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PDF: I Amnesty ottobrexweb
copertine-I-Amnesty-dicembre_Layout 1 11/10/12 15.54 Pagina 2
I AMNESTY
Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – D.L.353/2003 ( conv.in L.27/022004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/Roma
Trimestrale sui diritti umani di Amnesty International n. 4 - ottobre 2012
DIRITTI UMANI IN ITALIA
© Hauke Lorenz
SERVE
UN CAMBIAMENTO
DI ROTTA
copertine-I-Amnesty-dicembre_Layout 1 11/10/12 15.54 Pagina 3
Per costruire il futuro dei diritti umani
c’è bisogno del contributo di tutti!
Per donazioni con carta di credito:
numero verde 800.99.79.99
sito: amnesty.it/sostienici
SEZIONE ITALIANA
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA DELLA CIRCOSCRIZIONE PUGLIA
Domenica 18 novembre si svolgerà l'assemblea delle socie e dei soci della Circoscrizione Puglia di Amnesty International,
presso la sede del Gruppo 213, a Lecce in via Adige 26.
I convocazione: 11:00; II convocazione: 11:30.
Ordine del giorno: approvazione odg; elezione del/della presidente dell'assemblea; presentazione dimissioni della responsabile
circoscrizionale; nomina e insediamento della Commissione verifica poteri; elezione del/della responsabile circoscrizionale,
dei/delle vice responsabili circoscrizionale/i; presentazione dei lavori del Comitato governance; varie ed eventuali.
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GRAZIE
EDITORIALE
AMNESTY
il nostro lavoro sui diritti umani ci porta spesso a guardare lontano, a interessarci di persone che vivono a migliaia di chilometri,
a scrivere a governanti dall’altro capo del mondo ma l’impegno di
Amnesty International è anche qui nel nostro paese dove, come leggerete nelle prossime pagine, spesso i diritti umani vengono violati, la dignità delle
persone non viene rispettata, le leggi non tutelano chi ne avrebbe più bisogno. Due
sono gli elementi cruciali: da un lato grosse lacune legislative, come la mancanza del
reato di tortura ma non solo, e dall’altro la diffusione di stereotipi e discriminazione.
Il lavoro di Amnesty International sull’Italia affronta entrambi gli aspetti, alimentando una cultura dei diritti umani, anche attraverso il lavoro di rete con associazioni
che si occupano di temi specifici, alcune delle quali hanno scritto in questo trimestrale, e portando avanti un lavoro di lobby sulle istituzioni. Negli ultimi tempi, anche
grazie al nostro impegno incessante, il senato ha preso decisioni importanti relative
all’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano e all’introduzione delle
norme attuative necessarie per poter rispettare lo Statuto della Corte penale internazionale e, nonostante qualche battuta d’arresto, speriamo in una conclusione positiva dell’iter parlamentare.
Ma l'Italia ha bisogno di un piano di riforme serio in campo di diritti umani, per promuovere in maniera efficace i diritti delle donne, tutelare le minoranze da violenza
e discriminazioni e proteggere la libertà di espressione e l’incolumità fisica di tutte
le persone: questa è la vera sfida che si prospetta al prossimo governo. Stimolare un
cambiamento in questa direzione sarà uno degli obiettivi del nostro impegno. Aiutaci
a potenziare l’impatto del lavoro sui diritti umani in Italia, firmando i nostri appelli,
iscrivendoti, partecipando alle nostre attività, seguendoci sui social network e sostenendoci economicamente!
Christine Weise
Presidente della Sezione Italiana di Amnesty International
IN QUESTO NUMERO
45509
dal 29 ottobre al 25 novembre invia
un sms e sostieni i diritti delle donne
in Medio Oriente e Africa del Nord
© Archivio privato
Cara amica, caro amico,
"Ringrazio dal profondo del mio
cuore i soci e le socie di Amnesty International. Quando ero in carcere,
continuavo a ricevere le vostre lettere e le vostre cartoline. Quando mi
hanno scarcerato, grazie alla vostra
azione, ho portato via con me un
sacco di 35 chili di vostri messaggi!"
Brahim Sabbar, difensore dei diritti
umani del Sahara Occidentale. Amnesty
International aveva lanciato un'azione
urgente in suo favore nel 2008
© Denis Bochkarev
“Grazie da parte di tutte le Pussy Riot
e da tutto il nostro team di avvocati.
Se Amnesty International e tante altre
persone non si fossero attivate per il
nostro caso, il pubblico ministero
avrebbe probabilmente chiesto sette
anni di carcere per tutte noi e il giudice ci avrebbe dato cinque anni.”
Nadezhda Tolokonnikova, una delle
appartenenti al gruppo Pussy Riot,
prigioniera di coscienza, condannata a tre anni di carcere solo per
aver espresso pacificamente le sue
opinioni; a ottobre è previsto il processo d’appello
SERVE UN CAMBIAMENTO DI ROTTA
Un’analisi della situazione dei diritti umani in Italia, attraverso alcuni temi cruciali: la situazione delle donne
con i dati del rapporto di Social Watch, il reato di tortura
con un articolo di Gian Antonio Stella, gli attacchi razzisti verso i migranti, raccontati da Igiaba Scego, la discriminazione delle persone Lgbt dalla voce di Agedo e
quella contro i rom con un’analisi dell’Associazione 21
luglio. (pag. 3)
ISTRUZIONI PER COSTRUIRE LA SIRIA DI DOMANI
Lo scrittore e giornalista italo-siriano Shady Hamadi
ci racconta la sua visione dell’attuale situazione in
Siria e quali sono le chiavi per aprire un futuro di
dignità e pace per la popolazione di questo paese
martoriato. (pag. 18)
DIFENDERE I DIRITTI UMANI A LAMPEDUSA
Dal 14 al 21 luglio sull’isola di Lampedusa si è tenuto il campo internazionale dedicato ai diritti dei migranti, con la partecipazione di circa 60 persone
provenienti da tutto il mondo, per capire e analizzare
cosa avviene nel Mediterraneo e chiedere con forza
all’Italia e all’Europa di invertire la rotta. (pag. 14)
VOGLIO LOTTARE PER I DIRITTI UMANI
Antonella Elia, che ha devoluto ad Amnesty International un’ingente somma dopo la vittoria dell’edizione
2012 dell’”Isola dei famosi”, ci racconta la sua collaborazione con l’organizzazione e il suo desiderio profondo di fare la sua parte per difendere i diritti
umani. (pag. 20)
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BUONE NOTIZIE
© Volontaire
Italia - 13 giugno
Il tribunale amministrativo di Milano ha stabilito il "carattere discriminatorio" dell'espressione
"zingaropoli", utilizzata nel corso della campagna per le elezioni municipali del 2011, condannando i due partiti politici Lega Nord e Partito
delle Libertà al rimborso delle spese legali e ordinando la pubblicazione della sentenza su un
quotidiano nazionale.
Egitto - 19 giugno
Mahmoud Mohamed Amin, attivista della "rivoluzione del 25 gennaio", è stato rilasciato su
cauzione. Era stato arrestato il 4 maggio al Cairo
durante un sit-in di solidarietà per ricordare Atef
Al-Gohary, attivista ucciso due giorni prima. Durante l'arresto è stato picchiato così duramente da
rischiare di perdere la vista all'occhio sinistro. Già
quello destro era stato leso in modo permanente nel
corso della rivolta del gennaio 2011, quando la polizia militare aveva sparato sui manifestanti.
Stati Uniti d'America - 25 giugno
La Corte suprema federale ha stabilito, nella
sentenza Miller vs. Alabama, l'incostituzionalità
dell'ergastolo senza possibilità di rilascio anticipato per i condannati che hanno meno di 18
anni al momento del reato. Attualmente sono
circa 2500 i prigionieri condannati all'ergastolo
senza possibilità di rilascio anticipato.
Cambogia - 27 giugno
Una corte d'appello ha sospeso la condanna e
disposto la scarcerazione di 13 attiviste di una
campagna lanciata contro gli sgomberi forzati
dei residenti della zona del lago Boeung Kak,
nella capitale Phnom Penh. Il 24 maggio, le 13
donne erano state condannate a due anni e
mezzo di carcere, al termine di un processo iniquo. Amnesty International le aveva adottate
come prigioniere di coscienza.
2 www.amnesty.it
Costa d'Avorio - 20 luglio
È stata emessa la prima condanna per mutilazione dei genitali femminili. Nove donne sono
state condannate a due anni di carcere per aver
compiuto questa pratica nei confronti di numerose ragazze della città di Katiola.
Ecuador - 25 luglio
La Corte interamericana dei diritti umani ha stabilito che l'Ecuador ha violato il diritto della comunità sarayaku a essere consultata, all’identità
culturale e alla proprietà comune dei suoi terreni. La Corte ha giudicato lo stato ecuadoriano
responsabile di aver messo a rischio la vita e
l’integrità fisica dei sarayaku, dopo che la compagnia petrolifera aveva collocato oltre 1400
chili di esplosivo nel loro territorio.
Italia - 8 agosto
L'8 agosto 2012, la II sezione del tribunale civile
di Roma ha accolto la richiesta dell’Associazione
21 luglio e dell’Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione di bloccare l'assegnazione
dei moduli autorizzati al campo della Barbuta,
realizzato dal comune della capitale nell'ambito
del "Piano nomadi". Il tribunale ha riconosciuto il
carattere discriminatorio basato su criteri monoetnici (ossia, per soli rom) e ha pertanto ordinato
la sospensione dell’assegnazione di quegli alloggi
(leggi ulteriori sviluppi a pag. 9).
Repubblica popolare cinese - 10 agosto
Chung Ting-pang, praticante del gruppo religioso
Falun Gong di nazionalità taiwanese, è stato rilasciato ed espulso dal paese. Era stato arrestato il 18 giugno nella provincia dello Jiangxi
con l'accusa di aver cerato di distribuire materiale informativo del Falun Gong. Amnesty International aveva lanciato un'azione urgente in suo
favore.
Iran - 16 agosto
In occasione della fine del Ramadan, la guida
suprema Ali Khamenei ha graziato 90 prigionieri politici e di coscienza. Tra questi, diversi prigionieri
adottati da Amnesty International, come Nazanin
Khosravani, giornalista, condannata a sei anni per
"propaganda contro il sistema" e "complotto contro
la sicurezza nazionale"; Ali Malihi, studente e giornalista, condannato a quattro anni per "propaganda
contro il sistema"; e Ghasem Sholeh Saadi, professore universitario, avvocato ed ex parlamentare,
condannato a 18 mesi per le sue critiche alla Guida
suprema. Il 2 luglio era stato rilasciato dietro cauzione anche il blogger Hossein Ronaghi Maleki, prigioniero di coscienza adottato da Amnesty
International, condannato a 15 anni per i contenuti
del sul blog "14 Tir".
© Archivio privato
Bahrein - 6 agosto
Younis Ashoori, 61 anni, impiegato amministrativo di un ospedale, è stato rilasciato grazie a
una riduzione della pena. Era stato arrestato per
aver prestato soccorso ai manifestanti feriti nel
corso delle proteste antigovernative. Amnesty International lo aveva adottato come prigioniero di
coscienza.
Sudan - 16 agosto
Ussamah Mohammed, giovane attivista coinvolto nelle proteste contro il governo iniziate a
giugno, è stato rilasciato senza accusa. Era stato
arrestato il 22 giugno nella capitale Khartoum,
dopo aver criticato le autorità in un video trasmesso dall'emittente satellitare al Jazeera. Amnesty International aveva lanciato un'azione
urgente chiedendo la sua scarcerazione.
