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Che faremmo noi? - Fondazione Laudato Si
Raphaël P E R I O D I C O T R I M E S T RA L E D E L L A C O O P E RAT I VA S O C I A L E RA P H A Ë L N. 3/2003 DICEMBRE 2003 ANNO R a p XIX h a ë l Periodico trimestrale della coop. di solidarietà Coop. sociale Raphaël Clusane d’Iseo via Risorgimento tel. 030/ 9829136 Spedizione in abbonamento postale Art. 2 comma 20 lett. C) legge 23.12.1996 n. 662 Filiale di Brescia Tassa pagata Autorizzazione del Tribunale di Brescia n° 25 del 7/8/1975 E 0,52 C h e f a re m m o noi? Direttore responsabile: Angelo Onger Tipografia: F.lli Tagliani via Cairoli, 9 - Calcinato www.raphael.coop [email protected] S DON PIERINO FERRARI ì. Che faremmo noi senza quel Bambino, nato in quella oscura notte, pur luminosa; in quella angusta grotta, capace di gareggiare, vincendo, con tutte le regge; in quell'insignificante paese, preconizzato luogo di nascita del Condottiero di tutti i popoli?! Non faremmo nulla, perché senza di Lui, ne siamo convinti, non è possibile fare quel che si deve. Ma il Cristo, il Figlio di Dio, è nato in quella grotta, durante quella notte in quell’insignificante paese, chiamato Betlemme! (CONTINUA A PAG. 4) Raphaël - M 2 DICEMBRE 2003 Non c’è ragione che tenga l’editoriale artedì 4 novembre il punto di conoscere i miCorriere della Sera ha steri di Dio e della vita: pubblicato una lunga in«Dov’eri tu quand’io potervista con l’oncologo nevo le fondamenta della Umberto Veronesi, incenterra? Dillo, se hai tanta trata sui temi fondamenintelligenza!» (38,4). E altali della vita, del dolore, la fine Giobbe si pente e della morte. Devo confesritratta le sue lamentele: sare che leggendola mi è «Io ti conoscevo per senvenuto spontaneo il ritito dire, ma ora i miei occhiamo di una massima chi ti vedono. Perciò mi riA NGELO O NGER popolare che gli evangelicredo e ne provo pentisti hanno messo anche mento su polvere e cenesulla bocca di Gesù: re» ( 42, 5–6). «Medico cura te stesso». Sostiene poi Veronesi: Non per una ragione polemica ma per la vena di «La sofferenza è stata considerata per secoli upresunzione che percorre le parole del prof. Vena forma purificatrice, un fattore di redenzione. ronesi, che di volta in volta discetta di teologia, Osservare per una vita la sofferenza degli altri, di filosofia, di scienza e di politica, palesando però, mi ha condotto alla conclusione opposta. Il anche qualche grossa ingenuità (come quando dolore allontana da Dio. Il malato terminale è del a proposito della sua esperienza di ministro, del tutto concentrato su se stesso. Il male lo induce mondo della politica afferma: «Vi ho trovato pasa dimenticare il bisogno della divinità, lo distrae, sione, non ho mai visto segni di corruzione, neplo impegna in ogni momento. È un cattivo consipure di quella intellettuale»). gliere. Va prevenuto, lenito con ogni mezzo diPer evitare di ripetere il suo errore, cioè di spasponibile, se possibile sconfitto. E la premessa ziare sul mondo universo (che nel mio caso sadi questa battaglia è ripristinare il primato della rebbe aggravato da deficienze ben più corpose ragione». di quelle di Veronesi) vorrei soffermarmi su alcuIn effetti nella cultura cattolica ci sono state, e ci ne affermazioni importanti del Professore sul sono tuttora, tendenze che esaltando la forza rapporto tra dolore/morte e fede e sul ruolo purificatrice della sofferenza scavalcadella scienza in questo camno facilmente l’ostacolo di un peso a o po, perché toccano problemi volte insopportabile, soprattutto quann di telefo i r e esistenziali che