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CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 26 APRILE
3
Ieri è stato 25 aprile, giorno della Liberazione
UNA STORIA PARTIGIANA
CHE APPARTIENE AI RIBELLI
Più la celebriamo con uomini in divisa o
all'interno dei “palazzi” più la tradiamo.
Più grandi e pesanti sono le corone di fiori
deposte delle “autorità” civili e militari, più
in fondo andranno gli ideali degli uomini e
delle donne che hanno combattuto sulle
montagne.
Le “Resistenza” non è storia di truppe
organizzate ma di bande.
Non si può celebrare senza popolo
E il popolo è distante.
In Calabria la lotta partigiana non l'abbiamo vissuta e la nostra “resistenza” ha
avuto caratteristiche diverse rispetto al
centro nord.
La Calabria è stata liberata dalle truppe
alleate e ciò ci ha impedito di ribellarci e di
contribuire al cambiamento dello Stato.
Noi calabresi siamo rimasti inchiodati all'8
settembre.
Una data e una pagina infame scritta dalle
classi dirigenti responsabili della guerra e
del fascismo per garantire l'assoluta continuità dello Stato condannandoci così a
restare “uva puttanella”.
Sbaglieremmo certamente a identificare il
fascismo con i labari e i gagliardetti, le
camicie nere e il saluto romano.
Il fascismo è stato molto di più rispetto a
tutto questo.
In Calabria è stata la naturale evoluzione
delle classi dirigenti che da borboniche
sono diventate savoiarde , da “liberali” si
sono trasformate in fasciste, mimetizzandosi, dopo l'8 settembre nei partiti che
hanno gestito il potere.
Ancora oggi il “potere” è nelle loro mani.
Non mi riferisco a persone fisiche che
cambiano ma alla logica con cui il potere
procede stritolando gli interessi e la dignità
di gran parte della popolazione.
Il potere è nelle loro mani quando ci
lasciano senza treni;
è nelle loro mani quando sciolgono i consigli comunali;
quando praticano la giustizia sommaria;
quando riducono gli ospedali in lazzaretti;
quando scacciano i giovani dalla nostra
terra;
quando causano abbandono e desolazione.
Esiste una sostanziale continuità nel potere così come c'è stata una naturale contrapposizione a esso nel silenzioso antistatalismo di tanta parte della nostra gente.
Nell'Ottocento anche noi calabresi abbiamo avuto la nostra “Resistenza”: il 25
Aprile è un giorno di festa!
Oggi il “nemico” non veste più in camicia
nera e nega ogni idea di Patria.
È perfido, meglio mimetizzato e meglio
organizzato ma è sostanzialmente lo stesso di settanta anni fa! Si nasconde nelle
banche, sposta masse enormi di ricchezza
causando crisi senza fine; delocalizza le
fabbriche dove più alti sono i profitti; sfrutta i popoli causando guerre e disperazione.
Comanda negli uffici, nei tribunali, negli
ospedali. Determina la vita di consessi
elettivi. Utilizza la ‘ndrangheta a proprio
vantaggio.
Cambiano le persone ma la logica è la stessa!
Non ha bisogno del manganello perché
dispone di strumenti più raffinati, persuasivi ed efficaci.
La Calabria è vittima di questo “potere”
senza volto.
Un potere che tanto più sarà forte tanto
più i calabresi saranno deboli.
La “Calabria criminale” è il frutto avvelenato della loro egemonia.
Nella nostra Regione la democrazia è
sospesa, la libertà seriamente minacciata,
ciò che resta della politica - molto spessosi riduce a uno spettacolo avvilente.
Noi raccogliamo, in mani certamente fragili e inadeguate, la bandiera della
Resistenza.
Noi narriamo un'altra storia!
Per fortuna nostra, non è più tempo di
andare in montagna. Basta tenere accesa
la fiammella della libertà che un giorno
qualcuno farà brillare anche nella nostra
Terra.
Questo è l'unico modo per rendere onore
al 25 Aprile.
Ilario Ammendolia
RIVIERA
ATTUALITÀ
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DOMENICA 26 APRILE
4
GIUDIZIARIA
La faida
di San Luca
N
elle valutazioni conclusive della
Corte d'Assise d'Appello di Reggio
Calabria, relativamente al processo
di secondo grado denominato
“Fehida”, sulla esistenza della
cosiddetta Faida di San Luca, si
legge, in conclusione, che dalle
prove testimoniali integrate con le altre risultanze
probatorie indicate, sarebbero provate un serie di
circostanze, le origini e gli sviluppi della faida tra
le opposte consorterie dei Pelle-Vottari e dei
Nirta-Strangio. In primo luogo: “L'esistenza in
San Luca, già prima del 10.02.91, di una frizione
violenta tra due gruppi di famiglie: da un lato, i
Vottari-Frunzu, collegati attraverso matrimoni ai
Nirta "Scalzone", ai Romeo "Staccu", ai Pelle
"Gambazza" e in particolare alle persone dei fratelli Pelle Antonio '62 e Pelle Domenico '50; dall'altro, i Nirta-Versu e Strangio-Jancu, tra loro
legati da vincoli matrimoniali e a loro volta collegati, sempre attraverso matrimoni, ai Mammoliti
Fischiante”.
In secondo luogo: “La maturazione del contrasto
tra gli indicati aggregati familiari nell'ambito dei
circuiti delinquenziali della criminalità organizzata di San Luca: la frizione avveniva tra appartenenti a famiglie che costituivano l'essenza della
locale criminalità organizzata e costituiva manifestazione di una lotta per il controllo esclusivo del
territorio e delle attività illecite su di esso espletate da parte di note famiglie interne al "locale di
San Luca"; in tale ambito, i giovani dei NirtaStrangio erano senz'altro degli emergenti rispetto
agli esponenti di casati di 'ndrangheta già storicamente affermati come quello stesso dei VottariFrunzu, facente capo a Vottari Giuseppe '45,
uomo di fiducia di Pelle Antonio '32".
Si legge ancora, al terzo punto, che vi sarebbe “La
certa riconducibilità a Vottari Antonio '67, figlio
maggiore del citato Vottari Giuseppe, del pestaggio di Nirta Francesco '74 e degli omicidi di Nirta
Domenico '72 e di Strangio Francesco '71, nonché
dei tentati omicidi di Nirta Giovanni Luca e Nirta
Sebastiano avvenuti il 10.02.91” che sarebbe poi il
presunto “primo atto ufficiale della faida di San
Luca rivestita dai fatti di sangue del Carnevale
91”, al quale seguirebbe, scrivono i giudici: “La
certa riconducibilità ad esponenti del gruppo
Nirta-Strangio dell'omicidio di Vottari Antonio
'67, collocabile tra il 23 e il 24 luglio 1992, reo di
non aver rispettato l'esilio da San Luca impostogli dai primi e per tale ragione spietatamente giustiziato”.
“La possibile estensione e degenerazione del
conflitto, oltre i confini territoriali di San Luca, a
seguito dell'omicidio di Vottari Antonio '67 - si
legge ancora oltre - attraverso la discesa in campo
di cosche della fascia jonica, a cominciare da
quella di Africo capeggiata da Morabito
Giuseppe, alleato dei Vottari-Frunzu; l'inibizione
all'allargamento dello scontro frapposta da
Zavettieri Sebastiano, esponente di spicco della
'ndrangheta di Roghudi-Melito Porto Salvo,
schierato con i Mammoliti-Nirta-Strangio”. Ne
discende, inoltre, come “la rigida concatenazione
logica, spaziale e temporale di tutti i fatti di sangue del 91, del 92 e del 93 e l'essere ciascuno di
essi, al contempo, effetto di un prius e causa di un
posterius”.
L'esistenza in San Luca, fin dall'inizio degli anni
90, di una cruenta guerra di mafia tra i PelleVottari e i Nirta-Strangio, sospesa dal summit di
'ndrangheta tenutosi dopo la cosiddetta strage del
1° maggio 1993, per effetto del quale non si registravano più spargimenti di sangue per 13 lunghi
anni, è conclusione che quindi deve essere fondatamente raggiunta, sulla scorta delle emergenze
fin qui riportate, a prescindere dalla certa individuazione dei responsabili degli omicidi di Vottari
Antonio '67 e dei quattro omicidi del 1°maggio
1993 (non essendovi alcun dubbio, come detto,
circa la responsabilità dello stesso Vottari
Antonio '67 per i fatti di sangue del 10.02.91).
La tregua durata 13 anni andava ad infrangersi, in
particolare, con due eventi ben precisi: il tentato
omicidio di Pelle Francesco del 31 luglio 2006,
addebitato dai Pelle¬ Vottari alla consorteria
Nirta-Strangio diretta da Nirta Giovanni Luca,
contro il quale sarebbe indirizzato l'agguato eseguito nel corso della cosiddetta strage di Natale
2006, per concludersi con una tregua dopo la strage di Duisburg, del 15 agosto 2007, lasciando sul
terreno una lunga scia di morti.
Siderno: Casa della Salute,
la chiamavano“nuovo
pilastro della sanità pubblica”
N
“
PICCOLI GRANDI ENEA
CARICHI DI CARROZZELLE
IN SPALLA, VANNO SU E
GIÙ PER I PIANI DELLA
STRUTTURA OSPEDALIERA. L'ALZALETTIGHE È
FUORI USO E LA
COMMISSIONE DEGLI
INVALIDI SI TROVA AL
SECONDO PIANO.
ell'ottobre del 2013 si dava il via alla convenzione per la realizzazione della Casa della
Salute di Siderno.
Durante l'incontro il progetto era stato definito come il “nuovo pilastro della sanità
pubblica” e il cui protagonista era l'ex presidente della regione, Scopelliti, “che si è sobbarcato l'onere
di combattere una cultura basata sul mantenimento di
ospedali inefficienti per una cultura che guardasse al territorio”.
La famosa battaglia di Scopelliti non sembra essere andata
a buon fine poiché l'ex ospedale di Siderno non riesce a trattare il pubblico con i dovuti accorgimenti.
Entrando nella Casa della Salute, si possono notare infatti
dei piccoli grandi Enea che, carichi di carrozzelle in spalla,
vanno su e giù per i piani della struttura ospedaliera.
Perché? L'alzalettighe è fuori uso! E la Commissione degli
invalidi si trova al secondo piano.
I medici e gli infermieri, visto l'enorme disagio, hanno dovu-
to escogitare un “piano B”, alquanto primitivo, per “agevolare” gli spostamenti dei poveri pazienti. L'idea è questa: i
malati su barelle e carrozzelle devono alzarsi e spostarsi su
una sedia che entra appena in uno dei piccoli ascensori posti
accanto all'alzalettighe. Ma c'è anche una terza alternativa,
ancora più improponibile: prendere in braccio il paziente e
salirlo al secondo mentre un collega si occupa della carrozzella.
Cito un avviso che nel 2012 garantiva l'idoneità della struttura ospedaliera: “Gli esperti dell'azienda sanitaria hanno
considerato idonei e confortevoli i locali, che ben si adattano alle esigenze sanitarie del pubblico”.
A mio avviso si tratta di una sorta di speranza utopistica,
visti i diversi disagi che mettono in difficoltà non solo il personale sanitario, ma soprattutto chi ha davvero bisogno: i
pazienti.
Un ospedale, come tutti sappiamo, è destinato alla cura e
alla dedizione dei malati, ciò comporta non solo il mettere
a disposizione ambienti idonei e che facciano sentire a proprio agio il pubblico, ma fare in modo che la struttura funzioni a 360 gradi 24 h su 24. In questo caso la situazione presentata non è conforme alla definizione del termine 'ospedale', in quanto non dispone dei mezzi adatti a mantenere il
servizio adeguato.
L'ascensore è di fondamentale importanza all'interno di un
ospedale: la sua mancata funzionalità porta a un ritardo nei
soccorsi. E questo, nelle peggiore delle ipotesi, significa
morte. Pensiero cruento, ma al di là di tutto terribilmente
realistico.
Manca l'ambizione necessaria a migliorare la sanità nella
Locride, il cambiamento deve partire innanzitutto dalle
coscienze. A tutt'oggi nel nostro territorio è impossibile definire il servizio sanitario “adeguato”. Vi è la sensazione che i
progetti sulla sanità di cui si è fino ad ora parlato siano solo
inchiostro sulla carta e manchi completamente la volontà di
trasformarli in atto.
M. Cristina Caminiti
Fiaccolata in memoria delle
vittime del Mediterraneo
Caulonia Marina: è stata organizzata
ieri una manifestazione in memoria
delle vittime del naufragio del 19 aprile
che ha coinvolto oltre 700 naufraghi nel
canale di Sicilia. Iniziativa di solidarietà
organizzata a livello nazionale ed internazionale con lo scopo di sollecitare gli
interventi del governo e delle istituzioni
europee. La fiaccolata è stata promossa
dalle Segreterie di CGIL RC-Locri,
CISL Rc e UIL RC insieme con il comitato dei Sindaci della Locride.
LR
PRIMO PIANO
QUANDO I MIGRANTI NON SONO“MARMAGLIA”
Il debutto di Steeven
M
difensore centrale
are più mare più mare
mescolato al sapore dolce di
un nuovo inizio pregustato
tra labbra alla salsedine. Un
viaggio da 1000 euro per
diciannove ore in acqua,
stretto in una morsa umana,
cercando di non pensare al dolore mentre ragni
e pulci origliavano addii e speranze convulse cullati dalle onde. Tra il sudore spietato e implacabile di agosto, in un barcone tanto simile a quello affondato il 18 aprile, il sismografo della vita
di Steeven, insieme a quello di altre 120 persone,
ha ripreso a oscillare. Su quel barcone partito
dalla Libia per raggiungere Lampedusa, tante
vite iniziavano a diventare interiezioni - sicuramente i punti interrogativi superavano le esclamazioni, ma sempre meglio dei punti fermi.
