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il graal - Cavalieri templari.it

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il graal - Cavalieri templari.it
IL GRAAL E LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE Per una migliore comprensione di questo argomento, così universalmente conosciuto, ma anche così confuso, sono necessarie alcune premesse. Il medioevo, almeno nella sua seconda fase, è un mondo pieno di fantasia e di fermenti culturali, filosofici e religiosi, pervaso da un profondo senso del mistero. L’Europa medievale è la prima grande realtà multietnica della storia e quindi anche il più vasto contenitore culturale mai esistito. Gli scrittori Un monaco inglese, Goffredo di Mammouth con il suo Historiae Regum Britanniae è in qualche modo il precursore del ciclo romanzesco arturiano che va a collegarsi al precedente ciclo carolingio o Chanson de Geste dove già i tratti fondamentali di un’immagine cavalleresca, non ancora di natura completamente cristiana, erano stati delineati ed esaltati nei cavalieri di Carlo Magno Con lui viene alla ribalta la figura di Artù concepito come idealizzato, ma reale eroe, artefice della riscossa dei bretoni dal giogo romano e per la prima volta spunta anche Merlino. Su questo tema saranno scritte altre opere che sempre di più faranno di questi personaggi, se mai sono esistiti, un mito romantico e suggestivo. E’ però con Cretienne de Troyes, a sua volta chierico, che con una serie di messaggi alchemici ed esoterici verranno delineati i tratti di un cavaliere del tutto idealizzato e del tutto cristiano, proteso nella ricerca di una perfezione morale che si esprime simbolicamente nella cerca del Graal, la mitica e immortale invenzione di Cretienne. Il ruolo del Graal Nel Graal si realizza quella saldatura culturale che fonde simbolicamente tutte le varie istanze di cui abbiamo parlato. Proprio il suo ruolo di sintesi ideologica ha conferito a questo simbolo un’affascinante e misterioso significato che continua a permanere intatto nei secoli. Un altro grande autore medievale, Wolfram Won Eschembach, arricchirà questi stessi temi di implicazioni più orientaleggianti e così profondamente esoteriche da rasentare l’eresia con i suoi riferimenti a un sincretismo religioso che coniugasse il cristianesimo con l’Islamismo e l’ebraismo. Il completamento di questo ciclo può essere intravisto in Raimondo Lullo, un cavaliere che divenne monaco, le cui opere ebbero una risonanza e una diffusione enormi. Egli arriverà a codificare la condizione cavalleresca cristiana nel suo famoso : “Libro dell’Ordine della Cavalleria”. Dove nasce il ciclo arturiano francese Sono due le corti dove questo fenomeno fiorisce, quella di Eleonora d’Aquitania (le corti d’amore) e quella di Troyes con Maria di Champagne, figlia di Eleonora. Qui, nel contesto del “fine amor” o “amor cortese,” le gesta e gli ideali dei cavalieri trovano la loro codificazione romantica e la loro apoteosi letteraria e qui si fondono la mitologia eroica di stampo nordico e celtico del ciclo Carolingio con il movimento trobatorico di natura lirica della Francia del Sud, più marcatamente dedicato all’amor cortese e alle aspirazioni mistiche del cavaliere. Cretienne de Troyes, considerato il più grande poeta medievale prima di Dante, scrive a Troyes un intero ciclo di romanzi, ma quello che per noi riveste maggiore importanza è indubbiamente il “Perceval”, rimasto incompiuto. Perceval -­ romanzo d’iniziazione Si tratta di un romanzo pedagogico e didattico che rileva la genesi di un cavaliere e della sua formazione sotto i tre aspetti principali: la Cavalleria, l’Amore e la Religione, ma soprattutto indica come questi tre elementi siano tra loro del tutto complementari perché la Cavalleria è un ordine iniziatico ed esoterico . E dove, per la prima volta, si parla del Graal. Il Graal simbolo della cavalleria Quello che è definito Il mistero della cavalleria è tale non perché segreto ma proprio perché esoterico e quindi percettibile soltanto da chi ne avverte il significato dentro di sé e pertanto da ciascuno inteso, e vissuto in modo diverso. Il Graal finisce per incarnare questo segreto e diventa quindi il simbolo aulico della cavalleria e l’espressione di tutti suoi valori morali. La trama La madre di Perceval (Il puro folle)che ha perso il marito e due figli a causa della