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In primo piano
SERVE UN
CAMBIAMENTO
DI ROTTA
Messico - 21 agosto
La Corte suprema ha giudicato incostituzionale
l'articolo 57 II (a) del codice penale militare,
sulla base del quale le denunce di violazioni dei diritti umani commesse da membri delle forze armate
venivano indagate dalla giustizia militare. La decisione della Corte, che costituisce un precedente di
portata storica, riguardava il caso di un nativo,
Bonfilio Rubio Villegas, ucciso a un posto di blocco
militare nello stato di Guerrero, nel giugno 2009.
La Corte ha deciso di sottrarre il caso alla giustizia militare trasferendolo a un tribunale civile.
di Jason Nardi e Sabina Siniscalchi
© Kayan New Generation Youth (KNGY)
Colombia - 27 agosto
Il 27 agosto 2012, un tribunale ha condannato
il sottotenente dell'esercito Raul Muñoz Linares
a 60 anni di carcere per lo stupro e l'omicidio
della 14enne Jenni Torres dei suoi fratellini Jimi
e Jefferson di nove e sei anni e di un'altra minorenne, durante un'operazione militare nella
regione di Arauca, nell'ottobre 2010.
Il rapporto annuale di Social
Watch “Diritto a un futuro” fa
una fotografia poco rassicurante del nostro paese: cresce
il divario tra gli italiani con
© Beatrice Gnassi
Myanmar - 17 settembre
Il governo ha deciso il rilascio di altri 514 prigionieri, inclusi i prigionieri di coscienza. Tra i
rilasciati ci sono alcuni cittadini stranieri e almeno
90 prigionieri politici, incluso Khin Kyi, detto anche
Zin Min Aung, che Amnesty International ha riconosciuto come prigioniero di coscienza. Khin Kyi è
membro della Generation Wave, condannato nel
2008 a 15 anni di carcere per attività politiche non
violente. Altri 24 prigionieri politici e di coscienza
erano stati rilasciati per "motivi umanitari" il 3 luglio, tra loro Ko Aye Aung, arrestato nel 1998 per
aver distribuito volantini e organizzato manifestazioni pacifiche, e Khun Kawrio (nella foto), attivista
della minoranza kayan.
redditi più elevati e quelli impoveriti; aumentano gli ostacoli
alla libertà d’informazione; lo
sviluppo sostenibile non rientra nelle priorità del governo;
nel mondo del lavoro, le conquiste degli ultimi decenni
sono state messe in discussione, mentre aumenta la disoccupazione, la sottoccupazione e
Gambia - 17 settembre
Amadou Scattred Janneh è stato rilasciato insieme a un altro detenuto. Stava scontando una
condanna all'ergastolo, emessa nel 2011, per
aver stampato e distribuito un centinaio di magliette su cui erano scritti slogan critici nei confronti del governo. Amnesty International lo
aveva adottato come prigioniero di coscienza.
l’inoccupazione. La popolazione
femminile ha subito i danni
maggiori della crisi sul fronte
dell’occupazione.
www.amnesty.it
3
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In primo piano
L’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del la- Il fenomeno non è marginale: secondo l'Istat, sono circa 800
voro stima che, dal 2007 a oggi, 22 milioni di donne, soprat- mila le donne che sono state licenziate attraverso le dimistutto nei paesi industrializzati, hanno perso il lavoro. Altri sioni in bianco perché in gravidanza.
effetti negativi derivano dalla diminuzione del reddito e dai Un altro aspetto cruciale riguarda la violenza domestica e il
tagli alla spesa sociale per risanare il bilancio pubblico. Esi- fenomeno del femminicidio, che in Italia è purtroppo in austono vari indici per misurare la condizione femminile. Tra mento (127 vittime nel 2011 e già 60 nei primi cinque mesi
i più importanti e riconosciuti c’è il Gei (Gender Equity del 2012). Le carenze di prevenzione e assistenza sociale
Index), promosso dalla rete Social Watch, che tiene conto e di politiche antidiscriminatorie stanno aggravando una
delle differenze nel campo dell'educazione, della partecipa- situazione già critica. Ma soprattutto, in Italia persistono
zione all’attività economica e della rappresentanza nei luo- stereotipi culturali relativi ai ruoli e ai comportamenti di
ghi decisionali. Secondo il Gei 2012, l’Italia è al 70° posto su donne e uomini che contribuiscono al mantenimento di un
alto livello di discriminazione; gli atteggiamenti maschili154 paesi misurati.
L'indipendenza economica è molto limitata: in Italia oggi sti sono ampiamente tollerati e sia i mass media, sia il dilavora solo una donna su due e con la crisi e i tagli occu- battito politico li hanno rafforzati.
Occorre un’inversione di tendenza radicale.
pazionali, la situazione sta peggiorando ulteriormente.
Per le lavoratrici italiane resta enorme il
Social Watch è una rete di 400 Ong attive in oltre 60 paesi che attua un monitoraggio sugli impegni assunti
problema della conciliazione dei tempi di
a livello internazionale dai governi per la lotta alla povertà e l'equità di genere. Fanno parte del Social Watch
lavoro con la vita familiare, a causa della
in Italia: Acli, Amnesty International, Arci, Re:Common, Fcre, Lunaria, Mani Tese, Oxfam Italia, Sbilanciamoci,
mancanza di servizi essenziali come gli
Wwf. Jason Nardi è attivista per i diritti sociali e coordinatore della coalizione italiana Social Watch;
asili nido, e ciò porta una donna su cinSabina Siniscalchi, già parlamentare, è senior advisor della Fondazione culturale responsabilità etica (Banca Etica).
que a lasciare il lavoro dopo la maternità. A questo si aggiungono le disparità
salariali tra uomini e donne che possono toccare fino al 23
per cento. Anche se scelgono la strada del lavoro autonomo,
le donne sono più discriminate: secondo un recente studio
del Cnel, le imprenditrici pagano un costo più alto per ottenere prestiti (fino a 50 punti base in più rispetto agli uomini) e una donna che presenta come garanzia quella di
un’altra donna è considerata dalle banche come il “peggior
cliente”. E questo nonostante le imprese femminili abbiano
un tasso di fallimento più basso di quelle maschili e siano
esare Beccaria non avrebbe mai immaginato che
più redditizie.
due secoli e mezzo dopo il suo "Dei delitti e delle
All’origine di tutte queste forme di discriminazione e di
pene" l'Italia sarebbe stata ancora priva di una
esclusione economica c’è senza dubbio la scarsa rappresenlegge contro la tortura. E la lettera che Amnesty International ha inviato al governo ricordandogli l'impegno a intanza delle donne nei centri decisionali dell’economia, della
trodurre il reato, impegno violato da 25 lunghissimi anni,
politica e, addirittura, della cultura. Sono meno di un quinto
è un atto d'accusa che ci umilia.
le donne tra i dirigenti di azienda, i direttori scolastici, i caEra il 1987, quando l'Europa invitò gli Stati membri a raporedattori e direttori di giornali, i cattedratici, per non partificare la convenzione contro la tortura. Alla Casa Bianca
lare delle istituzioni, dove le donne nei posti di potere non
c'era Ronald Reagan, al Cremlino Michail Gorbaciov, la Dc
superano in media il 17 per cento.
aveva il 34% dei voti, Napoli era in delirio per lo scudetto
Di recente il parlamento italiano ha approvato una legge
vinto grazie a Maradona, mezza Italia era innamorata di
che obbliga, in linea con gli altri paesi europei, a portare la
una Whitney Houston apparsa bellissima a Sanremo e i
presenza femminile nei consigli di amministrazione delle
membri di un gruppo di ricerca di Pisa giravano gli atenei
società quotate in borsa a un terzo dei componenti (oggi è inper spiegare come avevano fatto a collegarsi per la prima
torno al 6 per cento). Ma si tratta della punta dell’iceberg:
volta a Internet, di cui quasi tutti ignoravano l'esistenza.
sono appena 272 le società quotate, mentre rimangono miInsomma, era tantissimo tempo fa. Già il 7 marzo 1988
l'Ansa segnalava che il governo maltese aveva provveduto
lioni di donne che devono fare i conti con precarizzazione e
a ratificare la convenzione europea e spiegava che «il gotempi di lavoro inconciliabili, che impediscono loro di far
verno italiano l'ha firmata ma non ha ancora proceduto
carriera. Tra queste, spiccano le donne migranti in Italia,
alla sua ratifica». Quattro anni dopo, la stessa agenzia tiin gran parte impiegate come collaboratrici domestiche, che
tolava «Onu: Italia assolta con riserva» e raccontava lo stuil Censis rivela essere tra le più sottopagate, spesso con conpore del giurista svizzero Jospeh Voyame, presidente del
tratti irregolari o al nero, senza tutele.
comitato internazionale: «Siamo stati molto sorpresi nelLa riforma del ministro Fornero ha solo parzialmente messo
l'apprendere che lo Stato italiano non è responsabile degli
freno alle dimissioni in bianco, che il governo Berlusconi
atti illegali eventualmente compiuti dai suoi agenti». Altri
aveva “riammesso”, cancellando la legge 188 del 2007.
sette anni e nel 1999 ecco un altro flash: «Diritti umani:
L'ITALIA SENZA UNA LEGGE SU
TRADISCE LA CONVENZIONE EU
C
4 www.amnesty.it
I Amnesty-ottobre-2012_Layout 1 09/10/12 12.55 Pagina 5
GE SULLA TORTURA
NE EUROPEA* di Gian Antonio Stella
Italia sotto esame al comitato contro la tortura». La cronaca: «I
giuristi del Comitato da anni premono perché nei codici penali
italiani sia inserito il reato di "tortura"».
In quello stesso anno Silvio Berlusconi, all'opposizione contro
una sinistra assai distratta sul tema, firmava un'interrogazione
parlamentare: «Perché nell'ordinamento italiano non è stato
ancora introdotto il reato di tortura?». Indignatissimo, sosteneva: «Severe critiche sono state mosse all'Italia, nell'ultimo
rapporto del Comitato per i diritti dell'uomo delle Nazioni
Unite, a causa di tale mancanza...». Due anni dopo andava al
potere, salvo la parentesi prodiana, per un decennio. E il reato
di tortura? Ciao.
Peggio, il 6 febbraio 2009 il Consiglio italiano per i rifugiati registrava amaro: «Ieri il Senato, durante le votazioni riguardanti
il cd "Pacchetto sicurezza 2" ha respinto per appena 6 voti (123
sì, 129 no, 15 astenuti su 268 votanti) l'emendamento sostenuto dalla sen. Poretti e dal sen. Perduca insieme ad altri 70 senatori di opposizione e maggioranza per l'introduzione del reato
di tortura nel nostro codice penale...». La risposta del governo
fu indimenticabile: la definizione del reato era «troppo vaga». Si
trattava della traduzione letterale della Convenzione Onu. Già
adottata da tutti i Paesi civili. È una lunga storia proprio
brutta, quella della legge sulla tortura italiana. Che ha gettato sale sulle ferite di uomini come Luciano Rapotez, che a
93 anni ancora aspetta che qualcuno gli chieda scusa (anche
il Quirinale potrebbe ben battere un colpo...) per le torture
subite, con danni permanenti, nel lontano 1955. O come i ragazzi vittime delle violenze nella caserma di Bolzaneto e nell'irruzione alla scuola Diaz durante il G8 genovese del 2001,
ragazzi che secondo i giudici furono trattati in modo «inumano e degradante ma non esistendo una norma penale, l'accusa è stata costretta a contestare agli imputati l'abuso
d'ufficio». Per non dire di altri casi come quello di Federico
Aldrovandi alla cui madre nei giorni scorsi il capo della polizia Antonio Manganelli ha inviato quella lettera così importante: «È giunto il momento di farvi avere le nostre scuse».
