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tesina - Education 2.0
Ciak
Cinema …
… fabbrica dei sogni
La nascita del cinematografo (il contesto storico)
La cinepresa
T.A. Edison
Come si fa
un film
Il cinema fa
Sognare e Pensare
I. Calvino
Autobiografia
di uno spettatore
Un film
Billy Elliott
Le fasi
di lavorazione
Non solo cinema: las telenovelas
dall’ Argentina
L’importanza della visione
la vista
l’Impressionismo
Sport e cinema
il mestiere dello stuntman
Maria Neve Incollingo
Classe III A - I. C. “Don Milani” - Latina
Anno scolastico 2011/2012
Indice degli argomenti
La nascita del cinematografo: il contesto storico (storia)………………pag. 3
Il cinema fa sognare e pensare (italiano)……………………………………………pag. 4
Come si fa un film: le fasi di lavorazione (tecnologia)………………………pag. 8
T. A. Edison – the world’s greatest inventor (inglese)………………………pag. 12
Non solo cinema… Las telenovelas (spagnolo)………………………………………pag. 14
L’Argentina (geografia)……………………………………………………………………………pag. 16
L’importanza della visione: la vista (scienze)………………………………………pag. 18
L’importanza della visione nell’arte: l’impressionismo (arte)……………pag. 22
Lo sport e il cinema: il mestiere dello stuntman (ed.fisica) ……………pag. 24
Esecuzione al flauto dolce del brano “I sogni son desideri”, tratto dalla
colonna sonora del film di animazione Cenerentola, di Walt Disney (1950)
2
CINEMA
“Fabbrica dei Sogni”
L’invenzione del cinematografo (contesto storico)
L’invenzione del cinema risale al periodo della seconda rivoluzione
industriale, quindi alla fine dell’Ottocento. Questo periodo è
caratterizzato dal benessere e da molte invenzioni che hanno stravolto la
vita di moltissime perone. Viene inventato il motore a scoppio, quindi
l’automobile; l’elettricità, quindi la lampadina; l’acciaio, quindi il cemento
armato, il telefono…
Durante la seconda rivoluzione industriale si affermano numerosi
cambiamenti, non solo nell’ambito delle innovazioni, ma anche in quello
delle scoperte scientifiche (si dà maggiore importanza all’igiene, si
scoprirono nuove cure e si diffondono i vaccini). Cambia il modo di
lavorare (con la catena di montaggio) e il modo di pensare: grazie alla
catena di montaggio, che permette di costruire oggetti in modo più
veloce, si sviluppa una società in cui ogni prodotto è disponibile in grande
quantità, la società di massa, nella quale, grazie ai mass media che
permettono la diffusione veloce delle notizie, è sempre più richiesta la
democrazia.
Nel 1895 due francesi, Auguste e Louis Lumière, inventarono il
cinematografo, lo strumento che filma e proietta le immagini in
movimento e che avrebbe stravolto l’immaginazione di milioni di persone.
Così il 28 dicembre al Gran Cafè del Boulevard des Capucines di Parigi,
venne mostrata la prima proiezione, che prevedeva la visione di dieci
piccolissimi film: quando gli spettatori videro il filmato di un treno che
avanzava verso di loro, si alzarono spaventati temendo che gli venisse
addosso.
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Il cinema fa sognare e pensare
Un importante scrittore del Novecento, Italo Calvino, ha vissuto i primi
anni della diffusione del cinema e, in “L’autobiografia di uno spettatore”,
racconta la sua esperienza:
<<Ci sono stati anni in cui andavo al cinema quasi tutti i giorni e magari due
volte al giorno, ed erano gli anni tra, diciamo, il Trentasei e la guerra,
l’epoca insomma della mia adolescenza. Anni in cui il cinema è stato per me
il mondo. Un altro mondo da quello che mi circondava, ma per me solo ciò
che vedevo sullo schermo possedeva le proprietà d’un mondo, la pienezza,
la necessità, la coerenza mentre, fuori dallo schermo, s’ammucchiavano
elementi eterogenei che sembravano messi insieme per caso; i materiali
della mia vita che mi parevano privi di qualsiasi forma. A me il cinema
allora serviva a quello, a soddisfare un bisogno di spaesamento, di
proiezione della mia attenzione in uno spazio diverso, un bisogno che
credo corrisponda a una funzione primaria dell’inserimento nel mondo, una
tappa indispensabile d’ogni formazione. Certo per crearsi uno spazio
diverso ci sono anche altri modi, più sostanziosi e personali: il cinema era
il modo più facile e a portata di mano, ma anche quello che
istantaneamente mi portava più lontano.