interessano m do si abbatte improvviso, alla faccia u In tori a l u b m a tutti da vicino e che portano di tutte le prevenzioni e le ragioni di degli ben oltre il sapere. questo mondo. L’atteggiamento che, 2 o t 6 Innanzitutto Veronesi rovescia per un cristiano, riconduce alla fon696 Calcina 030/99 200 4 la tesi di un Giobbe paziente te del mistero è quello di Gesù nel6 9 030/9 8 8 0 2 8 9 sostenendo: «Giobbe non acl’orto degli ulivi. Matteo gli fa prima /9 fax 030 cetta la sofferenza ingiusta, l’imdire: «Una tristezza mortale mi opo e ne d’Is 0/9829136 a s lu C 3 perscrutabilità del potere divino. prime», e poi gli mette sulla bocca 0 25 /98290 Vi si ribella e Dio non lo condanqueste parole: «Padre mio, se è fax 030 (Mn) o d e r ff na». Tesi molto ardita, perché se è possibile, allontana da me queGo 71292 Castel 0376/7 vero che Dio critica gli amici presto calice di dolore! Però non si 4 2 o suntuosi che vorrebbero costringefaccia come voglio io, ma come 800 Lograt 030/97 re Giobbe a riconoscere colpe che vuoi tu». E lo ripeterà una seg) 8 B ( 3 3 e 3 r 8 e non ha, è altrettanto vero che rimconda volta, dopo aver scoperLov 035/9 a d r provera Giobbe per la pretesa apto che gli apostoli più vicini a G lla del 2559 0 9 /9 0 Rivolte 03 l’editoriale dormivano (26, 38–42). Tuttavia appare davvero provocatoria l’idea che il dolore allontani da Dio e che l’unica via per difendersi sia la ragione. Anche perché l’intervistatore scrive: «Racconta – sempre Veronesi – di non ritenere che la morte sia un passaggio più lieve per i credenti; di aver avuto a volte l’impressione contraria, che i non credenti siano i più preparati alla fine, i più consapevoli del dovere di cedere il posto alle nuove vite». Sarebbe interessante poter conoscere i dati concreti che permettono a Veronesi di sostenere queste tesi che a me sembrano, sinceramente, dovute a una forzatura, nel tentativo di giustificare l’esaltazione della ragione e l’esigenza di un nuovo illuminismo. Peraltro il problema non è rappresentato da un’improponibile e assurda gara tra credenti e non credenti per stabilire chi muore meglio o peggio. Il dramma è tutto nell’incontro–scontro tra la vita e la morte. Che sia un dramma lo conferma ancora Gesù Cristo con il suo grido sulla croce: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato» (Matteo 27,46). Quindi è vero che il dolore e la morte possono generare un durissimo faccia a faccia con Dio, fino alle soglie di un disperato senso di abbandono. La stessa condizione di dolore lancinante, per l’invasività di una malattia crudele, per la perdita di una persona amata, per gli sconforti mortali di qualsiasi genere, possono apparire insopportabili, quali che siano le convinzioni personali, religiose o no, di chi soffre. Ma si può affermare con sicurezza che la ragione non è e non può essere la via d’uscita. Perché i dolori più grandi sono quelli irragionevoli, senza senso, come è capitato a Giobbe, figura emblematica di tutti i sofferenti innocenti. Che può dire la ragione di tutte le stragi di innocenti, dalla prima consumata a ridosso del Natale alle ultime, condensabili in una parola insensata, Auschwitz? Che può dire la ragione della capacità dell’uomo di essere disumano? Questi interrogativi ci portano al centro del problema: il dolore e la morte sono parte di un mistero insondabile che nessuno è in grado di decifrare. Coloro che sostengono il contrario, con o senza Dio, mentono a se stessi e agli altri. È Raphaël - DICEMBRE 2003 questo uno dei tanti aspetti esistenziali sui quali si può pacificamente affermare che non c’è