cavalleria lo alleva nella totale ignoranza del mondo, e soprattutto della cavalleria, nel folto di una foresta (la guasta foresta). Uscito a caccia, il giovane incontra un gruppo di cavalieri e rimane folgorato dalla loro bellezza e dallo scintillio delle armi. Fa la figura dello sciocco per la sua ignoranza e per la prima volta sente parlare di Artù, il re che fa i cavalieri. Tornato a casa, egli racconta tutto alla madre e le dice che intende partire per diventare anch’egli un cavaliere. A nulla valgono i tentativi della madre di dissuaderlo perché egli monta sul suo ronzino per iniziare la sua avventura. Il Castello di Artù Dopo qualche peripezia egli giunge al castello di Artù dal quale vede uscire un cavaliere magnificamente armato, tutto vestito di rosso e pensa di chiedere a Re Artù di dargli proprio quelle armi, poi ignaro delle buone maniere entra a cavallo nella sala della tavola rotonda che era “larga quanto lunga” chiaro riferimento al Tempio di Salomone che ritroveremo anche più avanti. Il Cavaliere vermiglio Perceval chiede ad Artù di farlo cavaliere, ma questi, lo invita a battersi col cavaliere vermiglio che lo ha offeso per prendergli le armi. Perceval si batte con questo cavaliere e lo uccide, ma in maniera sleale, lanciandogli un giavellotto, un’arma che non è dei cavalieri. Poi non è nemmeno capace di togliergli l’armatura fino a quando non lo aiuta un uomo venuto dal castello. Perceval diventa cavaliere Perceval prende il cavallo del vinto e giunge a un bellissimo castello, dove un nobile cavaliere lo istruisce nell’uso delle armi e nel codice d’onore della cavalleria. ” il valent’uomo non dà mai cattivi consigli”. “Si può sempre imparare ciò che si vuole purché si dia ascolto e ci si affatichi, ogni mestiere esige coraggio, pena ed esperienza... se avrete cuore conoscerete ciò che bisogna sapere e mai ne avrete pena”-­‐“ Se batterete un cavaliere e questi chiederà grazia, dovrete avere misericordia e accordargliela “non parlate troppo perché il saggio dice che questo è peccato e vi tornerà a danno ecc… ” Il romanzo è pieno di indicazioni morali di questa natura. Il cavaliere lo fa mangiare nella sua stessa scodella (come la regola templare) gli toglie i rozzi abiti, gli dà vesti consone a un cavaliere, gli calza gli speroni e gli cinge la spada conferendogli così la dignità cavalleresca, cioè “l’Ordine più alto che Dio abbia creato e che non ammette bassezze”. D’ora in poi Perceval dovrà battersi per raddrizzare i torti, aiutare chiunque sia in pericolo, le vedove, le deboli, le donne e le orfane e pregare spesso perché Dio lo aiuti a comportasi da cristiano. Perceval e l’amore Perceval riprende il cammino per tornare dalla madre e si imbatte in un castello chiamato Baurepaire. Biancofiore, la bella castellana, dopo cena va a trovarlo nella sua camera vestita succintamente e piangendo gli spiega che sono, ridotti alla fame, perché assediati da un da un re che vuole per forza sposarla, ma ella si ucciderà prima di cedergli. Perceval allora la consola e promette di “Riportare la pace nella sua terra”, (uno dei grandi compiti del cavaliere medievale) quindi la abbraccia e passano la notte insieme. Adesso Perceval conosce anche l’amore, il fine amor, quello che collega l’amore cristiano all’amore terreno, un amore che deve essere lontano e ideale, ma anche effettivo e umano. Tutti gli eroi cavallereschi esaltano un amore idealizzato, ma sono tutti amanti che tradiscono la fiducia dei loro amici-­‐ Lancillotto e Ginevra, Tristano e Isotta, ma c’è anche l’amore di Giuffrè Rudel per Melisenda – Contessa cos’è mai la vita è l’ombra di un sogno fuggente, la favola breve è finita il vero immortale è l’amor-­‐ Carducci. E’ l’amore, quello per una donna e quello per il Dio, che sprona all’azione il cavaliere e lo spinge al compimento del suo dovere morale. Il re Pescatore Liberato il castello Perceval, riprende il cammino e giunge a un fiume che non sa come attraversare. Scorge due uomini in una barca, l’un rema, l’altro pesca. Quest’ultimo gli spiega che per venti miglia non vi sono né ponti né guadi, ma si offre di ospitarlo nel suo castello per la notte. Nel castello è accolto in modo principesco, sulle spalle gli è posto un mantello scarlatto, è quindi condotto dai valletti alla presenza del suo ospite in una sala “tanto larga quanto lunga”. Come il Santa Sanctorum. L’ospite