La prova della vera passione era la spinta a ficcarmi dentro un cinema
appena apriva, alle due. Assistere alla prima proiezione aveva vari
vantaggi: la sala semivuota, come fosse tutta per me, che mi permetteva
di sdraiarmi al centro dei “terzi posti” colle gambe allungate sulla
spalliera davanti; la speranza di rincasare senza che si fossero accorti
della mia fuga, per poi avere il permesso di uscire di nuovo (e magari
vedere un altro film); un leggero stordimento, per il resto del pomeriggio,
dannoso per lo studio ma favorevole alle fantasticherie. Quando invece
ero entrato nel cinema alle quattro o alle cinque, all’uscirne mi colpiva il
senso del passare del tempo, il contrasto tra due dimensioni temporali
diverse, dentro e fuori del film. Ero entrato in piena luce e ritrovavo fuori
il buio, le vie illuminate che prolungavano il bianco e nero dello schermo. Il
buio un po’ attutiva la discontinuità tra i due mondi e un po’ l’accentuava,
perché marcava il passaggio di quelle due ore che non avevo vissuto,
inghiottito in una sospensione del tempo, o nella durata d’una vita
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immaginaria, o nel salto all’indietro dei secoli. Un’emozione speciale era
scoprire in quel momento che le giornate s’erano accorciate o allungate: il
senso del passare delle stagioni era all’uscita del cinema che mi
raggiungeva.
Non ho ancora detto, ma mi pareva sottinteso, che il cinema era per me
quello americano, la produzione corrente di Hollywood. Va detto che tutta
questa storia si concentra in pochi anni: la mia passione ebbe appena il
tempo di riconoscersi e liberarsi dalla repressione familiare, e fu
soffocata d’improvviso dalla repressione statale. Tutto a un tratto
l’Italia, per estendere la sua autarchia al campo cinematografico, decretò
l’embargo ai film americani.
Malgrado la goffa campagna antihollywoodiana con cui accompagnò il
provvedimento la propaganda di regime (che proprio a quel tempo s’andava
allineando al razzismo hitleriano), la vera ragione dell’embargo doveva
essere di protezionismo commerciale, per far posto sul mercato alla
produzione italiana (e tedesca). In confronto a tutte le proibizioni e gli
obblighi che il fascismo aveva imposto, e a quelli ancora più gravi che
andava imponendo in quegli anni di pre-guerra e poi di guerra, il veto ai
film americani era certo una privazione minore o minima, e io non ero così
sciocco da non saperlo: però era la prima che colpisse direttamente me,
che non avevo conosciuto altri anni che quelli del fascismo. Era la prima
volta che un diritto di cui godevo mi veniva tolto: più che un diritto, una
dimensione, un mondo, uno spazio della mente; e sentii questa perdita
come un’oppressione crudele, che racchiudeva in sé tutte le forme
d’oppressione che conoscevo solo per sentito dire o per averne visto
soffrire altre persone. Se ancora oggi posso parlarne come d’un bene
perduto perché qualcosa scomparve così dalla mia vita per non ricomparire
mai più. Finita la guerra tante cose erano cambiate: io ero cambiato, e il
cinema era diventato un’altra cosa, un’altra cosa in sé e un’altra cosa in
rapporto con me.>>
Italo Calvino era un ragazzo durante gli anni in cui si diffondeva
maggiormente il cinema in Italia e, come molti altri ragazzi, adorava il
cinema, e ci passava tutte le sue giornate. Con l’affermazione del
fascismo, però, non è stata più permessa la diffusione dei film americani,
(perché oscuravano la cinematografia italiana) e il cinema venne usato
come il maggiore strumento di propaganda, insieme con la radio, per
5
diffondere le idee del dittatore Mussolini. I film dovevano mostrare
un’Italia unita e forte sotto il totale controllo del fascismo.
Per aumentare l’importanza del cinema italiano, oltre che proibire la
diffusione di film stranieri, i fascisti chiesero di costruire una “Direzione
generale della cinematografia”, con il fine di controllare le idee trasmesse
dal cinema e promuovere l’uso dei film come mezzo di propaganda politica.
Dopo che un’apposita legge concesse dei finanziamenti alle produzioni
cinematografiche, la Direzione della cinematografia propose diverse
iniziative, tra la quali la costruzione dell’Ente Nazionale dell’Industria
Cinematografica, nel cui ambito nacque Cinecittà.
Cinecittà è “la fabbrica dei sogni”, in quanto crea i sogni, le illusioni, che
ingenerano i film negli spettatori.
Cinecittà è un grande insieme di teatri e sale di registrazione di fama
internazionale, dove hanno lavorato alcuni dei più importanti registi della
storia, quali, per esempio, Federico Fellini.
Cinecittà è una delle migliori esperienze fatte durante il triennio delle
medie, in quanto mostra la costruzione dei sogni, sia in modo diretto, se i
film si considerano sogni, che indiretto, se si considera che il cinema fa
sognare. A Cinecittà abbiamo visto, infatti, molte scenografie, costumi,
foto di film conosciuti: il telefilm Rome, il film di San Francesco, Gangs of
New York…
Grazie a quest’esperienza ho capito anche quant’è complesso creare un
film e di quante professionalità necessita: attori, registi, costumisti,
scenografi, sceneggiatori…
I film sono molto importanti perché, come ha detto Italo Calvino, ci
portano in un’altra dimensione, che è quella del sogno. Una volta davanti a
un film, soprattutto se si è al cinema, si ha come l’impressione di
dimenticare i propri problemi e la vita, per quelle due orette, diventa
quella dei protagonisti.
