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Coca Cola: «Rimaniamo»

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Coca Cola: «Rimaniamo»
In abbinata obbligatoria con Italia Oggi.
Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs)
Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003
Tre foto e una
mimosa
Giro di tangenti
in Lombardia
La Lega
è nella bufera
Per il crollo
del palco
della Pausini
periti al lavoro
Indagato il presidente
del consiglio regionale
Davide Boni
Reggio, lutto e polemiche
dopo la morte
del giovane operaio
Il leghista Davide Boni
Mercoledì 7 marzo 2012
www.ilquotidianodellacalabria.it
La struttura crollata nel palazzetto
ALBERIO, BALDESSARRO, PINO e VERDUCI alle pagine 4 e 5
a pagina 3
La Coldiretti plaude ma avverte: «Attenzione alta sui contratti»
Coca Cola: «Rimaniamo»
Il manifesto alle pagine 27, 28, 29 e 30
Iniziative in tutta la regione
Le donne
per un’altra
Calabria
CRESCONO di ora in ora le adesioni
all’iniziativa del Quotidiano di dedicare la
giornata di domani, 8 marzo, a tre donne
unite dal coraggio che hanno dimostrato
nel dire basta alla ’ndrangheta e a tutto ciò
che è capace di distruggere, a partire da
un futuro per i propri figli. Adesioni ma
anche riflessioni e iniziative organizzate
qua e là per la regione, nel nome delle tre
mamme coraggio: Giuseppina Pesce, collaboratrice di giustizia, Maria Concetta
Cacciola, indotta al suicidio dopo le accuse
fatte anche a parenti, Lea Garofalo, uccisa
e sciolta nell’acido. Tre donne coraggiose,
a cui rendere omaggio pensando proprio
alle “donne per un’altra Calabria”, come
recita lo slogan del manifesto della proposta del Quotidiano che oggi pubblichiamo
nella parte centrale del giornale.
A Roma l’accordo: continuerà a prendere arance in Calabria
A Rosarno
trattori in piazza
«No all’aranciata
che spreme
gli agricoltori»
Regione
Fondi
alle imprese
con tempi
incerti
TROVATO l’accordo al tavolo romano: Coca Cola continuerà ad acquistare arance
anche in Calabria. Plaude la
Coldiretti, che comunque
avverte: «Manterremo alta
l’attenzione sui contratti». E
a Rosarno trattori in piazza
per dire no all’“aranciata che
spreme gli agricoltori”.
D. GALATÀ, KETY GALATI
e F. PAPASIDERO
a pagina 12
Ci sono 200 milioni
ma le parti sociali
chiedono celerità
ADRIANO MOLLO a pagina 11
La montagna che incombe sulle strutture a Zumpano, alle porte di Cosenza
Perché sono
dalla parte
di Scalfari
Lettera a Napolitano
Zumpano. Accolto il ricorso del pm
Adesioni, interventi e servizi di
ROBERTO CASTAGNA, LEUCINO CAVUOTO
ANNA FOTI, VERA LAMONICA
MARIO MAIOLO, GIANFRANCO MANFREDI
SIMONE PUCCIO, ANGELA MARIA SPINA
e La Rete delle DONNE DEL REVENTINO
Alta velocità
Scopelliti
e la Cgil
incalzano
Pericolo di frane, sigilli
a cinema e discount
CONFESSO: faccio fatica. A capire. Il coro di reazioni alla intelligente
alle pagine 7, 8 e 9
S. PAPALEO a pagina 13
ROBERTO GRANDINETTI a pagina 15
continua a pagina 19
di GIOVAMBATTISTA PAOLA
Reggio. Prevista per oggi la camera di consiglio: dovrà decidere su 120 persone. Chiesti 1.600 anni di carcere
Sombrero
Trasferimenti
ALL'AZIENDA sanitaria
locale di Ragusa un addetto stampa in servizio
presso la struttura è stato trasferito al reparto di
Radiologia.
Probabilmente l'avevano trovato
molto bravo nel passare
le situazioni ai raggi X
con le sue inchieste. Il
problema è che negli
ospedali, soprattutto al
Sud, molta gente è stata
assunta in via clientelare. Così succede che i posti letto ci sono, il personale sovrabbonda, ma la
gente preferisce buttarsi
nel caos dei Pronto soccorso di Roma o Milano,
perché invece in certi
ospedali, calma per calma, tanto vale andare direttamente al cimitero.
Processo “Crimine”: il gup si prepara alla sentenza
IL gup si ritira oggi in camera di consiglio per la sentenza su 120 imputati nel processo “Crimine” per i quali
sono stati chiesti 1.600 anni.
GIUSEPPE BALDESSARRO
a pagina 24
20307
9
771128
022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
ANNO 18 - N. 66 - € 1,20
Tre
foto
e una
mimosa
La Cgil sull’Unità: «Si inverta la rotta»
VERA Lamonica, segreteria confederale della Cgil, sul numero in edicola ieri dell’Unità scrive: «Non c’è retorica
nell’appello lanciato dal Quotidiano,
c’è l’invito a cogliere nelle loro storie il
segno di come, possa nascere la voglia
di riscatto e l’amore per la libertà, la
scintilla della speranza e il coraggio di
rischiare. La Cgil ha raccolto questo
appello e lo fa suo. È necessario, infatti
che prima di tutto i soggetti sociali della rappresentanza colgano che in quel-
le terre la profondità della crisi e le trasformazioni che essa sta determinando, a partire dall’impoverimento generalizzato del lavoro, rischiano di produrre, sul terreno della legalità, non
un’inversione di tendenza, ma la consegna definitiva all’assurdo destino di
diventare una sorta di piattaforma dalla quale la ndrangheta governa il giro
vorticoso di affari miliardari che svolge oltre i confini della Calabria, d’Italia
e d’Europa».
Giuseppina Pesce
Maria Concetta Cacciola
Lea Garofalo
Voci di donne dalla Calabria
Appuntamenti in tutta la regione in nome di Lea, Concetta e Giuseppina
| L’ASSOCIAZIONISMO |
La Rete del Reventino
per accendere
uno dei mille fuochi
Oggi sul
UN’IDEA e un manifesto (che avrete
oggi insieme al numero di oggi)
l’idea del Quotidiano della Calabria è
quella di dedicare l’8 marzo a Lea Garofalo, di Petilia Policastro, ribellatasi alla ‘ndrangheta, prima uccisa e
poi sciolta nell’acido a Maria Concetta Cacciola, pentita e poi indotta al
suicido dai familiari. E a Giuseppina
Pesce che attende di testimoniare al processo AllInside. L’idea ha
anche un nome “Tre
nome e una mimosa” e
tante sono le adesioni
ricevute finora, tanto
che l’iniziativa ha superato i confini della
Calabria (grazie anche a Michele Serra
che ne ha parlato nella
sua Amaca, a Fabio
Fazio in Rai, a Pierluigi Bersani, segretario
del Pd, che condivide l’idea).
Le iniziative sono tante. A Lameziail sindaco Gianni Speranza ha dedicato un’intera settimana alle donne, partita ieri che si concluderà . Il
Comune di Rogliano dedica un dibattito pubblico, domani, nella casa
Quotidiano
il manifesto
dell’iniziativa
per l’8 marzo
della cultura, alle 17, e dedica l’iniziativa alle tre donne. Domani la Cgil
a Catanzaro da’ appuntamento al
Musmi, dove alle 9.30 si alterneranno per discutere di legalità, Michele
Avenoso, segretario generale della
Fil - Cgil, Mimma Iannello di Reggio,
Doris Lo Moro, parlamantare, Crala
Girasole sindaco di Isola Capo Rizzuto e all’appuntamento prenderà parte anche Matteo Cosenza, direttore
delQuotidiano. ACutro, l’8 marzoil
Comune ha organizzato un incontro, alle 10.30 nella sala Falcone e
Borsellino, ci sarà il sindaco Migale,
l’assessore provinciale, Adele Bottaro, la consigliera comunale delle Pari Opportunità, Maria Grazia Lorenzano. A Crotone il Comune organizza “Diario in rosa”un reading di storia di donne, proprio l’8 marzo, nel
pomeriggio.
A Rosarno, al liceo Raffaele Piria,
la preside ha deciso di aderirire
all’idea del Quotidiano, organizzando una vera e propria manifestazione, dal titolo “Teorema donna”, il coraggio di ricordare”, la manifestazione èdedicata appunto aLea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, donne di ‘ndranghe-
L’intervista sul sito del Quotidiano
ta che hanno deciso di denunciare la
mafia. Ci sarà a Rosarno, appunto,
alle ore 16,30, l’8 marzo, presso l’auditorium della scuola, l’orchestra
del cantautore Marco Ferrarini e gli
interventi di studenti e magistrati
della Procura di Palmi e di Reggio
che parleranno delle tre donne calabresi.
Il Comune di Decollatura in un
manifesto scrive: «Aderiamo all’iniziativa del direttore Matteo Cosenza
“Tre foto e una mimosa” dedicando
l’otto marzo a Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo e Giuseppina Pesce e diamo appuntamento l’8 marzo, in piazza Perri, alle ore 17, dove
sarà proiettato anche un film “Pomodori verdi fritti”.»
A Reggio Calabria, bella è l’iniziativa degli studenti del liceo “Mattia Preti” che l’8 marzo insieme ai redattori di Stopndrangheta parleranno delle vittime della ‘ndrangheta, degli intrecci, delle nefandezze
della criminalità organizzata e oltre
ad aderire all’iniziativa del Quotidiano sono pronti a scrivere una lettera a Giuseppina Pesce, lei, scampata alla morte e pronta a testimoniare.
La storia di Paola sul web
mi commuove: sono fiero
Il nostro contributo
la banca dati
sui Comuni sciolti
per mafia
vera. Ha raccontato tutto il passato
di SIMONE PUCCIO
ai suoi figli, che hanno appena 10 e 6
anni e hanno già conquistato un sucSONO davanti al computer, a metà di
cesso che ha un valore immenso.
un’intensa giornata di lavoro. In reHanno potuto comprendere come va
dazione, chiuso in una stanza, ho apla vita, quando ti mette davanti a un
pena ascoltato sul sito del Quotidiabivio e ti costringe a scegliere da che
no l’intervista di Paola Embolo, la
parte stare. Hanno imparato a guarmoglie di Luigi Bonaventura, pentidare il padre e la madre diritti negli
to di mafia di Crotone. E ho pianto.
occhi e scoprire di potere essere orSì, è così. Davanti alla dignità di
gogliosi di loro. Possoquesta donna, mi sono
no sognare il lavoro che
commosso.
vogliono fare da granLo dico con una pundi, sapendo di essere
ta di timidezza, ma ansfuggiti da una vita che
che con un po’ di fierezti mette in mano la piza.
stola appena riesci a
Perché credo che se
impugnarla con la douna donna, un uomo,
vuta forza e a puntarla
due bimbi, sono riuscicon la necessaria preciti a fare scelte così comsione.
plesse e a raccontarle
Non saranno un kilcon questa grande
ler o la moglie di un
umanità, allora è davboss, scelto a caso tra
vero possibile cambiagli amici di papà solo
re.
per sancire l’ennesima
La sua quotidianità,
alleanza.
ripresa dalle telecameHo apprezzato il racre, la sua voce rotta so- L’immagine dell’intervista
conto del collega Franlo
qualche
volta
cesco Mollo, sulle pagidall’emozione, sono
ne del Quotidiano, peruno spaccato di vita
ché è riuscito a regalarche spero possano esci la normalità della fasere raccontati a tanti
miglia Bonaventura, la
giovani.
verve del piccolo SalvaPoco più di 14 minutore e la timidezza di Siti che da soli smontano
rya Rachele. Ma anche i
le auto di grossa cilinsogni di Luigi e Paola.
drata, i portafogli zepLa prossima volta che qualcuno mi
pi di soldi, gli abiti firmati e il “potefarà notare lo strapotere materiale e
re” di tanti ’ndranghetisti.
l’arroganza caratteriale del boss di
Mi auguro che le parole di Paola
turno, risponderò con la fierezza di
possano essere ascoltate da tanti gioPaola.
vani, nelle scuole, nelle parrocchie,
Ricordando a tutti che ci sono donin qualunque luogo di ritrovo. In
ne, come lei, capaci di sradicare la
tanti, ne sono certo, comprenderebmalapianta con la sola forza
bero la differenza tra la libertà di
dell’amore.
Paola e della sua famiglia, e quella di
Grazie Paola per questa intensa letanti ’ndranghetisti.
zione.
Quella di questa madre è la libertà
EGREGIO direttore,
nel dichiarare la nostra convinta adesione alle motivazioni che
hanno indotto il suo giornale a
farsi promotore delle manifestazioni per la giornata dell’8
marzo, intendiamo dare il nostro piccolo contributo.
Abbiamo deciso di presentare
venerdì 9 marzo, in continuità
con gli appuntamenti che intendono ricordare Giuseppina,
Maria Concetta e Lea, quello che
riteniamo un importante approfondimento della nostra
banca dati, resa operativa nel
maggio 2011, sul fenomeno dei
Comuni sciolti per infiltrazioni
mafiose.
Una domanda che è rimasta
finora senza risposta riguarda
il colore politico delle amministrazioni, un dato di particolare
rilievo, ma poco analizzato nella
sua totalità.
Un piccolo gesto che serve a
spargere consapevolezza su
uno degli aspetti più sintomatici della pervasività della criminalità organizzata nel tessuto
istituzionale italiano, ma anche
ad offrire elementi di valutazione alle forze politiche che cercano oggi in Italia una nuova stagione di rinnovamento.
Una piccola goccia per sostenere quel “cammino collettivo,
fatto di piccoli e grandi gesti
quotidiani, che guarisca la Calabria dal male che la devasta”
anche attraverso una matura
informazione.
* consigliere regionale
del Partito democratico
e presidente
della Lega Autonomie
Calabria
Ricorderò lei a chi mi
farà notare l’arroganza
del boss di turno
di MARIO MAIOLO*
LARETEdelledonne per accendere uno dei mille fuochi.
Accogliamo l'invito del direttore del Quotidiano di dedicare
questo otto marzo 2012 a Lea, a
Giuseppina e a Maria Concetta,
la loro terribile storia di solitudine e di disperazione assomiglia
molto, troppo, a quella di tante
donne e uomini che si sono opposti in passato, o che si oppongono oggi, alla violenza delle
mafie in Calabria e nel Sud. Sono
la solitudine reale o il semplice
sentirsi soli il grande nemico di
chi si oppone alla violenza e alla
sopraffazione mafiosa e contemporaneamente il migliore
alleato della mafia stessa: l'hanno detto in tanti modi in passato
Falcone e Borsellino, lo dicono i
magistrati attualmente impegnati nella lotta antimafia, lo dice Roberto Saviano. Dedichiamo l'otto marzo 2012 a quelle tre
donne, ma facciamo in modo che
non diventi soloun atto simbolico come tanti in passato, ma che
si traduca in uno strumento di
rottura di quella solitudine nei
restanti 364 giorni dell'anno.
La Calabria non è ferma all'anno
zero, comealcuni voglionofarci
credere: ci sono associazioni di
giovani, cittadini, sacerdoti che
lavorano da anni nelle aree più
pericolose della regione, scuole
impegnate nell'educazione alla
legalità, magistrati e forze di polizia che operano in condizioni
estreme; abbiamo conoscenze
sempre più approfondite sui
meccanismi economici, sulle
connivenze e sulle ragioni culturali che costituiscono il modus operandi e il brodo di coltura della 'ndrangheta, come da
più parti si va ripetendo anche
negli stessi interventi che appaiono in questi giorni sul Quotidiano.
Chiediamo, certo, a tutte le
donne e alle ragazze calabresi di
impegnare la loro intelligenza,
il loro coraggio e la loro freschezza, la loro voglia di libertà
nel riscatto dellanostra regione
impoverita dalla gestione politica egoista e noncurante dei bisogni e sempre più umiliata dalla
dilagante incultura "ndranghetosa". Chiediamo a noi stesse, in-
nanzitutto, alle donne che sono
impegnate nel PD e nelle altre
formazioni di sinistra, alle donne degli altri partiti e del sindacato, alle donne delle istituzioni
di dare una svolta alla politica
calabrese, di individuare nuovi
modi di fare politica, di ricostruire il rapporto con i cittadini
e con le popolazioni del territorio su basi finalmente paritarie e
democratiche e non elitarie o
elettoralistiche. Noi, donne e ragazze di Decollatura, Soveria
Mannelli, Martirano Lombardo, S. Pietro Apostolo e Carlopoli
abbiamo progettato e iniziato a
costruire in questi giorni una
rete che arrivi a coprire tutti i
Comuni della nostra zona, perchè vogliamo avviare azioni politiche comuni, allargare la presenza femminile nella vita sociale ed economica, proporre le
nostre soluzioni ai problemi
non in concorrenza con gli uomini, ma per usare insieme i
partiti, i sindacati, le associazioni per quello che devono essere
secondo la nostra Costituzione e
la nostra cultura: le leve per trasformare la società calabrese e
non mezzi di arricchimento e di
potere personale o di gruppo.
Riusciremo insieme a battere la
solitudine e l'indifferenza, ad
annullare la divisione tra i bisogni delle città e quelIi dei paesi, a
i deboli gli egoismi localistici e
dei gruppi, a ridare significato e
concretezza alla parola 'civiltà'?
Non lo sappiamo, ma dobbiamo
tentare. L'alternativa ha il nome
'ndrangheta .
Rosa Palma Aiello, Mimma
Caloiero, Andreina Cardamone, Annamaria Cardamone, Simona Cavalieri, Delia
Cerra, Christelle Chatenot,
Elvira Chiodo, Silvana Costanzo, Rossella Cuda,
Francesca Colacino, Tiziana
Crispino, Luisa Fazio, Antonella Gigliotti, Teresa Gigliotti, Simona Giurescu,
Maria Rosa Greco, Pasqualina Marasco, Giuliana Muscia, Rossana Pascuzzi, Giusi Scalise, Olga Schicchitano, Giovanna Spina, Filomena Talarico, Daniela Tolomeo, Felicia Villella
ALTRE ADESIONI
Cooperative sociali, cittadini e Comuni
ALL’iniziativa del Quotidiano aderisce anche le cooperativa, come quella sociale “Libero Nocera” e ci sono anche cittadini come Ottavio Cavalcanti, come
i giovani calabresi dell’Università di Urbino, consiglieri regionali di ogni colore
politico. E c’è anche il Comune di Settingiano che alle 16,30, organizza per l’8
marzo un convegno dedicato a Lea, Giuseppina e Concetta e in quell’occasione sarà proiettato il video “Terra di donna”, presso i locali dell’ex municipio,
alle ore 16.30, di Luigi Viapiana ed Eugenio Attanasio. L’obiettivo è sottolineare il coraggio della donne calabresi che si ribellano alla mafia.
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Primo piano 7
Mercoledì 7 marzo 2012
8 Primo piano
Tre
foto
e una
mimosa
Mercoledì 7 marzo 2012
Reggio, il liceo “Preti” scriverà alla Pesce
UNA giornata dedicata al coraggio delle donne
che hanno sfidato la 'ndrangheta e alla memoria delle vittime di questa sfida.
È l'8 marzo che il Liceo artistico «Mattia Preti» di Reggio Calabria e Stopndrangheta.it si
preparano a celebrare insieme giovedì prossimo, in un’assemblea con tutti gli studenti dello
storico istituto diretto da Santo Caserta.
Maturata sull'onda delle drammatiche vicen-
de di alcune testimoni di giustizia calabresi, e
con l’obiettivo di valorizzare la loro coraggiosa
scelta di ribellione, l’iniziativa unirà al racconto di alcune storie «paradigmatiche» la riflessione sul ruolo della donna all’interno delle cosche calabresi.
Gli studenti del «Preti» ascolteranno le storie
di Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo, Giuseppina Pesce e delle altre donne, ricostruite at-
traverso i documenti dell’archivio multimediale Stopndrangheta.it ed il supporto dei suoi redattori.
In programma anche la stesura, da parte
dell’assemblea degli studenti, di una lettera da
indirizzare proprio a Giusy Pesce, la collaboratrice di giustizia di Rosarno che dal 2010, sognando un futuro diverso per i propri figli, ha
scelto di schierarsi dalla parte della giustizia.
Primo piano 9
Mercoledì 7 marzo 2012
La Uil
con le donne
che alzano
la testa
di ROBERTO CASTAGNA *
IL direttore Cosenza ci sta abituando a delle interessantissime iniziative e quella intitolata
“Tre foto e una mimosa” sicuramente lo è.
La UIL Calabrese la sposa in pieno, convinta
che anche partendo da quel che può sembrare
un debole dibattito si possa giungere ad una
spinta in favore di un'emancipazione più robusta in favore delle donne e che si possa trovare in
questo dibattito una rinnovata energia e, quindi, il cambiamento auspicato.
Lea, Maria, Concetta e Giuseppina sono ormai
simboli a cui vogliamo accomunare le tante madri, spose, figlie di uomini vittime della 'ndran-
Lea disse: «Non
ti lascio sola»
di ANGELA MARIA SPINA*
EGREGIO direttore Cosenza,
è con vivo compiacimento che
le rivolgo il mio personale ringraziamento per la sua proposta di assurgere a simbolo
dell’8 Marzo Giornata Internazionale delle Donne, tre giovani donne del sud di ‘ndrangheta, tre volti di sfortunate donne di questa terra.
Donne fiere e al contempo
fragili, paradigmi dissonanti
di una dissolvenza lenta e disperata che frequentemente
impone alle donne di questa
terra, di cristallizzare i propri
precorsi di vita – non importa
se predestinati o scelti – per
aprire in qualunque possibile
momento una porta al senso
più profondo e radicato di Civiltà.
Affrancamento e di libertà,
che specificatamente è applicabile alla condizione femminile più complessiva.
Lei direttore, mi ha permes-
Le mamme
possono
scardinare
vecchie
logiche
Le donne possono scardinare vecchie
logiche e vecchi assetti. Sono determinanti e la riprova la fornisce il fatto che neppure la ‘Ndrangheta e le altre mafie, organizzazioni monosessuali e maschiliste, possono fare a meno delle donne – complici,
prestanome, consigliere, intermediarie.
Nel nome di Giuseppina, Cetta, Lea e le
altre, dunque. Per Lea Garofalo, alla quale
oggi vorrebbero negare persino il rango
di vittima di mafia, vorrei infine proporre
una testimonianza di gentilezza e umanità. L’ha affidata, esattamente un anno fa,
un’anonima lettrice , A.M., alla rubrica
della posta di Vanity Fair. “La conobbi dieci anni fa – scrive – fui vittima di un incidente stradale e il primo volto che mi soccorse fu il suo. Ricordo la tenerezza con
cui tentò di tranquillizzarmi, il suo affanno nel cercare il telefono nella mia borsa
perché ‘Se chiamano dall’ospedale tua
mamma si preoccupa”. La donna ricorda
l’umanità di Lea (” Mi disse ‘non ti lascio
sola’ e attese l’arrivo dei miei genitori”) e si
rivolge alla figlia: “Un abbraccio grandissimo a Denise, che ricordo piccola e intimorita sotto il suo berretto bianco, nella
speranza che la consapevolezza di aver
avuto una mamma straordinaria riesca a
darle un po’ di serenità”.
Già, Denise. Figura femminile cruciale
della vicenda di Lea Garofalo, rischia di
sparire come il suo volto nel cono d’ombra
dei programmi di protezione. Non tutti,
però, hanno dimenticato questa ragazza
forte e fragile che è teste d’accusa nel processo per la morte della madre. Non l’ha
fatto, significativamente, il Consiglio regionale della Calabria. L’anno scorso il
presidente dell’Assemblea, Francesco Talarico, ha assegnato a Denise una borsa di
studio voluta dalla Presidenza. Per sostenere la ragazza nella sua formazione scolastica, per aiutarla a pensare a un suo destino diverso.
*giornalista
| IL WEB |
Su facebook: «Il muro dell’omertà
scavalcato dalla denuncia»
CARO direttore,
su facebook ho convidiso la prima pagina di oggi con questo commento.
Ancora complimenti per l'ottima idea.
La voce della libertà. La Calabria si fa sentire. Parole e fatti scavalcano il muro dell'omertà.
Il coraggio di denunciare
le vigliacche imposizioni
delle forze antisociali. La
voglia di far tornare la legalità con gli esempi positivi di donne determinate,
protagoniste del cambiamento.
Il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, ha
avuto una apprezzabile idea: l'8 marzo
nel segno delle tre donne che hanno rotto
le vecchie regole dell'onorata società. Tre
foto e una mimosa.
Il seme della convivenza civile ha trovato terreno fertile .
«Il seme
continuerà
anche dopo»
Anche oltre i confini regionali. Buon
segno.
La Calabria deve tornare a sperare e
non disperare. Chiedere e non attendere.
Decidere e non delegare ad altri il proprio destino. Guardare con fiducia al futuro. Dare certezze ai giovani. Far ritornare il sorriso della libertà ,far vincere il
bene, estirpare la malapianta. Scriveva
nel 1979 Saverio Strati, presentando un
graffiante e ironico libro di poesie in vernacolo calabrese del compianto Rocco Ritorto, grande uomo di cultura sidernese
:".... una terra drammatica dove si ride di
rado e quando si ride per disperazione e
non certo per spensieratezza o per gioia
profonda dell'animo". Spensieratezza e
gioia profonda dell'animo, possono diventare realtà se dopo l'8 marzo l'idea del
direttore del Quotidiano della Calabria
continuerà ad essere rafforzata dai fatti !
Mimmo
Il funerale
senza bara
ma con gli
striscioni
a Crotone
in ricordo
di Lea
Garofalo
La Calipari in aula a Montecitorio
«Spetta lo status A Cervicati daremo
di vittima di mafia il nome di una strada
a una di loro
alla figlia di Lea»
«DEDICHIAMO l’8 marzo alle donne che si
sono ribellate alla 'ndrangheta», a parlare
è la vicepresidente dei deputati democratici e parlamentare calabrese in aula, Rosa
Villecco Calipari che chiede inoltre di riconoscere alla figlia di Lea Garofalo lo status
di vittima di mafia.
In aula, alla Camera dei deputati la Calipari ha affermato: «Abbiamo aderito, fin
dal primo momento all’iniziativa del direttore del Quotidiano della Calabria Matteo
Cosenza che ci ha invitato a dedicare il
prossimo 8 Marzo a tre donne Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo e Giuseppina
Pesce che con il loro coraggio e la loro stessa vita hanno dato un’immagine combattiva e positiva di una Calabria che si ribella
alla ‘ndrangheta. - e ancora ha continuato Lo abbiamo fatto convintamente, in tanti
del PD, a cominciare dal segretario Pierluigi Bersani, e lo ripetiamo oggi poche
ore dalla Giornata internazionale della
Donna».
Così nell’aula di Montecitorio Rosa Vllecco Calipari, vicepresidente dei deputati
PD e parlamentare calabrese ha ricordato
l’iniziativa del Quotidiano, “Tre foto e una
mimosa” e ancora la Calipari ha aggiunto:
«Voglio segnalare in particolare la vicenda di Lea Garofalo la collaboratrice di giustizia sequestrata e uccisa a Milano e poi
sciolta nell'acido nel 2009. Secondo il pm si
sarebbe trattato di un omicidio comune e
non di ‘ndrangheta. Non posso entrare
nella vicenda processuale, ma voglio sottolineare che oggi la figlia Denise, parte civile contro il padre e gli zii imputati, non
sarebbe più, quindi, vittima di mafia. Non
è un bel segnale per chi non è nato in una
famiglia lontana dalla ‘ndrangheta, non
ha imparato da bambina a combattere contro il crimine, la sopraffazione, il ricatto, la
violenza».
E ancora la Calipari aggiunge, parlando
appunto del caso crotonose della donna
che si è ribellata alla mafia: «Queste donne, figlie, mogli, sorelle, cugine, madri di
chi spaccia e uccide, di chi ricatta e controlla, di chi sotto il colletto bianco ha le stesse
armi di un mafioso da icona hanno denunciato, si sono fatte uccidere o si sono tolte la
vita. Il loro - ha concluso - non è stato soltanto il sacrificio o l’atto di coraggio singolo, ma è il segnale di una rivolta possibile».
Donne scrivono il loro destino
sotto la metà del cielo capovolto
di LEUCINO CAVUOTO *
di ANNA FOTI *
EGREGIO direttore,
questa volta voglio unirmi insieme ai miei
compagni e amici dell’amministrazione
comunale di Cervicati, a tutti quanti hanno espresso sostegno alla sua eccelsa iniziativa “Tre nomi e una mimosa” di accendere un faro sul coraggio di Lea Garofalo,
Giuseppina Pesce e Maria Concetta Cacciola, donne che ci fanno impallidire per la loro determinazione.
Spesso
gli amministratori
partecipano a manifestazioni
per la legalità, lo si
fa perché
ci si crede,
non
ho
dubbi, si
esprime
avversione contro
la ’ndrangheta si
inchioda
sulla facciata principale dei Giuseppina Pesce
municipi
la targa “Qui la ’ndrangheta non entra”,
però la cultura della trasparenza della partecipazione della concertazione ancora
non è l’agire politico quotidiano.
Non so se il ricordo di chi in silenzio ha
vissuto una quotidianità che non gli apparteneva e che alla fine è riuscita in solitudine a liberarsi possa essere da monito a
chi sceglie di fare e stare in politica.
Ne abbiamo diritto abbiamo bisogno di
un’etica in politica che ci aiuti a liberarci
dal bisogno della “politica”.
Per questo come amministratori abbiamo deciso che intitoleremo una strada ad
una delle tre donne libere calabresi, che si
sono ribellate alla mafia e che lei ricorda
nell’iniziativa.
*consigliere comunale
del Comune di Cervicati
ANCHE in Calabria, e per certi versi soprattutto in
Calabria, si consumano storie singolari di donne comuni: madri che difendono i figli, persone che lottano per la loro libertà e per la giustizia, che ostinatamente non rinunciano ad un futuro di riscatto. Tutto
ciò è segno di un tempo carico di sofferenze e di contraddizioni che, non caso, da rosa, troppo spesso, diventa rosso sangue.
Appare così ineluttabile il destino di chi matura la
difficile scelta di rompere gli argini, di ribellarsi ad
un cielo di cui si fa parte ma dal quale si è stati arbitrariamente esclusi. Come una mina vagante è colei
che pone disordine dove regna ordine da altri stabilito. Se, infatti, è una donna a volere scrivere il proprio destino, madre di figli per i quali si trova la forza
di scardinare per ricostruire e ricominciare per poi
essere vulnerabili e soggette a pressioni, allora questa scelta è ancora più difficile ed è causa ancora più
dolore.
Ed è allora che per alcune donne l’acido ha iniziato a
logorare, prima l’animo del corpo. Ha logorato e consumato dentro, prima di agire fuori e uccidere.
Donne suicidatesi, esasperate e disperate, questa la
cronaca ma la loro storia è in realtà molto più profonda e complessa.
Donne tradite, lasciate sole, che si sentono sole, che
non hanno intravisto alcuna via di uscita, cui non è
stata lasciata aperta alcuna porta verso la luce. Donne capaci, prima del coraggio di spezzare le catene di
un’oppressione, della ndrangheta e di credere nello
Stato, e poi di un gesto disperato, forse suscitato.
Donne che hanno compiuto la coraggiosa scelta di
cambiare il proprio destino asfissiante, avvinghiato
al malaffare, all’omertà e alla violenza, per scegliere
la verità, la luce, la libertà di donne e di madri di figli
con il preciso intento di creare per gli stessi un avvenire degno di questo nome.
Un coraggio che nasce e muore giovane.