Perché rischiano la vita sui barconi assassini? -
capita di sentirsi chiedere. Perché è meglio sfarinarsi nell'incerto che nella certezza della morte.
Ha due occhi profondi a mandorla Steeven,
impantanati in una tristezza che la bocca prova a
dissimulare. È scappato dal Camerun perché lì il
suo futuro non aveva più tracce su cui avanzare.
Ha scelto l'Italia perché ha un sogno: diventare
un bravo difensore come Cannavaro e Nesta.
Sognare di diventare calciatore in Camerun non
era possibile.
Lì le notti hanno cieli rigidi in cui si propaga un
suono che a pronunciarlo sembra dolce e innoquo e sa di deserto: Boko Haram. Ma Boko
Haram è l'inferno per chi è cristiano come
Steeven e anche per chi è musulmano e non
segue la Sharia. Boko Haram è morte.
Letteralmente significa "l'istruzione occidentale
è proibita". La cultura è peccato, l'Occidente è
peccato. E imbracciano armi fabbricate in
Occidente per inculcarlo ai giovani.
Per sfuggire al velo di terrore soffocante steso
dagli integralisti, Steeven ha lasciato la madre e
tre sorelle e ha deciso di sognare altrove. Ha
superato il deserto, ha superato il mare e per
questo ogni giorno ringrazia Dio. Steeven non
ha dovuto aggrapparsi ai morti per non affondare. La Marina militare ha soccorso il suo barcone al largo della Calabria scortandolo fino al
porto di Reggio Calabria.
Toccata terra, Steeven ha provato qualcosa di
vicino all'euforia, alla vittoria, allo stomaco.
Felicità a tutto vapore. È stato qualche settimana a Reggio per poi essere mandato alla comunità "Marzo 78" di Melito Porto Salvo che, insieme ad altre cooperative, fa parte del progetto
SPRAR del comune di Condofuri.
È lì da nove mesi in attesa che gli vengano rilasciati tutti i documenti per lui indispensabili a
realizzare il sogno di giocare in una squadra di
calcio. Nel frattempo studia l’italiano e ha iniziato ad allenarsi nella squadra del Bocale. Ha
incontrato Filippo, il presidente, per caso, mentre giocava un'amichevole con la squadra del
Melito. "Filippo ha un grande cuore, è un signore buono" mi confessa e la sua espressione è la
devastazione della gioia e della riconoscenza.
Filippo assicura che insieme alla sua squadra
farà di tutto per aiutarlo e sfruttare il suo talento ma deve aspettare che abbia tutti i documenti in regola per poterlo cartellinare. Filippo ha
regalato a Steeven la speranza, l'ha salvato dalla
brutta abitudine che abbiamo di permettere che
le vite del "pesce fresco", della "marmaglia" che
arriva sulle nostre coste si trasformino in incubi.
Filippo ha salvato Steeven da fili di bava, da
chiacchiere e rolex.
Maria Giovanna Cogliandro
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LA COPERTINA
FORTUNATO CALABRÒ
ROCCELLA
ono omicidi silenti quelli operati da
Trenitalia e dalla sua partecipata Rete ferroviaria italiana (Rfi). Uno smantellamento progressivo e continuo delle reti
del Sud e un incremento in quelle del
Nord. Investimenti su Alta velocità e
nuove vetture per l'operoso Nord e al Sud invece si
smantellano chilometri e chilometri di strade ferrate. È dal 2010 che si denunciano tagli sostanziosi
nelle regioni dello stivale italiano. Le stazioni trasformate in semplici fermate aumentano, insieme
alle corse soppresse. Delitti di lupara bianca, impuniti, silenziosi e di cui nessuno di occupa. Omicidi
commessi contro un Sud che già arranca, ma che in
questo modo perde proprio ogni speranza. Un
porto come quello di Gioia Tauro che chiede da
decenni di investire sul trasporto ferrato che si vede
rispondere picche e viene così abbandonato nelle
mani della criminalità organizzata che non ha nessun interesse a farlo sviluppare e ad aumentare i
controlli al suo interno.
È sempre una questione di numeri ed evidentemente per Ferrovie dello Stato, Trenitalia e RFI i 2
milioni di calabresi e i 5 milioni di siciliani cui stanno sottraendo pezzo pezzo un servizio non sono
così importanti. I movimenti di protesta stanno
S
alzando la voce, ma forse lo stanno facendo troppo
tardi per poter sperare in un risultato.
È comunque sempre più determinata la mobilitazione delle associazioni e dei comitati, in difesa dell'unica modalità di trasporto alternativa a quella
stradale. Infatti, il livello di impegno da parte degli
organizzatori, ripagato da una partecipazione sempre più massiccia e fattiva dell'opinione pubblica, ha
ormai raggiunto risultati che non passano più inosservati.
L'iniziativa, svoltasi nel pomeriggio del 23 aprile
presso il Dopolavoro Ferroviario di Roccella
Jonica, è riuscita a catturare l'attenzione di una
massiccia ed eterogenea platea di cittadini, amministratori, autorità varie e organi di informazione,
tanto da richiedere una nutrita presenza di forze
dell'ordine, forse preoccupate da una partecipazione certamente inusuale per questo argomento.
Particolarmente alta, più che nelle occasioni precedenti, è stata inoltre l'attenzione prestata da tutti i
presenti agli argomenti esposti dai relatori nei minimi dettagli e con estrema competenza tecnica.
Ovviamente, l'accento più forte è stato posto sulla
questione relativa al piano di “right sizing” (letteralmente “aggiustamento di taglia”, eufemismo per
ridimensionamento!) di RFI, che sta gradualmente
portando alla trasformazione in fermata di almeno
dieci stazioni della linea Jonica. Tecnicamente, la
trasformazione consiste nel bloccaggio dei binari di
incrocio (preludio della successiva totale eliminazione, come è già avvenuto a Marina di S.Lorenzo),
con conseguente drastica riduzione della capacità e
flessibilità di traffico della linea ferroviaria.
Questa situazione sta già provocando gravi disagi
all'utenza pendolare, alla quale viene preclusa la
possibilità di usufruire di servizi con orari consoni
alle esigenze lavorative e di studio, come specificato dai rappresentanti dell'Associazione Pendolari
Jonici, Titti Mauro e Angelo Rossino.
L'intervento
dell'ordinario
di
Trasporti
all'Università Mediterranea di Reggio Calabia,
Domenico Gattuso - che ha più volte innescato fragorosi applausi da parte del pubblico - come sempre è stato accompagnato da esaustive e dettagliatissime (ma pur sempre comprensibili) diapositive
sugli innegabili vantaggi del vettore ferroviario, e in
generale di un sistema di trasporti integrato, nelle
medie e brevi distanze. Ovviamente, non è mancato il riferimento alle attuali criticità del trasporto
pubblico e delle relative infrastrutture in Calabria in particolare sul versante Jonico- e alla discrepanza che si rileva negli investimenti pubblici, inerenti a
quest'ultime, tra le diverse regioni italiane.
Altrettanto dettagliata, successivamente, l'esposi-
Trenitalia
nemico
dichiarato
TAGLIODELSECONDOBINARIO: SI
ALLUNGAL'ELENCODEIDELITTICONTROLA
FERROVIA JONICAMESSIINATTODA RFI
DOMENICA 26 APRILE
7
zione di Roberto Galati, Presidente dell'Ass.ne
Ferrovie in Calabria, che ha sottolineato le difficoltà
rilevate nello stilare proposte di rimodulazione
degli orari dei treni Regionali, per andare maggiormente incontro alle necessità dell'utenza, proprio a
causa del programma di right sizing di RFI sopra
descritto. Un accenno non è mancato neanche alla
paradossale situazione della ferrovia Catanzaro
Lido - Lamezia Terme Centrale, che almeno sulla
carta dovrebbe essere una delle più importanti linee
di comunicazione in Calabria.
Estremamente veemente, provocatorio e di notevole impatto sul pubblico, l'intervento conclusivo di
Sergio Grasso, sempre per Ass.ne Ferrovie in
Calabria, che ha posto l'accento sulla modalità subdola, quasi offensiva, da parte di Rete Ferroviaria
Italiana, di ridurre l'operatività dei binari jonici, tramite ganasce fermascambio. Grasso quindi, giocando sulla quasi contemporanea ricorrenza del 25
aprile, ha invocato con tono accorato la “liberazione” dei binari jonici dalle odiose e umilianti
gogne/ganasce fermascambi.
Hanno dato il proprio contributo con i loro interventi, anche Teresa Liguori, vice-presidente nazionale di Italia Nostra, Spartaco Capogreco, docente
di storia all'UNICAL, e il sindaco Certomà di
Roccella Jonica.
RIVIERA
STORIA
Tommaso Marvasi
da Siderno a Roma
per coordinerare il
5° Salone della Giustizia
Il sidernese Tommaso Marvasi, Presidente del
Tribunale delle imprese di Roma, sarà coordinatore
del comitato scientifico del 5° Salone della Giustizia
che si terrà nella capitale presso il Palazzo delle
Fontane il 28, 29 e 30 aprile.
Il Salone avrà un programma assai ricco, composto
da sei convegni organizzati dallo stesso Marvasi che
tratteranno alcune importanti tematiche sociali tra
cui “Giustizia ed Impresa”, ed è rivolto ai cittadini,
soprattutto ai più giovani.
Il Presidente Napolitano, che ha seguito con grande
interesse le precedenti edizioni organizzate sempre
da Tommaso Marvasi, le ha definite come “una
nuova forma di comunicazione sociale” fondamentale per sottolineare l'importanza della cultura della
legalità e di un corretto accesso al "sistema giustizia".
L'apertura dei lavori sarà proprio sulla cultura della
legalità, seguiranno la riforma della giustizia, la questione mafiosa con un titolo altisonante “La mafia
non è ereditaria”, la giustizia efficiente per la ripresa
economica, la necessità delle "regole" per lo sviluppo
e, infine, la grave questione della corruzione nella
Pubblica Amministrazione.
Una tre giorni che prevede presenze importanti:
oltre il presidente della Repubblica, il Presidente del
Consiglio di Stato Giorgio Giovannini, il Ministro
della Giustizia Andrea Orlando, il Ministro
dell'Interno Angelino Alfano, il Ministro dello
Sviluppo Economico Federica Guidi, il Ministro
dell'Economia Pier Carlo Padoan, il Ministro per la
Pubblica Amministrazione e la Semplificazione
Maria Anna Madia e John Phillips, ambasciatore
USA in Italia. Domani alle 9.00 Marvasi sarà ospite
a Uno mattina per presentare il programma del
Salone.
Il Presidente Napolitano, che ha seguito
con grande interesse le precedenti
edizioni, le ha definite come“una nuova
forma di comunicazione sociale”
fondamentale per sottolineare
l'importanza della cultura della legalità e di
un corretto accesso al "sistema giustizia".
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DOMENICA 26 APRILE
8
LABORATORIO PER ASPIRANTI DESIGNERS
“San Luca OutDoor Furniture”
P
asquale Giurleo,
un designer proveniente dal nostro
territorio ma sempre piu impegnato a
Londra, ha
ideato una collezione di arredi per esterni e per
interni realizzato con rami d'albero proveniente dalla potatura
del bosco dell'Aspromonte.
La collezione è composta da 9
elementi tipo: libreria, tavolo,
letto, comodino, chaise-longue,
divanetto, sedia alta, sedia vis a
vis, sedia d'angolo.
Essi saranno prodotti in un
laboratorio temporaneo,
una
School-house, messa a disposizione dall'Amministrazione di
San Luca, dove si svolgerà una
attività formativa e di start up
per 10 giovani della Locride che,
selezionati avranno la possibilità di acquisire le competenze
base per poter avviare un' attività artigiana per la produzione
di mobili e arredi per esterno.
Il corso avrà la durata di 60 ore
ripartite in tre mesi. Le lezioni
saranno prevalentemente laboratoriali e saranno tenute dallo
stesso designer coadiuvato da
tre esperti provenienti dal
mondo del lavoro forestale,
dipendenti della azienda regionale “Calabria Verde” che già
utilizzano le tecniche per realizzare opere di ingegneria naturalistica, per piccole opere come
ponti, capanni e anche arredi e
da un artigiano esperto di
intreccio con materiale vegetale.
I giovani tirocinanti, al termine
del corso riceveranno un attestato di frequenza e verranno
assistiti per avviare l'impresa
artigiana anche con l'utilizzo di
forma di finanziamento come
prestito d'onore o microimpresa.
I prodotti potranno essere commercializzati con il marchio:
SLOW FURNITURE
(San
Luca Outdoor Word).
I mobili prodotti verranno
impiegati per arredare un'area
libera del paese.
Il progetto prevede delle iniziative correlate come la chiusura del corso con la presentazione dei mobili e con le foto e i
video che documentino le fasi e
il processo produttivo, dando
riconoscimento a chi è stato
coinvolto.
Si affiancherà una mostra
delle opere di intaglio in legno,
mestoli, attrezzi semplici di
lavoro etc che pastori e forestali
di San Luca realizzano tradizionalmente, ottenendo a volte,
opere di valore artistico e
comunque interessanti sotto il
profilo della rappresentazione
della cultura materiale all'interno della comunità locale e dell’antropologia degli oggetti
ordinari della vita quotidiana.
Il bando integrale per la selezione dei giovani aspiranti designer
si trova sul sito comune.sanluca.rc.it. La scadenza è il 28 aprile 2015.