bisogno di alcun nuovo illuminismo perché quello vecchio non ha saputo illuminare alcunché, perché è un compito superiore alle forze dell’uomo. Questo modo di pensare non induce affatto all’accettazione passiva, e tanto meno al masochismo, di fronte al dolore e alla morte: un cristiano combatte con tutte le sue forze contro il dolore e la morte, soprattutto a favore degli altri, invocando come Gesù l’allontanamento di un calice tanto amaro: poi, se la grazia lo accompagna, accetta la volontà imperscrutabile di Dio. È un atteggiamento irrazionale? Se si deifica la ragione umana, certamente la fede in Dio porta oltre e altrove, ma non per un rifiuto di tutte le risorse della ragione, bensì per intrinseca incapacità della ragione di districare l’intreccio tra dolore, male, morte. Del resto quando si pensa che la cura del dolore o l’approccio alla morte possano essere questioni risolvibili sul piano umano, si imbocca la strada della presunzione come quella che fa dire a Veronesi: «Il medico esercita una sorta di potere magico sul paziente. Può alleviare, oltre alla sofferenza del corpo, quella della psiche». Per molteplici esperienze personali, dirette e indirette, mi sento di dire con forza che non serve un medico demiurgo, salvatore del mondo; basta e avanza un medico capace di ascoltare ogni malato per capire nel profondo la verità della malattia della persona singola (non del malato standard di una malattia codificata); basta e avanza un medico capace di trasmettere al malato la sensazione che avrà tutto l’aiuto necessario e possibile, che pur non può contemplare i miracoli. A partire da qui ci sarebbero tante cose da dire sulla realtà quotidiana dei rapporti tra medici e malati; non quelli del libro dei sogni di Veronesi, ma quelli della sofferenza aggiunta provocata proprio da chi dovrebbe alleviarla. Se penso a quanto scriveva, secondo me giustamente, Thomas Mann convinto che «il sintomo della malattia è sempre in qualche modo una metamorfosi dell’amore», mi vengono i brividi. • 3 Raphaël - 4 DICEMBRE Sentinelle 2003 Che faremmo noi? Le Sentinelle del Laudato sì – segue da pag. 1 – Per comprendere il senso del vocabolo sentinella, è necessario riferirsi alla corrispondente voce latina «custos». La sentinella, o custos, vegliava per custodire la città da inaspettati e impensabili pericoli. Quando la sentinella intravvedeva, o sentiva l’avvicinarsi di qualche pericolo, avvertiva chi di dovere, perché intervenisse a scongiurarlo. Perché il nome di «Sentinelle del Laudato sì’»? C’è forse qualche pericolo da scongiurare? In questo nostro tempo, molte persone sono idealmente smarrite, umanamente incerte, senza speranza, disorientate; perciò la Sentinella del Laudato sì vuole essere presenza di speranza; modesto baluardo all’imperversare dell’idolo chiamato economia; squillo di tromba nella notte, per svegliare chi sogna incubi, che si fa ancora giorno. Tromba, che invita a condividere i grandi ideali umani e cristiani. Tromba, che chiama alla solidarietà. Tromba che invita alla preghiera. È nato uomo, Lui, Dio; è nato per crescere in età, sapienza e grazia; è nato per compiere la volontà del Padre, e cioè, per annunciare ai poveri il Vangelo, per dare la vista ai ciechi, per curare i malati, per portare in Paradiso quelli che Lo seguono durante la loro vita terrena. Chi può seguire Gesù? Coloro che fanno pulsare il cuore d’amore sconfinato per gli amici, per i nemici, per i sani, per i malati, per i potenti, per gli umili... È l’amore che conquista il mondo, non la potenza bellica e neppure la potenza economica, pronosticata