****
I film, però, spesso non portano solo illusioni ma possono parlare di eventi
accaduti, quindi possono essere usati anche come modo per imparare,
oppure possono e mandano messaggi importanti.
Un film con un messaggio molto significativo, specialmente per la mia età,
e che abbiamo analizzato a scuola è Billy Elliot.
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Billy è un ragazzo di undici anni al quale è morta la madre. Vive insieme al
padre e al fratello, con il quale non sembra avere un bel rapporto, e con la
nonna, una donna anziana che soffre di perdita di memoria.
Billy pratica pugilato per volere del padre, ma non sembra molto
soddisfatto. Un giorno, finita la sua lezione, incuriosito dalle musica, si
avvicina a un gruppo di ragazze che studiavano danza classica. Dopo averle
osservate per un po’ si fa coraggio e prova a ballare anche lui e scopre di
essere portato per la danza. La prima ad accorgersene è l’insegnante di
danza che lo convince a seguire altre lezioni. Egli continua il corso fino a
quando il padre lo scopre e, arrabbiatissimo, gli dice che il ballo non è uno
sport adatto a lui essendo fatto solo per le ragazze. Billy, però, non si
lascia condizionare e comincia a seguire le lezioni private dell’insegnante
di danza. La Miss lo prepara con entusiasmo convinta che il giovane
talento abbia delle possibilità per essere ammesso alla Royal Ballet School
di Londra. Il padre è ancora molto contrariato e determinato a non farlo
proseguire, ma quando lo vede ballare cambia idea e comincia ad
appoggiare il figlio. Riprende allora il suo lavoro di minatore, che aveva
interrotto a causa di uno sciopero, per avere denaro a sufficienza per
iscrivere Billy a quella prestigiosa scuola di Londra. Il ragazzo, infine,
riesce a fare il provino per la Royal Ballet e viene ammesso.
Questa è la meravigliosa storia di un ragazzo che non ha avuto paura di
fare una scelta, di nuotare controcorrente, rispetto al volere e alla
decisione del padre, l’unica autorità dopo la perdita della madre, che si
imponeva fortemente e che avrebbe potuto incutere timore. E’ la storia di
un ragazzo che non si è lasciato scoraggiare dai giudizi degli altri, come i
compagni di classe, che lo avrebbero potuto prendere in giro in quanto
considerano la danza uno sport esclusivamente femminile. Infine è la
storia di un ragazzo che ha avuto il coraggio di combattere per inseguire
il suo sogno, per inseguire una passione, che lo ha messo contro il padre, il
fratello, ha impedito che lo ostacolassero le condizioni economiche, ed è
riuscito a mantenere le sue responsabilità.
Come ho detto prima questo film porta un messaggio significativo per
ognuno di noi e inoltre invita a riflettere: io avrei avuto il suo stesso
coraggio? Sarei riuscito ad andare contro la mia famiglia per inseguire il
mio sogno?
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Come si fa un film (le fasi di lavorazione)
Come ho detto prima la produzione di un film è molto complessa, sia per le
professionalità di cui ha bisogno, sia per gli strumenti usati e per i
procedimenti.
L'IDEAZIONE
L'idea da cui prende spunto un film può essere originale o tratta da un
fatto di cronaca, da un'esperienza personale di vita, da un'opera
letteraria, teatrale, a fumetti.
La persona a cui viene l'idea iniziale del film può essere un regista, un
soggettista, un produttore ecc.
La persona, comunque, che giudica la bontà dell'idea è il produttore.
Costui procede con molta cautela: innanzitutto vuole rendersi conto che
l'idea proposta sia commercialmente conveniente, cioè che il film che se
ne trarrà gli farà recuperare i costi e incassare qualche profitto.
Una volta che il produttore ritiene idonea l'idea proposta, egli l'affida ai
soggettisti che preparano un breve racconto (5-10-20 pagine) con la
trama del film, a grandi linee. Dal soggetto il produttore ricava un'idea
più chiara sulle possibilità di successo economico del film.
Spesso il produttore interviene per apportare dei cambiamenti al
soggetto e nella maggior parte dei casi i suoi "consigli" tendono a rendere
la storia del film adatta a un pubblico il più vasto possibile, riproponendo
le formule dei film di maggior successo in quel momento. In qualche raro
caso, il produttore lascia lavorare autonomamente soggettisti,
sceneggiatori e regista.
A questo punto lo sceneggiatore prepara la scaletta, il trattamento e la
sceneggiatura: si tratta della riscrittura sempre più particolareggiata del
soggetto, fino ad arrivare a un copione (la sceneggiatura) che contiene il
film in ogni suo dettaglio: dialoghi, azioni degli attori, descrizioni degli
ambienti e delle scene, misura dell'inquadratura, ecc. Non sempre vengono
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scritti scaletta e trattamento, per cui si passa direttamente dal soggetto
alla sceneggiatura.
