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Progetto di restauro del complesso di San

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Progetto di restauro del complesso di San
Associazione Tesori di Brescia
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Tesori di Brescia ultimo aggiornamento Marzo 2016
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Il restauro del complesso di San Clemente
Brescia, Italy
Tesori di Brescia ultimo aggiornamento Marzo 2016
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Tesori di Brescia ultimo aggiornamento Marzo 2016
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Pianta Architetto Corbellino, fine XVIII
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Associazione Tesori di Brescia
Tesori di Brescia è un’associazione senza scopo di lucro che persegue esclusivamente finalità di
promozione culturale. Essa presta la propria attività di volontariato prevalentemente al fine di
promuovere la conoscenza, la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale del territorio
bresciano, con particolare riferimento al complesso di San Clemente, riconosciuto bene culturale
di interesse storico di cui alla legge 1 giugno 1939 n. 1089.
L’obiettivo promosso dall’associazione è quello di elaborare e redigere, in collaborazione con le
proprietà e le istituzioni locali, un progetto di recupero e di valorizzazione di tutto il complesso, da
sottoporre alla Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio e donare i fondi raccolti per il finanziare
il restauro.
Il progetto di restauro del complesso di San Clemente è suddiviso per comodità in quattro moduli:
Modulo 1: il chiostro grande
Modulo 2: la bugadera (o cortile dei frati)
Modulo 3: il chiostro piccolo, adiacente alla chiesa
Modulo 4: la chiesa siti tra vicolo San Clemente e via Trieste in Brescia. Tesori di Brescia ultimo aggiornamento Marzo 2016
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Storia del Convento di San Clemente
Nel 1517 due frati domenicani dell’ormai rovinato convento di San Floriano ai Ronchi acquistarono (con l’aiuto della Serenissima
Repubblica di Venezia che governava la città) un’antica casa costruita nel 1400, chiamata da allora “Loggia dei frati” o “Bugadera”.
Qui fondarono il convento domenicano di SanClemente, giacché il vescovo della città affidò loro anche la vicina chiesa, che allora era
molto più piccola e semplice dell’attuale.
Due anni dopo, nel 1519, i frati scambiarono la “Loggia dei Frati” con alcune casette adiacenti alla chiesa. Da alcuni documenti scritti, si
può ipotizzare che la costruzione vera e propria del convento e del chiostro grande sia iniziata nel 1530.
I dipinti e le lunette del chiostro, illustranti scene della vita di San Domenico, sono della fine del XVI secolo.
Nel 1537 iniziò la ricostruzione e soprattutto l’ampliamento dell’antica chiesetta di San Clemente; successivamente sarà abbellita dai
dipinti del più importante pittore bresciano, Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, che abitava poco più in là, in vicolo san Clemente,
proprio di fronte alla piccola fontana.
I frati, mai più di undici o dodici, continuarono la loro vita nel convento; si occuparono della chiesa di San Clemente celebrando le messe
e tutte le altre funzioni religiose, diedero ospitalità ai poveri fino al 1770, anno in cui la Serenissima Repubblica di Venezia, che ancora
governava la città di Brescia, decise di vendere il convento perché c’erano pochissimi frati.
Da allora il convento cambiò molti proprietari, fino a quando venne acquistato dall’avvocato Giuseppe Saleri che, nell’anno 1837, vi
fondò il primo asilo infantile della città.
Successivamente lo acquistò il Comune di Brescia che continuò a mantenere la scuola materna intitolata a Giuseppe Saleri.
Nel 1978 il Comune di Brescia avvia un'operazione di recupero e di ristrutturazione di tutti gli ambienti e, nel 1988, l'ex-convento
diviene la sede del 2° Circolo di Brescia e della scuola Elementare “Tito Speri”.
Nel 2006 l'Amministrazione comunale realizza un nuovo importante intervento di rinnovamento: le aule sono illuminate in modo tale da
orientare l'attenzione e i soffitti hanno la luminosità del cielo; il laboratorio di musica è dotato di un soffitto insonorizzato, ai vari
ambienti, fra cui la serra d'inverno, si accede attraverso un percorso di equilibri cromatici. Nel 2015 vengono rinnovati con la
collaborazione dei genitori i servizi igienici.
La scuola “Tito Speri” raccoglie soprattutto l’utenza del centro storico cittadino, ma anche parecchi bambini che provengono
dall’hinterland per l'orario antimeridiano.
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Chiesa di San Clemente
La Chiesa di San Clemente è intimamente legata al cuore della memoria storica di Brescia: sorge nella “cittadella vecchia”, civitacula vetus, in prossimità della
casa dove dimorò il Moretto.
San Clemente ha uno speciale rapporto con i monumenti romani che la circondano: la Curia, il Tempio di Vespasiano, l’Anfiteatro e varie Domus Romane i cui
resti sono stati scoperti e protetti fino alla grandiosa scoperta nel complesso di Santa Giulia.