Per questo, dopo tanti anni, sarebbe importante se Paola Severino rispondesse con atti concreti alla lettera ricevuta dalla
direttrice italiana di Amnesty International Carlotta Sami,
che invita il ministro della Giustizia a «esercitare un ruolo
fondamentale nell'assicurare che l'Italia introduca finalmente nel codice penale il reato di tortura» e in particolare ad
«assicurare l'attuazione della Convenzione in tutte le sue
parti, inclusa quella fondamentale di introdurre il reato di
tortura nel codice penale, un preciso obbligo del governo italiano, sinora disatteso, con effetti pratici molto negativi che
non hanno mancato di farsi sentire in processi in cui le responsabilità di funzionari e agenti dello Stato erano soggette
ad accertamento». Come, appunto, i casi genovesi già citati
per i quali, ha scritto su La Stampa Vladimiro Zagrebelsky,
a lungo giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo, «se
fosse previsto il delitto di tortura, necessariamente le pene
sarebbero ben più gravi e la prescrizione non si applicherebbe
o avrebbe un termine molto lungo».
C'è chi dirà che «in fondo cosa sarà mai, tanto non c'è più la
ferocia di una volta». Quella che ne Le rane Aristofane elenca
con amaro sarcasmo: «Crocifiggilo, appendilo, frustalo, scuoialo, torturalo, mettigli l'aceto nel naso...». Quella esercitata
contro i due poveretti giustiziati come «untori» durante la
peste del 1630 la cui sorte è ricordata in Storia della colonna
infame da Alessandro Manzoni: «A) Il Barbiero Gio. Giacomo
Mora et il Commissario Guglielmo Piazza posti sopra un
carro sono ferragliati nelli luoghi più pubblici della città. B)
Nel corso detto il Carrobbio è loro tagliata la mano destra. C)
Nel luogo della giustizia sono spogliati nudi. D) Con la rota se
gli rompeno le ossa delle gambe, delle coscie, delle braccia.
E) Si alza sopra un palo la rota, nella quale sono intrecciati,
e vi stanno vivi per lo spazio di sei hore. F) Sono scannati. G)
Abbruggiati...». È vero, fino a quegli abissi di malvagità non
si spinge più nessuno.
Ma vivere in un Paese in cui non è previsto quel reato è diventato, 234 anni dopo la pubblicazione delle Osservazioni
sulla tortura di Pietro Verri, insopportabile.
*Pubblicato sul Corriere della Sera del 13 luglio 2012
Gian Antonio Stella, inviato ed editorialista, firma di punta del Corriere della Sera, da anni scrive di politica e società. Tra i suoi libri più famosi “L’Orda, quando
gli albanesi eravamo noi”, sulla xenofobia sofferta dagli emigrati italiani e “La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili” (scritto con Sergio Rizzo).
Per la sua attività giornalistica ha avuto molti riconoscimenti, tra cui il premio "È giornalismo", il "Premio Barzini" e il "Saint Vincent".
www.amnesty.it
5
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In primo piano
I “CAMPI-GHETTO”PER SOLI ROM IN ITALIA
di Carlo Stasolla
I
n Europa, dove vivono almeno 12 milioni di rom, la
più grande minoranza europea, la segregazione abitativa dei rom è riconosciuta come un fenomeno di
vaste proporzioni. Molti vivono in insediamenti rurali o in
quartieri urbani periferici, contraddistinti da povertà
estrema, bassa qualità delle abitazioni e limitato accesso
a servizi pubblici. Anche se in assenza di dati ufficiali, è
riconosciuto a diversi livelli come la segregazione abitativa dei rom sia direttamente correlata con l'accesso al lavoro, all'educazione, ai servizi sanitari e sociali. I rom
sono per il 90 per cento sedentari, una percentuale molto
vicina a quella del nostro paese. Eppure in Italia negli ultimi decenni le comunità rom sono sempre state identifi6
www.amnesty.it
cate come "popolazioni nomadi", incapaci di vivere nelle
case, culturalmente proiettate a una vita vissuta in baracca e all'aria aperta. L'83 per cento degli italiani ritiene,
secondo un'indagine, che abitino nei campi isolati dalla
città per scelta. Partendo dal pregiudizio che i rom siano
"gente nomade", a partire dagli anni '80 in Italia si sono
avviate politiche abitative che, dopo 20 anni, hanno portato il Centro europeo per i diritti dei rom a scrivere che
“l’Italia è il solo paese in Europa a promuovere un sistema
di ghetti” e a chiamare il nostro paese "il paese dei
campi". Nella sola città di Roma sono stati censiti quasi
300 "campi nomadi" (tra insediamenti formali e informali), mentre a Milano sono circa 50, ai quali va aggiunto
© Christian Minelli
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LA COMUNITÀ LGBT E
LE DISCRIMINAZIONI
di Rita De Santis
N
un centinaio nella provincia. I "campi nomadi" degli
ultimi anni sono di fatto i
"campi-ghetto" del XXI secolo: spazi lontani dalla
città, recintati, video sorvegliati, enclavi etniche
dove i diritti risultano
drammaticamente sospesi.
Questi luoghi rappresentano il paradigma dello
spazio fisico in cui si è istituzionalizzata la discriminazione e la segregazione
e dove vige una legge diversa da quella riconosciuta dalla costituzione. I "campi nomadi"
rappresentano la soluzione abitativa che l'istituzione, troppo spesso incastrata in logiche
miopi e populiste, ha scelto per le sole comunità
rom e alla quale anche l'opinione pubblica si è
assuefatta, riconoscendola come l'unica strada
praticabile, anche se a nessuno potrebbe apparire adeguata una soluzione abitativa escludente e segregativa, concepita, per esempio, per
soli cittadini asiatici, africani o magari ebrei.
on vorrei scrivere una nota sulle disparità perché nel nostro mondo ideale non dovrebbe esserci ma purtroppo siamo ancora molto
distanti da questa auspicabile utopia. Le condizioni delle
persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (Lgbt) in
Italia, sia dal punto di vista sociale che legislativo, non
sono propriamente quelle che i cittadini si aspettano in
un paese evoluto e democratico.
È molto difficile parlare separatamente delle componenti
politiche e sociali che creano i presupposti per queste discriminazioni perché sono strettamente interconnesse,
trovando materiale fertile nei numerosi stereotipi e luoghi
comuni. Nello specifico il nodo dolente nel campo sociale
è la totale mancanza di una progettualità nell'educazione
alle diversità, affidata negli ultimi anni a progetti esterni delle associazioni di
categoria e dell'Unione nazionale antirazzismo. Il bullismo omofonico e transfobico è fortemente presente nelle scuole, soprattutto nelle medie inferiori, e
gli strumenti per debellarlo sono inadeguati poiché gli insegnanti non vengono
preparati. Altro punto fondamentale è il mancato riconoscimento del diritto all'affettività per le persone omosessuali e lesbiche e la carente legislazione che
regola i transiti verso un altro sesso delle persone transessuali, causando fasce
di emarginazione e di disistima notevoli. Secondo il rapporto Istat del 2011,
"La popolazione omosessuale nella società italiana", il 61,3 per cento dei cittadini italiani ritiene che gli omosessuali sono molto o abbastanza discriminati
e che per l’80 per cento lo sono le persone transessuali.
Questi dati sono la conseguenza della mancanza di una legislazione adeguata
che riconosca la parità di diritti dei cittadini italiani che vada oltre l'orientamento sessuale e l'identità di genere, parità peraltro garantita dalla nostra costituzione. Questa grave inadempienza va attribuita soprattutto alla scarsa
laicità del legislatore italiano. Forse per ristabilire l’uguaglianza va ridisegnato
il senso di parole come amore, paternità, maternità, sfrondandole di una retorica accumulata nei secoli e sottraendole alla sfera religiosa, per restituire loro
il significato affettivo e biologico.
Dall'osservatorio di Agedo trovo sconfortante leggere nello stesso rapporto Istat
che solo il 20 per cento circa dei genitori sa che i figli vivono tale condizione.
Purtroppo questo dato è avvalorato dal fatto che molto suicidi in età adolescenziale che sembrano inspiegabili hanno una matrice di questo genere. Ci auguriamo che sia la società che lo stato possano riconoscere che per essere
cittadini paritari di una nazione e del mondo siano necessari requisiti come
l'eticità e l'umanità e non sterili dati sulla sessualità.
Carlo Stasolla è presidente dell'Associazione 21 luglio.
Esperto di questioni rom ha vissuto per anni nei "campi nomadi"
delle periferie romane. L'Associazione 21 luglio (www.21luglio.org)
si occupa dei diritti dell'infanzia dei rom attraverso campagne,
appelli e azioni legali. Negli ultimi anni ha condotto una dura
battaglia civile contro il “Piano nomadi” di Roma sostenendo,
anche con procedimenti legali, alcune comunità rom della capitale.
Rita De Santis, presidente nazionale di Agedo (Associazione genitori
di omosessuali), si è sempre occupata del sociale dopo una laurea
in pedagogia con una tesi su Aldo Capitini e la filosofia della non
violenza. Si occupa di omosessualità da moltissimi anni e ha scritto
un romanzo dal titolo “Il Nuoro”, ora in ristampa, dedicato a un nuovo
ideale di famiglia. Ha all'attivo numerose pubblicazioni di filosofia,
letteratura e poesia. www.agedo.org
© Beatrice Lencioni
www.amnesty.it
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In primo piano
© Fabio Venni
13 DICEMBRE: UNA DATA
CHE FIRENZE NON PUÒ
MAI DIMENTICARE
di Igiaba Scego
L
a quiete del capoluogo toscano è stata lacerata dall'odio. Gianluca Casseri, pistoiese simpatizzante di
Casa Pound, per 170 minuti ha gettato nel panico
un'intera città. Firenze si è riempita di urla, lacrime, sangue, proiettili. La Firenze di Dante e Botticelli è diventata
improvvisamente un inferno spaventoso. Un inferno che la
città non meritava. Lì il Granducato di Toscana ha abolito,
primo al mondo, la pena di morte. Lì è stata la culla dell'arte più sublime.
Spara con una 357 magnum. Il suo intento è uccidere più
neri possibile. Lui odia i neri. È un razzista dichiarato.
Nemmeno lo nasconde. E quel 13 dicembre esce di casa a
caccia di africani da ammazzare. Ecco che quei proiettili
maledetti squarciano la vita di innocenti. Piazza Dalmazia, mercato di San Lorenzo. Gli spari riempiono di angoscia la pelle morbida di fratelli venuti da lontano. Alle
12.30 il cuore di Samb Modou cessa di battere. Lo seguirà
in questo destino nefasto il connazionale Mor Diop. Moustapha Dieng invece viene ferito gravemente. Anche Mbenghe Cheike e Sougou Mor sono feriti. Firenze è imbrattata
di odio. L'ultima pallottola il killer la riserva a se stesso.
Un bagno di sangue. Una crudeltà che Firenze non ha conosciuto nemmeno nei tempi più bui. La città però reagisce. I primi cittadini a manifestare sono proprio i
senegalesi. La comunità senegalese passa dalla rabbia al
pianto. La tensione è alta. Però istituzioni e comunità lavorano insieme per sedare gli animi. Per dare una speranza a chi non ce l'ha più.
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www.amnesty.it
La comunità senegalese parla di esecuzione, di omicidio a
sfondo razzista. E anche i fiorentini si chiedono cosa sia
successo nella loro città notoriamente pacifica.
La comunità senegalese viene abbracciata dai fiorentini,
dalla Toscana e da tante comunità di migranti in Italia. Il
capo dello stato manda un messaggio di condanna e cordoglio.
