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Ricordatevi di giocare Difficile da capire Nessuno ha visto

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Ricordatevi di giocare Difficile da capire Nessuno ha visto
N° 6 - LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE 2006
Ricordatevi di giocare
Difficile da capire
Nessuno ha visto
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Periodico di informazione a cura dell’ Associazione Telefono Azzurro Rosa - anno XVII - N°6 euro 1 - POSTE ITALIANE S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. In Legge 27/2/2004 n. 46) art. 1, Comma 1, DCB Milano
030.3530301
800-001122
Ph. Favretto
Ph. Favretto
Ph. Favretto
Sommario
Direttore Responsabile:
Fernando Micieli
Direttore Editoriale:
Ivana Giannetti
Segretario Provinciale C.O.I.S.P.
Sindacato di Polizia
Comitato di Redazione:
Mario Donati, Anna Fadenti,
Angela Giuliani,
Annalisa Pola,
Carlo Alberto Romano
Anno 17 - N° 6
Luglio Agosto Settembre
RUBRICHE
3-4
5
Prima pagina
Ricordatevi di giocare
Marcello
Detto tra noi
Difficile da capire
Angiolino Donati
Redazione, Direzione e
Pubblicità:
Via S. Zeno 174 - Brescia
Tel. 030.3530301 Fax 030.3531365
Hanno collaborato:
Ivana Giannetti,
Angiolino Donati, Mario Donati,
Valeria Gasperi, Gruppo Studio
Telefono Azzurro Rosa
4
La corte ha detto no
6
Nessuno ha visto
E’ violenza
Sempre donne
7
Ringraziamenti
Fotografie:
Umberto Favretto
Chiara Soana
Foto di copertina:
Umberto Favretto
Aut. Tribunale di Brescia 47/1990
del 29/9/1990
Abbonamento annuo
Sostenitore da euro 37 in su Benemerito da euro 52 in su
Il nostro indirizzo è:
Telefono Azzurro Rosa
via San Zeno 174 - Brescia
tel. 030.3530301 fax 030.3531165
http://www.azzurrorosa.it
e-mail: [email protected]
Impaginazione:
Annalisa Pola
Fotocomposizione e stampa:
Parole Nuove - Brugherio (MI)
App. Edit.
Stef.Al.Pe Srl - Vimercate (MI )
Informiamo i lettori che in ogni articolo pubblicato
viene espresso il libero pensiero dell’autore.
Informiamo i lettori che le foto pubblicate su tutti i numeri del giornale
non sono in alcun caso attinenti con gli articoli trattati.
2
prima
pagina
Anno 17 - N°6 Luglio Agosto Settembre 2006
Ricordatevi di giocare Marcello
È estate, la stagione più bella. I nostri cuccioli ci insegnano a riprendercela
Tempo di ferie. Stanchi, spossati, lo
sguardo perso nel vuoto, gli adulti si
recano al lavoro come automi. Tra
la stanchezza e la noia è di conforto
il pensiero che di tratta dell’ultimo
sforzo. Pochissimi giorni e poi ci
sarà il mare, la sdraio, il giornale da
leggere come sola incombenza
quotidiana. Poi le creme solari, il
gossip per le signore, le partite di
volley sulla sabbia per mariti,
fidanzati, fratelli. In molti casi
bastano quindici giorni per farsi
venire il sospetto che, mutata la
scena,
introdotto
l’azzurro
dell’acqua e l’ambra della sabbia,
non mutano poi tanto i ritmi di vita. È
quello che pare di capire durante i
pasti al ristorante, tutti in fila al buffet
o ad attendere famelici che passi il
cameriere, a chiedersi cos’avrà da
dilungarsi tanto al tavolo là, dei
Rossi. Si paga tutti uguale, no? In
quindici giorni può venire il sospetto,
fondato, che anche le agognate ferie,
che sono mediamente la mèta e il
conforto di undici mesi di vessazioni
in ambienti chiusi, conservino ritmi
e modalità della vita impiegatizia.
L’intenzione ora non è prendere a
picconate il mito delle due settimane d’agosto a Cesenatico: che resti, per la tutela del PIL e in generale delle costumanze del Paese,
ma di proporre qualche osservazione a proposito dell’habitus
comportamentale di quelli che consideriamo adulti responsabili contro quelli che non lo potrebbero mai
essere, né per età né per condizioni di vita.