E’ la storia di Maria Concetta Cacciola, 31 anni di
Rosarno nel reggino, cugina della collaboratrice di
giustizia Giuseppina Pesce, anche lei madre combattuta, pentita di ndrangheta, la prima di un clan potente come quello dei Pesce di Rosarno.
Ma è anche la storia di Tita Buccafusca, 38 anni di
Vibo Valentia.
L’acido ha corroso anche il corpo di Lea Garofalo,
crotonese ma uccisa nel milanese, madre di Denise.
Tutte donne che hanno scelto la libertà dalla ndrangheta, la libertà di essere madri e quindi di credere
nella giustizia, di scegliere un altro destino, di rischiare tutto ma per la difesa dei figli piuttosto che
per l’appartenenza alla famiglia di ndrangheta.
Un filo drammatico lega queste storie di ribellione
alla ndrangheta, necessaria, essenziale e imprescindibile, a quella di donne migranti che lasciano il paese
di origine per garantire ai propri figli anche solo la
minima possibilità di un futuro.
Molte di queste donne arrivano anche in Calabria.
Altre sono in fuga da un destino scritto da altri con
l’inchiostro del sangue, della discriminazione e di
prevaricazione. La storia di ribellione di una donna,
anche lei giovane, 34 anni e proveniente dalla Nigeria, che con il suo ostinato ‘no’ nel suo paese ha spezzato le catene di una tradizione iniqua e fortemente
lesiva della sua dignità, dei suoi diritti, come di quelli
delle altre donne nigeriane e non solo.
Ancora una volta si ripiomba nell’orrore dell’acido,
questa volta non ingerito o utilizzato per sciogliere il
corpo e uccidere, ma per sfregiare il volto come segno
disobbedienza alle leggi islamiche. Vittime dell’acido
muriatico le donne straniere nel loro paese ma anche
in Italia dove, però, questo gesto aberrante, dettato da
tradizioni disumane e da una brutale forma di giustizia privata, è reato.
C’è la storia di Hasna, la giovane marocchina diciannovenne che a Torino nel 2010 fu sfregiata da un
connazionale che aveva respinto e che di recente è stato condannato a sei anni di reclusione. Poi c’è la storia
di Kate Omoregde che ha rischiato di essere sfregiata, sfigurata e uccisa a pietrate per non avere rinunciato alla sua fede Cristiana in favore di quella Musulmana in Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa con
250 gruppi etnici dove la violenza sulle donne è diffusa e una condanna attendeva di essere eseguita nei
suoi confronti. Nel suo paese, infatti, è stata condannata per avere detto no ad un matrimonio combinato
in una società integralista in cui la sottomissione imposta dal padre - marito - padrone rappresenta l’unica
condizione femminile esistente. Kate, detenuta presso il carcere di Castrovillari nel cosentino e rilasciata
per buona condotta nel settembre nel 2011, ha rischiato di essere rimpatriata verso un paese dove sostanzialmente avrebbe rischiato la vita.
La speranza di Kate di rimanere in Italia in realtà è
stata una battaglia di civiltà di ciascuno, dunque di
entrambe le parti di un cielo che spesso si mostra
plumbeo perchè incompleto ed incompiuto, perchè
stravolto da logiche di sopraffazione e superiorità tra
i generi.
Lo stesso impegno comune di Istituzioni e Cittadinanza è quello necessario per Giuseppina, come per
tutte le altre donne che tradiscono l’omertà della
ndrangheta e spezzano le catene dei pregiudizi. Una
battaglia corale come avrebbe dovuto essere quella
per salvare Tita, Maria Concetta e Lea.
Ma per queste donne l’abbiamo persa, forse, certamente colpevolmente, ancora prima di combatterla.
* giornalista
so di cogliere nella pieghe del- ma, come sintesi di tutti gli elela sua proposta, un ragguar- menti del dibattito che mi pare
devole slancio Etico, un pro- in questi mesi lei ha ben avviafondo senso di compassione to e che in tante intendiamo pomorale ed una condivisibile vi- ter sorreggere ben oltre l’8
cinanza al sacrificio umano e marzo.
Credo che per queste medepersonale delle tre giovani
sime ragioni, sia opportuno
donne calabresi.
Pertanto considero la sua esaltarne il Ricordo, collocanidea adeguata e meritoria, for- dolo oltre le vuote liturgie celese perché è gesto ancor più im- brative, cioè su livelli profondi
portante di Uomo d’informa- e adeguati, su elaborazioni
zione, in un territorio difficile, teoriche, di Ricerca e Speridove comprendere l’annienta- mentazione Pratica di nuove
mento consumato ai danni del- forme comunicative, espressile donne, rimane ancora un ge- ve di linguaggio del femministo difficile e scarsamente pra- le, da proporre – prima di tutto
ticato in buona parte della no- attraverso la solida Cultura di
stra società, che pur ha fatto Genere che anche a queste latipassi ragguardevoli per ade- tudini calabresi si è radicata ,
guarsi alla cultura di Genere, e nonostante tutto.
Anche con riferimento alla
alle pari opportunità.
Questa è una terra in cui uc- ben più generale storia delle
cide più l’Indifferenza, il Silen- donne che deve essere riscattata da un cambiazio e l’Annichilimento paradigmento di certe
matico che con«Memorie scomotrasta stereotide», in uno stillicipie, pregiudizi e
dio infame che tenfalse rappresende a disseppellirle
tazioni di quello
con qualche mestesso femminischino pretesto,
le.
più per glorificare
Poiché anche
false
mitologie,
da questo se ne riche per rilevarne
cava il riconoscivalore e sacrificio,
mento per una
coniugati a finalimaggiore visibità pedagogiche e
lità e credibilità
civili.
Proporre
delle donne meriqueste
giovani
dionali, in un modonne nell’essenmento preciso coza trasversale del
me questo in cui
ruolo complessivo
la crisi complessia tutto tondo di Una fiaccolata antimafia
va sta erodendo
Donne, Madri, Somolti tratti della
relle e Compagne,
stessa convivendi Uomini che a vaza umana.
rio titolo le hanno
Corriamo tutti
immolate alla Stoil rischio reale
ria più cupa e bruche in caso contale della nostra
trario, il dibattito
terra, mi è parso
(o il conflitto) culun gesto di profonturale che ne dedo valore civile che
riva, si sostituidovrebbe richiasca all’infamia
mare tutti, uomini
della negazione;
e donne, alla riflesche saremo in grado di contrasione più profonda.
Sento pertanto di condivide- stare solo attraverso la parola
re con lei tutto il senso della offerta a coloro che trovano insua proposta, insieme con la dispensabile, comunicare la
mia città e con tutte le donne loro presenza di Donne, le loro
della regione che hanno sotto- azioni, i propri talenti, ma anscritto l’invito; che nelle sue che le imprescindibili miserie
nobili intenzioni si predispone e grandezze di ciascuna esia rilanciare – non solo - la più stenza.
Nutro pertanto la ferma specomplessiva immagine dei casi in questione; ma colloca in ranza che i volti ormai familiaessere una riflessione, che au- ri di Lea, Maria Concetta e Giuspico ampissima e partecipa- seppina, si possano idealmenta, sul ruolo e la funzione fem- te unire ai volti anonimi e senminile in una regione che an- za nome della vasta popolaziocora Sacrifica, Vìola, Uccide, e ne femminile Calabrese, acAnnichilisce troppe delle sue canto alle identità compiute ed
a quelle ancora da farsi, che
donne.
Come direttore di una testa- hanno voglia di permeare la lota informativa e culturale, lei ro presenza per riuscire a casaprà continuare a conferma- ratterizzare il proprio contrire anche attraverso le sue stes- buto, in luoghi appropriati e
se scelte di indubitabile one- soprattutto utili a rendere crestà, con un agire ancora più si- dibili ciascuna donna, su
curo e spedito più che in passa- traiettorie di etica e responsato peraltro già responsabil- bilità, che diano fiducia e ne rimente manifestato nelle desti- cevano; al fine di favorire l’elanazioni tematiche e contenuti- borazione di identità prima individuali e poi collettive.
stiche del giornale.
Forse qualcuno vorrà ricaE’ indispensabile rappresentare in forme adeguate il varne solo l’impegno delle
sentire e l’essere delle donne donne di oggi; altri ancora rinmeridionali. Lo conferma la tracciarne l’Utopia visionaria
eco della sua stessa meritoria rincorsa dalle donne di ieri;
proposta, che deve però poter ma ciò che conta – sono certa vantare un valore per così dire resta quel che verrà ascritto alaggiunto a quella idea, Rein- la Memoria delle Donne di Doventando e Rilanciando dalle mani che stiamo Educando.
*vicepresidente
trame del giornale, il signifiFondazione “V. Padula” Acri
cato più complessivo di quel te-
Nella vostra
proposta
c’è uno slancio
etico
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
di GIANFRANCO MANFREDI*
finché le politiche del lavoro siano sempre più
indirizzate all'affrancamento economico della
donna. Perché è la donna, che rimane purtroppo ancora l'anello debole, che inesorabilmente
paga di più le crisi e le recessioni e sappiamo bene che soltanto con la sua indipendenza economica che essa può avere la possibilità di assumere scelte coraggiose, di liberarsi dai vincoli che
la imprigionano come catene pesanti da sopportare.
Il nostro programma di portare ai tavoli della
concertazione questi concetti, sicuramente, si
avvarrà di quanto emergerà dall’attuale intenso dibattito.
*segretario generale Uil Calabria
Serve educare adesso
le madri di domani
Il ricordo della Garofalo su Vanity fair di una lettrice vittima
di un incidente stradale. E ora non dimentichiamo Denise
ANCH’IO sono convinto che dalle testimonianze di Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo arrivano
spinte concrete al cammino di una Calabria che vuole liberarsi. L’aver associato i
volti di Giuseppina, Cetta e Lea alla mimosa, è perciò un’iniziativa di grande sensibilità e intelligenza che aggiunge un valore alto all’ 8 marzo delle calabresi e dei calabresi di questo 2012. Fuori dalla stanca
retorica delle celebrazioni, restituisce sostanza e
connotati a una ricorrenza scolorita dal consumismo e sfigurata da cene e
spogliarelli.
I tre esempi indicati da
Matteo Cosenza sono un
richiamo forte alla riflessione e all’impegno. A non
cancellare la memoria di
donne che hanno pagato
caro, anche con la vita, il
prezzo del loro coraggio e
della loro ribellione (ce ne
sono state tante, dimenticate, anche nei
decenni passati…). E’un appello a stare vicini e a sostenere quelle che stanno lottando per un destino diverso per i loro figli,
madri-coraggio che per questo hanno infranto legami familiari, insieme ad intrecci importanti di sentimenti, affetti e passioni. E’ un monito a non lasciare sole Carolina Girasole ed ElisabettaTripodi, le
prime cittadine di Isola Capo Rizzuto e Rosarno, bersagliate dagli attentati, lapidate dalle minacce più cupe.
Anch’io sono convinto che c’è tanto da
fare su questo fronte, soprattutto per noi
giornalisti. L’informazione può dare un
contributo non secondario a quella rivoluzione della normalità, dell’onestà e dell’ordinario rispetto delle regole che urge in
Calabria.
gheta e che ancora, struggentemente, attendono il loro ritorno. Assieme a tutte queste donne,
la Calabria è vedova e orfana di tanti suoi figli ed
è essa stessa vittima della 'ndrangheta e, pertanto, occorre che l'intero popolo Calabrese impugni l'aratro di una rinnovata voglia di giustizia ed il piccone che abbatta quel muro che ormai percepiamo netto intorno a noi, costituito
dall'indolenza, dalla superficialità e dalla complicità interessata di quella zona grigia che come un magma confonde e invischia il bene col
male.
Siamo convinti che il Sindacato, accomunando tra loro tanti uomini e tante donne, abbia un
ruolo in tutto questo e sempre di più spingere af-
Mercoledì 7 marzo 2012
24 ore
in Calabria
La Coldiretti plaude ma avverte: «Continueremo a tenere alta l’attenzione sui contratti»
La Coca Cola resta in Calabria
La multinazionale americana ha trovato l’accordo al tavolo romano
di FRANCESCO PAPASIDERO
ROMA –Mentre a Rosarno i trattori invadevano pacificamente
le vie del centro per protestare
contro la crisi del comparto
agricolo e lo sfruttamento dei
migranti, a Roma si discuteva
sul futuro dei rapporti tra Coca
Cola e le aziende calabresi. Che
alla fine potranno tirare un sospiro di sollievo. La multinazionale americana, alla fine del vertice romano con il Ministro Mario Catania, ha garantito la prosecuzione del rapporto con le
aziende calabresi.
L’impegno che il colosso di
Atlanta ha assunto l’impegno,
davanti al titolare del dicastero
delle Politiche Agricole, di aumentare gli acquisti di prodotto
rispetto all’anno scorso, esprimendo anche la volontà di dare
corso a dei contratti pluriennali
con le aziende calabresi. Si chiude, quindi, nel migliore dei mo-
di, questa vicenda che per molti
giorni, a seguito dell’inchiesta
del settimanale inglese The Ecologist, ha tenuto col fiato sospeso l’intero comparto agrumicolo della Piana. «Non abbiamo
mai avuto l’intenzione di ritirarci dall’Italia meridionale – ha
detto il direttore europeo per gli
affari pubblici di Coca Cola, Salvatore Gabola - per quanto concerne l'acquisto di succo concentrato di arance. È nostra intenzione avere le forniture da
Rosarno e, viste le difficoltà del
settore locale, abbiamo deciso di
rinnovare il contratto di fornitura con il produttore locale, con
il quale abbiamo un rapporto da
anni».
Gabola, però, ha anche sottolineato come il prezzo d’acquisto
del succo d’arancia sia un «prezzo di mercato», e, dovendo competere con le altre multinazionali, «dobbiamo cercare di non aumentare il prezzo delle materie
prime». Ma oltre alla volontà di
Coca Cola di proseguire nell’acquisto delle arance pianigiane,
l’altra novità è la convocazione
di un “tavolo tecnico” da parte
del Ministero delle Politiche
Agricole per mettere a punto
una strategia, insieme a tutti i
soggetti coinvolti, per rendere
competitiva l’intera filiera e tutelare gli introiti delle aziende
agricole. Quindi un “tavolo”
che, come ha affermato il ministro Mario Catania, andrà «al di
là della Coca Cola». Il ministro
ha aggiunto che questa iniziativa può rappresentare «un utile
contributo per il rasserenamento dei soggetti interessati, un
contributo che dovrebbe allentare le tensioni che si sono venute a
creare in Calabria. Ci sono tutti i
presupposti per rilanciare la
collaborazione su basi nuove».
Ovviamente non poteva mancare la soddisfazione del presidente regionale di Coldiretti Pie-
tro Molinaro. «Dopo l’importante manifestazione a Rosarno registriamo positivamente la disponibilità di Coca Cola, che su
sollecitazione del ministro delle
Politiche agricole, Catania, ha
dichiarato l’impegno a continuare a lavorare con gli agrumicoltori della Piana di RosarnoGioia Tauro».
Tutti soddisfatti, alla fine, per
l’esito positivo dell’incontro tenuto a via XX Settembre. Ovviamente adesso non rimane altro
che salvaguardare «il dal riconoscimento dei costi di produzione e dalla remunerazione del
prodotto riconoscendo un prezzo all’agrumicoltoredi 15centesimi al chilo,passando anche attraverso un accorciamento della filiera. Continueremo a tenere
alta l’attenzione – ha aggiunto
Molinaro - su questo problema
che adesso è giunto ad un passo
decisivo per scrivere una pagina
nuova sulla Calabria».
Salvatore Gabola e Mario Catania al tavolo romano
Manifestazione per dire “No all’aranciata che spreme agricoltori e lavoratori”
L’avanzata dei trattori
Una “marea gialla” ha invaso le strade del centro di Rosarno
di DOMENICO GALATÀ
ROSARNO – Una “marea
gialla” ha invaso ieri mattina le strade del centro di
Rosarno. La Coldiretti ha
chiamato a raccolta i propri associati che da ogni
parte della Calabria si sono
dati appuntamento nella
Piana di Gioia Tauro per
chiedere quella svolta che
finalmente possa rilanciare il settore agrumicolo.
Una manifestazione incentivata dallo spauracchio
che la Coca Cola possa mollare i produttori pianigiani
(anche se i segnali giunti
da Roma sembrano escludere qualsiasi disimpegno
da parte del colosso di
Atlanta), ma che nelle intenzioni dell’associazione
di categoria presieduta in
Calabria da Pietro Molinaro, rappresenta un ulteriore tappa del progetto di
“non lasciare sola Rosarno” avviato dopo la guerriglia urbana tra immigrati e
residenti nel gennaio del
2010.
Dallo svincolo autostradale sino a piazza Valarioti
era tutto un susseguirsi di
bandiere che marcavano la
presenza degli agrumicoltori chiamati a raccolta da
Coldiretti. Sono arrivati
con mezzi propri e con gli
autobus, ma il pezzo forte
sono stati sicuramente i
trattori carichi di arance,
circa un centinaio, che
hanno sfilato per le vie di
Rosarno precedendo il momento di discussione svoltosi presso l’auditorium comunale. Molti i produttori,
ma anche molti gli extracomunitari allo stesso tempo
risorsa e vittime di un sistema che valuta poco più di
cinque-sei centesimi un
chilo di arance, costringendo i produttori a lasciare i frutti sulle piante e i lavoratori stagionali a mettere nel cassetto la speranze
di una vita migliore per la
quale hanno lasciato la propria terra.
Una situazione ben sintetizzata dallo slogan della
manifestazione
“No
all’aranciata che spreme
agricoltori e lavoratori e inganna i consumatori”, cui
hanno aderito Nicodemo
Oliveri, membro della Commissione agricoltura della
Camera, rappresentanti
del Consiglio e del Governo
regionale, alcuni sindaci
della Locride e della Piana,
tra i quali ovviamente la
“padrona di casa” Elisabetta Tripodi, associazioni dei
consumatori quale l’Adiconsum, e Legambiente.
Precise le richieste di Coldiretti. Tra le tante, la modifica della legge 286 che stabilisce soltanto nel 12% la
quantità di succo di arancia presente nelle bibite “colorate”, l’obbligo dell’indicazione dell’origine dei
prodotti alimentari, “così
la gente saprà se beve succo
italiano o importato dal
Brasile», ha chiosato qualcuno dei manifestanti. Proprio loro, le persone arrivate a Rosarno, hanno raccontato cosa significa
oggi l’agrumicoltore nella
Piana: «La situazione è ormai al collasso - ripetevano
insistentemente alcuni di
loro –le arance vengono pagate una miseria e siamo
La manifestazione a bordo dei trattori per le vie di Rosarno
costretti al lasciarle sulle
piante o marcire a terra. I ricavi non coprono i costi.
Quando ti pagano un chilo
di arance a sette centesimi
come facciamo a dare lavoro ad un immigrato? Spendiamo più di quanto guadagniamo e mentre un tempo
l’agricoltura ci dava da
mangiare oggi siamo costretti alla fame». Qualcuno è andato indietro nel
tempo, raccontando come
si vendevano nei decenni
passati le arance e cosa ha
contribuito a determinaare
la crisi dell’intero settore:
«Negli anni sessanta-settanta gli acquirenti venivano dalla Puglia, dalla Campania, dalla Sicilia. Giungevano nella Piana prima
della maturazione del frutto. Lo visionavano, lo stimavano e ci si metteva d’ac-
cordo sul prezzo senza bisogno di nessun intermediario. Poi, sono subentrati gli
acquirenti locali che hanno
“invitato” chi veniva da fuori ad trattare su una base di
prezzo più bassa, uguale alla loro. Da lì è iniziato il declino, e questa “pratica” è
andata avanti per diversi
decenni sino ad attenuarsi
non più di 7-8 anni fa».
Una storia che lascia tra-
sparire l’ombra della criminalità organizzata che per
lungo tempo ha messo i
propri tentacoli sul business dell’agricoltura, sia in
maniera diretta che attraverso metodi ben congeniati atti a garantirle una sorta
di monopolio capace di tenere bassa la cifra pagata ai
produttori ma alta quella
dei guadagni che le finivano in tasca.
LA VOCE DEGLI AGRICOLTORI
Tra le soluzioni prospettate dalla Coldiretti c’è quella che s’ispira al modello trentino
Oliverio recepisce e porta a Roma
di KETY GALATI
ROSARNO - Malgrado la stagione
agrumaria della Piana di Rosarno sia
terminata con l'ennesimo fallimento
che incombe più di tutti sulle teste degli
agricoltori esausti dal prezzo basso con
cui vengono pagate le loro arance (7
centesimi), Coldiretti Calabria non
molla. Sulla scia della vicenda Coca Cola, l'organizzazione di categoria rappresentata sul territorio rosarnese da
Domenico Cannatà, è scesa in piazza
per rivendicare soluzioni concrete.
Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria ha portato al tavolo dell'assemblea che ha avuto luogo nell'auditorium comunale di Rosarno le proposte dell'associazione. Molinaro ha
chiesto al parlamentare, Nicodemo
Oliverio del Pd, il quale ha partecipato
all'incontro per raccogliere le istanze
dei produttori agricoli, l'approvazione
allaCameradei deputatidellamodifica
della legge n. 286/196, per cui la percentuale vigente del 12% di succo di
arance nelle bibite dovrà essere aumentata,esprimendoancora lanecessitàdi
accorciare la filiera agrumicola per la
produzione dei succhi, per riequilibrare la distribuzione del valore verso l'agricoltore da 7 centesimi a 15.
fare ColdiLa Regione, invece, secondo
retti, dovrebbe approvare all'unanimità le mozioni numero 30, 39, 41 proposte dagli onorevoli Imbalzano, Giordano e Nucera presenti alla manifestazione. Nel corso dell'incontro si è parlato
anche della stranezza dell'accordo tra
Ue e Marocco, che liberalizza il commercio di prodotti agricoli e di pesca.
Un patto che a detta dei relatori inciderà sull'economia agricola della Piana.
Un'altra soluzione per Coldiretti sarebbe quella di prendere esempio dal
modello Trentino, che produce con successo le mele melinde. Un'idea condivisa dal primo cittadino di Rosarno, Elisabetta Tripodi, che ha garantito agli
agricoltori rosarnesi il proprio impegno in questa battaglia a tutela dei loro
diritti. Infine, Oliverio ha promesso di
portare all'attenzione di Paolo Russo,
presidente della Commissione Agricoltura della Camera, tutte le richieste
di Coldiretti, sottolineando che questa
lotta non ha colori politici.
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24 ore
Mercoledì 7 marzo 2012
Petilia Policastro. Il decesso nell’ambulatorio del pediatra. Disposta l’autopsia sul corpicino
Bimba muore dopo la poppata
Inchiesta sul caso di una neonata deceduta a sette giorni dalla nascita
di ANTONIO ANASTASI
PETILIA POLICASTRO – La
piccola Carmen Daniele è
morta a sette giorni dalla nascita mentre veniva allattata
dallamadre nellasalad’attesa
del pediatra del paese. Sul caso
indaga il sostituto procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Crotone Francesco Carluccio, che sta valutando se disporre l’autopsia sul
corpicino della piccola, venutaal mondolanotte delloscorso 26 febbraio all’ospedale San
Giovanni di Dio di Crotone. I
carabinieri della Compagnia
di Petilia Policastro hanno, infatti, sequestrato la cartella
clinica e stanno compiendo
una serie di accertamenti su
delega del magistrato.
Dimessa martedì della scorsa settimana, il giorno dopo, i
suoi genitori, Francesco Daniele e Lucia Grano, l’hanno
riportata in ospedale. Insospettivano il colore giallastro
della cute, il difetto di suzione
(non riusciva ad attaccarsi bene al seno), il fatto che dormisse sempre. Sembra, stando alla denuncia formalizzata dalla giovane coppia, che in ospedale i sanitari abbiano fatto riferimento a un’incompatibilità sanguigna tra la bimba e la
madre. Anche questo è un
aspetto al vaglio degli inqui-
L’ingresso del reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Crotone
renti. Ma la madre di Carmen,
la scorsa settimana, è andata
due volte dal pediatra. L’ultima, domenica pomeriggio.
Mentre la neonata era allattata in sala d’attesa, dalla bocca
della piccina è uscito un liquido giallastro. La mamma non
ha aspettato il suo turno e ha
bussato alla porta del pediatra
che ha contattato il 118, intervenuto con l’elisoccorso. Nulla da fare. Il decesso è avvenuto nel poliambulatorio.
Quello che gli inquirenti
stanno cercando di appurare è
se si sia trattato di itterizia
neonatale, un eccesso di buliribina che si manifesta appunto con il colorito giallastro
della pelle, e se potesse even-
tualmente essere diagnosticato o contrastato con cure
farmacologiche o fototerapia.
L’itterizia, infatti, può avere
conseguenze nefaste.
«Nessuna volontà persecutoria – spiega il legale della famiglia Daniele, l’avvocato Silvestro Seminara - la morte di
una bimba di sette giorni, nata
apparentemente sana, lascia
quanto meno dubbi atroci. Ho
avuto mandato – aggiunge perché venga accertato quel
che è effettivamente successo.
Il cruccio della madre è se lei
avesse potuto fare di più». Ma
la giovane mamma ha subito
avuto perplessità sullo stato
di salute della neonata. E’ al
suo secondo parto (i Daniele
hanno un’altra bimba in tenera età) e ha notato subito lo stato letargico dellafiglia, il colore cianotico delle labbra. Ha
portato due volte la bimba dal
pediatra e, appena a un giorno
dalle dimissioni, si è recata col
marito in ospedale. La gravidanza, inoltre, non aveva presentato anomalie.
Nei prossimi giorni potrebbero, dunque, scattare avvisi
di garanzia a carico dei potenzialiindagati. LaProcuracrotonese sta ancora valutando
eventuali profili di colpa. E’ il
terzo presunto caso di malasanità che ha a che fare con gestazioni problematiche, nel
Crotonese, nel giro di poco più
di due mesi. Tutte gravidanze
gestite dall’ospedale di Crotone, che lo scorso venerdì è stato teatro di un blitz dei carabinieri del Nas nell’ambito di
un’inchiesta della Procura
scattata dopo un servizio
dell’Arena, la trasmissione di
Massimo Giletti in onda su
Rai Uno. Il 19 gennaio scorso
la diciannovenne Gessica Spina morì due giorni dopo aver
dato alla luce il piccolo Antonio. Il 14 febbraio una coppia
di Strongoli, Francesco Branca eCaterina Forciniti,non ha
visto nascere un piccolo, morto nel grembo della madre.
L’ospedale San Giovanni di
Dio è nella bufera.
L’alto commissario Onu all’incontro promosso a Crotone
Boldrini alla Regione: «Tiriamo fuori
dal cassetto la legge sui rifugiati»
nali, mentre Marco Buemi ha parlato del
di ENRICA TANCIONI
contrasto alle discriminazioni in Calabria e il lavoro svolto dall’Unar.
ISOLA CAPO RIZZUTO – Ha gli occhi
Della Carta ha parlato anche e sopratstanchi. Di chi aspetta da mesi un posto
tutto Roberto Natale, presidente della
dove andare. Una casa per la seconda acFnsi, peril quale«l’immigrazione varaccoglienza in cui poter crescere i quattro
contata sapendo i problemi che comporfigli, due maschi e due gemelle. Perché lei
ta, ma anche la potenzialità che reca con
e la sua famiglia sono in Italia da un anno.
sè, ricordando che stiamo parlando di
Scappati dalla loro Siria perché l’uomo
persone. Dobbiamo raccontare il fenoche ha sposato è stato perseguitato. Per
meno migratorio in tutte le sue sfaccettaopinioni diverse dal regime. Per questo
ture: a questo serve la Carta di Roma. Non
sono scappati, hanno attraversato il mesignifica dover chiudere gli occhi, su
dio Oriente e sono arrivati fino in Turquello che di negativo c'è nel fenomeno
chia, dadove hanno presouna naveche li
dell’immigrazione. Non vogliamo fare
ha condotti in Italia. A Bari. Poi il viaggio
buonismo. Ma come giornalisti siamo tein Austria e poi ancora l’arrivo a Crotone
nuti a raccontare la realtà come verità sodove, una volta ottenuto lo status di rifustanziale dei fatti».
giato, attendono di prendere parte a un Il centro d’accoglienza S. Anna
Alla tavola rotonda hanno preso parte
progetto Sprar per la seconda accoglienza. Per adesso la famiglia siriana aspetta ne. «E’una proposta che difetta solo di un Pino Nano, caporedattore Tgr Rai, il
al centro di accoglienza per richiedenti passaggio. Il presidente Scopelliti po- giornalista di “Gazzetta delsud”Virgilio
asilo di Sant’Anna, un centro che racco- trebbe dare un primato alla Calabria: Squillace. Al seminario anche il questore
glie storie di persone e di grande umani- quello di avere una prima legge regiona- Giuseppe Gammino, il capo gabinetto
tà. Quella degli operatori che gestiscono le per l’accoglienza e l’integrazione dei ri- della prefettura pitagorica, Roberto Miattualmentele 1.431presenze nelcampo fugiati che faccia leva sul modello Riace cucci, Filippo Sestito dell’Arci.
Presenti anche Giovanni Lentini, ase quella degli ospiti. In un caleidoscopio per lo sviluppo del territorio».
Presente al seminario, moderato da sessore provinciale alla cultura, don
di diverse etnie, razze e religioni. Tutte
accomunate dal distacco della propria Carlo Parisi, segretario del sindacato, Edoardo Scordio e Leonardo Sacco che
terra. In un mosaico inter-culturale che anche Marco Bruno della Sapienza che hanno ricordato l’umanità degli operatocontrassegna il centro di accoglienza più ha relazionato della rappresentazione ri della Misericordia e la gestione del
grande d’Italia, in cui in cinque anni sono della rivolta di Rosarno nei media nazio- campo portata avanti dall’associazione.
passati 25.114 persone. Di diversa provenienza. Più di 25.000 storie nel centro
che possiede 36 appartamenti e 156 container con circa 1.000 posti. Come detto
dalladirettrice LiberataParise, nelcorso
della visita.
In occasione del corso di formazione
“Informazione e immigrazione, conoscere la Carta di Roma e la sua applicazione”,
che promosso dal sindacato Giornalisti
di PASQUALE VIOLI
Calabria, dalla Fnsi e dall’Unar, le dieci,
cento, mille storie del Sant’Anna sono
SIDERNO - «L’onorevole Maria Grazia Laganà è imemerse. «E’ questa una delle tappe che
pegnata in attività parlamentari, ma attraverso una
stiamo portando avanti per far conoscere
memoria indica la sua intenzione di avvalersi della faun protocollo importante – ha detto Laucoltà di non rispondere».
ra Boldrini dell’alto commissariato Onu
Così l'avvocato Alicia Mejia, difensore, insieme
per i rifugiati intervenuta in occasione
all’avvocato Antonio Mazzone, di Maria Grazia Lagnà
della tavola rotonda –voluto e firmato da
ha giustificato l’assenzadella parlamentare dall’aula
Federazione nazionale della stampa e Ordel Tribunale di Locri dove si sta celebrando il procesdine dei giornalisti, su sollecitazione
so per una presunta truffa all’Asl di Locri. La vedova
dell’Alto Commissario delle Nazioni UniFortugno, che all’epoca dei fatti contestati era vice dite per i rifugiati, per dare gli strumenti ai
rettore sanitario, è imputata per presunte irregolarigiornalisti per riuscire a comprendere
tà nella fornitura di materiale medico. «L’onorevole
meglio e a riportare con più correttezza le
Laganà – ha proseguito l’avvocato Mejia - si riserva di
questioni riguardanti l’immigrazione».
rendere dichiarazioni spontanee nel prosieguo del diHa inoltre ricordato all’attuale giunta rebattimento».
gionale la proposta di legge sull’accoDunque anche ieri è saltata l’attesa testimonianza
glienza che giace nei cassetti della Regio- Maria Grazia Laganà
della parlamentare del processo per la truffa alla sani-
L’INTERROGATORIO DI DOLDO
«Parlavano di me
ma non mi hanno
mai chiesto nulla»
di CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA «Sicuramente parla di
me però a me non è stato
chiesto niente […] Non
sono andato io a parlare
con Domenico. E’andato
qualche altro poliziotto».
