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ITALO SVEVO (1861-1928)
LA VITA
Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, nasce a Trieste nel
1861 da una famiglia ebrea della borghesia commerciale.
La sua formazione culturale è fondamentalmente autodidatta (legge Schiller,
Heine, Goethe, Richter ecc.); frequenta la scuola israelita della sua città,
quindi passa in un collegio in Baviera per proseguire la sua formazione di
studi commerciali, che completerà in seguito a Trieste, e per studiare
tedesco.
In questo periodo comincia a scrivere testi teatrali.
In seguito al fallimento del padre Svevo è costretto ad abbandonare gli
studi per impiegarsi, nel 1880, alla Banca Union di Vienna dove rimarrà
per diciotto anni, descritti accuratamente nel romanzo Una Vita.
Si interessa ai contemporanei, ai naturalisti francesi, soprattutto a Zola.
Particolare fu la sua apertura alla cultura mitteleuropea: da Darwin a
Schopenhauer, dai grandi narratori russi fino a Freud.
Svevo vive, d'altra parte, a Trieste, città dell'impero asburgico e quindi di
cultura tedesca, ma nello stesso tempo aperta sia al mondo slavo che a
quello latino.
Sarà proprio questa moderna ricchezza culturale di Svevo a determinarne
l'incomprensione in Italia. Infatti solo nel nel 1925 Montale si accorgerà
della novità dei suoi romanzi.
In questo periodo pubblica alcune commedie su modello francese (Zola), due
novelle, una delle quali (L'assassinio di via Belpoggio) diventerà famosa, e il
suo primo romanzo, Una vita (1892).
Nel 1895 gli muore la madre.
Nel 1896 sposa la cugina Livia Veneziani e nel 1897 nascerà la figlia
Letizia.
Del 1898 è il suo secondo romanzo, Senillità, ma l'insuccesso di quest'opera
lo indurrà a rinunciare a venticinque anni alla letteratura, a dedicarsi allo
studio del violino.
Nel 1899 inizierà a lavorare nell'industria dei suoceri (produttrice di
vernici per imbarcazioni).
Non abbandona del tutto la letteratura, infatti inizia a scrivere alcune
novelle, testi teatrali e appunti per la futura stesura de La Coscienza di
Zeno. Nel frattempo approfondisce lo studio della lingua inglese.
A questo periodo risalgono l'amicizia con Joyce, dal quale prende lezioni di
inglese, e la lettura di Freud che lo porta a interessarsi alla psicanalisi,
vista da Svevo come "una grande filosofia", che permette all'artista di
rinnovarsi.
Lo scoppio della prima guerra mondiale scuote profondamente Svevo: la
famiglia si disperde, la fabbrica di vernici è costretta a chiudere.
Solo nel primo dopoguerra ricomincerà a scrivere e nel 1919 finisce la
stesura de La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923, anche se fino al
1925 non otterrà successo.
Da questo momento inizia una nuova e feconda stagione creativa con la
pubblicazione di novelle e testi teatrali.
Svevo muore nel 1928, in seguito a un incidente d'auto.
IL PENSIERO
Svevo e Pirandello hanno un intento comune: scoprire i meandri dell'io,
partendo dal clima spirituale del Decadentismo e dalla scoperta
dell'inconscio.
Italo Svevo si colloca in un'atmosfera culturale ormai novecentesca e ben
distinta da quella decadente di cui rifiuta l'estetismo, il simbolismo, la
fuga della realtà.
In particolare Svevo è attratto da Schopenhauer, Darwin, Marx, Freud e,
negli ultimi anni, da Einstein.
Tuttavia egli pensa che l'artista debba essere libero di "fraintendere" i vari
pensatori, cioè di leggerli e interpretarli a suo modo, allo scopo di trovare
nuove soluzioni inventive e stilistiche.
Così Schopenhauer è per Svevo, non l'esaltatore dello spirito
contemplativo, ma l'assertore del carattere effimero e inconsistente
della nostra volontà e dei nostri desideri.
Per quel che riguarda Darwin: l'applicazione della legge della selezione
naturale e della lotta per la vita è vista da Svevo in senso opposto a
quello di Darwin. Per Svevo l'uomo incapace di adattarsi all'ambiente,
cioè l'inetto, rappresenta la punta più alta dell'evoluzione in quanto è
spiritualmente più forte e libero, non deve sacrificare la sua creatività
per adeguarsi all'ambiente (come al contrario succede per il forte
mosso dallo spirito di dominio).