Casseri ha sparato, è lui il colpevole. Ma dietro ci sono i seminatori di odio. Quelli che alimentano il clima d’intolleranza e xenofobia. I seminatori di odio sono nei media,
nella politica, persino annidati nel cervello dei soliti insospettabili.
È tutta questa gente che ha premuto il grilletto insieme a
Casseri. Se Samb e Mor sono morti è anche colpa loro. Casseri non è il prodotto di una follia momentanea, ma di questa semina dell'orrore.
Moustapha, Cheike e Sougou oggi sono vivi. Però la loro
vita non è facile. A nove mesi dalla strage Moustapha non
può camminare, né alzarsi. La pallottola ha lesionato il midollo spinale in modo irreversibile. Il futuro di questo ragazzo è di fatto compromesso. “Da poco”, ci spiega Pape
Diaw della comunità senegalese, “riesce a ingoiare un po'
di cibo. Prima era nutrito con una sonda”.
Il Cto di Careggi è diventata la sua nuova casa. Fiorentini
e senegalesi fanno a turno per non lasciarlo mai solo.
Anche Sougou e Cheicke spesso vanno a trovarlo. Cheicke
fisicamente si è ripreso, Sougou invece ha un braccio completamente bloccato. Le loro vite sono ferme a quel giorno.
Così come i loro sogni, tutti i loro progetti.
I primi tempi quando vedevano un uomo bianco avevano
paura. Ora si stanno riabituando alla città e ai bianchi.
Sanno che non sono tutti uguali. In ospedale erano tanti gli
italiani che li andavano a trovare, italiani che ci tenevano
a combattere la barbarie con un abbraccio. Pape Diaw dice:
“L'Italia è un paese che reagisce anche ai fatti più brutti.
Qui ha reagito e ha pianto con noi. Ma l'Italia è anche un
paese che dimentica. Questi ragazzi non devono essere dimenticati”.
All'indomani della strage durante una manifestazione, la
Regione Toscana propose alla Presidenza della Repubblica
la cittadinanza onoraria ai tre sopravvissuti. Questo sì che
sarebbe un bel segno di civiltà! Uno schiaffo al razzismo e
alla xenofobia.
Igiaba Scego è una scrittrice italiana. Ha un dottorato di ricerca in pedagogia
con tesi postcoloniale. Esordisce nel 2003 con il romanzo “La nomade che
amava Alfred Hitchcock” (edizioni Sinnos), dopo aver vinto il premio Eks&Tra di
scrittori migranti con il suo racconto “Salsicce”. Collabora con l’Unità
e Internazionale e il suo ultimo romanzo, “La mia casa è dove sono”,
è uscito nel 2010 per Rizzoli. È tra gli autori del libro di Amnesty International
“Io manifesto per la libertà” (Fandango Libri).
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SUCCEDE IN ITALIA
Sentenza sull’irruzione alla Diaz
Il 5 luglio, la Corte di cassazione ha emesso una sentenza su quanto accaduto alla scuola Diaz di Genova nel
luglio 2001, confermando le condanne a 25 poliziotti. Confermata anche la pena accessoria dell’interdizione
dai pubblici uffici per cinque anni, che colpisce alcuni altissimi gradi degli apparati investigativi. Queste condanne lasciano comunque l'amaro in bocca: arrivano tardi, con pene che non riflettono la gravità dei crimini
accertati, che in buona parte non verranno eseguite a causa della prescrizione e a seguito di attività investigative difficili e ostacolate da agenti e dirigenti di polizia che avrebbero dovuto contribuire all'accertamento
di fatti tanto gravi.
Il provvedimento di regolarizzazione dei migranti non li tutela
Amnesty International ha espresso preoccupazione per le conseguenze sui diritti umani dei lavoratori migranti
del provvedimento di regolarizzazione lanciato il 15 settembre. La regolarizzazione è diretta ai migranti "occupati irregolarmente", compresi quelli irregolarmente presenti in Italia. In particolare, le limitazioni imposte rispetto alle procedure di regolarizzazione lasciano i lavoratori migranti completamente in balia dei loro datori di
lavoro e accrescono la loro vulnerabilità allo sfruttamento lavorativo, laddove coloro che sono vittime di abusi
dei diritti umani rivolgendosi alle autorità corrono ancora un rischio reale di essere detenuti ed espulsi in quanto
migranti irregolari. Affrontare le lacune legislative
Il 18 settembre, il senato ha approvato un disegno di legge che autorizza la ratifica e l'esecuzione del Protocollo
opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che è passato alla camera. Nella stessa sessione, è stato approvato un ordine del giorno che impegnava il governo a favorire la rapida approvazione del testo
relativo all’introduzione del reato di tortura nel codice penale, approvato dalla Commissione giustizia del senato
il 12 dello stesso mese. Nella seduta del 26 settembre, però, il senato ha "deliberato il rinvio in Commissione"
del testo, segnando una nuova battuta d’arresto per il provvedimento. Il 19 settembre il senato ha inoltre approvato un disegno di legge relativo all'adeguamento allo Statuto della Corte penale internazionale.
Sentenza sul caso Abu Omar
Il 19 settembre, una sentenza della Corte di cassazione ha confermato le condanne di 22 agenti della Cia e di
un funzionario militare Usa per il rapimento, avvenuto a Milano nel 2003, del cittadino egiziano Usama Mostafa
Hassan Nasr (meglio noto come Abu Omar): un passo avanti verso la fine all'impunità. La Corte di cassazione
ha inoltre stabilito che cinque alti funzionari dei servizi segreti italiani, in precedenza dichiarati non processabili, dovranno essere giudicati per il ruolo avuto durante il sequestro.
Una firma per porre fine alla violenza sulle donne
Il 27 settembre, l'Italia ha firmato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la
violenza sulle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul). La Convenzione è il primo strumento giuridicamente vincolante per gli stati in materia di violenza sulle donne e violenza domestica; contiene misure per
la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e i procedimenti penali per i colpevoli; definisce e criminalizza le diverse forme di violenza contro le donne tra cui il matrimonio forzato, le mutilazioni dei genitali
femminili, lo stalking, le violenze fisiche e psicologiche e la violenza sessuale.
Sgombero a Tor de’ Cenci
La mattina del 28 settembre a Roma, è iniziato lo sgombero forzato dal campo rom di Tor de' Cenci, in violazione degli standard internazionali sugli sgomberi. I residenti del campo non sono mai stati consultati né è stata
loro offerta un'adeguata soluzione abitativa alternativa. Le 250 persone, per lo più di origine bosniaca e residenti nel campo di Tor de' Cenci anche da 16 anni, sono state sgomberate dopo che, il 26 settembre, era stato
respinto il loro ricorso al tribunale amministrativo del Lazio contro l'ordinanza del sindaco di Roma che, il 31
luglio, aveva disposto la chiusura del campo per motivi igienico-sanitari.
www.amnesty.it
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Notizie dal mondo
RIMANDATO IL TRATTATO SUL COMMERCIO DI ARMI
Il 27 luglio, la Conferenza internazionale delle Nazioni Unite, riunita per istituire un
Trattato sul commercio di armi convenzionali, si è conclusa con un nulla di fatto.
Cina, Russia e Stati Uniti d'America hanno fatto in modo di rinviare la decisione. Le
quattro settimane di negoziati alle Nazioni Unite si sono concluse con una dichiarazione congiunta sottoscritta da oltre 90 paesi, che s'impegnano a ottenere quel
risultato nel più breve tempo possibile. Oltre alla mancanza di leadership di Cina,
Russia e Stati Uniti d'America a impedire il raggiungimento di un accordo c’è stato
anche il comportamento ostruttivo di Algeria, Corea del Nord, Egitto, Iran e Siria.
© UNHCR/F. Noy
ANCORA NAUFRAGI NEL MEDITERRANEO
Il 7 settembre, un barcone che pare trasportasse 136 persone, è naufragato
a circa 12 miglia dalla costa di Lampedusa. Il bilancio della tragedia è di 56
superstiti, 80 dispersi, due corpi senza vita. I naufraghi soccorsi dovrebbero
essere di origine tunisina. Il giorno prima, al largo della costa occidentale
della Turchia, erano annegati almeno 50 migranti, oltre la metà dei quali
bambini, quando la loro imbarcazione si era capovolta. Altre 45 persone che
erano a bordo, a quanto pare, iracheni, siriani e palestinesi diretti verso
l'Unione europea, si sono salvati nuotando verso riva.
© REUTERS/Ismail Taxta
GIORNALISTI SOMALI NEL MIRINO
Il 21 settembre è stato assassinato a Mogadiscio Hassan Yusuf Absuge,
giornalista di Radio Maanta. Il giorno prima altri quattro giornalisti erano tra
le 15 vittime di un attentato. Il 12 agosto Yusuf Ali Osman, noto giornalista
e poi funzionario del ministero dell’Informazione della Somalia, è stato ucciso nel quartiere di Dharkenley, a Mogadiscio, da due ragazzi con uniformi
scolastiche. Un altro giornalista, Mohamoud Ali Keyre detto “Buneyste”, è
stato colpito in uno scontro a fuoco tra due gruppi di soldati nel quartiere di
Yaqshid. Il 31 luglio, è stato ucciso Abdi Jeylani Malaq 'Marshale, popolare
attore comico che aveva prodotto e mandato in onda un programma satirico
per Radio somala Kulmiye e Tv Universal, in passato minacciato di morte da
Al-shabab, il gruppo armato islamista che si oppone al governo federale di
transizione. Quest'anno diversi giornalisti sono scampati a tentati omicidi.
Dal dicembre 2011 sono stati uccisi 14 giornalisti.
© Amnesty International (photo: Kusha Bahrami)
GRECIA: MIGRANTI TRATTATI COME CRIMINALI
Il 4 e 5 agosto, la polizia di Atene ha arrestato oltre 7500 "migranti irregolari". Molti degli
arrestati sono stati rilasciati perché in possesso di permesso di soggiorno. Tuttavia, almeno 2000 di essi, trovati senza documenti, sono stati posti in detenzione amministrativa, nelle stazioni di polizia di Atene e in accademie di polizia situate nel nord del
paese, riattrezzate come strutture detentive. In carcere sarebbero finite anche persone
con i documenti in regola. Molti migranti nel paese non riescono ad accedere alle procedure d’asilo, colpiti dalla discriminazione od oggetto di operazioni discriminatorie
della polizia come quella di inizio agosto.
10 www.amnesty.it
LIBIA: ATTACCO AL CONSOLATO USA
L’11 settembre un gruppo armato ha attaccato il consolato statunitense a Bengasi,
provocando la morte di diverse persone, tra cui l'ambasciatore degli Usa in Libia, altri
tre impiegati del consolato e, secondo fonti libiche, diversi agenti della polizia locale.
All’inizio l’attacco è stato collegato alle proteste contro un film di propaganda antislamica, prodotto negli Usa ma secondo le indagini le proteste sarebbero state solo
un “diversivo” per un’azione programmata da tempo da al-Qaeda. Il film su Maometto, in cui il profeta viene ritratto come un truffatore e un dongiovanni ha scatenato proteste anche in altri paesi arabi, come Marocco, Tunisia, Egitto, Libano,
Striscia di Gaza, Iraq, Iran, Afghanistan, Bangladesh, Indonesia, Sudan e Pakistan.
© Ilya van Marle / Amnesty International
DONNE TUNISINE IN PIAZZA PER DIFENDERE L’UGUAGLIANZA
A metà agosto migliaia di donne tunisine hanno sfidato il divieto di manifestare imposto dal governo, scendendo in piazza per difendere i loro
diritti contro il principio della “complementarità dei sessi” che potrebbe
essere inserito nella nuova costituzione tunisina, mettendo in pericolo
l’idea di uguaglianza tra uomini e donne, garantita per legge nel paese
dal 1956 . L'articolo incriminato stabilisce che "lo stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità
all'uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all'uomo nello
sviluppo della patria".