Si è difeso così, Bruno
Doldo, l’Assistente della
Polizia di Stato, agente
delle scorte,
accusato dalla Dda di
Reggio Calabria di aver
passato notizie confidenziali al cugino Domenico
Condemi, ritenuto assai
vicino agli
ambienti della
‘ndrangheta.
Nel lungo Bruno Doldo
interrogatorio di garanzia, Doldo ha
provato
a
spiegare, al
cospetto del
Gip Domenico Santoro, la
propria posizione.
Doldo ha
trascorso
una settimana in carcere e proprio
pochi giorni fa ha ottenuto, in parziale accoglimento dell’istanza di
scarcerazione avanzata
dall’avvocato Antonino
Curatola, gli arresti domiciliari. Secondo le indagini del pm della Dda,
Marco Colamonici, il poliziotto avrebbe rivelato
a Condemi la presenza di
microspie
all’interno
dell’autovettura
Fiat
Panda, al fine di aiutarlo
ad eludere le investigazioni da parte della
Squadra Mobile di Reggio Calabria.
Ma nell’interrogatorio di garanzia, tenutosi
pochi giorni dopo l’arresto, Doldo ha negato
ogni addebito: «Io non
ho mai parlato di questo
Condemi. Non sono andato mai a trovarlo. No,
nella maniera più cate-
gorica. Non mi sono mai
permesso di dirgli A e
I”.
Domenico Condemi e
un altro presunto affiliato, Giuseppe Esposito, fanno infatti riferimento a un poliziotto
trasferito dalla Digos,
come Doldo, che passò
all’Ufficio Scorte dopo le
elezioni comunali reggine del maggio 2011.
Doldo,
che
nel suo nuovo incarico
ha gestito la
sicurezza di
importanti
personalità,
ha dunque
negato
di
aver avuto
particolari
contatti con
Condemi,
presunto affiliato
alla
‘ndrangheta
del quartiere
San Giorgio
Extra, così
come ha ridimensionato i
propri rapporti con il
consigliere
comunale
Giuseppe
Plutino, arrestato negli
scorsi mesi
proprio per collusione
con gli ambienti malavitosi di quel quartiere:
«Nessuno mi può contestare che ho mai chiesto
voti per lui o sono andato
a far campagna elettorale per mio cognato, in
qualsiasi posto» ha detto
il poliziotto. Agli inquirenti toccherà adesso
tentare di verificare le
dichiarazioni dell’indagato, soprattutto quando questi ha paventato
altri rapporti di Condemi con le forze dell’ordine, con cui l’uomo avrebbe condiviso la sua grande passione, la caccia:
«Condemi era uno che
frequentava tutti, tutti i
posti della caccia, dove
c’erano poliziotti e carabinieri che andavano a
caccia. E lui per questo
motivo sicuramente li
conosceva».
Il poliziotto
è stato accusato
di aver rivelato
un’inchiesta
La parlamentare, attraverso una memoria depositata in aula, si avvale della facoltà di non rispondere
Maria Grazia Laganà diserta il Tribunale
tà della Locride, in cui gli altri imputati sono il titolare
dell’impresa di forniture di medicinali Medinex di
Reggio Calabria, Pasquale Rappoccio, l’ex direttore
amministrativo dell’Asl, Maurizio Marchesi; un funzionario amministrativo
dell’ente, Nunzio Papa, ed un medico
dell’ospedale, Albina Michelotti. Sotto la
lente della Guardia di Finanza la fornitura di mascherine, divise, set universali
per pazienti in pronto soccorso, supporti
per terapia infusionale e borse di ghiaccio per un costo pari a 132mila euro.
Ieri in aula anche una dipendente del
pronto soccorso di Locri che ha raccontato di avere assistito nei corridoi degli
uffici amministrativi dell’ospedale ad
una discussione accesa tra la dottoressa Micheletti e
Maria Grazia Laganà, con loro un uomo di cui non ricorda la fisionomia.
Al processo
per una truffa
all’Asp dov’era
vicedirettore
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14 Calabria
Carcere: presentata un’interrogazione ai ministri Severino e Passera per sollecitare il completamento
Arghillà, interviene la Napoli
Nel 2004 era stato superato lo scoglio economico per la chiusura dell’opera
LA deputata di Futuro e libertà Angela Napoli ha
presentato un’interrogazione ai Ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico chiedendo di sapere «quali urgenti iniziative
intendano assumere al fine
di inserire il completamento della casa circondariale
di Arghillà nel Piano carceri».
La struttura carceraria
di Arghillà, che all’epoca
della posa della prima pietra era all’avanguardia nel
panorama degli istituti di
detenzione della Penisola,
non è stata ancora ultimata
e potrebbe risolvere i diversi problemi che si registrano nel comparto in tutta la
provincia.
Nell’interrogazione la
deputata fa la cronistoria
«di questa importante e necessaria struttura» ricordando, tra l’altro, che “il
problema finanziario legato alla sua realizzazione è
stato superato con il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del
2004 grazie al
quale è stato assegnato al Servizio
integrato delle infrastrutture e dei
trasporti per la
Sicilia e la Calabria un finanziamento di 16 milioni di euro da destinare proprio alla nuova
casa di reclusione di Reggio Calabria. Il progetto definitivo rielaborato dalla
ditta appaltatrice non è stato approvato in tempo utile
per impegnare la somma
stanziata entro l’esercizio
finanziario 2004.
Il Commissario straordinario, Giovanni Grimaldi,
ha informato il Ministero
Prima della partenza
Pignatone
saluta
gli uomini
della polizia
Sopra Angela Napoli e accanto la struttura carceraria di Arghillà
delle Infrastrutture che
l’appaltatore dei lavori per
la costruzione del nuovo
carcere aveva comunicato
l’esito del lodo arbitrale
pronunciandosi per la risoluzione del contratto d’appalto “per fatto e colpa della
stazione appaltante” e ha
chiesto, altresì, di
conoscere la dotazione finanziaria
disponibile per
l’eventuale appalto dell’opera in
questione. Nonostante il sollecito
prodotto
l’11
aprile del 2008 il
Commissario straordinario ad oggi non ha avuto alcun riscontro nel merito».
«La struttura di Arghillà
– rileva infine Angela Napoli nell’interrogazione avrebbe la possibilità di
ospitare 300 detenuti, nonchè laboratori per le attività lavorative all’interno ed
aree verdi da destinare a
possibili coltivazioni».
Potrebbe
ospitare
300 detenuti
ATTIVITÀ DELLA POLIZIA MUNICIPALE
Vendita abusiva di fiori, controlli e multe
NELL'AMBITO dei controlli sull'abusivismo commerciale per la vendita di piante e
fiori, disposti dal Comando di Polizia Municipale, del Corpo ha effettuato una serie di interventi nella zona centrale della città.
A seguito di specifici controlli, sul ponte
Calopinace e sul Ponte della Libertà sono state accertate quattro violazioni amministrativea caricodi duecittadinicinesi pervendita su suolo pubblico di piante bonsai con il relativo sequestro. Nella zona di ponte Sant'Anna ed in prossimità della chiesa di San
Brunello sono state sequestrati oltre quattrocento rami di mimosa messi in vendita
senza alcuna autorizzazione.
In viale Amendola, poi, è stato sottoposto a
controllo un commerciante itinerante dedito tradizionalmente alla vendita di fiori e
piante già soggetto, in passato, a numerosi
controlli nella stessa via e nella zona di Sant'Anna.
Prima dell'ennesima verifica, il personale
del Corpo ha effettuato una serie di accertamenti amministrativi svolti in collaborazio-
Non voleva pagare il panino che aveva consumato
ne con il settore Sportello Unico Attività Produttive del Comune da cui è emerso che lo
stesso commerciante aveva restituito da diverso tempo la propria autorizzazione commerciale al comune di residenza (Acireale)
ed esibiva nel corso dei controlli una copia
autenticata dell'originaria autorizzazione
ormai priva di valore. Nel corso del controllo
odierno, alla luce delle informazioni in possesso del personale operante, si è proceduto
all'accertamento delle violazioni amministrative derivanti dalla mancanza del titolo
autorizzativo alla vendita, irrogando sanzioni amministrative per oltre 5000.00 euro
e sottoponendo a sequestro le piante messe i
vendita. I fatti sono stati segnalati alla locale
Procura della Repubblica ed all'Agenzia delle Entrate.
La merce sequestrata è stata donata a due
associazioni operanti sul territorio comunale.
Le attività di controllo verranno incrementate nei prossimi giorni in occasione
della Festa della donna.
Disservizi Poste
Aggressione al Mc Donald’s
arrestato un georgiano
Codacons
dalla parte
della gente
NELLA serata di domenica i
Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno tratto in
arresto il cittadino georgiano Kakha Iobidze, di 32 anni, già conosciuto alle forze
dell’ordine per reati contro
la persona e il patrimonio
con l'accusa di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale.
Nella serata infatti l'uomo
si è presentato all'interno
dell'esercizio commerciale
Mc Donald's di Piazza Garibaldi chiedendo un panino
ed una birra rifiutandosi di
pagare.
Lo stesso, in evidente stato di alterazione da alcool,
all'invito del cassiere a pagare la sua consumazione
ha dato in escandescenze
urlando, colpendo il bancone e infastidendo i clienti
presenti.
A quel punto il responsabile del locale lo ha invitato
ad uscire ma per tutta risposta è stato aggredito con violenza.
Il georgiano ha estratto
un coltello a serramanico
con lama di una decina di cm
e nella colluttazione ha ferito alle mani il responsabile.
Sul posto è giunta un'autoradio del radiomobile e, apprese le prime notizie, ha
rintracciato il georgiano a
circa cento metri dal locale
mentre si stava allontanando.
All'arrivo dei militari che
I CITTADINI della zona sud
della città che hanno subito
danni per i disservizi delle
Poste devono chiedere un risarcimento. E' il suggerimento che arriva dall' associazione di consumatori Codacons. Diverse lamentele
sono pervenute in questi
giorni presso la sede di Via
Galileo Galilei,22, con le
quali sono stati segnalati disagi nel recapito della corrispondenza.
I cittadini riferiscono che,
in particolare nella via Sbarre Inferiori, la situazione si
protrae ormai da alcuni mesi a causa, secondo quanto è
stato riferito loro dal personale degli uffici postali, della carenza di portalettere.
La problematica sorta già
nel mese di ottobre 2011, nonostante le raccomandazioni e le promesse fornite dall'Ente Poste sull'immediata
assunzione di nuovi dipendenti, è rimasta tale causando numerosi disagi.
Il Codacons ha infatti ricevuto segnalazioni di cittadini che, a causa del mancato
recapito di corrispondenza,
rischiano di perdere il posto
di lavoro oppure non hanno
potuto partecipare a concorsi non avendo ricevuto per
tempo importanti comunicazioni, altri ancora sono
stati costretti a chiedere
prestiti per far fronte alle
necessità della vita quotidiana.
Kakha Iobidze
Il coltello sequestrato
hanno provato a farlo calmare, ha risposto scagliandosi di peso contro il sottufficiale facendolo rovinare a
terra. A quel punto ha nuovamente estratto il coltello
agitandolo minacciosamente verso i carabinieri.
Il secondo militare con un
gesto fulmineo lo ha colto alle spalle afferrando la mano
che impugnava il coltello
riuscendo ad avere la meglio e facendogli perdere la
presa.
Disarmato, l'uomo è stato
con non poche difficoltà
bloccato a quel punto grazie
anche ad una seconda pattuglia giunta in rinforzo.
Il responsabile dell'esercizio commerciale è stato medicato al pronto soccorso degli Ospedali Riuniti avendo
riportato dei tagli alle mani.
L'arrestato, a seguito dell'udienza di convalida, è stato sottoposto a custodia cautelare in carcere su decisione del giudice monocratico
di Reggio Calabria.
NELLAmattinata di lunedì il Questore di Reggio
Calabria, Carmelo Casabona, unitamente a tutti i
funzionari della Questura e delle specialità della
Polizia di Stato, ha ricevuto il Procuratore
Giuseppe Pignatone,
per unsaluto dicommiato
in vista dell'assunzione
del nuovo incarico di Procuratore Capo di Roma. Il
Questore ha inteso sottolineare la stretta e proficua collaborazione da parte della Polizia di Stato
reggina con la locale Procura, che ha consentito di
ottenere brillanti ed indubbi risultati non solo
nel campo della repressione dei fenomeni criminali
in tutte le sue articolazioni, bensì anche in quello
dell'importante ed imprescindibile coinvolgimento della società reggina
nel progetto di cambiamento del sistema di illegalità che stringe la Città e
la Provincia in una morsa
devastante.
Giuseppe Pignatone ha
ricordato, non solo i brillanti risultati ottenuti nella lotta alla 'ndrangheta
attraverso una sinergica
attività di contrasto, bensì
anche, il coinvolgimento
della stragrande maggioranza della società sana.
Richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale volontaria
ai sensi del D. Lgs. n. 152/2006, come modificato dal D.
Lgs. n. 4/2008 e nel rispetto del R.R. 4 agosto 2008, n. 3
per il progetto di realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San Giorgio” in Comune di Reggio
Calabria (RC).
Proponente: Società Becquerel Electric S.r.l., con sede
legale in Via Livatino n. 9, 42124 Reggio Emilia (RE), C.F. e
P.IVA 02243710411.
Pubblica Consultazione: la Società Becquerel Electric S.r.l.
rende noto che sono stati depositati ai sensi del D. Lgs.
152/2006 e s.m.i., come previsto dall’art. 9 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3 presso la Regione Calabria – Dipartimento
Politiche dell’Ambiente – Ufficio Valutazione di Impatto
Ambientale, il Progetto Definitivo e lo Studio di Impatto
Ambientale, nonché la sintesi non tecnica, relativi al progetto di realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte idroelettrica sito nel Comune di Reggio
Calabria (RC). Ai sensi del suddetto R.R. gli stessi elaborati
sono stati inviati ala Provincia di Reggio Calabria ed al
Comune di Reggio Calabria (RC).
Descrizione del progetto: il progetto consiste nella realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San
Giorgio” di potenza nominale pari a 1713,42 kWp, sito in
località Pernasiti con derivazione dalla Fiumara Valanidi in
località San Nicola, mediante l’utilizzo di tubazioni interrate per il sistema di adduzione dell’acqua derivata. Il progetto prevede che l’impianto venga allacciato alla rete di Enel
Distribuzione tramite realizzazione di una nuova cabina di
consegna collegata in antenna con O.d.M. lungo linea MT
esistente “LAZZARO”, tramite linea in cavo aereo per circa
260 m.
Ai sensi dell’art. 10, comma 4 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3,
chiunque abbia interesse può prendere visione del progetto
e presentare osservazioni, in forma scritta, entro il termine
di 60 giorni dalla data della presente pubblicazione, indirizzandola all’Autorità Competente: Regione Calabria –
Dipartimento Politiche dell’Ambiente – Ufficio Valutazione
di Impatto Ambientale, sita in Viale Isonzo n. 414,
Catanzaro.
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Reggio 23
Mercoledì 7 marzo 2012
Mercoledì 7 marzo 2012
Il gup Giuseppe Minutoli si ritira oggi in camera di consiglio per emettere la sentenza su 120 persone
Processo “Crimine” al capolinea
L’accusa aveva chiesto condanne per un totale di mille e 600 anni di carcere
di GIUSEPPE BALDESSARRO
E’ FISSATA per oggi la camera di consiglio del Gup Giuseppe Minutoli che dovrà
emettere la sentenza del processo “Crimine”. Nella tarda
mattinata il Giudice dell’abbreviato finirà di ascoltare le
ultime arringhe difensive per
poi ritirarsi. La sentenza sui
120 imputati potrebbe dunque arrivare in serata, anche
se la complessità del processo
potrebbe richiederetempi anche più lunghi. In ogni caso
siamo ormai agli sgoccioli.
Dopo mesi di udienze sarà
possibile valutare se e quanto
l’impianto accusatorio della
Dda di Reggio avrà retto.
Il Procuratore aggiunto
Nicola Gratteri, il 24 ottobre
scorso, aveva concluso la requisitoria chiedendo condanne da 5 a 20 anni per 118 imputati. Per un totale di mille e
600 anni di carcere.
Una sentenza storica dunque, sia nei numeri che nei
contenuti. Alla sbarra il gotha della ‘ndrangheta, che
per la prima volta viene giudicata come organizzazione
unica e verticistica.
Grattericon accantoisostituti Maria Luisa Miranda e
Giovanni Musarò non parlò a
lungo, solo poche decine di
minuti. “U giudici”, come lo
chiamano quelli della Locride, ha solo voluto spiegare il
senso dell’inchiesta. Poi con
voce ferma ha chiesto «pene
esemplari». Per tutti. A partire dai capi come don Mico Oppedisano di Rosarno e Bruno
Gioffrè di San Luca, ai picciotti.
A descrivere il contenuto
dei150 faldonidell’inchiesta,
nei giorni precedenti alle richieste ci avevano già pensato i quattro colleghi che prima di Gratteri avevano parla-
Uno degli imputati il giorno dell’arresto e don Mico Oppedisano
Francesco Gattuso
Giuseppe Commisso
Michele Correale
Savino Pesce
to per 8 udienze di seguito.
Giornatein cuil’accusa aveva
attaccato frontalmente la
‘ndrangheta nel suo complesso. Prima di lui avevano affondato il colpo il Procuratore
aggiunto Michele Prestipino,
e il pm Antonio Di Bernardo,
oltre che Miranda e Musarò.
Non era dunque necessario
ribadire la mole di prove a carico degli imputati. Per questo Gratteri si era limitato a tirare le fila del ragionamento.
Definendo la sentenza, comunque una «sentenza storica». Storica «come anche anche tutti i suoi protagonisti».
L’Aggiunto della Dda aveva
spiegato: «noi, gli avvocati,
gli imputati faremoparte della storia giudiziaria. Sarà comunque una sentenza molto
studiata. Importante dal punto di vista giudiziario, storico, sociologico, antropologico. Sarà una sentenza che apparterrà alla storia non solo
della Calabria, ma dell’intero
Paese».
«Lei, signor giudice - aveva
detto riferendosi a Minutoli - è
già nella storia. Noi tutti in
quest’aula, siamo, saremo
nella storia».
L’accusa era poi andata
avanti: «Sicuramente è un
procedimento importante. Io
sono sereno, noi siamo sereni, in questo procedimento
Tutti uniti, dalla Jonica alla Tirrenica
non ci sono alchimie, non ci
sono magheggi, o voli pindarici. Questo procedimento, il
corpo dei capi d’imputazione,
è stato riempito di contenuti,
soprattutto, dalla voce degli
attori protagonisti, e cioè degli odierni imputati». Il procuratore aggiunto aveva
quindi sottolineato: «Sono e
siamo sereni, penso anche i
difensori, perché ci è capitato
un giudice preparato, scrupoloso, ma soprattutto, sereno, onesto, inavvicinabile».
Il Procuratore disse anche:
«Da quando ho incominciato
ad interessarmi, prima come
giudice istruttore, poi come
pubblico
ministero,
di
‘ndrangheta, ho letto vecchie
sentenze, mandati di cattura,
per cercare di capire meglio
quello che sapevo, vedevo, o
sentivo addosso, la cappa della ‘ndrangheta. Oggi posso
affermare, che per capire il
presente, bisogna conoscere
il passato».
In aula, come accennato, le
“famiglie” più potenti della
‘ndrangheta calabrese. I capibastone e gli affiliati dei clan
della Locride, della Piana e del
Reggino. Gli uomini “d’onore”di tutti e tre i mandamenti.
Quegli stessi personaggi filmati al summit del 2 settembre 2009 a Polsi, quando attorno alla statuetta della Madonna della Montagna, ragionavano di storia criminale, di doti e cariche, oltre che di
regole. Ieri intanto la Cassazione ha annullato con rinvio
l’ordinanza di custodia cautelare emessa per Giovanni
Minniti. Gli alti magistrati,
su istanza dell’avvocato Carlo
Morace, hanno escluso la partecipazione all’associazione
mafiosa assunta sulla base di
alcune conversazioni, nelle
quali non si fa riferimento a
fatti specifici.
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24 Reggio
La difesa di Bruno Doldo durante l’interrogatorio di garanzia del gip Domenico Santoro
«Non sono io quel poliziotto»
Secondo l’agente, Condemi andava a caccia con diversi suoi colleghi
di CLAUDIO CORDOVA
«L’HO iniziato a conoscere
quando mi sono sposato
con mia moglie. Qualche
volta siamo andati pure a
caccia insieme. Le parlo di
tantissimi anni fa. Poi piano piano ci siamo allontanati». Nel lungo interrogatorio di garanzia, l’assistente della Polizia di Stato
Bruno Doldo ha provato a
spiegare, di fronte all Gip
Domenico Santoro, la propria posizione, in relazione
all’accusa della Dda di Reggio Calabria, che ritiene
che il poliziotto abbia passato particolari d’indagine
al cugino acquisito Domenico Condemi, personaggio arrestato sul finire del
2011 per appartenenza alla
‘ndrangheta.
Un’accusa che aveva portato Doldo in carcere, dove
l’assistente è rimasto circa
una settimana, prima che,
alcuni giorni fa, il Gip, accogliendo
parzialmente
l’istanza di scarcerazione
dell’avvocato Antonino Curatola, disponesse gli arresti domiciliari.
Stando all’ipotesi investigativa, il poliziotto
avrebbe rivelato a Condemi
la presenza di microspie
all’interno dell’autovettura Fiat Panda, al fine di aiutarlo ad eludere le investigazioni in atto nei confronti dello stesso Condemi da
parte della Squadra Mobile
di Reggio Calabria.
Ipotesi che si basano, soprattutto, sulle intercettazioni captate dagli investigatori tra lo stesso Condemi e Giuseppe Esposito.
Nelle conversazioni, infatti, si fa riferimento a un
poliziotto trasferito dalla
Digos.
Bruno Doldo
Una circostanza che si incolla alla figura di Doldo
che, subito dopo le elezioni
del maggio 2011, avrebbe
lasciato, dopo anni di servizio, la Digos per passare
all’Ufficio Scorte: «Sicuramente parla di me –ha detto
Doldo – però a me non è stato chiesto niente […] Non
sono andato io a parlare
con Domenico. E’ andato
qualche altro poliziotto. E
io chiedo, se è possibile, di
sentire il Condemi e di sapere chi è andato a trovarlo.
Perché io non ho mai parlato di questo Condemi. Non
sono andato mai a trovarlo.
No, nella maniera più categorica. Non mi sono mai
permesso di dirgli A e I».
A dire di Doldo, dunque,
nella conversazione, Condemi ed Esposito farebbero
riferimento a lui quando
parlano del poliziotto trasferito dalla Digos, ma poi
si occuperebbero di qualche altro suo collega: «E
usa qua un linguaggio un
pochettino estraneo a me.
Perché avrebbe detto: Bruno, mio cugino quantomeno».
Assistito dall’avvocato
Antonino Curatola, Doldo,
peraltro, ha ridimensionato la natura dei propri rapporti con Condemi: «Lui
spesso si fermava al bar De
Stefano (nella zona di San
Giorgio Extra, ndr) […] Ed
io non mi sono mai fermato, non mi piaceva fermarmi là, assolutamente, perché vedevo gente che poi…
magari gente che in passato la vedevo che è stata indagata, eccetera, eccetera […]
Non volevo incontrarli,
perché c’era gente che lo sapevo che erano già stati arrestati».
Ma Doldo si è anche parzialmente dissociato dal co-
gnato Pino Plutino, il consigliere comunale di Reggio Calabria arrestato negli scorsi mesi per mafia:
«Il rapporto come cognato
è sempre stato ottimo. Come politico non tanto, perché noi abbiamo avuto sempre divergenze. […] La pensavamo in un modo diverso
anche perché io non potevo
fare nessun tipo di campagna elettorale. […] Nessuno mi può contestare che
ho mai chiesto voti per lui o
sono andato a far campagna elettorale per mio cognato, in qualsiasi posto».
Diverbi, quelli con Pino
Plutino, che a dire di Doldo
sarebbero nati già alle precedenti
consultazioni:
«Non ci siamo parlati per
cinque – sei anni. […] E posso portare a testimonianza
quante persone vuole. Io ho
ripreso a parlare a mio cognato con la morte di mio
suocero».
Una difesa, quella approntata da Doldo e dal legale Curatola, che, evidentemente, ha parzialmente
convinto il Gip Santoro che
ha disposto gli arresti domiciliari.
Al pm Marco Colamonici,
della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, invece, toccherà
tentare di verificare le dichiarazioni dell’indagato,
soprattutto quando questi
ha paventato altri rapporti
di Condemi con le forze
dell’ordine, con cui l’uomo
avrebbe condiviso la sua
grande passione, la caccia:
«Condemi era uno che frequentava tutti, tutti i posti
della caccia, dove c’erano
poliziotti e carabinieri che
andavano a caccia. E lui per
questo motivo sicuramente li conosceva».
Il giudice accoglie la richiesta del pm Marco Colamonici e fissa l’udienza
Longo di Polistena a processo
Soltanto in tre saranno giudicati con il rito abbreviato
di GIUSEPPE BALDESSARRO
SONOtutti stati rinviati a giudizio gli imputati del processo “Scacco matto”, contro presunti boss della cosca Longo di Polistena. Ieri il Gup dell’udienza preliminare ha deciso di mandarli a processo
escludendo soltanto i tre che hanno chiesto l’abbreviato.
Per questo il prossimo 3 luglio dovranno compariredavanti alTribunale diPalmi per essere giudicati con il rito ordinario. Alla sbarra campariranno quindi Domenico Aquino, Francesco Aquino,
Francesco Calcopietro, Giuseppe Calcopietro, Antonio Cutano, Luigi Cutano,
Michele Fidale, Rocco Fidale, Vincenzo
Fidale, Maria Rosa Grimaldi, , Giovanni
Gullace, Domenico Longo (classe 1948),
Domenico Longo (classe 1967), Francesco Longo, Francesca Longo, Giovanni
Longo, Giuseppe Longo, Luigi Longo,
Rocco Longo (classe 1974), Rocco Longo
(classe 1990), Vincenzo Longo, Cesare
Longordo, Alberto Malandrin, Giuseppe
Mardocco, Domenico Muzzupapa, Marina Nasso, Francesco Palermo, Antonio
Romeo, Giuseppe Spadaro, Domenico
Squillace, Giuseppe Squillace, Tullio
Squillace, Vincenzo Varamo, Girolamo
Vinci. Luigi Riccardo Rosario Gandolfo.
Rito abbreviato invece per Francesco
Guarini, Gianluca Calzaretta, Antonio
Ciccarelli.
Lo scorso gennaio era stato il Pubblico
ministeroMarcoColamonici achiedereil
rinvio a giudizio per le quaranta persone,
tutte accusate, a vario titolo di aver favorito la consorteria polistenese. Il Gip Antonino Laganà si è riservato di decidere
per via di alcune eccezioni sollevati dal
collegio difensivo in merito a delle intercettazioni che, a giudizio di alcuni legali
sarebbero state ritenute inutilizzabili o
L’irruzione la notte degli arresti
addirittura nulle per dei vizi procedurali.
L’operazione “Scacco Matto” è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia diReggio Calabriae condottadalla
Squadra Mobile di Reggio Calabria in collaborazione con il Commissariato di Polistena. Furono trentacinque le ordinanze
di custodia cautelare in carcere messe dal
Gip di Reggio Calabria, Tommasina Cotroneo, su richiesta del sostituto procuratore della Dda Marco Colamonici. Inoltre furono effettuati numerosi sequestri
di attività commerciali e non, una quindicina in tutto. Particolare fu anche il sequestro della Gival, l’impresa edile aggiudicatrice dell’appalto per la costruzione del polo scolastico dell’istituto commerciale “Renda”. Lavori in cui la cosca
polistense si sarebbe infiltrata con tipologieprettamentemafiose. Icapid’imputa-
zione vanno dall’associazione a delinquere di tipo mafioso ai furti, danneggiamenti, estorsioni, detenzione e porto abusivo di armi, anche da guerra ed esplosivi,
acquisizione in modo diretto e indiretto
di appalti pubblici ed attività economiche, concessioni di autorizzazioni e servizi pubblici, intestazione fittizia di beni.
Una cosca, quellapolistenese, considerata ben inserita nelle dinamiche criminali
della Piana di Gioia Tauro. Dalle carte
dell’inchiesta, emergerebbe anche una
sorta di “spartizione” del territorio cittadino, due distinte consorterie, ciascuna
dominante in universo ambito della zona
indicata a seguito di spartizione territoriale derivante da una pax mafiosa. La cosca Longo nella zona della cosiddetta Polistena nuova, la cosca Spataro-Versace
operante nella zona di Polistena vecchia.
FICARA-LATELLA
Tutti rinviati a giudizio
i quaranta indagati
del blitz “Reggio Sud”
TUTTI a giudizio gli oltre Antonio Musarella, Luigi
quaranta imputati del Musolino, Luciano Netti,
procedimento
“Reggio Antonella Piromalli, BruSud” che hanno scelto di no Pizzi, Demetrio Comuessere giudicati con il rito nico Praticò, Angelo Principato, Vincenzo Princiordinario.
Il Gup di Reggio Cala- pato, Barbara Quattrone,
bria, Domenico Santoro, Carmelo Quattrone, Carha infatti rinviato tutti al melo Francesco Riggio,
cospetto del Tribunale Costanzo Ultimo Riggio,
Collegiale per il 17 mag- Stefano Sapone, Rosina
gio prossimo. Si tratta dei Sarrocco, Carmelo Scorsoggetti principali dell’in- do, Santo Siclari, Costandagine che mise nel pro- tino Suraci, Giovanni Zapprio mirino le cosche Fica- palà.
Un’indagine di ampio
ra-Latella, egemoni sui
quartieri Ravagnese e respiro, quella del pm
Pellaro. Un’indagine cul- Marco Colamonici, che
minata con l’operazione puntò l’attenzione sull’ascongiunta di Guardia di se Milano-Reggio CalaFinanza e Carabinieri bria, con riferimento agli
interessi del
dell’11 marzo
boss Giovanni
2011: dal boss
Ficara. SeconGiovanni Fido gli accertacara a Costanmenti degli
tino Billari, fiinvestigatori,
no ad arrivare
la cosca avreball’ingegner
be anche “geDemetrio Gestito” alcuni
ria, funzionarom impegnario della Mototi nei furti e
rizzazione Cinelle estorsiovile reggina.
ni attraverso
Fiamme Gialla tecnica del
le e militari
cosiddetto
dell’Arma sve“cavallo di rilarono duntorno”. Ma i
que le infiltraFicara-Latella
zioni delle co- Domenico Ficara
sarebbero riusche in importanti ditte come la Bartoli- sciti a pilotare alcuni apni, ma anche negli appalti palti pubblici, facendoli
dell’Expo 2015 di Milano, assegnare a società riconattraverso prestiti alle so- ducibili agli affiliati. In tacietà impegnate nella mo- le contesto emerse la figunumentale opera. Ma la ra dell’ingegnere Demecosca avrebbe controllato trio Geria, funzionario
le attività della ditta “Bar- presso la Motorizzazione
tolini”, operante nel setto- Civile di Reggio Calabria,
re della consegna al detta- che, per un appalto relativo alla manuglio di pacchi e
tenzione e alla
corrispondencura dei locali,
za. Tramite la
avrebbe invicomplicità del
tato
cinque
responsabile
ditte, di cui
locale
quattro ricondell’azienda,
ducibili ai FiCarmine Iacocara e una papino, le familesemente non
glie Ficara e
interessata, e
Latella avrebnemmeno
bero condiziocompetente,
nato l’econoalla realizzamia locale: tra
zione dei lavoi
soggetti
ri. Lo stesso
coinvolti, inGeria, accusafatti, vi è anto di concorso
che Giuseppe Giovanni Ficara
esterno in asMento, vicecamafiosa,
po territoriale della Barto- sociazione
avrebbe concesso, con polini.