Proprio in questi giorni, dovunque ci
si trovi, le voci dei bambini si alzano
vivaci e allegre. Spesso capita di
camminare per strada e accorgersi
come perfino un balcone in città
possa diventare teatro di gioco, con
due testoline che si sporgono
curiose a guardare i rari passanti
che sfidano la canicola. In questa
scena, che veramente non ispira
alcun sentimento, i bambini riescono
spontaneamente a collocare una
situazione, una storia: qualcosa che
li diverta. Non hanno per loro fortuna
la necessità di “far passare” il tempo
ma di “viverlo” e, ammettiamolo,
sanno farlo al meglio. Tutti quei
Ph. Favretto
3
genitori che passano il mese di luglio
aspettando quello di agosto hanno
sperimentato che al crescere a
dismisura della loro irritazione, in
parallelo cresceva il mondo
fantastico del figlio, portato in
qualche meraviglioso parco dai
nonni disponibili al bisogno o iscritto
ai centri ricreativi. Queste due, che
nel linguaggio degli adulti si
qualificano come “risorse”,
nell’esperienza del bambino
rappresentano in sé delle avventure.
Tanto per cominciare non vi è
interruzione nelle relazioni, ma anzi
queste si rinnovano e si
arricchiscono di nuove conoscenze.
A questo si aggiunge che durante la
giornata
le
attività
sono
programmate, a escludere la noia
ma anche a dare un senso e un
ritmo alle ore che scorrono. Oggetti,
disegni, giocattoli su cui i piccoli si
concentrano danno conto del loro
continuo essere occupati e della
creatività che in loro non va in ferie.
Quando poi arriva il giorno della
piscina, ecco delle manifestazioni di
entusiasmo che nessun adulto
avrebbe più, di fronte al mare
cristallino (di Riccione)…
Insomma tutto questo dà modo di
riflettere su caratteristiche che sono
proprie dei piccoli e vanno
incoraggiate. Si esprimono
generalmente nella domanda di
gioco, e non dovrebbero andare mai
disattese anche perché le capacità
dei soggetti di inscenare situazioni
adatte allo svago e di trarne grande
divertimento è veramente alta. In
questo periodo, fa da contraltare alla
nostra stanchezza lo sguardo fresco
segue a pagina 4....
INIZIATIVA DEL TELEFONO AZZURRO
ROSA
... segue da pagina 3
dei bambini, che non ci chiedono di “cambiare
aria”, ma di essere messi in condizione di
inventare, far vivere personaggi e storie… in una
parola, di “giocare”. Fare mente locale sugli spazi
verdi in città e sulle attrezzature, nei parchi ad
esempio, può essere una buona idea: portarci il
nostro cucciolo, ancora di più. È un forte
condizionamento quello che fa dei mesi estivi un
periodo “vuoto”, condizione mentale che poi
pervade, fisicamente, anche le strade e le piazze.
Ma per i bambini la differenza è in termini di
temperatura, soprattutto. Per loro non c’è motivo
di non ricevere stimoli e di non tradurli in
entusiasmo, in sensazioni positive per il tramite
del gioco. Soprattutto nelle nostre campagne i
nonni raccontano di come l’estate corrispondesse
a una stagione meravigliosa di scorribande: ma
non è che la scena che era familiare mutasse.
Bastava un po’ di organizzazione per trasformare
la roggia in piscina e un vecchio copertone in
salvagente. Siamo molto fortunati perché nel
continuo cambiare del mondo la tenerezza e la
tendenze alla gioia dei bambini restano sempre
uguali e dovremmo veramente farne scuola.
E non solo dovremmo “ascoltare” i nostri piccoli,
ma guardarli mentre godono con pienezza del
tempo, lo utilizzano per costruire universi fantastici
in cui ogni cosa è possibile, ma soprattutto la vita
è senza dubbio bella. Credo che valga la pena di
prendersi qualche ora di vacanza, anche in
assenza di mare e ombrelloni e di stare insieme
ai propri figli a giocare. Giocare e basta? Giocare
e basta, e poi ci riaggiorniamo.
…ANCHE TU DICI DI ESSERE CADUTA
DALLE SCALE?