I PREPARATIVI
Non appena la sceneggiatura è pronta, si pensa all'organizzazione
artistica e pratica della lavorazione. Il produttore assegna a un suo
dipendente di fiducia, il direttore di produzione, il compito di seguire il
film. Costui, cercando di mantenere le spese dentro la cifra stabilita dal
produttore, recluta i tecnici (elettricisti, operatori, falegnami ecc.) e,
insieme al regista, gli artisti (attori, costumisti, direttore della
fotografia) che parteciperanno al film; procura, acquistandoli o
affittandoli, i mezzi tecnici: pellicole, cineprese, lampade, carrelli, gru.
Il regista, intanto, sceglie i luoghi in cui si gireranno le scene in esterni; lo
scenografo e il costumista, seguendo le indicazioni del regista, ideano e
iniziano a realizzare, rispettivamente, le scene e i costumi.
Per praticità organizzativa le inquadrature di un film non sono girate
secondo l'ordine della sceneggiatura. Le scene vengono raggruppate
secondo criteri di comodità ed economicità a prescindere dalla loro
posizione nella sceneggiatura. Se in un film, alcune scene, poste all'inizio e
alla fine della sceneggiatura, si svolgono lungo una spiaggia, è evidente
che tutta la troupe (decine di persone: attori, macchinisti, elettricisti,
fonici, ecc.) e gli strumenti (cineprese, luci, gru, ecc.) si spostano in
spiaggia una sola volta e in quella occasione si girano tutte le scene
ambientate lì. Dunque, si raggruppano le scene secondo la località (interni
ed esterni) in cui sono ambientate e anche secondo il tipo d'illuminazione
e l'ora del giorno (illuminazione artificiale, illuminazione naturale, alba,
sole, tramonto, notte), secondo le esigenze atmosferiche (cielo sereno,
nubi, vento, pioggia, neve), secondo la stagione (alberi fioriti, vegetazione
verde o secca, abbigliamento estivo o invernale).
Si raggruppano le scene anche secondo i materiali necessari e le persone
partecipanti. Ad esempio: le scene con l'automobile, le scene col bambino
in bicicletta, le scene da girare col carrello, le scene da filmare con una
determinata persona o con un gruppo di persone, le scene da girare in
determinate circostanze indipendenti dalla volontà del regista (durante
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una corsa o una cerimonia, durante l'esecuzioni di certi lavori: raccolto,
esplosione di mine nelle cave ecc.).
Il raggruppamento delle scene secondo i criteri suddetti costituisce il
piano di lavorazione, un importante documento che serve da guida per
tutte le fasi della ripresa, in quanto riporta per ogni inquadratura il luogo
e il giorno in cui verrà girata, gli attori e i tecnici impegnati, i materiali,
le macchine e gli attrezzi necessari.
LE RIPRESE
Si effettuano le riprese secondo il piano di lavorazione e
la
sceneggiatura: la maggior parte delle volte si gira in uno studio oppure in
esterni, nei luoghi (location) scelte dal regista: una strada, in riva al mare,
in aperta campagna. Per sicurezza, ogni inquadratura viene ripresa almeno
due volte. Nelle produzioni maggiori un’inquadratura può essere girata
decine di volte, fin a quando il regista non è soddisfatto della sua resa.
All'inizio di ogni rispesa, si inquadra per pochi secondi il ciak, una
lavagnetta con su scritto il numero dell'inquadratura, della scena e della
ripresa. In questo modo, durante il montaggio, sarà agevole distinguere le
riprese fatte. In ogni ripresa si attacca a girare prima dell'inizio di ogni
movimento e si dà lo stop alla fine di quel movimento, per poter decidere
con precisione il taglio nel montaggio.
In questa fase, tra gli altri, collaborano con il regista:
- l'assistente alla regia, che solleva il regista dalle incombenze pratiche:
verificare se sono pronti i binari per le carrellate, se il pavimento
scricchiola, se il caminetto funziona, se è pronta la parrucca per l'attrice
ecc;
- l’aiuto-regista che offre al regista il suo apporto creativo;
- la segretaria di edizione che compila appositi bollettini, dove prende
nota della riuscita o meno delle varie riprese. Dato che il film non si gira
in ordine cronologico la segretaria deve annotare molti particolari e
fornirli (unitamente a fotografie e agli spezzoni delle ultime inquadrature
girate) quando si deve proseguire una scena cominciata diverso tempo
prima, così da poter ricostruire esattamente il disordine delle vesti e
della capigliatura, le ferite e gli altri elementi del trucco.
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L'EDIZIONE
Effettuate le riprese, il regista, assistito dal montatore, realizza il
montaggio, cioè sceglie e unisce tra di loro, secondo quanto stabilito nella
sceneggiatura, la ripresa meglio riuscita di ogni inquadratura.