oggi come avvento messianico. Ma... il Messia è già venuto senza potere religioso, senza potere economico, senza potere politico. È venuto col potere del servizio al Padre e ai fratelli: a tutti i fratelli, ricchi e poveri! È Lui la prima Sentinella, che veglia sulla natura, sul mondo umano e sovrumano. Se chiamo a raccolta i «centomila», perché diventino «Sentinelle del Laudato sì’», è perché desidero che veglino come Gesù, amando in concreto tutti, ma particolarmente i malati, i più deboli, quei «poveri cristi», che, sotto la maschera del loro dolore, nascondono il Volto di Gesù. Buon Natale! • Cento del Laudato Sì’ Raphaël - DICEMBRE 2003 Quante saranno le Sentinelle del Laudato sì? Centomila! Sì. Centomila belle anime, in corpi belli o brutti, non importa, che ogni mese si impegnano a compiere un piccolo sacrificio da tradurre in moneta, finalizzata a costruire e a gestire l’Ospedale Oncologico dove prepareremo 64 posti letto, tanti ambulatori per la prevenzione oncologica, molti altri servizi per curare i malati e… una bella Cappella dove le Sentinelle del Laudato sì’ adoreranno Gesù, esposto nell’Eucarestia, pronto ad accogliere coloro che credono nella sua abilità di MEDICO dei corpi e delle anime. Diventa anche tu «Sentinella del Laudato sì’»! omila sent inelle 5 La Sentinella La Sentinella di Gesù Cristo veglia: attenta alla Sua Parola; ai piedi del Suo misterioso Calvario; adorandoLo, nascosto sotto il velo del Pane Consacrato; confidando nella Sua Misericordia; abbandonandosi alla Sua Provvidenza; per conoscere e perfezionare il progetto della vita; per spendere con intelligente prudenza il tempo e gli altri talenti, dono di Dio; per vivere in libertà e senza compromessi dentro il mondo; per interessarsi delle sofferenze che incontra sul proprio cammino; perché i malati vengano curati e assistiti, quali membra doloranti del Cristo; perché il Laudato sì’ sia quello che deve essere: il monumento alla gloria di Dio! Amen Raphaël - DICEMBRE dai medici 2003 Un mammografo nuovo Per il meglio PROF. RENATO BERGONZINI Vantaggi Il poliambulatorio Raphaël di Calcinato ha acquisito in questi ultimi mesi un gioiello della tecnologia radiologica: il mammografo Senographe DMR Plus, che viene a sostituire analoga apparecchiatura ormai superata. La traduzione delle case costruttrici francesi ereditate ora dalla General Eletric, multinazionale statunitense, ha ormai raggiunto in questo ambito il mezzo secolo. Versatilità Questo mammografo il cui costo si aggira sui 72.000,00 euro, offre vari vantaggi: l’anodo in rhodio, che consente una qualità d’immagine elevatissima e un dettaglio anatomico ineguagliabile. Le strutture mammarie normali e patologiche appaiono perfettamente rappresentate; particolarmente importante è la possibilità di individuare meglio le minutissime calcificazioni che in alcuni casi sono il primo ed unico segno rivelatore di un tumore maligno. Possibilità Il Senographe DMR si adatta con grande versatilità alle varie situazioni cliniche: mammelle piccole o al contrario voluminose, seni con componente adiposa pressoché totale o al contrario seni densi in cui la parte ghiandolare prevale; in quest’ultimo caso lo studio mammografico diviene più difficile. 