Per quanto riguarda il pensiero marxista, Svevo lo elabora in un contesto
pessimistico, escludendo la possibilità di integrazione fra individuo e
gruppo sociale.
Infine Svevo si avvicina alle teorie sull'inconscio freudiano riproponendo le
tematiche dell'inettitudine e della malattia, convinto però
dell'immodificabilità del carattere e quindi dell'inefficacia delle terapie
psicoanalitiche; resta fondamentale per lui non tanto la guarigione quanto
la speranza nella guarigione.
L'elaborazione di tutte queste teorie porta alla centralità della figura
dell'inetto, caratterizzato dalla "malattia della volontà" e dal
disadattamento sociale.
IL ROMANZO PSICOLOGICO E IL TEMA DELL'INETTITUDINE: I PRIMI
DUE ROMANZI, UN VITA E SENILITÀ
Svevo svolge un ruolo fondamentale nel sistema letterario italiano e ha una
fama europea soprattutto come romanziere anche se scrisse anche fiabe,
racconti e commedie.
Svevo si fa portavoce del romanzo psicologico.
Nel 1892 esordisce con il suo primo romanzo Una vita, ancora legato al
romanzo naturalistico e veristico.
Il protagonista è Alfonso Nitti, un modesto impiegato che cerca di uscire
dalla mediocrità dedicandosi alla letteratura e corteggiando la figlia del
principale, Annetta. Dopo aver sedotto la donna non sa approfittare
della situazione e tradurre il successo momentaneo in matrimonio
vantaggioso così riprecipita nella mediocrità.
Ciò che emerge nel romanzo è l'inettitudine di Alfonso che è vittima di se
stesso e delle sue tortuosità psicologiche.
In primo piano risulta l'analisi interna di Alfonso: le contraddizioni, i
repentini mutamenti di proposito e di stato d'animo, e soprattutto la
frattura che in lui si instaura tra comportamenti esterni e sentimenti,
tra propositi della volontà e stati d'animo.
Alfonso non è un vinto, ma un inetto: attende una pienezza e una
coerenza di vita sentimentale che gli sono negate.
Il motivo dell'inettitudine viene approfondito nel successivo romanzo
Senilità (1898).
L'analisi psicologica è approfondita e resa assolutamente prioritaria
rispetto all'intreccio e al rapporto individuo/ambiente.
Il protagonista Emilio Brentani è un impiegato e un letterato mediocre
(motivo ricorrente, perché proiezione dei timori e delle delusioni di Svevo), che
vive da scapolo con la sorella Amalia. Emilio non ha raggiunto il successo e
cerca nell'avventura amorosa con Angiolina, della quale non conosce la
reputazione e i facili costumi, una sorta di riscatto dalla mediocrità della
sua esistenza. Il suo modello è il Balli, pittore non di successo ma fortunato e
spregiudicato in amore.
Mentre il Balli è sicuro di sé e non ha ripensamenti, Emilio è più complesso e
intricato di Alfonso Nitti: ondeggia continuamente tra opposti
sentimenti, propositi, azioni, tra cinismo e buoni sentimenti, tra
illusioni e disillusioni, tra calcolo e ingenuità, tra slanci affettivi, ira e
malumori.
Svevo mette in evidenza gli autoinganni della coscienza messi in atto
inconsapevolmente dal protagonista: da un lato si sente attaccato alla sua
inettitudine, alla condizione di metaforica senilità (inerzia, rinuncia,
rassegnazione, impermeabilità ai sentimenti e alle forti emozioni),
dall'altro il pericoloso sorgere della passione (metafora della gioventù)
che egli non voleva suscitare e che soprattutto non sa controllare.
Egli vorrebbe una pienezza sentimentale e vitale (la gioventù), ma
sentendosi inetto a viverla istintivamente se ne difende, cercandone un
surrogato (l'avventura) e mettendo in atto tutta una serie di autoinganni e
autocensure.
Con i personaggi di Alfonso Nitti e soprattutto di Emilio Brentani si avvia
quel processo di dissoluzione del personaggio (psicologicamente)
unitario ottocentesco, che è uno dei sintomi più chiari dell'avvento in ambito
narrativo di una nuova cultura novecentesca, caratterizzata da una grande
capacità di indagine dei meccanismi profondi dell'animo umano.