A questo punto bisogna distinguere tra due modalità di lavoro: i film girati
in "presa diretta” e quelli "doppiati":
- del primo gruppo fan parte quei film che utilizzano per le copie
definitive del film, i dialoghi pronunciati dagli attori e registrati nel corso
delle riprese. Anche nell'altro tipo di film, si registrano le battute degli
attori durante le riprese, solo che non si usano per la copia definitiva del
film, ma servono solo agli stessi attori come guida per doppiare sé stessi,
cioè registrare in modo più pulito (senza rumori di fondo) i dialoghi;
così si ottiene una colonna sonora del parlato nuova. In alcuni casi, la voce
di un attore è "prestata", in fase di doppiaggio, ad un altro attore che ha
partecipato alle riprese.
A questa colonna sonora vengono aggiunti i rumori, gli effetti speciali
sonori e le musiche ottenendo la colonna sonora completa.
A questo punto si realizza il missaggio, cioè la trasposizione della colonna
sonora definitiva sulla pellicola, badando che l'emissione dei suoni sia in
sincrono (cioè, ad esempio, l'inizio di un dialogo coincida esattamente con
il movimento delle labbra dell'attore) con le immagini che si proiettano.
Per i film destinati anche all'estero si prepara una copia senza i dialoghi
che saranno aggiunti nella nazione di destinazione, nella lingua locale.
Si è così realizzata la copia completa. Da questa copia se ne ottengono
altre che il distributore affitta agli esercenti delle sale
cinematografiche.
****
Gli strumenti principali del cinema sono la cinepresa e il proiettore: le
cinepresa serve per riprendere le scene e il proiettore per riprodurle una
volta finiti di girare.
Questi due strumenti sono stati entrambi inventati da Thomas Edison nel
1889.
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Edison - the world’s greatest inventor
Thomas Alva Edison was born in 1847 in Ohio and he had six brothers and
sisters.
He started to go to school when he was eight. The teacher didn’t
understand that he was slightly deaf and thought he was stupid. One day
she told him he was stupid and the poor child ran home crying to his
mother. Edison went to school from time to time until he was twelve, but
his best teacher was his mother. After he left school he started working
as a newspaper’s seller in the street. He immediately showed his
intelligence in this job. He read the new stories before he bought the
newspapers from the shop and, when they were interesting he took many
papers and, when they were less interesting, he picked up less of them.
With this simple trick, he made much more money than the other
newspaper boys.
Edison made his first inventions when he was nineteen and he started
working as a full-time inventor. He created new machines and improved
machines which already existed. For example he made a new microphone
per the telephone that it had been just invented by Graham Bell.
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He then produced the phonograph, that was the first sound-recording
machine, so thanks Edison we can listen to the CDs or cassettes today.
The most important Edison’s invention is the light bulb.
Edison invented also something for the film industry: a new camera and
projector. He invented electrical batteries for movie camera.
Edison invented more than 1.000 things. He died in 1931 and the lights of
all USA were switched off as a tribute.
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Non solo cinema… Las telenovelas
Una telenovela es un género televisivo producido originalmente en varios
países de América Latina, cuya principal característica es contar desde
una perspectiva básica melodramática una historia de amor a lo largo de
varias decenas de capítulos (usualmente entre 100 y 200).
Durante el trayecto de la misma, los personajes principales (un galán y una
damita joven) sufren los embates de uno o varios villanos (generalmente
una novia despechada, un madre celosa o un padre despótico), que se ve
coronada con la felicidad en el último minuto del capítulo final, hasta el
cual se sucede una innumerable cantidad de peripecias. Esencialmente de
carácter sentimental, con intrigas, engaños y confusiones.
Con los años han ganado más acción e incorporado elementos de otros
'géneros' (como el policíaco, la comedia, el thriller e incluso la ciencia
ficción).
El argumento base de la telenovela es el de la ascensión social que,
generalmente, se da por medio del matrimonio (aunque también ha habido
muchas en que la protagonista luego de ser seducida y abandonada, logra
revertir su penosa situación y triunfa a costa de mucho esfuerzo y
dedicación - sirviendo así de ejemplo, sobre todo, para las amas de casa y
las mujeres que hasta los años 80, eran el público fundamental de estas
producciones; pero hace un par de décadas amplios segmentos masculinos
consumen seriales de esta clase).
En la telenovela clásica, generalmente hay un amor imposible, un/a hijo/a
abandonado/a (casi siempre un/a heredero/a de una abultada fortuna), y
grandes secretos del pasado que, al revelarse, cambian el curso de la
historia rectificando fatales errores e injusticias.
La telenovela moderna ha abortado temas tan polémicos y peliaguados
como el cáncer, las drogas, la homosexualidad y el crimen. También, por su
gran matiz prescriptivo, promueven sensibles cuestiones sociales.
