Web: www.federcaccia.org
Federazione croata della caccia
Via Vladimir Nazor 63, 10000 Zagreb
Tel: 01/48-34-560, 01/48-34-559
Fax: 01/48-34-557
Web: www.hls.com.hr
Federazione slovena della caccia
Via Župančič 9, 1000 Lubiana
Tel: +386/01/24-10-910
Fax:+386/01/24-10-926
Web: www.lovska-zveza.si
Associazione venatoria di Capodistria
Via del distaccamento istriano 2, 6000 Capodistria
Tel: +386/041/427-321
E-mail: [email protected]
Associazione venatoria di Isola
Baredi 20, 6310 Isola
Tel: +386/041/327-650
E-mail: lovska.druzina.izola @siol.net
“Platak” – Fiume
Via Frane Rački, 51000 Fiume
Gsm: 091/537-0818
“Lane” – Abbazia
Via M.Lahinja 14, 51410 Abbazia
Tel: 051/271-515
Fax: 051/718-913
Gsm: 091/272-6921
“Kobac 1960” – Laurana
Via Maresciallo Tito 84, 51415 Laurana
Tel: 051/292-461,
Gsm: 091/912-2143
“Perun” – Draga di Moschiena
Mošćenice 21, 51417 Draga di Moschiena
Tel: 051/737-441
Fax: 051/739-030
Gsm: 091/794-2590
“Kamenjarka” – Lussinpiccolo
Casella postale 96, 51550 Lussinpiccolo
Gsm: 098/240-864
“Orebica” – Cherso
Via 20 travanj 3, 51557 Cherso
Gsm: 098/864-894
“Lisjak” – Castua
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RICERCA Una scoperta dello svizzero Daniel Favre
I telefonini sono dannosi per le api
ROMA – I segnali del cellulare fanno letteralmente “impazzire” le api. Lo ha scoperto uno
studio di Daniel Favre, un ex
ricercatore dello Swiss Federal
Institute of Technology, che ha
piazzato un telefonino proprio
sotto un’arnia per verificare l’effetto sullo sciame.
Durante l’esperimento, pubblicato dalla rivista Apidologie,
l’esperto ha verificato le reazioni
quando il telefono era in standby e quando, invece, era in funzione per una chiamata: nel secondo caso le api hanno iniziato
ad emettere il tipico suono prodotto subito prima di sciamare,
che è continuato fino a qualche
minuto dopo il termine della te-
lefonata. Le api, precisa Favre,
fanno tutti i movimenti tipici di
quando stanno per spiccare il
volo, ma non decollano neanche
se l’esposizione al segnale dura
20 ore. “Questo disturbo dell’attività delle api potrebbe avere
conseguenze drammatiche – ha
scritto il ricercatore nel proprio
studio –, le onde elettromagnetiche potrebbero essere fra le cause della scomparsa delle api in
tutto il mondo”. Sui motivi della
moria delle api che si registra nel
mondo occidentale ci sono diverse teorie, che coinvolgono oltre che i cellulari anche la nuova
generazione di pesticidi, la perdita dell’habitat naturale e un parassita letale per le colonie. (a)
Anno V/ n. 40 del 18 maggio 2011
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
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Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: ANIMALI / e-mail: [email protected]
Redattore esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Denis Host-Silvani
Collaboratori: Giorgio Adria, Vito Furlan, Marco Grilli, Valentino Pizzulin,
Fredy Poropat e Nevio Tich.
Foto: Fredy Poropat, Nevio Tich e d’archivio
La pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall’Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano
con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N° 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N° 2724 del 24 novembre 2004
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