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Calabria, racket scatenato

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Calabria, racket scatenato
Monti: «Chi evade
mette le mani
nelle tasche
degli italiani»
La copertina
Voyage
Balkanique
un progetto
Dubrovnik
e Lamezia I non finiti di Maggio
arrogante impiccione
di CLAUDIO
Il premier stoppa
le polemiche
sul caso Cortina
alle pagine 4 e 5
Fotografia
Domenica 8 gennaio 2012
www.ilquotidianodellacalabria.it
La storia
Fondaco
di Fico
resti
di economie
e civiltà
CAVALIERE
di FRANCO DIONESALVI
di GIOVANNI IUFFRIDA
alle pagine 15,16 e 17
alle pagine 18 e 19
alle pagine 20 e 21
Monti ieri a Reggio Emilia
Intimidazioni continue in tutta la regione. A Rosarno De Maria ancora nel mirino
Calabria, racket scatenato
Bar distrutto a Cosenza. A Catanzaro rogo in una concessionaria
RACKET sempre più scatenato in Calabria. Continuano
gli episodi intimidatori. Nel
mirino attività commerciali
e rappresentanti istituzionali. Uno degli ultimi attentati,
il più grave, nella notte tra
venerdì e sabato a Cosenza.
Un bar su via Popilia, che non
molto fa era appartenuto a familiari dei Bruni, è stato devastato dall’esplosione di un
ordigno che ha danneggiato
anche una lavanderia vicina.
A Catanzaro cinque vetture.
sono andate distrutte nel rogo scoppiato in un autosalone. E a Rosarno nuovo atto
intimidatorio ai danni
dell’assessore ai Lavori pubblici De Maria.
KETY GALATI
ANTONIO MORCAVALLO
e SAVERIO PUCCIO
alle pagine 6 e 7
Arresto e assoluzione
Il dramma e lo sfogo
di Biamonte: «Mi
hanno distrutto»
Il dirigente della Regione
per la prima volta parla
della sua vicenda
ADRIANO MOLLO a pagina 11
Il guazzabuglio
Eco, così grande
da non suscitare
invidia
di AGAZIO LOIERO
LO scorso 5 gennaio,
Umberto Eco ha, com'è
noto, compiuto 80 anni.
Alcuni giornali lo hanno
festeggiato come il percontinua a pagina 23
Ma chi l’ha scritta
la norma
sull’Asp di Reggio?
di ETTORE JORIO
LEGGENDO l'art. 40 della L.R. n. 47 del 23 dicembre 2011, relazionato all'art. 7 della L.R. n. 9 del
2007, ci si rende conto del
continua a pagina 23
Due anni dopo
Rosarno, festa
per i migranti
ma manca
la gente
M. ALBANESE a pagina 9
Bivongi, tentano
un furto in casa
di un anziano: muore
uno dei malviventi
La lezione che ha
dato S. Giovanni
in Fiore
In due sorpresi
dal nipote della vittima
tentano una tragica fuga
DI recente, San Giovanni
in Fiore (Cosenza) ha dimostrato che non è, come a volte racconta di sé,
una periferia del Sud ar-
METASTASIO e SORGIOVANNI a pagina 8
continua a pagina 23
di EMILIANO MORRONE
Il bar distrutto dalla bomba a Cosenza (foto Tosti)
Reggio. La scuola dell’infanzia sarà affidata all’insegnante più esperta. La Fism: «Auspichiamo controlli»
Sombrero
Inchiesta Charlie Brown, il Comune chiederà i danni
Saldi
IL COMUNE chiederà i danni
all’istituto Charlie Brown. La
scuola intanto sarà affidata
all’insegnante più esperta.
SONO arrivati, attesi come una manna sia dai
commercianti che dagli
acquirenti. Dai primi per
rifarsi un po' dalle vacche
magre della crisi, dai secondi per comprare cose
che potevano guardare
solo da lontano. Abbandoniamoci pure alla sagra dello sconto, ma con
qualche regola da seguire. Verificate che il prezzo scontato non coincida
con quello normale, che
ieri era stato guarda caso
raddoppiato. Controllate
le misure, perché se avete
mangiato troppo nelle feste potrebbe non entrarvi
più. E, prima di acquistare abbagliati dal prezzo,
chiedetevi se quella cosa
vi serve davvero.
CATANESE, ILLIANO
e INSERRA
alle pagine 26 e 27
Bagnara
Maltempo
adesso
si corre
ai ripari
IERMITO a pagina 32
20108
9
771128
022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
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ANNO 18 - N. 7 - € 1,20
6 Primo piano
Domenica 8 gennaio 2012
Primo piano 7
Domenica 8 gennaio 2012
|
Calabria violenta
CATANZARO
|
Il racket dietro il rogo appiccato
in una concessionaria di auto
Dopo il boato fuga dei residenti in strada
Il locale era appartenuto a parenti dei Bruni
di SAVERIO PUCCIO
Bar distrutto
da un ordigno
L’esplosione a Cosenza su via Popilia alle 2,30
Strage sfiorata, danneggiata anche una lavanderia
rischi è stata chiusa la strada e messa in sicudi ANTONIO MORCAVALLO
rezzal'intera zona.Sulpostoanche icarabinieCOSENZA - Si è rischiato di contare i morti di ri del Comando provinciale, coordinati dal couna strage la scorsa notte a via Popilia. Un or- lonnello Francesco Ferace. Domato il rogo sodigno rudimentale è stato fatto esplodere al- no entrati in azione i militari del Reparto Opel'internodelbar CapitolCafè.Ladeflagrazione rativo coordinati dal maggiore Lando e della
ha distrutto del tutto il locale e danneggiato la Compagnia di Cosenza, diretti dal maggiore
lavanderia adiacente. Ma si è rischiato che l'in- Salvatori, che hanno rilevato la presenza di retero palazzo subisse danni. Solo la velocità di sti di un contenitore di plastica da tre litri origiintervento dei Vigili del fuoco ha evitato che nariamente contenente latte, tracce di polvere
l'atto intimidatorio di probabile matrice estor- nera e di benzina, oltre che di un grosso petarsiva, come ritengono gli inquirenti, e l'incen- do. Probabile che sul contenitore pieno di bendio scaturitone, procurassero una vera e pro- zina fossero stati posizionati la polvere e il petardo per causare lo scoppio.
pria carneficina.
I malviventi che hanno posizioE dallo spavento immenso che
nato l'ordigno, secondo quanto
ha rotto loro il sonno, i residenti
emerso dai rilievi delle forze deldella palazzina sono passati a un
l'ordine, si sarebbero introdotti
gran sospiro di sollievo una volta
nei locali del bar forzando la servenuti a conoscenza del grave periratura di una entrata posteriore.
colo scampato. Mentre restano anProprio all’esterno del bar, nella
cora le preoccupazioni per evenparte posteriore, i carabinieri
tuali danni all'edificio, anche se i
hanno anche rinvenuto un guanVigili del fuoco non avrebbero rileto di plastica e un passamontavato problemi strutturali.
gna, probabilmente usati da chi
E' stata una notte di paura. L'enha confezionato la bomba.
nesima, in una Cosenza che semL'esplosione ha danneggiato
bra ripiombata negli anni della
anche l'attività commerciale
guerra di mafia. L'esplosione del
adiacente, una lavanderia, una
bar, infatti, arriva dopo l'assalto e
l'incendio all'autocompattatore di Il guanto e il passamontagna autovettura e uno scooter parcheggiati nei pressi del bar. ImpoEcologia Oggi, l'incendio di una
ste, vetrate e pezzi di intonaco soauto di un ristoratore, i colpi di pino stati sparati a decine di metri di
stola contro due attività commerdistanza e solo per l'assenza di
ciali. Senza contare la scomparsa
passanti non si sono registrati fedi uno dei rampolli della famiglia
riti.
Bruni “Bella-Bella, Luca, del quale
Le indagini dei carabinieri sonon si hanno tracce da giorno 3, e
no partite dal proprietario del loper il quale prende corpo l'ipotesi di
cale, F.P., che ha riferito di non
lupara bianca.
averi subito alcuna minaccia, né
Intanto si fanno i conti con la
alcuna richiesta di pizzo. Nella capaura e I danni. L'esplosione delserma del Comando provinciale
l'ordigno, come detto, ha distrutto
per tutto il giorno sono state inolcompletamente il bar. La bomba è
stata fatta deflagrare intorno alle 2,30. Un boa- tre sentite diverse persone. Al vaglio degli into tremendo che ha lanciato i detriti di vetrate, vestigatori dell'Arma anche alcuni filmati giferro e cemento a diversi metri di distanza. I rati da telecamere di sorveglianza della zona.
primi a intervenire, allertati dai residenti del Proprio dai video si spera di ottenere informapalazzo immediatamente scesi in strada, sono zioni utili per risalire agli autori dell'attentato.
stati i Vigili del fuoco del Comando provinciale. La pista principale, secondo gli inquirenti, è
Due gli automezzi impiegati con sette uomini quella del racket delle estorsioni. La potenza
(guidati dal capo squadra Bonaventura Ferri) dell'ordigno utilizzato porterebbe ad escludere
che hanno immediatamente lavorato per spe- eventuali legami con dissidi personali che, algnere l'incendio. Proprio lo spegnimento qua- cune settimane fa, portarono a una aggressiosi istantaneo delle fiamme ha evitato che l'edifi- ne, e al ricovero di una donna, proprio davanti
cio subisse irreparabili danni da esposizione al bar saltato in aria. Bar che, fino a circa tre analle alte temperature. Sospirodi sollievo anche ni fa, era di proprietà di una donna imparentaalla scoperta che due bombole del gas posizio- ta con lo scomparso Luca Bruni. Coincidenza o
nate nei pressi del bar erano vuote. Per evitare meno, saranno le indagini a chiarirlo.
LA SETTIMANA SHOCK
Un contenitore
da 3 litri pieno
di benzina
e polvere nera
L’esterno del bar
di via Popilia con
i detriti lanciati a
decine di metri di
distanza.
Grazie
all’intervento dei
vigili del fuoco si
è evitato che
l’incendio si
propagasse al
resto del palazzo
(foto Mario Tosti)
| L’ESCALATION |
I messaggi della mala: assalti con il mitra
colpi di pistola e il figlio di “Bella-Bella” sparito
COSENZA - Spari contro un bar, sei colpi di
revolver contro un negozio di abbigliamento, l'assalto armatoin strada per darfuoco al
camion di Ecologia Oggi, l'auto di un ristoratore incendiata. L'ipotesi di lupara bianca
avanzata dalla Dda sul caso della sparizione
del 37enne Luca Bruni, ritenuto esponente
di spicco del clan “Bella-Bella”. Sono gli atti
criminali che hanno preceduto, solo di giorni, l'esplosione del Capital Cafè. E senza andare troppo indietro nel tempo, va ricordato
anche l’ordigno artigianale di elevata potenza, rinvenuto a una fermata del pullman il 5
novembre. Una serie di atti come non se ne ricordavano da tempo nella città dei Bruzi.
Una recrudescenza della criminalità che potrebbe anche voler dire che qualcosa è cambiato. Non solo esigenza di far cassa, dunque, ma di imporsi e farsi “conoscere”. Nuovi
equilibri, nuovi capi. Capi che mandano
messaggi ai “colleghi” e a tutti i cosentini.
Messaggi dirompenti e visibili a tutti, appunto. Come la sparizione di Bruni, l'uso
dell’ordigno dall'alto potenziale, e l'assalto
armato in strada (con due pistole e una mitraglietta) al camion di Ecologia Oggi. Messaggi che potrebbero anche preludere, fanno capire da ambienti investigativi, a nuovi
fatti di sangue. Tutto questo sul territorio
del latitante cosentino numero uno, il 57enne Ettore Lanzino. Insieme a Franco Presta
Le cinque autovetture distrutte dal rogo
vorare fino alle prime ore del giorno
per domare il rogo che si è sviluppato e
che ha divorato tutte e cinque le Golf
parcheggiate uno a fianco all'altra.
Con fiamme talmente alte da danneggiare anche la parete di un immobile
adiacente. Sul posto sono intervenuti
i Carabinieri della Compagnia di Catanzaro che hanno avviato le indagini
nel tentativo di ricostruire l'esatta dinamica dei fatti. I militari dell'Arma
hanno anche visionato le immagini di
alcune telecamere, nella speranza di
trovare elementi utili alle indagini,
mentre sono stati sentiti i responsabili dell'azienda per ricostruire eventuali episodi. Nulla è trapelato sull'e-
voluzione delle indagini, anche se la
matrice dolosa è la pista seguita dagli
inquirenti che, comunque, non hanno trovato materiali sospetti sul posto.
L’incendio apre un nuovo, inquietante capitolo sul tema del racket e
sulle condizioni in cui operano gli imprenditori del capoluogo calabrese,
colpiti più volte, anche in passato, da
attentati incendiari e dinamitardi.
Nonostante il fenomeno non ha mai
segnato numeri ufficiali preoccupanti, forse anche per la difficoltà degli
imprenditori a denunciare le vessazioni subite, lasciando tutto nell’ombra. Proprio come vogliono gli autori.
Ancora piante di kiwi tagliate all’assessore ai Lavori Pubblici di Rosarno
Accanimento contro De Maria
di KETY GALATI
Teodoro De Maria Sotto: giunta e consiglieri
di maggioranza dopo la conferenza stampa
ROSARNO –Nel mirino degli attentatori c’è ancora l’assessore
comunale ai Lavori Pubblici del
Bosco di Rosarno, Teodoro De
Maria. Non hanno fatto passare
neanche una settimana. I soliti
malviventi ignoti hanno nuovamente preso di mira il terreno di
proprietà di De Maria in contrada Bosco, devastando altre 15
La parte posteriore del bar con le crepe alla muratura
di Roggiano, sospettato della strage di San
Lorenzo del Vallo, “Ettaruzzu”è il principale
ricercato dalle forze dell'ordine e dalla Direzione distrettuale antimafia. Proprio il procuratore aggiunto della Dda, Borrelli, nel
corso della conferenza stampa per gli arresti
di Terminator 4, operazione sul clan Lanzino-Patitucci, aveva “bacchettato” carabinieri e Polizia per gli scarsi risultati. Un rilievo
che, anche alla luce dei nuovi accadimenti,
dovrebbe portare a un ulteriore rafforzamento dell'azione delle forze dell'ordine.
a.mor.
Il sindaco Tripodi: «Andiamo avanti e uniamoci
per difendere i valori di legalità e trasparenza»
piante di kiwi. Solo la settimana
scorsa, l’assessore era già stato
colpito, quando, probabilmente,
gli stessi autori del secondo reato, hanno tagliato venti piante di
actinidia sullo stesso fondo.
L’accanimento contro l’assessore ai Lavori Pubblici ha fatto
ricadere nella perplessità il primo cittadino di Rosarno, Elisabetta Tripodi, la sua giunta e i
consiglieri di maggioranza, i
quali, ieri mattina, dopo una
riunione a Palazzo San Giovanni, hanno deciso di convocare
una conferenza. Un incontro
lampo durante il quale la maggioranza ha fatto quadrato attorno a De Maria, esprimendo
solidarietà e sdegno per il vile atto.
Amareggiato e preoccupato,
il sindaco, invece è andato dritto
al sodo, condannando fermamente il gesto intimidatorio perpetrato nei confronti «dell’ami-
co, assessore e cittadino» De Maria. Analizzando l’episodio, la
Tripodi, stavolta, non ha più
parlato di un atto di tipologia
mafiosa, ma si è limitata nell’affermare di non conoscere la matrice di questo ennesimo atto minatorio nei confronti dell’assessore, anzi, «poco importerebbe»
all’amministrazione. Più realista, la Tripodi ha infatti affermato che «tale gesto porta a rafforzare ulteriormente l’impegno dell’amministrazione fondata sui principi «di legalità e di
trasparenza».
L’accaduto, che ha suscitato
apprensione in tutta la maggioranza, non smuove di una virgola la compattezza della squadra
della Tripodi, che ancora una
volta, malgrado tutto, ha dimostrato unità. «Siamo qui per dare una risposta corale», ha sottolineato il primo cittadino, il quale, ha lanciato un appello ai ro-
sarnesi: «uniamoci per difendere i valori della legalità. Non ci
piace la retorica delle belle parole, l'antimafia gridata - ha continuato il sindaco, avvertendo:
«noi andremo avanti e continueremo a lavorare nell’interesse
della collettività».
De Maria, vittima di ben due
attentati non ha rilasciato alcuna dichiarazione, si è dimostrato indignato e turbato per quanto è successo. La maggioranza
presente all’incontro ha preso le
distanze da certi gesti «inqualificabili», augurandosi al tempo
stesso che le autorità competenti possano al più presto fare
chiarezza su quanto è capitato.
C’è da osservare che la notizia
del secondo attentato di De Maria si è intrecciata con quella del
secondo anniversario della rivolta degli africani. Una giornata, dunque, particolare quella di
ieri per Rosarno che lascia
l’amaro in bocca sia per quanto è
avvenuto due anni fa in una città
ancora profondamente ferita,
che per i vili gesti nei confronti
di De Maria.
Caulonia: bomba al locale degli immigrati
Nicotera: brucia il portone della “Comerci”
San Giovanni in Fiore, sindaco “sotto tiro”
Cosenza, attentato a un autocompattatore
Reggio, in fiamme l’auto di un consigliere
Francica, spari alla porta di un consigliere
NELLA NOTTE tra il 31 dicembre e il 1° gennaio esplode una bomba presso la trattoria “La Grotta” di Caulonia (RC), gestita dal Consorzio Goel. La struttura avrebbe riaperto fra un mese come laboratorio d’inserimento lavorativo per gli immigrati rifugiati politici
IL 4 GENNAIO in piena notte viene cosparso di liquido infiammabile
e bruciato il portone d’ingresso dell’azienda “Casa vinicola Comerci”
nella frazione Badia di Nicotera, in provincia di Vibo Valentia. Fortunatamente i danni si riveleranno poi di lieve entità.
ANCORA un altro attentato nei confronti del sindaco di San Giovanni
in Fiore, antonio Barile, dopo avergli svitato i bulloni dell’auto. Ignoti,
il 4 gennaio, tagliano alberi nei pressi dell’Abbazia Florense e scrivono sul muro di fronte frasi offensive nei confronti del primo cittadino,
ALL’ALBA del 5 gennaio tre persone con due pistole e una mitraglietta fermano un camion autocompattatore di Ecologia Oggi a Cosenza, fanno scendere gli operari, lo cospargono di benzina e lo danno alle fiamme. Leggermento ferito l’autista a causa di una caduta.
POCO prima delle 5 del 5 gennaio l’auto del medico e consigliere comunale di Reggio Calabria, Francesco Plateroti, viene bruciata sul
lungomare di Villa San Giovanni. Accreditata la tesi dell’origine dolosa, seppure non è stata trovata traccia di materiale infiammabile.
DUE colpi di fucile, in rapida successione, nelle prime ore del 5
gennaio, vengono sparati verso la porta dell’abitazione di Domenico Mograce, consigliere comunale di maggioranza di Francica, in
provincia di Vibo Valentia. Nessuna pista è stata scartata.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
CATANZARO - Un'intimidazione
chiara, senza equivoci. Un segnale inquietante in una zona già colpita da
avvertimenti di questa portata. C'è la
matrice dolosa dietro il rogo che, nella
notte tra venerdì e sabato, ha distrutto
cinque autovetture in un parcheggio
della concessionaria Volkswagen di
Catanzaro. Cinque Golf ancora da immatricolare e delle quali sono rimaste
solo le carcasse annerite. L'ombra del
racket riconquista la scena a Catanzaro, città considerata troppe volte, a
torto, fuori dagli schemi convenzionali della criminalità organizzata. Il
messaggio lanciato alla famiglia Del
Vecchio, da anni nel commercio di autovetture, non lascia dubbi.
L'allarme è scattato in piena notte,
quando una telefonata ai Vigili del
Fuoco ha segnalato le fiamme altissime e il fumo denso uscire dal tetto della concessionaria, sita in via Lucrezia
della Valle, una delle principali strade
di accesso alla città, ma anche sede di
uno dei “fortini” dei rom. Gli autori
dell'intimidazione hanno approfittato del fatto che le autovetture fossero
state parcheggiate in una piazzola allestita da poco tempo sopra la concessionaria. Un parcheggio da cui si accede attraverso una rampa, situata a
fianco l'ingresso principale dell'attività. Chi si è introdotto, dunque, sapeva bene come colpire, evitando un'azione, ben più complessa, direttamente nel punto vendita, chiuso da vetrine
blindate.
I Vigili del Fuoco hanno dovuto la-
Domenica 8 gennaio 2012
Locride criminale
Tentano un furto nella casa di un anziano
nella colluttazione uno dei ladri resta ferito
Rapina con il morto a Bivongi
Sorpresi dalla presenza del nipote dell’uomo i malviventi provano una tragica fuga
| IL SINDACO |
| I CITTADINI |
«Allestiremo «Continuiamo
un sistema
a subire gravi
di telecamere» atti di violenza»
di FRANCESCO SORGIOVANNI
BIVONGI - Un tentativo di rapina
ad una coppia di anziani s'è concluso con un morto. E' successo nella
notte di venerdì, a Bivongi, piccolo
centro dell'Alto Jonio reggino. La
vittima è uno dei rapinatori. Si
tratta di un giovane 19enne, Marco Rocco Bombardieri, domiciliato
a Guardavalle. L'altro componente della banda, Domenico Gagliardi, di anni 22, sposato e padre di
due figli, residente nello stesso
centro della provincia di Catanzaro, è stato arrestato. I due malviventi, l'altro ieri, poco prima della
mezzanotte, con un calcio o una
spallata hanno rotto la porta dell'abitazione dove
vive l'ultraottantenne Armando Zannino con la moglie, per tentare
una rapina ai loro danni. A causa del forte rumore provocato, si sono svegliati di soprassalto tutti gli occupanti della
casa, situata nel
Marco Bombardieri
pieno centro
abitato di Bivongi, alla via
Matteotti. Oltre
agli anziani coniugi, nell'appartamento a
quell'ora stavano dormendo la
badante straniera, che accudisce la moglie
di Zannino, e
uno dei nipoti
della coppia, un
giovane studente 27enne.