L'INDAGINE DEL PROFONDO DELL'ANIMO: LA COSCIENZA DI ZENO
(www.letteraturaitaliana.net)
Con Zeno, Svevo, approfondisce la crisi dell'uomo contemporaneo, facendo
emergere l'alienazione dell'individuo, lucidamente consapevole della
incapacità di rapportarsi alla realtà e alla società che lo circonda.
Con La coscienza di Zeno l'indagine del profondo dell'animo trova una
forma orami inequivocabilmente novecentesca, libera da ogni dipendenza dai
modelli narrativi naturalistici.
Svevo adotta la tecnica del narratore interno, un narratore che narra in
prima persona la propria storia.
Il narratore e protagonista è Zeno che, ormai vecchio, scrive le proprie
memorie perché indotto dallo psicanalista presso cui è in cura, che a sua volta
le pubblica per vendicarsi del fatto che Zeno a un certo punto ha interrotto la
cura.
Zeno poi scrive procedendo per grandi temi (il fumo, la morte del padre, il
matrimonio ecc.) che ripercorrono verticalmente la sua vita.
Per cui abbiamo diversi punti di vista: quello di Zeno narratore, quello
dello psicanalista (destinatario), quello di Zeno vecchio che scrive (ionarrante) e lo Zeno giovane (io-narrato) che vediamo agire tramite le parole
dell'io narrante.
Abbiamo così la dissoluzione del personaggio unitario ottocentesco:
Zeno si frantuma in una serie di identità sempre a confronto in ogni
pagina del testo.
In questo romanzo abbiamo anche la dissoluzione del tempo lineare, della
causalità e della consequenzialità logica.
Aspetto molto importante del personaggio di Zeno è quello di essere
caratterizzato da stati d'animo sempre in conflitto tra loro, per cui i suoi
comportamenti sono spesso in contrasto con i suoi sentimenti e le sue
intenzioni.
Zeno giovane è un personaggio contraddittorio che mette in atto tutti i
possibili autoinganni della coscienza, ma noi lo vediamo sistematicamente
agire attraverso gli occhi dello Zeno vecchio che ricorda, deforma,
sovrappone, commenta, discute.
Anche lo Zeno narratore è in evoluzione: è anch'egli malato, ma ormai
consapevole dell'ineluttabilità della condizione di malattia e quindi
ironicamente distaccato da se stesso e dai problemi passati e presenti.
E poi c'è Svevo narratore e il suo rapporto con Zeno, che non è una sua
controfigura: l'autobiografismo di questo romanzo è inferiore a quello
dei due precedenti.
Augusta, la donna che Zeno sposa per ripiego, rappresenta la salute e la
normalità borghese.
Zeno è la "malattia": la sua è una malattia della volontà, una malattia
psicologica, esemplarmente descritta nelle sue manifestazioni e nei suoi
sintomi nell'episodio del fumo.
Zeno è un inetto (il grande motivo novecentesco del disagio nei confronti
della realtà), è incapace di adattarsi a regole e convenzioni di una
società che desidera l’uomo tanto forte quanto omologato.
Zeno non riesce a vivere pienamente la vita, la ostacola, la blocca tramite
una intricatissima serie di procedure di autoinganno e autocensura, di
insicurezze, di mutamenti di stati d'animo e di comportamenti.
Zeno è incerto, insicuro, si sente inferiore alle altre persone, che per lo
più ritiene forti, capaci di vivere appieno la vita.
Aspetto fondamentale di questa sua "malattia" è il desiderio profondo di
non guarire anzi di crogiolarsi in essa, limitandosi a fantasticare un
futuro di salute che dovrebbe cominciare dopo momenti significativi (le
varie ultime sigarette, la cura disintossicante, il matrimonio ecc.).
Questo atteggiamento lo condiziona in ogni rapporto con le altre
persone: suo padre, figura negativa per Zeno, odiato perché ritenuto causa
della sua sua malattia; il signor Malfenti, personaggio amato, idealizzato,
considerato come un secondo padre, è uno strumento per guarire; Ada e
Augusta rappresentanti di una salute che Zeno sposandole vorrebbe carpire;
l'amante Carla, la cui esistenza gli consente di provare il gusto della
redenzione e della salute ogni volta che la lascia per tornare a casa dalla
moglie, mentre il pensiero del suo abbandono gli dà la sensazione di essere
prima o poi forte; Guido, rivale sano, quindi amato e odiato allo stesso tempo.