porta un cappuccio nero di zibellino e una veste e un mantello color porpora (i colori hanno tutti richiami alchemici). Perceval incontra il Graal L’ospite si scusa se non può alzarsi per accoglierlo perché ha una gamba ferita e lo invita a sedersi accanto a lui, mentre conversano, entra un valletto che porge una Spada dicendo all’ospite che è un regalo di sua nipote, esistono solo altre due spade come questa e nessuno potrà mai più forgiare un’uguale. L’ospite la dona a Perceval. Il corteo del Graal Mentre conversano entra un altro valletto che reca una lancia lucente con una goccia di sangue che esce dalla punta. Perceval è sbalordito ma gli hanno insegnato a tacere e non pronuncia parola, arrivano poi altri due valletti che reggono candelieri d’oro con dieci luci e dietro a loro una fanciulla bellissima che regge un GRAAL il quale diffonde una luce tale da annullare quella delle candele. Il Graal è fatto dell’oro più puro e vi sono incastonate le gemme più preziose. Dietro questa damigella un’altra reca un magnifico piatto d’argento. La strana processione scompare in un’altra stanza e lo sbalordito Perceval continua a trattenersi dal fare domande come gli è stato insegnato. A questo punto l’ospite, che altri non è, se non il Re Pescatore, ordina di preparare per la cena. Vengono portati cavalletti neri come l’ebano su cui poggia una tavola di bianco avorio con una tovaglia bianchissima. (il massimo della purezza) Inizia la cena e a ogni portata il Graal passa davanti a loro senza che Perceval osi porre domande. Finita la cena i due si ritirano per la notte, ma al mattino Perceval trova il castello deserto, attraversa il ponte levatoio che si richiude misteriosamente alle sue spalle. Incontra la cugina Ripreso il cammino Perceval si imbatte in una damigella che piange disperata per la morte del suo cavaliere. Questa gli chiede da dove egli venga perché non esiste alcun castello o villaggio vicino e quando capisce che è stato al castello del re pescatore gli chiede se ha visto il Graal e se ha chiesto cos’era. Perceval spiega che non ha fatto domande per non essere scortese e la ragazza si rattrista perché gli spiega che se lo avesse fatto avrebbe dato al re Pescatore la guarigione e così riportato la gioia e la fertilità sulla terra che è desolata proprio a causa della sua ferita (e quindi dei suoi peccati). Gli svela di esser sua cugina e lo accusa di essere un peccatore perché ha provocato la morte della madre e non si è nemmeno voltato per soccorrerla quando l’ha vista cadere. Il significato della spada Gli rivela poi di sapere chi ha forgiato la spada che il re Pescatore gli ha donato e lo avverte che questa si romperà al primo scontro perché è simbolo di forza e di purezza, con la sua lama si separano il bene dal male e si spezzerà perché Parsifal è un peccatore. Solo al lago la spada potrà essere riparata. Perceval e la religione Per cinque anni Perceval andrà combattendo ovunque da cavaliere errante, ma dimentico di Dio e della fede, fino a quando un giorno, si imbatte in un corteo di tre cavalieri e dieci dame. Uno dei cavalieri gli chiede perché nel giorno della morte di Cristo, il Venerdì santo, egli giri armato (le tregue di Dio) mentre loro stanno tornando da una visita a un santo eremita. Perceval allora si fa indicare la via e va pure lui dall’eremita dal quale si confessa e racconta la sua visione del Graal. -­‐L’eremita gli svela di essere il fratello di sua madre e quindi suo zio, ma anche fratello del re che si nutre del Santo Graal e che il Re Pescatore è il figlio di quel Re Santo che si nutre solo delle Ostie che gli vengono portate con il Graal e se egli non ha salvato il Re Pescatore è perché ha peccato contro la madre e che è salvo solo perché ella con le sue preghiere ha intercesso per lui presso il Signore. Per penitenza l’eremita ingiunge a Parsifal di andare ogni giorno alla messa e se farà così guadagnerà onore e paradiso insieme. Perceval comprende il Graal Adesso Perceval sa anche quale sia l’aspetto ascetico della Cavalleria ed è finalmente un cavaliere completo, un cavaliere cristiano. L’apice della cavalleria cristiana saranno gli Ordini monastici militari formati da cavalieri che assumeranno anche la dignità monastica. Il romanzo rimase incompiuto ma il Graal, Artù, Merlino, Perceval e i Cavalieri della tavola rotonda saranno l’oggetto di