La Responsabile è la Dr.ssa
Chiara Stalteri.
Il mare del Gambero
Rosso si mescola al Bianco
profumato della Cantina
"Casale li Monaci"
Il primo matrimonio
celebrato durante il
Meeting di Enoicamente,
che si è svolto lo scorso 13
aprile presso l'incantevole
Palazzo di Moschetta, è
stato quello tra la Cantina
"Casale li Monaci" di
Anthony Reale e il ristorante
Gambero Rosso di
Riccardo e Francesco Sculli.
ant'Ilario, su una splendida collina dai
colori e odori tipicamente calabresi, con
una vista spettacolare sul mar Jonio e con
alle spalle le montagne dell'Aspromonte,
sorge l'azienda vitivinicola e agrituristica
"Casale li Monaci". In queste terre baciate dagli dei
e in cui si respira ancora la magia della Magna
Grecia, Anthony Reale, imprenditore canadese,
ritornato in Calabria dopo 55 anni di assenza, decide di investire il suo bagaglio di esperienze internazionali. "Passione = qualità" è il suo motto. È da
queste terre meravigliose che si ricavano i pregiati
vini della cantina "Casale dei Monaci", in cui
Anthony, insieme all'enologo Vincenzo Ippolito,
mescola l'amore per la vigna, curata con continue
attenzioni, e l'esperienza in cantina, che si forma tra
antiche tradizioni, moderne tecnologie e soprattutto tanta passione. Il vino che Anthony propone per
il Meeting di Enoicamente è il bianco Santa
S
Caterina del 2013 (Calabria IGT), in cui il Greco di
Bianco viene profumato dal Sauvignon Blanc.
Santa Caterina nasce, quindi, dall'eleganza di un
vitigno autoctono e dall'irruenza aromatica di un
vitigno internazionale, un vino intenso con delle
note di frutta bianca matura che chiude su un bel
floreale, fitto e austero; un vino fresco da abbinare
alla grande gastronomia di mare della nostra tradizione. E così è stato fatto dai fratelli Francesco e
Riccardo Sculli del ristorante Gambero Rosso di
Marina di Gioiosa Ionica, Stella Michelin per tre
anni consecutivi dal 2012. Due i finger food proposti: spuma di patate affumicate con polpo e un
"petalo" di barbabietola, e bon bon di gambero con
crema di mozzarella e aggiughe, incroccantito da
un cannolo di pasta adaggiato su un letto di marmellata al peperoncino. Due piatti che stuzzicano e
coccolano i tuoi sensi e che ti regalano la magia di
sentire davvero il mare che inizia a scorrerti nelle
vene. Entrambi i finger food hanno conquistato un
posto d'onore nel menu del Gambero Rosso ed è
possibile ordinarli in abbinamento al vino per cui
sono stati pensati.
Grande entusiamo hanno mostrato sia Reale che
Sculli per il progetto Enoicamente, un progetto
che, ricordiamo, si propone di valorizzare il nostro
territorio attraverso i prodotti vitivinicoli favorendone la loro commercializzazione. "Siamo noi
l'Enotria del mondo! - ha esordito Reale - Siamo
noi la terra del vino! Toscani e Piemontesi non mi
fanno paura: loro finora hanno potuto contare solo
su una politica di commercializzazione più raffinata. Ma abbiamo tutte le carte in regola per recuperare il tempo perduto perchè i vini calabresi non
sono secondi a nessuno!". Sculli, dal canto suo, ha
grande fiducia nei vitivinicoltori locali ed è più che
certo che il matrimonio tra enologia e gastronomia
calabrese avrà grande successo.
RIVIERA
L’EuropainvisitaaReggio
Giovedì pomeriggio il commissario europeo per la politica regionale
Corina Cretu, che aveva espresso preoccupazione per lo stato di impiego dei fondi europei nelle regioni Calabria, Campania e Sicilia, ha fatto
visita a Reggio, dove ha trovato ad attenderla, tra gli altri, Tonino
Scalzo, Mario Oliverio e Graziano Delrio. L'incontro si è rivelato una
bella occasione per constatare l'impegno socioeconomico dei nostri
politici, che hanno garantito il recupero del ritardo accumulato in questo mesi.
LA SETTIMANA
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DOMENICA 26 APRILE
10
INTERVISTA FANTASMA A PEPPE SCOPELLITI
Ho degli addominali che
manco te l'immagggini!
- Egregio dottore, ci parla dei suoi
inizi con l'MSI?
- Io? Sono sempre stato socialista!
- Mi scusi, ma lo riportano le sue
biografie. C'è scritto pure su
Wikipedia! Lo sa che le vicende
giudiziarie che la riguardano prendono l'intera pagina?
- Wikipedia è fatta da comunisti!
- Ma se ha appena detto di essere
sempre stato socialista!
- Mi meraviglio di te che sei giovane e non segui la mia pagina su
Facebook (digita qualcosa sullo
smartphone), la aggiorno sempre!
- E di certi atteggiamenti omofobi,
che cosa ci dice?
- Io? Io sono a favore dei gay, delle
lesbiche e di tutti i deviati. Basta
che ci sappiano fare!
- Eeeh, ho capito! Ma come concilia con le politiche del PDL, allora?
- Io? Sono sempre stato un cane
sciolto! Il PDL non ha alcun potere su di me!
- Mi scusi dottore, mi sembra che
lei si voglia riciclare in qualche
nuovo partito.
- Io riciclo tutto, faccio una raccolta differenziata che manco te l'immagggini!
- Sì, ho capito cosa ricicla, lei…
- Scusa, possiamo stringere, ho un
appuntamento in TV e devo passare prima al trucco… per quanto
(sorride) non è che ne avrei bisogno! Sono bellissimo!
- Eh già! Lei è stato eletto il sindaco più amato d'Italia, povero
Falcomatà che è finito al quarto
posto! Eppure anche lui è un bel
tocco di carne!
- Ma vuoi mettere quel ragazzino
con me? Scusa, ma hai visto i miei
addominali?
- Veramente sono maniglie dell'amore.
- Ma se ce li ho a tartaruga!
- A tartaruga va la sanità calabrese!
- Guarda che io per la sanità ho
fatto tanto!
- Pure troppo, dottò!
Lidia Zitara
L'Assemblea dei Sindaci
promette il ritorno della
democrazia a Platì
Venerdì scorso l'assemblea dei sindaci si è riunita
straordinariamente a Platì. All'ordine del giorno i
problemi della comunità aspromontana, afflitta
dalle inondazioni in inverno e dalla siccità in estate,
ma anche l'occupazione e la questione del
commissariamento, sulle quali è intervenuto anche
Monsignor Oliva, ospite speciale dell'incontro. La
vicinanza alla cittadinanza è stato il sentimento più
espresso dai presenti, così come la promessa di
impegnarsi a un ritorno alla democrazia nel
comune.
Il via ai lavori di messa in sicurezza lungo Tringali nominato direttore
la S.P. 05 (Mammola - Marina di Gioiosa) amministrativo ASP RC
Il Commissario Straordinario dell'azienda sanitaria provinciale di
Reggio Calabria, Santo Gioffrè, su
autonoma determinazione ha nominato nella giornata di lunedì l'avvocato Giovanni Tringali direttore amministrativo dell'azienda sanitaria provinciale Reggina. Tringali, già ai vertici
amministrativi
con
il
Commissario Straordinario Sarica,
nella sia pluridecennale carriera ha
anche prestato servizio presso il
Consiglio
Superiore
della
Magistratura alla Direzione della
Segreteria Decima Commissione.
È ufficiale. Nella frazione di S. Antonio saranno
installate barriere di sicurezza, realizzato un tratto di condotta e cunetta per la regimentazione
idraulica e un rivestimento di scarpata. Importo
complessivo dei lavori 40.737,60. Viene così
posto rimedio al pericolo reale per le persone e i
mezzi dovuto alla caduta massi dalla rupe sulla
strada provinciale che attraversa la popolosa frazione. La scorsa estate solo per miracolo si evitò
una tragedia: i grossi massi caddero dalla rupe,
fino a raggiungere le case frontali, un paio di
giorni dopo la processione della Madonna delle
Grazie, a cui avevano partecipato centinaia e
centinaia di fedeli.
Ottimo riscontro per il service sulla
prevenzione della morte improvvisa
organizzato dai Lions di Roccella
Unflashmobperlascuola
Flash mob giovedì sera per le insegnanti della scuola di Locri. Il personale docente, stanco di subire le vessazioni di uno Stato che tra riforme e revisioni sta smembrando l'istituzione e, con essa, il futuro dei nostri ragazzi e del nostro Paese, ha preparato in un baleno
questa singolare protesta/fiaccolata che ha attirato l'attenzione di diversi curiosi in Piazza
dei Martiri, per una sera teatro dello slogan “La scuola è un patrimonio nazionale da
difendere” Speriamo solo che qualcuno le ascolti…
Il service è rivolto
allo sviluppo di
una cultura
dell'emergenza
sanitaria e
pone al centro
l'utilizzo dei
defibrillatori,
strumenti di vita
necessari per
contrastare il
numero delle
morti improvvise.
Si é svolto, sabato scorso, presso l'Istituto
d'Istruzione Superiore per il Turismo
“Zanotti Bianco” di Marina di Gioiosa Jonica
un incontro con gli studenti organizzato dal
Lions Club di Roccella Jonica nell'ambito del
Service Distrettuale “Defibrillatore e prime
manovre rianimatorie: contributo concreto
alla prevenzione della morte improvvisa”
Area Operativa Sanità. L'incontro, fortemente voluto dal Presidente Arch. Domenico
Futia, fa parte delle attività formative che
l'importante associazione lionistica di
Roccella, ha previsto per i ragazzi, approntando un serio programma informativo e preventivo. In particolare, il service è rivolto allo sviluppo di una cultura dell'emergenza sanitaria
e del primo intervento e pone al centro l'utilizzo dei defibrillatori, strumenti di vita necessari per contrastare il numero delle morti
improvvise.
Ai saluti dell'Arch. Domenico Futia e del
Dirigente scolastico dell'Istituto, Ing.
Antonino Morfea hanno fatto seguito quelli
del Prof. Salvatore Loccisano, Docente di
Scienze motorie dello stesso Istituto e insostituibile referente e collaboratore della struttura scolastica.
Le importanti relazioni del dottor Ortuso, che
ha descritto i sintomi dell'infarto miocardico
concentrandosi sull'importanza del tempo in
cardiologia - dove il ritardo di pochi minuti
può cambiare la prognosi e il destino di una
persona - e successivamente quella del dottor
Calogero, che ha sottolineato l'importanza di
una rianimazione precoce e le caratteristiche
del defibrillatore e il suo facile utilizzo attraverso i comandi vocali e i segnali visivi (che
guidano l'operatore passo dopo passo nell'intervento), hanno interessato i tantissimi studenti che hanno gremito l'aula della biblioteca dell'Istituto, in una giornata molto utile ed
educativa dal punto di vista sanitario.
ELEZIONI COMUNALI 2
I CANDIDATI
DA SINISTRA: I
A SIDERNO
DUE CANDIDATI DI
LOTTA SERRATA TRA
ARDORE (FRANCO ROMEO
E
GIUSEPPE GRENCI)
E QUELLI DI
BIANCO (ROCCO MICELI
PIETRO SGARLATO, PIETRO FUDA E GIUSEPPE CARUSO
DA SINISTRA: PAZZANO TRA LUCIA SPAGNOLO
E
SANDRO TAVERNITI,
IL CANDIDATO DI
PLATÌ ROSARIO SERGI
E
ALDO CANTURI)
La Loc
E QUELLO DI
BRUZZANO ZEFFIRIO: FRANCESCO CUZZOLA
SILVESTRATEA SESINI: INTELLETTUALE, EDUCATRICE,
PARTIGIANA, AL SERVIZIO DEI BISOGNOSI
Negli anni successivi alla fine della seconda
guerra mondiale passarono da Siderno o si
trasferirono per viverci vari personaggi per
più svariati motivi. Alcuni di essi, oltre ad
ambientarsi e inserirsi nella società sidernese dell’epoca, caratterizzata da un grande desiderio di rinascita civile e sociale,
contribuirono alla crescita sociale della
comunità, impegnandosi a tempo pieno in
campo sociale, politico, assistenziale e culturale.
Silvestra Tea Sesini - che giunse a Siderno
nel 1958, quale assistente sociale
dell’Unione Cristiana dei Giovani, su
richiesta di Pasquale Misuraca, impegnato
con la moglie Elsa Romeo in campo sociale e assistenziale - fece certamente parte di
questi personaggi.
Silvia Francesca Luigia Tea, nacque a
Biella in Piemonte il 26 ottobre del 1887 da
Alberto Tea e Anna Ricci; sia in famiglia
che dagli amici fu sempre chiamata
Silvestra.
Trascorse la giovinezza a Biella e dopo aver
frequentato le scuole superiori, conseguì
l’abilitazione magistrale. A differenza di
molte sue compagne preferì insegnare ai
fanciulli portatori di handicap.
Successivamente studiò anche lingue straniere, in particolare l’inglese, il tedesco e il
francese.
Silvestra ebbe due sorelle, Maria ed Eva, e
un fratello, Giuseppe, che purtroppo perì
nel corso della seconda guerra mondiale.
La sorella Eva fu un’artista e una prolifera
scrittrice, soprattutto di volumi sulla storia
dell’arte. Insegnò all’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano, dove ebbe la
cattedra di storia dell’arte, materia che
insegnò pure alla Accademia di Brera.
