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Il Ticino può permettersi degli sport d`élite?

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Il Ticino può permettersi degli sport d`élite?
Nr. 6
Luglio/Agosto
2014
Il Ticino può permettersi
degli sport d’élite?
Risultati
importanti
Tempo, denaro,
pianificazione
Un personaggio
carismatico
Nr. 6 - Luglio/Agosto 2014
EDITORE :
Camera di commercio, dell’industria,
dell’artigianato e dei servizi
del Cantone Ticino, Lugano
REDAT TRICE RESPONSA BILE :
Lisa Pantini
Strong opinion
4 Lucciole per lanterne e mezze verità
Editoriale
6 Fra le pieghe del post-9 febbraio
Contromano
8 Globalisti, c’è chi vuole uccidere la gallina dalle uova d’oro
Il tema
10 Il sogno ancora possibile di un’unica grande squadra di calcio per il Ticino
COMITATO REDA ZION A LE :
Franco Ambrosetti, Luca Albertoni,
Lisa Pantini, Mercedes Galan,
Gianluca Pagani e Stefania Micheletti
FOTO DI COPERTIN A :
© graphixmania - shutterstock
REDA ZIONE :
Cc-Ti, Corso Elvezia 16
6900 Lugano
Tel.+41 91 911 51 11
Fax+41 91 911 51 12
[email protected]
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PUBBLICITÀ :
Pubblicità Sacchi,
C.P. 558, 6928 Manno
Tel. +41 91 600 20 70
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PROGE T TO GR A FICO :
Susinno Design SA
Via Besso 42, 6900 Lugano
Ospite
12 L’esempio del Team Ticino: un’unica squadra a livello giovanile
15 Una squadra unica? Servirebbe un investitore privato dalla forte personalità,
non interessato al ritorno sul capitale investito
17 Da un osservatorio giornalistico sportivo: la situazione in Romandia
18 La testimonianza del Presidente del Football Club Sion
Biblioteca liberale
19 Ripartire dalla Thatcher per una visione alternativa dell’Europa
Sì al risanamento S. Gottardo
21 Domande e risposte
Attualità
22 La politica economica non è un gioco
23 Abitare in Svizzera è davvero così caro?
24 LIFT? Funziona!
26 Alla scoperta del job sharing
28 Ottimizzare la Supply Chain per massimizzare i benefici aziendali
STA MPA :
Fontana Print SA
Via Maraini 23
C.P. 231, 6963 Lugano - Pregassona
DIFFUSIONE :
Tiratura: 2’500 copie
Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti
Abbonamento supplementare:
- CHF 50.- annuo
- per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA)
FREQUENZ A :
Ticino Business è pubblicato
in 10 numeri annui
Nr. 6
Luglio/Agosto
2014
Il Ticino può permettersi
degli sport d’élite?
Risultati
importanti
Tempo, denaro,
pianificazione
Un personaggio
carismatico
Formazione
29 Corso Cc-Ti “Conoscenze specifiche secondo la legge sui prodotti chimici”
Commercio estero
30 Switzerland Global Enterprise
34 Export: lo specchio dell’economia elvetica
Fiere internazionali e missioni economiche
35 I prossimi appuntamenti
Vita dei soci
36 SCIA - Società Commercianti, Industriali e Artigiani del Locarnese
38 SMSchool Sagl
39 Formamentis Sagl
40 Gruppo Sicurezza SA
41 Bouygues Energies & Services FM Svizzera SA
42 Sympany Assicurazioni SA
44 Artrust SA
46 Formazione Professionale Continua nel ramo Elettrico - FPCE
48 Corda Tesa Sagl
50 Elettrodomestici Fornoni SA
52 Luisoni Consulenze SA
53 ABT - Associazione Bancaria Ticinese
54 SSIC Sezione Ticino
Strong opinion
Lucciole per lanterne
e mezze verità
di Franco Ambrosetti,
Presidente Cc-Ti
La
recente votazione federale e cantonale
ha proiettato luci e ombre sul sistema
liberaldemocratico che ci vantiamo
di avere. Le luci sono a livello federale in cui il
popolo ha dimostrato di non voler cedere ulteriori
diritti allo Stato in materia di mercato del lavoro,
le ombre per contro riguardano parte degli oggetti cantonali in votazione. Abbiamo accettato il
freno alla spesa e rifiutato una mini-revisione dei
sussidi cassa malati. Questo risultato ci fa capire
C’è un buco nelle finanze? Aumentiamo le tasse.