Quest'ultimo
andava a dormire a casa dei
nonni dopo la
tentata rapina
che gli stessi
avevano subito
Domenico Gagliardi
la sera del primo giorno di quest'anno (sicuramente gli stessi malviventi). Il primo a svegliarsi è stato il più giovane degli occupanti, che da poco era
rientrato. Davanti agli occhi del nipote dei due anziani s'è presentato
il più giovane dei rapinatori, riconosciuto poi in Marco Rocco Bombardieri. Questi aveva un coltellaccio in mano con il quale cercava di
farsi minacciosamente strada, in
direzione dell'anziano padrone di
Sul corpo
una serie
di coltellate
Il cadavere di Bombardieri coperto da un lenzuolo
casa. A tal punto, al nipote di Armando Zannino, non è rimasto altro da fare che tentare di disarmarlo. Poco più indietro era rimasto il
secondo malvivente, armato con
un piede di porco. Entrambi a viso
scoperto. Ne è nata una colluttazione con quello armato di coltello. Il
giovane parente degli anziani ha
cercato di difendersi come ha potuto. Ha usato il manico di una vecchia racchetta da tennis. E' riuscito a gettare il rapinatore a terra,
checadendoha persoilcoltello.Alla fine, i due malviventi, vedendosi
alle strette, hanno preso la via di fuga. Il nipote di Zannino ha cercato
di trattenere per il braccio il giovanerapinatore,ma allafineèriuscito ugualmente a scappare, spogliandosi del giubbotto che indossava, che è rimasto sul luogo dell'accaduto. Così come il coltello e il
IL PRECEDENTE
La notte di San Silvestro
erano a caccia di armi
ERA già successo la notte del primo
giorno dell'anno. I rapinatori, quasi
sicuramente gli stessi, hanno scelto
un altro giorno di festa, per compiere la rapina a danno degli stessi anziani. Ma nel primo tentativo, per
fortuna, andò meglio per tutti, in un
certo qual modo. Anche quella volta
tutto è iniziato poco prima della
mezzanotte. I malviventi, quella volta forse tre, hanno fatto irruzione
nell'abitazione dei coniugi Zannino,
con lo scopo preciso di compiere
una rapina. Dopo avere scardinato
la serratura del portoncino di casa,
hanno cominciato a rovistare in tutto
l'appartamento in cerca di armi.
piede di porco.
Ad una ventina di metri dall'abitazione era parcheggiata la Seicento bordeaux con la quale era
giunti sul posto i rapinatori. Di
corsa sono saliti a bordo della stessa autovettura, inseguiti a piedi,
per un brevissimo tratto, dal nipote dei due anziani. Ma nemmeno
dopo un centinaio di metri la piccola utilitaria è andata a sbattere con
il paraurti anteriore e con la fiancata sinistra, su alcune fioriere disposte davanti ad un'abitazione vicina. Il mezzo ha comunque proseguito la corsa, ma poco più sotto,
dopo un testacoda, si è rigirato su
se stesso e ha concluso la marcia.
Al sedile del guidatore si trovava
Marco Rocco Bombardieri, moribondo. L'altro rapinatore, sceso
dalla macchina, stava cercando di
scappare a piedi tra le viuzze del
paese. I primi soccorritori hanno
tirato fuori dall'autovettura il giovane morente per cercare di salvarlo. Ma appena sull'asfalto, una
grossa quantità di sangue è fuoriuscita dall'addome del giovane.
Per lui non c'è stato niente da fare. I
sanitari del 118 e ancora prima il
medico che era di servizio al posto
di guardia del territorio, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Gli stessi hanno accertato almeno tre ferite da arma
da taglio all'altezza dell'addome
del giovane. Domenico Gagliardi,
invece, è stato acciuffato poco dopo, nei dintorni, dai carabinieri
della compagnia di Roccella Jonica, all'ordine del capitano Marco
Comparato. Gli investigatori,
coordinati dal magistrato del Tribunale di Locri, il sostituto procuratore Rosanna Sgueglia, dovranno chiarire ora tutte le modalità
dell'accaduto e, in particolare, se
abbiano agito dei complici a margine del tentativo di rapina.
Parla l’uomo che l’altra notte si è visto entrare nell’abitazione i malviventi
«Erano tornati per ucciderci tutti»
mo. Armando Zannino è un uomo in gamba. Ha lavoraBIVONGI - “Erano tornati e questa volta mi avrebbero
to per tutta la vita e ancora, quando se la sente, riesce a
ucciso.Eavrebberouccisoanche miamoglieelabadanfare qual cosina nei campi.
te”. E' convinto di questo l'anziano di Bivongi che a diHa avuto sempre la passione per la caccia
stanza di poco meno di una settimana ha
e custodisce i suoi tre fucili come delle relisubito due tentativi di rapina, l'ultimo fiquie. E pure di non consentire ai rapinatori
nito tragicamente ieri notte. Non vorrebdi rubare i suoi “gioielli”, ha rischiato grosbe dimostrarlo, ma l'ultraottantenne Arso per ben due volte, a distanza di pochi
mando Zannino è molto preoccupato per
giorni. E' cosciente anche di questo l'anziaquello che è successo.
no uomo. Però non gli interessa più di tanIl giorno di Capodanno se lo ricorderà
to. E non per un fatto di puro cinismo.
per sempre e ancora di più quanto è sucE' l'attaccamento soprattutto delle percesso notte di venerdì. E' ancora indolensone anziane a certi loro affetti, beni. Senza
zito per la caduta provocata dalla spinta
tuttavia rendersi conto che di fronte a certe
che il rapinatore gli aveva mollato nel prisituazioni non sarebbe il caso di opporre remo tentativo di rapina. Quella volta non
sistenza oltre certi limiti. “E' successo
avevavoluto consegnareai delinquentila
quello che non mi sarei mai aspettato - ha
chiave dell'armadietto in cui erano custodetto ieri mattina Armando Zannino, legditi i tre fucili detenuti regolarmente.
germente sbiancato in viso, forse per la
E anche il tentativo di rubare i soldi
eventualmente tenuti in casa. Cosicché, Il portone di casa di Zannino paura ma anche per la stanchezza. Noi anziani abbiamo bisogno di maggiore proteprima di scappare, uno dei rapinatori gli
zione. Soprattutto gli anziani che vivono soli, che solo di
ha mollato un pugnonel petto scaraventando l'anziano
più nel mirino dei malviventi”.
sul pavimento. Sono frame, immagini, che tornano di
continuo davanti agli occhi e nella mente lucida dell'uof.s.
Il sindaco Ernesto Riggio
di GIORGIO METASTASIO
BIVONGI - “Siamo indignati e
preoccupati per quanto sta accadendo negli ultimi mesi a
Bivongi”. Questa è la prima risposta a caldo che il sindaco di
Bivongi Ernesto Riggio ci ha
fornito nell'immediatezza della notizia relativa alla tentata
rapina finita in tragedia la
notte scorsa.
“Un popolo pacifico come
quello bivongese - ha proseguito il sindaco Riggio - non
può essere oggetto di episodi
provenienti da una criminalità extrapaesana”. E, il sindaco, chiarisce meglio il concetto
senza peli sulla lingua. “Non
nascondiamo il disaggio sociale che può esserci all'interno della comunità e stiamo lavorando ogni giorno per tranquillizzare tutti. Ma questi ultimi due episodi (la tentata
estorsione ad un commerciante prima di natale e la rapina di
ieri n.d.a.) appartengono ad
una criminalità efferata che
non ci appartiene e che vegeta
in un humus di delinquenza
che nel nostro paese non esiste”.
Un appello poi, il primo cittadino di Bivongi, lo rivolge
alle istituzioni. “I cittadini
non possono che essere stanchi di queste angherie e per
questo chiediamo l'aiuto delle
istituzioni preposte affinché
controllino il territorio in modo efficace. Alle forse dell'ordine, per il lavoro che svolgono
quotidianamente, rivolgiamo
il nostro più sentito ringraziamento soprattutto per la soluzione di questi ultimi due recenti casi di criminalità attraverso gli arresti in flagranza
di reato che hanno consentito
di chiarire inequivocabilmente le vicende a cui erano legate”.
Quali le azioni dell'amministrazione comunale nei prossimi giorni il sindaco le chiarisce subito. “Chiederemo un incontro con S.E. il Prefetto per
intensificare la vigilanza e
cercare di evitare in futuro simili episodi”. E qui a Bivongi
si pensa già ad allestire un sistema di video sorveglianza,
soprattutto agli ingressi del
paese e nei punti deboli del sistema urbanistico e viario, finalizzato a monitorare il territorio a tutela e salvaguardia
dell'incolumità dei cittadini.
I danni dopo la rapina
BIVONGI - Il terrore si legge
ancora negli occhi del signor
Ermando Zannino, vittima di
due ben tentativi di rapina nel
giro di sette giorni. Viso emaciato, barba lunga, occhi rossi
e lucidi, segni questi di un'altra notte passata in bianco dopo lo spavento procurato dai
due malviventi introdottisi
notte tempo nella sua abitazione.
Questo il lato privato di un
uomo di 82 anni ora seriamente preoccupato e difficilmente
rasserenato per il triste epilogo della vicenda che lo ha visto
protagonista suo malgrado.
Ma c'è anche un lato pubblico
dell'episodio che ha lasciato
sgomento un intero paese formato prevalentemente da anziani che vivono da soli e i loro
figli tutti emigrati o trasferiti
altrove. La gente di Bivongi è
stanca di subire continuamente questi attacchi alla propria
serenità. Furti, rapine, estorsioni, incendi. Una recrudescenza della micro criminalità
qui mai vista prima.
I fatti delittuosi che si registrano a Bivongi da qualche
tempo trovano persone rassegnate e pronte a qualsiasi
evento ma nello stesso tempo
decise a difendersi con ogni
mezzo. C'è chi, per questo, si è
organizzato apponendo grate
in ferro e portoni blindati alle
proprie abitazioni per paura di
rapine o furti. Furti che, lo ricordiamo, hanno interessato
persino la chiesa parrocchiale
in diversi momenti. Alcuni
commercianti sono pure alla
ricerca di sistemi di video sorveglianza a controllo del proprio esercizio ma, si sa, queste
sono diavolerie elettroniche
che non tutti riescono a gestire
e quindi ci si affida a serrature
di altissima sicurezza.
Questo è il clima che si respira ora a Bivongi, un tranquillo
e laborioso paese della Vallata
dello Stilaro dove d'estate si vive un clima allegro e disteso
ma dove d'inverno avanza la
paura, specie di notte, quando
alcune macchine scorazzano
piene di giovinastri in cerca di
emozioni a cui è difficile opporsi per la paura di rappresaglie.
Oggi ad essere preoccupati
sono più di tutti gli anziani che
difficilmente potrebbero reagire e difendersi.
g.m.
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8 Primo piano
Migranti in festa
L’area industriale di San Ferdinando celebra
l’anniversario a due anni dalla rivolta
Rosarno è ferma nel tempo
I ghetti non sono stati eliminati. Chi lavora nei campi dorme dentro le tende
di MICHELE ALBANESE
ROSARNO - Le baracche fatiscenti, i casolari abbandonati senza servizi e senza
energia elettrica, gli spazi
strettissimi che ospitano
solo brande e pochi materassi quasi uno sopra l'altro
tra vestiti sporchi e pochi effetti personali, sono ancora
lì vivi più che mai, animati
da fantasmi con il volto africano di chi cerca nella Piana
un lavoro. A due anni dalla
rivolta di Rosarno le immagini restano quelle di un
tempo. E poi tende, tante
tende all'aperto.
L'inferno di Rosarno si ripete anche a due anni dalla
rivolta sia pure dopo con
modalità diverse rispetto
agli anni. Non più centinaia
di immigrati ammassati
dentro ex fabbriche abbandonate come la ex Rognetta
o l'ex Opera Sila, ma divisi
in gruppi da 15- 30 persone
e sparsi nel centro storico
cittadino ma soprattutto
nei casolari di campagna e
non solo a Rosarno ma anche nella campagne di Rizziconi e di Cittanova. Disperati in cerca di pochi spiccioli al giorno per vivere.
Sono pochi, pochissimi coloro che riescono a sbarcare
il lunario riuscendo a lavorare con la relativa copertura previdenziale e con un salario decente. Molti non lo
possono fare perche non
hanno il permesso di soggiorno ma anche perché il
lavoro è diminuito a causa
della scelta dei produttori di
non raccogliere le arance il
cui prezzo di mercato si aggira ancora quest'anno intorno ai 5 centesimi al chilogrammo.
Un nulla che costringe
tanti a desistere dalla raccolta perché non coprirebbe
nemmeno i costi di produzione. Chi dice che il dramma di Rosarno è stato risolto o ridimensionato ha le
bende sugli occhi: o non vede o non vuole vedere. Storie
di straordinaria sofferenza
di mescolano a quelle di altrettanta solidarietà, poca a
dir la verità, rispetto ai bisogni.
C'è ancora Dorina Ventre,
“Mamma Africa” come è
stata ribattezzata, ci sono i
volontari della Flai Cgil o
della Caritas che da giorni
si danno da fare come possono per assicurare servizi
e fornire aiuto, ma la dimensione dei bisogni degli immigrati è talmente ampia
da far oscurare ogni entusiasmo. E loro gli immigrati di colore portandosi dietro una dignità indescrivibile continuano a farsi vedere in città. La paura di due
anni fa è diminuita . Ieri , il
secondo anniversario dei
“fatti di Rosarno” com'è stata ribattezzata la rivolta di
due anni fa è stato celebrato
quasi come una scampagnata nella seconda zona
industriale di San Ferdinando proprio sul luogo dove dovrebbe sorgere il rigassificatore. Una trentina
di immigrati sono bastati a
testimoniare le difficoltà
che si vivono ancora nelle
baraccopoli, poi delegazioni politiche come quella di
Rifondazione Comunista, il
Coordinamento dei Portuali che aderiscono al Sul, la
Flai-Cgil di Gioia Tauro e la
Flc di Reggio Calabria, San
Ferdinando in Movimento,
la rete per la difesa del territorio “Franco Nisticò” ,il
Kollettivo Onda Rossa e Rinascita per Cinquefrondi,
Equosud, il Centro Sociale
“Cartella”, Gasp, gruppo
d'acquisto solidale e popolare della Piana di Gioia Tauro, circolo Armino di Palmi.
La terra, l'agricoltura, la
crisi del porto, la disoccupazione dilagante, un territorio consegnato alle multinazionali, temi questi che si
sono sovrapposti alle condizioni inumane dei ragazzi
di colore che in serata si sono trasferiti a Rosarno per
la seconda edizione della festa dell'integrazione promossa dall'Amministrazione Comunale. Ma i canti ed i
balli di un giorno non cancellano il passato e il presente. Rosarno ha celebrato Rosarno anche se nulla è cambiato ancora.
La musica, in particolare la tarantella, ha animato la manifestazione di San Ferdinando
|
LA PARTITA
LA NOTA STONATA
|
Le barriere cadono
davanti al pallone
Alla festa i soliti noti, manca la gente
SAN FERDINANDO - Ancora
una volta il calcio unisce bianchi e neri in un campo simbolo.
Nell'immensa area verde dove
dovrebbe sorgere il mega impianto del rigassificatore contro la volontà delle associazioni che ieri hanno aderito alla
festa multietnica si è giocata la
partita dell'integrazione. Tra
musiche e danze africane dove era costante la relazione tra
movimento e ritmo e, profumi
di piatti tipici, i fratelli africani ed
i membri delle associazioni di
volontariato locali hanno tirato
qualche calcio ad un pallone.
La gara ha avuto una sola ed
unica volontà: l'amicizia tra popoli e culture diverse è possibile. Lo hanno dimostrato ieri i
volontari, che ce l'hanno messa tutta per far capire che si
possono abbattere barriere
che oggi sembrano insormontabili. Da tempo, essi infatti
hanno superato il muro della
discriminazione razziale e dell'imbarazzo quando ci si trova
di fronte a persone che hanno
un colore diverso dalla nostra
pelle. (k.g.)
L’invito delle associazioni che hanno organizzato l’evento caduto nel vuoto
di KETY GALATI
SAN FERDINANDO - Alla festa
multicolore, con i fratelli africani ci
Uno dei sono isoliti noti: i membridi Calafritanti ca, il Coordinamento Portuali Sul,
interventi Flai-Cgil comprensorio di Gioia
Tauro, San Ferdinando in movimento, Kollettivo Onda Rossa, Rinascita-Cinquefrondi, Equosud,
Csoa “Cartella”, Chiesa battista di
Rc, Mammalucco Onlus Taurianova, Gaspp-Gruppo d'acquisto solidale e popolare della Piana, Circolo
Arminio di Palmi, Partito della Rifondazione comunista.
Tutti gli altri? Assenti. Malgrado
ciò, i rappresentanti delle associazioni locali hanno lanciato i loro
messaggi in difesa del lavoro e della
terra. Arturo Lavorato, (Equosud),
che ha coordinato l'assemblea, ha
parlato di un nuovo modello di sviluppoperil territoriodellaPianabasato sul bene comune.
Il presidente di San Ferdinando in
movimento, Giuseppe Chiodo, non
ha perso occasione per dire no al rigassificatore, «un'opera che servirà
solo alle società multinazionali per
speculare a nostre spese. Noi vogliamo un uso alternativo della Piana»
ha continuato Chiodo, aggiungendo che, «la nostra terra è già deturpata da molti impianti che inquinano l'ambiente». Infine, il presidente
dell'associazione sanferdinandese
ha proposto una nuova alleanza con
la popolazione della Piana, a suo parere «pocoinformata» di ciòche succede.
E' la volta di Pasquale Mercuri,
(Sul), il quale, ha esortato i preseti a
lavorare insieme per difendere la
propria terra. Pino Ippolito, presidente di “Arminio” invece ha voluto
esprimere solidarietà agli immigrati, perché i loro legittimi diritti sono
calpestati ed ai portuali che hanno
perso il lavoro. Con l'auspicio che le
cose cambino per il bene di tutti. Secondo Renato Fida di Flai- Cgil, il
problema principale della Piana è la
mancanza di lavoro, ragion per cui
«serve un nuovo piano di sviluppo
agricolo».
Tra i traduttori degli africani,
Peppe Pugliese si è rammaricato per
il fatto che i rosarnesi ed il resto delle
popolazioni locali non hanno risposto al loro invito. L'indifferenza è un
sentimento difficile da abbattere.
Ma forse troppe ferite sono rimaste
aperte, soprattutto a Rosarno, reduce di una violenta rivolta.
Le storie dei tanti africani che lasciano i propri Paesi in guerra per cercare lavoro nei campi della Piana
In cerca di speranze e di riconciliazione
SAN FERDINANDO - Cercano una
vita alternativa a quella in Africa
interrotta dalle guerre e devastata
dalla fame. Cercano una riconciliazione con i rosarnesi etichettati come «razzisti» dopo gli scontri del 7
gennaio del 2010. Cercano un lavoro onesto ed un tetto dignitoso dove vivere. Sono gli immigrati africani arrivati nella Piana di Gioia
Tauro dal Ghana, dalla Costa D'Avorio, dalla Nigeria e dalla Tunisia, i quali, ieri mattina, nella giornata del secondo anniversario della rivolta degli extracomunitari
scatenata da un ferimento di uno di
loro, hanno occupato un luogo
simbolo.
Si tratta della seconda zona industriale di San Ferdinando, dove dovrebbe sorgere il mega impianto
del rigassificatore. Nel corso della
giornata, gli stranieri non hanno
perso occasione per riparlare della
L’ivoriano Hibrahim propone una soluzione
«Servirebbe un nuovo piano di sviluppo agricolo»
nota guerriglia urbana consumatasi nella città di Rosarno, presa in
ostaggio dagli stranieri per due
giorni. Hibrahim proveniente dalla Costa D'Avorio a riguardo ha
spiegato come i suoi fratelli due anni fa si sono indignati ai comportamenti dei rosarnesi ed allo sfruttamento di loro nel settore agricolo,
ammettendo però che «essi non lo
hanno fatto nel modo più appropriato. Ma l'ennesimo attentato ad
un africano -ha continuato l'ivoriano - è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
E' stata dunque la collera degli
africani a scatenare la protesta.
«Non hanno avuto scelta», ha affermato Hibrahim, docente di
francese in Costa D'Avorio. Quest'ultimo ha ancora sostenuto che
le cose a Rosarno non cambiano
perché «le organizzazioni criminali manipolano la politica».
Hibrahim è arrivato nella Piana
l'8 novembre scorso. Lo stesso ha
cercato una casa in affitto nella città di Rosarno, dopo vani tentativi
di ricerca è stato costretto a rifugiarsi in un vecchio casolare tra
Taurianova e Rizziconi, occupato
dalle galline. Da tre giorni, egli è
ospite del campo di accoglienza
containers di contrada Testa dell'Acqua. Hibrahim ha inoltre sollevato un paradosso. Si è domandato
il perché gli agricoltori della Piana
sono i più poveri della società, dal
momento che, siamo in un territorio in cui l'agricoltura è la principale fonte di risorsa. Dopo questa
riflessione, l'ivoriano ha proposto
la soluzione. «Un nuovo piano di
sviluppo agricolo che si ripercuoterebbe positivamente su di noi immigrati, che ci troviamo qui per la
raccolta degli agrumi».
E' poi toccato a Segu parlare al
microfono. Anche lui ha voluto ricordare la rivolta, affermando che
ciò che è successo due anni fa è «disumano». «La situazione degli immigrati di Rosarno è catastrofica ha detto Segu - , è un'onta per tutto
il mondo. Se la politica non vuole
assumersi la responsabilità di tutto questo degrado l'umanità odierà
l'Italia». Infine, Segu ha lanciato
un appello ai rosarnesi. «Siate nostri amici. Rivolgeteci anche un
semplice saluto: Buongiorno».
k.g.
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Primo piano 9
Domenica 8 gennaio 2012
24 ore
in Calabria
Il caso giudiziario e umano. La tentazione di farla finita e l’amarezza quando Loiero lo scaricò
Biamonte: «Mi hanno distrutto»
Il dirigente della Regione arrestato con Crea e poi assolto con formula piena
di ADRIANO MOLLO
COSENZA - «Crede ancora
nella giustizia»? L'ultima domanda che faccio, dopo oltre
due ore di discussione, lascia
quasi di stucco Peppino Biamonte: «Potrei dire di sì, ma
mi hanno ucciso. Distrutto».
Siamo a Laurignano, a una
diecina di chilometri da Cosenza in una struttura di riabilitazione fino a pochi anni
fa considerata un centro di eccellenza in settore. E' da qui
che il dottor Biamonte, dopo
che per oltre 35 anni di carriera alla Regione si è sempre occupato di sanità, seppur con
responsabilità diverse, riparte. Ha ricevuto un incarico
dai consulenti (docenti della
Luiss) del nuovo azionista, il
colosso bancario Unicredit
divenuto da creditore a proprietario della clinica riabilitativa per le inadempienze
della società.
L'ultimavolta cheavevoincontrato Biamonte era stato
nel 2007 al Dipartimento salute. Ero lì per una intervista
all'assessore alla Sanità del
tempo Doris Lo Moro che stava per lasciare il dipartimento per i noti dissidi con la
Giunta e il suo presidente
Agazio Loiero. Allora quando chiesi dei debiti, l'assessore chiamò nella
sua stanza il direttore generale
ed era Biamonte
che, carte alla
mano,
disse:
«sono 800 milioni, abbiamo un
piano di rientro
e abbiamo dimezzato crediti
nei confronti del governo nazionale in un anno e mezzo di
lavoro».
Dopo circa un anno, era il
28 gennaio del 2008, Biamonte viene arrestato e posto
ai domiciliari, accusato di
aver favorito un consigliere
regionale, Domenico Crea, titolare di una
struttura sanitaria nel Reggino e
legato a personaggi vicini alle
cosche ritenute
responsabili dell'omicidio del vicepresidente del
consiglio regionale Franco Fortugno.