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Aunque muchos lo cuestionen, la telenovela se ha vuelto patrimonio de la
cultura latinoamericana (sobre todo donde mayor sofisticación ha
alcanzado, como en Brasil). Pero su finalidad básica no es educar, como
algunos pretenden, ya que es un programa de neto entretenimiento y que
surgió más por estímulo de las jaboneras que por una necesidad recreativa
o cultural.
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L’Argentina
L’Argentina è uno dei paesi che producono maggiormente le telenovele.
Dopo il Brasile è il paese più esteso del continente sudamericano e il suo
livello di vita è tra i più elevati.
L’Argentina si trova nella parte meridionale del Sudamerica. Il territorio
può essere diviso verticalmente in tre zone: una zona montuosa, dove si
trova la catena andina, una zona collinare e una vasta zona pianeggiante,
dove si trovano le pampas. Qui si trova anche il fiume Paranà, che sfocia
con un estuario nel Rio de la Plata.
La popolazione è quasi del tutto di origine europea, con piccole percentuali
di amerindi e meticci. La poca presenza di popolazioni native è dovuta ad
uno sterminio durante il XIX secolo. Nello stesso periodo è avvenuta una
forte migrazione verso l’Argentina dall’Europa.
La città più importante è la capitale, Buenos Aires, molto nominata nelle
telenovele, che fu costruita dai colonizzatori spagnoli. E’ un importante
porto e il suo agglomerato urbano conta più di 10 milioni di abitanti, perciò
è una delle metropoli più importanti del continente.
Rosario è la seconda città per numero di abitanti ed è un importante
porto fluviale.
L’economia argentina, fino alla metà del secolo scorso, era basata
sull’agricoltura. Ancora oggi è significativa, infatti è al quinto posto per
l’esportazione mondiale del frumento e al terzo per quella del mais. E’
presente anche la pesca, come produzione recente. Le risorse
energetiche, petrolio, gas naturale, carbone, sono sufficienti a soddisfare
il fabbisogno nazionale.
L’industria è presente per tutti i settori e molto spesso controllata da
multinazionali europee o statunitensi. Anche per il settore terziario, ora il
più importante, vi è la partecipazione di gruppi esteri, come per le banche.
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L’importanza della visione: la vista
La vista è uno dei cinque sensi, il cui organo è l’occhio. Gli occhi si trovano
all’interno delle cavità orbitali e sono molto delicati, capaci di cogliere i
segnali luminosi. Gli occhi sono protetti dalle sopracciglia, che li riparano
dalla polvere e dal sudore, e dalle palpebre, che li proteggono dalla troppa
luce o da corpi estranei. Inoltre le palpebre, con il loro movimento in su e
in giù, distribuiscono su tutto l’occhio le lacrime, il liquido prodotto dalle
ghiandole lacrimali che contiene una sostanza antibatterica che lubrifica
l’occhio.
L’occhio è formato da tre membrane sovrapposte che lo rivestono: la
sclerotica, la coroide e la retina.
La sclerotica è la membrana più esterna e forma la parte bianca
dell’occhio. Nella sua parte anteriore si trova la cornea, trasparente per
far passare la luce.
La coroide è la membrana intermedia ed è di colore scuro. Nella parte
anteriore c’è l’iride, che è un anello muscolare colorato, con al centro un
foro, la pupilla, che si apre e si chiude in base alla presenza di luce.
Tra la cornea e l’iride si trova un liquido chiamato umore acqueo.
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La retina è la membrana più interna, in cui si trovano milioni di cellule
nervose, i coni e i bastoncelli, che trasformano gli stimoli luminosi in
impulsi elettrici e nella parte posteriore dell’occhio formano il nervo
ottico, che trasmette gli impulsi al cervello.
Importante è anche il cristallino, tessuto elastico che si trova dietro
l’iride e la pupilla.
La cavità tra il cristallino e la retina è riempita da un altro liquido: l’umor
vitreo.
IL FUNZIONAMENTO DELL’OCCHIO
Il funzionamento dell’occhio si può paragonare al funzionamento della
macchina fotografica:
1) l’iride, come il diaframma, regola l’entrata della luce, che penetra
attraverso la pupilla nella sclerotica e coroide;
2) la cornea e l’umore acqueo formano un sistema di lenti convergenti
che ha lo stesso compito dell’obbiettivo;
3) il cristallino ha il compito di mettere a fuoco l’immagine e grazie ad
alcuni muscoli varia la sua curvatura per permettere all’immagine di
formarsi sulla retina;
4) le cellule che si trovano sulla retina (coni e bastoncelli) sono i
sensori che registrano la luce.
I coni si trovano nella zona della retina opposta alla pupilla, la fovea, e si
suddividono in: quelli in grado di riconoscere il giallo, quelli in grado di
riconoscere il verde e quelli in grado di riconoscere il blu. Questi ci
permettono di riconoscere i colori in presenza di luce.
I bastoncelli, invece, sono distribuiti su tutta la retina, il loro numero è
maggiore, e ci fanno vedere quando c’è poca luce; questi, però, non sono in
grado di distinguere i colori.