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© Amnesty
Breve
Iraq - Il 23 luglio, il sito del ministero dell'Interno dell'Iraq ha dato la notizia dell'approvazione, da parte della Corte di cassazione, di 196 condanne
a morte nel governatorato di Anbar. Non è chiaro se e quante condanne a
morte siano state già ratificate dal presidente dell'Iraq.
© Jonathan Lewis
RIFUGIATI SIRIANI BLOCCATI AL CONFINE
Turchia e Iraq continuano a ostacolare l'ingresso dei rifugiati in fuga dal conflitto
interno della Siria. Secondo l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre
250.000 persone sono fuggite dalla Siria dal marzo 2011. Questo numero si riferisce ai rifugiati registrati o in attesa di registrazione in Turchia, Iraq, Giordania e Libano. Molti altri siriani potrebbero essere entrati in questi paesi senza essere
censiti. Tuttavia, almeno 10.000 persone si trovano ancora in territorio siriano lungo
il confine con le province turche di Kilis e Hatay, in attesa di essere autorizzate all'ingresso. I ritardi nelle procedure di registrazione hanno costretto migliaia di persone a vagare nella zona di confine, con acqua e cibo insufficienti.
© Игорь Мухин
Cuba - Il 24 luglio, oltre 40 attivisti sono stati arrestati e brevemente trattenuti. Sono stati presi mentre partecipavano al funerale di Oswaldo Payá
Sardiñas, leader del movimento Liberazione e difensore dei diritti umani,
morto in un incidente stradale il 23 luglio. I suoi familiari hanno sollevato
dubbi sull'incidente e le autorità hanno aperto un'inchiesta.
Tunisia - Il 5 agosto è stato arrestato insieme a due amici Sofiene Chourabi,
perché stava bevendo alcol in spiaggia a Kelibia, nel nord-est del paese. Il
giorno prima aveva invocato una protesta di fronte al ministero dell’Interno
contro l’aumento delle restrizione alla libertà, imposte dal partito Ennhada,
al governo.
Usa - La notte tra il 7 e l'8 agosto, Marvin Wilson, afroamericano di 54
anni, a cui era stato diagnosticato un "ritardo mentale", è stato messo
a morte con un'iniezione di veleno in Texas. Wilson era stato condannato
alla pena capitale per un omicidio commesso nel 1992.
Sudafrica - Il 16 agosto, l’intervento della polizia sudafricana ha causato
la morte di 34 manifestanti, dei circa 3000 lavoratori che scioperavano
presso il complesso minerario di Marikana. Dall’autopsia risulta che la maggior parte delle vittime sia stata colpita alle spalle mentre la polizia sostiene di aver sparato per autodifesa.
PUSSY RIOT: LA RIVOLTA PUNK CONTRO LA REPRESSIONE
Il 21 febbraio, nella cattedrale del Cristo Redentore di Mosca, il gruppo punk
Pussy Riot aveva cantato il brano "Vergine Maria liberaci da Putin", col volto
coperto da un passamontagna. Il testo critica il sostegno dato da alcuni esponenti della Chiesa ortodossa a Vladimir Putin e invita la Vergine Maria a diventare femminista e a cacciare il leader russo. Il 4 marzo sono state arrestate
Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova e il 15 marzo Ekaterina Samusevich.
Il 17 agosto, un tribunale di Mosca le ha condannate a due anni di carcere con
l’accusa di "teppismo per motivi di odio religioso". Il giudice ha basato la sua
decisione sulle dichiarazioni della parte lesa, guardie di sicurezza e appartenenti al personale della cattedrale, che ha dichiarato di aver subito un danno
morale. Il giudice ha anche citato le conclusioni di alcuni esperti che sottolineavano il motivo di odio religioso, mentre ha respinto le argomentazioni in
base alle quali l'azione delle Pussy Riot era una dimostrazione delle loro convinzioni politiche. Da quando si è costituito nel 2011, il gruppo femminista
punk si è esibito più volte in luoghi pubblici, come la metropolitana e la Piazza
rossa di Mosca e sui tetti di autobus. Nelle interviste, le ragazze hanno sempre dichiarato di protestare, tra le altre cose, contro le restrizioni alla libertà di
espressione e di riunione in Russia, i processi politici iniqui e le accuse false
contro attivisti dell'opposizione. A favore delle ragazze c’è stata una grande
mobilitazione a livello nazionale, con appelli sia dal mondo della cultura sia da
una parte di quello religioso, e a livello internazionale con raccolte di firme e
dichiarazioni pubbliche di molti famosi artisti. Alla chiusura di questa rivista
non si era ancora tenuto il processo d’appello.
Pakistan - Il 17 agosto, Ramsha Masih, una bambina cristiana che sarebbe
affetta da sindrome di Down, è stata arrestata dalla polizia a Islamabad
dopo che un gruppo di persone dopo la preghiera del venerdì l'aveva accusata di aver dato fuoco alle pagine di un testo sacro, reato punibile con la
pena capitale secondo le leggi contro la blasfemia.
Togo - Il 27 agosto, l’organizzazione di donne Salviamo il Togo ha lanciato
un appello alle donne del paese: astenersi dai rapporti sessuali con il proprio partner per una settimana in modo da spingere gli uomini ad attivarsi
per costringere il presidente Gnassingbe, al potere da 45 anni, a lasciare il
suo incarico.
Israele - Il 28 agosto, la corte distrettuale di Haifa ha emanato un verdetto
secondo il quale il governo israeliano non ha avuto alcuna responsabilità per
la morte di Rachel Corrie, l'attivista statunitense uccisa il 16 marzo 2003,
mentre cercava di impedire la distruzione di una casa palestinese, nel sud
di Gaza.
Libia - Abdullah al-Senussi, ex capo dei servizi segreti libici durante il regime di Mu'ammar Gheddafi, è stato estradato in Libia il 5 settembre dalle
autorità della Mauritania, dove era riparato nel marzo 2012. Al-Senussi è
ricercato dalla Corte penale internazionale per omicidio e persecuzione.
L’estradizione rischia di ritardare la giustizia per le vittime e di privare lo
stesso al-Senussi del diritto a un processo equo.
Usa - L'11 settembre le autorità militari statunitensi hanno reso nota la
morte, avvenuta tre giorni prima, di Adban Farhan Abdul Latif, cittadino yemenita, detenuto a Guantánamo da 10 anni e mezzo senza accusa né processo. È il nono prigioniero morto nel centro di detenzione: sei di loro si sono
suicidati.
www.amnesty.it 11
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Il 20 luglio, durante il campeggio internazionale per i diritti umani a Lampedusa,
Amnesty International ha mobilitato attiviste e attivisti provenienti da 20 paesi
europei oltre che da Australia, Israele, Marocco e Tunisia, insieme agli abitanti
dell'isola, per lanciare un "SOS" all'Europa e all'Italia, dalla spiaggia dell'isola
dei conigli, chiedendo alle istituzioni di salvare le persone che arrivano attraverso il Mediterraneo, invece di tentare di tenerle alla larga, anche attraverso gli
accordi con la Libia.
© Dario Sarmadi
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Amnesty in Italia
Difendere i diritti umani a Lampedu sa
Dal 14 al 21 luglio, Lampedusa ha ospitato il primo campeggio internazionale per i diritti umani, organizzato dalla Sezione Italiana e dagli uffici europei di Amnesty International. Il progetto rappresenta
un’evoluzione del campeggio dello scorso anno, che nacque in riposta agli arrivi di marzo e aprile e
alla gravissima situazione che gli abitanti dell’isola e i migranti dovettero affrontare. L’invito ai partecipanti, che quest'anno erano circa 60 provenivano da Europa, Africa del Nord, Medio Oriente e
Australia, è stato però lo stesso: non fermarsi a quanto si racconta, guardare con i propri occhi e
provare a crearsi un’opinione autonoma.
Ma perché abbiamo voluto dare un respiro internazionale al progetto? Perché Lampedusa è un posto
simbolico per l’Europa, non solo per l’Italia, ed è il luogo che, suo malgrado è diventato l’emblema di
quello che l’Europa rappresenta per i migranti, nel bene e nel male. Durante la settimana i partecipanti
hanno incontrato associazioni, cittadini e cittadine, istituzioni, il parroco e hanno organizzato una mobilitazione alla spiaggia dei conigli. Questi sono i racconti di alcuni di loro.
“Sessantacinque numeri, 65 persone vestite di nero, sotto il sole
che brucia, camminano verso il
mare, entrano nell’acqua, poi si
voltano e mostrano i loro messaggi: ‘Esseri umani, non numeri!’,
‘Accordi Italia-Libia = Vergogna!’,
‘Io non sono d’accordo!’, ‘SOS Europa!’. Questa è l’immagine forte
che abbiamo presentato a Lampedusa, davanti all’isola dei conigli il
20 luglio: un flashmob degli attivisti del campo internazionale per i diritti umani di Amnesty International a Lampedusa,
insieme a qualche isolano e ai turisti. Era un’azione legata alla campagna “SOS Europe”, per puntare i riflettori sulla situazione inaccettabile nel Mediterraneo, dove
ogni mese muoiono migranti nel tentativo di attraversare il mare e dove le loro barche vengono respinte verso la Libia. La mobilitazione seguiva a un brainstorming di diversi gruppi nel campeggio: alla fine tutto il campo condivideva l’idea di mandare un
forte SOS sia al governo italiano sia all’Europa. L’isola dei conigli, spiaggia splendida
e famosa, era il luogo perfetto. Restavano solo due giorni per concretizzare l’idea. Un
gruppo si occupava della comunicazione: comunicati stampa, familiarizzazione con
strumenti tecnici, scelta delle migliori posizioni per filmare e fotografare. Altri sviluppavano gli slogan, poi sono stati tradotti in diverse lingue. E un terzo gruppo si dedicava all’organizzazione del flashmob: trovare magliette nere, numeri da incollare
sulla schiena di ogni partecipante, cartelloni, una coreografia facile ma comunque
bella. Eravamo molto emozionati quando ci siamo svegliati quella mattina. All’isola dei
conigli c’era tanta gente, noi camminavamo lentamente, seguendo la coreografia.
All’improvviso la spiaggia popolata è rimasta in silenzio, a guardarci, ad ascoltare il
nostro messaggio: SOS Europa!”
Lena Schröer, attivista, Germania (nella foto grande)
14 www.amnesty.it
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du sa
“Il campeggio dei diritti umani a Lampedusa è stato
un’esperienza straordinaria. Dove altro ti può capitare di
lavorare a stretto contatto con oltre 60 attivisti, provenienti da decine di paesi, dal Marocco alla Norvegia, su
un’isola che è diventata sinonimo di diritti di rifugiati e
migranti? Condividendo informazioni, coordinando attività,
partecipando a tutti gli eventi, così come agli incontri e
alle interviste alla gente del posto? L’energia è stata contagiosa. Venendo dall’Australia, è stato importante per
me vedere come altri paesi, come l’Italia, rispondono agli
arrivi via mare. Sono rimasto colpito dalla generosità
della popolazione locale, abbandonata dal governo italiano, nel prendersi cura di migliaia di persone che sono
fuggite sulle imbarcazioni dalla Libia e dalla Tunisia nel
2011. Due sono le lezioni che porto via da questa esperienza: innanzitutto mi ha reso ancora più evidente la necessità di una risposta appropriata da parte dei governi
agli arrivi via mare invece di una cinica manipolazione
mirata a demonizzare persone in difficoltà; inoltre che
gli attivisti di Amnesty sono capaci di organizzare azioni
meravigliose ed efficaci in poco tempo.”