6 È stato detto che la mammografia è una tecnica che non tollera la mediocrità: una prestazione meno che impeccabile rischia infatti di non cogliere immagini molto minute, ma non per questo meno importanti; ne sono esempio le calcificazioni di cui si accennava in precedenza. Oggi le possibilità della mammografia sono state ben definite sia nelle sue competenze di screening (esame a tappeto di tutte le donne ritenute sane e comprese nell’età da 40 a 65 anni), che nella diagnosi di malattie mammarie già rilevate con la palpazione o con l’ecografia. È da ricordare alle possibili donne interessate che l’ecografia ha sempre dei limiti, soprattutto nello screening, e che quindi non deve mai essere considerata un’alternativa alla mammografia, ma piuttosto un prezioso complemento di essa. dai medici Ecografia o mammografia? Raphaël - DICEMBRE 2002 Soprattutto nelle mammelle con alta percentuale di adipe l’ecografia è più o meno «cieca», mentre la mammografia è fortemente avvantaggiata, costituendo il grasso il terreno su cui meglio si stagliano le lesioni benigne o maligne. I recenti progressi tecnologici hanno consentito di ridurre il carico di radiazioni alla mammella mediante due accorgimenti: le prestazioni superiori del tubo al rhodio e l’accorciamento automatico dell’esposizione non appena sia stata raggiunta la quantità di radiazioni necessaria per una buona radiografia. È da ricordare in fine che il Senographe DMR consente, con sistemi di stereotassi, di guidare in modo preciso eventuali prelievi con ago di tessuto mammario a scopo bioptico. • 7 MESSAGGI SOAVI Una lettera da Soave (Verona) Siamo qui – ancora entusiasti dei suoi messaggi in musica – per ringraziarLa della sua partecipazione alla nostra serata, che grazie a Lei è stata una serata diversa, speciale, da ricordare a lungo. Le Sue parole sono arrivate al cuore del pubblico, numeroso e molto attento, e molta gente parla ancora di Lei: speriamo che tutto ciò possa dare dei frutti concreti! Lei, don Pierino, è una persona speciale, di questo tutti abbiamo avuto sentore, e pertanto speriamo di poterla vedere ancora presto a Soave, magari con più calma e tranquillità. Nell’attesa, ci permetta di inviarle il filmato della serata, a ricordo di un incontro indimenticabile. Grazie ancora, grazie per tutto quanto Lei fa per chi soffre, per chi è solo, per chi ha bisogno di aiuto. E grazie anche ai Suoi validi collaboratori che l’hanno accompagnata, in special modo grazie per averci regalato per qualche momento la voce dolcissima di Lucia. Arrivederci. Soave, 12 settembre 2004 Per la Fondazione Ettore Ruffo: Maria Ada Caruso Ruffo, don Luigi Cottarelli, Maria Bigano, Franco Zenatello Raphaël - DICEMBRE Amici di Raphaël 2003 L’agenda degli Amici di Raphaël 8 La Redazione del giornalino è grata a quanti vorranno comunicare le varie iniziative che intraprendono in favore di Raphaël, inviando materiale (fotografie, cronaca, commenti) alle segreterie degli ambulatori di Calcinato, di Clusane e di Castel Goffredo. Il dolore condiviso GIOVANNI TURELLI In ricordo di Marina Bonometti Homo sum; humani nihil a me alienum puto. [TERENZIO, II sec. a.C.] «Sono un uomo; nulla, che sia umano, mi è estraneo». Così scriveva Terenzio, commediografo dell’antica Roma, più di duemila anni fa. Così sembra di poter dire a noi di fronte a don Piero e alle sue iniziative, che si muovono nei più diversi settori, che hanno oggetti diversi, che coniugano la riflessione accorta, profonda, ponderata a lungo e illuminata dalla Parola divina, con momenti di leggerezza trasognante, quasi di fiabesco disincanto. Ciò che, infatti, raccoglie e accomuna i diversi aspetti dell’esperienza di questo sacerdote è l’attenzione all’uomo, in ogni sua manifestazione; l’Uomo quale creatura del Signore, che da Dio riceve e a Dio rende. Non è certo ai lettori del giornale di Raphaël che si devono offrire presentazioni di Mamrè o dell’Associazione Raphaël, o, ancora, illustrare