L'inettitudine però si dissocia dalla tragicità: la vita di Zeno è solo
relativamente fallimentare ed è priva della tragicità che aveva caratterizzato i
personaggi dei due precedenti romanzi di Svevo.
A Zeno, nonostante tutto, le cose vanno bene: teme il fumo, ma non ne
ha danni di salute; sposa Augusta per ripiego, ma trova con lei qualcosa che
assomiglia alla felicità; è un inetto negli affari, ma trae profitto dal commercio
e in definitiva crede di trovare proprio negli affari la soluzione ai suoi problemi
psicologici.
La salute di Augusta come quella di Guido (il rivale, che diversamente da
lui suona magnificamente il violino, non zoppica, sposa Ada ecc.) è quindi
relativa, anch'essa è un prodotto del punto di vista soggettivo e malato
di Zeno che li osserva dall'esterno.
La morale è che la malattia di Zeno non è una condizione eccezionale e
anormale, ma una condizione comune e propria di ogni uomo.
Zeno arriva ad accettare la sua "malattia" considerandola come
prodotto di una situazione storica o comunque connaturata alla
condizione umana.
La salute degli altri gli appare allora veramente relativa: è una salute
che non analizza se stessa e neppure si guarda allo specchio, che non
ha coscienza di sé.
OPERE
L'assassinio di via Belpoggio
Superamento del naturalismo. Narrazione psicologia di un omicidio, ricerca
delle pulsioni nascoste (Shopenhauer).
Una vita
Alfonso Nitti modesto impiegato bancario con velleità letterarie, riesce ad
entrare nelle grazie della figlia del capo, Annetta, con la quale condivide sogni
letterari. Dopo il primo rapporto Alfonso si defila e torna al suo paese, anche
per la morte della madre. Quando torna a Trieste Annetta è fidanzata con un
suo amico, al lavoro trova un clima ostile, e incorre in una sfida a duello. Infine
si uccide, compiendo l’estrema rinuncia.
La struttura è ottocentesca, ma non c’è l’atteggiamento romantico decadente
di compiaciuto titanismo, il naturalismo è superato in forza di una costante
introspezione psicologica. Il controcanto ironico del narratore impedisce
qualsiasi tipo di immedesimazione e contribuisce a togliere al personaggio
qualsiasi veste romantica per lasciargli solo quella del malato, dell’inetto.
Senilità
Emilio Brentani, modesto impiegato, con un libro pubblicato alle spalle, vive da
scapolo con la sorella Amalia. È amico dello scultore Balli, vitale ed istintivo,
quanto Emilio è incerto, cervellotico e artificioso. Emilio si innamora di
Angiolina, ragazza del popolo, dai costumi liberi, e ricama sopra questa storia
cercando un pretesto moralistico (plasmare la ragazza rendendola una creatura
superiore). La ragazza si concede anche al suo amico Balli e, tradendolo,
smonta tutti i castelli in aria del protagonista. Amalia si innamora di Balli e non
ricambiata si lascia deperire e muore. Emilio si chiuderà in uno stato di senilità
(mancanza di futuro), con i suoi sogni e le sue illusioni, rinunciando a vivere la
realtà.
La coscienza di Zeno (1923)
Struttura del romanzo
La struttura del romanzo è innovativa, è costruito a episodi e non
secondo una successione cronologica precisa.
L'opera consta di 8 capitoli di diversa misura: il primo è una prefazione dello
psicanalista S. che ha avuto in cura Zeno Cosini e che l'ha indotto a scrivere la
sua autobiografia (le sue memorie) come cura. Il protagonista si è sottratto
alla psicanalisi e il medico per vendetta decide di pubblicare le sue memorie. Il
secondo è un breve preambolo di Zeno alle memorie, in cui parla della sua
infanzia; i capitoli dal terzo al settimo sono le sue memorie vere e proprie;
il capitolo ottavo è un diario tenuto da Zeno dopo la terapia, in cui sono
spiegate, tra l'altro, le ragioni della sua interruzione.