E noi abbracciandoci grideremo come Mike
“Buongiorno, allegria!!”. I politici che hanno
sostenuto questa impressionante travisazione
della realtà spacciando lucciole per lanterne,
dovranno spiegare perché quando è la spesa a
sfuggire di mano, questa non si possa tagliare
mentre sia giustificato aumentare le imposte
quanto sia difficile frenare entusiasmi poco liberali in materia di spesa pubblica e far passare la
benché minima riforma volta alla sua riduzione
nel ben amato Ticino. Il così detto freno alla spesa
è un vero imbroglio. Infatti qualora il deficit annuale risultasse troppo alto, si potrà d’ora in poi
introdurre il moltiplicatore cantonale esattamente come fanno i comuni spendaccioni o incompetenti. C’è un buco nelle finanze? Aumentiamo le
tasse. E noi abbracciandoci grideremo come Mike
“Buongiorno, allegria!!”. I politici che hanno sostenuto questa impressionante travisazione della
realtà spacciando lucciole per lanterne, dovranno
4 | Ticino Business
spiegare perché quando è la spesa a sfuggire di
mano, questa non si possa tagliare mentre sia giustificato aumentare le imposte. Tu spendi, magari
nemmeno tanto bene, e io (suddito) pago. Vi sembra un modo corretto di agire? Lo sarebbe se, come
sostengono alcuni pensatori della sinistra radicale,
i soldi delle imposte fossero dello Stato e non del
cittadino; una visione marxista-leninista di sovietica memoria per cui tutto è dello Stato dai mezzi di
produzione al loculo in cui ti permettono di abitare
e l’individuo non conta nulla. Noi crediamo invece
che i soldi guadagnati dall’individuo siano prima
suoi e solo dopo che la società civile abbia adottato leggi e regole precise riguardo al finanziamento del Pubblico, diventino dello Stato. Non a priori
(ex-ante) ma ex-post. Tra i politici, anche liberali,
si sostiene la compatibilità democratica della legge perché l’aumento del moltiplicatore d’imposta
dovrà essere approvato dai 2/3 del Parlamento, secondo questa visione un serio ostacolo da superare.
Francamente visto l’andazzo delle finanze cantonali
e la voglia di bastonare chi produce ricchezza, la
cosa non mi tranquillizza affatto. Altro argomento
che renderebbe democratico il processo è che la decisione parlamentare sarà sottoposta a referendum
facoltativo. Operazione non facilissima, un anno
per raccogliere le firme, ma il moltiplicatore può
essere cambiato ogni anno. Si tratta di paletti che
rappresentano aspetti più formali che di merito, insufficienti e poco adatti a frenare la voglia compulsiva dello Stato di spendere mezzi che non ha. In sostanza è la solita stangata spacciata per toccasana.
Avevo scritto che la mia simpatia per moltiplicatore cantonale fosse seconda soltanto a quella per
il Ku Klux Klan ma ora ho qualche dubbio perché
il Klan si può battere, la granitica resistenza al
cambiamento, no. E questo mi porta a un altro
punto dolente del sistema istituzionale ticinese.
Noi siamo il Cantone più sociale della Svizzera
(ma siamo anche uno degli ultimi per imposizione
fiscale delle aziende). Essere sociali è un vanto e
potremmo essere fieri di questo fiore all’occhiello. Peccato che gran parte di questa socialità sia
finanziata con il debito. Il gettito fiscale non è
sufficiente a coprire i costi della socialità cantonale causa primaria del debito che si avvicina ai
2 miliardi.
La politica di sinistra che preferisce i sussidi agli
sgravi, che ama essere dispensatrice di favori che
portano socialità sì, ma anche tanti voti, ha portato il Cantone in una situazione paragonabile a
quella di Francia o Italia ove ormai le caste soffocano ogni velleità riformista.
Abbiamo circa 100’000 sussidiati per la cassa malati dei quali fanno parte più o meno 40’000 esenti dal pagamento delle imposte. Pressappoco un
terzo della popolazione ticinese, una casta quindi,
gode di questi privilegi. Quando si tratta di votare
la riduzione di un sussidio o una riforma in questo senso è ovvio che il principio da seguire per i
beneficiari della magnanimità di papà Stato sia lo
slogan di Media Markt “non sono mica scemo”.
Battute a parte, il nostro Cantone si trova in
Avevo scritto che la mia simpatia per
moltiplicatore cantonale fosse seconda soltanto
a quella per il Ku Klux Klan ma ora ho qualche
dubbio perché il Klan si può battere, la granitica
resistenza al cambiamento, no
un’enorme impasse: far comprendere ai sussidiati e/o esenti che non è saggio continuare
a far debiti per soddisfare bisogni individuali che andranno aumentando con l’invecchiamento della popolazione. È facile promettere
soldi non tuoi. È facile promettere posti di lavoro, favori, regali in cambio di voti. Ma come
diceva il tanto vituperato Keynes – “non serve
scavare buche nella terra e poi riempirle per
aumentare il PIL” –. Da noi le buche le hanno
scavate belle profonde e non solo da sinistra.