Dopo il calvario giudiziario
e la condanna in primo grado,
siamoad unmesefa, arrivala
sentenza di appello. I giudici
lo assolvono con formula piena «perchè il fatto non sussiste». «Il reato tra tre mesi si
sarebbe prescritto ma avrei
rinunciato. Volevo la sentenza», afferma Biamonte. Nel
processo i legali dimostrarono, carte alla mano, che gli inquirenti avevano preso un abbaglio, che quella delibera incriminata del 24 aprile del
2005 (che riproduciamo in
questa pagina) era corretta.
Un atto con cui il dg aveva
chiesto una rimodulazione
del bilancio e del piano di attività dell'Asl 11 di Reggio ma
non aveva favorito la struttura sanitaria di Crea «perché spiega - faceva riferimento alla spesa farmaceutica e alla
riabilitazione, settori diversi
da quelli per cui era stata accreditata la Rsa di Crea». Inoltre anche la successiva rimo-
dulazione del Bilancio ara
stata bocciata da Biamonte.
Una vicenda che lo ha segnato. «Se non fosse per l'amore per il mio nipotino e per
mia moglie non avrei superato quel momento. Ho passato
momenti terribili - ricorda trovarmi 10 carabinieri alle 2
di notte in casa». Si stupisce
della reazione della moglie
«con i problemi di salute che
ha. Ha avuto una grande forza». Peppino Biamonte si ferma più volte nel racconto.
Forte è il dolore e l'emozione
per quello che ha passato.
«Ero pronto a qualsiasi fesseria. Ci ho pensato un sacco di
volte, poi pensavo al mio nipotino, ai miei familiari. Se una
persona ha la consapevolezza
che sta facendo un illecito,
che sta rubando, mette anche
in conto che potrebbe essere
scoperto e ne paga le conseguenze». Poi mi mostra la delibera incriminata. «Quando
il capitano dei carabinieri mi
ha chiesto se avevo capito il
motivo per cui erano venuti a
casa, io ho risposto di non capire. Mi disse che avevo fatto
una variazione di bilancio per
consentire il pagamento alla
clinica di Crea, ma io quella
variazione l'avevo annullata.
E poi nel merito io parlavo di
assistenza riabilitativa e farmaceutica mentre
la struttura di
Crea era una Rsa
che non era accreditata per la riabilitazione. Era carta straccia, non
serviva a niente».
A Biamonte vengono concessi i domiciliari e dopo 16
giorni viene rimesso in libertà. Quando scattò l'operazione non era al dipartimento,
«sono venuto a fare il commissario qui a Cosenza e del
bilanciodell'Asl11 sisonooccupati i nuovi i direttori generali che si sono succeduti nel
tempo, sono loro che hanno
dato i fondi. Per
questo mi hanno
assolto con formula
piena».
«Oggi
quella
struttura - fa presente - nonostante sia commissariata, continua a
ricevere
fondi
dalla Regione».
L'impatto mediatico dell'inchiesta “Onorata Sanità”
fu notevole, nonostante Biamonte avesse le carte in regola. «La delibera di variazione
di Bilancio l'avevamo annul-
«Quella notte
vennero in 10
a casa mia»
«Ero pronto
per un incarico
di prestigio»
Giuseppe Biamonte nel suo nuovo ufficio sfoglia i giornali che si sono occupati del suo arresto
lata su mia proposta. Quando
la feci vedere all'onorevole Lo
Moro rimase sbalordita. Ma
la gogna mediatica è stata
forte, anche Massimo Giletti
su Rai 1 dedicò due ore della
sua trasmissione al caso. Ne
hanno scritto giornali stranieri, anche arabi. Ora che
tutto è finito, che sono stato
assolto, il silenzio».
Chiedo se nell'interrogatorio di garanzia aveva mostrato le carte, se ha spiegato come stavano le cose? «Certo,
ma non ne hanno tenuto conto. Era partita una macchina
difficilmente arrestabile in
quel momento. Hanno tirato
fuori anche la storia di una pistola, una cosa assurda». Assurda perché? «Cinquant'anni fa demolimmo un vecchissimo casolare ed erano venuti
fuori tra le mura una pistola
antica, un ferro da stiro e una
chiave. Cimeli che io tenevo
esposti in una vetrinetta.
Quarant'anni fa chiesi ad un
maresciallodei carabinierise
potevo tenerla e mi disse di sì.
L'avevo immersa nella nafta
per levare la ruggine. Anche
su questo c'è stata una strumentalizzazione».
I legali, le aule dei tribunali, ora è tutto finito, come la
carriera. «Ma i danni sono irreparabili, faccio ricorso ad
antidepressivi altrimenti la
notte non dormo. Se avessi
avuto un minimo di Dna delinquenziale non starei così.
Alla mia famiglia non ho fatto pesare nulla, alcuni amici
LA DELIBERA FINIT DELL’’INCHIESTA
mi sono stati vicini.»
Chiedo se ha intenzione di
rivalersi con la richiesta di risarcimento danni. «Vedremo, aspetto le motivazioni
della sentenza».
Biamonte ricorda quegli
anni. «Ero stato indicato nella terna per il consiglio di amministrazione dell'Istituto
superiore di sanità, la Calabria, in quella fase, con la gestione della Lo Moro, aveva
conquistato una credibilità
che prima non aveva mai avuto».
Scoppiata la vicenda giudiziaria non ha più messo piede
in assessorato, «dopo poco
tempo mi sono messo in pensione, non ho avuto la forza di
tornarci. Dopo qualche mese
ho ricevuto la proposta dell'avvocato Enzo Paolini, presidentedella Aiop(ospedalità
privata ndr) di curare una
parte del rapporto annuale
sugli ospedali italiani e l'ho
fatto con immenso piacere,
mi ha consentito di vivere, di
tenermi occupato e alla fine
abbiamo fatto un buon lavoro».
L'amarezza resta intatta,
soprattutto per il comportamento di alcuni politici. «Il
mio telefono squillava mille
volte al giorno. Quando sei a
certi livelli è così, poi la sanità
è un settore importante, delicato.Ogginon michiamapiù
nessuno. Questo fa parte della logica». Biamonte racconta l'amarezza quando Loiero
azzerò il dipartimento prendendo le distanze da tutti i dirigenti. «Un provvedimento
abnorme, non dissi nulla,
non avevo più la forza e ho capito che era finita. Chiesi di
andare in pensione». Su insistenza mi racconta che con
Loiero «per quattro anni non
ci siamo parlati». E solo dopo
«abbiamo avuto un colloquio
chiarificatore, si giustificò
che non poteva fare nulla. Invece io ero stato investito da
un treno e loro, i politici, mi
erano passati sopra». Poi, gli
altri dello staff vennero riabilitati, tutti richiamati tranne
Biamonte. Fu allora che
scrisse una lettera (che mi
mostra), è data 16 giugno del
2008, indirizzata all'assessore del tempo Spaziante e a
Loiero. Parla della riabilitazione dei colleghi Morabito,
Brancati, Curia, Martina.
«Superata la bufera mediatici»-scrive -viene apprezzatae
quindi riqualificata la loro
professionalità, mentre per
me sul piano umano ed in profonda solitudine è stata fatta
una scelta diversa e sofferta».
«Ero diventato il
capro espiatorio»,
commenta con dispiacere. Ricorda
solo la stima di alcuni politici «della Lo Moro sicuramente» e di esponenti dei centrodestra. «Ricordo
un'udienza, ad un
certo punto sento gridare in
aula, era Giancarlo Pittelli
(avvocato e parlamentare
ndr) che prendeva le mie difese, mi fece emozionare». A
Biamonte ricordo la storia dei
“bilanci orali» della sua gestione. Lui che era considerato la memoria storia di quell'ufficio. «Una fesseria», ribatte, «se
volevano capire
come andavano le
cose bastava chiedere ai revisori indicati dai ministeri Salute ed Economia nelle aziende sanitarie. Oppure rileggersi le
relazioni della Corte dei Conti. «E' vero che il dipartimento
approva i bilanci - osserva ma se le singole aziende hanno fatto errori e pagano due,
tre volte una fattura non lo sapremo mai».
La verità che sta emergendo è che «si è voluto spendere
oltre 3 milioni di euro per darli ad una società di revisione e
sono stati chiamati consulenti ad occuparsi del debito non
all'altezza del compito». Insomma si è perso solo tempo.
«Le inadempienze - spiega
Biamonte- sono solo politiche
e non tecniche». Ricorda il
piano di rientro di 800 milionidieuro allegatoalpianosanitario fatto dalla Lo Moro,
approvato dal consiglio regionale e «rimasto inattuato». E poi l'errore politico
commesso da Loiero che ha
fatto un piano «lacrime e sangue perché basato sul presupposto di 2,2 miliardi di euro di deficit». «Come si fa a recuperare la credibilità, ora
chestavenendo laverità?»,si
chiede. «Il Piano di rientro suggerisce Biamonte a Scopelliti - va rinegoziato, altrimenti si mettono a rischio i Livelli di assistenza. La situazione è grave». Tira fuori i dati degli ospedali italiani e li
confronta con i nostri ed
emerge chiaro che il rapporto
dipendenti/posti letto è il linea, tranne per pochissimi
nosocomi. «Bisogna riorganizzare la reteospedaliera come è stato fatto in
Lombardia- argomenta davanti al computer,
aprendo decine
di file- cioè bisogna accorpare
gli ospedali e ridurre il numero
delle aziende».
Ad
esempio?
«Mettendo insieme tutti quelli delle ex Asl».
Concludo l'intervista con
Biamonte e ritorno al motivo
dell'incontro e alla sua assoluzione. Ricorda anche quella del procedimento Why Not
e altri sei inchieste alla Corte
deiConti «assolto». «Allafine
posso dire - chiosa mentre ci alziamo per andare via - che la giustizia è un sistema che funziona
solo quando trovi magistrati che
hanno contezza
delle cose e il coraggio di correggere chi ha sbagliato.»
“Ma crede nella giustizia?», gli domando. Stringe le
spalle, «mi hanno ucciso». E
spegne le luci dell'ufficio.
«Solo la Lo
Moro
capì della mia
A Scopelliti dico
«Piano Loiero
da rinegoziare»
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Domenica 8 gennaio 2012
Udienza fissata il prossimo 21 marzo, contestata una serie di fatture
Legge elettorale
De Rose davanti al gup
Il Comitato
referendario
mercoledì
sarà in piazza
Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per evasione fiscale
di MASSIMO CLAUSI
COSENZA - Il pm della Procura della Repubblica di Cosenza, Giuseppe Cava ha chiesto
nei giorni scorsi il rinvio a giudizio per l’imprenditore cosentino Umberto De Rose. E’ stata
già fissata l’udienza preliminare che si terrà il prossimo 21
marzo davanti al gup.
False fatturazioni per centinaia di migliaia di euro, emesse allo scopo di gonfiare la
massa delle passività in bilancio ed evadere le imposte sulle
persone fisiche e sul valore aggiunto. Questo il filone delle
indagini seguito dalla Guardia di Finanza di Cosenza e che
vede al centro dell’inchiesta
l’imprenditore Umberto De
Rose per il quale è stata avanzata dalla Procura la richiesta
di rinvio a giudizio.
Cinquantaquattro anni, cosentino, De Rose è un imprenditore molto conosciuto per
aver ricoperto sempre incarichi di rilievo all’interno della
Confindustria, prima come
presidente degli industriali
cosentini e poi come presidente regionale dell’associazione
di categoria. Attualmente De
Rose ricopre l’incarico di presidente di Fincalabra, la holding finanziaria della regione
Calabria. In passato è stato anche candidato sindaco al Comune di Cosenza per il centrodestra (fu poi sconfitto da Eva
Catizone) e ha ricoperto un
ruolo di primo piano nel patto
territoriale cosentino di cui è
stato presidente in qualità di
presidente degli industriali
Umberto De Rose e il Tribunale di Cosenza
cosentini. Insomma una vitta
tutta dedicata non solo all’attività di impresa, ma anche alla
rappresentazione degli interessi della categoria.
Le indagini della Procura cosentina si concentrano su circa ventidue fatture che sono
state emesse nel periodo compreso fra dicembre 2006 e marzo 2008 a favore di società di
servizi. Le fatture sono state
emesse dalla società “Stabilimento tipografico De Rose
snc” di Montalto Uffugo,
l’azienda di famiglia dell’imprenditore tipografico, leadre
nel settore nella provincia cosentina. L’indagine della
Guardia di Finanza è scattata
nel corso di una normale verifica fiscale, durante la quale le
Fiamme Gialle hanno riscon-
trato alcune anomalie che hanno poi deciso di approfondire.
Alcune voci contabili contenute in bilancio, in particolare, hanno destato i sospetti delle Fiamme Gialle. Gli investigatori hanno presentato nei
giorni scorsi un voluminoso
dossier al capo della Procura
della Repubblica di Cosenza,
Dario Granieri che ha affidato
poi il fascicolo al suo sostituto
Giuseppe Cava.
Nello scorso novembre a De
Rose, tramite i suoi legali Mario Inzillo e Franco Sammarco,
era stato notificato l’avviso di
chiusura delle indagini. Adesso la richiesta di rinvio a giudizio del pm e poi l’eventuale processo penale. Si tratterà di un
processo molto delicato perchè
sulla sfondo di questa storia
«Le Regioni spesso non possono utilizzarle a causa del Patto di stabilità»
Scopelliti d’accordo con Caldoro
«Sì al Fondo di garanzia nazionale»
L’obiettivo è quello di farvi confluire le risorse non spese
CATANZARO – «Avevamo
lanciato tempo fa l’allarme
sulle difficoltà per le Regioni
di spendere risorse disponibili
a causa del patto di stabilità.
Non posso perciò che essere
d’accordo con il presidente
Caldoro». Lo ha detto il presidente della Regione Calabria,
Giuseppe Scopelliti, commentando la proposta del collega
della Campania, Stefano Caldoro di istituire un Fondo di
garanzia nazionale nel quale
fare confluire tutte le risorse
che non possono essere spese a
causa dei vincoli del Patto di
stabilità. «L'idea di istituire un
Fondo di garanzia nazionale
sotto la regia dello Stato ove
concentrare tutte le risorse
congelate - ha aggiunto Scopelliti - può certamente essere
un’ottima soluzione».
Ammontano a ben 10 i miliardi fermi nelle casse di Comuni, Regionie Provincee degli enti previdenziali, soldi
che non possono essere spesi
perchè si sforerebbero i vincoli posti dal Patto di stabilità.
Gli enti locali da tempo protestano per questa situazione e
chiedono al Governo un allentamento dei vincoli. Ieri il governatore della Campania,
Stefano Caldoro, ha rilanciato
una proposta innovativa.
«Mantenendo i saldi di finanza pubblica invariati, si costituirebbe - spiega il governatore - una riserva di liquidità a
cui attingere sulla base di una
lista delle priorità da stilare, a
partire dai ritardi di pagamento che hanno prodotto obblighi per lo Stato».
Questo dovrà servire, in
una logica di coesione nazionale, a diminuire quei ritardi
nei pagamenti che al Sud arrivano a circa 600 giorni rispet-
Giuseppe Scopelliti
to alla media generale di 150.
Nessuno, comunque, precisa
il governatore, pensa di togliere al Nord per dare al Sud. Per
Caldoro è un «delitto» che queste risorse restino ferme. Di
qui la richiesta al Governo di
definire le priorità che consentano di utilizzarle. In Campanialaproposta haregistratoil
consenso bipartisan delle forze politiche, il favore dei sindacati e delle imprese. Un’apertura è arrivata anche dal sottosegretario
all’Economia,
Gianfranco Polillo.
I consensi sono tanti, come
quello di Scopelliti, o come
quelli dei presidenti di Abruzzo, Basilicata e Molise. Ma c’è
anche qualche netto distinguo. È il caso del presidente
del Veneto, Luca Zaia, che
spiega di condividerla anche
se va verificato «se l’operazione contabilmente può stare in
piedi».
Scettico appare il presiden-
te della Valle D’Aosta, Augusto Rollandin, secondo il quale
il progetto «è da approfondire,
da discutere tutti assieme. Siamo reduci dall’esperienza del
Fondo perequativo - dice - che è
finito nel calderone senza riequilibrare le sorti delle Regioni meno ricche».
Nettamente contrario il governatore altoatesino, Luis
Durnwalder.«Disicuro -dicenon divideremo con altre Regioni i nostri fondi bloccati a
causa del Patto di stabilità».
Anche per il governatore
della Puglia, Nichi Vendola,
non è quella del Fondo di garanzia la soluzione giusta.
Piuttosto, sarebbe necessario
«rivedere i meccanismi alla
base del sistema generale,
giungendo a delineare un
nuovo modello di Patto interno di stabilità».
Gelido il governatore del
Piemonte, Roberto Cota, secondo il quale «quello che serve è il federalismo» e non altro.
Perplesso anche il presidente
della Toscana, Enrico Rossi,
per quale «sembrerebbe più
utile che non venissero calcolate le spese per investimenti
nel Patto di stabilità. Tutti
spenderebbero le risorse disponibili e ci sarebbe la ripresa
delle attività economiche».
Il presidente della Liguria,
Claudio Burlando, suggerisce di applicare a tutto il Paese
il modello messo in atto nella
sua Regione. «La Liguria spiega - ha già avviato una sorta di redistribuzione interna,
mettendo insieme Province,
Comuni e Regione per vedere
lo stato di ciascuno e intervenire in modo razionale, “liberando”oltre60 mlndi euro.Se
tutti facessero così saremmo
vicini ai 2 mld di euro».
c’è anche un problema, che può
diventare interessante sul
fronte della dottrina, di interpretazione giuridica circa la
tassazione dei capitali rientrati dall’estero.
De Rose in passato ha appunto usufruito dello scudo fiscale varato dal governo Berlusconi. I suoi legali ritengono
che l’imprenditore abbia seguito pedissequamente quanto previsto dalle leggi in materia e che non sia ravvisabile alcuna evasione di natura fiscale.
Di diverso avviso, ovviamente, la Procura di Cosenza guidata da Dario Granieri che
vuole andare fino in fondo a
questa vicenda. Insomma già
in sede di udienza preliminare
non mancheranno le scintille.
CATANZARO – Il Comitato regionale referendario, composto da Mario Oliverio,
presidente onorario, Tonino Perrelli,
Franco Alimena, Aldo Pugliese e Vincenzo Montone, «nel prendere atto, con viva
soddisfazione –è detto in un comunicato –
dell’appello lanciato alla Consulta da moltissimi giuristi italiani perchè venga ammesso il referendum per modificare l’attuale legge elettorale, e affinchè non vengano mortificate le speranze tutti quei cittadini che in fila ed in paziente attesa hanno voluto sottoscrivere il quesito posto».
«La Consulta – si afferma ancora nel comunicato –non faccia perdere la speranza
affinchè si attui una concreta e reale scelta democratica dei propri rappresentanti nel
Parlamento italiano».
«La Consulta, approvando il quesito referendario, porrà anche
fine alla calata dall’alto
di candidati provenienti da altre regioni giusto perchè devono essere collocati e perchè di
gradimento del capo. Il
Governo Monti, anche
se negli accordi sottoscritti con l’attuale Parlamento non figura il problema del sistema elettorale, faccia di tutto, ad ogni buon
fine, per proporre una bozza di legge elettorale da sottoporre all’approvazione delle Camere. Tutto questo nella sciagurata
ipotesi che la Consulta bocci il quesito referendario. Le persone, si è capito durante la raccolta delle firme, che vogliono essere protagoniste e non semplici soggetti
passivi». «Nello spirito di una corretta
partecipazione – conclude la nota – una
delegazione calabrese l’11 gennaio sarà
davanti la sede della Consulta a sostenere
la tesi per la quale si sono impegnati durante la raccolta delle firme in tutti i centri
calabresi».
Appello
alla Consulta
affinché
accetti
il quesito
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Calabria 13
24 ore
Domenica 8 gennaio 2012
24 ore
Domenica 8 gennaio 2012
All’appuntamento di giovedì prossimo sarà presente anche don Luigi Ciotti L’ira di Pd e Idv
“Calabresi
nel Mondo”
in house
Conferenza stampa di presentazione dell’assemblea annuale di Libera alla Regione
«Liberiamo la speranza»
di FRANCESCO IANNELLO
VIBO VALENTIA - «Liberare
la speranza che è dentro noi
stessi». Con queste parole l’avvocato Giovanna Fronte,
esponente di primo piano di
Libera Vibo ha esposto ai giornalisti, ieri mattina presso la
sala del Duomo di San Leoluca
diVibo Valentia,i dettaglidella quinta assemblea provinciale di Libera Vibo Valentia.
La manifestazioneorganizzata da Libera Vibo, l’associazione nota per il suo impegno
nella lotta ad ogni forma di
mafia, si terrà giovedì 12 gennaio e per l’occasione sarà presente il presidente Nazionale
Don Luigi Ciotti, da sempre
impegnato nella lotta all’antimafia. L’evento avrà luogo
presso l’Auditorium della
Scuola Allievi della Polizia di
Stato di Vibo Valentia.
Hanno presieduto la conferenza
stampa
Mons. Giuseppe
Fiorillo, referente di Libera Vibo,
e i tre membri del
coordinamento
provinciale, l’avvocato Giovanna
Fronte, Antonio
Lavorato e Don
Antonino Vattiata. L’Associazione Libera, come è noto, è da
tempo impegnata nella lotta
alle mafie. Nata nel 1995 si è
costruita e consolidata nel
tempo diventando uno dei
principali organi di sollecitazione nei confronti della società civile mettendo sul tappeto
dal suo primo insediamento
Da sinistra Antonio Lavorato, mons. Giuseppe Fiorillo e Giovanna Fronte
temi come la promozione della
legalità e della giustizia. Presente sul territorio nazionale
con oltre 1500 associazioni,
gruppi, cooperative con
l’obiettivo di diffondere la cultura della legalità
nelle scuole, l’educazione alla legalità democratica,
l’impegno contro
la corruzione.
Sono solo alcuni
dei temi su cui Libera è impegnata
in maniera capillare sul territorio nazionale
tanto da essere inserita
dall’Eurispes nel 2008 tra le
eccellenze italiane. A Vibo l’associazione è presente ormai
da sei anni grazie alla ferma
volontà e alla tenacia di Don
Fiorillo e, come sottolineato, il
12 gennaio si terrà la quinta
assemblea. Nel corso della
«Promuoviamo
la cultura
della legalità»
BREVI
LAMEZIA TERME
Trovato il pigiama
del suicida
LAMEZIA TERME – Sono proseguite anche ieri
le ricerche da parte dei
Vigili del Fuoco di Catanzaro, del corpo del quarantenne V.P:, che s'è tolto la vita lanciandosi nel
torrente Piazza dal ponte
Notaro, vicino al parco
fluviale di Via Ferlaino,
l’arteria che collega Via
dei Mille con Via Enrico
Toti. Le acque in piena
del torrente ancora non
hanno restituito il corpo,
mentre ieri mattina il nucleo specialista SAF (speleo alpino fluviale) del
Comando di Catanzaro,
coadiuvati dai colleghi di
Reggio Calabria, hanno
ritrovato il pigiama
dell’uomo, riconosciuto
dalla madre del disperso.