SE NON RIESCI A TROVARE LA FORZA DI
ANDARE
OLTRE
LE
SOLITE
SCUSE…CHIAMACI !
Con questo slogan il TELEFONO AZZURRO
ROSA – ONLUS, che da anni si occupa di
violenza ai bambini e alle donne, in collaborazione
con l’associazione IL FILO D’ERBA – ONLUS e
grazie al cofinanziamento della regione
Lombardia, attiverà presso la propria sede lo
SPORTELLO PER L’AIUTO PSICOLOGICOLEGALE
a disposizione delle donne maltrattate di Brescia
e provincia.
Dall’ 8 MAGGIO 2006, infatti, avvocati e psicologi
saranno a disposizione presso la sede del
Telefono Azzurro Rosa di Brescia, Via S. Zeno n.
174 (a fianco del Palabrescia), ogni lunedì
pomeriggio.
Le donne interessate potranno telefonare per
prendere appuntamento al numero
dell’associazione Telefono Azzurro Rosa:
030.3530301
mercoledì dalle 18.00 alle 21.00
giovedì dalle 09.00 alle 12.00
La corte
ha detto no
La legge del nostro paese prevede
norme molto severe in tema di
adozione. Ne sanno qualcosa coloro
che ogni anno si rivolgono verso le
adozioni internazionali per evitare le
lungaggini che rendono invece
quelle nazionali più lente.
La legge è molto rigida e stabilisce
criteri e modalità di comportamento
per tutte le parti coinvolte. Compreso
l’adottato, verso il quale sono previsti
i maggiori scrupoli e i maggiori
vantaggi. Negli anni ottanta la legge
italiana ha riconosciuto all’adottato,
che abbia raggiunto i 25 anni di età,
…TI AIUTEREMO…INSIEME POSSIAMO
RICOMINCIARE !
la possibilità di conoscere i nomi dei
genitori naturali.
Fatto importantissimo questo, che
permette ad una persona di
conoscere le proprie origini. Bene,
nei mesi scorsi un uomo ha
presentato al tribunale della sua città
una richiesta al fine di conoscere il
nome dei suoi genitori naturali. Il
tribunale ha però detto di no. Ed il
motivo è semplice: al momento della
nascita la madre non aveva voluto
essere nominata nel certificato di
nascita. L’uomo non si arrende e si
rivolge alla Corte Costituzionale. Ma
4
anche la suprema corte riconosce
la legittimità della norma e quindi
della sentenza del tribunale.
La tutela del segreto del nome
materno deve prevalere sul diritto
riconosciuto all’adottato dalla legge
circa la conoscenza del nome dei
genitori.
Se così non fosse, chiarisce la
motivazione della Corte, se cioè la
madre, in questo caso, non avesse
avuto la garanzia dell’anonimato
concesso dalla legge, avrebbe allora
avuto come soluzione alternativa
l’aborto.
detto
fra noi
Anno 17 - N°6 Luglio Agosto Settembre 2006
Difficile da capire
Angiolino Donati
Molte volte il linguaggio della legge è incomprensibile e così succede che…
Capita molto spesso di sentire la
gente lamentarsi di questa o di quella
legge. Specialmente nel campo
penale si sentono le critiche più
severe ed è quando succedono certi
fatti di cronaca che si dà fuoco alle
micce.
E a ragione, mi verrebbe da dire. Del
resto la legge, da sempre, è
espressione della coscienza
comune, del cosiddetto comune
sentire. Guai se l’opinione e quindi il
pensiero della gente non fossero
tenuti in considerazione dal
legislatore. Diversamente il cittadino
comune non ha una piena
consapevolezza del lavoro che sta
dietro al percorso burocratico di una
legge. Di tutti i principi che la
possono ispirare e condizionare. E
di tutti gli equilibri che si devono
garantire. Il cittadino medio vede solo
il risultato. E cioè se una legge
funziona oppure no. E molte volte è
no. Ma in questi casi non è proprio
la legge che non funziona a dovere.
Neppure la sua applicazione pratica
dovrebbe essere contestata.
Casomai è un problema che poco
ha a che vedere con i timbri e gli
incartamenti. Le polemiche
riguardano in genere le norma
penale, ritenuta troppo spesso di
manica larga. “ Ci vorrebbe ben altro
per quelli lì…” sentenzia qualcuno.