Silvestra sposò il 10 maggio 1924 il musicologo, compositore e direttore musicale
Ugo Sesini che, in quanto ebreo e antifascista, venne internato dai nazisti nel
campo di concentramento di Mauthausen
e ivi morì nel 1945, lasciandola sola con il
figlio Alberto, che divenne ingegnere.
Sin da giovane, quale cristiana e cattolica,
fu impegnata nel prestare aiuto e consigli
ai bisognosi, alle famiglie in crisi, ai giovani
sposi, a coloro che si preparavano al matrimonio, alle giovani madri, anche con la
pubblicazione di vari saggi, tra cui alcuni
pubblicati nella rivista Il Solco, alla quale
collaborò negli anni Trenta; tra questi si
citano: a) Parole di una Mamma, b)
Preparazione dei genitori, c) La promessa
sposa.
La sua fede cristiana la spinse anche allo
studio della vita di alcuni santi, come dimostra la monografia su Santa Caterina da
Genova pubblicata nel 1945.
Per svolgere la sua attività d’insegnamento,
di educazione dei bambini e di assistenza
sociale, dopo qualche tempo fu a Verona,
città della famiglia del marito Ugo, dove
fondò e diresse una scuola differenziale
denominata “Raggio di Sole”, per la rieducazione dei bambini diversamente abili.
Fu una scrittrice attenta ai problemi dell’infanzia e dell’educazione. Pubblicò nella
collana di letture per ragazzi e giovinetti in
italiano e in francese diretta da Rosa
Errera e Maria Mariani i volumi:1) Una
mamma, un babbo e un bambino, Treviglio,
T.P.E. 1924; 2) Trililì, Treviglio, T.P.E. 1924;
sullo stesso tema pubblicò: I giorni della
fanciullezza, Roma 1941.
Spinta sempre dal desiderio di aiutare i
bisognosi, i deboli e gli emarginati dalla sua
indole umanitaria, e per combattere l’anal-
fabetismo, si trasferì a Roma dove durante
la guerra fondò l’associazione “Orti di
guerra” nel quartiere Testaccio, al fine di
sostenere le famiglie e i bambini con disagi.
Lavorò per un periodo anche alla biblioteca vaticana dove strinse amicizia con
Gerardo Bruni e Anna Maria Enriques
Agnoletti, con la quale divideva la camera
nel pensionato di suore “villa Mater Dei”
in viale delle mura Aurelie.
Proprio insieme a Gerardo Bruni, Anna
Maria Enriques Agnoletti e Lorenzo
Lapponi nel 1941 fondò a Roma il movimento cristiano sociale, formazione di sinistra dei cattolici italiani, poi divenuto partito cristiano sociale, che iniziò a riunirsi in
clandestinità; con gli stessi partecipò alla
Resistenza soprattutto nel Lazio e in
Toscana, durante l’occupazione tedesca.
Nel 1943 seguì Anna Maria Enriques
Agnoletti a Firenze e contribuì all’organizzazione di comitati di Resistenza ai
Tedeschi; trovata in possesso di documenti
compromettenti venne arrestata insieme
alla Enriques Agnoletti nel maggio del
1943, rinchiusa nel carcere delle
Mantellate; entrambe vennero condannate a morte. La sentenza venne eseguita
solo nei confronti della Enriques
Agnoletti, mentre Silvestra riuscì a salvarsi.
Tornata a Roma, si adoperò attivamente
nell’assistenza ai più bisognosi; fu attiva
organizzatrice partigiana nella zona di
Porta Furba e per questo motivo fu nuovamente arrestata dai Tedeschi, in quanto
trovata in possesso di documenti compromettenti. Tenuta prigioniera per due mesi,
doveva essere prelevata dalle S.S. per essere fucilata a La Storta insieme a Bruno
Buozzi, quando un provvidenziale trasferimento all’infermeria di “Regina Coeli” le
salvò la vita. All’arrivo delle truppe Alleate
venne liberata.
Nel periodo in cui fu “prigioniera” dei
Tedeschi scrisse una Preghiera dolce e
profonda che dedicò al figlio Alberto.
Nell’Estate del 1944, poco dopo la liberazione di Roma, quale rappresentante
dell’Azione Cattolica e dei cristiani sociali
partecipò alla costituzione delle
Associazioni Cristiane dei Lavoratori
Italiani (ACLI).
Nell’ottobre del 1944 aderì insieme a
2015
“
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DOMENICA 26 APRILE
13
Manca un mese alle elezioni comunali e tra candidati forti,
aspiranti sindaci che rimangono nell'ombra, assi unitari o
bipolarismo, anche le città del comprensorio si preparano ad andare
alle urne. Ecco una panoramica preliminare dei comuni coinvolti.
A Siderno si
aggiungono la lotta a
sinistra di Bianco,
il bipolarismo di Ardore,
la rivalità sindacale di
Pazzano e i listoni di
Bruzzano e Casignana.
A poco più di un mese dalle elezioni è giunto il momento di dare un'occhiata ai comuni della Locride coinvolti nell'Election day del 31 maggio e comprendere così quali sono le forze in campo.
Lasciando da parte il caso sfortunato di Bovalino, colpito dalla piaga del
commissariamento per infiltrazioni mafiose, partiamo dal caso tutto particolare di Siderno. Quello che viene sempre più spesso designato come il
futuro locomotore economico della Locride è l'unico paese del comprensorio al quale verrà riservato un sistema elettivo proporzionale, proprio come
viene fatto nelle grandi città. Differentemente dal sistema maggioritario,
che esclude le minoranze di partito garantendo così un'amministrazione
unilaterale una volta che la cittadinanza ha scelto da chi farsi rappresentare,
quello proporzionale lascia spazio anche agli altri candidati sulla base della
percentuale di voti ricevuti dall'elettorato. Un sistema che garantirà certamente maggiore equità nella distribuzione delle cariche, ma anche una lotta
più serrata tra i candidati. Gli impavidi aspiranti sindaci, ormai lo sapranno
tutti, sono Pietro Fuda per la coalizione di centrosinistra, Pietro Sgarlato per
quella di centrodestra e Giuseppe Caruso, che si presenta alla guida di una
lista civica.
Altra città chiamata alle urne è Bianco, in cui i candidati di centrosinistra si
dividono tra lo storico funzionario del PC Aldo Canturi e il giovane esponente del centrosinistra Rocco Miceli, avvocato stimato soprattutto dal sindaco uscente Scordino. È giusto sottolineare, comunque, che la bipolarità
tutta mancina che si è venuta a creare in città deriva dalla costituzione di una
lista formata da socialisti, un gruppo indipendente e gli esponenti dell'amministrazione in carica, con i quali sarebbero disposti al dialogo i rappresen-
tanti del circolo autonomo Pertini che, ci viene detto da fonti attendibili, collaboreranno con il PD a patto che questo legame sia gradito e non leda la
sensibilità personale di alcuno. Centrodestra cercasi.
Ad Ardore il sindaco '97-'00 e consigliere provinciale di centrodestra '94
Franco Romeo dovrà vedersela con il centrosinistra di Peppe Grenci, sicuramente ricordato per essere stato il primo cittadino in carica nella notte
dell'operazione “Saggezza”, durante la quale venne tratto in arresto mezzo
paese e il suo consigliere comunale Bova. I cittadini preferiranno il ginecologo e fondatore del movimento per la salvaguardia della 106, o l'uomo che,
al fianco di Campisi, ha preso l'80% delle preferenze alle ultime elezioni?
Passiamo a Pazzano. La città che vive all'ombra del vicesegretario della
CISL nazionale Luigi Sbarra vede candidati due ex esponenti della CGIL,
Lucia Spagnolo, che basa la sua campagna elettorale sull'amore che prova
per il proprio paese e Sandro Taverniti, anche lui esponente navigato della
politica locale. Se a Bruzzano, Casignana e Platì si fanno i nomi di un solo
candidato (rispettivamente Francesco Cuzzola, Vito Antonio Crinò e
Rosario Sergi), particolare che lascia pensare alla presentazione di una lista
unica nella quale a contendersela saranno soprattutto i candidati alla carica
di consigliere, di Samo e San Luca non possiamo ancora presentare alcun
candidato, dei quali siamo fiduciosi di poter dare però maggiori particolari
nelle prossime settimane.
Una nota a piè pagina la merita Gioia Tauro. La città della piana, dal 1° giugno, potrebbe avere un po' di Locride in Comune: uno dei candidati a sindaco infatti, si chiama Rosario Schiavone, ed è originario di Siderno.
Jacopo Giuca
cride al voto:
una panoramica dei paesi
coinvolti e dei candidati a sindaco
Gerardo Bruni e alla maggior parte dei
componenti del movimento cristiano
sociale al partito cristiano sociale, ma si
oppose alla confluenza nel partito della
sinistra cristiana, mantenendo in vita il partito cristiano sociale insieme a Bruni e
Lapponi. A Roma fece parte anche del
consiglio direttivo dell’Associazione
Nazionale per gli interessi del
Mezzogiorno d’Italia (A.N.I.M.I.), promuovendo nel 1945 la costituzione
dell’Opera Alfonso Casati.
Dopo l’adesione al partito cristiano sociale, nel novembre del 1944 fece ritorno in
Piemonte, dove partecipò fino al 25 aprile
1945 alla guerra di Liberazione.
A Torino fu tra le promotrici delle associazioni per l’integrazione europea e, in particolare, del Comitato Nazionale Donne
Italiane (C.N.D.I.), che nel capoluogo piemontese era presieduto da Giuseppina
Capurro Picchi.
Nel dopoguerra si trasferì a Milano dalla
sorella con il figlio Alberto. Fu sempre
impegnata nell’associazionismo e nel
volontariato a fini benevoli e umanitari. A
tal fine, nel capoluogo lombardo fondò
l’associazione “Rinascita Sociale” con il
motto “Risorgi e Vivi”, per l’assistenza e la
riabilitazione degli ex carcerati, ente morale all’avanguardia per quei tempi, che
aveva sede nel palazzo di giustizia.
Da Milano si tenne sempre in corrispondenza con Gerardo Bruni, nel frattempo
divenuto deputato alla Assemblea
Costituente del Partito Cristiano Sociale, a
cui in una lettera del 22 settembre 1946
comunicava di non essere riuscita a mettersi in contatto con quelli della
Costituente e di essere stata a Roma per il
convegno sulla protezione del fanciullo.
In una lettera datata 14 gennaio1947 chiedeva a Bruni la posizione dei centristi relativamente alla scissione socialista, comunicando che la maggior parte dei socialisti
milanesi erano saragatiani, mentre i vecchi
socialisti operai erano contrari a qualsiasi
fusione. Dopo qualche anno da cui non
risulta alcuna corrispondenza epistolare,
Silvestra riprese a scriversi con Gerardo
Bruni nel 1952 e in una lettera faceva presente che il lavoro nell’associazione
Rinascita Sociale gli faceva “perdere contatto con ogni essere vivente”.
Da una successiva lettera del 17 maggio
1953, traspare come la Tea Sesini si avvicinò all’Unione Socialista Indipendente,
costituita da Bruni proprio nel corso del
marzo quell’anno, tanto che tra le sue letture figuravano Critica Sociale e
Risorgimento socialista.
Comunque, non condivideva l’atteggiamento polemico e anticomunista che si era
intrapreso nell’Unione, credendo opportuno un atteggiamento di distensione nei
confronti del comunismo statale e non statale, valutando le situazioni locali, in modo
da attuare una pacifica convivenza.
Impegnata, quindi con l’Unione dei socialisti indipendenti, il 3 luglio 1953 inviava
una nuova lettera a Gerardo Bruni, con la
quale lo metteva a conoscenza dell’assemblea di autonomia socialista e gruppi tenutasi a Milano, nel corso della quale si era
deciso di lavorare per “un intesa a fondo di
tutte le correnti e di tutti i movimenti e partiti socialisti”. Quindi lo esortava a preparare un terreno di incontro con i comunisti.
L’ultima lettera recuperata, relativamente
alla corrispondenza con Gerardo Bruni,
datata 12 luglio 1956, fa pensare che
Silvestra era passata dalla parte del partito
comunista italiano, visto anche la svolta a
destra di molti cristiano cattolici.
In qualità di assistente sociale partecipò
all’attività dell’Unione Cristiana delle
Giovani e nel 1958 fu inviata a Siderno con
Mirella Ricca, altra assistente sociale fiorentina, che collaborarono con Grazia
Misuraca, direttrice dell’asilo di contrada
Mirto, creato dall’U.C.D.G.
Nella cittadina jonica abitò presso la casa
della signora Maria Englen, con la quale
strinse amicizia. Grazie alle sue grandi doti
dialettiche e didattiche, alla sua esperienza
assistenziale, seppe in breve tempo accattivarsi numerose amicizie e simpatie e inserirsi facilmente nel tessuto sociale della
società sidernese dell’epoca. All’impegno e
all’attività profusa nel Centro Sociale di
Mirto e di Donisi, aggiunse l’impegno attivo in politica e nella cultura, collaborando
attivamente nella biblioteca comunale,
nella quale venne nominata membro della
neo costituita Commissione per la bibliote-
ca comunale di Siderno, che doveva assistere l’allora bibliotecario prof. Vito
Papaluca. Per Silvestra la cultura rappresentava uno dei mezzi più importanti a
disposizione dell’uomo per emanciparsi;
intendeva la cultura, il sorgere di bisogni
intellettuali, il crearsi di interessi più vasti e
complessi, la tendenza ad informarsi, l’acquisizione della volontà di scegliere e giudicare, l’abitudine alla lettura e la formazione del
gusto, la spinta e la possibilità di aggiornarsi
riguardo allo sviluppo del progresso umano.