Sotto cura da 18 anni,
V.P, si è lanciato nel fiume sabato mattina intorno alle 9.30, dopo essere
uscito di casa con una tuta.
CAULONIA
Scontro tra due
automobili
CAULONIA - Ancora un
incidente stradale sulla
statale jonica 106 all’altezza del Comune di Caulonia. Un uomo alla guida di una Fiat Panda, nel
mentre stava tentando di
effettuare una manovra
ad U all’altezza del cimitero di Caulonia è stato
travolto da una Saab Turbo sulla quale viaggiavano un uomo e due donne
rimasti fortunatamente
illesi. Il ferito è stato trasportato a Catanzaro.
conferenza stampa i componenti dell’associazione hanno
ribadito un concetto che deve
essere chiaro a tutta la popolazione, alle istituzioni locali e
alle associazioni presenti sul
territorio.
È stata Giovanna Fronte,
con la consueta chiarezza e determinazione a dichiarare che
«Libera rappresenta in primo
luogo un organo di promozione sociale, di riflessione, network nel quale sovente si organizzano tavoli di dibattito.
Noi altro non possiamo fare,
come qualcuno pensa e afferma evidenziando, ogni qualvolta accade qualche avvenimento di cronaca, che Libera
non sia presente o che non si
faccia abbastanza per la lotta
alla criminalità. Libera è e rimane in primis, e nonostante
le difficoltà, luogo di sensibilizzazione e di promozione del-
la cultura della legalità».
Sulla stessa linea anche le
considerazioni diDon Fiorillo
e Antonio Lavorato che hanno
sottolineato l’importanza e il
ruolo che riveste Libera soprattutto come “sprone alle
autorità politiche e istituzionali” e ancora il sacerdote ha
ricordato come «Libera sia
un’associazione che vuole il
bene comune; l’associazione
rappresenta il capofila di un
gruppo di associazioni e cooperative che vogliono il cambiamento».
Intenso è stato, poi, l’intervento di Lavorato il quale si è
soffermato sul rapporto tra
criminalità organizzata e
massoneria: «A Vibo è forte
l’intreccio tra il potere criminale e la massoneria». E poi,
prendendo spunto da quanto
di buono si stia facendo nella
vicina Sicilia, ha aggiunto:
«Faccio un appello agli ordini
professionali, ai
sindacati e alle associazioni del territorio affinchè si
colga l’esempio
positivo di una
realtà comequella
siciliana
nella
quale si è avuta la
forza di eliminare
le mele marce e isolare chi si
arricchisce in maniera non
proprio trasparente sulle
spalle dei poveri lavoratori». E
poi un ulteriore richiamo agli
enti locali: «Occorre fare dei
passi concreti sul tema dei beni confiscati alla mafia. Abbiamo intenzione, inoltre, di promuovere nei prossimi mesi
una tavola rotonda con i rappresentanti della politica vibonese in modo tale da comprendere quali sono i propositi delle istituzioni su temi come la legalità e la lotta alla criminalità organizzata».
È toccato poi a Don Vattiata
sottolineare il ruolo non sempre chiaro e convincente della
Chiesasul temadella lottaalle
mafie: «Mi chiedo e in questo
senso, anche come Chiesa, se
siamo stati capaci nel tempo di
liberare la speranza. Dobbiamo riconoscere che sul piano
pastorale e operativo si è fatto
poco».Ha poiripreso laparola
l’avvocato Fronte a conclusione della conferenza stampa:
«Abbiamo scelto come titolo
della nostra quinta assemblea
provinciale, Liberiamo la Speranza. Giovedì ai giovani vorremmo parlare di speranza ai
giovani. Non possiamo delegare e arrenderci, non possiamo mettere la nostra speranza in
mano ad altri. Noi
siamo padroni di
noi stessi». E
chiudendo poi
con una provocazione ha aggiunto: «Chiederemo
alla gente se continuare a liberare questa speranza e in tal senso il coordinamento di Libera rimetterà il
mandato nelle mani di Don
Ciotti anche perché in maniera democratica e trasparente,
in occasione dell’assemblea
degli iscritti, rinnoveremo le
cariche del coordinamento
stesso».
«Sulla confisca
dei beni bisogna
fare di più»
di FRANCESCO CIAMPA
CATANZARO – La “Fondazione dei Calabresi nel
mondo” fa il salto di qualità: il consiglio regionale
autorizza la giunta a lavorare per trasformare l’ente
in organismo “in house”,
costola della Regione Calabria. La decisione di Palazzo Campanella, passata a
maggioranza, sta tutta
nell’articolo 53 del collegato alla manovra finanziaria
per il 2012 (la legge 47 pubblicata pochi giorni fa sul
Bollettino ufficiale della
Regione Calabria).
“Fondazione dei Calabresi nel mondo”, presieduta
dal parlamentare del Pdl
Pino Galati, nasce un anno
fa con l’obiettivo di promuovere la Calabria sul piano
culturale e socio-economico e su scala internazionale: è il governatore Scopelliti a presentarla con una
conferenza stampa a Palazzo Alemanni. In realtà si
tratta di un ente la cui istituzione era già prevista dal
collegato alla manovra finanziaria per il 2009, dunque al tempo della stagione
del centrosinistra. E però,
oggi, proprio dalle file del
centrosinistra piovono le
critiche contro quella norma che promuove la trasformazione della fondazione in organismo “in
house” (senza scopo di lucro) e prevede «per le spese
di funzionamento» dell’ente il riconoscimento di un
contributo annuo, che per il
2012 è pari a 100 mila euro.
Lo scontro tra maggioranza e opposizione emerge dal resoconto ufficiale
dei lavori riferiti alle assise
del 20 dicembre scorso. Il
presidente della Regione,
Giuseppe Scopelliti, difende a spada tratta l’emendamento sottoscritto dai capogruppo del centrodestra. Il governatore «rammenta che questa fondazione è stata creata dall'allora
maggioranza di centrosinistra, ed evidenzia come
oggi sia stata modificata diventando una società in
house capace di rappresentare uno strumento di azione dell’amministrazione
che non comporti un aggravio di spesa».
Sulla stessa lunghezza
d'onda il collega del Pdl
Fausto Orsomarso, che intervenuto per dichiarazione di voto considera il provvedimento «qualcosa su cui
investire» e dichiara il voto
favorevole della maggioranza.
Dal fronte del Partito democratico l’affondo di Bruno Censore - che si dice
«contrario alla creazione di
nuovi carrozzoni», e di Demetrio Battaglia: quest'ultimo «considera necessario
razionalizzare il sistema
delle società in house»,
quindi «ricorda di aver presentato una proposta di riforma di tutti gli enti che si
occupano di politiche del lavoro attraverso la creazione di un soggetto unico diverso in cui anche la fondazione oggetto dell'emendamento sarebbe potuta confluire» e, infine, osserva
che «anche la Comunità europea ha effettuato una raccomandazione per non
creare tutte queste società».
Va giù duro anche Domenico Talarico (Italia dei valori): il dipietrista si dice
contrario alle società in
house «per la tipicità di tale
strumento, nato per eludere l’evidenza pubblica».
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14 Calabria
Piana
Domenica 8 gennaio 2012
La collaboratrice Giuseppina Pesce ha raccontato ai pm della Dda i rapporti con la cosca di Vibo
Legami solidi con i Mancuso
«Con i Bellocco sono divisi e ci sono stati litigi al mare a Nicotera»
di MICHELE ALBANESE
ROSARNO - Ha anche parlato dei Mancuso
di Limbadi la collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce rispondendo alle domande
del Pm della Dda di Reggio Calabria Alessandra Cerreti. Dei Mancuso e dei rapporti che la
potente famiglia del vibonese ha con i Pesce
ma anche con i Bellocco di Rosarno.
Guardando delle foto che gli inquirenti
hanno fatto vedere alla Pesce l'attenzione si
ferma su quella di Lune Mancuso, ritenuto il
capo dell'omonimo clan di Limbadi «Il nome
di preciso non me lo ricordo, o è Lune o è Luigi Mancuso» risponde Giuseppina.
«Il cognome sono sicura, il nome no. Mi sa
che appartiene a una famiglia ... alla famiglia mafiosa dei Mancuso, non ricordo il paese, sopra Nicotera, di quelle parti là, Limbadi, di Limbadi, so che sono una famiglia molto forte, molto potente a Limbadi». «E' una famiglia vicina alla famiglia Pesce?» gli chiede
il Pm Cerreti. «Sì» risponde senza esitazione
Giuseppina Pesce. «E rispetto ai Bellocco?»
chiede ancora il Pm: «No, sono in contrasto
con i Bellocco». «Ne conosce i motivi?» incalza il Pm: «Di preciso no, solo di quegli episodi
che ci sono stati, in quel periodo avevo la casa
a mare con mio padre, quei litigi che ci sono
stati, sono proprio avversari, insomma».
Il colloquio tra Pm e collaboratrice di giustizia rivela retroscena inediti sui rapporti
tra le famiglie e sugli sconfinamenti dei giovani rampolli dei Bellocco. Pm: "...ci sono
stati anche litigi con i Bellocco..». Pesce Giuseppina: «Con i Bellocco, sì». Pm: «..in passato mentre con i Pesce ...».
Pesce Giuseppina: «No»
Pm: «...sono vicini». Pesce Giuseppina «Sono
amici». Pm: «Le chiedo di
questi litigi, di cui in
realtà abbiamo già parlato, dice: «Ricordo che ci
sono stati litigi nel periodo anno era il '93 e '94,
avevamo la casa al mare,
a Nicotera Marina, in
quel periodo là i ragazzi
litigano, quindi c'erano
queste famose liti dell'estate» «Che intende per
ragazzi?» «I giovani, i ragazzi dei clan».
Allora lei dice: «Ci stavanoquelli chevenivano
da Rosarno andando a
Nicotera, per loro quello
era un territori loro,
quindi non dovevano insultare le ragazze ... » eccetera. Questa, la storia
l'ha già spiegata. «...capitava più di una volta
...» Io le chiedo: «Ma perché scusi, uno che è del
clan dei Mancuso non
Luigi Mancuso
può andare nel territorio
dei Bellocco o viceversa?» Risposta: «Può andare, però non può andare a insultare le ragazze» Insultare lei intende sconcicare, nel
senso, indicare?» Pesce Giuseppina: « Nel
senso ... guardarle anche». Pm: «Eh, perché
qua mi dice: «Insultare». Pesce Giuseppina:
«No, insultare ...». Pm: «...in genere, se si
muovono i maschi ..». Pm: «Da noi si dice:
«L'hai insultata ... » non è che la intendiamo
come dire una cattiva parola, no, anche solo
guardarla è un insulto». Pm:«'E' una offesa». Pesce Giuseppina: «Ecco, da noi si dice ...
da noi!, in famiglia usiamo questo termine»Pm:«Ho capito. Quindi in realtà non e
«Insultare». Pesce Giuseppina: 'E' guarda ...
cioè, guardare, adocchiare, come dire..» Pm:
«Mostrarsi interessato». Pesce Giuseppina:
«Ecco».
Pm: «Va bene. Infatti anche qua, vede, la
stessa domanda le faccio: «Insultare che intende?» e lei risponde: «Ma anche solo a
guardarle» «Ah, in questo senso» «Oppure
avvicinarle, ecco, oppure chiedere qualcosa,
ci sono state liti per queste stupidaggini, un
ragazzo solo perché ha guardato una ragazza, poi al fidanzato gli ha detto: quello mi ha
guardato, lo hanno riempito di botte, queste
cose qua» «Parliamo sempre di ragazzi affiliati?» «Sì, sì» «...alle varie cosche?» «Sì, e
quando ... io ricordo questi particolari che
quandosuccedeva, magariqualcunofaceva
parte della cosca Pesce si appaciava, come dicono loro, cercavano subito di mettere pace,
quando invece succedeva alla famiglia dei
Bellocco succedevano le botte, ci scappava il
ragazzo all'ospedale, questi particolari ... »
Quindi erano i ragazzi dei Bellocco che andavano nel territorio del clan Mancuso». Pesce
Giuseppina: «Sì, che venivano ...» Pm:
«Quindi se queste cose le faceva qualcuno
del gruppo Pesce ci si appaciava, se la facevano invece quelli dei Bellocco ci scappavano le
bastonate, è questo il succo?». Pesce Giuseppina «Sì».
Ragazze
insultate
e problemi
aperti
fra le cosche
Sopra una panoramica di Rosarno, accanto Giuseppina Pesce e sotto il procuratore capo Giuseppe Pignatone
San Ferdinando. L’analisi di Tripodi
L’ex sindaco attacca
«Città sotto scacco»
SAN FERDINANDO - E' impietosa
l'analisi sulla situazione che vive la
cittadina di San Ferdinando da parte
dell'ex sindaco Andrea Tripodi, oggi
esponente di rilievo di Sinistra e Libertà. Una città “sotto scacco, piegata” e quasi senza futuro quella che
Tripodi fa emergere. E conia a modello dello scenario che Sel vede il detto:
«l'albero si riconosce dai frutti!».
«Dopo il secondo scioglimento del
consiglio comunale per infiltrazioni
mafiose e la solenne dichiarazione di
ripristino della legalità da parte dello
Stato - dice Andrea Tripodi al Quotidiano della Calabria - tanti cittadini
hanno sperato che la nuova Amministrazione Comunale rappresentasse
una rottura culturale e politica con
un passato disonorevole e l'avvio di
un nuovo percorso etico di sviluppo e
di edificazione. La speranza era, però, mal riposta perché non potevano
essere protagonisti di un nuovo corso molti degli stessi uomini che erano stati colpevole causa del decadimento».
La prima stoccata è devastante perché fa emergere presenze nella gestione del comune legate a precise responsabilità passate che avrebbero,
secondo quanto dice l'esponente di
Sel, responsabilità nel decadimento
della comunità.
La maggioranza che governa il comune portuale sarebbe inoltre: «assente dal palcoscenico pianigiano
dove - aggiunge Tripodi - individuare soluzioni originali ad irrisolte e
comuni emergenze». Non solo la gestione amministrativa sarebbe anche «incapace di definire un progetto
articolato di ricostruzione cittadina»
assumendo atteggiamenti «silenziosa ed ambigui sui temi spinosi dell'impianto di rigassificazione e del
Piano Regolatore generale». «Questa Amministrazione - dice sempre
Andrea Tripodi - «preferisce dedicarsi a vecchissime pratiche clientelari
ed a nuovissimi espedienti nepotistici e mendaci per privilegiare familiari ed amici, risarcire inverosimili incidenti di distratti assessori, sfidando i rigori della legge ed il disgusto
dei cittadini».
Accuse al vetriolo che potrebbero
indubbiamente aprire squarci di approfondimento non solo politico. Accuse precise, dirette, manifestate
senza alcun velo, quelle di Tripodi
che tiene a precisare che davanti allo
scenario esistente lui e il suo partito
continueranno la battaglia di denuncia: «Riteniamo sia nostro dovere civile opporci a questa concezione maneggiona della politica che opprime
l'ansia di crescita della Comunità e
autorizza il sindaco a compiere l'ignobile baronata di sollevare dal suo
incarico il tecnico comunale dopo
averlo intimidito con le querele. Non
intendiamo adeguarci o tacere davanti a questa logica proprietaria e
maramaldesca della politica e continueremo a rappresentare, con la parola, l'esigenza civile di vedere ri-
spettato, da parte di chi governa, l'orgoglio e l'intelligenza di una intera
comunità». E ciò al fine di interrompere gli effetti che la gestione amministrativa sta creando e cioè un: « clima di rassegnazione e di rifiuto da
parte della gente a giudicare gli atti
che vengono compiuti» e cancellare
la «paura dei cittadini di manifestare
liberamente il proprio pensiero».
m.a.
L’ex
sindaco
Andrea
Tripodi
è stato
critico
con l’attuale
giunta
I cittadini di San Ferdinando si lamentano per i disservizi
Uffici postali, urgono interventi
di KETY GALATI
SAN FERDINANDO - Gli uffici postali del
piccolo centro dell'area portuale di San Ferdinando vanno in tilt.
A causa della mancanza del personale davanti agli sportelli postali si sono create file chilometriche. A denunciare
questa situazione di disagio è il primo cittadino
di San Ferdinando, Domenico Madafferi, che
chiama in causa la direzione provinciale di Reggio Calabria Poste italiane, per risolvere la questione.
«Il personale che opera
negli uffici non è in gra- Un ufficio postale
do di esaurire le legittime
esigenze dei cittadini» ha affermato il sindaco, facendo presente che «sul locale ufficio gravitano anche le operazioni del Porto
di Gioia Tauro e della connessa area industriale. E' una situazione di caos - ha conti-
nuato Madafferi - che si trascina da tempo».
L'amministratore ha sollevato poi un altro
problema, quello della posta destinata al
Comune.
«Il messo comunale è costretto a ritirarla
nell'ufficio postale», ha spiegato Madafferi, sottolineando il fatto
che, «i cittadini hanno il
diritto di usufruire di un
servizio efficiente».
Nei giorni scorsi i sanferdinandesi hanno protestato all'interno dello
stesso ufficio. Sono stanchi ed infuriati a causa di
disservizi inaccettabili.
Per queste ragioni, Madafferi si è appellato alla
sensibilità dell'amministrazione provinciale affinché si mobiliti per far
tornare l'operatività degli uffici postali,
«nell'interesse di tutti gli utenti e degli impiegati». Nel caso in cui, non si interverrà,
il primo cittadino ha avvertito che prenderà «i provvedimenti» che gli competono.
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40 Reggio
26 Cosenza
Domenica 8 gennaio 2012
Cosenza 27
Domenica 8 gennaio 2012
Dalla scomparsa di Luca Bruni all’assalto a Ecologia Oggi
Di Michele e Luca hanno parlato Paternuosto, Colosso e Galdi
Scia di violenza
da nuovi assetti
Il gruppo dei “Bella Bella” visto
dai pentiti di ultima generazione
di ROBERTO GRANDINETTI
Azioni eclatanti per “marcare” il territorio e inviare messaggi
A novembre rinvenuto un grosso ordigno alla fermata del bus
di ANTONIO MORCAVALLO
LA mattina del 5 novembre alla
fermata del pullman di piazza Europa la Polizia intervenne per rimuovere un ordigno artigianale
dall’elevato potenziale distruttivo. Realizzato in un contenitore di
latta, con all’interno della polvere
utilizzata come fertilizzante e altamente esplosiva, numerosi bulloni e quattro proiettili a salve per pistola, il tutto collegato con una
miccia in cotone. Una particolarità che, anche per il luogo del ritrovamento, lontano da attività commerciali, ha destato non poco stupore. E preoccupazione. Soprattutto tra i cittadini. Da allora una
serie continua di atti criminali ha
scandito le notti della città dei Bruzi. L’ultimo, l’ordigno che la notte
tra venerdì e sabato ha distrutto il
bar Capital Cafè e la lavanderia
adiacente a via Popilia. L’ultima di
una serie di intimidazioni messe
in atto con modalità eclatanti. Modalità che probabilmente mirano a
impaurire l’intera cittadinanza oltre che i diretti destinatari. Un modo così plateale per marcare il territorio scelto forse anche per mandare un messaggio di supremazia. Erga omnes. Rivali compresi.
E un messaggio, non escludono
gli inquirenti, di cambio di assetti
e cambio al “vertice”.
SPARI ALLE VETRINE.E così,
negli ultimi tempi, tra le vie cittadine si è assistito a intimidazioni
ai danni di attività commerciali
con colpi di pistola contro le vetrate. In particolare sono stati fatti
oggetto delle attenzioni della criminalità organizzata un bar e un
negozio di abbigliamento di via
Chinnici.
LA SCOMPARSA DI LUCA
BRUNI. Poi la scomparsa di Luca
Bruni, figlio di Francesco “BellaBella” Bruni, ucciso nel 1999 davanti al carcere. Il 3 gennaio l’ultimo giorno in cui il 37enne, ritenuto dagli inquirenti elemento di peso dell’omonimo clan, ha avuto
contatti con i suoi familiari. La sua
auto, una Bmw, è stata rinvenuta
nei pressi del cinema Garden. Ma
di lui nessuna notizia. Era uscito
dal carcere solo un mese fa, il 10 dicembre, dopo aver scontato una
condanna a otto anni per possesso
di armi da guerra. La sua scomparsa, secondo il pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, potrebbe
essere un caso di “lupara bianca”
per un regolamento di conti, e per
questo ha disposto il sequestro dei
tabulati telefonici e della vettura.
Mentre i carabinieri hanno sentito
numerose persone e acquisito i video di una decina di telecamere di
sicurezza e i dati dei lettori ottici di
targhe. A cinque giorni dalla
scomparsa, però, ancora nessuna
traccia.
ASSALTO AL CAMION DEI
RIFIUTI.Nella notte tra il 4 e il 5, a
poco più di 24 ore dalla scomparsa
di Bruni, si è registrato un altro
episodio. Cruento e di forte impatto: l’assalto armato a un autocompattatore di Ecologia Oggi. Il mezzo della ditta lametina che si occupa di raccolta di rifiuti, di proprietà di Eugenio Guarascio, presidente anche della Nuova Cosenza
calcio, è stato bloccato poco dopo
l’una a Serra Spiga, durante il servizio di raccolta. In azione tre persone col volto coperto e armate di
due pistole e una mitraglietta. Dopo aver minacciato gli operatori, i
tre hanno cosparso il mezzo di ben-
Dai contrasti
con Cicero
all’alleanza
con il clan
degli zingari
zina e gli hanno dato fuoco.
AUTO IN FIAMME. Dopo un
paio di ore dal rogo del camion di
Ecologia Oggi, vigili del fuoco e
polizia sono intervenuti su via Panebianco. Ancora un incendio doloso: quello di una Fiat Panda di
un ristoratore, il proprietario della pizzeria Tarì di Laurignano.
LA BOMBA. L’ultimo atto la
notte tra il 6 e il 7: la bomba. Almeno per quanto riguarda gli ultimi
anni, è il primo caso del genere. Solo un paio di anni fa, una rivendita
di tabacchi di via Popilia era stata
danneggiata dall’esplosione di
una bottiglia di benzina. Esplosione causata dai vapori più che dalla
volontà degli attentatori. Per
quanto riguarda il bar fatto esplodere la scorsa notte, va ricordato
che, prima dell’attuale proprietario, era gestito da una parente acquisita di Luca Bruni. Insomma
tutto sembra avere un filo conduttore. A fugare ogni dubbio e a riportare la serenità tra i cosentini
ora dovranno essere le forze
dell’ordine.
Una vetrata scagliata a 50 metri
Luca Bruni
rificasse, Domenico Cicero si avvicinò
a Michele Bruni per cercare di entrarci
in confidenza, e in ogni caso per creare
le condizioni per assassinarlo con condotte di inganno...».
Paternuosto ha detto che il gruppo di
Michele Bruni «era composto dai fratelli Lamanna, dai fratello Foggetti, da
Adolfo Foggetti, dai fratelli di Michele,
Luca e Andrea».