La cornice
Zeno Cosini si sente malato (la malattia della volontà) e va dallo psicanalista
che gli suggerisce, prima di iniziare l'analisi, di scrivere le proprie memorie a
scopo terapeutico. Dopo averle scritte e aver sperimentato per sei mesi la
terapia, Zeno ritiene opportuno interromperla, prima perché si sente malato
più di prima, poi perché si crede guarito, ma non per merito della terapia,
bensì per merito della guerra e di certi affari fortunati che gli danno quella
sensazione di forza, decisione e vitalità, la cui mancanza era uno degli aspetti
della malattia; ovvero perché ha maturato la convinzione che la malattia di cui
ha sofferto (e soffre) sia connaturata alla condizione umana stessa. Lo
psicanalista, cui egli consegna anche il diario, pubblica tutto per vendicarsi del
fatto che Zeno ha interrotto la cura. In questo modo la psicanalisi fa il suo
ingresso ufficiale come tema della narrativa italiana.
Le memorie di Zeno
Le memorie e il diario di Zeno procedono per temi e non per rigida
successione cronologica: spesso nella stessa pagina l'io narrante evoca
periodi e stati di coscienza di epoche molto diverse tra loro.
Ogni episodio è narrato dal punto di vista del protagonista e il suo
resoconto degli eventi risulta spesso inattendibile; egli presenta la sua
versione dei fatti, modificata e resa innocua in un atto inconscio di autodifesa,
per apparire migliore agli occhi del dottor S., dei lettori e forse anche ai propri.
Dopo la Prefazione e il Preambolo, di cui abbiamo già detto, il capitolo 3 si
intitola Il fumo: fin da ragazzino il protagonista è dedito a questo vizio, da cui
cerca inutilmente di liberarsi con diversi tentativi infruttuosi, testimoniati dalle
pagine di diari e dai libri (nonché dai muri) su cui vengono scritte la data e la
sigla u.s. (ultima sigaretta). Infine per liberarsi dal fumo il protagonista si fa
ricoverare in una clinica, da cui fugge, corrompendo con una bottiglia di cognac
l’infermiera che lo sorveglia.
Il capitolo dedicato al fumo permette a Zeno di riflettere sulla propria
mancanza di forza di volontà e sull'incapacità di perseguire un fine con forza e
decisione. Tale debolezza è attribuibile al senso di vuoto che egli sente nella
sua vita, e all’assenza nella sua infanzia di una figura paterna che fornisca
regole e norme comportamentali.
Il capitolo 4, La morte del padre, è incentrato sulla figura del padre di
Zeno.
Il protagonista-narratore analizza il difficile rapporto con il genitore, che
non riesce a identificare come figura di riferimento e guida. Zeno infatti non ha
mai tentato di stabilire un rapporto affettivo e di reciproca intesa con il
padre.
Quando quest'ultimo è colto da paralisi, il figlio, in cerca di approvazione
e giustificazione, prova ad accudirlo prima che sia troppo tardi. Ma
durante la notte, il padre viene colpito da un edema cerebrale. Ormai incapace
di intendere e volere l’uomo è destinato a morte certa, e Zeno spera, per
evitare ulteriori sofferenze al padre e soprattutto fatiche per se stesso, in una
fine rapida e indolore. Nell’estremo momento della morte in un gesto
incontrollato il padre schiaffeggia il figlio, per poi spegnersi; gesto che segnerà
irrimediabilmente il protagonista e ne orienterà tutti i malcelati tentativi di
spiegare quel gesto, o di giustificare il proprio atteggiamento.
Il capitolo 5 è intitolato La storia del mio matrimonio: Zeno conosce
Giovanni Malfenti, uomo d'affari triestino, che inconsciamente elegge come suo
secondo padre, e inizia a frequentare la sua casa e la sua famiglia. Così
conosce le sue quattro figlie, tra le quali ammira la bella Ada. Quando si rende
conto che sposando una delle ragazze diventerebbe quasi figlio di Malfenti (e
ne deriverebbe la sicurezza che cerca) decide di innamorarsi di Ada e le fa la
corte. La donna però è innamorata di un altro, Guido Speier, che appare a Zeno
come un uomo dotato di perfetta salute e sicuro di sé. Il protagonista si
dichiara ad Ada, dalla quale viene rifiutato. Si rivolge allora anche alle altre due
sorelle in età per sposarsi: Alberta rifiuta, ma la sua proposta viene accolta
dalla meno affascinante, Augusta, alla quale confessa le precedenti richieste.