A volte giustamente, altre volte no.
Ultimamente mi è capitato di sentire
riflessioni del genere, ed altre molto
più colorite, circa fatti gravissimi che
sono successi sia da noi che
all’estero. Chi può dimenticare la
sorte toccata al piccolo Tommaso,
ucciso brutalmente senza un vero
perché. In questo caso si è
scoperto che l’assassino era un
uomo già precedente condannato
per un reato di stupro e che,
nonostante il magistrato di
sorveglianza ne avesse sottolineato
la pericolosità sociale, era stato
rimesso in libertà. Succede più o
meno lo stesso in Belgio pochi giorni
fa. Un uomo, già condannato per
reati di pedofilia, viene scarcerato.
Questa volta però i giudici dicono
che si tratta di un soggetto sano.
Ormai recuperato. Passano pochi
mesi e l’uomo uccide due bambine
di dieci anni e getta lungo una
scarpata. Allora, dov’è l’errore? Certo
non è nella volontà di minimizzare
e neppure si può parlare di
incapacità di chi è ai posti di
comando. Il lavoro è molto più
complesso e le ragioni, penso, non
si possono indagare del tutto. Resta
comunque la sensazione che verso
certe situazioni e verso chi le ha
determinate non si sia fatto
abbastanza e che maggior fiducia
non si possa riporre nel futuro. Il
valore della legge penale è
improntato al principio della
rieducazione del condannato, tutti
coloro che masticano un po’ di diritto
lo sanno. La fiducia è quindi prima
di tutto riposta nel tentativo di ridare
a chi commette un reato
l’opportunità di ritrovare un equilibrio
altrimenti perduto. Ma come la
mettiamo quando vengono chiamate
in cause delle devianze gravissime
come nel caso del pedofilo del
Belgio. Da noi la legge è molto chiara
e direi giustamente severa. Le
valutazioni di recupero sono però
basate su valutazioni scientifiche e
psicologiche. Attraverso quindi
parametri e strumenti che non sono
né qualificabili tecnicamente e
neppure quantificabili. Meno che mai
estensibili. Quello che può andare
bene per un soggetto, può risultare
del tutto inutile per un altro. E di più,
bisogna rendersi conto che i risultati
delle osservazioni delle dinamiche
mentali sono altamente probabilistici
e non danno garanzie assolute nel
caso di reinserimento sociale di un
soggetto ritenuto “rieducato”. Ecco
perché un soggetto ritorna a vivere
in mondo equilibrato ed un altro ricade
nello stesso clichè. E’ difficile da
capire. Me ne rendo conto.
Ph. Favretto
5
Nessuno ha visto
Circa un mese una notizia ha scosso l’intera opinione pubblica italiana.
Non si è trattato di un fatto di terrorismo, non si è trattato nemmeno
di un fatto di sangue legato alla
pedofilia, ma si è trattato di un fatto
di ordinaria imbecillità. Non sarà
così grave, verrebbe da die, eppure lo è. Davvero gravissimo.
La cronaca racconta di due ragazzi di circa vent’anni, di un paese vicino a Rimini, che in un pomeriggio
come un altro decidono di divertirsi
un po’. Non sanno cosa fare, e poi
trovano un ragazzo disabile e pensano di coinvolgerlo. Anzi, lo costringono al punto di legarlo. Sì, lo
legano mani e piedi ad una croce
di ferro. Compiuto il gesto, uno dei
due pensa di estrarre il telefonino
per fare un foto. Un ricordo del momento, o forse solo uno scatto da
mandare a qualche amico che si è
perso il divertimento.
Per fortuna sopraggiunge un’auto
dei carabinieri che intervengono
tempestivamente. Il giovane
disabile viene soccorso e due bulli
vengono accompagnati in caserma.
Nessuno dice di aver visto niente.
Eppure la croce di ferro si trova al
centro della piazza del paese.
Case, bar, negozi…tante finestre
che si affacciano ma dalle quali
nessuno ha visto. Il sindaco ha detto di non criminalizzare e che in fondo si è trattata di una ragazzata.
Grave, ma pur sempre una
ragazzata. Oltre che non vedere a
volte sarebbe meglio anche non
sentire.