Per quanto riguarda il suo impegno politico, nei primi giorni del mese di ottobre del
1958 chiese e ottenne l’iscrizione alla sezione sidernese del partito comunista - era già
stata iscritta nella sezione di Milano inviando una lettera in data 12 febbraio
1959 con la quale chiedeva la tessera.
Fu un’attenta osservatrice della realtà calabrese dell’epoca e delle condizioni di vita
della gente, come testimonia la Lettera
aperta dal Mirto pubblicata postuma nel
novembre del 1960 nelle rivista Brutium.
Il suo fisico non tenne la frenetica e incessante attività sociale svolta, tanto che si
ammalò e, nonostante le cure, non riuscì a
farcela. Si spense il 27 gennaio 1960,
lasciando, quale ultimo desiderio, quello di
venire seppellita a Siderno Marina nel
nuovo cimitero con la sua immagine
proiettata verso il mare Jonio, del quale si
era subito innamorata fin dal primo giorno
che era giunta in Calabria.
Mimmo Romeo
GERENZA
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Siderno
DOMENICA 26 APRILE
14
Quattro amiche armate di reflex, scarpette da ginnastica e
grandi aspettative visitano il Museo di Locri alla scoperta dei
resti della Magna Grecia. Ma lo scenario che si presenta
all'obiettivo delle loro fotocamere non è dei più suggestivi.
Il
Museo
di
Locri
abbandonato a un immeritato degrado
Eravamo quattro amiche al Museo. Quattro
amiche studentesse. Sì, studentesse in missione, che hanno scelto il Museo Nazionale
Archeologico di Locri, fra tutti gli altri presenti nella regione, per un progetto proposto
dall'Università. Saremmo dovute andare a
visitarlo, e poi studiare, quale sarebbe stato il
modo migliore per presentarlo a colleghi e
professori.
Così, stabilito un giorno, siamo partite da
Cosenza, per approdare nel primo pomeriggio a Locri.
Avevamo in mente tante idee: gli scavi
archeologici avrebbero sicuramente fatto
breccia nel cuore di coloro a cui avremmo
presentato il nostro progetto, e li avrebbe
appassionati il contatto diretto con i resti di
una civiltà da cui un po' tutti discendiamo.
Ci siamo armati di reflex e scarpette da ginnastica: sapevamo di dover camminare e di
doverci immergere nella natura.
In quella stessa natura che per secoli e secoli ha preservato e custodito i resti dei nostri
antenati, che testimoniano la grandezza
della Magna Grecia, una grandezza che solo
la Calabria ha saputo ospitare.
Situato sulla SS 106 e mancante di qualsiasi
ndicazione segnaletica, il Museo presenta un
cortile esterno costeggiato da una zona
verde che porta all'entrata.
Lungo questa via, abbiamo incrociato gli
sguardi non propri soddisfatti di alcuni turisti. Erano alti, biondi e di carnagione chiara,
forse tedeschi. Hanno scelto come meta privilegiata delle loro vacanze primaverili proprio la Calabria. Hanno rivolto il loro interesse verso il patrimonio culturale della
Locride. Ma ne sono rimasti palesemente
delusi.
“
“Mancava
qualsiasi
segnaletica che
indicasse la strada
che porta
al Museo"
All'entrata, una signora addetta alla vigilanza, ci ha accolte ma non ha potuto darci alcuna indicazione.
Il Museo si presentava ai nostri occhi, nella
sua desolazione e nel suo silenzio.
Eravamo solo noi quattro. Le sole e uniche
visitatrici. Abbiamo deciso di visitare per
primi i siti archeologici. La luce del sole
avrebbe conferito un'atmosfera più suggestiva. C'era tanto da vedere, ma qualcosa ha
fatto in modo che il nostro itinerario fosse
dimezzato.
"Vietato l'ingresso ai non addetti ai lavori "recita così un cartello affisso a un cancello
serrato. Qualche comunicazione, del tutto
ufficiosa, parla di "mancanza di personale".
Ma questo noi non lo possiamo sapere.
Forzatamente ci siamo dovute limitare ai siti
archeologici aperti, caratterizzati dall'altezza
dell'erba e da non buonissime condizioni di
conservazione.
Abbiamo notato un po' di degrado.
La natura ha preservato, l'uomo è afflitto da
troppa "non curanza".
Accanto ai siti, pannelli descrittivi troppo
lunghi, che nessun visitatore mai leggerà per
intero.
Dopo troppo poco tempo, dopo che qualche
filo di erba si è accidentalmente attaccato ai
nostri pantaloni, ci siamo avviate verso l'interno del museo.
Costellato da vari pannelli colorati, dedicati
ai fruitori privilegiati, cioè i ragazzi, il Museo
presenta teche vuote, altre impolverate.
Ci ha fatto molto piacere, però, notare, riposti in un apposito contenitore, alcuni tappetini -"pezzare" tradizionali, realizzate a mano su cui i ragazzi, accompagnati dagli insegnanti, si siedono a svolgere alcune attività
educative.
È vero, vi erano spazi di svago e, all'esterno,
una zona pic-nic... ma anche queste erano
sfortunatamente vuote.
Rassegnate e deluse rispetto alle nostre
aspettative, ci siamo incamminate verso la
macchina imboccando la strada adiacente al
museo.
Nonostante ci abbiano riferito che il teatro
fosse chiuso ai visitatori, non ci siamo rassegnate: speravamo di scorgere uno spiraglio
da quel cancello sbarrato, da dove osservare,
in tutta la loro maestosità e magnificenza, i
resti di quel luogo così antico.
Ma, anche questa volta, le nostre aspettative
sono state infrante.
Ce ne siamo tornate rassegnate. Ma non
troppo.
È stata una nostra impressione o il Museo è
sempre desolato come quel giorno?
Abbiamo chiesto ai passanti che si trovavano
quel pomeriggio sul lungomare di Locri.
Abbiamo chiesto ai bambini. Alcuni di loro,
gli adulti, avevano avuto la nostra stessa
impressione. Ma i bambini no: i loro occhi si
sono illuminati di fronte alla nostra domanda.
Ci hanno detto di essersi molto divertiti,
qualcuno ha anche fatto allusione a una
guida troppo noiosa.
Tutto questo ci ha rincuorate: “avremo qualcosa di bello da raccontare nel nostro progetto” - ci siamo dette.
A distanza di qualche giorno dalla nostra
visita, decidiamo di sentire il direttore del
Museo di Locri, Rossella Agostino.
Le riferiamo il nostro disagio e gli aspetti
negativi che abbiamo riscontrato.
In maniera abbastanza disponibile ci risponde. "I siti che non avete potuto visitare erano
in fase di ri-restauro"- afferma.
Le chiediamo ancora della condizione di
"abbandono" dei siti aperti. E lei fa riferimento al fatto che la ditta incaricata di tale
compito è in attesa che l'erba si secchi per falciarla e dare al sito un aspetto più ordinato.
"Mentre, per quanto riguarda l'assenza di
segnaletica?"- chiediamo.
"L'apposizione della segnaletica è di competenza del Comune o dell'Anas. Abbiamo più
volte fatto pressione, sebbene non rientri nei
nostri compiti"- afferma.
Ci ha, inoltre, riferito che le teche vuote fossero in fase di allestimento, grazie ad alcuni
fondi calabresi ed europei.
Lei, in qualità di direttore si è impegnata, ce
lo dimostrano le risposte che ci offre quando
le domandiamo perché non si accolgano
nelle aree del museo spettacoli teatrali.
"Purtroppo non tutti sono disposti a lavorare
gratis. Soprattutto mancano gli sponsor"- ci
confida con un velo di rammarico.
Insomma, non possiamo dire di essere soddisfatti della nostra visita. Avevamo aspettative molto alte.
Ma quei bambini, quei loro occhi, quella loro
curiosità, ci hanno trasmesso un messaggio
di speranza.
Il nostro augurio è che, come scriveva Plinio,
"[...]su Locri, non ci sia giorno in cui non
appaia l'arcobaleno".
Letizia Fulgenzi
Amalia Gaudio
Caterina Italiano
Sara Leone
“
Un cartello “Alt,
lavori in corso"
affisso a un
cancello serrato
ha dimezzato
il nostro itinerario.
ATTUALITÀ
“Ad esempio a
me piace il sud”
I CALABRESICHEVIVONOFUORINONSONOFIERIDELLELOROORIGINI. C'ÈCHIALLADOMANDA“DADOVEVIENI?”RISPONDE
SEMPLICEMENTEETITUBANTE:“MMM... SONODELSUD”, COMESEILSUDFOSSEUN'UNICADISPERATAREGIONE. E C'ÈCHI
DICHIARA:“HOORIGINICALABRESI, MAVIVOQUIDA 50 ANNI”, QUASIAVOLERSIGIUSTIFICAREPERQUALCOSA.
IL
termine “emigrante” non mi piace
usarlo, mi sembra alquanto obsoleto e triste e anche se vivo dove mi
porta il lavoro (perché ormai questo è quello che l'Italia di oggi ci
offre), a chi mi chiederà da dove
vengo, fino alla fine dei miei giorni,
risponderò fermamente “sono calabrese”. Poter
affermare questo è un lusso che pochi si concedono. I calabresi fuori dalla Calabria si identificano in
diverse categorie. C'è la categoria che alla domanda “Da dove vieni?” risponde semplicemente e
titubante: “Mmm... sono del sud”, come se il sud
fosse un'unica disperata regione. L'altra categoria di
calabresi invece risponde: “Ho origini calabresi, ma
vivo qui da 50 anni”, quasi a volersi giustificare per
qualcosa. Ma precisamente di cosa non si sa, sto
ancora indagando.
È vero la mia terra è una terra ferita, spesso dimenticata, a volte stuprata e abbandonata. È una terra
enigmatica che non tutti riescono a comprendere, è
una terra che vorrebbe urlare ma non ha voce per
farlo, ma soprattutto non ha abbastanza orecchie
che ascoltano, perciò urla senza voce e corre senza
gambe. Molti sono i calabresi affezionati ad essa,
ma pochi sono quelli capaci di amarla incondizionatamente, nonostante tutto e tutti, ancora pochi
sono quelli che si battono per essa.
A venticinque anni non mi vergogno di affermare
che, appena ho una tregua, torno nella mia
Calabria, torno dai miei affetti, dagli amici di una
vita, da quelle persone il cui viso ho visto per talmente tanto tempo che sembrano essere senza età,
sembrano essere nate con il mio piccolo paesello,
trasformandolo in un luogo mistico e senza tempo.
Avete presente il detto “Natale con i tuoi e Pasqua
con chi vuoi”? Ecco noi calabresi l'abbiamo modificato in “Natale con i tuoi e Pasqua pure”. Ogni
momento è quello buono per tornare a casa, non
c'è distanza che tenga o viaggio troppo lungo o
biglietto troppo costoso. In fondo la felicità non ha
prezzo. Giusto?
In pochi giorni riusciamo a riassaporare cose che
avevamo dimenticato da tempo. Trascorriamo giorni di vacanza talmente intensi che, anche in un piccolo paese come il mio, non si ha tempo di annoiarsi. Ci basta rivedere il nostro mare per sentirci onnipotenti e ancor prima di rimettere piede nella
nostra casa, ci sentiamo già a casa.
Parlo per esperienza personale e posso dire che in
pochi giorni, durante le vacanze pasquali, ho riscoperto luoghi di cui avevo dimenticato la bellezza o
la cui bellezza non riuscivo a vedere perché troppo
incupita dal fatto di abitare in un piccolo paesino
dell'Aspromonte senza vita e senza colori. Ma mi
sono resa conto che in quello stesso paesino abitato più o meno da 500 anime, c'è una piazza e quella piazza è il secondo posto, dopo la mia casa, dove
ho trascorso la maggior parte della mia vita. In
quello stesso paesino, che nelle sere d'inverno
appare silenzioso e cupo, vi è un'area pic-nic dove
ho trascorso con i miei amici le giornate più belle,
dove le querce sorgono fiere e imponenti in mezzo
alla strada, ignorando spavalde la durezza e la cattiveria dell'asfalto, dove l'Aspromonte si vede così
vicino e nitido che sembra di poterlo toccare con un
dito, dove in mezzo a tante mucche che pascolano
si riesce ad apprezzare la bellezza di un vitellino che
allatta e dove la natura si erge indisturbata in tutto
il suo splendore.
Sembra tutto un po' surreale, ma tutto questo esiste
e spesso ce l'abbiamo ad un palmo dal naso, ma
siamo totalmente incapaci di vederlo perché persi
nella nostra monotona quotidianità.
Di posti belli come la mia piccola Casignana ce ne
sono tanti, ma purtroppo sono poche le persone
che li apprezzano per quello che sono. Spesso chi va
via e poi torna per brevi periodi di tregua dal ritmo
frenetico del casa-lavoro lavoro-casa è capace di
osservare le cose diversamente, è capace di vedere
tutte quelle risorse naturali che la nostra terra ci
offre, ma che non riusciamo a valorizzare, è capace
di apprezzare la gente familiare che, non vedendoti da soli tre mesi, ti ferma per strada a salutarti
quasi fosse rientrato un membro della famiglia, ed
è capace di amare la propria terra smisuratamente.
Noi calabresi amiamo gli eccessi in tutti i campi: nei
sentimenti, nel cibo, nel divertimento. Siamo gente
di cuore. Ma non sarà che tutto questo amore a
volte ci annebbia il cervello portandoci anche a fare
del male alla nostra terra e guidandola verso il
fondo piuttosto che risollevarla?
A voi lettori lascio il compito di riflettere su questo
quesito.