Dei Bruni ha parlato dunque anche
Angelo Colosso, noto anche come “Poldino”. Sentito lo scorso 20 ottobre,
sempre dal pm Bruni, ha ricordato che
«I Bruni erano inizialmente alleati con
i Portoraro e i Cristaldi, i cui esponenti
sono stati uccisi. In un primo momento
- ha aggiunto - gli Abbruzzese erano
avversari dei Bruni, tanto è vero che
Franco Abbruzzese, detto “Dentuzzo”,
avrebbe voluto eliminare tutti gli allea-
ti dei Bruni su Cassano, mentre noi
(Colosso ha detto di far parte della cosca Ruà-Perna-Cicero, ndr) ci dovevamo occupare dei Bruni di Cosenza. Nel
2004 - ha proseguito il collaboratore di
giustizia - il gruppo Bruni uccise Merincolo e in quel periodo, per raffozzarsi, Michele Bruni si era alleato con Giovanni Abbruzzese e il fratello Franco.
Tra il 2004 e il 2005, dopo l’omicidio
Merincolo, si occupò di organizzare le
trattative per la pace.... A tale fine ci fu
una riunione alla presenza di Walter
Gianluca Marsico, Gianfranco e Michele Bruni presso l’abitazione di Gianfranco Bruni alla quale partecipò anche Domenico Cicero. Anche io - ha detto Colosso - avrei dovuto partecipare,
ma per sopravvenuti impegni non ho
potuto. Dopo l’uscita dal carcere di Patitucci, questi suggellò in via definitiva la pace coi Bruni. Anche al fine di
suggellare tali accordi di pace, Domenico Cicero e Massimo Brunetti, che
me lo riferì, parteciparono al battesimo
del figlio di Michele Bruni. A questo
battesimo partecipò anche quale appartenente della famiglia Abbruzzese».
Da parte sua Galdi, detto “il dottore”,
lo scorso 21 ottobre ha riferito che «gli
appartenenti al gruppo “Bella-Bella”
dopo il 2005 erano Michele Bruni, Fabio Bruni, Luca Bruni, Franco e Giovanni Abbruzzese, Carlo Lamanna e il
fratello Daniele, Giuseppe Foggetti,
Enzino e Adolfo, uno zingaro detto “banana”, parte di zingari cassanesi, Portoraro...». Galdi, tra le altre cose, ha
detto che i Bruni avevano, relativamente alle armi e allo spaccio di droga,
collegamenti con i casalesi di “Sandokan”, e che, dopo la morte di Michele, il
nuovo padrino di Cosenza è Fabio Bruni. Solo che alla fine a scomparire è stato Luca...
Gli inquilini dopo la paura: «Pensavamo al terremoto. Che fanno le forze dell’ordine?»
«Vige la legge della’ndrangheta»
Il leader del Movimento Diritti Civili: «Scenario simile a un Far West»
«A COSENZA c'è una situazione gravissima e preoccupante, con una città che rischia di arrendersi e di consegnarsi di fatto nelle mani della criminalità organizzata, e uno scenario
cittadino simile ad un Far West dove
vige la legge della 'ndrangheta». Iil
leader del movimento Diritti Civili,
Franco Corbelli, è senza freno.
L’esplosione di via Popilia, del resto,
ha lasciato di sasso un po’ tutti in città. Per Corbelli «è necessaria una immediata eadeguata ripostadello Stato e una forte reazione di tutte le istituzioni, dei partiti politici, dei sindacati, della società civile per salvaguardare la convivenza civile e riportare ordine e legalità in una città letteralmente devastata dall’escalation
criminale. Basta con il silenzio, la
paura e l’omertà. A tutti i livelli. Cosenza deve reagire, non può questa
nostra civile, colta città rassegnarsi,
arrendersi e consegnarsi nelle mani
della mafia». «Magistratura e forze
dell’ordine –prosegue Corbelli - devono raddoppiare gli sforzi per assicurare alla giustizia gli autori di questi
gravissimi atti intimidatori, le istituzioni ai diversi livelli, le forze politiche, i sindacati e la società civile devono finalmente reagire e far sentire
forte la loro voce».
Ma la società civile per ora chiede
risposte. Le chiede alle forze dell’ordine. Come nel caso di alcuni degli inquilini del palazzo in cui è situato il
bar saltato in aria. «Abbiamo avuto
tanta paura - ci dice uno dei residenti in un primo momento credevo che
fosse il terremoto. Poi ho pensato a
un grosso petardo natalizio. Appena
ci siamo affacciati, però, abbiamo capito che si trattava di qualcosa di più
grave e siamo corsi in strada». In
strada per paura di crolli, e per capire
cosa realmente successo, sono scesi
tutti gli abitanti. «Abbiamo rischiato
di saltare tutti in aria» spiega un ragazzo. «Stanno esagerando - gli fa
eco una donna - non se la vedono solo
tra di loro ma fanno rischiare la vita
TRIBUNALE DI COSENZA
SEZIONE ESECUZIONI IMMOBILIARI
G.E. Dott. Maurizio Pancaro GOT
Delegato alla vendita Dott. Marcello Ineri
Proc.n. 25/03 RE promossa
da Banca Popolare di Calabria S.p.A.
AVVISO DI VENDITA DI BENE IMMOBILE
Il sottoscritto Dott. Marcello Ineri, con studio in Cosenza al
Viale Giacomo Mancini complesso Edilnova corpo A piano
IV (e-mail: [email protected]), vista l’ordinanza di delega emanata dal Signor Giudice dell’Esecuzione Dott.
Maurizio Pancaro GOT con cui è stata disposta la vendita dei
beni pignorati nel procedimento esecutivo n. 25/03 R.G.E. e
con cui sono state delegate, ex art. 591 bis c.p.c. e seguenti,
al sottoscritto professionista le relative operazioni
RENDE NOTO
che è fissata la vendita senza incanto, in un unico lotto, della
piena proprietà, dei beni assoggettati ad espropriazione.
La deliberazione sull’offerta a norma dell’art. 572 c. p. c. e le
ulteriori eventuali attività di cui agli artt. 573 e 574 c.p.c., si
effettueranno nell’Udienza di vendita fissata per il giorno 21
febbraio 2012 alle ore 16:00 presso il Tribunale di Cosenza,
aula n. 50 delle Pubbliche udienze.
Il professionista delegato
I detriti del bar di via Popilia sono stati lanciati a decine di metri di distanza
anche a chi con il loro mondo non
c’entra affatto». «I vigili del fuoco continua un uomo di mezza età - ci
hanno detto che dai primi rilievi non
ci sono danni al palazzo, ma vogliamo una verifica completa dell’edificio. Dobbiamo vicerci con le nostre famiglie e non vogliamo correre alcun
rischio». E se i condomini, dunque, si
preparano a chiedere una nuova approfondita verifica ai Vigili del fuoco, uno di loro, un ragazzo non vuole
sentire ragioni. Si è spaventato molto e se la prende con tutti e in particolare con le forze dell’ordine: «Cosa
fanno? - ci chiede - Non dovrebbero
proteggere la gente onesta?». Noi giriamo la domanda.
a.mor.
L’INCONTRO DI CAPODANNO
Il colonnello Ferace, l’emergenza criminalità e il pizzo
NEL CORSO dell’ultimo incontro con la stampa, pochi giorni prima di Capodanno, il
colonnello Francesco Ferace, comandante dei carabinieri, disse, relativamente alla
presenza della criminalità organizzata in città e provincia, che «il fenomeno ‘ndranghetistico è sicuramente meno eclatante delle altre province, ma non inesistente. Le
ultime operazioni hanno infatti evidenziato una realtà criminale ben presente, tramite,
per esempio, il gruppo dei Bruni, degli zingari e dei Forastefano». Il colonnello aggiunse che, in città, sono ancora presenti l’usura e il pizzo. «E’ un fenomeno - riferì ai
giornalisti - che viene denunciato in minima parte. Mi aspetto a tal proposito una maggiore collaborazione da parte delle vittime. Pagare il pizzo alle associazioni criminali
significa infatti continuare ad alimentarle. Mi dispiace constatare che in altre città tale
emergenza sia più sentita e affrontata». Ora la misteriosa scomparsa di Luca Bruni e
il bar saltato in aria, con gli interessi della criminalità organizzata che sembrano essere ritornati prepotentemente in primo piano.
STABILISCE
per il caso in cui venga disposta la gara tra gli offerenti ex art.
573 cpc, ovvero nell’ipotesi in cui si debba procedere alla
vendita con incanto, che ciascuna offerta in aumento non
potrà essere inferiore ad Euro 1.000,00.
DESCRIZIONE DEGLI IMMOBILI:
LOTTO UNICO
Unità immobiliare sita nel Comune di Mendicino (CS) alla
Via Provinciale Rosario, posto al piano strada di un fabbricato a due piani fuori terra. L’immobile è catastalmente censito
al foglio 4, particella 155, sub. 2, categoria catastale C/1,
negozi e botteghe, consistenza 69 mq, rendita catastale Euro
858,82.
Il prezzo base d’asta è fissato in Euro 35.190,00 (euro tren-
tacinquemilacentonovanta/00) .
Condizione: l’immobile è occupato dal’esecutato e dal proprio coniuge.
Qualora la vendita senza incanto non abbia luogo per mancanza di offerte d’acquisto proposte entro il termine stabilito,
per inefficacia delle offerte ( art. 571 comma 2 c.p.c.) o per
dissenso del creditore procedente a fronte di un’unica offerta, il sottoscritto professionista delegato
RENDE NOTO
che è fissata la vendita con incanto per il giorno 28 febbraio 2012 alle ore 16:00 presso il Tribunale di Cosenza, aula
n. 50 delle Pubbliche udienze in un unico lotto, della piena
proprietà, dei beni assoggettati ad espropriazione.
Maggiori informazioni, possono essere fornite dal delegato e
dalla Cancelleria delle esecuzioni immobiliari del Tribunale
di Cosenza a chiunque vi abbia interesse.
Firmato:
il professionista delegato
Dott. Marcello Ineri
Cosenza, 07/12/2011
=======================
TRIBUNALE ORDINARIO DI COSENZA
Sezione Esecuzioni Immobiliari
G.E. Dott. Giuseppe Greco
Professionista delegato Dott. Paolo Loizzo
Procedura n°272/1999
ESTRATTO DI AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE
Il professionista delegato, Dott. Paolo Loizzo con studio in
Rende (CS), Piazza della Libertà n. 24
- vista l’ordinanza di delega del 23 Gennaio 2010,
- visti gli artt. 591 bis e seguenti c.p.c.,
AVVISA
che per il giorno 15 Febbraio 2012, alle ore 16.00 (sedici),
presso il proprio studio avanti a sé, si procederà alla vendita
senza incanto di immobili costituenti n°3 (tre) Lotti:
LOTTO N°3 Prezzo base Euro 47.520,00: Appartamento in
corso di costruzione sito nel Comune di San Giovanni in
Fiore (CS), in Via Etna n°16 e Via Vesuvio n°3, posto al piano
primo, censito al N.C.E.U. al Foglio n°82, Part. n°539, Sub.
n°4 senza classificazione catastale.
LOTTO N°4 Prezzo base Euro 51.160,95: Appartamento in
corso di costruzione sito nel Comune di San Giovanni in
Fiore (CS), in Via Etna n°16 e Via Vesuvio n°3, posto al piano
secondo, censito al N.C.E.U. al Foglio n°82, Part. n°539,
Sub. n°6 senza classificazione catastale.
LOTTO N°5 Prezzo base Euro 47.709,00: Appartamento in
corso di costruzione sito nel Comune di San Giovanni in
Fiore (CS), in Via Etna n°16 e Via Vesuvio n°3, posto al piano
terzo, censito al N.C.E.U. al Foglio n°82, Part. n°539, Sub.
n°8 senza classificazione catastale
FISSA
per il deposito delle offerte ai sensi dell’art. 571 c.p.c., termine sino alle ore 12.00 del giorno non festivo che precede
quello della vendita, presso la Cancelleria delle Esecuzioni
Immobiliari del Tribunale di Cosenza;
per il caso in cui la vendita senza incanto non abbia esito
positivo, che il medesimo compendio immobiliare sia venduto all’incanto, il giorno 22 Febbraio 2012 alle ore 16.00
(sedici), presso il proprio studio sito in Rende (CS), Piazza
della Libertà n°24;
STABILISCE
per il caso in cui venga disposta la gara tra gli offerenti ex art.
573 c.p.c. ovvero nell’ipotesi in cui si debba procedere alla
vendita con incanto, che ciascuna offerta in aumento non
potrà essere inferiore ad Euro 1.000,00 per i lotti valutati fino
a Euro 50.000,00 ed Euro 2.000,00 per i lotti di valore superiore a Euro 50.000,00.
Per maggiori informazioni, consultare il sito www.astegiudiziarie.it, la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del
Tribunale di Cosenza, il professionista delegato alla vendita
Dott. Paolo Loizzo, con studio in Rende (CS), Piazza della
Libertà n°24, tel.0984/466358, mail: [email protected]
Il Professionista Delegato
Dott. Paolo Loizzo
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
NEGLI ultimi tempi, e prima della
morte - per malattia - del presunto boss
Michele e della misteriosa scomparsa
del fratello Luca, tre collaboratori di ultima generazione sono stati sentiti dal
pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Pierpaolo Bruni,
sul gruppo dei Bruni. Si tratta di Luigi
Paternuosto, Angelo Colosso e Francesco Galdi. Ognuno ha raccontato le sue
verità sull’ascesa dei “Bella Bella” e sui
rapporti con gli altri clan.
Paternuosto, alias “u
piazzaiolo”, lo scorso 19 ottobre ha per esempio riferito di aver conosciuto «il reggente Michele Bruni» nel
2009 a seguito di una estorsione. Ha parlato anche di
contrastati con i gruppi ormai radicati nel Cosentino,
e in particolare con quello di
Lanzino: «I contrasti tra Ettore Lanzino e il padre di Michele Bruni sono nati nel
1999 allorquando vi fu una
riorganizzazione dei vari
gruppi. Con Perna c’erano i Castiglia e
molti altri appartenenti al gruppo Cicero e Mario Musacco. I Bruni, rimasti
isolati, si allearono con gli zingari, in
particolare - ha riferito Paternuosto al
pm Bruni - con gli Abbruzzese, per cercare di fronteggiare eventuali attacchi
degli altri gruppi. La loro attività principale - ha aggiunto “u pizzaiolo”- si basava sullo spaccio della droga. Un giorno Domenico Cicero (zio della mia ex
Quel che resta
moglie) mi disse di temere Michele
dell’interno del bar
Bruni poichè era intelligente ed era
Capital Cafè di via
inoltre in grado di fare delle azioni pePopilia, fatto
esplodere la scorsa santi. Infatti in seguito ho saputo che
Michele Bruni era intenzionato a uccinotte (foto Tosti)
dere Cicero. E per evitare che ciò si ve-
40
Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893
Rossano Fax 0983.530493
Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901
Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected]
Corigliano. Il presule li ha sistemati in una parrocchia e ha promesso loro una sistemazione dignitosa
Il vescovo nella gelida tendopoli
Circa una sessantina gli stranieri accampati nell’area portuale di Schiavonea
di MATTEO LAURIA
CORIGLIANO - L'arcivescovo della Diocesi Rossano-Cariati, Santo Marcianò è stato ieri in visita in
una tendopoli provvisoria
adagiata e nascosta sulla
battigia nei pressi dell'area
portuale di Schiavonea.
Con lui il direttore della
Caritas Don Vincenzo Miceli, il vice Giovanni Fortino, nonché il parroco Padre Lorenzo Fortugno.
Un vero e proprio accampamento, sprovvisto dei
servizi minimi essenziali.
Difficoltoso il percorso per
raggiungere la zona. L'alto
prelato ha voluto incontrare quelle persone, prevalentemente di origine marocchina, giunte in Italia
per lavoro.
Che, però, non hanno trovato. Se non saltuario (i più
fortunati) e sottopagato.
Sotto un freddo gelido, il
Vescovo si è soffermato per
un lungo periodo con gli
extracomunitari al fine di
far sentire loro quel calore
umano fatto di speranza, di
fiducia, di fratellanza.
Ha provato a convincerli
perché possano lasciare
quell'area al più presto. Il
rischio è anche di tipo igienico-sanitario, e non è da
escludere l'assunzione di
malattie infettive.
L'iniziativa di Monsignor Marcianò nasce in sinergia con il commissario
straordinario del Comune
di Corigliano Rosalba
Scialla. I due hanno avuto
un incontro preliminare
allo scopo di individuare
soluzioni di soggiorno alternative. Positivo il riscontro: già ieri pomeriggio gli accampati sono stati
trasferiti presso i saloni
della Parrocchia San Benedetto al Villaggio Frassa di
Corigliano. E' allo studio
intanto un piano di fattibilità perché si possa trovare
L'incontro del vescovo con gli immigrati
una migliore allocazione.
«Mi sono voluto recare di
persona per rendermi conto della situazione che è assolutamente disumana - ha
affermato Santo Marcianò
- Li ho convinti ad accettare
Due delle piccole tende usate dagli stranieri
la proposta di essere ospitati in una nostra struttura
in attesa di una migliore sistemazione”.
Secondo il presule “bisogna denunciare più radicalmente coloro che sfrut-
tano, senza giusta remunerazione, dando delle risposte immediate. Non possiamo chiudere gli occhi innanzi a queste situazioni.
Annunciare Cristo significa promuovere l'uomo e la
sua dignità. Per questo non
possiamo esimerci dall'assumere iniziative umane e
di solidarietà”. Su questo
fronte si è inteso mettere a
disposizione la Caritas con
la sua organizzazione e tut-
S. Demetrio C. Presentato il concorso “Arberia film festival” per la valorizzazione della minoranza linguistica
Un nuovo programma per “La bottega delle emozioni”
di ADRIANO MAZZIOTTI
SAN DEMETRIO CORONE - Si è
tenuto nei giorni scorsi l'incontro
di presentazione del programma
predisposto per il 2012 dalla associazione culturale “La Bottega
delle emozioni”.
Il piatto forte offerto dal sodalizio culturale è la II edizione del
concorso “Arberia film festival”,
l'iniziativa concepita per sensibilizzare l'opinione pubblica, soprattutto i giovani, su tematiche
quali la tutela e la valorizzazione
della minoranza linguistica albanese in Italia, e promuovere lo svi-
luppo della cultura cinematografica in generale e la specificità della realtà arbëreshe.
L'incontro, tenutosi nella sala
conferenze di villa Marchianò, da
poco restaurata dal Comune e
messa a disposizione della cittadinanza, è stato condotto dal presidente e ideatore della associazione
professore Renato Guzzardi,
estroso promotore di eventi culturali, che ha anche dato annuncio
della V edizione della biennale
“Mail Art”, incentrata sul tema del
cinema.
Un evento espositivo artistico
già gratificato da un lusinghiero
successo di molti visitatori che
hanno apprezzato la mostra proposta.
Alla manifestazione, patrocinata dalla Amministrazione comunale di San Demetrio Corone, hanno partecipato il sindaco Cesare
Marini e Giovanni Donato, segretario provinciale Cgil.
Apprezzata dal pubblico è stata
l' anteprima della video-intervista
di Guzzardi e Adriano D'Amico,
vicepresidente della “Bottega delle emozioni”, a Nicolino Baffa, 88
anni, uno dei protagonisti negli
anni '50 del movimento locale per
la occupazione delle terre, che co-
Oggi celebrazione speciale con l’arcivescovo
di PASQUALE LOIACONO
di Lourdes.
Il luogo sacro, progettato a
titolo gratuito dall'architetto
Carmelina Campana, sarà edificato su un suolo concesso alla
Diocesi dall'amministrazione
comunale cariatese.
E un'altra importante operazione servirà a rendere memoria di questo storico evento.
Poste italiane,
infatti, parteciperà alla giornata
con un annullo
speciale dell'evento, grazie all'impegno del locale circolo
filatelico
coordinato dalla sapienza e
dall'esperienza di Gennaro Cosentino, studioso ed appassionato intenditore della complessa e meravigliosa materia.
Alle 18 e 30 lo stesso Arcivescovo Santo Marcianò celebrerà la Santa Messa dedicata ai 20
anni di ordinazione sacerdotale di don Mosè Cariati ed inaugurerà la mensa parrocchiale
dei poveri.
Nel pomeriggio
sarà posata
la prima pietra
della nuova chiesa
Una mensa che offrirà pasti caldi ai più
bisognosi, e che nella
fase di avvio, resterà
aperta per due giorni
a settimana. Un sollievo per quanti, in
questo inverno rigido, non hanno alternativa per poter godere di un buon piatto caldo.
Molti i fedeli che
parteciperanno alla
celebrazione per Don Don Mosè
Mosè Cariati, un prete che incarna la pietà ecclesiale degli “ultimi”, i disadattati
della terra verso cui egli, assieme ai fedeli, nutre un'attenzione particolare attraverso “fatti” ed “azioni” concrete.
Don Mosè Cariati è nato a
Longobucco 46 anni fa; ha
compiuto gli studi teologici
presso il Seminario San Pio X
di Catanzaro; ordinato sacerdote il 29 dicembre 1991 dall'allora vescovo Serafino Sprovieri, è stato per tre anni vicedirettore del seminario arcivescovile di Rossano; dal '94 al
stò condanne penali ai più facinorosi, risolte, più tardi, con l'amnistia.
Spazio anche per un gruppo di
giovanissime “artiste”, alcune
delle quali figlie di sandemetresi
residenti a Cosenza, con spiccate
tendenze per l'arte, la musica e la
fotografia: Alice Barberi, Chiara
Chiodi, Daniela Lucia, Valeria
Mia Talarico, Zefa Paci e Ileana
Rende, talentuosa suonatrice di
violino già impegnata in attività
concertistica con il Conservatorio
di Cosenza. Quest'ultima ha deliziato il pubblico con pezzi di Bach e
Vivaldi.
Terranova da S. Il sindaco
«Tutto regolare
per l’appalto
sui rifiuti»
Vent’anni di sacerdozio
per don Mosè Cariati
CARIATI -Don Mosè Cariati,
parroco di “Cristo Re”, celebra
oggi i 20 anni del suo sacerdozio.
Ad avviare le celebrazioni
inerenti all'evento,
è stato il vicario
episcopale per la
Pastorale, don Pietro Madeo che, nel
contesto della partecipata adorazione eucaristica notturna, ha proposto
una profonda riflessione sul tema
della chiamata vocazionale e sull'incontro personale con Dio, comune a tutti gli uomini.
Concluso il triduo, officiato
dall'arciprete della Cattedrale
“San Michele Arcangelo” don
Angelo Pisani, questa sera, alle 18, in località Tramonti, sarà
l'arcivescovo Santo Marcianò,
a presenziare alla cerimonia
della posa della prima pietra
per la costruzione della nuova
chiesa dedicata alla Madonna
te le strutture diocesane.
L'ente Comune, attraverso
i commissari, ha manifestato tutta la disponibilità
in attività di sostegno ai
gravi disagi in cui versano
gli immigrati.