L’occhio, come anche la macchina fotografica, mostra un’immagine
capovolta e rimpicciolita che si forma sulla retina. Se non si forma sulla
retina si hanno dei difetti visivi, che vengono corretti attraverso gli
occhiali. Questi difetti sono la miopia, l’ipermetropia, l’astigmatismo e lo
strabismo.
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Se si è miopi le immagini si formano davanti alla retina: si vede male da
lontano, se non si usano delle lenti divergenti, sottili al centro e più spesse
ai lati.
Se si è ipermetropi le immagini si formano dietro la retina: si vede male
da vicino se non si usano lenti convergenti, più spesse al centro e più
sottili ai lati.
Se si è astigmatici, le immagini appaiono deformate, perché il cristallino
ha una curva irregolare e mette a fuoco in modo diverso le parti di un
oggetto: per correggere questo difetto sono necessarie lenti di forma
speciale.
Con lo strabismo, invece, i muscoli degli occhi sono poco coordinati tra
loro perciò il cervello riceve due immagini distinte e sovrapposte.
Le immagini che vediamo possono essere, inoltre, influenzate da
esperienze passate. La luce stimola le cellule all’interno della retina, i coni
e i bastoncelli, e le informazioni vengono trasmesse, sotto forma di
impulsi elettrici, al cervello tramite il nervo ottico. Qui le informazioni
vengono messe a confronto con quelle contenute nella memoria.
Un’altra osservazione sulla vista è il fatto che gli occhi guardano ciò che li
circonda da angolazioni diverse, in quanto essi sono separati da alcuni
centimetri. Così il cervello riceve, dai nervi ottici, immagini un po’ diverse,
che elabora formandone una in rilievo. Questa si chiama visione binoculare
o stereoscopica, ed è ciò che ci permette di percepire la
tridimensionalità.
LE ILLUSIONI OTTICHE
Esistono tanti studi interessanti riguardanti l’occhio e la vista, ma quello
più conosciuto sono le illusioni ottiche.
Un’illusione ottica è un’illusione che porta l’apparato visivo a percepire in
maniera scorretta la realtà. Le illusioni ottiche possono essere dovute a
diverse cause e si possono manifestare naturalmente o in seguito a
trucchi specifici.
Le illusioni si dividono in tre categorie, in base al meccanismo che le
determina:
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- ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e
pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana;
- percettive, quando sono generate dalla fisiologia dell'occhio. Un
esempio sono le immagini postume che si possono vedere chiudendo
gli occhi dopo avere fissato un'immagine molto contrastata e
luminosa;
- cognitive, quando sono dovute all'interpretazione che il cervello dà
delle immagini. Un caso tipico sono le figure impossibili e i paradossi
prospettici.
Un’illusione naturale, dovuta a un fenomeno ottico, è il miraggio.
Un’altra illusione naturale è la variazione nella dimensione apparente
della Luna (più piccola quando è sopra la nostra testa, più grande quando è
vicina all'orizzonte); non si tratta in realtà di un fenomeno ottico, ma di
un'illusione cognitiva o percettiva.
Le illusioni, poi, non producono lo stesso effetto in ogni persona. Ciò
dipende da fattori come capacità visiva, alterazione del campo visivo,
daltonismo, astigmatismo ecc.
Anche il cinema si può considerare un’illusione ottica: la pellicola è un
insieme di fotogrammi che, quando sono proiettati in sequenza a una certa
velocità, dà la percezione del movimento. Gli effetti speciali dei film,
inoltre, si fondano su illusioni ottiche.
Se hai forse letto "PER
UN PUGNO DI DOLLARI"
non ti sei probabilmente
accorto che invece la
scritta era "PER UN
PUGNO DI DI DOLLARI".
Questo succede perché
tendenzialmente,
quando
leggiamo,
tendiamo
a
focalizzarci sul significato
della frase. Parole come
"DI" potrebbero essere
saltate in quanto non
importanti
per
la
comprensione
del
significato di tutta la
frase.
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L’importanza della visione nell’ arte:
“L’impressionismo”
L’impressionismo è uno stile d’arte figurativa nato in Francia durante la
seconda metà dell’Ottocento, precisamente negli anni Sessanta, che
prende in parte spunto dalla pittura realista.
I pittori impressionisti cercano un naturalismo spontaneo e colgono
l’impressione visiva che generano le cose sotto gli effetti della luce:
infatti gli artisti preferiscono dipingere all’aria aperta, staccandosi dagli
schemi accademici. All’aria aperta possono osservare la vera natura e
qualità del colore.
Per l’impressionismo i colori vanno stesi sulla tela puri, sottoforma di
macchie, lasciando percepire le figure a coloro che osserveranno il
quadro.
Pittori impressionisti importanti sono, per esempio, Edouard Manet,
Claude Monet, Paul Cézanne, Auguste Renoir.
Gli impressionisti furono, però, anche molto rifiutati e criticati, durante
la loro storia.