Da una calabrese senza remore
Silvia Beatrice Sgambellone
Da noi vale il detto“Natale
con i tuoi e Pasqua pure”.
Ogni momento è quello
buono per tornare a casa,
non c'è distanza che tenga o
viaggio troppo lungo o
biglietto troppo costoso.
La Calabria è ricca
di posti surreali. Qui le
querce sorgono fiere e
imponenti in mezzo alla
strada, ignorando
spavalde la durezza e la
cattiveria dell'asfalto.
“
“
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DOMENICA 26 APRILE
17
Costa
Ionica,
un capitale lasciato a marcire
LA CALABRIAHA 780 KMDICOSTE. MAMENTREILVERSANTETIRRENICOÈRINOMATOESFRUTTATOA
DOVERE - BASTIPENSAREALLA COSTA VIOLA, A TROPEA, A SCILLAOANCHE CAPO VATICANO, CHEPER
LARIVISTAFRANCESE LES GRANDS VOYAGEURSÈLATERZASPIAGGIAPIÙBELLAD'ITALIAETRALECENTO
PIÙBELLEDELMONDO - PERILVERSANTEIONICOLASTRADAÈANCORALUNGA.
Q
uesto mare è pieno di voci, questo
cielo è pieno di visioni. Giovanni
Pascoli si esprime così e l'aforisma
appena citato non può che riportare,
alla mente di chi scrive, la mia
Calabria, alla quale sono legata da un
rapporto di amore e odio. La Calabria
col sole che batte sempre alle finestre e che per un
acquazzone va nel panico perché al brutto tempo
non è abituata e, quindi, non sa reagire. La Calabria
col suo mare meraviglioso, al quale gli abitanti sono
legati da miti (Omero narra con la leggenda di
Scilla e Cariddi, ninfe trasformate in mostri marini,
la nascita dello Stretto di Messina) e tradizioni, il
quale per secoli è stato fonte di nutrimento e di continue scoperte e sul quale ci hanno costruito un'intera civiltà. Dal versante tirrenico a quello ionico, si
contano 780 km di coste.
Il primo è suggestivo, rinomato e sfruttato a dovere, con la Costa Viola che si trova proprio dove
l'Appennino strapiomba nel Mar Tirreno, come
dicono le guide, e con zone come Tropea e Capo
Vaticano, zona del comune di Ricadi, la cui spiaggia è stata ribattezzata dalla rivista francese Les
Grands Voyageurs come la terza più bella d'Italia e
inserita nella lista delle cento spiagge più belle del
mondo. Per non parlare di Scilla, che non sfiorisce
mai, o di Chianalea, una delle località più particolari, con le sue case che si trovano sul mare è la meta
ideale per una cena caratteristica a base di pesce,
tra cui l'aristocratico del mare, meglio noto come
pescespada, di cui le nostre acque sono piene. Se
invece parliamo della costa ionica il discorso cambia. Benché Africo sia meravigliosa, con le sue
spiagge bianche, benché la Locride si stia affermando a poco a poco come meta turistica, benché
Soverato sia, con i suoi 4 km di spiaggia, il più grande centro balneare calabrese, facendo un raffronto
con la costa tirrenica, se, per quanto riguarda l'aspetto paesaggistico entrambi i versanti ne escono
vincitori, per quanto riguarda i mezzi, la strada è
ancora lunga.
Le guide turistiche parlano chiaro: ''Sebbene vi
siano zone magiche e meravigliose, sulla costa ionica si può riscontrare che non vi sia quasi nessuna
struttura turistica''. Ecco, è quel “quasi” che è
agghiacciante, perché non fa che rimarcare il fatto
che ci manchi sempre qualcosa per poter essere
completi. In effetti... mai frase fu più veritiera.
Prendiamo, ad esempio, la città di Reggio Calabria.
Avendo lavorato in un info point turistico conosco
bene il valore e il potenziale della mia città, ma devo
tenere presente che non tutti sono provvisti di questo sapere. Un ricordo che rimane indelebile nella
mia mente è stata l'accusa da parte di un signore, di
imbrogliare i turisti perché il poster che avevo alle
mie spalle non era altro che un fotomontaggio. Il
paesaggio raffigurato, lungi dall'essere il risultato di
qualsivoglia diavoleria informatica, rappresentava
uno scorcio dell'Etna innevato visto dal ceppo di
Atena, una statua che si trova nella zona bassa della
Via Marina, contornato dallo Stretto di Messina,
più bello che mai. Premesso che l'adorabile sconosciuto con cui ho disquisito per un bel po' non era
della zona, perché altrimenti avrebbe saputo che, se
abiti a Reggio, vedere l'Etna è possibile da quasi
ogni angolazione, è stata proprio la bellezza del
momento ritratto ad indurre in inganno il tizio, il
quale ha aggiunto che se certe visuali fossero vere,
non metteremmo un divieto di balneazione in
piena estate e ci muniremmo di strutture turistiche
adeguate.
Per quanto riguarda il primo punto, c'è da dire che
all'epoca non potevo mica ribattere che l'estate reggina si era appena conclusa in una lotta fra bagnanti e rifiuti presenti nel mare, dato che gli unici due
depuratori di cui siamo provvisti e che si trovano a
Gallico e a Ravagnese, non erano ne sono così
potenti da tenere pulito tutto il litorale. Lega
Ambiente, in un'indagine effettuata nel 2013, ha
appurato, infatti, che Reggio Calabria è collocata al
terzo posto per inefficienza nella depurazione, ossia
che la soglia batterica ha da un bel pezzo superato
il limite e non si può certo dire che sia un primato
di cui andare fieri.
Per quanto riguarda la mancanza di strutture adeguate, la perplessità di quel signore è la stessa del
giornalista sportivo Italo Cucci, il quale, giunto a
Reggio Calabria e stupitosi della bellezza del mare
cittadino, confrontandolo con quello marrone della
seppur famosissima riviera romagnola, constatò
che se solo noi possedessimo la loro mentalità
imprenditoriale potremmo ricavare un tesoro da
ciò che possediamo.
“Se solo” disse lui. “Purtroppo” dico io.
Lidia Caterina Brancia
Sulle guide turistiche
si legge: "Sebbene
vi siano zone magiche
e meravigliose,
sulla costa ionica si può
riscontrare che non vi sia quasi
nessuna struttura turistica''.
Un giorno un turista
guardando un poster che
rappresentava uno scorcio
dell'Etna innevato visto dal
ceppo di Atena, una statua
della Via Marina di Reggio, mi
chiese: "Ma è un
fotomontaggio?"
“
“
RIVIERA
CULTURA E SOCIETA’
FRONTIERE D’AVANGUARDIA E OCCUPAZIONE
In un'antica
bottega sette
donne sferruzzano,
annodano
e tessono
in allegria
A Caulonia Centro, quasi “sutta a lamia” c'è una
vetrina aperta.
La mercanzia esposta incuriosisce, opere d'artigianato, che per la loro bellezza e fattura, potrebbero
essere considerate dei veri e propri gioiellini, esposti in vetrina e all'interno, di quella che a prim'acchito potrebbe sembrare un'antica bottega.
In realtà sette donne si riuniscono, in quello che
anticamente è stato un negozio di generi alimentari, poi un bar, infine deposito abbandonato all'incuria del tempo, in un borgo ormai quasi spopolato.
Il gruppo è nato spontaneamente, le signore, coordinate da Giuliano Ienco, un ex studente
dell'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria,
che mai ha smesso di lasciarsi trascinare dal suo
amore per l'arte, in questo locale, dove tutto è rigorosamente fatto a mano, condividono i loro saperi,
contagiandosi con il loro ottimismo e voglia di fare.
Si raccontano e condividono estro e creatività.
Sferruzzano, annodano, tessono in allegria, realizzando vere e proprie opere d'arte, al macramè,
uncinetto, ferri, telaio, tombolo consolidando
quanto hanno appreso dalle loro nonne e sperimentando nuove tecniche.
L'artigianato è un patrimonio da difendere e tramandare ai giovani, sostiene una delle signore,
offrendomi un caffè, e Caulonia ha una forte tradizione per quanto riguarda la tessitura, la cultura
del baco da seta, la ginestra; riprendere il filo di
questi antichi mestieri potrebbe essere un canale
veicolante verso un'attività redditizia, in un periodo
in cui il lavoro bisogna inventarselo!
In questo caso, penso, la formazione di figure professionali per il rilancio degli antichi mestieri è fondamentale per favorire lo scambio generazionale
ed evitare la scomparsa delle maestre artigiane
capaci di tramandare l'arte, ma i giovani sono altrove, l'età media delle signore si aggira intono ai quarantacinque anni. Nonostante ciò apprendo di
poterle trovare su Facebook. “I sogni del ragno” è
la pagina gestita da un paio di loro, attraverso la
quale interagiscono con il mondo del Web.
Che dire? Un occhio al passato, ma con i piedi nel
presente, e lo sguardo proteso al futuro, tutto racchiuso in un bozzolo, un microcosmo dove le idee
s'intrecciano come trama e ordito di un'antica tela,
a due passi “da lamia” a Caulonia Centro.
Caterina Niutta
«Flair BarTender»
“
l’Alberghiero di Locri
in continua evoluzione
U
L’EVENTO
ORGANIZZATO
DAL MAITRE
COSIMO LIZZI
DÀ CONFERMA
CHE
L’ALBERGHIERO
DI LOCRI È
ATTENTO A
FORNIRE UNA
SPECIFICA
PREPARAZIONE
PROFESSIONALE
AI SUOI
STUDENTI
n incontro di grande professionalità che ha messo in
risalto la figura del Bartender
è
stato
organizzato
dall'Istituto Alberghiero di
Locri, senza dubbio una delle
più prestigiose istituzioni scolastiche del
nostro territorio. L'evento organizzato
dall'insostituibile Professore Cosimo Lizzi
coadiuvato dai professori Piero
Sgambelluri, Giuseppe Pantaleo e
Cosimo Pasqualino (nelle foto in basso)
ha visto la partecipazione di Carlo
Lucchesi, tre volte campione italiano di
“Flair Bar Tender” nonché vice campione
europeo. Tra gli interventi quello di Carlo
Laugeri che ha cercato di ripercorrere la
storia del Flair Bartending arrivato in
Italia agli inizi degli anni 90.
Ha parlato del bar tender, il barman specializzato nella mescita di alcolici. Un
bravo bartender realizza un buon drink
dosando con velocità e alla perfezione gli
ingredienti davanti al cliente, con il quale
deve interagire, senza mai essere però
invadente o indiscreto. Di fondamentale
importanza è il FLAIR, una vera e propria arte che letteralmente significa "fare
qualcosa di semplice in maniera particolare". Il Flair prevede evoluzioni e movimenti acrobatici in cui sono coinvolti tutti
gli strumenti del bar. Il bartender è, quindi, uno show man: con i suoi movimenti e
la sua tecnica di lavoro affascina il pubblico mentre prepara un cocktail o un long
drink. La professione del bartender non si
può improvvisare, oltre all'ingegno, al
buon gusto serve un'adeguata preparazione, come quella fornita dall'Istituto di
Enogastronomia e laboratori di servizi di
sala e vendita nel suo percorso quinquennale. Questa è la dimostrazione di come
l'Istituto Alberghiero di Locri oltre a for-
nire una preparazione teorica, dia grande
importanza all'approccio pratico e operativo, tenendo conto delle innovazioni tecnologiche, dei settori produttivi e dei servizi e mantenendo una relazione strettissima con il mondo del lavoro e con i settori
economici di rilevanza nazionale.
Perché solo se fortemente e concretamente finalizzato a fornire loro una specifica
preparazione professionale, i giovani troveranno le giuste motivazioni allo studio.
“Breve”epopea di gente di nessuno
Il 19 aprile è stato presentato a Bovalino presso il centro culturale Conca Glauca il libro del professore Franco Giordano
Lo stimatissimo docente di lettere classiche
al Liceo Classico Ivo Oliveti di Locri, Franco
Giordano, oggi in pensione, lo scorso 19
aprile ha presentato a Bovalino, presso il
centro culturale Conca Glauca, “Breve epopea di gente di nessuno”, un mix tra romanzo e fabula, in cui racconta la storia della sua
famiglia con l'arrivo del padre siciliano in
Calabria dopo la battaglia di Montecassino.
Siamo negli anni centrali del Novecento e la
bellissima storia di Luigi e Maria Catina è
affiancata da eventi di ricongiungimenti
famigliari, guerre e battaglie che hanno
coinvolto la famiglia Giordano, in particolare la partecipazione di Luigi alla strage di
Portella della Ginestra.
L'opera vuole essere un omaggio alla famiglia, a Luigi «padre esemplare» e Maria
Catina «tenera madre», che hanno colorato
la vita di Franco. Ma allo stesso tempo non
mancano riferimenti alla storia economica
di Bovalino: come il paese ha reagito al
boom economico degli anni 50 e 60 e come
le attività commerciali hanno portato prestigio al piccolo centro.
L'uso del linguaggio popolare alla Andrea
Camilleri, porta il lettore a vivere insieme ai
personaggi il periodo che ha caratterizzato
gli anni più difficili della storia italiana.
Questa «gente di nessuno» forte e dignitosa ha saputo sfuggire e rialzarsi dalla crisi
post bellica, mantenendo vivi i valori della
famiglia e del bene comune.
Pur essendo un desiderio intrinseco nel
cuore sin dall'adolescenza, l'autore ha trovato soltanto adesso il momento adatto per
scriverlo, un momento particolare e importante della sua vita quando il suo cuore per
un attimo ha vacillato. Forse, prima, tutto
ciò non sarebbe stato possibile anche per il
lavoro di docente attraverso il quale ha dato
a generazioni di studenti strumenti di cultura e amore.