Davanti al Tribunale co controllo e grande beCollegiale, dunque com- nevolenza la patente naupariranno a maggio una tica ad alcuni presunti afquarantina di persone: filiati, senza che questi
Romano Amato, Enzo Be- avessero mai sostenuto alvilacqua (detto “Enzo cun esame.
A partire dal 30 marzo,
L’Americano”), Costantino Carmelo Billari, Leo- invece, il Gup Domenico
nardo Bruno, Antonino Santoro sarà chiamato a
Campolo (detto “Ninu u decidere la posizione dei
Nonnu”), Alessandro Fa- soggetti (una quindicina)
bio Chizzoniti, Fortunato che hanno optato per il riCilione, Francesco Cilio- to abbreviato: Giovanni
ne, Domenico Ficara, Gio- Barilà, Cosimo Berlingievanni Ficara, Giuseppe ri, Candeloro Claudio FiFicara, Francesco Fonta- cara, Francesco Laganà,
na, Mariano Benito Foti Vincenzo Liuzzo, France(detto “Mariolone”), Vin- sco Meduri, Salvatore Mecenzo Foti, Leandro Geno- duri, Antonio Musarella,
Quattrone,
vese, Consolato Geria, De- Antonino
Riganello,
metrio Geria, Augusto Giuseppe
Giuffrida, Carmine Salva- Francesco Sapone, Cartore Iacopino, Anna Ma- melo Scordo, Carlo Suraria Latella, Carmelo Latel- ci, Mariangela Suraci,
la, Raffaele Lopez, Paolo Francesco Suraci.
Manti, Giuseppe Mento,
cla. cor.
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Reggio 25
Mercoledì 7 marzo 2012
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Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected]
La denuncia dell’associazione Copernico: «Patrimonio artistico deturpato»
«Caulonia, sfregiato il Romitorio»
Una canna fumaria in acciaio spunta da un foro nella parete plurisecolare
di ILARIO CAMERIERI
CAULONIA - Il patrimonio edilizio,
pubblico e privato, è sempre più soggetto ad interventi dell’uomo che,
con molta leggerezza e, talvolta, per
soddisfare bisogni individuali, minano le bellezze architettoniche ed
artistiche.
Lo denuncia l’associazione Copernico di Caulonia che scrive: “Ci risiamo. Ancora una volta il patrimonio
artistico di Caulonia è stato deturpato. Questa volta è toccato al Romitorio di Sant’Ilarione. Uno dei monumenti più importanti del nostro territorio si è presentato ai nostri occhi,
orrendamente sfregiato da un intervento edilizio di pessimo gusto. Una
canna fumaria in acciaio cromato
scintillante fuoriesce da un foro praticato nel plurisecolare muro di una
delle facciate dell’edificio. L’ennesimo intervento – continua il documento - che deturpa uno dei luoghi
simbolo di Caulonia. L’amministrazione comunale, che dovrebbe occuparsi anche della tutela dei beni culturali del paese, non solo è completamente assente, ma spesso è essa
stessa causa della rovina progressiva di Caulonia. Vogliamo capire –
chiedono - dov’erano gli organi competenti quando l’intervento è stato
realizzato e se sono stati concessi da
qualcuno i necessari nulla osta. Ma
non possiamo tacere davanti all’ennesimo caso di cattiva gestione del
patrimonio culturale e artistico del
nostro paese e – assicurano - intendiamo batterci affinché sia posto rimedio, ripristinando immediatamente lo stato originario. Accertando anche le responsabilità di chi ha
realizzato e di chi ha consentito che
venisse realizzato lo sfregio”. Quindi, l’appello: “Caulonia chiede con
urgenza che venga fuori una nuova
coscienza e un nuovo senso civico
che impedisca a chiunque di impoverirla e di vilipenderla per meri
egoismi personali. Quindi
– esortano - mobilitiamoci
tutti”. E’il caso di ricordare
che da alcuni anni, dopo decenni di semi-abbandono,
al romotorio posto sul greto destro dell’Allaro, poco
oltre l’abitato di San Nicola, Il romitorio
vive un eremita (o pseudo
tale). In molte parti l’edificio è stato accedervi è alquanto difficile, perrecuperato e conservato. E, mentre ché quasi sempre chiuso. Tranne
nel passato era predominio di tutti, che in estate quando nei pressi sogda qualche anno non è possibile nep- giornano gruppi di giovani turisti.
pure celebrare messa, neanche nella Il luogo, poco oltre dietro l’edificio,
ricorrenza della festa patronale. Il richiama una moltitudine di persopavimento della plurisecolare chie- ne per fare un bagno nelle benefiche
setta sarebbe pericolante. Inoltre, acque dell’Allaro.
Tre anni e dieci mesi di reclusione più 800 euro di multa a due giovanissimi di Stilo
Indaga la polizia
Minorenni estortori
Siderno, spari
contro la casa
di un noto
professionista
Pretese e minacce a un commerciante di Bivongi: condannati
di FRANCESCO SORGIOVANNI
BIVONGI - Tre anni e dieci mesi
di reclusione e 800euro di multa
ciascuno: questa la condanna inflitta, in abbreviato, dal gup del
Tribunale dei minori di Reggio
Calabria, Roberto
di Bella, che ha accolto in toto la richiesta del Pm,
Francesca Stilla, a
due dei responsabili
dell’estorsione
compiuta poco meno di tre fa ai danni
di un negoziante di
Bivongi.
La notte del 10 dicembre 2011,
i carabinieri della compagnia di
Roccella Jonica, al comando del
capitano Marco Comparato, insieme ai militari della stazione di
Stilo, guidati dal maresciallo
Salvatore Mesiti, arrestavano in
flagranza di reato tre giovani,
dei quali due minorenni, responsabili di una tentata estorsione
nei confronti del gestore di una
attività commerciale del centro
collinare dell’Alta Locride, nella
Vallata dello Stilaro. Finiva così
in carcere l’impresa di Rocco Nisticò, di 21 anni, e quella dei due
minorenni che erano con lui,
S.D., di anni 15, e I.A.I, di anni
17, incensurati, tutti e tre residenti nelle campagne di Stilo.
“Se vuoi la vita salva, allora paga”. Una frase secca, poche parole scritte a penna, con determinata freddezza, per costringere un
piccolo commerciante a sborsare
poche centinaia di euro. Nella richiesta estorsiva oltre alla somma da pagare venivano indicate
le modalità di pagamento e il luogo dove doveva avvenire.
Con tanto di minacce finali nei
confronti della famiglia dell’operatore commerciale, in caso di
inottemperanza. Avevano studiato in tutto e per tutto il piano
come fare qualche soldo i tre giovani malviventi arrestati a Bivongi per estorsione. Ma non
avevano fatto bene i conti e i carabinieri li hanno beccati con le mani nel sacco.
Una efficace operazione, quella dei militari dell’Arma, conclusasi in maniera brillante, grazie
anche alla collaborazione della
persona offesa, che a quanto pare non ha esitato più di tanto a
portare a conoscenza dei militari
della stazione di Stilo, che hanno
competenza sul territorio, la lettera che aveva trovato davanti
all’ingresso della tabaccheria di
sua proprietà. All’ora e nel punto
stabilito per il ritiro della busta
con i mille euro (questa la somma
precisa richiesta dagli estorsori), i tre malviventi sono stati
braccati dai carabinieri, che da
diverse ore prima erano in azione per individuare gli estorsori
attraverso pedinamenti e appostamenti. Nell’autovettura, guidata
dall’unico
maggiorenne della baby gang, con
la quale i tre hanno
raggiunto la zona
del campo sportivo
di Bivongi, i militari hanno rinvenuto una pistola
giocattolo,
due
passamontagna e quattro paia di
guanti di lattice.
Nell’abitacolo dello stesso mezzo è stata trovata anche una modica quantità di sostanza stupefacente. E’ stato disposto l’arre-
Gli avvocati pronti
a presentare
ricorso
sto immediato per tutti e tre. Il
maggiorenne, Rocco Nisticò, è
stato trasferito presso la casa circondariale di Locri, dove si trova
tuttora rinchiuso.
Anche per lui procedimento
col rito abbreviato, fissato per la
seconda decade di questo mese,
presso il Tribunale di Locri.
I due minori, invece, sono stati
subito portati presso il Centro di
prima accoglienza di Reggio, e
dopo l’udienza di convalida,
presso il carcere minorile di Catanzaro.
Gli avvocati dei due minori,
Sandro Furfaro e Giuseppe Gervasi, del foro di Locri, attendono
ora i motivi della decisione del
presidente del Tribunale dei minori, in qualità di Gup, per decidere come proseguire nella difesa dei due loro assistiti.
di PASQUALE VIOLI
Rocco Nisticò
BREVI
CAMINI
GIOIOSA JONICA
Danneggiamento, giovane in manette Autista rapinato di valigetta e portafogli
I CARABINIERI della Stazione di Riace, nella
giornata di lunedì scorso, hanno tratto in arresto, in ottemperanza ad un ordine per la carcerazione, M.G., di 33 anni.
L’operazione dei militari della Benemerita è
stata eseguita sul territorio comunale di Camini.
Il giovane dovrà scontare adesso la pena residua di cinque anni e sei mesi di reclusione
poiché riconosciuto colpevole del reato di danneggiamento.
BRUTTA avventura a Gioiosa Jonica per un autista, che lunedì scorso è stato rapinato sotto la
minaccia di un’arma. S.M., 43 anni, dopo aver
parcheggiato il proprio veicolo, è stato avvicinato da un uomo col volto travisato da passamontagna che, sotto la minaccia di una pistola, gli ha
intimato di consegnargli quanto in suo possesso.
Il malcapitato si è visto, quindi, costretto a cedere al bandito valigetta e portafogli. Sull’episodio indagano i carabinieri del posto.
SIDERNO - Spari contro l'ingresso dell'abitazione di un professionista di Siderno. E' quanto è successo qualche notte fa. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati indirizzati verso il portone d'entrata
della casa di un noto architetto sidernese che ha denunciato il fatto
alla polizia. Gli agenti del commissariato di Siderno sono subito intervenuti per fare i rilievi del caso
ed hanno avviato le indagini.
L'accaduto è stato tenuto sotto il
massimo riserbo e le generalità del
professionista non sono state rese
note. Rimane il fatto che a Siderno
si torna ad intimidire e a compiere
atti di violenza contro la comunità.
Solo pochi mesi fa erano stati oggetto di brutali intimidazioni alcuni studi professionali siti sempre a Siderno. E nella cittadina della Locride negli ultimi tempi sono
stati molti i casi di auto date alle
fiamme o attinte da colpi di arma
da fuoco. Un'escalation di violenza
tenuta d'occhi attentamente dalle
forze dell'ordine, tanto dalla Polizia che dai carabinieri.
Intanto poche sere fa l'ultimo
episodio di grave intimidazione ad
un professionista che si è visto recapitare alcuni colpi di arma da
fuoco. Dalle prime indiscrezioni
sembra si tratti di colpi di pistola
ma bisognerà aspettare l'esito dei
rilievi per saperne di più. Le indagini sono in corso per cercare di
capire la molla che ha fatto scattare la ritorsione intimidatoria nei
confronti del professionista di Siderno.
Lavori in corso a Bovalino per evitare incidenti stradali. Ora le buche
Ecco la segnaletica orizzontale
Operai al
lavoro sulla
segnaletica
orizzontale
di DOMENICO AGOSTINI
BOVALINO - La ditta che ha appaltato i lavori (Linarello Group)
per ripristinare la segnaletica
orizzontale nel centro abitato è
all’opera da giorno 2 marzo, iniziando dall’incrocio piùpericolo-
so della città, la strada che attraversa tutto il paese lungo la via
XXIV Maggio, incrociando sia la
Francesco La Cava che la F.lli
Bandiera, a due passi dal mercato.
Un’opera di cui si sentiva forte
la necessità fin dal febbraio 2011
(ma la situazione era precaria già
da qualche mese prima) come testimoniano le dichiarazioni
dell’allora assessore ai lavori
pubblici e vicesindaco Domenico
Vadalà che esternava l’incredibile fatto di non riuscire a trovare
fondi sul capitolo di bilancio di
sua competenza per rispondere,
almeno negli incroci critici di Bovalino, alle giuste attese degli automobilisti e della popolazione:
sistemare in quei luoghi la segnaletica orizzontale per evitare
gli incidenti stradali che a cadenza settimanale si susseguivano e,
purtroppo, continuano a segnare la condizione degli automobilisti. Finalmente, quindi, una
maggiore prevenzione ed un servizio che salvaguarda la vita
umana. Ora, però, non ci si può
fermare più. Per l’incrocio di via
XXIV Maggio e via F.sco La Cava,
gli esperti dovranno pensare a
qualcosa di diverso: una piccola
rotonda, un semaforo, una soluzione che alleggerisca la velocità.
Gli automobilisti in quell’incrocio hanno la precedenza e, specialmente di notte, passano l’incrocio a grande velocità. Alla se-
gnaletica dovrà fare seguito, con
l’urgenza che il caso richiede, la
riparazione delle buche, alcune
delle quali sono pericolosissime:
veri crateri che daranno problemi ai cittadini e sicuramente graveranno le casse del comune per
le inevitabili richieste di risarcimento danno. Se per la segnaletica, la cittadinanza ha dovuto attendere unanno, nondovrà essere così per la riparazione delle buche. Tutte le vie sono interessate
da questo problema specialmente dopo il maltempo di febbraio:
via Dromo II, prolungamento via
XXIV Maggio, strada interna
Viale America-Sarullina-Pozzo,
Felicia, Rosa e XXIV Maggio con
i prolungamenti sud e nord.
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Locride
Mercoledì 7 marzo 2012
Piana
Mercoledì 7 marzo 2012
A Rosarno tra i relatori del premio Valarioti il procuratore aggiunto della Dda di Reggio
L’aggregazione contro le ’ndrine
L’esortazione di Prestipino: «La città non è dei clan: il coraggio di scegliere»
di KETY GALATI
ROSARNO – Cala il sipario
sul premio intitolato a Giuseppe Valarioti, lo storico segretario delPci cadutosotto i
colpi della lupara, vittima di
un delitto che a trenta’anni di
distanza rimane ancora insoluto e senza colpevoli.
Nell’auditorium di Rosarno
si è tenuta la cerimonia di
premiazione che ha visto la
consegna di due targhe: una
a Peppino Lavorato, compagno di partito di Valarioti ed
ex sindaco di Rosarno, l’altra
al procuratore aggiunto Dda
di Reggio Calabria, Michele
Prestipino
Prestipino, nel corso del dibattito moderato da Michele
Inserra, capo servizi de “Il
Quotidiano della Calabria”,
ha fatto un’analisi realistica
del fenomeno ‘ndrangheta
che «esercita il proprio potere sul territorio di Rosarno,
che ha la pretesa di controllare ogni attività economica e
produttiva, ogni aspetto della vita sociale, incluso il calcio e le relazioni personali».
Il Procuratore ha portato
un esempio lampante, ricordando la lettera minatoria di
Rocco Pesce inviata al sindaco Elisabetta Tripodi dal carcere: una missiva per la quale
è stato condannato ad altri
cinque anni di reclusione che
si aggiungono all’ergastolo
che sta già scontando. Prestipino ha letto l’ultima parte
della lettera in questione per
far capire le insinuazioni minacciose espresse del boss rosarnese: «mi disturba che
l’amministrazione comunale ha tra le sue priorità il benessere dei extracomunitari
clandestini, anziché i problemi dei miei familiari soffe-
I relatori La Camera, Tripodi, Prestipino, Inserra e De Masi; il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria riceve il premio Valarioti
renti».
In nome di tutti coloro che
hanno dato la vita per la legalità, che si sono battuti contro
la ‘ndrangheta, il procuratore Prestipino ha associato al
ricordo del giovane Valarioti
due donne simbolo di Rosarno, Giuseppina Pesce, collaboratrice di giustizia, e sua
cugina Maria Concetta Cacciola, la testimone di giusti-
zia sucidatasi dopo aver ingerito dell’acido muriatico.
Anche Maria Concetta, come
Giusy, aveva iniziato a collaborare con la magistratura
ma le pressioni e il disagio nel
vivere una scelta così importante sono stati fondamentali per il suo tragico destino.
Prestipino ha riflettuto a
lungo sul coraggio di queste
donne e sull’importanza del-
le loro scelte che hanno suscitato una reazione violenta
delle organizzazionimafiose
che hanno percepito la portata del cambiamento.
«I boss temono che il loro
potere inizi a sgretolarsi proprio là dove si genera, all’interno dei loro stessi nuclei familiari» ha affermato il magistrato, aggiungendo che i
boss sono terrorizzati «dalle
politiche sociali, dalla paura
di perdere la possibilità di
manovrare a loro piacimento
una gran massa di gente».
Molti lo avevano già capito,
ma sono stati lasciati soli, come Valarioti e come Maria
Concetta. Prestipino, sottolineando che «Rosarno è dei
rosarnesi onesti, non appartiene alle famiglie Bellocco e
Pesce, ha esortato a scegliere
da che parte stare: «da un lato
la criminalità organizzata,
dall’altro lo Stato, sempre
più presente ed efficace nella
lotta alle mafie».
L’APPELLO
Don Demasi: «Siate testimoni della legalità. Il male è l’assuefazione»
ROSARNO – Don Pino Demasi, referente per la Piana di “Libera”, ha rivolto un accorato appello al buon senso degli adulti, invitandoli ad essere
«testimoni di legalità». Una premessa per spiegare che i genitori calabresi hannoil compito importantee fondamentale di accompagnare i propri
figli in un percorso di legalità, di conoscenza del fenomeno mafioso e di
apertura verso lo Stato. Don Demasi
infatti ha esortato la gente ad indignarsi alla ‘ndrangheta, a provare
quella rabbia che conduce ad essere
Nel mirino la Credem di Taurianova
protagonisti del vero cambiamento.
«Il male è l’assuefazione, l’essere
diventati sudditi dei ‘ndranghetisti»
ha scandito il sacerdote. E’ questo
l’ennesimo messaggio di legalità, lasciato con veemenza dal parroco del
Duomo di Polistena. Nella città metafora dell’Italia, dovecisarebbe ingioco la sorte dell’intero Paese, dal momento che vi convivono tutti i drammi che appartengono alla nazione,
tra i quali, la disoccupazione, lo
sfruttamento dei migranti costretti
a vivere in condizioni disumane, le
‘ndrine, la zona grigia e così via, don
Demasi ha ancora avvertito che non
bisogna attendere la morte di un altro eroe come il giovane Peppe Valarioti per alzare la testa contro la
‘ndrangheta.
«Il mondo della politica, il corpo
docente, gli adulti, la chiesa, tutte le
categorie sociali debbono unirsi per
combattere i poteri criminali, senza
paura e con una sola voce». Nella serata dedicata alla memoria del giovane Valarioti, morto per ideali di profonda giustizia, che non può essere
dimenticato soprattutto dalle giovani generazioni, il parroco ha fatto notare che «tutto questo è possibile, dal
momento che la strada della legalità
è spianata. Lo dimostrano le operazioni di successo condotte dal pool
della Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, di cui fa parte il
magistrato Michele Prestipino, che
hanno colpito al cuore della ‘ndrangheta, sequestrando i loro patrimoni
e mettendo le manette ai polsi di boss
e affiliati».
Presentato il programma dell’iniziativa Promozione per il sottufficiale dei carabinieri
Il maresciallo Spataro
Un buco nella parete Giornata della donna
per rapinare la banca “Se non ora quando” lascia Rizziconi per dirigere
la stazione di Feroleto
ma il colpo fallisce
approda a Melicucco
di NICOLA ORSO
L’istituto bancario di Taurianova
TAURIANOVA- Avevano
tentato di rapinare l’agenzia
della Credem di Taurianova
posta sulla centralissima via
Francesco Sofia Alessio praticando un buco nel muro
ma l’arrivo dei dipendenti li
ha fatti desistere.
Erano circa le 8 e 10 di ieri
mattina quando gli impiegati della banca hanno sentito dei rumori provenienti dal
bagno interno ed uno di essi
si è avvicinato scoprendo che
presso una parete del bagno
interno che da in un cortile
esterno alla banca era stato
praticato un buco di quasi 50
centimetri di diametro dal
quale una persona poteva
passarci.
Probabilmente
l’arrivo degli impiegati della
banca li ha fatti desistere dal
compiere la rapina perché i
rapinatori si erano accorti di
essere in qualche modo stati
uditi mentre cercavano di allargare il buco nel muro.
Qualcosa nella tempistica
che i rapinatori avevano calcolato non ha funzionato.
Forse speravano di riuscire
a praticare il buco prima
dell’arrivo dei dipendenti
per poi sorprenderli prima
dell’apertura degli sportelli.
Immediato è scattato l’allarme che ha fatto pervenire sul
posto pattuglie di Carabinieri e della Polizia, ma dei rapinatori nessuna traccia. Si
erano dileguati lasciando
sul posto solo un cappellino
con la visiera di colore verde
ed alcuni attrezzi da scasso.
Proseguono le indagini con
l’obiettivo di individuare i rapinatori.
MELICUCCO – “Se non ora
quando” approda a Melicucco per celebrare la Giornata
della donna.
L’iniziativa, organizzata
dall’amministrazione
comunale e dallo stesso movimento, voluto dalla regista
Cristina Comencini, è stata
presentata ieri, nel corso di
una conferenza stampa, dal
sindaco Francesco Nicolaci
e da Giovanna La Terra, referente zonale di “Se non ora
quando”. La manifestazione
si svolgerà nella
sala della canonica parrocchiale a partire dalle
ore 17.30, dove
avrà luogo lo
spettacolo “Storie di donne interrotte”, un lavoro teatrale che
comprende tre “episodi”: Libere, di Cristina Comencini,
La violenza, di Pippo Fava, e
Neoeroina, di Ernesto Orrico. Le tre opere saranno interpretate dalle attrici Anna
Carabetta e Maria Marino.
Come è facile intuire la
scelta di Melicucco, da parte
del movimento femminile, è
scaturita dopo gli ultimi
eventi accaduti in questo
paese del comprensorio taurense, e cioè la sparizione di
Fabrizio Pioli, giovane elettrauto di Gioia Tauro, il quale aveva una relazione sentimentale con la melicucchese
Simona Napoli.
«Di quanto è accaduto – ha
detto il sindaco Nicolaci –
siamo tutti responsabili.
Quando avvengono tali tragedie bisogna interrogarsi
sul ruolo della famiglia, delle istituzioni, della Chiesa,
della Scuola. Insomma, qui
siamo di fronte ad un fatto
che le varie agenzie educative non sono riuscite ad evitare, malgrado siamo nel
2012. Melicucco, comunque, non può essere etichettata. Questa è una comunità
di gente laboriosa; le strumentalizzazioni lasciano il
tempo che trovano». Per Giovanna La Terra
«quello che è successo a Melicucco
non è da collegare ad un fatto geografico. C’è un sistema da abbattere – ha affermato
–che riguarda Nord e Sud. Si
continuano a negare i diritti
delle donne, per cui l’8 marzo deve ritrovare le ragioni
per le quali è nato. Non vogliamo celebrare nessuno,
vogliamo dire, tutti insieme,
che contro ogni forma di
crudeltà deve vincere la bellezza della parola e del confronto civile».
All’evento di domani parteciperanno le associazioni
laiche e cattoliche del luogo,
mentre è stato preannunciato che la manifestazione di
Melicucco aderirà all’iniziativa promossa dal Quotidiano.
Manifestazione
di solidarietà
per Fabrizio Pioli
Il maresciallo Vincenzo Spataro
di ANGELO GIOVINAZZO
RIZZICONI -- Trasferito il vice comandante della locale
caserma dei carabinieri, maresciallo Vincenzo Spataro.
Dopo sette anni di permanenza a Rizziconi per il giovane sottufficiale inizia una
nuova esperienza professionale.
Spataro andrà ad assumere l’incarico di comandante
della stazione dell’Arma di
Feroleto della Chiesa. E’ un
giusto riconoscimento alla
sua tenacia e pervicacia azione, valsa al contrasto e alla
prevenzione contro ogni fenomeno di criminalità.
Nella sua permanenza a
Rizziconi, dove è giunto dalla scuola marescialli di Velletri, Spataro ha messo in lu-
ce, oltre alle sue indiscusse
doti umane, quelle di sagace
investigatore. Ha partecipato, infatti, con successo in incisive operazioni di polizia
giudiziaria. Con il suo continuo lavoro ha contribuito a
infondere maggiore fiducia
e sicurezza, non solo ai suoi
colleghi con i quali ha condiviso le quotidiane attività,
ma all’intera comunità.
Con il nuovo incarico, per
Spataro inizia anche una
nuova sfida in un altro angolo del territorio reggino. Al
nuovo comandante della
Stazione carabinieri di Feroleto della Chiesa, maresciallo Spataro giungano le congratulazioni per la brillante
promozione e l’augurio di
un brillante altro proseguimento di carriera.
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38 Reggio
L'assessore Caligiuri: «I fondi europei saranno sbloccati ad aprile»
Il risveglio dei musei
arriva in primavera
Giovanni Tizian
Assegnati
i premi “Agnes”
Riconoscimento
anche a Tizian
di FRANCESCO CIAMPA
CATANZARO - «Vedere la Sacra
Spina in un sottoscala mi fa piangere il cuore». L'assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri
fa l'esempio della leggendaria spina attribuita alla corona di Gesù
per dire che è tempo di cambiare.
«Non c'è sviluppo senza cultura»
scandisce l'assessore, che ieri, in
una stracolma sala di palazzo Alemanni, presenta il piano per la valorizzazione dei musei: un piano
che mette in campo circa 4 milioni,
fondi europei che finanzieranno i
18 progetti selezionati tra gli 84
presentati alla Regione e che riguardano ventitre realtà comunali.
Diversi i sindaci in prima fila all'incontro, pronti ad avviare poco
dopo, a telecamere spente, le procedure per lo sblocco delle risorse «da
assegnare - assicura Caligiuri - già
nel mese di aprile».
La riqualificazione dei musei
per adeguarli agli standard che
l'Europa chiede e che pone alla base
dei finanziamenti comunitari a disposizione della Calabria, è il tema
che domina la giornata. Ma c'è tempo anche per parlare di altro. Pochi
secondi per rispondere
ad un giornalista che si
sofferma sull'incidente
costato la vita ad un giovane operaio impegnato
nell'allestimento
del
palco per il concerto reggino di Laura Pausini.
Caligiuri è lapidario: «E'
un problema nazionale». Dice di più Wanda Ferro, il presidente della Provincia di Catanzaro (e coordinatore provinciale del
Pdl) che trattiene per sé la delega
alla Cultura: «E' necessaria una
battaglia di civiltà perché spesso scandisce Ferro rivolta anche ad
GIORNALISMO
Francesco Prosperetti, Wanda Ferro, Oldani Mesoraca, Mario Caligiuri e Massimiliano Ferrara
Assomusica e richiamando la crisi
e i costi dei concerti - si è costretti a
risparmiare sugli allestimenti per
finanziare gli eventi in sé».
L'incidente al “PalaCalafiore” è
solo una parentesi. I musei sono al
cento della scena. Caligiuri ricorda che la Regione mette sul piatto 5
milioni per la riqualificazione del museo nazionale di Reggio Calabria: si tratta - spiega - di
un'azione distinta dal
pacchetto dei 18 progetti perché «il museo di
Reggio è un'opera nazionale su cui
lo Stato ha investito» e che rientra
nelle grandi opere inserite nella celebrazione dei centocinquanta anni dell'unità d'Italia.
Sul punto anche il direttore della
Sovrintendenza regionale France-
PalaCalafiore
«Eventi troppo
costosi»
sco Prosperetti dice la sua in merito alle risorse che il Cipe deve stanziare: «Il ministro Barca e il presidente della Regione Scopelliti hanno assicurato che i soldi arriveranno nei prossimi giorni e dunque
l'augurio è di completare i lavori entro l'autunno».
Accanto al museo di
Reggio ci sono i tanti
musei al centro dei progetti finanziati con i 4
milioni di risorse comunitarie. «Abbiamo scelto
- sottolinea Caligiuri - i
progetti più meritevoli secondo
parametri oggettivi, concentrando i finanziamenti per evitare di
frammentarli in un pulviscolo di
iniziative che non si traducono in
interventi concreti».
«Nonpiù leabitudini delpassato
per accontentare tutti», si accoda
Ferro. L'assessore, affiancato dal
dg del dipartimento Cultura Massimiliano Ferrara, illustra gli
obiettivi del programma: interventi strutturali, tecnologici e organizzativi, potenziamento della dotazione,
logica di rete anche per
ottimizzare le risorse.
Caligiuri fa l'elenco di
tanti investimenti regionali e dice «in tempi
di crisi, l'assessorato sta
mettendo in campo risorse importanti».Dunque una boccata di ossigeno in una
terra dove, secondo i dati contenuti
nell'avviso pubblico riferito al sistema museale, «in molti casi ci sono musei con carenze strutturali e
bisognosi di svecchiare i modelli
gestionali».
«Selezionati
i progetti
più importanti»
Morto Ando Gilardi, storico inviato dei periodici della Cgil nel Dopoguerra
Il fotografo che venne scalzo al Sud
di ROSITA GANGI
E' SCOMPARSO, nel silenzio generale, uno
storico fotografo dell'Italia del dopoguerra.
Si chiamava Ando Gilardi, aveva 90 anni, e
benché fosse piemontese di nascita, indagò
con il suo obiettivo la gente del sud, sporcandosi le mani e i piedi sulle mulattiere e nei
campi di olive calabresi.
Erano in tempi in cui, allora più che oggi,
l’Italia che usciva dalla seconda guerra mondiale era un paese diviso in due. Da una parte
il nord delle grandi città e delle provincie borghesi, con molte zone di periferie già contagiate dalla cementificazione e già pronte a
quel boom economico che stava trasformando le abitudini quotidiane.
Dall’altra parte invece un sud Italia profondamente arretrato, con una mentalità ancora
medievale e feudale, in cui i contadini erano
considerati di una classe inferiore e il loro
sfruttamento un diritto invece che un reato.
E nell'ombra dei grandi proprietari terrieri
c’era la ndrangheta che ricordava a tutti chi
comandava. Le lotte sindacali erano solo all'inizio e pochissimi erano disposti a fare gli eroi
in quegli ambienti. E’ proprio in quegli anni
’50 che Ando Gilardi partì e venne verso il sud
con in mano solo una macchina fotografica,
inviati da “L’Unità” e poi dai periodici della
Cgil.
Gilardi diceva di aver avuto la fortuna di fotografare quel passaggio tra due mondi:
quello degli operai, dei contadini poveri, i senza niente, i cosiddetti "cafoni del sud”. Ma non
amava il Sud e l'Italia di questi anni e non ne
faceva mistero anche con invettive molto dure
che lo rendevano amato o disprezzato a seconda dell'interlocutore.