E’ violenza
Una coppia di sposi non più giovanissimi sono finiti davanti al giudice. E dov’è la novità? Sono migliaia le coppie che ogni anno portano
in tribunale le loro discussioni. Questa volta però il fatto ha destato interesse perché il nodo da sciogliere riguardava la vecchia e tanto
penosa materia dei rapporti
patrimoniali. Stante la vigente normativa i rapporti patrimoniali tra coniugi sono regolati dalla “comunione legale”. Nel caso gli sposi lo vogliano, possono decidere al mo-
mento del matrimonio o anche in
seguito rivolgendosi ad un notaio di
variare la norma e di adottare quindi il sistema della “separazione” dei
beni che ha qualche vantaggio
quando ci sono da contare tanti interessi soprattutto legati al mondo
del lavoro. Fatto sta che un marito
voleva assolutamente ottenere dalla moglie il consenso per passare
dalla comunione alla separazione
dei beni. Non essendo la signora
molto convinta, il marito ha cercato
di convincerla ricorrendo anche alle
minacce e alle violenze psicologiche. Il caso è finito davanti ai giudici. L’uomo si è difeso dicendo che
voleva solo tutelare un suo diritto e
che quindi l’unico “reato” di cui poteva venire incolpato era l’eccesso
di tutela di un proprio diritto. La
Cassazione ha respinto la tesi difensiva, sostenendo che il signore
non era titolare di un diritto visto che
il diritto non era ancora venuto in
esistenza attraverso l’atto notarile
che avrebbe cambiato il regime
patrimoniale della famiglia.
Sempre donne
L’associazione internazionale
Società Informazione ha diffuso in
questi giorni i dati relativi allo “stato”
dei diritti globali nel 2006. Il rapporto
è chiaro e si evince che c’è ancora
molto lavoro da fare. Prima di tutto
le donne. Si legge che più di 40
paesi del mondo ci leggi che hanno
il preciso scopo di discriminare le
donne. Di più, si legge che il 70%
della popolazione mondiale che vive
in povertà e i 2/3 di quella che vive in
condizioni di assoluto analfabetismo
è composta da donne.Pochi sono gli
sforzi compiuti fino ad oggi e non si
può concretamente sperare che la
situazione migliori senza interventi
decisivi. Importante è il ruolo svolto
dalle Nazioni Unite e dalle agenzie
di controllo internazionali che
cercano di monitorare la situazione.
Il discorso è però molto complicato
perché non si ci sono strumenti che
permettano
di
intervenire
concretamente nella politica interna
dei paesi. Specialmente di quelli di
6
religione islamica dove sono stati
registrati gli indici più alti di
discriminazione. Tra questi paesi
solo pochi, come la Tunisia, il
Marocco o la Turchia hanno
introdotto nelle loro legislazioni dei
provvedimenti specifici che danno
alla donna una dignità civile e politica
se non proprio pari, quantomeno
non molto distante da quella
riconosciuta agli uomini. Nei restanti
paesi interessati il cammino è
ancora lungo. Ed è tutto in salita.
ESTATE 2006
Grazie agli amici del Vespa Club che, in occasione del loro raduno, hanno voluto ricordare la
nostra Associazione sottoscrivendo una raccolta fondi.
Grazie alla “Vigilanza” di Brescia che, festeggiando il sessantesimo anniversario della propria
fondazione, ha organizzato lo scorso 10 giugno 2006 un concerto al Teatro Grande di Brescia,
dove si è esibita l’artita bresciana Luisa Corna e nel corso del quale è stata riconosciuta la validità
del nostro operato e devoluto un contributo.
Ph. Favretto
Il 16 giugno 2006 due amici, Paolo Dalla Bona e
Federico Nicoli Cristiani, hanno riunito per il loro
40° compleanno parenti e amici presso le Cantine
Bersi Serlini di Provalio di Iseo, chiedendo loro un
contributo per la nostra Associazione e per il Centro
Fibrosi Cistica - Chirurgia Pediatrica Spedali Civili di
Brescia. Il generoso contributo della serata è stato
poi donato, per metà, alla nostra Associazione con
la speranza di “far tornare il sorriso a chi ne ha
bisogno”.
Grazie ai due amici Chicco e Paolo e a tutti quelli
che hanno contribuito.
Quest’estate è aperto
MORBIDO’
il PARCO GIOCHI DEL TELEFONO
AZZURRO ROSA tutti i giorni dalle
16 alle 22.