Alla presentazione, il professore e critico
letterario Giuseppe Italiano ha analizzato
con profonda attenzione il testo facendo
riferimenti ai grandi autori italiani come
Manzoni, Dante e Calvino per le tecniche
narrative presenti nel libro. Inconfondibile il
tocco della penna di Giordano che, attraverso il contrasto di titoli in latino e formule
popolari all'interno del testo, riproduce la
sua passione per gli studi classici sempre
affiancata da commenti dialettali che trasmettono quel pathos necessario a mettere
a proprio agio i lettori con la cultura.
Il professore Giordano è stato ed è una delle
colonne portanti della nostra istruzione e
ancora una volta ha consegnato, nella semplicità e giocosità del linguaggio elementi di
storia e di letteratura.
Quest'opera infine è una dimostrazione di
amore e affetto verso la propria terra e verso
Bovalino definito da lui, per i corridoi della
scuola “caput mundi”, nonostante le numerose problematiche che hanno indebolito il
paese. «Ma subito dopo vennero la televisione a colori e “quella commerciale”, giunsero i sequestri di persona e pian piano il
nuovo mondo, fiorito dall'epopea della
gente di nessuno, divenne sempre più evanescente, fino a scomparire per sempre!»
M. Cristina Caminiti
RIVIERA
LA ROSA DEIVENTI
(mini rubrica
a cura
di Maria Verdiglione)
RICETTA ALLE “CANNONATE”
Questa volta, la curiosità mi ha spinto a entrare in
ricettari celebri.
Sappiamo benissimo che sin dal tempo dei tempi tutti
gli uomini hanno cercato di sfamarsi e lo hanno fatto
anche con fantasia. Plebei e sovrani. Ricette semplici e ricette complicate, pietanze "barbare" e pietanze elaborate; ci sono anche ricette “alle cannonate”.
Spulciamone qualcuna. Per esempio: il POLLO ALLA MARENGO! Perché si chiama così? Allora, siamo in piena battaglia napoleonica, nei pressi di
Alessandria. Le scorte francesi sono finite perché gli Austriaci se ne sono impadroniti. L'imperatore ha fame. Quasi quasi la battaglia occupa un secondo
piano. L'intendente alle cucine dovrà, dunque, arrangiarsi. Il povero cuoco ha un'idea: si precipita da alcuni contadini i quali gli danno un pollo. Subito viene
soffritto in padella con un poco d'olio d'oliva e del vino bianco miracolosamente rimasto. Il pranzo è pronto, ma non c'è tavolo imperiale su cui servirlo! Solo
un tamburo! Il povero pennuto è mangiato. Così. Davanti alle cannonate! Al prossimo numero ve ne farò sapere qualche altra!
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DOMENICA 26 APRILE
19
“Me lo prendo io, il libro” Bivongi
Un paese tra
La nuova iniziativa dell'ALB gradinate
e tetti
in cotto rosso
L'Associazione Amici del Libro e della
Biblioteca lancia sul tappeto una nuova
attività culturale dedicata in particolare
ai giovani e a chi sente di avere poco
tempo da impegnare per la scelta di un
libro.
Si tratta di un'operazione culturale già
funzionante in numerosissime città italiane e stranire, cioè quella di “liberare i
libri”.
Funziona così: si mettono a disposizione
dei libri, nuovi o usati, presso un punto di
scambio, che può essere pubblico o privato, sorvegliato o meno. Si prende un
libro e se ne dà un altro. Così, semplicemente. Senza compilare moduli o l'obbligo della restituzione (purché si lasci un
libro in cambio).
In questo modo anche l'utente un po' distratto può usufruire di una scelta di libri
già selezionati a monte, e se poi la lettura
lo conquisterà, non è obbligato a restituire il libro: l'importante è che ne lasci
un altro.
L'iniziativa si ricollega allo scambio “Te
lo do io il libro”, che si tiene ogni seconda domenica del mese.
Il punto designato è lo storico negozio
“Domus Musicae” di Tonino
D'Agostino, centralissimo sul corso di
Siderno. Tonino è non solo un appassionato di musica e film, ma anche un let-
tore forte. Ha volentieri gradito di
prestarsi come “bibliotecario” per questa curiosa idea. Da sempre sul suo banco,
oltre a cassette, CD, dischi in vinile e
montagne di riviste, una pila di libri
ormai logori per l'uso e le ripetute letture. Amante dell'orientalistica, della
Frontiera, della filosofia indiana e della
poesia, Tonino ha contagiato sua figlia
con la passione per la lettura, portandola
a letture anche impegnative per la sua
giovane età.
L'invito che l'ALB rivolge è quello di
recarsi alla “Domus” non solo per
acquistare un disco o un DVD, ma anche
per dare un'occhiata ai libri, lasciarne
magari qualcuno che è piaciuto in modo
particolare e che si vuole condividere con
altri, e per chi vuole, scrivere un consiglio
o un commento all'ALB.
Il progetto ci appare lodevole e moderno, e speriamo che altri commercianti di
Siderno e dintorni possano unirsi. Ad
esempio sarebbe bello per un vivaio
avere una piccola collezione di libri sui
giardini, o per un atelier di moda,
qualche volume sulla storia dell'abito.
Magari non per uno scambio ma per una
consultazione.
Da una piccola scintilla un fiamma di rinnovamento? Speriamo.
Lidia Zitara
SIDERNO, GINKANA IN VESPA AL CENTRO POLINFUNZIONALE
Evento Sportivo Inserito Nel Calendario Nazionale
Dopo anni di sogni e di attesa, a Siderno si correrà la
Ginkana in Vespa. La gara, valida per il campionato
Calabrese 2015, si disputera il 26 aprile presso il Centro
Polifunzionale. Una giornata intera dedicata alla mitica Vespa ed ai suoi tanti appassionati. Evento sportivo
inserito nel calendario nazionale, sarà quindi una competizione ufficiale e una gara di tutto rispetto. È stata
organizzata dal Vespa Club Siderno con la collaborazione della Pro Loco cittadina. La gara sarà divisa
per categorie: “Large” per i concorrenti alla guida del
Vespone; “Small”per i piloti di Vespa 50; “Squadra”,
che vedrà disputare una competizione con i due
vespisti più abili di ogni team. Non vincerà il più veloce
ma il più bravo. La Ginkana, come molti sanno già,
non è una gara di velocità ma una prova di destrezza,
un percorso ad ostacoli: ciò che conta per fare la prova
perfetta è l'abilità, evitare tutti i birilli, cioè i coni
posizionati sulla pista. Ad ogni cono sfiorato si và
“
incontro ad una penalità. Schivare gli ostacoli alla
guida di una Vespa può sembrare un gioco da ragazzi
ma chi ha già partecipato a queste gare ci assicura che
è una missione abbastanza difficile. Un arbitro
esperto dirigerà la gara calcolando tempi e
penalità. Il Vespa Club Siderno ha lavorato
tanto per offrire agli oppassionati della mitica piccola “due ruote” una gionata indimenticabile. Questa iniziativa è stata fortemente voluta per dare risalto all'attività e al
lavoro del Club stesso. Ci si attende una
grossa partecipazione perchè è ben noto
quante siano le persone appassionate di
questa fantastica motoretta che è sempre
stata uno dei simboli dell'Italia. Molti sono
infatti sia a Siderno che nei paesi vicini coloro che
possiedono una Vespa, trattandosi di un evento sportivo nazionale, si spera che possa attirare qualcuno
anche da più lontano. Il Vespa Club Siderno è nato nel
2012 e conta oggi circa 30 soci tesserati. Un circolo formato da persone che sono ormai un vero gruppo di
amici, che oltre a partecipare ad eventi sportivi organizzano spesso delle divertenti scampagnate,
ovviamente a bordo delle loro Vespe, portandosi dietro anche mogli e figli. Organizzare
la Ginkana è stato il sogno del Vespa Club
Siderno
fin
dalla
nascita.
L'appuntamento è alle 8.00 di diomenica
26 aprile 2015, presso il piazzale del
Centro Polifunzionale ”Koala” di
Siderno. La giornata provede anche
colazione e pranzo in compagnia e sarà
resa più piacevole della musica del dj. Gli
aspettatori, comprando un biglietto, potranno partecipare alla riffa per vincere una tuta sportiva.
Al termine della gionata saranno consegnati i premi e
targhe ricordo.
Christian Morello & Silvia Contartese
Un villaggio autosufficiente:
ambizioso progetto di permacultura
TERESA BARRECA
DOPO ANNI DI
INSEGNAMENTO
ALL'ESTERO TORNA IN
CALABRIA CON IN
MENTE UN PIANO:
CREARE UN
VILLAGGIO CON UNA
DOZZINA DI CASE
SINGOLE, IN CUI
L'ENERGIA POSSA
ESSERE RECUPERATA
DA PANNELLI
FOTOVOLTAICI O PALE
EOLICHE, E IN CUI IL
TERRENO SI PRESTI A
UN MORBIDO
SFRUTTAMENTO
AGRICOLO.
Con i cambiamenti climatici ed economici a livello planetario, in
questi anni si è moltiplicato l'interesse per forme di coltivazione e
stili di vita poco invasivi, a basso impatto, tesi all'autosufficienza e
totalmente sostenibili. Dal ritorno all'uso di materiali meno inquinanti, come le sporte di carta o le bottiglie di vetro, alle case ipogee
(quasi totalmente interrate, come quelle degli Hobbit), alla produzione di energia attraverso il sole, il vento, le correnti marine.
La tecnologia soggiacente a questo stile di vita è tutt'altro che “antica”, anzi, è molto più avanzata di quella delle comuni abitazioni.
L'isolamento, l'illuminazione, il riscaldamento, la ventilazione,
richiedono materiali innovativi, ma oltre a ciò anche le tecniche di
progettazione, costruzione e di assemblamento devono essere sofisticate.
È ancora un'idea, ma un piccolo gruppo di sperimentalisti si è riunito per lanciare la proposta di un villaggio autosufficiente, con una
conduzione agricola e una gestione delle risorse ispirata alla permacultura.
Si tratta di scegliere un terreno con le caratteristiche morfologiche e
pedologiche adatte ad accogliere un villaggio di una dozzina di case
singole, in cui l'energia possa essere recuperata da pannelli fotovoltaici o pale eoliche, e che si presti a un morbido sfruttamento agricolo.
La permacultura è una materia assai complessa da padroneggiare,
in cui si fondono numerose discipline, dall'agricoltura all'urbanistica,
all'economia, alle scienze sociali. Si tratta, in breve, di sfruttare un
terreno secondo le sue potenzialità senza impoverirlo, in modo che
lo “sfruttamento” possa essere permanente (da cui il nome). Non
necessariamente si parla di tecniche agricole, ma anche di impiego
edilizio o urbanistico, viario, ecc.
Ad animare il gruppo di amici che già si riunisce periodicamente per
seminari e per attività puramente operative (ad esempio messa a
dimora e coltivazione di piante da orto), è la professoressa Teresa
Barreca, insegnate di francese che ritorna in Calabria dopo molti
anni di insegnamento all'estero.
“Sono tornata a casa con gli occhi abituati ad altri paesaggi, mi sono
guardata intorno e tutto mi sembrava nuovo e pulito, come se il
mondo fosse stato appena creato. Ho pensato che si potesse realiz-
zare un sogno a lungo tenuto chiuso in un cassetto: un villaggio autosufficiente”.
La professoressa Barreca sa che non è un progetto né semplice da
veicolare né da realizzare. “Occorre trovare il terreno, le persone
che desiderino vivere in un ambiente tranquillo, ma non isolato, e
soprattutto, il danaro sufficiente alla costruzione delle case”.
“Non si tratta di nostalgie del passato, ma di una proiezione verso il
futuro” spiega Barreca. “La tecnologia deve essere una componente fondamentale della vita umana, ma non deve dominarla o essere
invadente. Il progetto è rivolto a chi desidera avere un contatto intimo con la natura, non fasullo o radical-chic. La cosa importante è
che ognuno potrà seguire le sue inclinazioni, non ci sono obblighi alimentari o altro. Ognuno deve essere libero di vivere come vuole, la
base comune è la gioia di vivere a contatto con la natura e di accompagnarla, non sfruttarla dissennatamente”.
La parte più difficile è ora trovare un terreno e i fondi: “Cerchiamo
terreni adatti, a prezzi non proibitivi. E ovviamente persone disposte a investire anche un capitale minimo, e a lavorare”.
Un progetto senza dubbio audace e innovativo, che speriamo vedrà
la realizzazione in tempi brevi.
Lidia Zitara
KATIA CANDIDO
L
a Locride è un territorio ricco di
risorse culturali e monumenti
storici. All'interno di quest'area
troviamo dislocati ben 42 comuni suddivisi tra montano, collinare e marino, in una realtà
che parte dalla costa jonica per
immergersi in suggestivi ambiti
interni ove risiedono numerose specie floreali come: querce, castagni e abetaie; anche
faunistiche tra cui: cinghiali, lepri, lupi e
falchi. L'importanza delle caratteristiche
paesaggistiche e ambientali del nostro territorio è rimarcata dalla presenza del Parco
Nazionale dell'Aspromonte e di ben 11 siti
d'interesse comunitario. La costa vanta
alcune “Bandiera Blu” e un tratto di spiaggia
è annoverato da Legambiente tra le “11 spiagge più belle d'Italia”. Il patrimonio storicoculturale è certamente una delle ricchezze
più importanti di questa zona calabrese, in
quanto ha vissuto un addensamento continuo di culture e civiltà, di cui restano segni significativi, in particolare di epoca magnogreca
e greco-romana, come dimostrato dai periodi di forte ascendenza Normanna e anche dai
siti archeologici. L'influenza dei monaci
bizantini segnala, inoltre, l'affermarsi nella
cultura locale, di una forte dedizione alla
religione che ha dato spazio alle innumerevoli Chiese e luoghi di culto. Il primo
centro, sul quale poniamo la nostra attenzione questa settimana è Bivongi, un paese di
origini magnogreche situato ai piedi del
monte Consolino. Esso si presenta disposto a
gradinate, intrecciato di viuzze e con i tetti
delle abitazioni in cotto rosso ed è ricordato
per il suo vino rosso, Bivongi DOC. Gran
parte della storia di Bivongi è legata a quella
dei suoi monasteri, di cui S. Giovanni
Therestis, così chiamato proprio per la sua
presenza, è certamente il più famoso. Un
umile monastero basiliano il quale, verso il
Mille, fu nobilitato da questo giovane mietitore e, poco appresso, per la sontuosa riedificazione fattane da uno dei due Ruggeri.