Nelle foto d'epoca c'erano i nostri progenitori con le loro facce dure e fiere, gli sguardi
La banda del brigante Pietro Bianchi, attiva nei pressi di Scandale. Sotto le raccoglitrici di olive
fissi, orgogliosi ma mai disperati, nonostante
la miseria che li circonda. Con le loro mani tozze e sporche di terra, le schiene perennemente
chinate verso la terra, dall'alba al tramonto,
mentre orde di ragazzini girano intorno tra
baracche e panni stesi. Ando Gilardi ci ha raccontato il mondo di quei genitori e di quei figli, documentata lo scorso anno nella sua ultima mostra fotografica dal titolo “Verso
sud”, ma anche in un dvd "Piedi scalzi mani
nere" in cui racconta la sua esperienza nel dopoguerra da inviato speciale fra gli operai delle fabbriche del Nord e i braccianti del Mezzogiorno più povero. Un omaggio al come eravamo visto con occhio sensibile e personalissimo.
ROMA -Torna il premio internazionale dell'informazione dedicato alla memoria
di Biagio Agnes. Il riconoscimento, che ha preso l’eredità
dell’“Amalfi Coast Media
Award”, mutando denominazione in onore del suo fondatore recentemente scomparso, è stato conferito anche quest'anno alle firme più
illustri del panorama giornalistico.
Il premio internazionale è
stato assegnato dalla giuria
a Seymour Hersh, giornalista statunitense noto per le
sue inchieste in ambito militare; la più famosa quella del
1969 sul massacro di My Lai,
durante la guerra del Vietnam, che gli valse il Pulitzer
l’anno successivo.
Il premio alla carriera è
stato vinto da Piero Ostellino, editorialista del Corriere
della sera, mentre quello per
la carta stampata è andato a
Stefano Folli, editorialista
del sole24Ore. A Piero Angela andrà il riconoscimento
“Giornalista
Scrittore”,
all’inviata Rai Monica Maggioni quello per la Televisione, ad Alfredo Provenzali e
Riccardo Cucchi il premio
per la Radio ad ex aequo.
Il premio dedicato alle
“Nuove frontiere del giornalismo” andrà al condirettore
di Repubblica.it Giuseppe
Smorto, mentre ad Alessandra Viero, volto nuovo del
Tgcom24, è stato assegnato
il premio “Giovani under
35”.
Un premio speciale è stato
inoltre assegnato a Elvira
Terranova, corrispondente
siciliana dell’Adnkronos e
Giovanni Tizian, cronista calabrese che dall’inizio del
2012 vive sotto scorta per
aver raccontato e documentato il radicamento delle mafie al nord.
La Cerimonia di premiazione si terrà a Capri sabato
16 giugno nella Certosa di
San Giacomo, nel corso di
una serata di gala. Da Capri
bisogna spostarsi al casino
municipale di Arco per l'assegnazione del Premio giornalistico intitolato dal 1982 a
Beppe Viola.
Il riconoscimento verrà assegnato a Carlo Paris e Beppe
Bergomi. La giuria, presieduta da Sergio Zavoli, ha considerato che il trentennale
del Premio corrisponde al
trentennale della vittoria azzurra ai mondiali spagnoli e
ha deciso di scegliere dei
campioni di quella impresa,
molti dei quali oggi sono conduttori o comunicatori di calcio.
Riceverà l’ambito riconoscimento anche Alberto Cerutti che, nominato lo scorso
anno, non poté essere ad Arco, poiché era all’estero, impegnato a commentare gare
internazionali. La premiazione si terrà il 6 marzo, alla
conclusione del Torneo internazionale Under 16 maschile e Primavera femminile.
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Idee e società 51
Mercoledì 7 marzo 2012
Mercoledì 7 marzo 2012
Ippocrate. La richiesta al gup. Gli altri imputati rischiano il rinvio a giudizio. Si riprende il 30 marzo
Filippo sceglie l’abbreviato
Direttore del distretto sanitario di Rende, è accusato di falso e truffa
HA CHIESTO di essere giudicato
col rito abbreviato uno degli imputati eccellenti di “Ippocrate”, inchiesta concentrata su una serie di
presunte irregolarità commesse
presso il Distretto sanitario di Rende. Si tratta di Pietro Filippo. Accusato di falso e truffa, è stato chiamato in causa nella sua qualità di direttore del distretto. In merito alla
prima accusa gli si contesta di aver
chiesto ad un medico di emettere
un’attestazione falsa per il rinnovo
di una patente. La truffa avrebbe
invece a che fare con l’illecito utilizzo del badge delle presenze. Sempre
secondo l’accusa (in questa vicenda
rappresentata dai pubblici ministeri Antonio Bruno Tridico e Giuseppe Francesco Cozzolino) Filippo
l’avrebbe dato alla segretaria, che l’avrebbe
poi utilizzato per attestare la sua presenza
nel distretto. Accuse
che il diretto interessato (difeso dall’avvocato
Marcello Manna) ha
sempre
respinto.
Nell’interrogatorio di
garanzia Filippo, che è stato anche
presidente del consiglio comunale
di Cosenza, spiegò, in merito all’accusa di falso, che la visita si svolse
regolarmente. Per quanto riguarda l’ipotesi della truffa, produsse
un provvedimento del 2005
dell’Asp che lo esonerava dall’obbligo di timbrare il cartellino dal momento che, come direttore, aveva la
responsabilità di nove sedi diverse.
Relativamenteai badge“strisciati”
dalla segretaria, fu spiegato che in
quelle occasioni Filippo era comunque regolarmente in servizio.
Ieri, dunque, la richiesta di abbreviato, col gup Salvatore Carpino
che renderà nota la sua decisione in
merito il prossimo 30 marzo. Intento della difesa è quello di ottenere
una assoluzione e uscire subito dal
processo. Nella stessa giornata di
ieri sisono svolte learringhe difensive degliavvocati deglialtri imputati, che hanno invece scelto il rito
ordinario e per i quali i pm Tridico e
Cozzolino hanno chiesto il rinvio a
giudizio. L’avvocato Antonio
Quintieri, difensore di un medico e
di un’assistente sociale, soffermandosi sulla presunta truffa dei
badge ha messo in dubbio il funzionamento del timer. Producendo le
relative documentazioni, ha sostenuto che all’epoca dei fatti contestati era fuori uso. In particolare il penalista si è soffermato sul mancato
collegamento tra il lettore magnetico e la postazione del pc. «E comunque - ha aggiunto l’avvocato
Quintieri in aula - l’eventuale danno non è economicamente rilevante». Anche per gli imputati dell’ordinario bisognerà attendere fine
mese. Solo allora si saprà se saranno rinviati a giudizio. Si
tratta di una settantina
di persone, tra cui spiccano Sergio Bartoletti,
ex consigliere comunale, medico sportivo, Ottorino Zuccarelli, attuale sindaco di San Fili
e consigliere provinciale, presidente della commissione per ilriconoscimento dell'invalidità civile, e Franco Mirabelli, consigliere regionale, medico
dell'ufficio di medicina legale.
L’operazione “Ippocrate” è del 22
luglio del 2010. La Procura concentrò la sua attenzione sul Distretto
sanitario di Rende dove gli attuali
imputati avrebbero concesso le invalidità e il rinnovo delle patenti
con troppa leggerezza e altri ancora avrebbero utilizzato a piacimento, e a danno dell’azienda, il proprio
badge marcatempo. «Il distretto sanitario di Rende operava, non come
ente pubblico erogatore di prestazioni assistenziali di primaria importanza per la collettività, bensì ipotizza l’accusa - come una struttura protesa ad instaurare un
preoccupante sistema clientelare
alimentato, quotidianamente, da
un esercizio “abusivo” di ogni funzioni pubblica devoluta per legge».
r. gr.
Si è sempre
professato
innocente
Richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale volontaria ai
sensi del D. Lgs. n. 152/2006, come modificato dal D. Lgs. n.
4/2008 e nel rispetto del R.R. 4 agosto 2008, n. 3 per il progetto di realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San Geniale Martire” nei Comuni di Aiello Calabro (CS) e
Lago (CS).
Proponente: Società Buonvento S.r.l., con sede legale in Via
Zuccherificio n. 10, 48123 Mezzano (RA), C.F. e P.IVA
02339490399.
Pubblica Consultazione: la Società Buonvento S.r.l. rende noto
che sono stati depositati ai sensi del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i.,
come previsto dall’art. 9 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3 presso la
Regione Calabria – Dipartimento Politiche dell’Ambiente –
Settore 3 Servizio 7 - Ufficio Valutazione di Impatto
Ambientale, il Progetto Definitivo e lo Studio di Impatto
Ambientale, nonché la sintesi non tecnica, prescritti per l’effettuazione della procedura di V.I.A. e del procedimento di rilascio della concessione di derivazione di acque pubbliche a uso
idroelettrico e degli eventuali procedimenti espropriativi, relativi al progetto di realizzazione di un impianto di produzione
di energia elettrica da fonte idroelettrica sito nei Comuni di
Aiello Calabro (CS) e Lago (CS). Ai sensi del suddetto R.R. gli
stessi elaborati sono stati inviati alla Provincia di Cosenza ed ai
Comuni di Aiello Calabro (CS) e Lago (CS).
Descrizione del progetto: il progetto consiste nella realizzazione di un impianto idroelettrico denominato “San Geniale
Martire” di potenza nominale pari a 1181,32 kWp, sito in località Aiello Calabro, con derivazione dal Fiume Oliva, mediante
l’utilizzo di tubazioni interrate e spingitubo per il sistema di
adduzione dell’acqua derivata. Il progetto prevede che l’impianto venga allacciato alla rete di Enel Distribuzione tramite
realizzazione di una nuova cabina di consegna collegata in
antenna con O.d.M. lungo la linea MT esistente ”GROTTONE”,
tramite linea in cavo aereo per circa 3300 m, parzialmente
ricadente nel territorio comunale di Lago.
Ai sensi dell’art. 10, comma 4 del R.R. 4 agosto 2008, n. 3,
chiunque abbia interesse può prendere visione del progetto
presso la sede dell’Autorità competente: Regione Calabria –
Dipartimento Politiche dell’Ambiente – Settore 3 Servizio 7 –
Ufficio Valutazione Impatto Ambientale, Viale Isonzo n. 414,
88100 Catanzaro e presentare osservazioni, in forma scritta,
entro il termine di 60 giorni dalla data della presente pubblicazione, indirizzandola alla medesima Autorità competente
all’indirizzo sopra indicato.
ACCADDE A SAN FILI
Ascensore mortale, tre indagati
Per la tragica caduta di un anziano
in carrozzella è accusato anche il figlio
LA PROCURA di Cosenza, nella persona del pubblico ministero Paola Izzo, ha chiesto il
rinvio a giudizio di tre persone
per la morte di Luigi D’agostino, caduto col figlio nella tromba dell’ascensore, nella loro casa di San Fili. Uno degli indagati è proprio il figlio, che da anni
si prendeva cura del padre, costretto su di una sedia a rotelle,
e che secondo il magistrato poteva evitare la tragedia.
I fatti sono del 7 settembre
scorso. Sotto accusa si trovano
ora Antonio D’Agostino, figlio
di Luigi, Paolo Cairo, addetto
alla
manutenzione
di
quell’ascensore, e
Nicola Ungaro, titolare dell’impresa costruttrice. Sono accusati di aver provocato, “per negligenza, imperizia e imprudenza”, la morte
dell’anziano. Il figlio
cadde insieme a lui.
Riportò gravi traumi, il più grave dei
quali al bacino, ma
alla fine si salvò. Ricoverato all’Annunziata, fu poi dimesso.
I fatti sono di mercoledì 7 settembre.
Intorno alle 15.30
Antonio D'Agostino, 43 anni, uscì da
casa, ubicata al
quarto piano del palazzo in questione.
Spingeva il padre
Luigi, costretto - appunto - su di una carrozzella. Con una
speciale chiave il quarantenne
aprì la porta dell'ascensore,
convinto che lo stesso fosse sul
piano. Entrò così di spalle, portandosi appresso il genitore.
Ma l'ascensore non c'era. E
così i due caddero, come in un
incubo, nel vuoto.
Dopo un volo di dieci metri,
padre e figlio caddero rovinosamente sull'ascensore, che
era rimasto fermo al primo piano.
All’arrivo dei primi soccorritori i due erano ancora in vita,
anche se le condizioni di Luigi
D’Agostino apparvero subito
gravissime. Seguì il trasporto
col codice rosso all’ospedale civile dell’Annunziata, dovè l’ anziano purtroppo morì dopo
qualche ora. Troppo gravi le ferite riportate.
Il figlio Antonio sopravvisse.
Fu lui a raccontare ai carabinieri di Rende quanto accaduto. E alla fine si è trovato pure
indagato. Secondo l’accusa
non è stato prudente. Doveva
accertarsi che l’ascensore fosse
sul piano. Non lo ha fatto, e così
lui e il padre sono caduti nel
vuoto. Un ulteriore dolore per
Antonio D’Agostino, che certo
non si augurava questo tragico epilogo. La parola passa ora
al gip, che dovrà fissare
l’udienza preliminare a carico
dei tre indagati, che ora - per come sollecitato dal pubblico ministero Izzo - rischiano il rinvio
a giudizio.
r. gr.
Il pubblico ministero Paola Izzo, della Procura di Cosenza
Il delitto di Acri. Le dichiarazioni in aula indispettiscono il magistrato
Lupin: il pm accusa il cognato
Chiesta la trasmissione degli atti in Procura per falsa testimonianza
IL PROCESSO sull’omicidio di Natale Sposato, alias
“Lupin”, ha conosciuto ieri
un colpo di scena. Il pubblico ministero Salvatore Di
Maio, ipotizzando il reato di
falsa testimonianza, ha infatti chiesto al presidente
della Corte di Assise, Antonia Gallo, la trasmissione
immediata degli atti in merito alla posizione di Fausto
Fiore, cognato della vittima. L’uomo ieri ha deposto
in aula in qualità di teste
dell’accusa. Ma i suoi «non
ricordo» e «non so» hanno
indispettito il magistrato,
che a Fiore aveva chiesto di
parlargli di “Lupin” e del
suo presunto assassino,
Ferdinando Gencarelli, 51
anni, impiegato comunale
di Acri, ieri presente in aula
nell’apposito spazio riservato ai detenuti.
L’atteggiamento di alcune persone vicine a Sposato
furono a suo tempo criticate anche dal procuratore
Dario Granieri: «L'attività
investigativa - stigmatizzò
il capo della Procura cosentina dopo l’arresto di Gencarelli - si è scontrata con un
complesso di situazioni che
hanno ostacolato il tempestivo accertamento dei fatti
e l'identificazione del responsabile. Tali situazione
di disturbo - spiegò Granieri - sono riconducibili in primo luogo all'ambiente familiare e più in generale al
Da sinistra: Ferdinando Gencarelli, Natale Sposato e il pm Salvatore Di Maio
contesto sociale in cui viveva la vittima, che hanno dimostrato, nell'intero corso
della
penosa
vicenda,
un'assoluta reticenza e
chiusura verso ogni forma
di collaborazione volta all'individuazione del colpevole». Stessa cosa, a detta
del pm Di Maio, avrebbe fatto il cognato della vittima,
che deve per questo essere
indagato per falsa testimonianza. Vedremo, a tal proposito, cosa deciderà la Corte cosentina.
Sempre ieri è stato sentito
un altro parente della vittima. Si tratta del cugino Leonardo Sposato: «Natale - ha
riferito ieri in aula - era dedito a piccoli furti di legname, ortaggi e castagne...».
Secondo l’accusa “Lupin”
il 26 settembre del 2008 fu
ucciso da Gencarelli con
due colpi di fucile calibro 12
davanti casa, a contrada
Pietremarine di Acri, proprio a seguito di un furto di
noci. «Ogni qual volta - ha
aggiunto il teste - che dalle
nostre parti si rubava qualcosa si pensava sempre a
Natale. Anche quando non
era stato lui si faceva il suo
nome». Colpevole a priori,
insomma. Qualche contraddizione è emersa in merito ai rapporti tra la vitti-
ma e l’imputato.
In un primo momento il
teste ha infatti riferito che
anche Gencarelli subì dei
piccoli furti ma che lo stesso
non chiamò mai in causa
“Lupin”. A questo punto il
pm Di Maio gli ha fatto notare che ai carabinieri di
Rende, e in particolare al capitano Angelosanto, disse
invece che Gencarelli gli
esternò dei dubbi su Sposato.
Il processo riprenderà il
prossimo 16 aprile. Gencarelli è difeso dagli avvocati
Marcello Manna e Angelo
Pugliese
r. gr.
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22 Cosenza
34
Mercoledì 7 marzo 2012
Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected]
Il 3 maggio prima udienza in Corte d’assise, ma c’è ancora tempo per il rito abbreviato
Delitto Villella, tre a giudizio
Chiesto il rito immediato per gli imputati dell’omicidio avvenuto nel giugno 2011
di PASQUALINO RETTURA
LA PROCURA ha chiesto il giudizio
immediato per i tre imputati dell’omicidio di Giovanni Villella, ucciso nella
tarda serata del 4 giugno 2011. E in accoglimento delle richieste del pm Domenico Galletta, il processo in Corte
d’Assise aCatanzaro è statofissato per
il 3 maggio prossimo, anche se gli imputati hanno ancora tempo per richiedere il rito abbreviato. L'esecutore materiale del delitto sarebbe stato Michele
Dattilo, 65 anni, una vecchia conoscenza. Il killer, con un fucile, mentre
Villella tentava la fuga, lo ha colpito
prima ad una gamba, poi alla spalla e,
unavolta chela vittimasi eraaccasciata accanto a un furgone con cui Villella
aveva raggiunto il luogo dove sarebbe
stato attirato nella trappola mortale,
al torace e in pieno viso.
Nell'omicidio avrebbe partecipato
Giovanni Giampà, 41 anni, un passato
da calciatore anche della Vigor Lamezia, il quale avrebbe attirato la vittima
sul luogo del delitto con la scusa di rubare delle piante in un'azienda vivaistica di Sant'Eufemia. Per l'omicidio in
località Pullo di Sant'Eufemia Lamezia, la polizia di Stato di Lamezia dopo
15 giorni di indagini arrestava appunto Michele Dattilo, Giovanni Giampà e
Pina Jennifer, 29 anni, moglie della
vittima (alla quale successivamente
gli furono concessi i domiciliari) che
avrebbe istigato Dattilo e Giampà a
compiere il delitto. Le indagini scoprirono anche il movente sulla “tresca”
che sarebbe stata ordita per uccidere
Villella. La moglie della vittima, che
con Villella ha avuto due figli ancora in
tenera età, non aveva un buon rapportocon ilmaritocheera statodenunciato per maltrattamenti in famiglia tant'è che per cinque mesi la donna andò
via di casa per essere ospitata in una
casa famiglia. Poi fece ritorno a casa.
Ma i rapporti fra lei e il marito non migliorarono. Nel corso dell'attività in-
Michele Dattilo
Giovanni Giampà
vestigativa, la polizia avrebbe anche
appurato che la moglie della vittima
aveva una relazione sentimentale con
Giampà. Tant'è che i due si sentivano
spesso con schede sim riservate e sconosciute a parenti e familiari di entrambe. Schede sparite subito dopo il
delitto. I cattivi rapporti quindi fra la
vittima e la moglie che avrebbe avuto
come amante l'ex calciatore della Vigor (tra l'altro cognato di Dattilo) i contrasti che la stessa vittima avrebbe
avuto con Dattilo per dei furti alla stessa azienda vivaistica (pare che Dattilo
si occupava di guardianie nella zona,
fra cui il vivaio Squadrito), avrebbero
formato quindi più di un indizio per
arrivare a un movente.
Sei mesi dopo l’agguato, le successive indagini coinvolsero anche Angela
Giampà (moglie di Dattilo) fermata a
dicembre scorso (ma rimessa poi subito in libertà) perché accusata di aver
ordinato ad altri due presunti complici di Dattilo, Giuseppe Falsia e Massimo Rondinelli (arrestati pure loro a dicembre scorso) ritenuti «gregari» di
Dattilo, di occultare armi (fra cui due
pistole e una mitraglietta e forse anche
quella usata per uccidere Villella). Armi che sarebbero state nascoste in una
zona di campagna di Sant'Eufemia
non molto distante dall'abitazione di
Dattilo ma ancora non ritrovate. Gli investigatori, infatti, dopo i tre arresti
eseguiti 15 giorni dopo il delitto, di
Dattilo, Giampà e Pina Jennifer, continuarono nell'attività investigativa
mediante intercettazioni telefoniche e
ambientali che permisero di individuare i presunti complici del Dattilo da
cui avevano ricevuto ed eseguito l'incarico.
Il processo, però, per il momento arriva nei confronti di Dattilo, Giampà e
la Jennifer, ai cui legali (gli avvocati
Leopoldo Marchese, Antonio Larussa
e Salvatore Staiano) spetta ora il compito di mettere in discussione le tesi del
pm Galletta. Che, in particolare, ruotano sulla dichiarazione della convivente di Giampà e la circostanza riferita da
una vicina di casa di Dattilo su un incontro fra lo stesso e il cognato Giampà
intorno alle 21.30 della sera dell’omicidio (che sarebbe stato commesso - secondo il medico legale - fra le 22 del 4
giugno e le 1.00 del 5 giugno). E ancora: trale ore21 ele 23.59della seradell'omicidio, quando i telefoni di Dattilo
e Giampà risultano nella stessa zona,
così come dall'esame dei tabulati che
dalle 20.15 alle 23.07 della sera del delitto, si rileva un intenso traffico telefonico tra Giampà e Jennifer, nonchè
due chiamate non risposte alle 23.06
da un'utenza del Giampà ad altra utenza dello stesso, ed alle 23.07 tra un'utenza del Giampà e un'utenza di Dattilo. Un altro particolare indiziario, si riferisce a una telefonata fra Pina Jennifer e Giovanni Giampà alle 21.38 della
sera del delitto quando, così come confessato dalla stessa Jennifer sia al pm
duranteuninterrogatorio chenelcorso dell'udienza di convalida del fermo,
la stessa moglie della vittima avrebbe
informato che il marito era uscito da
solo. Altriindizi a caricodegli imputati, risultano anche essere da un’utenza
riservata in uso a Giampà da vario tempo con la quale comunicava con Jennifer e che il Giampà, comunicandole
l'uccisione del marito, «indicò senza
dubbio», scrisse il gip nell’ordinanza
di convalida degli arresti, che l'esecutore materiale fu il Dattilo usando l'espressione «lo zio (Dattilo) si è tolto il
dente». Il Dattilo, nell’interrogatorio,
dichiarò invece che a quell'ora sia lui
che Giampà erano ancora in casa del
Dattilo, e che il Giampà fece ciò per provare un telefonino di Dattilo che portò
via con se. Ma la vicina di casa di Dattilo
disse però che vide andare via la macchina del Giampà da casa Dattilo alle
22.30. Emerge anche l'esistenza di
due telefonate in sequenza: ore 23.06
tra utenza di Giampà ed altra sua utenza ed ore 23.07 tra utenza del Giampà e
utenza del Dattilo e una telefonata di
Giampà che chiama con la sua utenza
alle ore 23.08 la convivente e poi alle
23.13 Pina Jennifer.
Due anni e dieci mesi per coltivazione scoperta in una serra “fai da te”
Marijuana, condannati due coniugi
MICHELE Dattilo e la moglie Angela Giampà sono stati condannati entrambi a 2 anni e 10 mesi
dal gup Barbara Borelli. Ben più
pesanti erano state le richieste del
pm Rosanna Esposito che aveva
invocato 8 anni e 32.000 euro di
multa per Dattilo e 4 anni e
18.000 euro di multa per la Giampà.
Il difensore dei due imputati,
l'avvocato Leopoldo Marchese,
aveva chiesto invece l'assoluzione
per la donna e il minimo della pena per Dattilo poichè reo confesso. I due coniugi sono stati condannati per coltivazione di marijuana, scoperto dalla polizia di
Stato a giugno del 2011 nell’ambito delle indagini sull’omicidio
di Giovanni Villella.
Nel corso di una perquisizione
alla ricerca di armi (tra cui il fucile utilizzato per uccidere Giovanni Villella il 4 giugno 2011 per il
quale il marito della Giampà, Michele Dattilo, è in carcere poichè
accusato di essere stato l’esecutore materiale del delitto), in un terreno prospiciente la casa della
donna (via Boccioni a Sant’Eufemia Lamezia) gli investigatori
scovarono (oltre a un bunker dietro la parete di una cucina utile a
una persona per nascondersi o
nascondere armi e altro) una col-
Angela Giampà
tivazione di marijuana con circa
400 piantine in fase di maturazione, e altre 87 piantine già mature
in alcune stalle attigue all’abitazione.
La coltivazione era stata trovata con evidenti segni di manutenzione attuale.
E cioè che l’annaffiatura e l’accensione delle lampade apposite,
sarebbero state a cura
della donna visto che il
marito era stato arrestato. Da quì la richiesta della custodia cautelare in
carcere della donna contro la quale si erano opposti i difensori di Angela
Giampà, gli avvocati Leopoldo Marchese e Michele
Roperto. La donna infatti
lasciò dopo un giorno il
carcere.Secondo gli inquirenti, Dattilo, una volta arrestato per l'omicidio, evidentemente non
avrebbe più avuto il modo
per “accudire” la piantagione di marijuana coltivata fra i pomodori di un
terreno adiacente la sua
casa di via Boccioni.
Mancando lui perchè
in carcere, gli investigatori della polizia di Stato
di Lamezia si convinsero
che ci avrebbe pensato la moglie
ad annaffiare la piantagione (di
cui 87 piante già mature, il resto
in fase di maturazione). Infatti al
momento della perquisizione eseguita a casa Dattilo, la coltivazione (curata in una serra fai da te)
sarebbe stata trovata appena annaffiata.
p.re.
L’INIZIATIVA
Diocesi in visita
da Benedetto XVI
OGGI la Chiesa lametina restituirà in Vaticano la visita che il Santo Padre Benedetto
XVI ha compiuto nella Diocesi di Lamezia
Terme il 9 ottobre scorso. In piazza San Pietro, in occasione dell’udienza generale del
Santo Padre, saranno presenti oltre mille
pellegrini provenienti da tutta la Diocesi; a
capo del pellegrinaggio ci sarà il vescovo
Luigi Cantafora. «Ancora una volta –ha detto il vescovo – la nostra Chiesa locale è chiamata ad uno straordinario momento di condivisione e fraternità al cospetto del Successore di Pietro. Dopo la storica Visita Pastorale del 9 ottobre 2011 con animo grato e con
lo spirito del pellegrino che va ad incontrare
il Signore, ci accingiamo ad accogliere questo grande dono, a vivere col cuore pieno di
gioia l’incontro con Papa Benedetto XVI che
tanta attenzione ha dimostrato di avere per
la nostra terra bella, ma ferita. Risuonano
ancora nella nostra mente le parole pronunciate dal Pontefice nell’area industriale
lametina, parole di incoraggiamento che
invitano i lametini e tutto il popolo calabrese
a non piegarsi alla rassegnazione».
L’8 MARZO
A San
Pietro
a Maida
dibattito
sulle donne
SAN PIETRO A MAIDA Il sistema bibliotecario lametino con il patrocinio
del comune di Lamezia
Terme e la Regione Calabria ha organizzato le celebrazioni per la festa della donna. In programma
ci sono varie manifestazioni e tra queste, in particolare è prevista una giornata che si terrà a San Pietro presso l'Auditorium
comunale
“Giuseppe
Aiello”proprio nella giornata dell'8 marzo.
L' iniziativa dal nome
“non solo mimose”ha preso il via il 5 marzo con l'incontro di apertura e la dedica della settimana a
Giuseppina Pesce, Maria
Concetta Cacciola e Lea
Garofalo a cui ha partecipato l'assessore per le pari Opportunità di Lamezia Giusy Crimi, Katia
Menniti ricercatrice all'Unical, Annamaria Cardamone sindaco di Deccollatura e il direttore de
“Il Quotidiano della Calabria” Matteo Cosenza che
ha lanciato l'iniziativa sul
Quotidiano, “Tre foto e
una mimosa”. A seguire il
sindaco Gianni Speranza
ha inaugurato la mostra
fotografica “Fotografi lametini per le donne”. Inoltre sono previste manifestazioni per tutta la settimana , sino al 10 marzo.
Per quanto riguarda la
giornata dell'8 marzo, a
San Pietro a Maida, questa inizierà alle 17 con un
incontro dibattito in cui
interverranno l'assessore alla cultura Loretta Azzarito e le due socie dell'associazione Mata Anita
Azzarito e Maria Trovato.
A seguire verrà proiettato “Presepolis” di Marjane Satrapi, film candidato all'oscar e che ha vinto
il premio della giuria al festival di Cannes del 2007.
La storia narrata ha forti
contenuti didattici. Il film
è tratto dal primo fumetto
iraniano che racconta la
storia dell'autrice, pertanto si tratta di un film
autobiografico che inizia
poco prima della rivoluzione iraniana. In particolare viene messo in luce
il cambiamento della società iraniana a seguito
della presa del potere da
parte dei fondamentalisti
islamici. La storia si conclude con Marjane, ormai
ventiduenne, che espatria. La serata si concluderà con l'aperitivo mimosa.
g.t.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Lamezia
Mercoledì 7 marzo 2012
37
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Il pg chiede la riapertura dell’istruttoria producendo un nuovo interrogatorio del pentito Vrenna
«Auguri» del boss per un omicidio
Si aggrava in Appello la posizione del giovane accusato del delitto Cavallo
di ANTONIO ANASTASI
AUGURI di ‘ndrangheta. Per un omicidio commesso da un ragazzo che
all’epocadeifattiaveva 20anni.Ilriconoscimento al 24enne Andrea Corrado l’avrebbe dato l’ex boss Pino Vrenna,pentitosisul finiredel2010.Quasi
un rituale, in carcere. «Quando è uscito dalla cella che mi è venuto a salutare,
perché quando uscivano di cella venivano tutti quanto nella cella mia per
una questione di rispetto, ho preso e
gli ho dato gli auguri». E’ un passaggio delle dichiarazioni fatte dal pentito
al pm Salvatore Curcio nel gennaio
2010. Quel verbale è stato depositato
ieri dal pg Raffaele Sforza nel processo
d’Appello per il delitto per il quale Corrado, nel dicembre 2010, fu condannato a 24 anni.
L’accusa chiede la riapertura
dell’istruttoria dibattimentale e
l’udienza è stata aggiornata per eventuali richieste della difesa, che ha chiesto un termine per esaminare le carte.
Il pm Curcio in primo grado aveva
chiesto l’ergastolo per il giovane accusato di uno dei delitti della faida di Papanice, e l’appello della Procura è di
nuovo volto a ottenere la massima pena. Il ricorso del difensore dell’imputato, l’avvocato Sergio Rotundo, che
chiede l’assoluzione, è imperniato sulle motivazioni della sentenza che parla
di Corrado come complice e non esecutore materiale e va pertanto al di là del
capo d’imputazione.
Corrado è accusato dell’omicidio di
Giuseppe Cavallo, ucciso nel primo pomeriggio del 25 marzo 2008 nel quartiere teatro di una sanguinosa catena
di delitti avvenuti prima e dopo le festività pasquali. Il delitto è considerato
dagli inquirenti come la risposta
all’agguato, avvenuto soltanto due
giorni prima, nel quale era stato assassinato il presunto boss Luca Megna e
rimasero ferite la moglie e la figlioletta
di appena cinque anni. Corrado risponde di reati in materia di armi e del
tentato omicidio della moglie e del figlio di tre anni anni della vittima, che
al momento dell’agguato si trovavano
in auto con Cavallo. La moglie della vittima si è costituita parte civile nel procedimento –anche nell’interesse del figlioletto – nel quale viene assistita
dall’avvocato Francesca Parise .