Circa un sessantina di
extracomunitari, organizzati alla meno peggio, con
tende di fortuna, cartoni e
fornellini per cibarsi di
qualche piatto caldo. Una
tendopoli in piena regola. Il
tutto fronte mare, al gelo ed
esposti alle intemperie. Un
tetto e un pasto caldo, sono
condizioni che rappresentano un diritto per ogni essere umano. L'obiettivo è
offrire una ospitalità dignitosa a chi la vita ha riservato un drammatico destino. Nelle prossime ore
intanto potrebbero essere
assunti provvedimenti incisivi sempre in tema di accoglienza. Le istituzioni lavorano alacremente in tutte le direzioni. Si auspica
una soluzione incisiva, e
soprattutto immediata.
2007 parroco a “San Giovanni
Battista” in Mirto Crosia e, dal
9 ottobre 2007, svolge il suo ministero sacerdotale a “Cristo
Re”.
Don Mosè è di poche parole:
“Sono tanti i motivi per rendere
grazie al Signore per questo
dono grande che è il sacerdozio. Ma ancor di più ringrazio i
miei genitori per il dono della
vita e la comunità parrocchiale
che considero la mia famiglia
più grande e a cui dedico tutto
il mio tempo, le mie energie e la
mia disponibilità”.
TERRANOVA DA SIBARI - La chiusura del
2011 per l'amministrazione comunale di Terranova da Sibari non è stata delle più serene. Infatti, sul tema rifiuti sono state diverse le “illazioni infondate” che non hanno fatto piacere al
primo cittadino Eugenio Veltri, il quale ha
chiarito le cose nella serata di bilanci di fine anno. In pratica, a creare marasma in paese è stata
la notizia dell'arresto dell'amministratore unico della società “Alto Tirreno Cosentino” lo
scorso 13 dicembre. La correlazione con il comune sibarita è quella della gestione dei rifiuti
che la “Alto Tirreno Cosentino” espleta dal
2011 dopo “regolare vittoria di gara d'appalto”.
A spiegarlo è lo stesso Veltri il quale racconta:
«Qualcuno ha messo la voce in giro che presto
sarebbero arrivati anche a noi amministratori
degli avvisi di garanzia, probabilmente perché
non avevamo fatto le cose secondo le regole. In
verità -aggiunge- tutto l'iter è stato seguito secondo norma e la vittoria della gara d'appalto
c'è stata perché quella ditta ha fatto un 11% di ribasso. Noi abbiamo controllato i requisiti, come
da legge, e c'erano tutti. Io sono tranquillo».
E su queste note il servizio è stato portato a
compimento, come da contratto, fino al 31 dicembre scorso. Oggi il dirigente del Utc, “poiché il paese non può essere lasciato pieno di rifiuti”, ha deciso di estendere il mandato dei lavori per altri tre mesi, in attesa che una nuova
gara d'appalto venga completata.
em. arm.
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Jonio
Domenica 8 gennaio 2012
Provincia
Domenica 8 gennaio 2012
Botricello. In campo le due squadre di calcio del paese ma le polemiche non mancano
«Festa dello sport con il derby»
Auspicio dell’amministrazione comunale in vista dell’incontro di oggi
Ed è stato a quel punto che i diridi BRUNETTO APICELLA
genti del Real Botro hanno deciso
di abbandonare la sala consiliare
BOTRICELLO – Il calcio a Botricelper «non entrare in polemiche che
lo torna al centro della discussione
non esistevano». Il dibattito è conticon le due squadre, il Real Botro e
nuato con il consigliere Salvatore
l'Atletico Botricello, che oggi si afProcopio che ha sottolineato come
fronteranno nel derby valevole per
il presidente del Real Botro, avrebil campionato di terza categoria. E
be dovuto segnalare al Comune la
per sottolineare l'importanza delpresunta violazione commessa dall'evento e per “sdrammatizzare” i
l'Atletico, con l'Ente che avrebbe
toni della sfida agonistica, che si
avuto poi verificato e successivapreannunciano alti alla luce anche
mente sanzionato la “violazione”.
di alcuni dissapori e divergenze
Procopio, nel suo interche si sono verificati
vento, ha ricordato che,
nell'ultimo periodo,
in riferimento agli ultil'Amministrazione comi appuntamenti che
munale guidata dal
si sono svolti nella citsindaco Giovanni Catadina, «molto spesso
mastra ha convocato
si dimentichi il ruolo
ieri mattina una confedel Comune con volanrenza stampa invitantini in cui è raffigurato
do i presidenti delle soil solo simbolo della
cietà Francesco Greco
Provincia». Questo, ha
per l'Atletico e Mario
aggiunto, «nonostante
Laporta per il Real Bol'Ente collabori alla riutro.
scita dell'evento metÈ stato il sindaco Catendo a disposizione mastra ad illustrare i
ha ricordato riferendomotivi che hanno portato alla convocazione Il sindaco riceve il gagliardetto si alla Tombolata di solidarietà - il Palazzetto
della conferenza con
dello sport». Il consigliere Giovanl'assessore allo Sport Gregorio
ni Puccio ha invitato a tornare a
Russo che ha proposto di denomiparlare dei principi sani dello
nare la giornata di oggi come «giorsport: «Oggi non era la giornata in
natadellosport dibotricellese».Ma
cui si doveva discutere di regole e
è stato nel corso degli interventi
comportamenti, ma doveva essere
delle due squadre che si è toccata la
il momento per riflettere sulla realpolemica con il presidente dell'Atà sportiva in generale nella nostra
tletico Greco che ha parlato di una
comunità».
competizione in cui «non si deve faE se il capogruppo Angelo Murare la lotta ma si deve guardare alla
ca ha parlato «di un'occasione di
partita con educazione e nel pieno
confrontopersaper ritrovareinun
rispetto degli avversari; ed è questo
evento sportivo un momento di agquello che vedremo in campo». Pagregazione», l'invito dell'Amminirole alle quali ha replicato Laporta
strazioneèquello dievitarenelcorper il Real Botro: «Se si parla di riso del match qualsiasi tipo di dispetto vanno ricordati gli atteggiascussione. Tema che, come ribadito
menti poco corretti che si sono veridal presidente dell'Atletico Franceficati», riferendosi ad «un abuso del
sco Greco e dello stesso allenatore
campo sportivo che non ha tenuto
Romeo De Mare, è stato già affronconto degli accordi firmati». Non si
tato: «Da parte nostra – ha detto De
è fatta attendere la replica di Greco
Mare –ci sono tutte le intenzioni per
che ha ricordato come anche nei
evitare che possa accadere qualcosuoi confronti «si siano verificati
sa di scomodo o inconveniente».
atteggiamenti poco signorili».
CROPANI
Sul palco ricordando Giando
Seconda edizione della manifestazione promossa
dal sodalizio nato dopo la morte del giovane
CROPANI - Una serata in allegria, ma con il pensiero rivolto a
Giandomenico Stanizzi, il ventiquattrenne di Cropani scomparso in un incidente stradale il
15 agosto 2010. Un'iniziativa,
promossa per il secondo anno
consecutivo, dall'associazione
“Tutti per Giando”, nata proprio
in memoria del giovane. Così,
l'auditorium “Dolce” di Cropani
ha ospitato lo scorso 6 gennaio
la commedia teatrale “Na vita diversa”, portata in scena dal
gruppo Teatrarci di Sersale. In
tanti hanno partecipato all'evento, con la sala gremita di giovani e famiglie e con, in prima fila, la famiglia di Giandomenico.
L'iniziativa è stata introdotta
dal giornalista Saverio Puccio,
il quale ha ringraziato gli organizzatori, tra i quali il presidente del sodalizio, Marco Sacco, e il
segretario, Michele Lo gozzo, oltre al presidente dell'Arci di Sersale, Mario Talarico. Puccio ha
poi ricordato «il sorriso straordinario sempre stampato sul
volto di Giandomenico», sottolineando anche l'impegno di tanti
giovani che attraverso il sodalizio «promuovono iniziative concrete e costituiscono la speranza
di una comunità».
Quindi, spazio a Giuseppe
Spadafora, autore della commedia insieme a Lives Ivone Procopio, che ha sottolineato la soddisfazione di Teatrarci nel partecipare alla serata in onore di Giandomenico, introducendo la
commedia in tre atti ambientata
tra Torino e Cropani. In pubblico ha così vissuto la storia della
diversità di un giovane emigrato che, rientrato a casa, ha prima vissuto le difficoltà della famiglia a comprendere le sue
scelte di vita, quindi ha scoperto
l'amore per la ragazza con cui si
era cresciuto. Gli intervalli sono
stati arricchiti dalle performance canore di Manuela Lupia,
mentre la Befana ha fatto il suo
ingresso a fine rappresentazione con tante caramelle per i più
piccoli.
I protagonisti sul palco sono
stati: Davide Grillo (che ha interpretato Ernestino); Roberta
Falbo (Giannina); Mario Guzzi
(Don Carlo); Laura Macrì (Donna Matilde); Melania Zappalà
(Signorina); Antonio Scalise
(Pasquale); Cinzia Zappalà (Anna); Alfonso Pappalardo (Antonio); Monica Facciolo (Carmela); Anita Talarico (Franceschina); Mario Talarico (Mario); Valentina Scalise (Lola); Francesco Taverna (Nicola).
I componenti del gruppo Teatrarci
Zagarise. Tanti visitatori per l’iniziativa promossa dal sodalizio “San Pancrazio” Sellia. La rappresentazione
borgo
Rivive la suggestione di Betlemme Nell’antico
ha preso vita
La cittadina ha cambiato volto diventando lo scenario del presepe vivente la nascita di Gesù
di ROSANNA BERGAMO
ZAGARISE - Ottava edizione del
Presepe vivente, splendido e suggestivo adattamento scenografico che ha trasportato idealmente
Zagarise a ritroso nel tempo, fino
a giungere nella Betlemme di più
di duemila anni fa. L'imponente
chiesa intitolata a San Pancrazio,
che conserva ancora, grazie ad
un certosino restauro, l'originariafacciata conilportale adogiva
sormontato da un rosone in stile
gotico, ha fatto da cornice naturale al suggestivo allestimento,
pensato in ogni dettaglio ed accuratamente seguito da Marisa Raimondo, presidente dell'associazione ”San Pancrazio”, cultrice
ed esperta di manifestazioni religiose di ampio respiro, e dal suo
vice Tonino Tobruk.
Sostenuti
nell'allestimento
dalla Parrocchia intitolata a Santa Maria Assunta, ed incassando
l'apportoindispensabile dellacittadinanza, Raimondo e Tobruk,
hanno sapientemente lavorato
trasformandole viuzzecaratteristiche del centro presilano e rendendole verosimiglianti al paesaggio che fece da cornice alla nascita del Cristo. Tanti i visitatori
accorsi, cresciuti nel tempo in
maniera esponenziale, attirati,
senza dubbio, dalle recensioni
più che positive di chi il Presepe
vivente lo ha ammirato ed apprezzato gli anni passati. Aggirandosi tra ivicoletti angusti, lastricati
di fieno ed illuminati esclusivamente da torce, tra stalle e botteghe di falegnami improvvisati,
La grotta con alcuni dei personaggi del presepe vivente
artigiani, vasai e tessitrici, si avvertiva netta, la sensazione di
aver compiuto un viaggio virtuale nel tempo, catapultandosi nell'atmosfera tipica della Galilea di
più di duemila anni fa. Tutto è stato curato nei minimi dettagli e le
stradine anguste della Zagarise
vecchia hanno reso più realistiche le ambientazioni e le performances dei figuranti, tutti calati
perfettamente nella parte.
Grande pathos e momenti di
profonda suggestione di fronte
alla grotta, allestita all'interno di
un anfratto naturale sul sagrato
della chiesa intitolata a San Pancrazio.
Raffaele Bianco e Fiorella
Skanderberg, rispettivamente
San Giuseppe e Maria, perfettamente calati nel ruolo e per nulla
emozionati di fronte alla folla che
si assiepava intorno a loro, hanno
emozionato gli astanti, incarnando alla perfezione i personaggi, sicuramente ingombranti,
che erano chiamati ad interpretare. A far loroda cornice,come tradizione impone, i Magi,interpretati dallo stesso Tobruk, Giuseppe Dardano e Giuseppe Invidia.
Marisa Raimondo, presidente del
sodalizio ha spiegato: «Ogni anno per noi, allestire la manifestazione comporta un notevole dispendio di energie. Ma è talmente
tanto l'entusiasmo che contagia
tutti noi, organizzatori e figuranti - ha evidenziato - da convincerci ogni anno della bontà di
questo progetto spronandoci ad
un impegno maggiore per l'allestimento dell'anno anno successivo».
La certezza del presidente Raimondo, di aver fatto un buon lavoro, ognianno all'indomanidell'Epifania, è senza dubbio ascrivibile anche alla soddisfazione di
scorgere gioia ed emozione nei
volti degli anziani che risiedono
abitualmente nella zona più antica del centro, i quali stentavano a
credere che quei luoghi, frequentati abitualmente,avessero assunto per l'occasione un aspetto
cosi singolare. Il presidente infine, ha tenuto a precisare che è stata duplice la finalità prefissata
nell'allestire un evento di tale
portata, la prima delle quali è riconducibile naturalmente, ad un
aspetto di carattere squisitamente religioso, legato alla volontà di
riproporre il messaggio di pace
irradiato dalla grotta di Betlemme. Più prosaicamente poi, «miriamo - ha concluso - a divulgare,
soprattutto tra le giovani generazioni, la conoscenza e la consapevolezza delle tradizioni locali, legate agli aspetti evidenziati nell'allestimento del Presepe. Ci piace pensare che quella di stasera
abbia rappresentato un'ottima
opportunità di aggregazione per
icittadinidel nostroborgoespinto i più giovani alla conoscenza di
vicoli estradine tipici,solitamente poco battuti e dove sembra che
il tempo si sia fermato».
SELLIA – Ha riscosso tanto successo, soprattutto di pubblico, l'organizzazione del
Presepe vivente che si è tenuto a Sellia, e ha
visto il borgo antico della comunità illuminarsi di luci e colori che hanno richiamato
l'attenzione sui valori del Natale e della tradizione. Una manifestazione che è stata
possibile anche grazie al lavoro svolto dalla
Consulta giovanile della cittadina presilana guidata dal presidente Caterina Rodano, impegnata da anni nell'organizzazione
di eventi che mettano in primo luogo la promozione della comunità.
«Quando abbiamo deciso di organizzare
il Presepe vivente - racconta Caterina Rodano - abbiamo costituto un apposito comitato che si è preoccupato poi di pensare in
ogni minimo dettaglio e soprattutto di lavorare per rendere unica la manifestazione». Rodano tiene poi a ricordare che «la
prima persona che ha pensato l'evento è
stato Franco Gallo, subito dopo abbiamo
partecipato noi come Consulta giovanile e
l'architetto Salvatore Madia che ci ha dato
una mano notevole per la riuscita della manifestazione».
All'organizzazione dell'evento ha partecipato anche l'Amministrazione comunale
guidata dal sindaco Davide Zicchinella che
«ci ha dato – chiarisce il presidente della
Consulta –sia un contributo economico che
la collaborazione con gli operai del Comune». L'appoggio per la manifestazione è arrivata anche dall'arciprete don Simone
Marchese e da tutte «le persone che hanno
scelto di partecipare alla serata, sia i personaggi che i visitatori che hanno raggiunto
Sellia per ammirare il Presepe». Adesso,
passate le festività, i giovani della Consulta, saranno al lavoro nei prossimi mesi per
programmare e attuare tutte quelle iniziative che possano valorizzare al meglio la comunità presilana.
b.a.
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32 Catanzaro
dal POLLINO
alloSTRETTO
Si schianta con l’auto dopo una rapina
calabria
ora
DOMENICA 8 gennaio 2012 PAGINA 5
Bivongi, giallo sulla morte di un 19enne: aveva tre ferite da taglio alla pancia
due persone, su cui ora si concentrano gli sforzi investigativi dei carabinieri di Roccella Jonica. Quello che più preoccupa i militari dell’Arma sono le frequentazioni del pregiudicato.
S’aggirava spesso in compagnia di uomini dei
clan Novella e Gallace. Le due famiglie sono
coinvolte in una guerra di mafia, conosciuta come la faida dei boschi.
«Nei prossimi giorni – ha detto ieri il sindaco di Bivongi – chiederò un incontro al prefetto per affrontare l’emergenza criminalità». Anche se originario di Lomazzo, un paese in provincia di Como, il giovane Marco Bombardieri
viveva da tempo a Guardavalle. Nei prossimi
giorni, il suo corpo senza vita verrà sottoposto
ad esame autoptico. Solo allora si potrà saperne di più sulla sua morte. «Aspettiamo l’esito
dell’autopsia», ripetono gli investigatori.
BIVONGI (RC)
Lo hanno trovato in una stradina nel cuore
di Bivongi, un borgo antico tra le colline della
vallata dello Stilaro, nella Locride. La sua auto,
una Fiat 600 amaranto, si è schiantata contro
un muro. Il cadavere di Marco Rocco Bombardieri, 19 anni, residente a Guardavalle, era dentro l’abitacolo. Forse ha iniziato a morire pochi
attimi prima, tra le mura domestiche dell’anziano cacciatore Ermando Zannino, dove si è armato di coltello e ha intrecciato una zuffa con
il nipote del vecchio, un omone giunto in aiuto
del nonno. Quando quelli del 118 sono arrivati
sul posto, in via Matteotti, il corpo senza vita del
giovane presentava tre ferite da taglio all’altezza all’addome. È morto dopo aver fallito una
rapina, per delle armi che doveva rubare a casa di un pensionato. A stretto giro, i carabinieri di Roccella Jonica hanno arrestato il suo
complice, il
pregiudicato
Arrestato
Domenico
un suo complice
Gagliardi, 23
anni, operaio.
Il 23enne
I due, enDomenico
trambi resiGagliardi
denti a Guardavalle, erano
soliti aggirarsi con uomini che ruotano attorno
ai clan Novella e Gallace, la mafia coinvolta nella faida dei boschi.
«Non finisce qui, l’indagine è ancora in corso», rivela il capitano Marco Comparato. «Una
vicenda con un epilogo tragico. Proviamo profondo sconcerto», dice il sindaco di Bivongi,
Ernesto Riggio. Secondo una prima ricostruzione, tutto comincia la notte tra venerdì e sabato. Marco Rocco Bombardieri e Domenico Gagliardi sono a bordo di un’auto, una Fiat 600
amaranto. Devono consumare una rapina a casa di un cacciatore, un pensionato che custodisce fucili e munizioni dentro un armadietto.
Nel giubbotto nascondono coltello e taglierini.
Una volta forzato il portone dell’abitazione,
sbraitano e si dirigono nella stanza del vecchio,
a cui chiedono le armi e del denaro. Non sono
incappucciati, né sanno di essere adocchiati. Al
rifiuto dell’uomo, i due s’imbattono nel nipote,
un tipo robusto. Ne viene fuori un tafferuglio.
Rocco Bombardieri punta il coltello, quindici
centimetri di lama, contro il giovane. Ne scaturisce una colluttazione, al termine della quale i
banditi fuggono a bordo della propria auto. La
loro corsa, però, dura una manciata di metri: la
vettura impatta dei vasi di terracotta e si schianta contro un muraglione. Appena giunti in via
Matteotti, nella parte alta di Bivongi, i sanitari
del 118 hanno costatato il decesso di un rapinatore. Il cadavere di Marco Bombardieri era riverso sul sedile lato guida e presentava tre ferite da taglio all’addome. Gli inquirenti hanno
rinvenuto il suo coltello nell’abitazione di Ermando Zannino. «L’auto si schianta contro il
muro perché chi la guida perde conoscenza a
seguito delle ferite rimediate nella colluttazione avvenuta in casa», è l’ipotesi che sembra
prendere piede tra gli inquirenti.
Il nipote del pensionato Zannino, nell’ultimo periodo, era solito dormire con il nonno.
Due uomini, la notte di Capodanno, avevano
preso d’assalto l’abitazione dell’anziano. Il giovane ha fornito agli investigatori l’identikit dei
rapinatori. L’operaio Domenico Gagliardi è stato arrestato e recluso nel carcere di Locri. La
Procura della Repubblica di Locri lo accusa di
tentata rapina, violazione di domicilio e omissione di soccorso. Ha lasciato l’auto mentre il
suo complice moriva. I carabinieri lo hanno
rintracciato subito. Era in macchina con altre
Domenico Gagliardi, il 23nne arrestato
Marco Rocco Bombardieri, il rapinatore morto
ILARIO FILIPPONE
[email protected]
LA FUGA
A sinistra,
l’auto in mezzo alla
carreggiata dove è
stato trovato il
corpo di
Bombardieri. Poco
prima aveva
impattato contro
alcuni vasi
posizionati
all’esterno di
un’abitazione
(nella foto a destra)
la testimonianza del cacciatore
«Erano armati e ripetevano:
dacci i fucili, sennò ti ammazziamo»
In alto, il
propietario
della casa
presa
d’assalto dai
ladri,
Ermanno
Zannino,
cacciatore
ed ex
manovale in
pensione
BIVONGI (RC) «Erano già entrati in
casa la scorsa settimana, ma avevano fatto cilecca. Uno diceva che mi avrebbe ucciso se non gli avessi dato i fucili». Il cacciatore Ermando Zannino, ex manovale
in pensione, si stringe nelle spalle e prende fiato. Ha la barba incolta e il viso segnato. Come sta? «Stanco, non riesco a
chiudere occhio» dice. L’uomo ripercorre gli attimi concitati della scorsa notte,
quando due malviventi hanno fatto irruzione nella sua abitazione, in via Matteotti, a Bivongi. Accanto a lui c’è la nipote.
Ripete:«Vuole sapere qual è la verità di
questa triste storia? La mia abitazione è
stata presa d’assalto. Volevano i fucili, ma
non gliel’ho dati». Forse, racconta, quei
volti, i volti dei rapinatori, li ha già visti.
Otto giorni fa: «Sembravano quelli di Capodanno». Il padre lavorava in Germania
e, come lui, nutriva una sfrenata passione per la caccia. «Anche io ci andavo con
gli amici. Si vede che poi la voce si è sparsa»
In casa entrano in due ma fuori,
per quello che mi dicono, c’erano
altri due. La mia abitazione è
stata presa d’assalto. Siamo vivi
per miracolo. Sono stanco non
riesco a chiudere occhio.
L’irruzione
notturna
«Hanno forzato la porta con un piede
di porco. Erano armati, questa volta. Avevano coltelli e mazze. Ripetevano: dacci i
fucili e i soldi, sennò ti ammazziamo».
Le armi
«Custodisco fucili perché sono un appassionato di caccia, ma la voce si è sparsa»
L’inferriata
«Dopo Capodanno, abbiamo deciso di
blindare il portone. Pensavo di mettere
un’inferriata, avevo già preso le misure.
La scorsa notte, per tranquillizzarmi, mio
nipote si è fermato a dormire. Non credevo tornassero. Invece…sono stati attimi
frenetici e difficili».
Il giallo
«In casa entrano in due, ma fuori, per
quello che mi dicono, c’erano altri due»
Il precedente
«La prima volta, la notte di Capodanno, mi hanno sferrato un pugno. Volevano i fucili. Si sono messi a girare per casa, ma non li hanno trovati. Stanotte, poi,
sono tornati. Avevano mazze e coltelli.