Sorta nei meandri della città medioevale, ha mantenuto attorno a se l’impronta dell’insediamento a reticolo fitto, tra vicoli serpeggianti: bisogna cercarla,
come una pianta ultrasecolare nel fitto di un bosco.
San Clemente venne costruita sui resti di un’antica costruzione religiosa del X secolo. Nel 1471, dopo aver subito numerose modifiche, la chiesa venne
annessa al convento.
Gli interni subiranno altre modifiche: prima nel 1600 e poi nel 1800 per mano dell’architetto bresciano Rodolfo Vantini. Grazie al suo intervento la Chiesa
assume l’aspetto attuale: viene meno l’impianto gotico originario per lasciar spazio a forme più neoclassiche.
Attualmente si presenta secondo la ristrutturazione neoclassica attuata da Rodolfo Vantini nella prima metà dell’ottocento. Dal 1517 al 1770 era annessa
ad un convento di domenicani, che la officiarono curando una fiorente confraternita del Rosario. Tale associazione erano iscritti popolani ed esponenti dei
casati più distinti come i Martinengo, i Brognoli, i Soardi. Ad esse si deve la costruzione della sontuosa cappella del Rosario.
In linea con lo stile neoclassico è sicuramente la facciata, dominata da una volta a botte che contiene un affresco raffigurante Papa Clemente
Dopo l’inconsulto abbattimento della chiesa di San Domenico nel 1882 - il cui altare del Rosario venne rimpiattato a Londra nella chiesa dei Padri Filippini,
tale cappella è diventata la “matrice” di tutte le confraternite e gruppi del Rosario nel territorio Bresciano.
San Clemente attualmente non è una chiesa parrocchiale ma è frequentata da fedeli affezionati del centro storico.
Per tutti i bresciani è nota come la chiesa memoriale ove è sepolto il Moretto al suo interno e vi sono collocate ben cinque grandi pale dell’altare di sua
mano. Dall’alto, dietro l’altare maggiore, domina la pala Morettiana in onore di San Clemente, il martire, il quarto Papa.
Il Moretto, grande maestro della scuola bresciana di pittura, per tutta la vita trattò con dignità e impegno artistico soggetti sacri che traspirano sincerità di
afflato religioso: egli era iscritto a varie confraternite: in Duomo, nella parrocchia di San Zeno al Foro, a quella del Rosario di San.Clemente; L’unico suo figlio
entrò nei gesuiti.
Di fronte alla chiesa, vi era la casa di Agostino Gallo, discepolo e protettore di Sant’Angela Merici, che amava trattenersi in San clemente. Il Moretto venne
chiamato a ritrarre il volto della Santa appena spirata; le Figlie di Sant’Angela, Orsoline e Angeline di tutto il mondo, quando vengono a Brescia per venerare
le memorie di Sant’Angela, non mancano di visitare San Clemente.
All’interno la Chiesa è composta da un’unica navata, ed è possibile ammirare l’altare maggiore settecentesco e i due chiostri, del XV e XVI secolo. Al suo
interno possiamo ammirare le opere del Moretto e di un altro artista bresciano, il Romanino che in questa Chiesa ha realizzato l’affresco della Resurrezione di
Cristo tra i santi Clemente e Teresa.
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Ora cominciamo dal primo modulo
Il Chiostro Grande
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1° Modulo
Il Chiostro Grande
Il chiostro, di ampie proporzioni è stato
realizzato tra il 1536 e il 1566.
E’ limitato sui lati da otto ampie arcate a
tutto sesto che sul lato settentrionale
attualmente risultano tamponate, nella
parte centrale, da un’aula.
Dai documenti d’archivio però risulta che,
nei secoli, la tamponatura del porticato
aveva prima interessato tutto il lato
occidentale: infatti, questo lato del
portico claustrale, al momento della soppressione, risulta murato verso oriente,
ossia, le arcate erano state occluse lasciando una piccola apertura data da una
finestrella centrale per ciascun fornice, divenendo quindi una sorta di lungo
corridoio. Ancora oggi risultano visibili le tracce di questa tamponatura sul lato
ovest, sia sulle colonne che sulle lastre di marmo che rivestono il muretto
perimetrale.
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Il Colonnato
Il colonnato è caratterizzato da una serie più antica di colonne nel portico occidentale.
Le colonne, in marmo di Botticino, presentano un fusto lavorato con una bocciardatura rigata, e
sono caratterizzate dal tipico capitello composito a campana di primo Cinquecento, tipologia
molto diffusa nelle quadre della cittadella.
Le basi invece riecheggiano elementi proto rinascimentali: dal toro appoggiato al dado, nasce
una scozia poco profonda e allungata sovrastata da uno “sbrigativo” becco di civetta in
sostituzione del toro minore superiore.
Il lato est, comprese le ultime campate del lato sud (verso est), ha un porticato simile a quello
sul lato ovest nel disegno dei capitelli, ma è di fattura più attenta e meglio elaborata nelle spirali
delle volute.