i momenti di una serata di «Messaggi in musica»: ma la breve riflessione introduttiva ci è parsa degna di condivisione e, a suo modo, originale. Proprio l’attenzione all’Uomo ha creato l’occasione di riproporre – lo scorso 7 febbraio, presso il Polivalente dell’Oratorio – alla comunità castegnatese il sempre fresco spettacolo musicale di Raphaël. La serata, infatti, si è svolta nel ricordo di una giovane donna, Marina Bonometti, strappata alla vita e all’affetto dei suoi cari: dal dolore dei familiari e dal bisogno di consacrare in un gesto concreto di generosità verso chi vive soffrendo l’amore nei confronti della loro figlia e moglie e il profondo sentimento della sua ancor viva presenza, è nato il contatto con l’Associazione Raphaël. Una conoscenza, dunque, che è nata dal rapporto diretto e sperimentato col dolore, una conoscenza spinta non dalla speranza di un aiuto estremo, ma dal bisogno di rendere gli altri compartecipi del tenero sentimento di affetto che la morte, fine di ogni speranza per questa vita, fa nascere negli animi più sensibili. Quell’affetto, quell’amore che sbocciano quale frutto rigoglioso del «seme che muore» e che impongono di essere comunicati e condivisi. Questo ci è parso che abbiano fatto, con molto pudore, con una presenza dignitosa e riservata i genitori di Marina; questo ci è sembrato spingere e sorreggere il marito Sauro, quando ha brevemente ricordato la moglie, condividendo il senso di una presenza viva e vigile al suo fianco. In questo contesto ci è sembrato interessante puntare l’attenzione su un aspetto particolare di Raphaël: una presenza che si manifesta ed opera anche nell’assenza, anche quando il dolore si è già consumato. L’angelo Raffaele si affianca al provatissimo Tobi e al povero Tobia nel momento più buio della loro vita, quando tutto pare perduto: così Raphaël mostra continuamente di essere presente anche quando la logica medica allarga le Amici di Raphaël Raphaël - DICEMBRE 2003 braccia rassegnata, e non si accosta al malato con false speranze miracolistiche, non nega la brutalmente misteriosa realtà, ma prende il passo di chi soffre per garantirgli una dignità fino all’estreL’AGENDA mo limite della vita. Lo stesso Cristo ha scelto di passare attraverso la natura umana per diffondere e dare forza al messaggio divino, per mostrare che ad ogni uomo, anche all’ultimo e più miserabile, non può negarsi la dignità: niente di ciò che è umano può e deve lasciare indifferenti. In quanto uomini, niente di ciò che all’uomo è strettamente connaturato e come finemente impastato nella sua stessa sostanza possiamo considerarlo a noi estraneo: nemmeno il dolore, e nemmeno il dolore estremo, senza speranza o via d’uscita. Per questo ci piace sottolineare la vicinanza di Raphaël non solo nella ricerca scientifica anche e soprattutto di prevenzione, ma particolarmente nel momento della morte, perché questa viene vista non come termine, ma come trapasso, l’uscita verso un altrove che deve essere rassicurata e accompagnata da un saluto affettuoso e dignitoso. Tutto questo passa attraverso la semplicità dei «messaggi in musica», che nel mezzo musicale proprio trovano la chiave per parlare all’intimo di ognuno; e passa attraverso la figura di don Piero, la cui esemplare rettitudine è testimoniata – secondo l’evangelico «dai frutti li riconoscerete» – dalle molte opere e iniziative. Laddove quest’ultimo cenno non vuole essere lode gratuita o sterile adulazione, ma il riconoscimento della forza e dell’importanza dell’iniziativa del singolo che, sorretto dalla forza dell’idea e dalla