Del resto, si è sempre saputo che custodisco fucili. Spesso andavo a caccia con gli
amici».
La colluttazione
«Non so se c’è stata. So che poi si sono
schiantati in curva. Avevano le sembianze di quelli della volta scorsa»
Il passato
«Ho lavorato in Germania, dove ho fatto il manovale. Alcune volte andavo a letto a digiuno, senza cena. Siamo gente che
ha sempre lavorato. Ora siamo salvi per
miracolo. Potevano uccidere me e mio
nipote, la scorsa notte».
il. fil.
6
DOMENICA 8 gennaio 2012
D A L
P O L L I N O
A L L O
calabria
S T R E T T O
ora
l’escalation criminale
COSENZA Un boato squarcia il silenzio della notte. Un ordigno fatto in casa ma
dalla potenza spaventosa esplode dentro il
Capital Café, al piano terra di un fabbricato in via Popilia, nei pressi della sopraelevata. Il palazzo è sventrato dall’esplosione.
Pezzi di vetrina, tubi, oggetti di ogni tipo,
infissi, porte, cocci grandi come palle da
tennis schizzano tutto intorno in un raggio
di oltre 50 metri. Proiettili micidiali, capaci di tagliare in due un uomo. Poteva essere una strage. Fortuna che la strada è deserta e non ci sono feriti. Fortuna che il palazzo è nuovo e non collassa. Il bar non c’è
più. Nemmeno il negozio a fianco: al posto
della lavanderia adesso c’è un cratere annerito dal fuoco.
Un quartiere intero si sveglia con il cuore in gola. Sono le 2.20. La deflagrazione fa
tremare i vetri, come fosse un terremoto,
anche a diverse centinaia di metri. Il boato viene sentito da tutta la città. La richiesta di soccorsi è immediata. Otto minuti
dopo ci sono due squadre di vigili del fuoco coordinate dal caposquadra Bonaventura Ferri che spengono l’incendio. I carabinieri accorrono in massa dal vicino Comando provinciale, sede
della Compagnia e della
Ignoti sono
stazione di Cosenza
nord. Persino un milita- entrati nel locale
re esperto come il maredal retro: chi ha
sciallo Parisi non crede
agito non è un
ai suoi occhi. Si aggira
professionista
tra le rovine insieme ai
colleghi cercando di capire chi può aver concepito un tale disastro: un attentato stile Palestina, che arriva pochi giorni dopo un probabile caso di
lupara bianca (la scomparsa di Luca Bruni, figlio di Bella Bella, uno dei superstiti
dell’omonimo clan di ’ndrangheta) e l’assalto a mano armata a un camion della
spazzatura culminato con l’incendio del
mezzo (un avvertimento presumibilmente a scopo estorsivo).
Anche una squadra di artificieri dell’Arma converge sul posto per indagare sulla
natura dell’ordigno. In tarda mattina il mistero è già risolto: qualcuno si è introdotto all’interno del bar passando dalla porta
sul retro, posta sul lato opposto alla strada,
facendo brillare la bomba. L’ordigno è artigianale per quanto estremamente efficace: una bottiglia di benzina legata a un “cipollone” pieno di qualche chilo di polvere
da sparo pressata. È stato fatto brillare attraverso una miccia e non da un congegno
BOMBA
distrugge bar
a Cosenza
a distanza. Chi ha agito – sospettano i carabinieri – non è un professionista pagato
dalla ’ndrangheta. Forse non immaginava
che quel cipollone potesse fare così tanti
danni. In questo senso è andata fin troppo
bene: quando è esplosa la bomba non transitavano veicoli in quel tratto di strada.
Non avrebbero avuto scampo. Sarebbe
stata una strage.
Ma allora, cosa è successo la scorsa notte in via Popilia?
Il bar è gestito da un uomo di 41 anni con
qualche precedente di polizia che però risale a molti anni fa. Lo aveva rilevato un
paio d’anni fa da una figlia del vecchio boss
Francesco Bruni detto Bella Bella, caduto
in un agguato nel 1999. Questo particolare aveva fatto pensare in un primo momento che potesse trattarsi di un ulteriore
avvertimento alla famiglia Bruni, che proprio pochi giorni fa aveva denunciato la
scomparsa di Luca – erede naturale alla
guida del gruppo del gruppo – uscito di
prigione il mese scorso. Ovviamente i carabinieri non escludono nessuna pista e
indagano a 360°. Altra ipotesi formulata
dagli investigatori è quella di una maldestra intimidazione a
Il palazzo è stato scopo di estorsione. Chi
l’ha attuata non avrebbe
danneggiato
calcolato bene la potenza dell’ordigno. Una
Devastato
che presenta un
anche il negozio ipotesi
punto debole: in temaccanto al bar
po di crisi chi distruggerebbe una eventuale
fonte di reddito? Poco credibile anche l’intimidazione per motivi personali, vista la
sua entità. Ma allora cosa è successo? Chi
ha piazzato la bomba? E perché?
Di sicuro nella violentissima esplosione
della scorsa notte c’è qualcosa di molto
strano. Gli inquirenti (i carabinieri e la Procura di Cosenza) ne sono convinti. Intanto le attività di indagine proseguono: la
Dda – pronta a subentrare nella vicenda
che riguarda la sparizione di Luca Bruni e
l’assalto al camion della spazzatura – è stata dettagliatamente informata dell’accaduto. Il palazzo all’interno del quale è avvenuta l’esplosione, sebbene danneggiato in
più punti, è stato dichiarato agibile dai tecnici dei vigili del fuoco di Cosenza. Le famiglie che ci abitano non sono state evacuate. Il bar all’interno del quale è avvenuta
l’esplosione è assicurato.
ALESSANDRO BOZZO
[email protected]
il commento
La città dei “bruti”
Se a parlare è la violenza
Il 2011 si era chiuso con una imponente operazione antimafia (Terminator 4) e un drastico calo dei
reati predatori. Un finale di stagione che aveva dato tante soddisfazioni ai vertici della polizia e soprattutto dei carabinieri. Una calma apparente, però. Il più classico dei silenzi prima della tempesta: il 2012 infatti è cominciato da appena una
settimana e Cosenza ha paura. Un
sentimento più che giustificato visto
quello che è successo la scorsa notte
in via Popilia: un ordigno potentissimo piazzato dentro un bar viene
fatto esplodere e solo per miracolo
non succede una strage. L’esplosione è stata talmente forte da essere
avvertita praticamente in tutta la
città. Un fatto che avviene immedia-
tamente dopo un probabile caso di
lupara bianca (la scomparsa del figlio di Bella Bella Luca Bruni) e un
assalto (stile rapina al portavalori)
a un camion della spazzatura culminato con l’incendio del pezzo. Senza contare i sei colpi di pistola sparati contro la vetrina di un negozio
il 2 gennaio scorso. Cosa sta succedendo a Cosenza?
Il linguaggio di questi episodi è
quello parlato dalla ’ndrangheta. In
almeno tre dei quattro casi segnalati non ci sono dubbi sulla matrice
mafiosa, tanto che la Dda sta per
subentrare (o comunque affiancar-
si) alla Procura ordinaria nelle indagini. I fatti di questi giorni, insomma, dicono che nonostante i
successi ottenuti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura nei confronti dei quattro principali gruppi
mafiosi della città, i clan sono ancora pericolosi, ben lontani dall’essere
stati sconfitti, tanto che ci sono ancora in giro due latitanti del calibro
diu Ettore Lanzino e Franco Presta.
I fatti dicono anche che questo primo scorcio del nuovo anno non lascia presagire niente di buono per il
prosieguo del 2012.
C’è stata una sottovalutazione
della criminalità cosentina da parte degli organi inquirenti? Oppure è
un problema culturale, come è stato sottolineato di recente da autorevoli magistrati sia della Procura ordinaria sia dell’Antimafia, che lamentavano la carenza di denunce
da parte delle vittime del racket e
dell’usura oltre che una scarsa collaborazione dei cittadini in generale e l’assenza di una società civile?
Per la cronaca: ancora una volta si
registra la colpevole e pressoché totale assenza dei politici. Avranno
paura anche loro.
a.b.
7
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l’escalation criminale
Tanta la paura tra la gente
«Sfiorata la tragedia»
Svegliati dal boato: c’è poca voglia di parlare in via Popilia
COSENZA Le luci dell’alba in via Popilia vengono precedute dal bagliore che ha
accompagnato l’esplosione dell’ordigno nel bar Capital. Un sabato che inizia troppo
presto per il popolare quartiere di Cosenza, una parte della città che ne ha viste, ed è
il caso di dire anche sentite, parecchie nella sua storia. Ne ha viste tante il tracciato
di via Popilia. Dai morti ammazzati delle guerre di mafia, ai cellulari blu scuro della
polizia penitenziaria che trasportano i detenuti fuori e dentro il carcere. Ha gridato
al miracolo, solo pochi mesi fa, del piccolo caduto dal quarto piano e rimasto vivo.
Un boato così forte però non se lo ricorda nessuno. Lo hanno sentito i detenuti della vicina casa circondariale, s’è sentito fin nei pressi del Tribunale e naturalmente si
è avvertito nelle palazzine vicine al bar andato completamente distrutto. È un vero
mistero come, fortunatamente, non ci siano stati feriti nella palazzina sopra l’attività commerciale (è andata distrutta anche l’adiacente lavanderia e danni ha riportato un negozio di elettrodomestici), che ospita venti appartamenti. Fra questi un laboratorio d’analisi cliniche, ma per la maggior parte famiglie.
C’è poca, pochissima voglia di parlare di quello che è accaduto fra le 2 e le 3. Nessuno vuole mettere il proprio nome o la propria faccia dietro una opinione su quello
che è successo. Non è omertà, è più paura per quello che è successo. Quelle poche parole che si riescono a strappare dicono che «non c’erano mai stati segnali che facessero pensare ad una possibile estorsione ai danni del bar» o che «era frequentato da
chiunque, non c’erano particolari problemi con noi condomini». E lo scoppio? Lo
scoppio cosa ha suscitato? La domanda è banale, ma necessaria, tanto quanto la risposta: «Paura».
Il sindaco
Spiega una signora che abita sopra i resti del
Occhiuto:
bar Capital che «non riuscivamo a capire
cosa fosse successo. Ero a letto con
«Speriamo che
mio marito e all’improvviso c’è
sia un fenomeno
stato questo frastuono tremenisolato»
do. Una paura enorme».
Quando si chiede se può immaginare quale sia stato il motivo della bomba nessuno si spinge in considerazioni. «Queste cose succedono dovunque, non è che solo perché siamo in
Calabria il fenomeno aumenta. Succede e basta, la
criminalità è dappertutto», dice un lavoratore, con
ancora la tuta indosso, di Ecologia Oggi, l’azienda
di raccolta rifiuti a cui qualche giorno fa hanno bruciato un camion in pieno servizio. «Mò non è che dovete dire che è sempre colpa di via Popilia, che qui c’abbiamo la “numinata”», esterna una signora alludendo a quel
cosentinissimo concetto che viene usato per sottolineare la cattiva reputazione di qualcuno o qualcosa, lo dice mentre guarda il
bar bruciato con la busta della spesa in mano. La giornata è stata
un via-vai di curiosi che si sono fermati per vedere lo “spettacolo”
delle macerie arrivate fino alla sede del Ministero dell’Economia
che è dall’altra parte della strada rispetto all’esercizio commerciale mandato in fiamme. Si notano anche i panni bruciati dentro alla Lavanderia rimasta
coinvolta nell’esplosione. Tutti guardano a quel palazzo sopra il bar Capital e pensano che per gli abitanti è andata davvero bene. «Speriamo che sia un fenomeno isolato - commenta il sindaco Mario Occhiuto - sono cose come queste che minano la forza del nostro territorio. Confido nel lavoro di tutti gli inquirenti». Un
lavoro delicato e difficile quello di magistratura e forze dell’Ordine. Un lavoro il cui fine è quello di rendere i cosentini ancora più sicuri.
FRANCESCO CANGEMI
[email protected]
LA DEVASTAZIONE
La bomba oltre a distruggere il
locale di via Popilia ha
danneggiato i negozi che si
trovavano a fianco. Per la forte
esplosione le porte, pezzi di
vetrina e oggetti di ogni tipo
sono state scagliati sulla
strada. In alto la bottiglia
usata per l’ordigno: piena di
benzina era legata a un
“cipollone” pieno di qualche
chilo di polvere da sparo
(fotoservizo Morrone)
i precedenti
In città tre gravi
fatti di cronaca
in quattro giorni
COSENZA Tre gravi fatti di cronaca in quattro giorni. Il 2012 è cominciato male nella città
di Cosenza. La sera del 3 gennaio sparisce nel
nulla Luca Bruni, 37 anni, figlio di Francesco
Bruni alias Bella Bella (ucciso dai sicari di un
clan rivale nell’estate del 1999) e fratello di Michele (boss dell’omonimo clan di ’ndrangheta
morto in carcere la scorsa estate all’età di 38
anni a causa di una malattia incurabile). Per gli
investigatori cosentini Luca Bruni era l’erede
naturale alla guida del gruppo. Nel pomeriggio
di venerdì scorso i familiari ne hanno denunciato la scomparsa ai carabinieri. Era uscito in auto con un amico per partecipare a un incontro.
La sua Bmw è stata ritrovata a Rende. L’uomo
era uscito dal carcere il 10 dicembre scorso dopo avere scontato una pena di otto anni per detenzione di armi da guerra. È verosimile ritenere si tratti di un caso di lupara bianca. La misteriosa sparizione di un elemento di rango criminale così elevato significa che a Cosenza sono
saltati gli equilibri. La tregua faticosamente ottenuta dai clan bruzi, che decimati da arresti e
condanne avevano intelligentemente concordato la pace spartendosi gli affari illeciti, è saltata. Le conseguenze sono imprevedibili.
Il giorno dopo la sparizione di Bruni un altro
fattaccio scuote l’opinione pubblica cosentina:
un autocompattatore della Ecologia Oggi spa, la
società lametina che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Cosenza, è stato letteralmente preso d’assalto da una banda di
uomini armati. Tre persone dal volto coperto e
armati di pistole e mitragliatrice hanno bloccato il mezzo, che stava effettuando lo svuotamento dei cassonetti, nel quartiere di Serra Spiga,
poi hanno costretto l’autista a scendere minacciandolo con le armi e hanno incendiato il camion (nuovo di zecca) provocando una danno
di alcune centinaia di migliaia di euro. Si pensa
a un’intimidazione a scopo estorsivo. Un gesto
eclatante, però, che dimostra che chi lo ha compiuto è organizzato, armato, pericoloso e pronto a prendersi la città. Un atto dimostrativo, insomma, che serve anche da monito.
Ieri notte è arrivato il terzo fatto di cronaca:
un palazzo sventrato dall’esplosione di un ordigno potentissimo piazzato dentro un bar. Un
bar che era appartenuto a una figlia del vecchio
boss Francesco Bruni Bella Bella. L’esplosione
avrebbe potuto provocare una strage. La fortuna ha voluto che non ci siano state vittime né feriti.
a.b.
8
DOMENICA 8 gennaio 2012
D A L
ROSARNO (RC)
Un triste compleanno per
Rosarno. A due anni dalla rivolta dei migranti c’è poco da
festeggiare, c’è soprattutto da
discutere e agire affinché si
realizzi un sistema compiuto
di accoglienza e di produttività per i migranti e per gli
agricoltori locali. Ventiquattro mesi dopo la rivolta Rosarno raccoglie i cocci di una
società disgregata ed estremamente provata economicamente dalla crisi agrumicola. Ieri, infatti, attraverso
momenti di aggregazione –
la festa dei popoli di Rosarno
– e la Festassemblea a San
Ferdinando, organizzata dalle associazioni più vicine ai
migranti, si è ritornati su un
argomento ormai di portata
nazionale.
La città medmea, dopo due
anni, si guarda allo specchio
e vede meno aggressività ma
molta più stanchezza. I migranti continuano ad esserci
– e sono circa un migliaio –
ma ci sono ancora meno opportunità di lavoro rispetto al
passato. I Rosarnesi sono
molto più poveri e, soprattutto, molti agrumicoltori rosarnesi hanno chiuso bottega da
tempo, hanno perso molta fiducia nelle istituzioni. L’unica nota positiva è il campo
migranti allestito da comune
e regione, che però ha solo un
centinaio di posti e ospita coloro i quali sono in regola con
il permesso di soggiorno. Si
tratta di una esperienza positiva ma troppo marginale in
un disegno complessivo di
un migliaio di africani senza
tetto e moltissimi senza un
P O L L I N O
calabria
A L L O
S T R E T T O
ora
A Rosarno
non c’è niente
da festeggiare
A due anni dalla rivolta dei migranti
la città fa i conti con la crisi agrumicola
POCO LAVORO, NESSUN DIRITTO
Nella foto a sinistra, un gruppo di migranti impegnato ad
eseguire i ritmi tradizionali africani; in alto, con lo striscione
della Rete a Difesa del Territorio e uno degli stand culinari
lavoro. Se a questo si aggiunge che i comuni limitrofi della Piana non si sono mai preoccupati della questione,
sebbene molti immigrati lavorino sul loro territorio ma
dormano a Rosarno, ne esce
un quadro disarmante.
La verità, cosa che è emersa anche ieri nella Festassemblea di San Ferdinando,
è che c’è un vuoto istituzionale attorno a Rosarno, è ve-
ro che sono arrivati euro dal
ministero e dalla regione per
gli alloggi, ma è pur vero che
sulla problematica agricola il vero punto nodale del discorso – non c’è una rete adeguata di supporto. Le associazioni che operano sul territorio hanno discusso di
quali strategie mettere in
campo. Si è partiti dall’amara valutazione di Africalabria, organizzatrice del-
l’evento, ossia «per Rosarno
e la Piana di Gioia Tauro tutta, il futuro promette pessimi auspici: licenziamenti di
massa al Porto, impianti turistici e supermercati chiusi, le
arance che restano sugli alberi e i terreni che vengono
abbandonati».
Poi una sfilata di pareri e
valutazioni: Arci, Sul, FlcCgil, a richiamare le istituzioni così come hanno fatto al-
«Denunciare gli sfruttatori»
Corigliano, l’appello del vescovo Marcianò in visita alla tendopoli
CORIGLIANO (CS) Le condizioni di
estrema povertà e sfruttamento in cui si
trovano a vivere diversi migranti che si
trovano in città, non conoscono limiti di
sorta. Da diversi giorni nella zona a ridosso del porto sulla spiaggia della frazione
Schiavonea, a pochi metri dal mare, una
trentina di disperati hanno realizzato delle “tendopoli” di fortuna con la speranza
di ripararsi dai rigori di questo inverno
abbastanza rigido. Vivono qui in condizioni igienico-sanitarie assolutamente degradate perché non hanno le possibilità
economiche di trovare perfino uno di quei
miseri garage che, pure, per gente così disperata appare un rifugio “accogliente”. È
da qualche giorno che attorno a questi disperati, marocchini, tunisini, polacchi ed
altri, è stato squarciato il velo dell’indifferenza: stampa locale e nazionale, televisione e pubblica opinione ne stanno discutendo. È davvero triste la scena che si
presenta agli occhi di chi si reca sul posto
per rendersi conto che esseri umani vivono in una condizione ai limiti della sopravvivenza. Di fronte a tutto ciò, ieri
mattina, il vescovo della diocesi di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, molto sensibile al richiamato dei “fratelli disperati”, si è recato sul posto accompagnato dal direttore della Caritas, da padre
Lorenzo Fortugno parroco di Schiavonea
e da alcuni rappresentanti del comune
per rendersi «conto personalmente e per
cercare di affrontare - ha spiegato - nella
maniera dovuta questa emergenza sociale».
cuni migranti presenti in
quella manifestazioni, pronti anche a difendere i rosarnesi «che non sono razzisti,
ma siamo tutti sulla stessa
barca». In contemporanea a
Roma, Milano, Firenze, Potenza e in Calabria è stato
commemorato l’anniversario
della rivolta di Rosarno. Ad
esempio nella Capitale lavoratori italiani e immigrati
hanno richiamato «la voce
Sospese le ricerche
della statua di S. Francesco
Il maltempo
blocca l’attività
del gruppo
subaqueo
paolano
Il vescovo ha raggiunto la tendopoli che
si trova in riva al mare e qui ha incontrato tre di questi disperati, ai quali ha spiegato che li non potevano più stare e che
era riuscito a trovare un ricovero di fortuna, se pur provvisorio, loro hanno accettato. «Ho convinto questi nostri fratelli –
ha detto mons. Marcianò - ad accettare la
proposta di accoglienza presso strutture
nostre, perché in questo momento non
siamo riusciti ad individuare strutture
pubbliche o altre strutture che siano adeguate per la loro accoglienza. Quindi li accoglieremo presso i locali della parrocchia San Benedetto in località Villaggio
Frassa, temporaneamente, nell’attesa di
individuare altre realtà che possano essere più accoglienti e comunque anche
più capienti, perché sono tanti. Ma il problema è ancora più ampio perché qui si
tratta di denunciare coloro che sfruttano
questi nostri fratelli. Da quanto mi risulta ci sono persone a cui non sono garantiti i diritti dei lavoratori, sono persone
che vivono in condizioni precarie tanto
da lavorare 12 ore piegate sul terreno a
raccogliere agrumi ed altro, alle quali non
si da la giusta remunerazione ed altro».
GIACINTO DE PASQUALE
[email protected]
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
FUSCALDO
PAOLA (CS) A causa
del mare mosso sono state
sospese le ricerche della
statua marina di San Francesco di Paola, scomparsa
dai fondali del Tirreno cosentino, ma anche le ispezioni subacquee per identificare e catalogare il pezzo
di nave antica (galeone o
In alto, le abitazioni di fortuna sulla spiaggia di Schiavonea; nel riquadro, il vescovo
Marcianò offre un alloggio ai migranti
dei dannati della terra - spiegano in una nota - i braccianti agricoli che ogni giorno per
pochi euro raccolgono le
arance e i pomodori made in
Italy». Le due candeline sono
state spente, forse però non è
ancora spenta la speranza
per una Rosarno più serena.
In pace, tutti insieme, migranti e residenti.
veliero) rivenuta dal gruppo subacqueo paolano, diretto da Piero Greco, nel
mare di Fuscaldo proprio
durante le ricerche del monumento al Santo protettore dei marittimi.
Indagini di polizia giudiziaria, ad opera della Capitaneria di Porto e dei carabinieri di Paola sono in
corso, ad ogni modo, al fine di constatare cosa sia
realmente accaduto all’icona del Santo, se sia stata
rubata o se sia stata trascinata da qualche peschereccio in qualche punto dei
fondali. Il gruppo di Piero
Greco, ad ogni modo, si sta
confrontando con esperti
della marineria paolana,
fuscaldese, sanlucidana e
cetrarese al fine di assumere informazioni.
Giorni addietro, comunque, è stata accertata la
presenza di un grosso natante proveniente dalla
Campania che ha navigato
nel periodo di fine dicembre nel basso Tirreno cosentino. Informazioni specifiche potrebbero essere
assunte dall’equipaggio di
questo natante, quanto
meno per confermare e
smentire determinate circostanze.