Aspettiamo tutti i bambini che
vorranno venire a trovarci in
compagnia dei loro genitori, e a
divertirsi nel nostro giardino con i
meravigiosi giochi che la nostra
associazione mette a disposizione.
A richiesta, possiamo organizzare
feste di compleanno.
Per informazioni telefonare a
030.3530301.
Analoga iniziativa, sempre a
partire da giugno, è l’apertura del
parco giochi di MORBIDO’ a
FORLIMPOPOLI (FC - Forlì Cesena)
7
L’associazione Telefono Azzurro Rosa
ha inaugurato la propria attività nel 1988
per iniziativa di alcuni poliziotti aderenti al sindacato di Polizia.
Nata come punto di riferimento telefonico legato in particolare all’emergenza
ed al grave maltrattamento,
il Telefono Azzurro Rosa fornisce anche risposte specifiche ai bisogni più differenziati
sia dei bambini in stato di disagio che dei loro genitori e più in generale degli adulti, in un’ottica prevalentemente di
prevenzione.
Pur non avendo la presunzione di fornire soluzione a tutti i problemi della famiglia,
della violenza e dell’abuso sui bambini,
la nostra Associazione, che si occupa delle tutela all’infanzia,
svolge un ruolo significativo perché rappresenta una forma di supporto sociale,
un punto di riferimento importante.
Favorisce innanzitutto il coordinamento tra entità diverse che si occupano di tali problemi,
ognuno muovendo da una specificità;
sopperisce in più alle carenze strutturali e burocratiche delle strutture sociali,
sanitarie, giudiziarie ed educative esistenti,
le quali non sempre intervengono direttamente e tempestivamente.
Attualmente sono attivi presso il Telefono Azzurro Rosa
molti operatori di cui la gran parte impegnata direttamente nell’attività telefonica
e la presa in carico dei casi.
Questi operatori hanno seguito corsi di preparazione specifici su argomenti legali,
sociali, psicologici, mentre altri sono coinvolti in attività di relazioni esterne
(rapporto con i mass media, istituzioni pubbliche e private)
e raccolta di fondi.
Tutti gli operatori offrono attività di volontariato gratuita per la prevenzione e per far emergere,
attraverso l’offerta di un “aiuto telefonico”,
situazioni di violenza, disagio,
abbandono e trascuratezza in particolare dei minori.
L’Associazione Telefono Azzurro Rosa ringrazia:
Amelia Giordani, Maria Rosa Galli, Tina Shlude, Luisa Rivetta, Liliana Pizzicara e Luisa Ghidini,
Presidenti dei 6 Inner Wheel Club bresciani
(Brescia – Brescia Nord – Salò e Desenzano – Brescia Sud – Brescia Vittoria Alata – Val Trompia),
che per la prima volta si sono uniti tutti insieme nella grande iniziativa di raccogliere fondi
per terminare la ristrutturazione della “Casa Azzurro Rosa”
(4 bilocali e 9 monolocali presso la Cascina Botà sede della nostra Associazione)
per accogliere bambini e mamme in grave difficoltà, vittime di abusi, violenze e maltrattamenti.
Per tale scopo è stata organizzata una serata presso il Ristorante Carlo Magno di Brescia
con un incontro che visto protagonisti Vittorio Feltri – direttore del quotidiano Libero –
e il Senatore Sandro Fontana – docente di storia contemporanea –
moderati dalla Dr.ssa Luisa Monini Brunelli.
Ad un parterre eccezionale di oltre mille persone, è stata proposta una serie interessantissima di riflessioni
sul giornalismo italiano e sull’impatto che i mass-media hanno sul pubblico in rapporto alle tematiche di violenza.
Tutti i presenti sono stati generosissimi e, al termine della gara di solidarietà,
che ha fatto raccogliere una ragguardevole cifra, una donatrice bresciana (Mara Articoli),
in memoria del defunto marito grande sostenitore dei diritti dei bambini,
ha offerto una cifra pari al valore raggiunto dalla iniziativa dei Club Inner Wheel.
Da parte di tutti i bambini e le mamme che utilizzeranno la “Casa Azzurro Rosa”,
dei volontari che l’hanno ideata e voluta,
un grazie di cuore a tanta generosità e solidarietà.
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