saldezza della fede, muove e smuove anime (ma anche e soprattutto corpi) dando vita prima ad un gruppo, poi ad una struttura, infine ad una Comunità nell’interesse e a beneficio dell’Uomo. Spinta e iniziativa che – pensando al grande progetto «Laudato sii» – non solo ci auguriamo continuino a fruttificare, ma che anche noi vogliamo accompagnare nella crescita e nella realizzazione degli obiettivi. • Due momenti della serata di «Messaggi in musica» che si è svolta a Castegnato: in alto il capogruppo locale Corrado Zanetti, a lato don Piero e Lucia e sullo sfondo uno slogan quanto mai significativo: «La realtà testarda: Dio provvede» 9 Raphaël - DICEMBRE L’AGENDA 10 2003 Amici di Raphaël Oltre i confini SONIA GONZINI «L’amicizia è un ottimo strumento per amplificare e realizzare i grandi ideali». Penso spesso a questa frase con la quale don Piero ha concluso in bellezza il concerto di pianoforte di Luciano e Willy tenutosi il 16 novembre nell´auditorium della chiesa vecchia di Clusane. Luciano e Willy sono cari amici di Monaco (Germania) città in cui risiedo ormai da quasi 5 anni. Monaco e la Baviera con i suoi laghi e le sue montagne sono un posto meraviglioso ed io ne sono tanto innamorata quanto affezionata a Clusane e orgogliosa di esserci cresciuta. Ogni volta che parlo del mio paesino e del lago d’Iseo ai miei amici, che vengono da diverse parti d’Italia, dalla Germania e da altri stati europei, questi ascoltano sempre con grande interesse e sono affascinati dai miei racconti tanto che vogliono unirsi a me quando rimpatrio per il fine settimana. Così quest’estate quando sono tornata per qualche giorno ho portato Luciano, che è pianista, e mentre ci trovavamo nella piazzetta della chiesa vecchia e io gli raccontavo di Clusane, di don Piero e delle sue numerose iniziative, lui mi ha detto «Perché non organizziamo un bel concerto per Raphaël?». Don Piero ci ha dato carta bianca per cui una volta tornati a Monaco una sera ci siamo trovati a casa di Luciano per vedere il da farsi. Luciano aveva invitato a cena anche Willy, un nostro amico pianista, e così davanti a un bel Kartoffellauflauf (sformato di patate – non poteva essere altrimenti no?) abbiamo parlato di questo progetto e proposto a Willy di unirsi. Ha accettato senza esitazioni. Il resto della serata è trascorso con i ragazzi che si alternavano al piano abbozzando il programma per il concerto, mentre io li ascoltavo deliziata.. Poi la settimana prima della data stabilita Silvia, Claudia, il mio papà ed io ci siamo dati da fare con l’organizzazione e alla fine il concerto ha avuto luogo davvero. Per me è stata una serata molto particolare. La musica mi faceva volare con il pensiero e intensificava le emozioni provate nel vedere gli amici di Monaco a Clusane e gli amici di Clusane e dintorni, venuti apposta per l’occasione, incontrare gli amici di Monaco. È stato un po’ come se Monaco e Clusane si fondessero… sono infatti le amicizie profonde e vere che ci legano ad un luogo e lo rendono tanto caro, quelle stesse amicizie che permettono di realizzare i grandi ideali iniziando dalle piccole cose, come un concerto di pianoforte. • ecco i protagonisti dell’evento: da sinistra Willy, don Pierino, Sonia e Luciano Amici di Raphaël Raphaël - DICEMBRE 2003 Nell’etere www.raphael.coop è l’indirizzo web del sito di Raphaël, sul quale si possono trovare alcune informazioni importanti sulla storia della cooperativa, le sue finalità, gli ambulatori e le modalità di accesso, il progetto Laudato Sì’ e le Sentinelle del Laudato Sì’, gli approfondimenti scientifici a cura dei