Il degrado
Tutto il colonnato risulta interessato da un consistente strato
di sporco e croste nere calcarizzate evidente sul lato non
esposto ad intemperie. Alcune piccole fessurazioni
interessano i basamenti, mettendone a rischio la staticità.
Proposta d’intervento
•Pulitura delle superfici in modo da rimuovere le patine e
le croste sovrammesse facendo attenzione di mantenere le
patine originali.
•Stuccatura delle fessurazioni in modo da evitare
l’infiltrazione di acqua piovana all’interno del manufatto e il
conseguente sfaldamento della pietra in caso di gelo.
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Le decorazioni murali: le lunette e gli affreschi parietali
All’interno del portico, tra una campata e l’altra si distinguono una serie di lunette
dipinte nel Cinquecento e originariamente raffiguranti decorazioni probabilmente
dovute a due mani differenti: più arcaica quella che eseguì i dipinti sui lati occidentale e
settentrionale dove si distinguono scene armoniose con succedersi di storie
domenicane, inserite in ariosi contesti architettonici a prospettiva centrale; più recente
quella che eseguì la decorazione delle lunette del lato orientale, dove si distinguono
episodi sacri legati al culto praticato nel vicino oratorio intitolato a Santa Cecilia, poi
inglobato nel chiostro grande.
Sul lato occidentale, in corrispondenza delle colonne, specularmente sul muro, sono
evidenti le tracce di decorazioni murali a cui corrispondono altrettanti capitelli da
parasta dipinti a fresco, dove è evidente il tema del capitello composito a campana con
invasatura scanalata e rudentata coronata da spirali delineato in un disegno policromo
marcato e ben definito.
Il degrado
Gli affreschi risultano in gran parte scialbati da più strati di pittura sovrammessa: solo
due lunette sono già state restaurate e solo poche altre parzialmente portate in luce
delle 36 presenti. Molti intonaci però risultano cartellati e rigonfiati, a rischio di caduta,
con la forte possibilità di un imminente perdita delle decorazioni.
L’intervento di recupero effettuato da Comune di Brescia, in occasione della riapertura
della scuola elementare, ha risanato gli intonaci sottostanti delle pareti mettendoli in
sicurezza, sarà necessario
valutare la presenza di decorazioni sottostanti e la
possibilità di un eventuale recupero.
Proposta d’intervento
• Messa in sicurezza degli intonaci cartellati , distaccati e ammalorati a rischio di caduta.
• Indagini stratigrafiche diffuse sugli intonaci per valutare la presenza di decorazioni
sottostanti.
• Progettazione di un eventuale intervento di recupero e di restauro.
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La fontana
La fontana, che arricchisce il chiostro grande, risale presumibilmente ancora al XVI
secolo; purtroppo non è stata trovata alcuna documentazione ad essa inerente, se non
per una traccia dove sembra essere indicata, con uno schizzo acquerellato, nelle
mappe catastali redatte dall’architetto Domenico Corbellini nel 1770, il quale la colloca
al centro del crocevia di attraversamento del cortile; oggi però la stessa non si trova
perfettamente al centro del chiostro ma leggermente decentrata verso nord est.
Realizzata in pietra di Serle si distingue per la vasca esagonale molto semplice e
lineare costituita da sei lastre numerate artigianalmente, in senso antiorario, con
l’incisione diretta di piccoli segni verticali presenti centralmente nella parte inferiore
delle stesse. La fontana, che sprofonda nella pavimentazione a ghiaia, poggia in realtà
su un basamento in pietra ora completamente nascosto.
Al centro della vasca, si innalza una colonna tozza composta da alcuni blocchi di
marmo di cui quelli sommitali presentano fattezze neoclassiche presumibilmente
risalenti all’intervento di ammodernamento che l’architetto Rodolfo Vantini compì
all’interno del complesso.
Il degrado
La fontana, non funzionante da lungo tempo, presenta le lastre del catino
completamente aperte e sconnesse; il fondale della vasca è in cemento; gli uggelli per
la fuori uscita dell’acqua mancano completamente, così come risulta incompleta e
attualmente aperta la parte sommitale della colonna al centro della vasca.
Proposta d’intervento
• Pulitura superficiale della pietra per il ripristino dell’aspetto originale della vasca
mediante la rimozione di materiali estranei, in particolare del suo
interno,completamente alterato.
• Individuazione dei punti di cedimento strutturale e ripristino dell’assetto originale.
• Consolidamento delle superfici degradate e degli elementi in fase di distacco.
• Individuazione e ripristino dei punti di fuoriuscita dell’acqua e ripristino delle
componenti metalliche.
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L’illuminazione
ESISTENTE
Proposta d’intervento
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PROGETTO
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La pavimentazione
ESISTENTE
Proposta d’intervento
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PROGETTO
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