Come si ricorderà, Cavallo fu riconosciuto, per l’andatura saltellante e gli
occhi a mandorla che s’intravedevano
dietro un cappuccio, dalla sorella della
vittima. Il giovane, nell’ aprile del
2008, fu sottoposto dalla Squadra mobile di Crotone a fermo, provvedimento successivamente tramutatosi in ordinanza di custodia cautelare in carcere. Leaccuse sonoaggravate dallemodalità mafiose, in base ai nuovi elementi raccolti dagliinquirenti che consentono di ricondurre Corrado alla cosca
capeggiata da Luca Megna che sarebbe in guerra con quella guidata da Leo
Russelli, essendo inatto una scissione
nel clan dei Papaniciari. Alla testimonianza dellasorella diCavallo, chenell'immediatezza del fatto di sangue riconobbe Corrado, sebbene incappucciato, si sono aggiunte le dichiarazioni
di due collaboratori di giustizia, Luigi
Bonaventura e Vincenzo Marino.
Adesso c’èanche quelladi Vrenna,che
ha sostanzialmente dichiarato che la
riposta al delitto Megna fu pressoché
immediata e che Rocco Laratta avrebbe organizzato l’uccisionedi Giuseppe
Cavallo, autista di Leo Russelli e a lui
legato da vincoli parentali. Vrenna ha,
infatti, riferito che nel corso della sua
ultima detenzione nel carcere di Catanzaro seppe da Laratta che Corrado,
anch’egli detenuto nello stesso carcere, aveva preso parte a questo omicidio, rifugiandosi in un’abitazione nella disponibilità del gruppo Megna nella Papanice vecchia. Circostanza che a
Vrenna sarebbe stata confermata da
Corrado.
BREVI
RAID
Spari contro l’auto
di un detenuto
COLPI di pistola in via
Grandi contro l’auto di
un detenuto ai domiciliari. Gli agenti della Squadra Mobile indagano sul
danneggiamento della
Fiat “Panda” di Natale
Circosta,
pensionato
65enne arrestato nel novembre scorso per detenzione illegale e ricettazione di armi e munizioni.
Tre colpi calibro 7,65
hanno sforacchiato la
carrozzeria dell’auto parcheggiata vicino casa di
Circosta. L’uomo, nel novembre scorso, fu trovato in possesso di una pistola calibro 7,65 con la
matricola abrasa, completa di caricatore contenete sette cartucce più un
centinaio di munizioni di
vario calibro. Armi e munizioni furono rinvenuti
in un armadio della camera da letto di Circosta.
Gli inquirenti sul luogo del delitto Cavallo
DENUNCE
Alla vista degli agenti
gettano la droga
LE RIVELAZIONI
«Mi dissero che fece tutto da solo
e si nascose in una casa a Papanice»
L’EX BOSS Pino Vrenna non poteva non sapere della faida di Papanice. Era un alleato storico della famiglia Megna, che subì il primo dei
delitti della faida con l’uccisione di
Luca, figlio del boss Mico, la vigilia
di Pasqua 2008, e il ferimento grave della figlioletta Gaia di appena
cinque anni. La fonte del pentito sarebbe stata Rocco Laratta, in carcere. Lui gli avrebbe indicato il presunto killer di Giuseppe Cavallo in
Andrea Corrado. «Un bravo ragazzo… lo ha fatto lui da solo». L’avvertenza del mandante sarebbe stata
quella di risparmiare i bambini
perché il gruppo Megna, a differenza dei Russelli, con i quali fu ingaggiata la faida nell’ambito della
quale fu gravemente ferita una
bimba innocente, voleva dimostrare che i piccoli non si toccano. Rituali di ‘ndrangheta che un ragazzo poco più che ventenne, stando
all’impianto accusatorio, conosceva benissimo, anche con riferimento all’atteggiamento deferente nei
confronti dei boss. Il pentito gli
avrebbe chiesto se aveva bisogno di
qualcosa, e lui: «Mi basta essere nel
vostro cuore». Così parlava uno che
s’è buttato i suoi 20 anni, stando
sempre alle accuse, facendo un
omicidio, andando incontro alla
possibilità di venire condannato
all’ergastolo.
Pm: Il gruppo Megna, Luca Megna era appoggiato praticamente
da voi e dagli Arena
Vrenna: Precisamente.
Pm: Dall’altra parte, con Leo
Russelli abbiamo lo schieramento
Cutro-Nicoscia-Manfredi. E quin-
di?
Vrenna: E quindi quando è successo l’omicidio, parlando cu sto
Rocco, ci ho detto: “Ma più o meno
chi ha potuto?” Lui mi avrebbe detto che avrebbe partecipato uno dei
Manfredi e personalmente Leo
Russelli. Mi ha detto pure che
quando l’hanno ammazzato, Luca
con la macchina gli è andato addosso.
Pm: «Quindi il gruppo Megna ha
organizzato la risposta?»
Vrenna: «Sì, perché questo gli
portava la macchina a Leo, che era
senza patente... Cavallo... Mi dicevano che era parente di Russelli».
Pm: «Da chi è stata organizzata
la risposta?»
Vrenna: «Da Rocco Laratta. E ha
mandato questo ragazzo, Corrado,
che l’ha fatto lui da solo, lo ha incrociato, era in compagnia della moglie questo qui. La prima cosa che
ci ha detto Rocco: “I bambini, le
donne, attenzione”. Poiché quest’attenzione c’è stata sempre di
non toccare i bambini… E lo ha ammazzato Corrado, Rocco me lo ha
confermato nei dettagli. Io l’avevo
di fronte. Mi chiamava tutte le mattine. “Questo è un bravo ragazzo, è
quello che ha fatto veramente il
compito di Cavallo”. Io l’avevo di
fronte. “Ti serve qualche cosa?
Vuoi mandato qualche tuta? Le cose che s possono fare quando uno è
un bravo ragazzo nel gergo degli
‘ndranghetisti. “I soldi ce li hai?”.
Tanto per darci un po’ di confidenza per il gesto che ha fatto».
Pm: Siete stati detenuti insieme
con Corrado?
Vrenna: «Quasi di fronte eravamo… Gli ho dato gi auguri. Quando mi è stato detto… sapevo che era
stato lui, “Zio Pi”, mi ha detto Rocco
Laratta, “è stato lui”. Perciò quando è uscito dalla cella che mi è venuto a salutare - perché quando uscivano di cella venivano tutti alla cella mia per una questione di rispetto
– ho preso e gli ho dato gli auguri».
Pm: Perché?
Vrenna: «Gli auguri che è stato
un bravo ragazzo che ha fatto un
bel compito».
Pm: Perché ha fatto un’azione di
‘ndrangheta?
Vrenna: «Di ‘ndrangheta, si fanno questi complimenti. E lui ha capito, ha sorriso, dico “Che ti debbo
mandare come fiore, ‘na tuta, ‘na
cosa, per farti capire che io ti sono
vicino? Mi ha detto: “Zio Pì, già voi
mi siete vicino col cuore, e già mi
basta questo, che voi non mi conoscete e io a voi vi conosco da una vita”».
Pm: Rocco Laratta ve lo raccomandò lui?
Vrenna: «Sì, mi ha detto: è lui
quello che ha fatto il compito».
Pm: «Nei dettagli siete entrati?».
Vrenna : «No, che mi ha detto Laratta come è stato fatto, è andato da
solo, che era una specie di strettoia
cu a macchina perciò non poteva
scappare, mi ha detto “Poi è sceso a
piedi”».
Pm:Ma sapete quanti hanno partecipato all’omicidio?
Vrenna: «No, di là se n’è passato
direttamente nta n’appartamento
du loro. U paisa quello è».
a. a.
AGENTI della Squadra
Mobile hanno denunciato due persone, C. F., di
36 anni, e M. V., di 28, per
detenzione illegale di
16,5 grammi di marijuana che sarebbe stato una
parte della droga di cui i
due sarebbero stati in
possesso. Alla vista degli
agenti, nel corso di un
controllo presso un’abitazione, i due avrebbero
cercato di disfarsi della
marijuana gettandola
nel water, ma non tutta la
sostanza è stata eliminata dallo scarico.
CONTROLLI
Nell’auto portava
un’accetta
AGENTI della Squadra
Volante della Questura
hanno denunciato G. R.,
di 34 anni, per porto ingiustificato di strumenti
atti a offendere. L'uomo
viaggiava a bordo della
propria auto Fiat “Punto” all'interno della quale
è stata rinvenuta un'accetta, con lama da dieci
centimetri.
PROCESSO GHIBLI
Il legale di Gareri
«Giudicato due volte»
NE bis in idem. In Appello è la tesi dell’avvocato
Mario Saporito, legale di
Luigi Gareri, di Isola,
condannato in primo
grado a 6 anni e 8 mesi
per estorsione nel processo Ghibli e per lo stesso fatto assolto nel processo Puma.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Crotone
Mercoledì 7 marzo 2012
Per “Riferimenti” i lavori per la realizzazione dell’Università antimafia sono stati bloccati fin dall’inizio
«Strane manovre a Limbadi»
La denuncia di Adriana Musella riguardo all’immobile confiscato ai Mancuso
di GIANLUCA PRESTIA
IL caso è scoppiato poco meno di un mese fa quando
ignoti vandali avevano danneggiato le porte di uno dei
beni confiscati alla cosca
Mancuso, a Limbadi. Si era
sollevato un polverone dopo che si era appresa la notizia che quell’immobile non
era stato reso accessibile ai
destinatari, cioè l’associazione antimafia “Riferimenti”. Era intervenuto finanche il neo prefetto Michele Di Bari che, al termine
di una riunione con il sindaco, le forze dell’ordine e il
rappresentante regionale
dell’associazione,
Nello
Ruello, aveva rimesso le cose a posto.
Tutto, dunque, era destinato a rientrare nella normalità, ma un altro dei beni
sottratto a colpi di sentenze
ad una delle più potenti consorterie mafiose dello Stivale, continua ancora a far
parlare di sé. E, a riaccendere i riflettori su di esso, è ancora una volta il coordinamento nazionale di “Riferimenti” che si è rivolto direttamente
al
Ministero
dell’Interno e alla Procura
della Repubblica di Vibo Valentia chiedendo loro di
controllare la corretta gestione dei fondi Pon sicurezza per quel che riguarda
il progetto dell’Università
antimafia che sarebbe dovuta sorgere proprio nel
feudo dei Mancuso. Sarebbe
dovuta, si dice. Già perché,
secondo quanto denuncia il
sodalizio antimafia i cui lavori sono stati bloccati non
appena iniziati.
Il coordinamento ha, pertanto, voluto evidenziare
«l'esistenza di una strana
perizia sulla quale si nutrono non pochi dubbi. I fondi
ministeriali stanziati, (tre
milioni di euro) per il progetto promosso e ideato dal
coordinamento riferimenti, infatti, nonchè i lavori di
ristrutturazione degli immobili sono gestiti da altri:
Accorinti dovrà ridare 60mila euro
Condannato
dalla Corte dei Conti
di DOMENICO MOBILIO
Adriana Musella, presidente nazionale dell’associazione antimafia “Riferimenti”
il consorzio “Crescere insieme” formato da un insieme
di comuni del territorio provinciale tra cui Limbadi sede dei beni confiscati».
L’associazione “Riferimenti”, per bocca della sua
presidente Adriana Musella, di recente in visita pro-
prio nel Vibonese, ha dichiarato di «temere che le
cosche uscite dalla porta
possano rientrare dalla finestra, attraverso manovre
occulte e personaggi apparentemente insospettabili.
Chiediamo, dunque, alle
autorità preposte di viglia-
Guiderà la sezione provinciale dell’Ens
Caterina Lipari nuovo
commissario straordinario
CATERINA Lipari è il nuovo commissario
straordinario della sezione provinciale
dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi. L’incarico è arrivato dopo le dimissioni di Antonio Mirijello. Il neocommissario promette «di scendere in
campo a fianco dei sordi ai quali fornirà
tutto l’appoggio necessario e con i quali impegnerà nella lotta per il riconoscimento di
propri diritti. Pertanto - aggiunge la Lipari - si invitano i soci vibonesi a recarsi presso gli uffici della sezione e sottoporre all’attenzione del commissario tutte le problematiche di cui necessitano sostegno».
u MUSEI ⊳
43350
337015
MUSEO STATALE DI MILETO
42040
MUSEO DELL'ARTE SACRA
391221
MUSEO DELL'EMIGRAZIONE
70608
MUSEO DELLA CERTOSA
534903
MUSEO DEL MARE
Caterina Lipari
u PRONTO SOCCORSO ⊳
MUSEO ARCHEOLOGICO STATALE
43350
CASTELLO NORMANNO
BIBLIOT. CALABRESE 351275 - 352363 (fax)
MUSEO MARMI SORIANO
re sull'intera faccenda e
non vorremmo che l’idea e il
nome del coordinamento
servissero come paravento
ad operazioni illecite perchè se così dovesse essere rinunciamo fin da ora ai beni
a noi assegnati, facendoci
da parte».
LA Corte dei conti ha condannato Giuseppe Antonio Accorinti, 53 anni, di
Zungri a pagare al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali quasi
60mila euro (esattamente 59905,78 euro) oltre alla rivalutazione monetaria, agli interessi legali e
alle spese di giustizia.
La Corte (presidente
Coccoli, giudice relatore
Scerbo e giudice Lorelli)
ha accolto integralmente
la richiesta avanzata dal
procuratore regionale,
Cristina Astraldi.
La condanna ad Accorinti è stata disposta perché, nella sua qualità di
titolare dell’azienda di allevamento di bovini e bufalini, nonché produzione di latte, ha percepito
per le campagne che vanno dal 1999 al 2009 contributi economici dalla
Feoga, nonostante la situazione d’incompatibilità derivante da una misura di prevenzione e da
una condanna penale con
sentenza confermata in
appello.
L’istruttoria fu avviata
a seguito di una nota del
16 ottobre 2010 della
Guardia di Finanza di
Tropea che segnalava tale incompatibilità per
una condanna della Corte
di appello di Catanzaro
del 3 aprile 1996 ad un
anno di reclusione per
violazione di disposizioni
antimafia e perché la
stessa Corte di appello
OSPEDALE JAZZOLINO
Pronto soccorso
962235
Centralino
962111
Portineria
962337
suem
118 - 962518
Rianimazione 962230 - 962229
Posto di polizia
962238
GUARDIE MEDICHE
Vibo Valentia
118 096341774
Ambulanze
Croce Rossa Italiana
43843
soccorso vibonese Baldo 472079
FARMACIE
0963-351002 ARIGANELLO
CENTRO
SISTEMA BIBLIOTECARIO
547557
BIBLIOTECA COMUNALE
599278
via Mesima, 21
596494
CENTRALE
c.so Vittorio Emanuele
42042
DAVID via Scannapieco
(Vena Superiore)
263124
DEPINO piazza San Leoluca 42183
Buccarelli via Popilia
592402
IORFIDA via V. Industria572581
MODERNO
via E. Gagliardi 41173
POSTI IN PIEDI IN PARADISO
17,00 - 19,15 - 21,30
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17,00 - 19,15 - 21,30
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17,00 - 19,15 - 21,30
u EMERGENZE ⊳
MARCELLINI
via Toscana, 6
572034
MONTORO via Luigi Razza, 66
41551
u TANTI AUGURI ⊳
...a FRANCESCO affinché possa ancora credere nella nostra storia.
«Il 21 marzo 2007 è stato l'inizio della
nostra favola che spero ricominci perché mi sei entrato dentro e non voglio
più vivere senza di te. Ti amo amore
mio, scusami per tutto, fidati di me. Oggi
è un giorno speciale perché ti chiedo di
ricominciare». Da Assunta
Carabinieri
112
Polizia
113
Vigili del Fuoco
115
Aci Soccorso stradale
116
Guardia di finanza
117
Pronto soccorso
118
Polizia Municipale 599606
Polizia Stradale
Se avete da segnalare un lieto evento (ricorrenze, lauree, nozze, nascite) da
pubblicare in questa rubrica, inviate un fax al numero 0963/472059 oppure
una mail all’indirizzo [email protected]
u CINEMA ⊳
con decreto divenuto definitivo il 15 aprile 1998
aveva applicato la misura
della sorveglianza speciale per 2 anni oltre alla
cauzione di due milioni di
lire.
Il procuratore Astraldi, in sede di discussione,
ha confermato le conclusioni scritte e cioè che Accorinti ha dolosamente
omesso nelle istanze di
concessione dei contributi di indicare la predette
cause ostative ed ha inoltre respinto la tesi difensiva secondo cui la preclusione della percezione
del contributo avrebbe
dovuto avere la stessa durata della misura di prevenzione.
I giudici hanno accolto
totalmente la tesi dell’accusa che riscontrata la situazione hanno rilevato
come Giuseppe Accorinti
non poteva fruire di contributi, mutui agevolati,
finanziamenti o altre erogazioni dello stesso tipo
di enti pubblici o della Comunità Europea. Hanno
altresì constatato che
quando Accorinti ha presentato la domanda di
concessione del contributo per il 1999 aveva già riportato la condanna e la
misura di prevenzione e
quindi non aveva diritto
alla erogazione. Pertanto
l’importo percepito nel
periodo 1999/2009 “costituisce danno erariale
connesso all’illegittima
sottrazione delle risorse
pubbliche e alla loro destinazione naturale”.
996611
Soccorso in mare
1530
Corpo forestale
1515
Amb. Polistena O. 0963/94420
S.o.s. Violenza389-6464224
u NUMERI UTILI ⊳
FFSS
Informazione viaggiatori
892021
PRO LOCO
45300
MUNICIPIO (Centralino)
599111
(Numero Verde)
167-276400
(Uff.rela. con il pubblico)
599285
CORPO FORESTALE DI STATO 311022
AEROPORTO
di Lamezia Terme
0968/414111
CAPITANERIA DI PORTO
572004
QUESTURA
965111
Carabinieri
guardia di finanza
PREFETTURA
Nuovo
complesso penitenziario
592404
42160
965111
262122
servizio guasti
Acqua
42991 - 599261
Enel
800 900800
italGas
800 900999
Telecom Italia
182
utilità sociale
consultorio familiare
via Gentile
591272/591206
Telefono AZZURRO
linea di emergenza
19696
ser.t. (ospedale Tropea)
61366
SERVIZIO
TOSSICODIPENDENZE
45019
Comunità TOSSICODIPENDENTI
maranatha'
336566
avis
43069
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
24 Vibo
8
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012
D A L
P O L L I N O
A L L O
calabria
ora
S T R E T T O
le arance della discordia
la manifestazione
Agrumicoltori
in piazza contro
i salari da fame
«La Coca Cola resta a Rosarno»
L’annuncio del ministro Catania
Nella Piana la Coldiretti chiama a raccolta politici e imprenditori
ROSARNO (RC)
Sopra, il ministro alle Politiche
Agricole, Mario Catania.
In alto e a destra, due foto
della manifestazione organizzata dalla Coldiretti a Rosarno
A destra, l’intervento del presidente della Coldiretti Calabria, Pietro Molinari
La Coca Cola rimane in Calabria e s’impegna ad acquistare il succo d’arancia della Piana. Il tavolo tecnico presso il ministero delle politiche agricole si è concluso con il semaforo verde, ridando ossigeno ai produttori di arance della Calabria e della Piana di Gioia Tauro. «Abbiamo chiesto a Coca Cola di rimanere
sul nostro mercato – ha dichiaro a caldo il ministro
Mario Catania - e l’azienda ci ha assicurato che intende farlo e che intende continuare a comprare in
Italia tutte le arance che sono necessarie alla produzione dei soft drinks che vengono commercializzati
dall’impresa in Italia. La multinazionale non lascia
Rosarno e i produttori della Piana di Gioia Tauro, anzi, ho appreso con soddisfazione che ci sarà, in futuro, un incremento nell’acquisto di succhi concentrati dalla Calabria e dalla Sicilia. Oltre a ciò, negli anni
a venire, sarà adottata una contrattazione pluriennale tra le aziende, che darà modo ai soggetti a tutti i livelli della filiera di avere la necessaria serenità, senza il bisogno di rinegoziare annualmente prezzi e
quantitativi».
Si chiude, pertanto, una parentesi burrascosa, originata dalla volontà della multinazionale di non voler
rinnovare un contratto di partnership con un’azienda di Rosarno. La cosa aveva fatto pensare che il colosso di Atlanta non volesse le arance “sporche” dallo sfruttamento dei migranti, ma non era quella la ragione. Ad ogni modo il ministro ha comunque ribadito che ora c’è necessità di ristrutturare la filiera calabrese. E proprio a questo proposito, mentre a Roma si discuteva, a Rosarno la Coldiretti ha tracciato
la strada per risollevare l’agricoltura, e soprattutto
l’agrumicoltura della Piana di Gioia Tauro. Nella manifestazione dell’associazione degli imprenditori agricoli, hanno trovato spazio tutti i cavalli di battaglia più
cari a Coldiretti.
«Da questo contesto così difficile si può uscire soltanto con l’unità d’intenti – ha arringato il presidente regionale Pietro Molinaro dal palco dell’auditorium
rosarnese – nessuna divisione politica, ma tutti a fare fronte comune per la Calabria, per la difesa dei prodotti e per costringere le istituzioni ad imporre leggi
sull’etichettatura dei prodotti e sull’innalzamento della percentuale di succo di arance nelle bibite a base di
frutta». In pratica si è trattato di un “one man show”,
con Molinaro che ha dettato i tempi della manifestazione, con un alto numero di presenze, anche se le
poltrone vuote delle massime autorità regionali e provinciali in materia di agricoltura hanno fatto discutere, seppur giustificate formalmente da «impegni istituzionali». Di quel centrodestra che governa regione
e provincia reggina c’era, comunque, una rappresentanza: i consiglieri regionali Candeloro Imbalzano
(Scopelliti Presidente) e Giovanni Nucera (Pdl). Pro-
prio quest’ultimo ha richiamato tutti ad impegni comuni, sottolineando che «esistono responsabilità di
vecchia data e bipartisan».
Sulle posizioni di Coldiretti anche il consigliere regionale dell’Idv, Giuseppe Giordano, il mondo cattolico con don Giuseppe Varrà, arciprete rosarnese, Rosy Perrone del forum Lavoro Calabria. A raccogliere
le proposte dell’associazione, c’era Nicodemo Oliverio, deputato del Pd e componente della commissione agricoltura della Camera. «Ricostruiamo insieme
la filiera e l’universo produttivo di questa terra». Appello raccolto dal sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, che ha insistito sul fatto che la Piana non può essere lasciata sola.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
ROSARNO (RC) Sfilano per le vie di
Rosarno i trattori dei piccoli (e grandi) proprietari agrumicoli della Piana; sfilano tra le
bandiere della Coldiretti, per gridare la rabbia e l’impotenza di un settore malandato,
messo in ginocchio da una mancanza di
progettualità antica e vittima di una crisi
che, negli anni, ha costretto gli stessi agrumicoltori a lasciare sulle piante parte della
frutta prodotta. Sono una cinquantina i
mezzi agricoli che sbarcano sulla piazza intitolata a Peppino Valarioti (l’attivista comunista che si interessò, tra i primi, alle interferenze della mafia nel settore delle coop
agricole, e giustiziato per questo motivo dalla mano della ’ndrangheta alla fine dei ’70);
sui cassoni portano quell’oro arancione che
fece la fortuna del comprensorio e che adesso si trascina tra cause giudiziarie per l’affaire delle “arance di carta” e ghetti indecorosi popolati da chi quelle stesse arance le raccoglie da schiavo, senza contratti, senza sicurezze economiche, spesso senza un tetto
dove ripararsi.
Il bubbone dei salari da fame a cui sono
costretti i lavoratori africani è riesploso dopo l’inchiesta della stampa britannica, ma
per le vie dell’antica Medma, di migranti ce
ne sono pochissimi. «Forse perché stanno
lavorando nei campi – dice amaramente
uno dei responsabili del campo container di
contrada Testa dell’Acqua – e poi molti di
loro si sono stancati di essere utilizzati come
bandiere da questo o quel gruppo di interessi. Siamo passati ad avvisarli della manifestazione che dovrebbe garantire paghe più
pesanti, ma chi ha trovato la “giornata” ha
preferito lavorare». E infatti, mentre nell’auditorium rosarnese, l’associazionismo e
la politica (poca, vista le assenze dei titolari
provinciali e regionali degli assessorati all’Agricoltura)
discutevano di
Al corteo
fantomatipochi migranti un
co “modello
Trento” per
«Sono stufi
l’accoglienza, i
di essere
lavoratori afristrumentalizzati» cani ospitati
nella tendopoli
costruita sull’area industriale alle spalle del
porto, che non hanno convinto il caporale di
turno ad accettarli in una squadra di operai,
restano indifferenti all’ennesima battaglia
sul prezzo troppo basso che il cartello dei
produttori di succhi d’arancia (Coca Cola in
prima linea) impone ai coltivatori diretti
della Piana.
Sfilano con le bandiere della Coldiretti gli
agrumicoltori della Piana, a Rosarno sono
arrivati dai paesi della Jonica e dai centri
agricoli del comprensorio per manifestare
contro la deriva fallimentare del comparto:
marciano composti nel breve tragitto tra la
piazza e l’auditorium che si riempie all’inverosimile, almeno in un primo momento, visto che appena l’argomento scivola sulle
condizioni dei migranti, molti tra i produttori abbandonano polemicamente l’aula in
quella che appare come l’ennesima guerra
tra poveri. Una manifestazione che si può
considerare riuscita, almeno nei numeri,
ma che non è riuscita a coinvolgere la popolazione rosarnese, che ha desolatamente disertato la piazza. Intorno all’ora di pranzo le
macchine blu dei parlamentari e dei consiglieri regionali sbarcati a Rosarno si fanno
strada a sirene spiegate: la manifestazione
è finita. Le osservano indifferenti i lavoratori africani. Per loro, probabilmente, non è
cambiato nulla.
Vincenzo Imperitura
12
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012
D A L
LOCRI (RC)
Doveva essere il giorno dell’imputata Maria Grazia Laganà, la parlamentare del Pd implicata in un’inchiesta su una
tentata truffa alle casse della
sanità. Il politico, però, rinuncia a difendersi in aula dalle accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Locri. Ci penseranno i suoi legali, gli avvocati Antonio Mazzone e Alicia
Mehia. L’onorevole, ieri, non
si è presentato in aula per
mantenere fede agli «impegni
istituzionali», ma ha dato
mandato ai suoi difensori di
consegnare ai giudici una memoria scritta, dove ha fatto sapere di volersi avvalere della
facoltà di non rispondere.
Sono cinque gli imputati
coinvolti nel processo che si celebra al tribunale di Locri. Tra
questi, il detenuto Pasquale
Rappoccio, l’ex patron della
Medinex arrestato per associazione a delinquere di stampo
mafioso. Per il pubblico ministero, Giuseppe Adornato,
l’imprenditore di Reggio Calabria e la parlamentare del Partito democratico avevano pianificato una truffa ai danni delle pubbliche casse: nel periodo in cui il politico era vicedirettore sanitario, stavano per
rifilare un “pacco” all’ospedale
di Locri. Una commessa da
135mila euro, nel 2005, è stata assegnata mediante procedura negoziata. Il contraente
prescelto, la Medinex di Reggio Calabria, ha consegnato
una montagna di merce al
Pronto soccorso. Quei beni
(mascherine, borse del ghiaccio e camici) sono stati richiesti senza indire un bando di gara. Un iter anomalo, a dire degli inquirenti, in cui le incongruenze sono tante. A partire
P O L L I N O
A L L O
calabria
ora
S T R E T T O
Truffa all’Asl di Locri
Laganà diserta l’aula
La deputata del Pd si avvale della facoltà di non rispondere
IMPUTATA La deputata
Maria Grazia Laganà riunucia
a difendersi nel processo
su una tentata truffa
all’ospedale di Locri (a sin.)
dal metodo adottato: scelta del
contraente e non bando pubblico. Per dare senso alla procedura adottata, scrive il pm
nella richiesta di rinvio a giudizio, l’imputato Maria Grazia
Laganà «ha attestato il falso»,
descrivendo «i beni richiesti
come infungibili e unici». Accuse tutte da dimostrare in aula, in un procedimento che vede coinvolti altre tre persone:
il funzionario Asl Nunzio Papa, il medico del Pronto soccorso, Albina Micheletti, e
Maurizio Marchese, ex manager dell’ex Azienda sanitaria
numero 9. Tutto ha inizio do-
po la morte di Francesco Fortugno, il vicepresidente del
Consiglio regionale della Calabria ucciso nell’ottobre 2005 a
Locri. I militari della Guardia
di finanza indagavano sulla vi-
ta amministrativa dell’Asl 9. Al
Pronto soccorso, dove il politico assassinato aveva prestato
servizio come primario, la
nuova responsabile, Albina
Micheletti, era andata su tutte
le furie per un gigantesco carico di merce giunto in magazzino. Il sanitario denunciò l’accaduto. «I prodotti della Medinex – documentarono poi le
fiamme gialle in una informativa trasmessa alla Procura non erano né unici né infungibili, dunque doveva essere
predisposto un bando di gara.
È radicata la convinzione circa
l’esistenza di un vero e proprio
“cartello” affaristico costituito
da dirigenti dell’area amministrativa e da alcune ditte fornitrici esterne». Sul punto, durante la scorsa udienza, è stato sentito l’imprenditore Pasquale Rappoccio: «Il dottore
Fortugno e la dottoressa Laganà, sì e no, li ho incontrati un
paio di volte, ma mai ho discusso con loro di questo ordinativo», ha riferito l’imputato ai giudici. Dopo la deposizione del teste Maria Concetta
Musolino, un’infermiera che
presta servizio a Locri, il presidente del collegio giudicante,
Alfredo Sicuro, ha fissato la
data della prossima udienza.
Si terrà il 15 maggio.
ILARIO FILIPPONE
[email protected]
CATANZARO
Feto morto, per l’indagine interna
all’ospedale era tutto in regola
CATANZARO «Dall’indagine interna non
è emersa alcuna criticità di sistema e nulla da
eccepire in merito all’organizzazione aziendale». Lo afferma in una nota l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro in relazione alla vicenda che riguarda Antonietta
Mazza, la donna che l’11 dicembre scorso ha
partorito una bambina priva di vita. «In regola - sostiene ancora l’Azienda - sono risultate
le dotazioni strumentali e di presidi, come
pure la copertura relativa ai turni del perso-
nale in servizio, con tutte le figure professionali disponibili, anche in riferimento al neonatologo ed ai medici reperibili».
«La Commissione medica di presidio, riunitasi presso la direzione sanitaria dell’ospedale Pugliese - è detto ancora nella nota - ha
letto la copia della cartella clinica della signora Antonietta Mazza. In merito all’eventuale
presenza di comportamenti gravati da colpa
professionale a carico del personale sanitario
intervenuto in occasione del parto, la Com-
missione rileva che “l’indagine della Procura
della Repubblica di Catanzaro non si è ancora conclusa e pertanto le cause della morte
del feto non sono ancora state accertate”».