Questo movimento possiede una grande carica innovatrice, dal momento in
cui concepisce una diversa funzione dell’arte:
- l’arte è un’attività autonoma: non deve più, infatti, essere
influenzata dalle scelte della committenza o da tradizioni: così
diventa un’interprete dello spirito del tempo;
- mutano i soggetti dell’arte: gli impressionisti ritraggono paesaggi
naturali e scene della vita quotidiana nelle grandi città, la folla dei
boulevards di Parigi, gli interni dei caffè e dei teatri.
I pittori impressionisti, inoltre, fanno proprie alcune acquisizioni
tecnologiche e scientifiche di quel periodo:
- svolgono importanti studi sulle leggi dell’ottica e sulla percezione
della luce;
- l’invenzione della fotografia ha influenza sull’arte: viene usata dagli
impressionisti per determinare le inquadrature che, se ben studiate,
possono trasmettere una sensazione di movimento.
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Claude Monet, Donna con il parasole girata verso sinistra, 1886
I PRINCIPI
RIVOLUZIONARI DELLA
PITTURA
IMPRESSIONISTA
Il segno
La linea è assente e manca un
disegno preparatorio e le
forme prendono vita dal
colore.
La luce
Colpisce gli oggetti e si
scompone nei vari colori. I
paesaggi sono composti da
luce e colore, mutevoli a
causa
dell’ora,
della
condizione atmosferica e dal
punto di vista.
Il colore
Vengono disposti puri sulla
tela, così si mescolano o si
accostano trasformandosi ed
esaltandosi reciprocamente.
Il colore di un singolo oggetto, colore locale, non esiste, perché hai nostri
occhi ogni colore subisce l’effetto del colore vicino. Le ombre
corrispondono a zone meno luminose, ma non sono nere e vengono ottenute
grazie all’uso di colori complementari.
Il movimento
E’ dovuto dal fatto che i contorni delle immagini sono appena intuite,
infatti sembrano mutare continuamente.
La pittura impressionista predilige lo studio dei riflessi della luce
sull’acqua, la cui superficie è in continuo movimento.
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Sport e cinema: il mestiere dello stuntman
La controfigura (o stuntman) interpreta, al posto dell’attore, le scene
d’azione più pericolose:
- si lancia nel vuoto
- cammina sui tetti
– finge di lottare corpo a corpo
- salta da un’auto in corsa
– finge un inseguimento in auto.
La controfigura può interpretare anche scene erotiche, sostituendo
l’attore protagonista (a cui deve assomigliare molto) quando questo decide
di non apparire nudo.
Una figura professionale simile, tanto che in Italia risulta spesso
coincidere con quella dello stuntman, è quella del maestro d’armi: è colui
che insegna a maneggiare le armi bianche come spade, sciabole, daghe di
qualsiasi epoca. Inoltre svolge funzioni di piccola regia per quanto
riguarda le scene d’azione, spesso selezionando gli stuntman a seconda
della scena da coreografare.
La professione dello stuntman è riservata a chi ha un fisico allenato ed è
molto coraggioso. Bisogna amare il rischio, avere i riflessi pronti e saper
cadere senza farsi male. La conoscenza delle arti marziali può essere
molto utile.
Per fare carriera è comunque importante cominciare da giovani. In Italia
non esistono vere e proprie scuole per aspiranti controfigure (o
stuntman). Ovviamente è necessario avere un’ottima preparazione fisica
ed è importante essere specializzati in uno sport (scherma, equitazione o
sport estremi come paracadutismo, free-climbing, motociclismo ecc.).
L’Accademia d’arte circense di Cesenatico è l’unica in Italia dove è
possibile imparare le arti circensi per diventare trapezista,
contorsionista, equilibrista: il corso dura cinque anni, ma lo possono
frequentare solo i ragazzi al di sotto dei 13 anni. Per gli adulti non esiste
altra possibilità che seguire corsi di danza e ginnastica acrobatica. In
24
Italia esistono solo corsi di guida veloce. Negli Stati Uniti esiste una
scuola di formazione per stuntman autorizzata dallo Stato, che si trova in
Florida, i cui corsi sono sia per uomini che per donne.
La controfigura (o stuntman), come gli attori, deve avere sempre pronto
un book fotografico ed un curriculum, per farsi conoscere dalle varie
produzioni, che realizzano spesso una selezione iniziale attraverso la
visione delle foto e dei curriculum presentati.
Chi ha particolari capacità acrobatiche si può presentare quindi come
stuntman, per sottoporsi alla selezione, anche se non in tutti i tipi di
produzione.
Personalmente credo che questo lavoro sia tanto interessante quanto
pericoloso. Per svolgerlo ci vuole certo molto coraggio; è fondamentale
un’ottima preparazione atletica: perciò gli stuntman provengono dal mondo
dello sport.
Anche questo mestiere è indispensabile nella produzione dei film,
soprattutto quelli d’avventura, polizieschi e horror.
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