Graham Thom, Amnesty International Australia (nella foto in alto)
“L’incontro con gli attivisti a
Lampedusa è stato motivante
ed efficace. Il sindaco e i residenti dell’isola sono stati
d’ispirazione con le loro storie di assistenza sincera a
coloro che avevano bisogno,
così come la loro forte indignazione verso il governo
italiano. La comprensione e la compassione verso i rifugiati
e i richiedenti asilo dimostrata dalla gente di Lampedusa è
stata rinfrancante e stimolante. Il momento del campeggio
che mi ha più colpito è stato l’incontro con i membri dello
staff di Amnesty provenienti da tutto il mondo, specialmente
da Medio Oriente e Africa del Nord. Parlare con colleghi provenienti da altri paesi mi ha permesso di condividere le mie
esperienze in Amnesty Israele e anche di discutere di un
posto migliore per rifugiati e richiedenti asilo in un contesto
transnazionale. L’agenda piena ma flessibile ha permesso a
tutti noi di imparare validi strumenti di campaigning, dai social media all’attivismo più concreto. L’apprendimento di
queste capacità è stato potenziato dalla continua condivisione di idee e buone pratiche tra i partecipanti provenienti dalle varie sezioni. Sono tornata a casa con decine di
nuove indicazioni, una pagina twitter e soprattutto un gruppo
molto unito di colleghi sempre pronti a scambiare idee. Davvero grazie ad Amnesty Italia e all’Ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee per aver reso possibile
questa esperienza.”
Sara Robinson, Amnesty International Israele (a destra nella foto)
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Amnesty in Italia
VISITA WWW.AMNESTY.IT E ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER! SARAI PERIODICAMENTE
ALLA SCOPERTA DEI DIRITTI UMANI: A.S. 2012-2013
Anche quest’anno Amnesty International si rivolge al mondo della scuola con progetti e risorse didattiche per promuovere e diffondere l’Educazione ai diritti umani.
Ascoltando le storie di Rosa Parks, la prima afroamericana che si rifiutò di lasciare
il posto sull’autobus a un bianco, o di Adrian, un bambino rom il cui desiderio più
grande è poter andare a scuola, i più giovani scopriranno cosa sono i diritti umani
e come difenderli. Grazie al progetto Amnesty Kids!, le classi avranno il kit didattico “La valigia dei diritti” e potranno attivarsi con le Azioni Urgenti Kids. Con il
gioco da tavolo “Iure. La città dei diritti” scopriranno che i diritti umani si difendono collaborando. Infine, i docenti avranno a disposizione nuovi percorsi didattici
e metodologie d’insegnamento innovative, grazie ai corsi di formazione per il personale della scuola. Ci auguriamo che anche le nostre proposte possano costituire
un prezioso strumento per aiutare le nuove generazioni a contribuire alla costruzione
e alla promozione di una cultura dei diritti umani.
Per informazioni: www.amnesty.it/scuola
NON DIMENTICHIAMO BHOPAL
Quest’azione è stata ideata e realizzata dai partecipanti alla sesta edizione del campo di U4Rigths! che si è tenuta ad agosto a Passignano sul
Trasimeno (Pg). A Londra si stavano svolgendo le Olimpiadi e il movimento per la giustizia a Bhopal protestava contro la sponsorizzazione
ufficiale della Dow Chemical, proprietaria dell’impianto esploso 27 anni
fa. Per questo, i ragazzi rappresentano atleti e atlete che si allenano in
un ambiente inquinato, con aria irrespirabile: proprio come accadrebbe
a un loro coetaneo a Bhopal, nelle zone non ancora bonificate.
http://www.iopretendodignita.it/messaggio-per-il-locog
FESTIVAL SICILIAMBIENTE 2012
Alla serata d’inaugurazione della quarta edizione del festival Siciliambiente, che si è
svolto a San Vito Lo Capo (Tp) dal 17 al 22 luglio, c’era anche Amnesty International!
Ad aprire il festival di documentari su temi ambientali e sostenibilità è stato il documentario “I discendenti del Giaguaro”, una produzione Amnesty International e Indigenous Kichwa People of Sarayaku. Il documentario, girato in Ecuador da membri
della comunità sarayaku, racconta la loro lotta per affermare il diritto a essere coinvolti sui progetti che le multinazionali petrolifere vogliono avviare sulle loro terre.
Il documentario sta facendo il giro del mondo: già proiettato a Londra a maggio, sarà
a breve a Bruxelles, Bogotà e Washington, nell’ambito di rassegne cinematografiche
dedicate ai diritti umani.
GIOVANI ATTIVISTE E ATTIVISTI EUROPEI A PALERMO
Dal 25 al 29 luglio, Palermo ha ospitato l’International Youth Meeting, un incontro
biennale che coinvolge tutte le sezioni europee di Amnesty International. All’incontro,
coordinato dalla Sezione Italiana, con il supporto della Circoscrizione Sicilia, hanno
partecipato circa 50 persone. La situazione dei paesi della regione nord africana e
mediorientale, in particolare di Siria e Libia ha rappresentato il filo conduttore;
e proprio alla Siria i ragazzi hanno voluto dedicare il flashmob conclusivo, realizzato
a Mondello fra centinaia di bagnanti. C’è stato anche modo di ascoltare le testimonianze del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, e dell’associazione Libera, che
abbiamo incontrato in una struttura confiscata alla mafia a Portella della Ginestra.
16 www.amnesty.it
IV EDIZIONE DI WALK ON RIGHTS
Anche quest’anno Amnesty International invita a partecipare a Walk on Rights,
il concorso nazionale dedicato ai diritti umani. Il tema di questa edizione è
“Diverso da chi? Suoni, parole e immagini della discriminazione in Italia”. Tutti
gli artisti non professionisti in gara sono chiamati a ragionare sul tema in maniera personale sul proprio territorio e a esprimerlo attraverso la loro arte. Il concorso si chiuderà il 10 febbraio e la premiazione sarà il 23 marzo. Partecipate!
www.walkonrights.org
ANDALAS E AMNESTY: UN SENTIERO VERSO LA MERAVIGLIA
Andalas è una manifestazione che nasce nel 1995 dall’amore di un gruppo di
volontari per la loro terra, la valle dell’Alto Flumendosa. Un pezzo di Sardegna
che per una giornata di agosto si anima di mille colori, ospitalità, convivialità
e diritti umani. Il programma prevede una lunga escursione dal bosco al fiume
e ritorno e un pranzo sotto i castagni. Andalas, negli anni, è diventata una manifestazione di rilievo grazie al puro spirito di volontariato del comitato organizzatore, che ha scelto di assegnare parte dei contributi di partecipazione
ogni anno a un’associazione. Anche quest’estate, come accade ormai da tre
anni, il Gruppo 128 Amnesty International di Cagliari ha avuto il privilegio di
partecipare, con entusiasmo e gratitudine.
IO PRETENDO DIGNITÀ
WORLD URBAN FORUM: LA MOBILITAZIONE DI AMNESTY
“In un pomeriggio afoso del quarto giorno di lavori del World urban forum, chiusi
i lavori i delegati si avviano all’uscita. Stanno rimuginando sulla sostenibilità
urbana, l’economia verde, la mobilità, il miglioramento degli slum quando un
gruppo di persone con secchielli arancioni, pale, una betoniera e due grandi
striscioni gialli cattura la loro attenzione…”.
Amnesty ha partecipato al VI World urban forum (Napoli, 1-7 settembre) per
chiedere alle autorità governative e municipali di oltre 100 paesi di rispettare il
diritto all'alloggio e fermare gli sgomberi forzati nel mondo, Italia inclusa.
Il 4 settembre, gli attivisti hanno organizzato una mobilitazione; leggi il post di
Silvie Lang, che ha fatto parte della delegazione internazionale di Amnesty
International.
www.iopretendodignita.it/world-urban-forum-mobilitazione
AGG
AGGIORNATO SU TUTTE LE NOSTRE ATTIVITÀ
VOCI PER LA LIBERTÀ
UNA CANZONE PER AMNESTY
La XV edizione del festival, che si è tenuto
a Rosolina Mare dal 19 al 22 luglio non è
stato solo un appuntamento di musica ma
ha ospitato presentazioni, mostre, convegni ed escursioni. Il festival quest’anno ha
sostenuto la campagna di Amnesty International “Io pretendo dignità”, affrontando la difficile situazione degli abitanti del delta
del Niger, inquinato dalle aziende petrolifere. Nelle quattro serate sono saliti sul palco
artisti tra i più importanti del panorama musicale italiano: Fiorella Mannoia e Frankie
Hi-Nrg, vincitori del Premio Amnesty Italia 2012, con "Non è un film"; Carlot-ta con il suo
sorprendente talento; i Quintorigo che hanno proposto un incredibile mix di generi; e Niccolò Fabi, sulle raffinate sonorità dello GnuQuartet. Tra gli emergenti i cinque premiati
sono stati: Novadeaf (Premio Amnesty Italia Emergenti), Chopas & The Doctor (Premio
della Critica), Anima Caribe (Premio Giuria Popolare).
VESTI I DIRITTI UMANI!
È disponibile la nuova collezione autunno inverno
di Amnesty International! Realizzate in collaborazione con la cooperativa AltraQualità, le nuove
t-shirt manica lunga per uomo, donna e bambino sono un modo esclusivo per portare sempre
con se’ la difesa dei diritti umani! Sono inoltre
disponibili felpe e un nuovo berrettino e bavaglino per la linea neonato. Tutti gli articoli Amnesty International sono produzione del commercio equo e solidale, realizzati in diversi
paesi del mondo. Acquistare i prodotti Amnesty International è un modo per sostenere differenti realtà del commercio equo e solidale e per contribuire alla difesa dei
diritti umani! È possibile ordinare i prodotti direttamente sul sito www.altraq.it.
45509: UN SMS
PER LE DONNE
DEL MEDIO ORIENTE E
DELL’AFRICA DEL NORD
Milioni di persone sono scesi nelle piazze del
Medio Oriente e dell’Africa del Nord per chiedere
dignità, diritti umani, giustizia, fine dell’oppressione e della discriminazione. Alla “primavera democratica”, ai suoi
sviluppi drammatici abbiamo dedicato molto spazio negli ultimi numeri di
questa rivista. Migliaia di donne hanno preso la parola in quelle piazze,
spesso assumendo la leadership della protesta e mettendo a repentaglio
la loro vita, sfidando vecchi e nuovi regimi repressivi, per difendere i diritti umani e promuovere riforme e uguaglianza. Amnesty International Italia, dal 2011, lavora a fianco di queste donne coraggiose perché cessino
le violazioni dei loro diritti umani e siano adottate leggi che pongano fine
alla discriminazione di genere. Ora ci avviamo a farlo anche con una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite sms solidale al 45509,
attiva dal 29 ottobre al 25 novembre, data della Giornata internazionale
per l'eliminazione della violenza contro le donne. Testimonial d’eccezione
della campagna “Io sono la voce”: Cesara Buonamici, Barbara d’Urso e Antonella Elia, che hanno scelto di sostenere la causa concedendo gratuitamente il loro volto e la loro voce. Molte altre artiste, giornaliste, scrittrici
saranno accanto a noi in questa importante iniziativa. A voi che siete i
primi donatori e le prime donatrici dell’associazione, un forte invito a sostenerci ma anche a promuovere la campagna e a far conoscere il più possibile il numero 45509. Grazie!