La donna tuttavia sa garantire all’uomo un matrimonio borghese e
apparentemente felice, dato che entrambi i coniugi vedono realizzati i loro
desideri inconsci (e cioè, trovare una seconda "madre" per il protagonista, o
trovare un marito per Augusta).
Il capitolo 6, intitolato La moglie e l'amante, narra la vicenda di vari anni
di matrimonio e in particolare il rapporto con Augusta che rappresenta
per Zeno la salute personificata e anche per questo scopre di amare; e
quello con Carla, prima oggetto di beneficenza, poi sua amante; a lei si lega di
un rapporto come sempre contraddittorio, oscillando tra il gusto per il peccato,
il senso di colpa e il proposito di redenzione, che - come il proposito di
smettere di fumare - vive con soddisfazione come un'imminente riconquista di
salute. Quando però Carla, stanca delle contraddizioni del protagonista, decide
di lasciarlo e di sposare il suo insegnante di canto, Zeno fa di tutto per
impedirglielo, finché è costretto a rassegnarsi e a tornare dalla moglie incinta.
Il capitolo 7, intitolato Storia di un'associazione commerciale, narra il
fallimento dell'azienda messa in piedi da Zeno e Guido Speier, che nel
frattempo è divenuto marito di Ada. L'impresa è fallimentare perché in
sostanza il "perfetto" Guido negli affari è un inetto che gioca avventatamente
in borsa, fino a perdere tutto. Dopo due tentativi di suicidio, simulati per
ottenere soldi dalla famiglia della moglie e salvare così l'impresa, riesce per
errore a uccidersi veramente (sbaglia le dosi del sonnifero che sta prendendo).
Zeno, che ha sempre cercato di tenere Guido sotto controllo e di soccorrerlo
(mostrandosi più avveduto di lui negli affari), dopo la morte di questi sbaglia
funerale.
Poi, in poche ore, giocando in borsa, riguadagna quasi tutta la
somma persa dal cognato. Paradossalmente, dopo il suicidio, Guido viene
nuovamente osannato da tutti e Ada interpreta la vincita di Zeno come un atto
di ostilità verso la memoria del marito (come un tentativo cioè di dimostrare a
lei la propria superiorità rispetto a Guido, nell'ottica dell'antica rivalità). La
donna ormai lo disprezza e parte per il Sudamerica.
Infine nel capitolo 8, intitolato Psico-analisi, Zeno riprende, dopo sei mesi di
interruzione, a scrivere le sue memorie, per ribellarsi al medico, esprimendo
il suo disprezzo e il suo rifiuto per la psicoanalisi. Ma in questo ultimo
atto si rende conto che la malattia interiore, di cui si sentiva vittima e da
cui riesce a curarsi,è una condizione comune a tutta l’umanità e che
coincide con il progresso del mondo intero. Il romanzo si conclude con
una drammatica profezia di un’esplosione che causerà la scomparsa dell’uomo
dalla faccia della Terra: sola la fine dell'uomo costituirà le fine della sua
condizione di "malato".
Le novelle
Tema della rievocazione del passato per dare ordine, (Una burla riuscita, Corto
viaggio sentimentale, La novella del buon vecchio e della bella fanciulla, Vino
generoso). Accettazione della malattia, dell’impossibilità di recuperare il
passato e dell’inattuabilità di un chiara visione interiore (il vecchio di vino
generoso si impaurisce e decide di non fare mai più esperimenti simili)
Il vecchione
Il protagonista è di nuovo Zeno l’innesco è costituito da un incontro fugace con
una ragazza che richiama alla mente di Zeno un’altra ragazza di tanti anni
prima. La “coscienza” , il romanzo precedente è la base dichiarata di questo
esperimento. Qui la continua confusione tra vita, letteratura e terapia è ancora
più marcata.
Il teatro
Terzetto spezzato, Un marito, La verità. La rigenerazione. Teatro ancora
legato al modello ottocentesco. In alcuni si nota l’influsso di Ibsen, mentre
l’ultimo la, Rigenerazione, ripercorre le tematiche dell’ultimo Svevo e può
essere considerato il suo capolavoro teatrale.
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