Anzi, a tutto assurse la sua fama da essere
proclamato caput monasterium ordinis S.
Basilici in Calabria. La chiesa era lunga ben
29 metri nella massima estensione delle braccia, larga 11,20 metri. Il monastero era anche
un centro notevole di cultura, perché in possesso di una vasta raccolta di codici antichi, e
forse anche di incunaboli. I codici venivano
trascritti sul posto, a mano, da monaci quivi
addestrati allo scopo. L'illustre archeologo
Paolo Orsi, roveretano, pochi anni prima
della sua morte, in una lettera a un amico,
scrisse: “Ho mandato un tecnico a fare la
perizia per la bellissima e perduta chiesa normanna di S. Giovanni Vecchio che bisognava
salvare a ogni costo ma bande di malfattori,
che infestavano le montagne, spogliarono i
monaci perfino delle camicie, lasciandoli
completamente ignudi!”. Col consenso del
papa Alessandro VII, nel 1660, i monaci passarono a Stilo, in un monastero nuovo e sontuoso, dove portarono il corpo del loro protettore e la biblioteca, un tempo assai ricca.
Ma i codici migliori erano già esulati a
Roma, e sono appunto di S. Giovanni i
pregevoli Codici basiliani, ora nella
Barberiniana e alla Vaticana, nonché a
Grottaferrata. È dunque dal 1660 che il convento abbandonato vien detto "S. Giovanni il
Vecchio".
CULTURA
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L’esperto Rosa Maria Strangi
DOMENICA 29 MARZO
21
Dermapen e addio rughe!
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Cancella, attenua e contrasta i segni del tempo. Il Dermapen è
la risposta pratica alle crescenti esigenze di rapidità di intervento per ringiovanire la pelle. Bastano poche sedute, non ha effetti collaterali e ha un ridotto impatto di trattamento. Ma di cosa
si tratta davvero? «È una tecnica che va oltre il già conosciuto
Needling. Il principio di azione è lo stesso: si va a stimolare la
cute con una serie di piccolissime iniezioni, microperforazioni
verticali. Rispetto al Needling però, il Dermapen è più versatile
e permette di arrivare ad una profondità maggiore, stimolando
una rigenerazione profonda dei tessuti, con risultati significativi
anche in casi rughe accentuate e smagliature. Inoltre, permette
di intervenire in zone difficili da raggiungere anche con il laser,
come per esempio l'area del collo, ma anche di operare in zone
delicate come il contorno occhi, le labbra e il naso». Stimola la
produzione di nuovo collagene dermico e di elastina, e, di con-
seguenza aumenta lo spessore della cute, riempiendo rughe,
cicatrici atrofiche o piccole imperfezioni, sfruttando la naturale
capacità di auto-guarigione dell'organismo. L'effetto finale è
quello di rivitalizzazione/ringiovanimento della pelle, senza
rimozione dello strato superficiale dell'epidermide e quindi
senza rischi di esiti cicatriziali residui. Esiste anche un certo
timore nei confronti dei macchinari utilizzati: per esempio,
molte pazienti solo all'idea di doversi sottoporre ad una iniezione - come nel caso dell'uso di filler - restano titubanti e optano
per soluzioni meno dirette e ritenute meno invasive. La nuova
tecnica invece si affida a una sorta di "penna" che ha sulla punta
una serie di sottilissimi aghi. Il trattamento può prevedere anche
l'impiego di alcune creme nella fase di preparazione per stimolare la pelle e nel post per attenuare il minimo rossore provocato dal passaggio dei microaghi.
L’intervento
Un chilo in meno
un anno in più
del dott. Calafiore
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della Gastroenterologo
Visite preliminari di accoglienza e di valutazione
con approccio multidisciplinare gratuite.
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L'obesità è diventata nel III millennio uno dei
principali problemi di salute pubblica. Sia per
le notevole modificazioni delle abitudini di
vita, avvenute nell'era moderna, sia per un diffuso benessere favorente una sempre maggiore assunzione di cibo non sempre “sano”!
Sta diventando quindi a tutti gli effetti un'emergenza non solo sanitaria ma anche sociale dei nostri tempi: coinvolge con il termine
“globesity” il mondo intero a qualsiasi età, a
qualsiasi ceto e con qualsiasi “colore della
pelle”. Al giorno d'oggi, nonostante l'apparente e progressiva attenzione allo sport e alla
sport terapia, al benessere e all'”apparire”, il
panorama dominante è purtroppo quello di
un'obesità infantile in crescita a ritmi esponenziali, di un sovrappeso generalizzato e di
un'obesità dell'adulto che coinvolge milioni di
italiani con indici di massa corporea (BMI)
che raggiungono parametri di obesità grave
(BMI: 40).
Nel progetto “Obesity Prevention Program”
(OPP) organizzato presso lo studio RayMat,
sito in Marina di Gioiosa Ionica, il 19 Marzo
2015, sono stati valutati e inseriti i pazienti
(adulti e bambini) con parametri quali-quantitativi corrispondenti a sovrappeso e obesità
(rapporto cfr vita/cfr fianchi e BMI), previa
verifica della carica motivazionale ad aderire
ed entrare nel programma.
I chili in eccesso compromettono notevolmente la salute riducendo l'aspettativa di vita
mediamente di circa 20 anni (un chilo in
meno un anno in più), peggiorandone notevolmente la qualità, predisponendo e favorendo l'insorgenza di gravi patologie quali il
diabete, l'ipertensione, le malattie cardiovascolari e, alla luce delle ultime rivelazioni
scientifiche, il cancro, in particolare del colonretto, mammella, colecisti… Tra le ultime
novità della scienza è sempre più evidente la
correlazione non solo tra cibi “spazzatura” e
obesità, ma anche tra dismicrobismi intestinali (alterazioni della flora batterica) e sindrome
metabolica, sovrappeso e obesità: rientrerà
quindi nei nostri compiti, non solo correggere
le abitudini alimentari reindirizzandole verso
un corretto stile dietetico, ma anche intervenire in una totale rigenerazione della flora
batterica intestinale e del nuovo super organismo del corpo umano che è il microbiota.
Lo sviluppo di questa pandemia comporta un
evidente aggravio per le risorse già scarse del
S.S.N.: si impone quindi un cambiamento
radicale dall'età scolastica in poi (fino alla IIIIV età) nel quale impostare, nel bambino, e
correggere, nell'adulto, lo stile dietetico e lo
stile di vita.
L'OPP crede in un “mega sogno” gratuito di
educazione, sensibilizzazione e prevenzione
sull'obesità a tutti i livelli. Visite preliminari di
accoglienza e di valutazione con approccio
multidisciplinare gratuite.
La frattura di
femore nell’anziano
“
IL DOTT. VINCENZO CALAFIORE
RICEVE PREVIO
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(IN REGIME
DI CONVENZIONE COL SSN).
Nell'anziano la frattura del femore si
localizza tipicamente all'estremità
superiore (testa o collo del femore).
I fattori di rischio sono le cadute e l'osteoporosi. L'arto si presenta di solito in extrarotazione, accorciato e
dolente alla mobilizzazione. L’RX
dell'anca conferma la diagnosi. Il
trattamento è chirurgico. Nelle fratture laterali, delle quali la più frequente è la pertrocanterica, si esegue
il bloccaggio dei frammenti con
mezzi metallici. Nelle fratture
mediali, tra cui la più frequente è la
sottocapitata, si sostituisce la parte
di femore fratturata, collo e testa,
con una protesi metallica (endoprotesi parziale). Raramente nell’ anziano viene sostituito anche il cotile acetabolare. A causa della frattura e dell’
intervento si hanno perdite ematiche
per cui spesso si ricorre ad emotrasfusioni. Altre complicanze sono la
trombosi venosa e l'infezione. Dopo
l'intervento si deve mobilizzare il
paziente per prevenire le complicanze da allettamento (decubiti, infezioni urinarie e respiratorie). La riabilitazione inizia già dal giorno dopo l'intervento con la mobilizzazione dell'arto operato. La deambulazione
può essere ripresa con un carico parziale già dopo qualche giorno nei
pazienti operati con la protesizzazione, mentre si ritarda nelle osteosintesi. È bene rivolgersi a centri qualificati come l’Istituto Ortopedico del
Mezzogiorno d’Italia di Reggio Cal,
dove si eseguono oltre 800 impianti
protesici l’anno nel rispetto della sterilità assoluta dei materiali e delle
sale operatorie.
RIVIERA
Ricordo di Pepè Ierinò
Capitano, mio Capitano. Sempre con Gioiosa nel cuore la
tua saggezza bonaria sul volto e l’umanità forte di un sorriso eterno. Capitano mio capitano, nocchiero di famiglia
e padre, nonno, fratello e zio, da tutti amato e rispettato.
Lavoro, San Rocco, famiglia, onestà e coraggio; la moglie
Esterina, quattro figli adoranti e una pattuglia di nipoti,
tanti amici e un intero paese piangente. E il calcio, la sua
grande passione: uomo-bandiera della squadra del
Gioiosa, roccioso difensore di grinta e di lotta, il cuore
oltre l’ostacolo e l’appartenenza ai colori tanto alta da
diventare credo, l’indomito coraggio del libero vecchio
stampo che difende l’area di rigore come difendesse la
sua casa; un capitano vero, da seguire e da imitare. E poi
la generosità, nel campo e nella vita, che lo ha fatto voler
bene da tutti e lo farà ricordare come esempio da seguire. Una serietà scolpita nella roccia, attraverso momenti
difficili e momenti belli, accettando con la serenità dei
forti ogni intemperie compresa l’ultima e grave malattia
che se l’è portato via, senza mai sentirne un lamento o
una protesta. Con la rassegnazione sana degli onesti.
Animato dalla fede profonda dei buoni, Pepè Ierinò si è
spento lasciando un vuoto incolmabile tra i suoi cari e in
un paese intero che lo piange. Gioiosa Jonica è più povera, oggi, ed il cielo è più ricco. Capitano, mio Capitano.
Antonio Calabrò
Roccella prima di tutto
Il sindaco di Roccella Jonica
Giuseppe Certomà viene qui ritratto
in compagnia dell’avvocato/assessore
Bruna Falcone. L’impegno per la città è
lavoro a tempo pieno, anche nei
momenti di apparente pausa.
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Domenico Panetta, al netta
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vanno i nostri migliori
recente compleanno, auguri per il
entrare alla Candi Gestrsi prepara a
sione dell’ultima, parte o in occatappa del tour d’ascolto cipata,
di
Pietro Fuda.
Pretese demaniali
Michele Vumbaca e Peppe Caruso
si affacciano a osservare la bellezza
di Siderno e, fiducioso del successo
elettorale, l’uno dice all’altro:
«Figlio mio, ci pensi? Un giorno,
tutto questo, sarà tuo!»
Strangio e il Commissario
Il presidente del Comitato dei
Sindaci Giuseppe Strangio in compagnia del Commissario Straordinario di
Platì Luca Rotondi, al quale vanno i
nostri auguri per essere stato
nominato commissario a
Bagnara.
Sgute da Guinness
Era ancora sindaco
Domenico Panetta quando è stata
scattata questa fotografia nel centro
di Siderno. Persone da ogni dove
vollero assaggiare la sguta record che
venne preparata in occasione di
pasquetta.
La buona cattiveria del Lupo
Il Lupo Cattivo che, nonostante il
nome, continua a deliziarci con la
bontà dei suoi piatti in compagnia di
Mimmo Puglisi e di un altro collega
della ristorazione: Francesco Trichilo,
del Ricriju.
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L’antica arte della
Mungitura
Melito di Porto Salvo (Reggio
Calabria), 1974. Allevatore che conduce un piccolo gregge per le strade
della cittadina e vende il latte con mungitura sul posto delle capre "lattare".
Foto di Santino Amedeo
SETTIMANALE
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DOMENICA 26 APRILE
23
Eccellenze rimpiante
Pietro e i suoi babà
Il compianto Pietro, del bar
Tentatzioni in una manifestazione
pasquale di qualche anno fa, in cui portava i suoi meravigliosi babà a una clientela più che mai ansiosa di assaggiarli.
Ci mancherai, Pietro!
Incontriamoci
a metà strada
Siderno libera si incontra per la
strada. Da sinistra possiamo
vedere i suo più illustri esponenti
Michele Caccamo, Antonio
Florenzano, Alessandro Siciliano
e l’uomo che si nasconde,
Damocle Argirò!
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Il chinotto Locretta era una delle nostre eccellenze oggi purtroppo scomparse. Ideato e prodotto a Locri era amato da tutti. Una sorsata di Locretta
e un panino provola e prosciutto sì che facevano estate!
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