E ancora, prosegue il comunicato: «Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Elga
Rizzo ha rinnovato il suo cordoglio alla famiglia e si è detta vicina come donna e come
madre al dolore della signora Antonietta, di
papà Domenico ed a quello dei familiari ed ha
assicurato che, in completa interazione con
gli organismi regionali e con la piena fiducia
sull’operato della magistratura, nessuno ha
maggiore interesse dell’Azienda ad appurare
la realtà dell’accaduto, acclarando eventuali
responsabilità dei singoli oppure liberando
dalla pressione morale e mediatica l’alta professionalità dei suoi dipendenti».
processo alla ’ndrangheta
polemica sulla protezione
“Crimine”, tutto pronto per la sentenza
Il gup potrebbe pronunciarsi oggi
La testimone di giustizia Cordopatri
incontra il sottosegretario De Stefano
REGGIO C. Tutto pronto per la
prima storica sentenza. Potrebbe essere oggi il giorno del dispositivo del
processo “Il Crimine”. In data odierna, infatti, il gup Minutoli si ritirerà
per decidere sulle posizioni degli oltre 100 imputati che hanno scelto il
rito abbreviato. Tra di essi anche i
vertici di quella che è stata definita
come una sorta di “cupola” della
’ndrangheta. Si tratta dell’operazione
che ha certificato per la prima volta
come l’organizzazione criminale calabrese sia unitaria e verticistica. Dopo la replica dell’ufficio di procura, il
gup andrà in camera di consiglio e lì
dovrà redigere il corposo dispositivo. Non è certo ancora che la lettura
dello stesso avverrà oggi, anche se
pare che la decisione possa arrivare
nel tardo pomeriggio o nella prima
serata. Intanto dalla Cassazione arri-
va una presa di posizione ben precisa della quale il gup non potrà non
tenere conto, seppur indirettamente.
I giudici romani, infatti, hanno annullato il provvedimento del Riesame che confermava la custodia in
carcere di Giovanni Minniti, arrestato in “Crimine”. L’uomo, difeso dall’avvocato Carlo Morace, è stato indicato nel corso di una conversazione
telefonica quale soggetto referente
per Candico, piccola frazione a sud di
Reggio Calabria. Ma secondo la tesi
di Morace, accolta dalla Cassazione,
dalle motivazioni del Riesame non
emerge alcuna gravità indiziaria nella condotta di Minniti. Motivo per il
quale, adesso, i giudici del Tdl dovranno nuovamente pronunciarsi,
tenendo conto dei rilievi formulati
dalla Suprema Corte.
Consolato Minniti
CATANZARO «In un parossistico crescendo di provocazioni, che
mettono seriamente a rischio la mia
sicurezza, ispirate da quegli uffici
istituzionali che fanno capo alla Criminalpol per poi coinvolgere gli organismi deputati alla mia tutela, mi
accingo, accompagnata dal mio legale, Domenico Vestito, ad incontrare domani (oggi, ndr), al Viminale, il nuovo presidente della Commissione centrale protezione, il sottosegretario Carlo De Stefano, che è
subentrato all’on. Alfredo Mantovano dopo la caduta del governo
precedente». Lo afferma, in una nota, la testimone di giustizia Maria
Giuseppina Cordopatri. «Il fumoso
segreto che circonda questi organi
amministrativi, che dovrebbero
operare nella massima trasparenza
e chiarezza e che ha reso possibili i
gravi abusi che hanno provocato
perfino esiti letali per l’esistenza di
diversi “protetti” - aggiunge - contribuisce a diffondere un clima di
sfiducia reciproca anche alla luce
delle persecuzioni da me pesantemente subite, cui ha posto una tregua armata la recente sentenza del
Tar Lazio a me favorevole. Sentenza non ottemperata dalle istituzioni
preposte alla sua esecuzione, lasciata in un limbo di indifferenza eversiva in quanto, opponendovisi con
una specie di resistenza passiva, tali uffici si pongono apertamente
contro la legge dello Stato». «Aggiungere - conclude Cordopatri dopo tutto ciò che ho subito in questi lunghi e dolorosi 14 anni di battaglie legali e no, che nutro residua
fiducia nelle istituzioni repubblicane, sarebbe una pietosa bugia».
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 PAGINA 15
l’ora di Reggio
RENDE
Via A. Volta, 1
Tel. 0984 838512
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
SCILLA
BOVA
Furgone bruciato
Ora è allarme
criminalità
Strada franata
A breve parte
il ripristino
> pagina 22
ARANCE SPORCHE
[email protected]
CAULONIA
Coldiretti: «Sette
centesimi al chilo
non è dignitoso»
> pagina 23
TUTTO IL MEGLIO
DI ESPERIENZA
E COMPETENZA
IN UNA NUOVA REALTÀ
NEL CAMPO DELL’INGEGNERIA
E DELL’IMPIANTISTICA
Ammendolia
propone
le primarie
> pagina 24
> pagina 29
“Ficara-Latella”, tutti a giudizio
“Reggio sud”, in 16 vanno al rito abbreviato, in 37 scelgono l’ordinario
In sedici optano per il rito
abbreviato. I restanti 37 sono rinviati a giudizio. È terminata ieri l’udienza preliminare del processo “Reggio
Sud”. Alla sbarra decine di
presunti affiliati alla cosca Ficara-Latella. Al termine di
una lunga camera di consiglio, il gup Domenico Santoro ha quindi deciso di processare presunti capi e gregari
della consorteria mafiosa che
controlla una parte della zona sud della città di Reggio
Calabria. Tra questi il boss
Giovanni Ficara (in foto) ed il
suo braccio destro Costantino Carmelo Billari, nonché
Giuseppe “Pino” Ficara, cugino di Giovanni e ritenuto
altro elemento di vertice del
clan.
Secondo quanto emerso
dalle indagini, la consorteria
mafiosa dei Ficara-Latella
controllava buona parte della periferia sud di Reggio, da
Ravagnese a Bocale. Questo
ha consentito loro di poter
avere affari di diversa natura,
dal settore immobiliare a
quello creditizio, passando
per il mondo dell’edilizia e
degli infissi. Le mani della cosca erano riuscite ad arrivare
anche all’interno della nota
ditta “Bartolini”. Ma gli interessi del clan erano anche
nella provincia di Milano dove, in previsione dell’Expo
2015, erano state acquisite
quote societarie di aziende in
difficoltà, alle quali erano stati concessi prestiti agevolati,
pur senza i presupposti, attraverso la creazione di una
società finanziaria che da
Reggio Calabria erogava denaro alle società milanesi per
salvarle dal dissesto, al solo
fine di costituire un terminale lecito per gli interessi della cosca in Lombardia.
Un groviglio d’interessi,
quindi, che la consorteria
mafiosa stava cercando di
condurre in piena autonomia, fino a quando l’attività
della Dda ha permesso di
svelare organigrammi e ruoli dei sodali. Ieri un capitolo
fondamentale dell’inchiesta
con la decisione di mandare
tutti a processo. La prima
udienza è fissata per il 17
maggio dinnanzi al tribunale
collegiale di Reggio Calabria.
Per chi ha scelto il rito abbreviato, invece, la prima udienza sarà il 30 marzo prossimo
dinannzi al gup Santoro.
Consolato Minniti
«Tbc, tutto sotto controllo»
“Frangipane”, interviene la dirigente Cananzi. Oggi scuola chiusa
È tutto sotto controllo e non c’è alcun
motivo di preoccupazione. Sul caso di
tubercolosi di cui risulta affetto un docente dell’Istituto d’arte “Alfonso Frangipane” di Reggio Calabria, interviene il
dirigente scolastico Rita Cananzi per
rassicurare le famiglie dei tanti alunni
che lo frequentano e «per evitare ogni
inutile allarmismo».
Se è vero, infatti, che contrarre questa
malattia nel 2012 fa notizia, è vero anche che la scuola ha messo in atto tutta
una serie di procedure atte a salvaguardare la salute di chi orbita attorno alla
scuola. È stato così messo in atto un piano di intervento a tutela della salute degli alunni e di quanti operano nell’istituto: «Siamo intervenuti immediatamente – sottolinea la dirigente Cananzi - appena avuta la notizia del caso dalle autorità competenti. Il nostro piano d’intervento, inoltre, è scattato in piena
sinergia e collaborazione con il reparto
di medicina scolastica dell’Asp di Reggio Calabria».
La professoressa Cananzi tiene ad evidenziare come il caso sia «assolutamente isolato» e che, comunque, «sin dal
mese di dicembre la persona ammalata
non è presente a scuola». Ad ogni modo, «si è concertato di far sottoporre al
test di Mantoux tutta la popolazione
scolastica: alunni, studenti e personale
Ata per una prevenzione davvero capillare».
Inoltre per la giornata di oggi è prevista la disinfestazione dei locali. La scuola, infine, per ulteriori chiarimenti invita le famiglie a rivolgersi all’U.o.c. di
igiene dell’Asp reggina al numero
0965/347353.
Laura Sidari
Lavori post-terremoto L’Aquila, Valenti va ai domiciliari
Infiltrazioni della cosca “Borghetto-Caridi-Zindato”, il gip accoglie l’istanza di Genovese
Va ai domiciliari Antonino
Vincenzo Valenti, il 45enne arrestato nel dicembre scorso,
nell’ambito dell’operazione
“Lypas”, con l’accusa di concorso esterno in associazione
mafiosa. L’uomo è ritenuto vicino alla cosca “Borghetto-Caridi-Zindato”, per la quale
avrebbe curato ciò che serviva
per infiltrarsi negli appalti
post-terremoto de L’Aquila. Il
gip del capoluogo abruzzese
ha accolto l’istanza presentata
dall’avvocato Emanuele Genovese (in foto), difensore di Valenti. Il legale ha sostenuto co-
me non fosse possibile applicare al reato di concorso esterno in associazione mafiosa, la
medesima presunzione normativa che è prevista per gli
associati e con ciò la detenzione cautelare in carcere. Genovese ha rimarcato come manchi il vincolo dell’associazione
e sia dimostrata l’impossibilità che la condotta di Valenti
abbia potuto giovare dall’associazione. Il gip, in accoglimento dell’istanza di Genovese, ha
disposto gli arresti domiciliari
per Valenti. Le indagini, durante circa due anni, hanno
fatto emergere il forte interessamento da parte della cosca
reggina per i lavori di ricostru-
zione degli immobili, da parte
dei privati. In questo caso, infatti, non è richiesta alcuna
procedura ad evidenza pubblica, né certificazione antimafia
per le imprese che eseguono i
lavori. Sono state effettuate
numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, ed è
stato possibile documentare
anche tramite delle fotografie
le fasi preliminari degli incontri tra i soggetti arrestati ed
esponenti della cosca, avvenuti nel maggio 2010 in un albergo de L’Aquila.
c. m.
IMPUTATI CON RITO ABBREVIATO
Giovanni Barillà
Cosimo Berlingeri
Candeloro Claudio Ficara
Leandro Genovese
Francesco Laganà
Vincenzo Liuzzo
Francesco Meduri
Giuseppe Salv. Meduri
Antonio Musarella
Antonino Quattrone
Giuseppe Riganello
Francesco Sapone
Carmelo Scordo
Carlo Suraci
Maria Angela Suraci
Francesca Suraci
IMPUTATI CON RITO ORDINARIO
Romano Amato
Enzo Bevilacqua
Costantino Car. Billari
Leonardo Bruno
Antonino Campolo
Alessandro F. Chizzoniti
Fortunato Cilione
Francesco Cilione
Domenico Ficara
Giovanni Ficara
Giuseppe Ficara
Francesco Fontana
Mariano Benito Foti
Consolato Geria
Demetrio Geria
Augusto Giuffrida
Carmine S. Iacopino
Anna Maria Latella
Carmelo Latella
Raffaele Lopez
Paolo Manti
Giuseppe Mento
Luigi Musolino
Luciano Netti
Antonella Piromalli
Bruno Pizzi
Demetrio D. Praticò
Angelo Principato
Vincenzo Principato
Barbara Quattrone
Carmelo Quattrone
Carmelo F. Riggio
Stefano Sapone
Rosina Sarrocco
Santo Siclari
Costantino Suraci
Giovanni Zappalà
16
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012
calabria
ora
R E G G I O
Il caso carcere in Parlamento
Interrogazione della Napoli (Fli) sui lavori fermi all’istituto di Arghillà
La vicenda del nuovo carcere di Arghillà finisce in parlamento. La deputata di Fli
Angela Napoli ha inviato una
interrogazione a risposta
scritta ai ministri della Giustizia, dello Sviluppo economico e delle Infrastrutturee
trasporti per sapere cosa ne
sarà della mastodontica opera che sarebbe utile per alleviare le pene dei detenuti e
degli operatori penitenziari
ma non riesce a vedere la luce. La storia inizia nel lontano
1988, ormai ventiquattro anni fa, quando venne avanzata
l’esigenza di un nuovo istituto penitenziario a Reggio Ca-
labria. Negli anni, il problema è sempre stato lo stesso: le
risorse finanziarie. Le difficoltà sono emerse sin da subito,
quando persino nella fase iniziale della progettazione si è
accumulato diverso tempo di
ritardo a causa delle alterne
vicende politico-finanziarie e
amministrative. Nel 2003,
quando era già stata espletata la gara pubblica e i primi
lotti erano stati assegnati, è
stata siglata una proposta di
ridimensionamento della
struttura nascente, proprio
per renderla fruibile in tempi
brevi con lo stanziamento di
ulteriori 14,5 milioni di euro.
Il carcere di Arghillà
Sembrava quasi fatta e invece non era così perché sono
trascorsi altri lunghi mesi fino
alla consegna delprogetto generale esecutivo di variante
commissionato alla Cmc Piz-
zarotti. E nel frattempo il finanziamento è venuto meno.
Un nuovo intervento del Ministero delle Infrastrutture e
dei traporti ha superato nuovamente la questione nel
2004 con lo stanziamento di
16 milioni per Calabria e Sicilia al Servizio integrato delle
infrastrutture e dei trasporti
(Siit). Ma ancora una volta è
sopraggiunto un intoppo:
l’organismo non ha approvato il progetto definitivo elaborato dalla ditta appaltatrice in
tempo utile ad impegnare la
somma stanziata entro l’esercizio finanziario 2004. Solo
due anni più tardi è arrivata la
nomina del commissario
straordinario per il completamento dei lavori della casa di
reclusione di Arghillà. Nel
giugno 2007 l’impresa Cmc
di Ravenna aveva conferma-
polizia municipale
«Adesso faccia luce la Procura»
Stop mimose abusive
Sequestri e multe
Casa dello studente, la ditta Casciano chiede un intervento
Saranno la Procura della
Repubblica e la Corte dei
Conti «a fare luce» rispetto
alla decisione assunta dall'università Mediterranea di
procedere, attraverso una
transazione extragiudiziale,
alla chiusura del contenzioso
con la ditta Chiodi titolare
dell'appalto per la Casa dello
Studente. Questa la volontà
espressa dalla ditta Casciano, sub appaltatrice dell'infrastruttura, con un comunicato inviato alla stampa ieri
pomeriggio. Per la Casciano
S.a.s., infatti, la Mediterranea «avrebbe dovuto con immediatezza attivare una procedura di contestazione ai
progettisti, con risoluzione in
danno del rapporto», dopo la
perizia effettuata dall'ingegner Barreca, con la quale il
Ctu nominato dal tribunale
di Reggio, evidenziava gravi
errori di progettazione del
team diretto dal professor
Nesi e quantificava in circa 2
milioni di vecchie lire il danno della Chiodi. Il punto è
che, tra il documento prodotto dall'esperto e la transazione di cui la Mediterranea deciderà nel Consiglio di
Amministrazione di questa
mattina, nessun indennizzo
può essere previsto per la Casciano.
Poiché la stessa ditta che
aveva «avviato l'opera, impegnato uomini mezzi e ingenti risorse finanziarie, ed ha
subito in via esclusiva i danni derivati dagli errori dei
progettisti, è stata esclusa
dalle trattative che, una volta accertate le responsabilità, è ripartita esclusivamente tra l'ateneo e la Chiodi».
Per una vicenda che ha avuto inizio nel '97, quando l'Ardis ha bandito la gara per gli
«L’università
avrebbe dovuto
attivare una
contestazione
con risoluzione»
edifici e continuata nel 2002
quando lo stesso Ente per il
diritto allo Studio affidava
«all'ingegner Pallotta il compito di accertare gli eventuali errori di progettazione che,
sin da subito, avevano causato insormontabili problemi tecnici». Già allora la
committenza «invitava il
professor Nesi a rimediare
agli errori accertati», ma
«nessuna iniziativa veniva
presa dall'università sino a
quando la Ditta Chiodi avviava l'azione legale», nella
quale si costituiva la stessa
Casciano, tanto che, nel
2006 «l'ateneo tornava ad
affidare la ridefinizione progettuale dell'opera ai medesimi professionisti». «Nono-
to la disponibilità alla ripresa
e completamento dei lavori.
L’ingegnere Giovanni Grimaldi in quel periodo ha informato il ministero dell’esito
del lodo arbitrale pronunciandosi per la risoluzione del
contratto d’appalto e chiedendo la dotazione finanziaria per l’opera. Ad oggi nessuna risposta. Dulcis in fundo, nel 2008 il piano carceri
ha cancellato la struttura di
Arghillà per il biennio 20092010 e 2011-2012. Cosa ne
sarà dunque del futuro dell’istituto penitenziario di Reggio Calabria? Il governo risponda.
stante - si legge nella nota del
titolare della ditta Casciano
- persino l'ente con cui era
assicurato il prof. Nesi gli
avesse contestato la stipula
della polizza solo dopo che
quest'ultimo aveva avuto
consapevolezza “di una propria possibile responsabilità
risarcitoria”».
em. ma.
Le piante sequestrate sono state donate in beneficenza
cronaca
Non paga al Mc Donald’s
e accoltella il responsabile
Ha chiesto un panino e una birra ma non litari che hanno provato a farlo calmare,
voleva pagare. Scene isteriche domenica ha risposto scagliandosi di peso contro il
sera al Mc Donald’s di piazza Garibaldi, sottufficiale facendolo rovinare a terra. A
conclusesi con l’arresto dei carabinieri di quel punto ha nuovamente estratto il colKakha Iobidze, georgiano di 32 anni, plu- tello agitandolo minacciosamente verso i
ripregiudicato. All’invito del cascarabinieri. Il secondo militare
siere di saldare il conto, l’uomo
con un gesto fulmineo lo ha
è andato in escandescenze urcolto alle spalle afferrando la
lando, colpendo il bancone e inmano che impugnava il coltelfastidendo i clienti. Poi il relo riuscendo ad avere la meglio
sponsabile della sede Mc Donale facendogli perdere la presa.
d’s lo ha invitato a uscire ma per
Disarmato, l’uomo è stato con
tutta risposta è stato aggredito
non poche difficoltà bloccato a
con violenza. Il georgiano, che
quel punto grazie anche ad una
era ubricaco, ha estratto un col- Kakha Iobidze
seconda pattuglia giunta in rintello a serramanico con lama di
forzo. Il responsabile dell’eseruna decina di cm e nella colluttazione ha cizio commerciale è stato medicato al
ferito alle mani il responsabile. Sul posto è pronto soccorso degli Ospedali Riuniti.
giunta un’autoradio del radiomobile e, ap- L’arrestato, a seguito dell’udienza di convaprese le prime notizie, ha rintracciato il ge- lida, è stato sottoposto a custodia cautelaorgiano a circa cento metri dal locale men- re in carcere su decisione del giudice motre si stava allontanando. All’arrivo dei mi- nocratico di Reggio Calabria.
Lotta
all’abusivismo
commerciale intensificata
in questo periodo in cui si
avvicina la festa delle donne. La Polizia municipale
ha eseguito controlli specifici sul ponte Calopinace e
sul Ponte della Libertà, dove sono state accertate
quattro violazioni amministrative a carico di due cittadini cinesi per vendita su
suolo pubblico di piante
bonsai con il relativo sequestro. Nella zona di ponte Sant’Anna ed in prossimità della chiesa di San
Brunello sono state sequestrati oltre quattrocento rami di mimosa messi in vendita senza alcuna autorizzazione. In viale Amendola, poi, è stato sottoposto a
controllo un commerciante
itinerante dedito tradizionalmente alla vendita di
fiori e piante già soggetto,
in passato, a numerosi controlli nella stessa via e nella zona di Sant’Anna. Pri-
ma dell’ennesima verifica,
il personale del Corpo ha
effettuato una serie di accertamenti amministrativi
svolti in collaborazione con
il settore Sportello Unico
Attività Produttive del Comune da cui è emerso che
lo stesso commerciante
aveva restituito da diverso
tempo la propria autorizzazione commerciale al comune di residenza (Acireale) ed esibiva nel corso dei
controlli una copia autenticata dell’originaria autorizzazione ormai priva di
valore. Nel corso del controllo si è proceduto all’accertamento delle violazioni amministrative derivanti dalla mancanza del titolo
autorizzativo alla vendita,
irrogando sanzioni amministrative per oltre cinquemila euro e sottoponendo
a sequestro le piante messe
i vendita. La merce sequestrata è stata donata a due
associazioni.
incidenti
Investe una donna. «Non l’ho vista»
«Non l’ho vista». Così l’anziano ultrasettantenne si è giustificato dopo avere investito una donna, l’altro ieri sera. La vittima stava attraversando la strada in viale Europa sulle strisce pedonali quando l’auto le è piombata addosso. Il suo corpo è stato sbalzato per aria, ha battuto prima sul
parabrezza e poi è caduto rovinosamente a terra.
Sul posto è intervenuta l’ambulanza che ha trasportato in ospedale la donna, una 41enne di ori-
gine romena. Le sue condizioni sono tuttora gravi, i medici non hanno sciolto la prognosi. Gli esami clinici hanno evidenziato un trauma cranico e
diverse fratture. La Polizia municipale ha eseguito i rilievi e sentito l’anziano che era alla guida
dell’auto. Lui si è giustificato sostenendo di non
essersi accorto della presenza della donna per
strada. Gli accertamenti tuttavia continuano per
valutare eventuali responsabilità. A quell’ora era
già buio ma questo non giustificherebbe comunque l’imprudenza, se ce ne fosse stata. La Polizia
municipale valuterà una serie di elementi, tra cui
la velocità a cui l’uomo procedeva.
a.i.
l’ORA
dello STRETTO
COMUNI
Campo Calabro
Villa San Giovanni
Bagnara
Scilla
Sant’Eufemia d’Aspromonte
San Roberto
Calanna
GUARDIE MEDICHE
0965 757509
0965 795195
0966 373299
0965 755175
0966 961051
0965 753812
0965 742012
Campo Calabro
Villa San Giovanni
Bagnara
Scilla (Ospedale)
Sant’Eufemia d’Aspromonte
San Roberto
Calanna
0965 751560
0965 751560
0966 335359
0965 790071
0966 965844
0965 753347
0965 742336
CARABINIERI
Campo Calabro
Villa San Giovanni
Bagnara
Scilla
Sant’Eufemia d’Aspromonte
San Roberto
Calanna
Scilla, un altro incendio
«Non ce la facciamo più»
Furgoncino in fiamme, l’escalation vandalica preoccupa
SCILLA
Ennesimo rogo notturno a
Scilla. Un furgoncino è stato
dato alle fiamme ieri notte
nel quartiere di Chianalea,
nei pressi di piazza San Giuseppe. Secondo fonti non ufficiali, pare che il mezzo venisse utilizzato per i lavori
sull'A3. Ancora nessuna comunicazione ufficiale in merito, solo una foto pubblicata
sulle pagine di Facebook, che
immortala il rogo a poche ore
dall'accaduto. Immagini che
si ripetono a ritmi ormai al-
larmanti, che provocano l'in- rimanere vittima di un'intidignazione della popolazio- midazione era stata la ditta
ne, che si sfoga sul social net- Fondazioni speciali, impework. La frase ricorrente è : gnata nei lavori di ammoder«Non ce la facciamo più» e namento dell'A3, con il danpoi si chiedoneggiamento
no interventi
del quadro
Secondo fonti
e
risposte
elettrico di
non ufficiali il
adeguate aluna macchil'impressiomezzo verrebbe na perforatrice.
nante increutilizzato per
Nei giorni
mento di crii lavori sull’A3
precedenti
minalità e al
ancora si eraconseguente
clima di terrore che si sta dif- no verificati altri atti incenfondendo. Il giorno prece- diari nei confronti di cittadidente all'ultimo episodio, a ni scillesi, nonché intimida-
calabria
ora
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 PAGINA 22
zioni di vario genere a diversi imprenditori e persino lettere intimidatorie al sindaco
e alla sua giunta.
Un quadro inquietante oggetto di discussione anche
nell'ultima assise, dove il sindaco ha annunciato di voler
approfondire il fenomeno, e
ancora prima nell'incontro
organizzato da Libera Scilla,
dove anche il parroco don
Cuzzocrea si era mostrato allarmato dalla situazione in
cui versa la cittadina.
GIUSY NURI
[email protected]
TEMPO LIBERO
0965 797082
0965 751010
0966 474447
0965 790488
0966 961001
0965 753010
0965 742010
VILLA SAN GIOVANNI
Biblioteca comunale
0965 752070
BAGNARA
Biblioteca comunale
0966 371319
SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE
Piccolo Museo civiltà contadina
0966 961003
rupe sul monte martorano
L’area sarà recuperata:
sorgerà un sito archeologico
BAGNARA
Ancora una volta il sano
senso civico e la passione
spropositata per il proprio
paese, va a premiare un
gruppo di giovani che poco
ha a che vedere con vessilli e
simboli partitici di ogni genere. Giorni addietro infatti
era stata avanzata dagli stessi una proposta, agli organi
competenti, di recupero e
messa in sicurezza dell’antica rupe che oggi sorge sull’antico monte “Martorano”,
al fine di crearne un sito archeologico e di attrazione
turistica. La vicinanza con la
Chiesa tardo barocca titolata alla Vergine del Monte
Carmelo e del museo ad essa annesso, oltre la limitro-
fa Villa De Leo ed il Castello
Ducale, favorirebbe altresì la
rilevanza di un progetto dai
termini importanti. Non
tarda ad arrivare la risposta
degli organi preposti contro
ogni diffidenza dei sistemi
burocratici locali. Il sovrintendete per i beni archeologici della Calabria, dottoressa Simonetta Bonomi, in accordo con l’Assessore alla
Cultura della Regione Calabria, Mario Caligiuri, entusiasta nel manifestare la
propria disponibilità. La Bonomi precisa che «la Soprintendenza aveva redatto
in collaborazione con più
istituzioni un progetto articolato e pluridisciplinare per
il recupero del sito».
Maria C. Fedele
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012 PAGINA 24
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
SANITÀ
0966 766415
OSPEDALE GIOIA TAURO
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
FARMACIE
52203
OSPEDALE PALMI
267611
OSPEDALE CITTANOVA
660488
OSPEDALE OPPIDO
86004
942111
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
OSPEDALE POLISTENA
VIGILI DEL FUOCO
0966 52111
OSPEDALE TAURIANOVA
618911
CINEMA
Gioia Tauro
Rosarno
Ioculano
Rechichi
Tripodi
Alessio
Borgese
Cianci
Paparatti
51909
52891
500461
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
479470
22742
22692
22897
22651
773237
712574
774494
773046
Taurianova
Ascioti
Covelli
D’Agostino
Panato
643269
610700
611944
638486
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
La crisi agricola
tra mele indigeste
e arance sporche
Coldiretti lancia l’allarme sul comparto
ROSARNO
La crisi dell’agricoltura e
le ricette di Coldiretti.
L’associazione degli agrumicoltori ha celebrato, ieri
a Rosarno, una grande manifestazione sui mali del sistema produttivo pianigiano ed ha dettato la possibile exit strategy. Ad una infiammata platea – sebbene
pochi fossero i rosarnesi –
il presidente regionale Pietro Molinaro ha indicato la
via.
Partendo dall’ormai nota
battaglia per l’innalzamento
della percentuale di succo
d’arancia nelle bibite, il numero uno di Coldiretti ha
toccato tasti sensibili: politica, migranti e retribuzioni. Non sono mancati neppure gli spunti politici e larvatamente polemici.
In una sala colma di agricoltori – soprattutto della
prezzi
da fame
Sette
centesimi al chilo
non può essere
considerato un
prezzo dignitoso
per i nostri
produttori
ionica e di altre zone della
Piana e della Calabria – Molinaro ha chiarito che «sette centesimi al chilo ai produttori è un prezzo che non
può essere considerato dignitoso. Le vie per correggere queste situazioni esistono. Innanzitutto aumentare la percentuale di succo
di agrumi nelle aranciate,
quindi applicare etichette
chiare che indicano la zona
di provenienza delle arance.
E poi dobbiamo ristrutturare la filiera, puntando su
nuove organizzazioni di
produttori efficienti sul modello della Val di Non».
Il numero uno di Coldiretti – assistito da tutto il
gotha della sua associazione tra cui il presidente rosarnese Domenico Cannatà
– ha poi toccato la questione migranti, dicendo, con
estrema chiarezza, che «così non può andare bene. Noi
lo abbiamo detto alla stampa straniera, non è possibile accogliere sotto i ponti gli
immigrati che lavorano in
agricoltura né stiparli nelle
tendopoli».
Un ragionamento che
puntava anche a chiarire
che «maggiore guadagno
per gli agricoltori significa
anche più dignità ai migranti». Di fatto, ieri, nell’auditorium rosarnese i migran-
ti si sono ben guardati dal
partecipare all’evento, ed il
sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, nel suo intervento ha risposto a Molinaro.
«I comuni da soli non
possono fare nulla. La città
di Rosarno rischia il collasso se l’agricoltura non riprende quota. Per questo
anche con la questione della Coca cola abbiamo fatto
di tutto per riaccendere i riflettori sulla nostra città e
chiedere interventri concreti. Sui migranti voglio dire
che tra mille difficoltà si è
tentato di intervenire con i
mezzi che abbiamo. Mi
sembra assurdo pensare
che possa essere paragonato il modello di accoglienza
ricco della Val di Non e delle mele, con il settore disastrato della nostra agrumicoltura».
Ad intervenire nel dibat-
paragone
tendenzioso
Assurdo
pensare di accostare
l’accoglienza della
Val di Non con
quella possibile
nella Piana
di Rosarno
tito anche esponenti politici come i consiglieri regionali di centrodestra Candeloro Imbalzano, Scopelliti
presidente, Giovanni Nucera, Pdl, e per il centrosinistra Giuseppe Giornado di
Idv.
Sul palco anche Romolo
Piscioneri di Adiconsum,
Rosy Perrone del forum Lavoro Calabria, don Giuseppe Varrà arciprete rosarne-
se. Poche le autorità politiche locali, e soprattutto pesante l’assenza del centrodestra che conta per l’agricoltura, ad esempio, gli assessori regionale e provinciale al settore, Michele Trematerra e il rosarnese
Gaetano Rao. Tutti assenti
per impegni. Neppure l’Udc
locale s’è visto, o meglio
l’assessore comunale all’agricoltura
Domenico
Scriva ha marcato visita. In
questo pout pourri di temi
e nel mezzo dello show di
Molinaro, è intervenuto Nicodemo Oliverio, deputato
Pd e componente della
commissione parlamentare
agricoltura, pronto a fare
proprie le istanze del territorio e portarle a Roma, affinché arrivi qualche provvedimento dal Governo
centrale.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
PORTO DI GIOIA TAURO
GIOIA TAURO Il Sul striglia
la politica sul porto di Gioia Tauro, con particolare riferimento ai
ritardi sull’attuazione dell’Apq
sulla logistica. «Ancora una volta
un progetto mai decollato- si legge in una nota firmata a quattro
mani dal segretario nazionale Antonio Pronestì e dal segretario regionale Carmelo Cozza- anche per
via dei noti problemi legati alla
realizzazione del gateway ferroviario e la realizzazione dell’alta
capacità sulla rete. Sarebbe ora
che Regione Calabria, Autorità
Portuale e Ministero cominciassero a capire, proprio in relazione
a quanto sottolineato, quali devono essere le priorità su Gioia Tauro cominciando dal taglio delle
tasse di ancoraggio - punto in discussione proprio nel prossimo
Comitato Portuale del 8 marzoper finire ad un sistema di potenziamento e “incentivazione” delle
modalità di trasporto su ferro dal
porto verso il territorio. Soltanto
mettendo in rete lo scalo sarà possibile andare grazie al tranship-
«Serve una svolta sull’Apq»
Il Sul richiama l’attenzione sullo sviluppo della logistica
CRISI
Il porto di
Gioia Tauro, ancora
stretto da
una crisi
che morde
ment, oltre il transhipment e fuori dalla crisi. Lo stesso sviluppo
del retroporto non può prescindere da questa ulteriore evoluzione
dello scalo che deve aprire se stesso verso l’esterno. Crediamo che
se Terminal Investment Limited
(Til) ha deciso di investire a Gioia
Tauro lo abbia fatto nell’ottica di
aumentare i volumi dello scalo
anche in virtù delle oggettive potenzialità che qui esistono. Proprio per questo, è bene che ognuno faccia adesso la propria parte:
l’Apq e gli investimenti promessi
per la logistica e il retroporto non
possono più attendere».