medici di Raphaël. Attenzione a digitare correttamente l’indirizzo: dopo il prefisso www, bisogna digitare raphael senza la dieresi sulla e, e dopo il punto il suffisso coop (non it o com o net, ma coop, che è il suffisso che identifica a livello internazionale le realtà appartenenti al mondo della cooperazione). [email protected] è l’indirizzo di posta elettronica della cooperativa la newsletter è una modalità importantissima per essere sempre aggiornati sull’attività di Raphaël e dell’Associazione Amici di Raphaël. Iscriversi è semplicissimo: basta digitare, nell’apposita casella in alto a destra nell’home page del sito www.raphael.coop, il proprio indirizzo di posta elettronica. Fatto questo, gli iscritti alla newsletter riceveranno periodicamente, nella propria casella di posta elettronica, le comunicazioni provenienti dalla cooperativa Raphaël, incluse le comunicazioni di aggiornamenti del sito, gli annunci delle serate di Messaggi in musica, le riflessioni di don Piero, e tanto altro ancora. L’iscrizione alla newsletter è gratuita e viene caldamente raccomandata: è un modo per sentirsi più vicini ed essere aggiornati in tempo reale su tutte le iniziative. N atale in musica Piccolo, piccolo Era un Natale del secolo XVI. La Notte Santa. La chiesa era gremita. Un sacerdote, che era diventato prete, dopo aver gettato la toga alle ortiche, musicista, ma non di razza, si siede alla spinetta, era il sacerdote Alfonso Maria de’ Liguori. Non esisteva ancora nelle chiese l’organo. Mette le mani sulla tastiera, pedala, per soffiare nelle pive il necessario soffio, e suona e canta e canta e suona, come se preso da estasi: «Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo». Il popolo di Dio presente nel tempio, si lascia trasportare da quella melodia e dà inizio a una cascata di suoni, che sino ai nostri giorni scorre come un fiume di pace a Natale. Da circa quarant’anni capita anche a me d’essere «preso» a Natale d’una interiore spinta, che mi mette al pianoforte e lì, suono dopo suono, nascono musiche, imparagonabile riverbero delle armonie angeliche, echeggiate nel cielo, il primo Natale. Sollecitato dagli amici Luciano Gatti, Franco Omoretti Pezzotti e Alex Malossi, che ne ha curato le armonie, quest’anno ho prodotto un C.D. tutto natalizio, pensando di fare cosa buona, in onore del Bambino Gesù e in aiuto alle Sentinelle del Laudato Sì’, che immagino in cammino verso quel luogo, dove il Cristo si nasconde malato, sollecitati dal suono delle mie affettuose note. Pif 11 Raphaël - DICEMBRE Amici 2003 I nostri lutti Raphaël periodico della coop. di solidarietà sociale Raphaël n° 3 - dicembre 2003 Ci hanno lasciato fisicamente, ma continuano ad assisterci dal Cielo Lelia Orizio Berlingo, settembre 2003 Gino Giacomazzi Calcinato, settembre 2003 Gino Cocchi Bedizzole, settembre 2003 Maria Costa Ceresara, settembre 2003 Luigia Redolfi Paratico, settembre 2003 Mario Minari Rivoltella d/G, settembre 2003 Marina Scalvini Molinetto, settembre 2003 Lucia Bacchi Carpenedolo, ottobre 2003 In questo numero: Che faremmo noi? 1-4 Non c’è ragione che tenga 2-3 Centomila sentinelle 4-5 Un mammografo nuovo 6-7 Messaggi soavi 12 L’agenda degli Amici di Raphaël Lucia Bacchi Gino Giacomazzi L elia, fedelissima nel sostenere l’Associazione Amici di Raphaël fin dal suo nascere, ora dal Cielo continua il tuo sostegno con la preghiera per suscitare le nuove Sentinelle del Laudato Sì’. Errata corrige Nella pagina dei lutti dello scorso numero leggi Luigi Bertola, di Torbiato. Lelia Orizio 7 8-10 Nell’etere 11 Natale in musica 11 I nostri lutti 12