Carlotta Sami
Direttrice generale della Sezione Italiana di Amnesty International
APPELLI
Rep. Dominicana
Juan Almonte Herrera
Taiwan
Chiou Ho-shun
Iran
Narges Mohammadi
Il 28 settembre 2009, Juan
Almonte è stato rapito da
quattro persone, identificate da testimoni come poliziotti, mentre si recava a
piedi al suo ufficio, a Santo
Domingo. La polizia ha sempre negato di averlo arrestato. Tre anni dopo la sua scomparsa, le autorità
non sono riuscite a indagare a fondo sul suo destino. Di conseguenza, nessuno è stato assicurato
alla giustizia per la sua scomparsa. Juan Almonte
era membro del Comitato domenicano dei diritti
umani, presso il quale lavorava come ragioniere.
Chiou Ho-shun è nel
braccio della morte a
Taiwan dal 1989. La
sua condanna a morte
© Radio Taiwan International
può essere eseguita in
qualsiasi momento. È
stato arrestato nel 1988 insieme ad altre 11 persone
in relazione a due omicidi. A seguito di un processo
iniquo, gli altri 11 co-imputati sono stati condannati
a pene detentive. Nel 1994, due pubblici ministeri e
10 agenti di polizia che si sono occupati del caso
sono stati condannati per aver estorto confessioni
sotto tortura. Non c’è alcuna prova materiale che colleghi Chiou Ho-shun ai delitti.
Narges Mohammadi, nota
attivista iraniana e direttrice esecutiva del Centro
per i difensori dei diritti
umani, è stata condannata a sei anni di carcere
per "propaganda contro il sistema" e appartenenza
a un gruppo "la cui finalità è di recare disturbo alla sicurezza del paese". Dall’inizio della detenzione sono
peggiorati alcuni suoi problemi di salute. Il 31 luglio
2012 ha ricevuto un permesso temporaneo per malattia ed è stata ricoverata in ospedale per ricevere cure
per le convulsioni e la perdita temporanea della vista.
© Archivio privato
NTE
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Scrivi a Danilo Medina, presidente della Repubblica
Dominicana, per chiedigli di indagare sulla sorte di
Juan Almonte Herrera.
Scrivi al presidente cinese Ma Ying-jeou e chiedi di
non eseguire la condanna a morte di Chiou Ho-shun.
Scrivi all’ayatollah Sayed 'Ali Khamenei e chiedi il
rilascio immediato e incondizionato di Narges
Mohammadi.
Firma gli appelli su questi casi su www.amnesty.it oppure richiedi il testo degli appelli a [email protected].
www.amnesty.it 17
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Istruzioni per costruire
la Siria di domani
di Shady Hamadi
M
i auguro che quando questo articolo sarà pubblicato, il regime di Assad non ci sarà più. Amnesty International è
stata una famiglia per me: mi ha aiutato a non sentirmi
solo. Ho passato quasi due anni a parlare e a sensibilizzare la gente
riguardo a quello che accadeva in Siria. Non mi sono concesso vacanze, sabati o domeniche, perché avevo scelto di dedicare ogni
istante al Lei, la Siria. Ho avuto la possibilità di conoscere tanti
nuovi amici, che mi hanno aiutato a sorreggere il peso che porto
sulle spalle.
“Qual è questo peso?”, in molti si chiederanno. Si chiama indifferenza, silenzio e pregiudizio. Indifferenza: perché, purtroppo, ancora sono in tanti a non volersi interessare a ciò che accade. Silenzio:
quello dei pacifisti italiani, che hanno inondato le piazze per tante
tragedie ma non per la nostra. Pregiudizio: di tutti coloro che non
capiscono che non è la fede ad aver portato in piazza il nostro popolo.
“Ma perché la Siria, pur avendola vista poco nella mia vita, mi appartiene così tanto?”, mi sono domandato molte volte. Un giorno ho
trovato una foto di mio padre, aveva 16 anni, scattata in una caffetteria a Lattakia. Mio padre era magro, vestito elegantemente,
portava occhiali da sole grossi e neri, di quelli che usavano gli aviatori. Era l’estate del 1959. Quel ragazzo, che mi assomiglia tantissimo, non poteva immaginare che qualche anno dopo sarebbe stato
arrestato e torturato svariate volte, a causa delle sue idee politiche.
È a causa delle torture fatte a mio padre, delle umiliazioni, che mi
sento di appartenere completamente alla Siria. Tanti giovani, alcuni li ho conosciuti, hanno perso la vita, altri, più fortunati, solo la
serenità, a causa della repressione di un dittatore che si è creduto
un Dio, sì, ho detto Dio. Ogni siriano, prima della primavera araba,
doveva avere una foto del presidente. La sua immagine era ovunque. Sto parlando di un uomo, circondato da altri semidei, che ha
bombardato indiscriminatamente un intero paese. Ha represso nel
sangue le manifestazioni, uccidendo decine di migliaia di siriani che
si erano armati di canzoni e striscioni. Vi dico questo perché la Siria,
prima degli scontri armati, era esclusivamente questo.
Quello che mi ha sorpreso di più durante questi lunghi mesi, è stato
che molti giornalisti ed “esperti” hanno speso il loro tempo a cercare prettamente, anzi, esclusivamente, le ragioni geo-politiche di
quello che accadeva in Siria. Si sono occupati pochissimo dell’aspetto umano, se non quando ci sono stati casi eclatanti, come
l’assassinio di Hamza Ali Khateeb, evirato, torturato e finito con un
Shady Hamadi è uno scrittore e attivista per i diritti umani italo-siriano. Fino al 1997 gli è
stato vietato di entrare in Siria in seguito all'esilio del padre, più volte arrestato e torturato
in patria. Dallo scoppio della rivolta in Siria a marzo 2011 si è impegnato per sensibilizzare
l’opinione pubblica italiana su quello che accadeva. Collabora con Il Fatto Quotidiano.
18 www.amnesty.it
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colpo di pistola alla testa a 13 anni. Se la comunità internazionale avesse voluto fare
qualcosa realmente, allora il pacifismo siriano
avrebbe vinto contro la repressione. Se i mezzi
di comunicazione si fossero interessati dall’inizio a quello che accadeva nel paese, milioni di coscienze si sarebbero risvegliate. Se i
pacifisti, soprattutto italiani, avessero fatto
qualcosa, al posto di rimanere in un silenzio
ipocrita, probabilmente ai cortei per la Siria
in Italia non ci sarebbero stati i “soliti” siriani.
A parte queste annotazioni, io guardo alla
Siria del domani, a quello di cui avrà bisogno.
Il tessuto sociale siriano è intaccato dall’odio.
Una cura a questa disgregazione è la riconciliazione. Servono monaci, come padre Paolo
dall’Oglio, e imam moderati, che favoriscano il
ritorno alla convivialità che il paese ha garantito nei 5000 anni della sua storia. Dobbiamo curare la piaga, per fortuna piccola,
dell’estremismo, che mina i pilastri sociali e
la crescita umana della nazione. Abbiamo bisogno che il futuro sia nelle mani di chi ha
fatto la rivoluzione: i giovani. Non devono essere delegati al potere uomini che dall’estero
hanno esclusivamente lottato per avere un
posto nelle istituzioni, la classica poltrona all’italiana.
Perché tutto ciò avvenga, dobbiamo garantire
un equilibrio identitario nella società siriana,
adoperandoci tutti, anche dall’Italia, per favorire il rinsaldamento sociale. A chi si chiede
“La Siria perché ci deve interessare?”, io rispondo con le parole di Andrè Parrot, archeologo francese d’inizio 900 e primo direttore del
Louvre: “Ogni persona civile in questo mondo
deve dire che ha due patrie, la propria e la
Siria”.
La strada che si prospetta non sarà facile. Il
giorno dopo la caduta di Assad comincerà la
sfida cruciale per un intero popolo che dovrà
uscire da 40 anni di cultura della paura e di
privazione del pensiero. In Siria, come in altre
dittature, era vietato pensare. Centinaia sono
stati gli intellettuali, uomini di cultura, scrittori e poeti imprigionati nelle carceri siriane
perché avevano violato il pensiero comune,
quello del regime. Il mio messaggio conclusivo
va a te siriano in Siria. Fratello siriano, sei
solo. Non aspettarti nulla dagli altri perché
nulla verrà fatto. Sei nato dal sangue di questa rivoluzione e dal suo sangue dovrai imparare ad amare, dimentica l’odio. Non saranno
le mie parole a curarti le ferite, ad alleviare
l’amarezza di gridare ai sordi, ma lascia che ti
dica che ho capito. Ho capito ogni tuo singolo
gesto. Conosco ogni tua singola speranza.
www.amnesty.it 19
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Intervista
Antonella Elia
Voglio lottare
per i diritti umani!
a cura di Beatrice Gnassi
C
ome hai deciso di devolvere ad Amnesty
International la somma di 100.000 euro,
frutto della vincita dell'edizione 2012
de "L'Isola dei famosi"?
Io ho sempre sognato di lottare per i diritti umani,
penso sia una cosa nobile e giusta che ogni persona si
interessi ai propri simili. Amnesty International per
me è il simbolo della difesa dei diritti umani, della
tutela della diversità e quindi mi è sembrato l’ente
per il quale la mia donazione avrebbe avuto un significato profondo. Ho immaginato che avrei potuto
collaborate con voi. Pensa che io 15 anni fa sono andata da Saibaba e miracolosamente mi ha ricevuto.
Quando vai lì porti una lettera coi tuoi desideri e io,
anche se non ci capivamo molto a dire il vero, avevo
scritto che volevo lottare per i diritti umani.
Il tuo rapporto con Amnesty International non
si è limitato a una donazione ma hai voluto
anche partecipare a un importante momento
di attivismo come il campo internazionale di
Lampedusa. Cosa ti ha spinto ad andare?
Io ho bisogno di imparare cosa significa lottare per i
diritti umani. Non mi sono mai realmente occupata
in pratica di questi temi. Per me il campo di Lampedusa è stata una scuola per capire il mondo il cui
sogno di essere e di lottare. Capire in che modo la mia
può essere una partecipazione attiva. Questa esperienza mi ha messo in contatto con il vostro mondo,
un mondo a cui io sono estranea. Per ora! Ma la vita
è cambiamento e miglioramento: imparare a fare
qualcosa per gli altri è una delle cose che sogno di fare
nella mia vita.
Dalla vincita dell’”Isola dei famosi” a oggi hai
avuto modo di conoscere meglio la nostra organizzazione. Qual è l’aspetto del nostro lavoro
che più ti ha colpito?
Mi colpisce molto la vostra onestà. Sembra quasi banale ma voi siete persone pulite, oneste, efficaci, che
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lavorano per degli ideali. È importante il vostro lavoro sull’educazione e la creazione di consapevolezza su temi difficili, come può essere quello dei
rom: far capire alle persone che non serve dire “i
rom sono tutti ladri” e che la loro condizione è dovuta ai nostri comportamenti e all’emarginazione
in cui li teniamo. Mi ha colpito la vostra forza nel
credere nella capacità di cambiare il mondo.
Quali sono i temi, tra quelli di cui Amnesty
International si occupa che più ti interessano o sono più vicini alla tua sensibilità?
Sicuramente il tema dei diritti delle donne, forse
anche perché mi riguarda da vicino. Ma parlando
con voi è cambiato qualcosa. Se adesso sento la notizia che è affondato un barcone di migranti mi si
spezza il cuore, perché in quella settimana a Lampedusa, ho imparato a conoscere una situazione
che prima era solo una delle tante notizie al telegiornale. Ora so che siamo tutti responsabili di
questo e che dobbiamo fare in modo che non ci
siano altre vittime e che siano accolte le persone
che arrivano.
Ancora una volta sei al fianco dell’organizzazione come testimonial della campagna di
raccolta fondi tramite l’sms al numero 45509.
Perché le persone dovrebbero sostenere Amnesty International?
Perché bisogna cambiare il mondo e dobbiamo
aiutare le persone che lavorano per migliorarlo.