un enorme numero di romanzi con varianti d’ogni genere che ancora oggi continuano a essere scritti. Il termine Graal Il Graal viene forse dal termine romano gradalis (vaso, coppa, piatto) ma probabilmente anche dal termine Ka-­‐al, la coppa della libagione nel rito iniziatico della cavalleria islamica. Il Graal come pietra Il tema del Graal sarà ripreso da Won Eschembach, che soggiornò a lungo in oriente presso i Templari ed ebbe modo di studiare e conoscere gli scrittori islamici. Per lui il Graal non è una coppa ma una pietra, la lapis exillis o ex coelis dei Templari, cioè una pietra caduta dal cielo custodita nel castello del monte salvezza (Mont Savage) protetta dai Cavalieri Templari. Nel suo Parzifal è perfino un infedele che va alla ricerca del Graal e riesce ad arrivare al suo cospetto. La pietra nera si diceva fosse stata portata sulla terra dall’Arcangelo Gabriele e ha indubbiamente una corrispondenza con la pietra angolare della religione cristiana e con il Graal. Così Won Eschembach realizza la saldatura tra le due religioni. Il Graal è la coppa con cui l’uomo si identifica nel mondo e il motivo della coppa oracolare, quale specchio del mondo, è citato da molti autori persiani collegati al sufismo. Nel libro Felek-­‐thani, un pagano di nome Flegetanis astronomo famoso per il suo sapere diceva: “vi era un oggetto che si chiamava il Graal egli ne aveva letto chiaramente il nome nelle stelle e uno stuolo d’angeli lo aveva portato sulla terra”. Il Graal e l’ermetismo Il Graal era uno smeraldo caduto sulla terra staccandosi dal diadema di Lucifero e questa versione ci si riconduce all’ermetismo. Si dice, infatti, che Ermete Trismegisto vergò i suoi insegnamenti sulla famosa tavola smeraldina, l’identico smeraldo di cui si parla. Nella versione cristiana il Graal è la coppa in cui bevve Cristo nell’ultima cena e che fu custodita da Giuseppe d’Armatea il quale poi vi raccolse il sangue che defluiva dalla ferita al costato inflitta da Longino a Cristo, Quella stessa lancia che sfila nel corteo del Graal. Così narra la vicenda Robert De Boron nel suo Giuseppe D’Arimatea scritto attorno al 1202. Giuseppe, fuggito dalla Palestina, arrivò in Inghilterra dove consegnò il Graal al Re Pescatore. Nessuno sapeva più, dove cercare il Graal e sull’Inghilterra si abbatté un periodo di guerre e devastazioni facendola diventare “La Terra Desolata”. Merlino spiegò allora ad Artù che per porre fine a queste disgrazie era necessario trovare il Graal che solo un cavaliere dal cuore puro avrebbe potuto rintracciare. Perceval occupò il posto lasciato libero alla tavola rotonda, il seggio periglioso, quello sul quale rimarrà fulminato chiunque si sieda senza essere puro di cuore, e dopo varie avventure finalmente riuscirà ad arrivare al cospetto del Graal. Il Graal come simbolo esoterico E' inteso come espressione della sapienza, della più profonda e antica conoscenza, simbolo della “parola perduta”, cioè quella dei primordi del genere umano fin dai tempi dell’Eden e che nell’esoterismo è rappresentata dall’albero della vita. Il Graal e Dan Brown Una versione recente interpreta il Graal con Sang Real e lo collega a un’ipotetica discendenza di Cristo generata dalla Maddalena che diede origine alla stirpe Merovingia di Francia. La tesi esposta da Baiget Leight e Lincoln nel libro il Santo Graal ha come unico riferimento la leggenda Aurea di Jacopo da Varazze che accenna alla fuga della Maddalena e al suo sbarco sulle coste del Sud della Francia. Questa emozionante ipotesi è stata poi ripresa da Dan Brown nel Codice da Vinci. Conclusione dov’è il Graal? -­‐ Indubbiamente, il Graal è uno dei simboli più affascinanti, universalmente conosciuti: ma esiste realmente? E allora dov’è? A Bari dove fu portato dicendo che si trasferiva il corpo di S. Nicola. -­‐ A Montsegur roccaforte dei Catari, dove lo cercò perfino Hitler -­‐ a Torino dove arrivò con la Sindone -­‐ nella cattedrale di Genova –a in Spagna nel monastero di San Juan de La Pegna -­‐ in un castello di Siria -­‐ nella cappella di Rosslyn in Scozia -­‐ nel monastero di Glastonbury? Il Graal è un’invenzione letteraria diventata il mito della perfezione, della sublimazione dell’uomo e dell’ascesi mistica e certamente esiste, ma a ben vedere il Graal non può che essere nel cuore di ognuno di noi. 
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