Una richiesta non nuova, quella degli autonomi, che infatti ricordano: «Il ritardo accumulato
negli anni può essere recuperato
soltanto mettendo in campo
quanto già stabilito nel protocollo
stilato presso la Regione Calabria
e nato dalle sollecitazioni dei nostri componenti in Comitato Portuale , Daniele Caratozzolo e Domenico Macrì, il 23 novembre.
Per sollecitare la ripresa del percorso condiviso da tutti Caratozzolo e Macrì presenteranno ufficialmente al Comitato Portuale
del prossimo 8 marzo un’integrazione all’ordine del giorno. Gli impegni assunti non possono essere
disattesi ed il rilancio del terminal passa assolutamente attraver-
so l’implementazione dell’intermodalità, della logistica e dello
sviluppo del retroporto».
Logistica, dunque, come unica
leva per puntare allo sviluppo del
porto sul lungo termine. E per
questo, il Sul cita alcuni dati sui
traffici mondiali che evidenziano
le tendenze del mercato attuale:
«Gli ultimi dati sul traffico merci
in Italia elaborati dal Sole 24 ore
mostrano impietosamente un calo drastico dei volumi dei contenitori in transhipment nella nostra
penisola mentre l’import-export
di container negli scali di destinazione finale fanno segnare un
complessivo +8,3 per cento».
E ancora: L’evoluzione delle
rotte, in relazione anche ai nuovi
porti che sorgeranno a breve (per
esempio Maersk in Turchia, a Vado, a Capodistria ), rischiano, anche a causa di una miope politica
italiana sui porti di transhipment,
di ridurre sempre di più i volumi
di contenitori e non solo a Gioia
Tauro».
Francesco Russo
26
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012
calabria
ora
P I A N A
PALMI
“Scacco matto”
A giudizio i sodali
della cosca Longo
Il gup di Reggio Calabria non ha fatto sconti e 32 dei 35 imputati arrestati nell’operazione “Scacco matto” affronteranno il processo
davanti al collegio del Tribunale di Palmi a
partire dal prossimo luglio. Lo stesso giudice
ha accolto la richiesta di giudizio abbreviato
per altri tre imputati - Francesco Guarini,
Luigi Gandolfo e Antonio Ciccarelli - coinvolti nell’inchiesta della Distrettuale antimafia
di Reggio Calabria. La decisione del giudice
per l’udienza preliminare Antonino Laganà è
giunta nel primo pomeriggio di ieri, alla fine
della seconda giornata di udienze nella quale
sono state anche rigettate tutte le istanze di
scarcerazione che erano state avanzate dal
collegio difensivo.
Tutti gli imputati rinviati a giudizio affronteranno il processo a Palmi dal prossimo 3
luglio, mentre chi è stato ammesso all’abbreviato dovrà comparire davanti al gup di Reggio Calabria a partire dal 18 maggio.
Si chiude così la fase preliminare del procedimento a
carico delle 35 persone rimaste coinvolte nell’operazione
dell’antimafia reggina che, di
fatto, ha decapitato il clan
Longo di Polistena.
L'operazione “Scacco matto” è scattata il 15 marzo dello scorso anno.
Nei provvedimenti, emessi
dal gip su richiesta della Dda
di Reggio Calabria, agli indagati viene contestato il reato
di associazione mafiosa finalizzata al compimento di una
serie di reati. Nel corso dell'operazione, condotta dalla
squadra mobile di Reggio Calabria, da personale del Commissariato di Polistena e dallo Sco, sono stati sequestrati
beni per circa 30 milioni di
euro.
Appalti pubblici e privati
gestiti esclusivamente secondo i propri interessi; compravendita di terreni immobilia- UDIENZA PRELIMINARE Il palazzo del Cedir di Reggio Calabria
In 33 affronteranno il processo a Palmi
Accolte dal gup 3 richieste di abbreviato
ri e agricoli su cui avevano sempre l’ultima
parola, e poi ancora negozi, bar e ristoranti;
nel novero delle numerosissime attività in cui
erano invischiati i Longo di Polistena c’è tutto, o quasi, il campionario degli orrori legato
al mondo della criminalità organizzata di questo pezzo di sud. Una cosca quasi “sotterranea” quella dei Longo, che curava i propri affari senza troppo clamore. E infatti a rileggere la storia della potente famiglia del comprensorio della Piana, sono poche le operazione che la colpiscono.
Nonostante gli omicidi, i casi di “lupara
bianca” e le intimidazioni alle aziende e alle
attività commerciali della zona infatti i Longo erano quasi sempre riusciti a passare indenni – o quasi – dal setaccio dei giudici antimafia.
Almeno fino al 15 marzo dello scorso anno
quando, proprio nella settimana in cui Polistena celebrava i giorni dedicati alle vittime
della malavita organizzata, la distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha posto
fine al controllo feudale che la cosca
del capostipite Luigi – morto come
tanti boss di primo rango della
‘ndrangheta nel suo letto, di morte
naturale – esercitava sulla città.
Una scalata, quella dei Longo,
che secondo gli inquirenti passa attraverso l’eliminazione fisica dei rivali, quella famiglia Versace con la
quale hanno diviso per decenni il
comando di Polistena.
Una convicenza che dura fino a
quando i Versace acquisiscono
troppo spazio, tanto da tentare di
scalzare i Longo. Da quello scontro
sanguinario, secondo gli inquirenti, emerge la figura di Vincenzo
Longo che nel giro di pochissimo
tempo scala tutte le posizioni all’interno della cosca fino a diventarne
il capobastone. Una scalata che
porterà la locale di Polistena a livelli mai raggiunti prima e che si
concluderà solo con gli arresti del
15 marzo dello scorso anno.
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
PALMI
Devastata la palestra “Surace”
Vandali in azione nella notte. Lo sdegno delle società sportive
PALMI
Ancora una volta la palestra polivalente provinciale
“Mimmo Surace” di Palmi è
stata presa di mira da alcuni
vandali che nella notte tra venerdì e sabato scorso si sono
introdotti
nell’impianto
sportivo, devastandolo. Ingenti i danni a tutta la struttura ed agli spogliatoi: tutti
gli estintori appesi sono stati sradicati e svuotati, sia sul
campo da gioco che nei bagni, che in infermeria; danneggiato il pavimento del
campo così come il le pareti
in alcuni punti. Le porte d’accesso all’infermeria e quelle
degli spogliatoi sono state forate, probabilmente a calci,
ed il distributore di bevande
e snack completamente rovinato. Chi è entrato in palestra per compiere atti vandalici, ha utilizzato un accesso
secondario, quello laterale, e
non l’ingresso principale, per
paura di essere ripreso dalle
telecamere di videosorveglianza installate davanti al
cancello principale.
Le associazioni sportive
“Psp Eurofiscon Ekuba Volley” e la “Cestistica Palmi”,
che hanno in concessione da
parte della provincia di Reg-
gio Calabria la palestra, hanno denunciato l’accaduto ai
carabinieri della Stazione di
Palmi. Nella giornata di ieri il
presidente della società di
volley femminile “Ekuba”,
Francesco Badolati, ha diramato una nota stampa nella
quale condanna fortemente
l’ignobile gesto.
«A seguito del recente atto
incivile l’Ekuba Volley condanna con fermezza tali
comportamenti che minano
il nostro comune senso civico. – si legge nella nota - Ricordiamo che non si tratta
solo di un danno economico
per le società sportive, anche
se consistente, ma è soprattutto un danno che siamo costretti a subire come cittadini palmesi perché, lo ricordiamo, è stato danneggiato
un bene comune. Ci rivolgiamo alle forze sane della no-
stra città con l’invito a condannare e a denunciare con
forza ed indignazione tali
comportamenti privi di logica».
L’impianto sportivo, inaugurato un anno fa dopo i lavori di riqualifica finanziati
dalla provincia di Reggio Calabria, è stato già oggetto di
danneggiamenti in passato.
VIVIANA MINASI
[email protected]
VANDALISMO Una macchinetta per il caffè divelta
SAN PROCOPIO
Il Comune occupa terreno privato, il Tar lo condanna
Dopo 18 anni la sentenza del Tribunale, ma le parti non trovano l’accordo sull’indennizzo
SAN PROCOPIO
Dall’occupazione al risarcimento, 18 anni di vertenza,
passando dalle aule del Tar.
La vicenda vede coinvolto il
comune di San Procopio ed
un privato cittadino, ed è dal
1993 che si dibatte su un fondo occupato dal comune attraverso una delibera di consiglio comunale. Si tratta di
un fondo che nel 2005 i giudici reggini hanno ritenuto
che fosse stato occupato ille-
gittimamente, sebbene necessario per l’esecuzione dei
lavori di realizzazione delle
infrastrutture del piano insediamenti produttivi. Dopo
vari passaggi, il tribunale amministrativo ha deciso non
solo per la restituzione dei
terreni da parte del comune
al privato, ma anche che fosse necessario un indennizzo.
Si è passati, quindi, ai periti e
al commissario ad acta Francesca Crea che è stata chiamata a quantificare la som-
ma corrispondente all’indennità dovuta per l’occupazione legittima per ogni anno di
occupazione a decorrere dal
settembre 1998 sino al momento dell’effettivo rilascio.
Ed è sulla proposta di risarcimento che ballano le cifre. Il
privato, di fatto, ha presentato una perizia, attraverso la
quale si fa quantifica una
somma quantificata in
30.157 euro. Da parte sua, il
comune di San Procopio non
ci sta a sborsare quella som-
ma, anche perché la proposta del commissario ad acta
si attestava sui 3.500 euro. A
questo punto al commissione
straordinaria ha dato mandato al legale di resistere in
giudizio, rispetto alle richieste formulate dal privato che
vuole ottenere il risarcimento. I commissari, infatti, hanno fatto propria la relazione
del responsabile dei servizi
tecnico manutentivi, il geometra Rocco Cutrì nella quale conclude che «i criteri
Il privato chiede
30mila euro ma
per il Comune
sono troppi: da
qui l’opposizione
adottati dal perito di parte ai
fini della determinazione dell’indennità di esproprio, propedeutica ai fini della quantificazione del danno, non appaiono condivisibili, per cui
propone di resistere al giudizio e di nominare un legale a
difesa degli interessi del Comune». La telenovela, quindi, è destinata ad allungarsi
ancora.
Domenico Mammola
27
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012
calabria
ora
P I A N A
«Pioli, non siamo stati invitati»
Melicucco, ancora polemica in città sulla fiaccolata. Associazione si difende
MELICUCCO
Divampa la polemica a Melicucco sulla scarsa partecipazione alla fiaccolata indetta
dall’associazione gioiese “Io
sono Fabrizio”. In un clima
surreale, ieri, i rappresentanti
delle associazione di Melicucco hanno tentato di dare una
spiegazione giustificando la loro assenza: «Non siamo omertosi, semplicemente non siamo stati informati». Tutto risolto, nessuno li aveva invitati.
La spiegazione è giunta a margine della conferenza stampa
per la presentazione dell’evento dell’8 marzo, la rappresentazione “ Storie di ragazze interrotte”. «Se fossimo stati informati preventivamente spiegano - di certo avremmo
dato il nostro contributo, la cosa non è avvenuta e questo ci
ha impedito di essere presenti
all’evento, ma di certo intendiamo dare il nostro contribuito e partecipare ad ogni altro
tipo di iniziativa che si intenderà attuare» ha dichiarato Michele Bruzzese, socio dell’associazione culturale “gruppo
Gem”. L’associazione “Io sono
Fabrizio”, però, ha tenuto a
precisare che, naturalmente,
non è stato diramato nessun
invito, ma solo un passa parola attraverso la rete. Sulla questione ha fornito le proprie
spiegazioni anche il primo cittadino Francesco Nicolaci, che
aveva comunque trattato l’argomento anche durante il consiglio comunale aperto tenuto
nella serata di martedì. «Si è
trattato di un errore di comunicazione - ha dichiarato il sindaco - ho avuto l’ufficialità dell’evento solo nel primo pomeriggio dello stesso giorno in cui
c’è stata la realizzazione della
fiaccolata, apprezzo e ringrazio i ragazzi dell’associazione
“Io sono Fabrizio” per il nobile intento di portare a Melicucco la luce di una fiammella che
non si deve e non si vuole spegnere, come primo cittadino
ho subito indetto la gestione
dell’ordine pubblico, se ho
Si è trattato solo
di un errore di
comunicazione
perché ho avuto
l’ufficialità dell’evento
da “Io sono Fabrizio”
solo nel pomeriggio
stesso della fiaccolata
commesso qualche errore me
ne prendo la responsabilità,
capisco ed in qualche modo
apprezzo la rabbia delle associazioni, per non essere state
presenti». Sulla vicenda, però,
ha una sua versione anche il
consigliere Scattarreggia, che
è diametralmente opposta a
quella del sindaco. Il consigliere di opposizione vede come
unico “colpevole” il primo cittadino, motivando, attraverso
una nota stampa, le ragioni di
una sua missiva al sindaco all’indomani della fiaccolata:
«In breve, si è voluto far sapere alla famiglia Pioli, alle istituzioni governative, alle associazioni e ai cittadini, che Melicucco non ha partecipato alla
fiaccolata non perché schiava
di convinzioni antidemocratiche e malavitose, ma per mancata informazione da parte di
quelle istituzioni che dovrebbero difendere la diffusione
delle notizie senza modificarle
a proprio piacimento, per accrescere la credibilità di parole del sindaco volte a travisare
le espressioni altrui ed il proprio ego politico, invocando la
“strumentalizzazione” ad ogni
manifestarsi di legittima protesta».
ISABELLA GALIMI
[email protected]
MELICUCCO/2
La festa della donna è dedicata
alle “Storie di ragazze interrotte”
MELICUCCO
“ Storie di ragazze interrotte”. Questo il tema della mini maratona teatrale organizzata dal movimento “ Se non ora quando” , prevista per l’8 marzo, alle ore 17:30, nella casa
canonica di Melicucco. Non una semplice
rassegna, ma un occasione di incontro,
scambio e dialogo per fare il punto sulla situazione di disagio, arretratezza e violenza
psicologica all’interno della quale vivono ancora molte donne oggi. “ La vicenda di Fabrizio Pioli e Simona Napoli ci ha indetto a scegliere la cittadina di Melicucco come luogo
per la realizzazione dell’evento- ha spiegato
la referente di zona del movimento Giovanna La Terra- è essenziale riaprire il dibattito
sulla questione della donna oggi, perché solo se le donne sceglieranno come parametri
dei modelli comportamentali di rottura potrà avvenire il cambiamento e la consapevolezze dei diritti, esiste oggi un problema di
comportamento che passa dai vestali dell’onore alla donna disonorata, per cui è fondamentale aiutare le donne che vivono in si-
Napoli, Nasso, Nicolaci, La Terra
tuazione di disagio a superare i propri limiti
attraverso mezzi che li rendano autonome”.
Entusiasta dell’iniziativa il primo cittadino
Francesco Nicolaci: “ Sono molte le donne
laureata e diplomate che si rivolgono a me
con la ferma volontà di lavorare, uscire dalle mura domestiche, realizzare le proprie
aspirazioni. Da questo dovrebbe partire una
seria riflessione, affinché le istituzioni siano
più vicine a queste esigenze, perché solo attraverso il lavoro è possibile sconfiggere quella subcultura che ancora esiste”.
is. ga.
comunità montana
Chiusura degli enti, allarme di Galuccio:
«Trasformiamole in unioni di Comuni»
CINQUEFRONDI
No alla chiusura delle comunità montane, sì
alla loro conversione in unioni di comuni. Il presidente della comunità Versante tirrenico settentrionale, Rosario Galluccio, torna a definire
“irricevibile” la proposta di legge della giunta
Scopelliti che punta a sopprimere gli enti montani, ed è attualmente in discussione al Consiglio
regionale. «A furia di atti non meditati e di propaganda si sta distruggendo la parte più debole
dei territori senza indicare prospettive – scrive
Galluccio – vandalizzare in questo modo la periferia è miopia politica e danno incalcolabile
per tante piccole comunità locali».
Una logica liquidatoria che secondo il presidente contrasta con la stessa missione originaria degli enti montani, nati negli anni ‘70 per riequilibrare i territori più poveri e disagiati. E quei
problemi di marginalità non sono certo scomparsi, anzi la crisi economica odierna e l’impoverimento del Sud in particolare finiscono con
l’accentuarli. «Qual è il futuro di un territorio
come il nostro straordinariamente ricco dal punto di vista ambientale, storico e culturale? Quale futuro per i giovani?», si chiede polemicamente Galluccio, prima di rivolgersi alle due istituzioni che possono decidere della sorte delle co-
munità. «Attendiamo risposte dal Consiglio regionale e in particolare dall’assessore Trematerra», il responsabile dell’agricoltura che fino a
pochi giorni fa ha reiterato la propria contrarietà alla sopravvivenza degli enti montani. Davanti a una proposta di riforma delle comunità che,
dopo anni di pantano, ha subito un’accelerazione peggiorativa, Galluccio attacca: «Altre regioni hanno non solo evitato i vuoti normativi, ma
promosso unioni di comuni, garantendo risorse
e decentrando competenze e funzioni».
E da più parti si sottolinea che proprio la gestione associata dei servizi comunali, soprattutto di quelli minori, dovrebbe essere la strada delle comunità montane, non la loro chiusura. D’altronde questi enti già operano come aggregazioni di comuni e un rafforzamento del loro ruolo
porterebbe efficienza per i cittadini e risparmi
per le casse comunali.
ANGELO SICILIANO
[email protected]
GIFFONE
ATTIVO
A sinistra il
primo cittadino di Giffone
Aristodemo
Alvaro
Caso demolizione, Alvaro spegne le polemiche
Il sindaco: «Le due gare sono andate deserte solo a causa dei requisiti richiesti»
GIFFONE
Nessun caso sulla demolizione
di un’opera abusiva a Giffone. A
spegnere voci e speculazioni, ci ha
pensato il sindaco, Aristodemo Alvaro. «Per quel che riguarda la demolizione intimataci da Tar, rispetto ad un’opera abusiva acquisita al patrimonio comunale, noi
abbiamo predisposto due gare, e
da pochissimo dato il via libera alla terza, per individuare la ditta
che dovrà eseguire i lavori. Purtroppo le gare sono andate deserte, ma a causa dei requisiti richiesti, che nessuna delle ditte locali
possiede». Nessuna pressione,
quindi, né interessi “alti” che im-
pedirebbero l’esecuzione delle ne, e dunque dover procedere alla
operazioni dettademolizione». Il
te dal Tar. «Posso
sindaco di Giffone,
la versione
assicurare che
inoltre, scaccia patutto è lineare,
ragoni ingombrandi alvaro
anche perché fati, ad esempio con
A
differenza
cendo riferimento
Rosarno, dove le
all’opera, si tratta di altri Comuni
ditte non partecidi un seminterra- da noi non ci sono
pano alle gare per
to complessival’abbattimento di
pressioni
criminali
mente di 16 metri
immobili abusivi
quadrati, di cui per aggiudicare
in odor di mafia.
una parte va de«Con tutto il riappalti di
molita, l’altra, inspetto per gli altri
vece, riempita. questo tipo
comuni – ha spiePer una vertenza
gato Alvaro – qui
tra privati, noi ci
non ci sono pressiamo ritrovati ad acquisire que- sioni criminali per non aggiudicast’opera al patrimonio del comu- re appalti di questo tipo. Anzi, noi
abbiamo qualche bene confiscato
alla ‘ndrangheta e sono tutti già assegnati per usi sociali». Tornando
all’opera abusiva, si andrà alla terza gara, con la probabilità che anche questa possa andare deserta.
«Questa situazione – ha proseguito il primo cittadino – di certo non
piace neppure a noi, è fonte di perdita di tempo, ma soprattutto di
risorse economiche e di spese. Sta-
remo a vedere cosa accade, di certo qualora anche questa procedura finisse con un nulla di fatto, ci
confronteremo per capire che altra
strada perseguire». Difficile pensare che a Giffone arrivi il genio
militare per un’opera così piccola,
ma di sicuro per Alvaro c’è un
grattacapo in più.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
31
MERCOLEDÌ 7 marzo 2012
calabria
ora
L O C R I D E
l’abbreviato
LOCRI
«Il testimone Rodinò non è credibile»
I verbali riempiti dal testimone
di giustizia Luca Rodinò sono carta straccia. Le dichiarazioni rese
agli inquirenti«non sono credibi- cesso Shark, ha chiesto ai giudici
li», dunque assolvete il detenuto della Corte d’appello di Reggio CaLeo Criaco. E’ il
labria di assolvecuore dell’arringa
re il suo assistito,
Il legale ha
dell’avvocato
condannato in
chiesto
ai
giudici
Gianni Taddei. Il
primo grado a
difensore di fiducinque anni di rereggini
cia dell’imputato
clusione.
di assolvere
Leo Criaco, ieri,
L’uomo
ha
il suo assistito
nel corso del proscelto l’abbrevia-
“Shark”, lo dice l’avvocato Taddei che assiste l’imputato Leo Criaco
to, il rito che prevede lo sconto di
un terzo della pena. Secondo la
Procura distrettuale di Reggio Calabria, il clan Cordì imponeva il
pizzo alle poche ditte di Locri e poteva contare su una schiera di fedelissimi abili nel campo dell’usura. Il detenuto Leo Criaco è stato
incastrato dal testimone di giustizia Luca Rodinò, un padre di fa-
miglia ridotto sul lastrico dagli
strozzini: «Un giorno – ha raccontato Rodinò agli inquirenti – Criaco ha anche pestato a sangue l’allenatore del Locri, Pietro Armenise».
L’operazione Shark scatta all’alba del 16 settembre 2009. In manette finiscono pregiudicati della
mafia di Locri. Gli usurai dei clan
avevano imposto la regola del 10%
sui prestiti a strozzo e saccheggiato i risparmi di intere famiglie. Da
li, si sarebbe innescata una catena
di lamentele, giunte poi all’orecchio dei carabinieri. Tredici imputati arrestati nel blitz sono coinvolti nel rito abbreviato. Ieri ha
parlato anche l’avvocato Mario
Mazza:«Il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino – ha detto in aula nel chiedere l’assoluzione del suo assistito, Attilio
Cordì - non è attendibile».
Ilario Filippone
Estorsione, condannati 2 minori
Arrestati a dicembre, devono scontare tre anni e dieci mesi di carcere
BIVONGI
Tre anni e dieci mesi di reclusione più ottocento euro
di multa. È questo il cuore
dell’emessa sentenza dal Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria, il decorso venerdì 2 marzo, in relazione a
D.S. e I.I.A., rispettivamente
di 15 anni il primo e 17 il secondo, per quanto concerne
il reato di estorsione unitamente commesso al maggiorenne Rocco Nisticò di 21 anni poco meno di tre mesi fa
ed esattamente il 10 dicembre 2011: tanto si desume
dalla nota della Legione Carabinieri Calabria – Compagnia di Roccella Jonica – nella quale si ripercorre la vicenda che ebbe luogo verso le
undici della sera dell’anzidetta data a Bivongi, in cui i carabinieri della stazione di Stilo, comandata dal maresciallo ordinario Salvatore Mesiti,
unitamente ai componenti
nella circostanza l’aliquota
operativa della compagnia di
Roccella Jonica, comandata
dal tenente Diego Ruocco,
traevano in arresto poiché in
flagranza del reato di estorsione i sopraccitati tre giovani: il ventunenne Rocco Nisticò, sorpreso insieme a D.
S. e I.I.A. «I tre malviventi
venivano fermati nei pressi
del campo sportivo di Bivongi mentre erano intenti a recuperare la busta contenente
il denaro richiesto con una
lettera estorsiva – si legge
nella diramata nota della Benemerita – in particolare nella tarda serata precedente
avevano fatto recapitare una
lettera vergata a mano in cui
si richiedeva il pagamento di
una “quota” di alcune centinaia di euro, pena l’incolumità dei familiari di un esercente della valle dello Stilaro
a cui avevano indirizzato la
“richiesta”. I militari della
stazione di Stilo, avuta noti-
zia della missiva estorsiva,
unitamente ai militari dell’aliquota operativa della
compagnia di Roccella Jonica – è contenuto sempre nel
diffuso documento – organizzavano un classico servizio di appiattamento nel luogo della dazione che consentiva agli operanti, dopo diverse ore passate al freddo, di
bloccare i tre malfattori nel
momento del recupero della
busta contenente la somma
estorta. Dalla successiva perquisizione del veicolo utilizzato dai malviventi per raggiungere il luogo, venivano
rinvenuti e sottoposti a sequestro 2 passamontagna, 1
pistola giocattolo, 4 paia di
guanti in lattice”.
Sin qui la dettagliata descrizione dei fatti, di cui veniva tempestivamente data comunicazione alla procura di
Locri e a quella presso il tribunali per i minorenni di
Reggio Calabria, con i tre che
venivano portati in carcere:
il maggiorenne a Locri e i due
minorenni presso il cpa di
Reggio Calabria; l’attività investigativa veniva pienamente sposata dalle procure interessate ed il primo esito si è
avuto, per come detto in
apertura di questo servizio, il
2 marzo scorso con la condanna dei due minori “A 3
anni e 10 mesi di reclusione
ed euro ottocento di multa
ciascuno, da parte del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Dott. Roberto di
Bella. Il p.m. presso la Procura per i minorenni di Reggio Calabria, dott.ssa Francesca Stilla – si continua con la
stessa nota – in piena collaborazione con la p.g., esami-
Residuo pena, a Riace
in manette un 33enne
Corrosa una condotta in un vicolo del centro storico
munale stilese è già in grossa difficoltà, con gli studenti e coloro che
devono recarsi sul posto di lavoro
che alla meno peggio si son potuti
lavare. Un rigagnolo d’acqua che
scende proprio dall’imbocco della
stradina che porta verso la Cattolica e, per esteso, nel centro storico
stilese: sembra che stia piovendo.
«In realtà c’è un copioso fluire di
acqua saltata fuori dalla tubatura
corrosa dalla ruggine» ha spiegato
il primo cittadino stilese. «Siamo
qui a lavorare su questa perdita che
c’è stata, cerchiamo di fare del nostro meglio per tamponare – così
Miriello – perché è una situazione
venutasi a creare a causa di questo
tubo che si è rotto e con la ditta vediamo di sostituirlo, vediamo cosa
si può fare, alle due e mezzo potremo avere a disposizione altro materiale per intervenire anche se
stiamo mandando di nuovo l’acqua nelle case degli stilesi». Ed è
quasi l’una che la cittadina può finalmente riavere a disposizione
l’acqua per i bisogni personali, della casa e di quant’altro provando a
recuperare la normalità. Ma come
mai non si interveniene con maggiore incisività sulla rete idrica di
Stilo, assolutamente colabrodo ed
oramai all’ennesima situazione di
difficoltà? Così Miriello: «Questo
punto è già previsto nel programma amministrativo ragion per cui
avanzeremo una formale richiesta
alla regione Calabria – chiosa il
sindaco stilese – perché si possa
trovare le risorse per un intervento efficace e definitivo sulla nostra
rete idrica».
an. ba.
cronaca
Autista rapinato a Gioiosa, in azione un uomo armato
Attimi di autentico terrore per un autista
di Gioiosa Jonica. Lunedì scorso S. M., queste le sue iniziali, quarantatreenne, dopo
aver parcheggiato il proprio veicolo al termine di una giornata di lavoro, è stato avvicinato da un uomo con il volto coperto da un
passamontagna che sotto la minaccia di una
pistola gli ha intimato di consegnargli tutto
quanto quello che era in suo possesso. Terrorizzato e in preda al panico l’autista, sotto la minaccia di un’arma, ha dovuto cedere alle richieste del malvivente, consegnan-
ANTONIO BALDARI
[email protected]
IN BREVE
Tubature ko, Stilo a secco
Nel cuore della notte si ode un
rumore sordo. L’improvviso crac
di una tubatura, posta all’interno
di una stradina che conduce verso
il borgo antico di Stilo. Che si ritrova senz’acqua al suo risveglio.
Un triste risveglio, perché nei tubi,
di acqua, non ce n’è una goccia che
sia una. Scatta l’allarme per il quale il sindaco della “Città del Sole”,
Giancarlo Miriello, corre sul posto,
unitamente al comandante della
Polizia locale, Renato Coniglio. La
situazione appare subito di una
certa gravità. Alle prime luci dell’alba gran parte del territorio co-
nati gli atti, concordando pienamente con l’attività investigativa posta in essere da
parte dei militari della Stazione di Stilo e del n.o. della
Compagnia di Roccella Jonica, richiedeva la condanna
dei due minori arrestati che,
pur avvalendosi del rito abbreviato e nonostante la diminuzione della pena data la
minore età venivano condannati ad una pena severa, tenuto conto anche che i due
l’espieranno all’interno dell’istituto penitenziario minorile di Catanzaro”.
In epilogo si registra che le
amministrazioni locali e numerosi cittadini della vallata
dello Stilaro si sono rivolti ai
Carabinieri di Stilo esprimendo il proprio compiacimento per l’attività svolta
dall’Arma e per far giungere
parole di elogio alla Magistratura competente.
do nelle sue mani la propria valigetta ed il
suo portafogli, con all’interno documenti e
denaro. Il ladro si è dato a precipitosa fuga,
scappando via con la refurtiva e facendo
perdere le sue tracce.
[email protected]
I carabinieri della stazione di Riace hanno
tratto in arresto, in ottemperanza ad un
ordine per la carcerazione M.G., queste le sue
iniziali, di 33 anni. L’uomo deve scontare la
pena residua di cinque anni e sei mesi di
reclusione poiché riconosciuto colpevole del
reato di danneggiamento. Per i militari
dell’Arma nessun dubbio e le manette ai polsi
di M. G. sono scattate immeditamente.
r. l.
Bovalino, in fiamme
cassonetti dell’immondizia
Ancora cassonetti dei riufiti dati alle fiamme
a Bovalino. Martedì scorso infatti alcuni ignoti
hanno incendiato due cassonetti
dell’immondizia ed uno per la raccolta di
indumenti usati, nella via Spagnolo Morisciano.
I roghi tuttavia non finiscono qui, perchè altri
ignoti hanno danneggiato, mediante incendio,
due cassonetti dell’immondizia, lungo la 106 in
località Sandrechi. La conta dei danni non
finisce qui.Anche ieri infatti due roghi hanno
interessato alcuni bidoni della spazzatura.
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