Amnesty International è un’organizzazione importante che ha voce per aiutare persone che sono
in prigione o che vivono altre violazioni. Non è
vero che non importa, che non cambia niente.
Anche solo mettendo una firma si può fare qualcosa di importante. Ma la vostra voce è la nostra
voce, quella di tutti quelli che fanno una donazione
o firmano un appello. Se ci disinteressiamo tutto
resterà uguale.
www.amnesty.it 21
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da non perdere
UN ANNO DI DIRITTI UMANI!
Anche quest’anno sono disponibili i calendari Amnesty International! Nel doppio formato da parete e da tavolo, i calendari
2013 nascono dalla collaborazione con l’agenzia fotografica
Panos e riportano immagini utilizzate dalle Sezioni Spagnola
e Statunitense. I calendari Amnesty International raccolgono
al loro interno le testimonianze di chi, proprio grazie al lavoro
di Amnesty International, ha ritrovato libertà
e giustizia. L’agenda giornaliera 2013, realizzata anche quest’anno insieme all’azienda Intempo, è disponibile presso le
librerie e la grande distribuzione. Infine,
sono disponibili i biglietti di auguri di Amnesty International tra cui quelli nati dalle
illustrazioni di Bruno Bozzetto e Mario
Gomboli.
È possibile richiedere l’agenda, i calendari e i biglietti inviando una
email all’indirizzo: [email protected].
Per ulteriori informazioni: www.amnesty.it/oggettistica.
MISTER SEI MILARDI
I bambini della guerra di Bosnia
oggi sono grandi e alcuni di loro,
molti, hanno messo al mondo
figli. Il trauma si trasmette di generazione in generazione. I giovani
bosniaci hanno idee da realizzare
e storie da raccontare ma vivono
in un paese privo di lavoro e di
speranze e studiano in scuole
inadatte a formare le classi dirigenti del futuro. “Mister sei miliardi” è un viaggio nell’universo
dei giovani della Bosnia Erzegovina, in un dopoguerra senza
fine. Un viaggio che parte proprio dal ragazzo che dà il titolo al libro, la
cui vita e le cui possibilità sono il paradigma del trattamento che un
paese devastato prima dalla guerra, oggi dai nazionalismi, dalla corruzione e dal neoliberismo, riserva a bambini e ragazzi. L’autore prova a
immaginare quale sarà il futuro dei giovani, attraverso l’analisi della
condizione della scuola, del lavoro e della società di questo martoriato
paese. Il libro, arricchito dalla prefazione di Riccardo Noury, l’introduzione di Predrag Matvejević e la postfazione di Gianluca Paciucci, ha
avuto il patrocinio di Amnesty International.
Mister sei milardi
Luca Leone
Infinito edizioni, settembre 2012, € 14,00
22 www.amnesty.it
NEI SECOLI FEDELE
IL CASO DI GIUSEPPE UVA
Il documentario racconta le vicende
legate alla tragica morte di Giuseppe
Uva in seguito al suo arresto. Dopo
aver trascorso tre ore in una caserma di Varese, sotto la custodia di
otto tra poliziotti e carabinieri, viene
trasportato in ospedale in condizioni
critiche, dove nella notte muore. La
sorella Lucia, al mattino, dovendo
effettuare il riconoscimento del fratello rimane sconvolta: bruciature di
sigaretta, ecchimosi e una vistosa macchia di sangue sul cavallo dei pantaloni
raccontano una storia diversa da quella fornita da carabinieri e poliziotti presenti quella notte in caserma. Inizia così la battaglia di una famiglia alla ricerca di verità e giustizia ma le cause del decesso restano a oggi ancora da
chiarire. Il lavoro di ricostruzione, attraverso la raccolta di testimonianze e documenti inediti, di Adriano Chiarelli, vuole far luce sull’ennesimo caso di “vittime di stato”, come li hanno definiti i familiari di Cucchi, Aldrovandi e altri che
come Uva hanno visto morire i loro cari in circostanze non troppo diverse.
Nei secoli fedele - Il caso di Giuseppe Uva
ideato e scritto da Adriano Chiarelli
regia di Francesco Menghini
produzione: Soulcrime Srl
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THE LADY
Il 13 settembre è uscito il dvd “The
Lady - L'amore per la libertà” di
Luc Besson con Michelle Yeoh,
David Thewlis, William Hope,
Martin John King, con una coproduzione anglo-francese. Il film
racconta la travagliata vita di
Aung San Suu Kyi, dall’assassinio del padre, leader della lotta
indipendentista birmana, fino
alla sua lotta per la libertà nei
lunghi anni degli arresti domiciliari. Un ritratto politico ma
anche umano e personale della premio Nobel per la pace, simbolo della
lotta per i diritti umani del popolo birmano; moglie, madre, prigioniera ed
eroina. Come la pellicola, anche il dvd e il blu-ray, prodotti da Koch Media,
hanno il patrocinio di Amnesty International Italia. Nelle versioni destinate alla vendita, saranno presenti un volantino informativo e un contenuto extra che aggiorna sulla situazione dei diritti umani in Myanmar
curati dall’associazione.
The Lady
Regia di Luc Besson
distribuito da Koch Media
durata: 132 minuti, € 12,99
L’AMMORE E L’ARRAGGIA
Il nuovo cd di Ugo Gangheri è una vera e propria festa della musica
resa speciale dalla presenza di ospiti importanti: Enzo Iacchetti,
Giobbe Covatta, Nino Buonocore, Stefano Sarcinelli, Francesco Paolantoni, I Nomadia, Antonio Principe de Carmine (chitarre), Enzo Sgambato (clarino), Luna
Rita Varra (basso e
voce), Marilù Poledro
(tamburi e voce), Jacopo Gangheri (voce).
“L’ammore e l’arraggia” è un disco doppio
di canzoni in napoletano, nato come un
“dono” per Amref e
Amnesty International, a cui andranno i
proventi delle vendite.
Questo nuovo disco ruota attorno all'innegabile forza e al sentimento
che evocano ed esprimono l'amore e la rabbia che, se ben miscelate
possono tracciare nuove rotte per un futuro da reinventare.
L’ammore e l’arraggia
Ugo Gangheri & Nomadia
Etichetta e distribuzione Cni music,
settembre 2012, € 15,00
STORIA DEI DIRITTI UMANI
Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea generale delle
Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani. Evento storico, che sanciva i
diritti e le libertà che spettano a tutti gli esseri
umani e punto di partenza di una sensibilità umanitaria sempre più diffusa. Marcello Flores ripercorre la storia dei diritti umani, dall'Illuminismo a
oggi. Una storia fatta di idee, teorie filosofiche, politiche e giuridiche ma anche di organizzazioni, battaglie, campagne, istituzioni e personaggi.
Storia dei diritti umani
Marcello Flores
Il Mulino, agosto 2012, € 14,00
DIO NON UCCIDE
Nato nel 1931 a Buenos Aires, l'argentino Adolfo
Perez Esquivel per tutta la vita è stato un “combattente” della nonviolenza, un testimone della
giustizia che ha pagato la coerenza delle idee con
il carcere duro e con le torture. La biografia di
Esquivel, premio Nobel per la pace, racconta una
vita di impegno instancabile a fianco degli oppressi
e dei diseredati.
Dio non uccide
Arturo Zilli
Il Margine, luglio 2012, € 16,00
LA PIÙ POLITICA DELLE PENE
La pena di morte è da sempre una questione che ha
aperto grandi dibattiti. In questo libro viene affrontata
da un punto di vista giuridico-politico. Dalla situazione attuale il libro passa ad analizzare varie posizioni mettendo in particolare a confronto le posizioni,
a loro modo paradigmatiche, di due paesi, l’Italia e gli
Stati Uniti, sottolineandone le significative differenze
ma anche le notevoli somiglianze.
La più politica delle pene
Davide Galliani
Cittadella Editrice, maggio 2012, € 10,50
I BAMBINI NASCONO PER ESSERE FELICI
Venti carte illustrate raccontano ai più piccoli i loro
diritti. Ogni carta presenta il testo semplificato dei
principali articoli della Convenzione internazionale
sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con semplici filastrocche. Le illustrazioni, affiancate tra
loro, formano il grande albero dei diritti umani, da
“rileggere” insieme a bambine e bambini affinché
siano consapevoli dell’importanza dei diritti umani
per essere felici e diventare grandi.
I bambini nascono per essere felici
Vanna Cercenà
Illustrazioni di Gloria Francella
Fatatrac, giugno 2012, € 9,90
www.amnesty.it 23
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PREMIO NOBEL PER LA PACE 1977
PREMIO DELLE NAZIONI UNITE PER I DIRITTI UMANI 1978
VISIONE
La visione di Amnesty International è quella di un mondo in cui ad ogni
persona sono riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione
universale dei diritti umani e da altri atti sulla protezione internazionale dei
diritti umani. Al fine di perseguire questa visione, la missione di Amnesty
International è di svolgere attività di ricerca e azione finalizzate a prevenire ed eliminare gravi abusi di tali diritti.
QUOTE ASSOCIATIVE
VALORI FONDAMENTALI
Amnesty International costituisce una comunità globale di difensori dei diritti
umani che si riconosce nei principi della solidarietà internazionale, di un’azione
efficace in favore delle singole vittime, della copertura globale, dell’universalità e indivisibilità dei diritti umani, dell’imparzialità e indipendenza, della democrazia e del rispetto reciproco.
Socio/a junior (da 14 a 18 anni) e 15,00
METODI
Amnesty International si rivolge a governi, organizzazioni intergovernative,
gruppi politici armati, imprese ed altri attori non statali. Amnesty International si propone di accertare abusi dei diritti umani con accuratezza, tempestività e continuità nel tempo. L’organizzazione svolge ricerche
sistematiche e imparziali su singoli casi di violazione e su violazioni generalizzate dei diritti umani. Le conclusioni sono rese pubbliche e i soci, i
sostenitori e lo staff di Amnesty International mobilitano la pressione dell’opinione pubblica sui governi e su altri soggetti allo scopo di porre fine a
questi abusi. In aggiunta al suo lavoro su specifici abusi dei diritti umani,
Amnesty International chiede a tutti i governi di rispettare la sovranità
della legge e di ratificare ed applicare gli atti sulla protezione internazionale dei diritti umani; svolge un’ampia gamma di attività nel campo dell’educazione ai diritti umani; incoraggia le organizzazioni intergovernative,
i singoli individui e gli organi della società a sostenere e rispettare i diritti
umani.
LE SEDI REGIONALI
ABRUZZO - MOLISE
via Cairoli, 49
86039 Termoli (CB)
tel. 347 0088234
CALABRIA
c/o Ist. Form. Politico Sociale “Mons. Lanza”
via Cattolica dei Greci, 26
89125 Reggio Calabria
tel. 338 3946844
CAMPANIA
Via S. Liborio, 1
80134 Napoli
tel. 081 5529002
EMILIA ROMAGNA
via Irma Bandiera, 1/a
40134 Bologna
tel. 051 434384
LIGURIA
c/o Casa della Pace
piazza Palermo, 10/b
16129 Genova
tel. 010 366980
LOMBARDIA
Via G.Strehler,1
20121 Milano
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I AMNESTY - TRIMESTRALE SUI DIRITTI UMANI
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Progetto Grafico: Zowart - Roma
stampa a cura di EDIThink srl
Aut. Trib. Roma n. 00296/96 dell’11/06/1996
Iscrizione al R.O.C. n. 21913 del 22/02/2012
Questo numero è stato chiuso il 08/10/2012
Stampato su patinata carta ecologica Pefc.
copertine-I-Amnesty-dicembre_Layout 1 11/10/12 15.54 Pagina 4
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