Ora provate a riempirle…!
Ticino Business | 5
Editoriale
Fra le pieghe
del post-9 febbraio
di Luca Albertoni,
Direttore Cc-Ti
Come
prevedibile, la proposta di attuazione dell’articolo costituzionale
per limitare l’immigrazione di massa presentata dal
Consiglio federale la scorsa settimana ha provocato molteplici reazioni di segno diverso. Un esercizio
che si apparenta strettamente alla quadratura del
cerchio non potrà mai raccogliere consensi unanimi e l’iter nazionale e quello negoziale con l’Unione Europea saranno certamente ricchi di dibattiti e di
Nel testo presentato
scontri ideologici, politici,
dal Consiglio federale,
tecnici, giuridici, ecc.. Le
associazioni economiche
si rileva infatti che
nazionali si sono espresse
il nuovo sistema dei
in maniera abbastanza nema la particolarità
contingenti permetterà gativa,
della situazione ticinese mi
un controllo preventivo spinge a non unirmi al coro
delle critiche sul più difficidelle condizioni
le reclutamento di persosalariali e lavorative e
nale estero, sulle possibili
e temi del
si chiede una revisione delocalizzazioni
genere, del resto già ampiasostanziale della
menti dibattuti nel contesto
della campagna di votaziopolitica di promozione
ne e anche nei giorni imdel territorio
mediatamente successivi.
Preferisco concentrarmi su
svizzero all’estero,
alcuni punti che sembrano
sottintendendo che
di dettaglio del progetto
del Consiglio federale, quanon si dovrebbe
si passati inosservati dalla
più facilitare
politica e dai media, ma che
possono avere implicazioni
l’insediamento di
generali non da poco per la
aziende estere
politica economica svizzera
e ticinese, al di là dei limiti
diretti posti all’immigrazione. Nel testo presentato dal
Consiglio federale, si rileva infatti che il nuovo sistema dei contingenti permetterà un controllo preventivo delle condizioni salariali e lavorative e si chiede
una revisione sostanziale della politica di promozione del territorio svizzero all’estero, sottintendendo
6 | Ticino Business
che non si dovrebbe più facilitare l’insediamento di
aziende estere. Non sono elementi da poco. Il primo, quello che concerne il controllo delle condizioni
salariali e lavorative, è un ritorno al passato che in
sostanza vincolerebbe la concessione del permesso
di lavoro al rispetto di determinati livelli salariali,
determinati secondo livelli da stabilire ma tenendo
conto, suppongo, dei contratti collettivi di lavoro o
dei salari d’uso delle varie categorie. Nulla di nuovo
si potrebbe dire e pure legittimo, avanzato dagli iniziativisti, anche se non esplicitamente menzionato
nel nuovo articolo costituzionale. Effettivamente lo
strumento era già conosciuto in passato e ancora
oggi è parzialmente utilizzato per i permessi per cittadini che non provengono dall’Unione Europea. Ma
vi è una differenza sostanziale. Oggi sono in vigore
le misure d’accompagnamento agli accordi bilaterali con l’Unione Europea, che permettono controlli e
misure di intervento in caso di abusi. Sanzioni ed
interventi regolatori dello Stato con l’imposizione di
salari minimi attraverso contratti normali di lavoro. Avrebbero ancora senso queste misure di accompagnamento qualora vi fosse anche un controllo
preventivo? La risposta (indignata) di alcuni già la
conosco, eppure ritengo che, una discussione oggettiva sia necessaria. Il rischio è infatti di ingabbiare
completamente l’economia in una selva di regole rigide e che potrebbero (utilizzo volutamente il condizionale) rivelarsi eccessive e inutili alla causa della
lotta al dumping salariale. Non posso fornire una
risposta definitiva al quesito, ma nessuno può chiamarsi fuori da questo confronto. Il secondo punto,
quello di rivedere la politica di promozione della
Svizzera, può anche trovarmi d’accordo se significa
rinunciare a una politica fatta di ingiustificati ed indiscriminati vantaggi fiscali ad aziende estere. Questo rientra del resto anche nel contesto della discussione sulla riforma III della fiscalità delle imprese,
che prevede proprio la caduta di determinati “incentivi” di ordine fiscale. Non può però essere il preludio a un azzeramento della libertà imprenditoriale,
lasciando la decisione su chi è degno di operare in
Svizzera e in Ticino solo alla politica e allo Stato.
Come sempre, le sfide importanti non mancano.
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