Ad ogni modo, appare
molto difficile rintracciare
la scultura del protettore
della Calabria, utile anche
e soprattutto ai campi di
formazione per i diversamente abili nell’ambito del
progetto “Poseidon”. Si
dovrebbe optare, dunque,
per la realizzazione e installazione di un’altra scultura, ma tale tesi allo stato
non troverebbe tutti d’accordo.
GUIDO SCARPINO
[email protected]
DOMENICA 8 gennaio 2012 PAGINA 19
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
SANITÀ
0966 766415
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
FARMACIE
OSPEDALE GIOIA TAURO
OSPEDALE PALMI
267611
OSPEDALE CITTANOVA
660488
OSPEDALE OPPIDO
86004
942111
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
OSPEDALE POLISTENA
VIGILI DEL FUOCO
0966 52111
OSPEDALE TAURIANOVA
ROSARNO
Il giorno delle associazioni e
dei migranti. A San Ferdinando - precisamente nella seconda zona industriale che dovrebbe ospitare il rigassificatore – si discute di prospettive
di immigrazione, di lavoro e
di futuro della Piana. La Festassemblea, manifestazione
voluta da Africalabria e che ha
registrato la partecipazione di
associazioni e segmenti della
società, è stata utile ma non
certo un successo di popolo.
Le associazioni ci hanno messo impegno, volontà ed hanno lanciato la sfida del confronto. Ma a San Ferdinando
i cittadini non si sono visti. Soprattutto i rosarnesi.
Le motivazioni del forfait
sono molteplici: la carica di
demagogia debordante sul tema (ovviamente cosa da cui
Africalabria è lontana, visto il
suo impegno reale sul campo), le condizioni economiche
complessive che non portano
i residenti a immedesimarsi
nel vissuto altrui, ma anche
uno scollamento forte tra associazioni e società reale. Nell’area industriale che è più che
altro un cimitero di capannoni vuoti e monumenti alle
truffe della legge 488, sono arrivati alcuni migranti, per condividere insieme alle associazioni una giornata che non richiamasse alla mente il dramma della rivolta di 24 mesi fa
a Rosarno, ma l’esorcizzasse
con canti e un pranzo solidale.
Cucine da campo, palloni,
musica e impegno civile. Ingredienti che hanno accompagnato quello che è stato il vero fulcro della giornata, ossia
il momento di discussione tra
associazioni e migranti. Un dibattito pacato, costruito sull’analisi ed il dettato delle soluzioni.
Se pochi sono stati i semplici cittadini a partecipare, molti sono stati gli esponenti di
nuclei organizzati. Le associazioni presenti sono state San
Ferdinando in movimento,
Equosud, Mammalucco Onlus Taurianova, Circolo Arminio di Palmi, poi il Coordinamento Portuali Sul, Flai-Cgil
comprensorio di Gioia Tauro,
il centro sociale“A. Cartella”,
Kollettivo Onda Rossa, Rinascita-Cinquefrondi, GasspGruppo d’acquisto solidale e
popolare della Piana di Gioia
Tauro ed il Rifondazione Comunista. La giornata è poi
proseguita anche a Rosarno,
con la festa dei popoli e con le
iniziative dell’Arci, che tra la
città medmea e le contrade
ricche di migranti ha distribuito i panettoni. Gli organizzatori della giornata hanno comunque trovato spunti positi-
52203
618911
CINEMA
Gioia Tauro
Rosarno
Ioculano
Rechichi
Tripodi
Alessio
Borgese
Cianci
Paparatti
51909
52891
500461
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
479470
22742
22692
22897
22651
773237
712574
774494
773046
Taurianova
Ascioti
Covelli
D’Agostino
Panato
643269
610700
611944
638486
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
Giornata dell’accoglienza
ma i rosarnesi disertano
MIGRANTI/I TEMI
Dal porto
all’agricoltura
è crisi generale
Poche presenze all’iniziativa di Africalabria con i migranti
Numerose
associazioni
presenti tra
riflessione
e svago
ANNIVERSARIO La manifestazione organizzata a due anni dalla “rivolta”
vi, ad esempio la nascita “in
nuce” di una rete tra associazioni che si occupano di migranti e di emergenze sociali.
Non è stata tralasciata l’assenza dei cittadini, e anzi ci si è
chiesto come poter migliorare
la campagna di ascolto e comunicazione. E’ stata anche
una mattinata dedicata ai
simboli: il primo è certamente la data del 7 gennaio e del
ricordo del 2010 con la rivolta dei migranti di Rosarno. Il
secondo è la zona industriale
– luogo fisico della manifestazione – che rappresenta il deserto produttivo della Piana,
e l’altro simbolo è il terreno su
cui il gruppo si è riunito, lo
stesso che potrebbe ospitare
la contestatissima opera del
rigassificatore. A due anni dalla rivolta, ma dopo almeno tre
lustri di constante aumento
della migrazione verso la Piana, c’è davvero poca luce all’orizzonte, se alle associazioni non si affianca con decisione lo Stato e se le stesse associazioni non diventano l’autentica cinghia di trasmissione di esigenze bipartisan dei
migranti e dei cittadini della
Piana.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
MIGRANTI/IL DIBATTITO
«Il vero assente è lo Stato»
Associazioni concordi nel sottolineare i tanti ritardi istituzionali
interventi successivi. Giuseppe Chiodo
– di San Ferdinando in movimento –
Il dibattito alla Festassemblea ha Arturo Lavorato – regista di successo
rappresentato il momento di sintesi – Pasquale Mercuri – Sul portuali –
politico-organizzativa della manifesta- Pino Ippolito - Circolo Arminio di Palzione. Al microfono, nella seconda zo- mi – Renato Fida, Flai-Cgil. Tutti, con
na industriale di San Ferdinando, si sfaccettature diverse, hanno messo in
sono alternati i leader delle associa- evidenza che un sistema di accoglienzioni, rappresentati
za e di integrazione
sindacali e politici.
non può fala voce degli compiuto
Giuseppe Pugliese,
re a meno di puntare
uno dei fondatori di
su un contesto produtafricani
Africalabria – di sicutivo ed economico più
I
residenti
ro uno che porta le
forte. Quindi intervenstimmate autentiche sono ospitali
ti dello Stato concreti
dell’impegno a favore con noi ma
a favore dei lavorati,
dei migranti – ha
del porto e dell’agriil
problema
è
chiarito che «Rosarcoltura. Importanti,
no, la sua gente e che il lavoro
inoltre, le parole conl’amministrazione cocilianti di alcuni miqui manca
munale sono stati lagranti, tra cui Ibrahim
sciati da soli. I governi per tutti
e Abraham, che hanno
avrebbero dovuto, e
messo in evidenza
potuto, intervenire
quanto Rosarno e la
meglio e con più decisione per offrire Calabria siano luoghi accoglienti, ospiun aiuto concreto in termini di acco- tali, ma esiste un problema legislativo,
glienza e capacità di gestione sociale annesso alla Bossi-Fini, che discrimied economica». Un discorso che certo na chi non ha il permesso di soggiorha fatto breccia, che non ha lasciato no. Al campo migranti non si è fatto
spazio a distorsioni, rafforzato dagli cenno, ma Abraham ha ribadito come
ROSARNO
«molti proprietari sono disposti ad affittarci le case, ma spesso hanno paura dei controlli o temono che siamo irregolari». La verità universalmente riconosciuta, e senza troppi sofismi, la
ha detta ancora Ibrahim e cioè, «manca il lavoro».
Anche per questo Africalabria sta
insistendo sui gruppi di acquisto solidale e sulla necessità di accorciare le filiere per offrire più guadagno ai coltivatori e quindi paghe più alte ai migranti.
do. ma.
Il sindacato dei portuali Sul
Il salto di qualità della
Festassemblea di ieri –
compiuto ormai da tempo da Africalabria ed altre associazioni – si è
concretizzato con il considerare il tema dei migranti inserito in un ampio contesto. Uno scenario integrato, fatto da interazioni, come ad esempio il lavoratore che perde il posto che provoca
uno sconquasso anche
sulla vita del migrante.
L’atrofia del porto di
Gioia Tauro, il coma profondo dell’agricoltura, la
chiusura degli esercizi
commerciali e le condizioni di povertà dei migranti, sono tutti grani
dello stesso rosario. Non
a caso i lavoratori del
porto hanno discusso
anche nella platea di ieri,
così come lo hanno fatto
i migranti e le organizzazioni sindacali. E’ la
mancanza di lavoro la
prima emergenza, un
dramma che accomuna
tutti, ma che si fa più
aspro per chi viene da
lontano e non può contare neppure su un tetto
sulla testa. Il portuale
che va in cassa integrazione e l’africano che non
trova da lavorare nelle
campagne ormai abbandonate, sono le due facce
della stessa medaglia. A
questo si aggiunge la politica e le scelte per il sud,
anche le strategie energetiche. Ad esempio in
molti – su tutti San Ferdinando in Movimento –
hanno espresso il loro
dissenso verso la costruzione del rigassificatore,
così come si è opposto il
diniego al raddoppio dell’inceneritore.
Tutte
istanze che nella Festassemblea hanno trovato
spazio, per una discussione reale sugli affanni
della Piana.
do. ma.
21
DOMENICA 8 gennaio 2012
P I A N A
calabria
ora
le confessioni di giusy
PERDUTA
ragionamento è semplice, i commercianti paROSARNO
Una veduta
gano e non conviene andare a prendere loro i
aerea di RoUn po’ Quei bravi ragazzi, un po’ Romanzo
soldi che comunque, in buona parte, finiransarno, la citCriminale, la testimonianza di Giusy Pesce
no nelle tasche della ‘ndrangheta attraverso il
tà che è dimostra un sub strato sociale succube e contecanone per la “protezione”, «perché i posti doventata il
stualmente in grado di assimilare ogni nefanve, insomma, tutti i negozi, tutte le cose a Rofeudo della
dezza, proprio come nei film dal cinema di
sarno sono sotto il comando o della famiglia
famiglia Pemafia dell’ultimo ventennio: la droga che gira
Pesce o della famiglia Bellocco, quindi o li
sce
a fiumi e che finisce per irretire parte della
mandano loro perché, magari, hanno proprio
stessa banda criminale, le armi da comprare o
da fare quel danno lì». Sono potenti i Pesce a
semplicemente da rubare (non importa se in
Rosarno; hanno amicizie importanti nei settocasa di qualche anziano cacciatore o direttari che contano, hanno appoggi mafiosi all’inmente dagli scaffali delle armerie del comterno delle cosche del comprensorio, e sono
prensorio), e poi le estorsioni, gli appalti, le
abituati a vivere, semplicemente, fuori da ogni
connivenze con la macchina burocratica pubcanone legale. Così potenti che, almeno tra le
blica e con gli istituti di credito, fino agli omifigure di secondo piano del clan, sembra farsi
cidi e alle rapine. Una quotidianità che di noravanti la convinzione di sostanziale “intoccamale non ha proprio nulla ma che descrive,
bilità”. E così può capitare che le armi (tante
fin nei minimi dettagli, il mondo dentro il quaquelle descritte da Giusy, da normali pistole,
le la famiglia Pesce, così come
fino ai micidiali fucili a pomil clan amico dei Bellocco, si
pa) vengano nascoste nel cormuove e prospera, anche se
tile sotto casa, e un pacchetto
con differenze importanti tra i
di droga «come quelli che si
vari “rami” del complicato alvedono alla televisione» venbero genealogico criminale
ga imboscato sotto un cuscirosarnese. Se infatti il reggenno della sala da pranzo, e gette del clan Ciccio Testuni, gratato dalla finestra dentro un
zie alla immensa forza intimi“punto luce” del giardino un
datrice del suo pedigree masecondo prima della perquisifioso, continua ad accumulare
zione degli uomini delle fiamdenaro e potere, altri membri
me gialle. Una realtà da film,
della famiglia, sotto sotto, coche Giusy racchiude in poche
vano risentimento verso quel
significative parole «lì respiri
giovane reggente che sui soldi
le cose giornalmente, quindi
non guarda in faccia proprio
vivi nelle ... cioè, ogni cosa è
nessuno, a cominciare dai pareato, qualsiasi cosa ..».
renti. Un risentimento striI DISSIDI
LE RAPINE
LA DROGA
IL PIZZO
sciante, da urlare al sicuro
Il passo decisivo
Non tutti nel clan
I furti non piacciono alla
«Gettai dalla finestra un
«A Rosarno tutti i
delle mura domestiche, ma da
Ed è forse questo continuo
vedono di buon occhio
cosca: disturbano e
pacco di droga nascosto
commercianti pagano il
nascondere accuratamente al
respirare criminalità che conil potere esercitato dal
richiamano l’attenzione
in salotto proprio un
pizzo alla famiglia Pesce
mondo esterno.
vince la nipote del mammareggente della cosca
dei media e delle forze
minuto prima della
oppure alla famiglia
santissima Nino Testuni a
Ciccio “Testuni”
dell’ordine
perquisizione»
Bellocco»
I dissidi interni
compiere il passo decisivo.
E l’affiliato che meno gradiGiuseppina Pesce arriva alla
va lo strapotere del figlio di
decisione di collaborare con la
Nino, Giusy lo aveva proprio
giustizia dopo avere vagliato
in casa: suo fratello Francebene tutte le alternative: i suoi parenti più
sco. Il giovane figlio di Salvatore u babbu, è Non devono accadere perché sono reati mino- so». E poi c’è il fattore pizzo (pizzo che secon- prossimi entrano ed escono dal carcere contiinsofferente; spaccia continuamente droga, ri che ... al quale ... cioè, non servono per, di- do la collaboratrice di giustizia viene regolar- nuamente, il futuro del suo unico figlio madepreda negozi, corre se suo cugino lo manda ciamo, per non avere, magari, la legge addos- mente pagato alla cosca dalla totalità degli schio è già stato scritto da altri al posto suo e
a chiamare per un “lavoretto” da portare a ter- so per queste stupidaggini, è quello il discor- esercenti cittadini) che si mette di traverso: il infine, lei stessa si trova in galera, a seguito
mine ma nessuno lo considera molto sul piadell’operazione All Inside, con accuse molto
no criminale e, soprattutto, non riesce a insepesanti. Ma il passo di raccontare ai giudici
rirsi appieno dentro i lucrosi affari della famiquale sia l’ambiente in cui è cresciuta e in cui
ROSARNO
glia. «Lui aveva deciso di andare via – racconcrescono i suoi stessi figli, non è semplice:
ta Giuseppina Pesce al sostituto antimafia
«questa scelta – racconta Giusy nell’ultimo
Alessandra Cerreti e al magistrato della procuverbale acquisito alle carte processuali – l'ho
ra palmese Giulia Pantano – proprio tra la mofatta per me e per i miei figli, io avevo chiamaglie, tra il discorso che giù diceva che non lato, avevo chiesto la... di seguirmi chiamando in
vorava, che non riusci ... no, non lavorava, non
protezione mio marito, mio padre, mia mariusciva a inserirsi… Nel settore, insomma,
dre, insomma, le mie sorelle e tutti hanno detdelle estorsioni, del pizzo, insomma, tutte queto di no, in un primo momento, vabbè, mia
ROSARNO «Nessuno tocchi De Maria». no stati compiuti contro l’amministratore opste cose qua, essendo che mio cugino Ciccio
madre e mia sorella mi aveva detto di sì, poi,
Il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, ha pure contro il cittadino. Essi sono da condanaveva fatto piazza pulita». E così, il giovanisinsomma, hanno ... con tornate di nuovo inriunito la sua maggioranza e la stampa per nare sempre e comunque, e ci danno l’opporsimo Francesco – appena ventottenne, con
dietro ... Niente, perché oggi mi rendo conto
chiarire che il nuovo atto vandalico perpetra- tunità di affermare che qualunque cittadino
gravi problemi di dipendenza dalla cocaina e
che ... cioè, che io sono consapevole della vita
to ai danni delle proprietà dell’assessore Teo- vittima di intimidazioni o episodi del genere
con un matrimonio in frantumi alle spalle – si
dei miei figli, quindi la scelta che ho fatto ogavrà l’amministrazione
doro De Maria, «è da consente messo ai margini e dopo “l’esperienza”
gi e avevo fatto anche prima, anche se non era
dalla sua parte».
dannare a prescindere da
a Milano (dove per qualche tempo gestisce, in
al cento per cento prima e oggi lo è, è perché
Un messaggio chiaro,
quale sia la natura, e la
nome e per conto dello zio Giuseppe Ferraro,
pensavo anche un po' a loro, pensavo anche ...
ma anche stringatissimo
nostra amministrazione
il giro di estorsione ai venditori di panini deleh ... cioè, è stato sia una questione di paura e
nella forma, ribadito a
si stringe attorno all’asla movida meneghina), torna in città e richiesia una questione anche un po' di coscienza,
margine di una riunione
sessore».
de i suoi spazi all’interno della cosca, nell’unidiciamo, non coscienza ma di affetto, di legadi maggioranza e in una
Il titolare della delega
co modo che conosce: rapina ogni attività
me, di legame». Una scelta, quella di collaboconferenza
stampa
ai lavori pubblici – espocommerciale che gli passa sotto mano, per
rare, che Giusy rinnegherà cambiando avvoca“flash”.
nente in giunta di Sinistra
creare un fastidio al cugino che possiede lo
to, firmando la lettera che finì sui giornali e riNessuno, tra consiglieper Rosarno – ha subito
scettro del potere.
fiutandosi di rispondere alle domande dei giuri ed assessori, ha inteso
due giorni fa la seconda
dici, per poi tornare ancora indietro sui suoi
aggiungere altro, visto
devastazione in meno di
Il controllo del territorio
passi: un passaggio controverso che la testiche «il sindaco – è stato
una settimana, ai danni di
Ma le rapine a mano armata destano preocmone spiega con semplicità: paura. «La lettedetto coralmente – ha
una coltivazione di kiwi
cupazione tra la popolazione civile, e richiamara mi è stata fatta arrivare e firmare sotto ... ero
sintetizzato il pensiero di tutti».
appartenente alla sua famiglia.
no l’attenzione di media e forze dell’ordine,
sotto pressione, diciamo, che ho dovuto farlo.
Tutela all’assessore De Maria, quindi, espoIl primo cittadino ha voluto esprimere
cosa che non va giù ai capi dell’organizzazioproprio i Palaia ... dei Palaia, eh ... di mia co«piena e convinta solidarietà da parte di tut- nente della frazione Bosco di Rosarno, ma
ne che preferiscono mimetizzarsi tra le pieghe
gnata, di mio cognato Gianluca, mio suocero,
ta la maggioranza, che su questo tema è com- anche titolare di una delega importante. La
del tessuto economico cittadino (in gran parche continuavano a dirmi che devo fare quelpatta e decisa a difendere il suo operato, in- giunta ed i consiglieri si sono schierati sulla lite nelle mani della stessa famiglia) senza troplo che dice I'avvocato, che I'avvocato quello
trapreso avendo come obiettivo la tutela del- nea netta della ferma condanna, facendone
po clamore. «Perché i grandi, cioè gli adulti, le
che dice sta seguendo una. .. una via giusta per
la legalità e sappiamo che qualcuno non gra- soprattutto una questione di principio, più
persone cercano di evitarle queste cose perfarmi uscire, insomma, da questa situazione».
che di contingenza, abbandonando qualsiasi
disce questa nostra scelta».
ché, diciamo che queste cose qui vengono quaPoi la nuova collaborazione, il resto è una
La Tripodi, molto cautamente, non parla di tentativo di fuga in avanti sulle motivazioni e
lificate come cose di basso livello, diciamo, che
città stritolata dalla ‘ndrangheta.
matrice mafiosa degli attentati, «sui quali le sulla matrice degli atti. Per quello è stata già
in un paese come Rosarno dove ci stanno perVincenzo Imperitura
forze dell’ordine sapranno fare luce», ma attivata la magistratura.
sone come lo zio Antonino, lo zio Vincenzo,
Francesco Altomonte
Domenico Mammola
chiarisce bene che «non importa se tali atti soqueste cose non devono accadere, insomma,
(4-continua)
Il “romanzo criminale”
che strangola Rosarno
IN BREVE
Lo strapotere dei Pesce nel racconto della testimone
Nuova intimidazione a De Maria
Il sindaco: «Il nostro agire dà fastidio»
DOMENICA 8 gennaio 2012 PAGINA 11
l’ora di Cosenza
Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected]
UNICAL
Auto devasta
il laboratorio
di chimica
> pagina 12
SAN LORENZO DEL VALLO
Incendiato
lo stabilimento
di un consigliere
> pagina 18
CORIGLIANO
S. MARIA DEL CEDRO
Il vescovo visita
la tendopoli
e resta scioccato
> pagina 19
LAoraCITTÀ
ha paura
Ancora una scippo
La vittima cade
e si ferisce
> pagina 23
SVENTRATO
Il Palazzo di via Popilia
devastato dall’esplosione
avvenuta la scorsa notte
L’ordigno, di fabbricazione
artigianale ma potentissimo,
era stato piazzato
all’interno del Capital Cafè
Non ci sono stati vittime
né feriti, ma è stata sfiorata
la strage
fotoMorrone
La bomba di via Popilia segue la sparizione di Bruni
e l’intimidazione incendiaria all’azienda dei rifiuti
Ora la città ha paura. Non sembra essere
tornanti agli anni Ottanta, ai tempi del coprifuoco ma i cosentini hanno paura. La
preoccupazione è quella che l’escalation di
intimidazioni possa continuare. La paura, se
prima era soprattutto per i commercianti
vessati dalle richieste estorsive (va però sottolineato come ci siano poche denunce), da
ieri con la bomba in via Popilia in molti saranno meno tranquilli. Potevano esserci dei
morti e solo per una serie di
circostanze fortunate non si
è realizzato il peggio. Erano
Mute la politica
da poco passate le due
e
le associazioni
quando un boato ha svegliaParlano solo
to via Popilia. Il bar Capital
da quell’ora non esiste più.
il sindaco
Ci sono solo macerie. Le vee Corbelli
trate sono volate dall’altra
parte della strada. I venti appartamenti che stanno sopra l’esercizio
commerciale hanno restistito, lo stesso non anni fa. Lo aveva rilevato dal precedente
si può dire della lavanderia alla destra del proprietario ovvero una figlia del boss Franbar. Distrutta anche essa da un ordigno, se- cesco Bruni, conosciuto come “Bella-Bella”
condo le prime ricostruzioni dei carabinie- ucciso in un agguato nel 1999.
Bruni, un cognome che richiama un altro
ri, contenente polvere da sparo pressata al
quale è stato affiancato una bottiglia con fatto di cronaca accaduto pochi giorni fa.
dentro della benzina. Perché è accaduto Dal 3 gennaio infatti non si ha più traccia di
questo? Gli inquirenti che stanno indagan- Luca Bruni, figlio di “Bella Bella”, uscito dal
do sul caso stanno vagliando diverse ipote- carcere il 10 dicembre dopo aver scontato
si. Fra queste si tiene in considerazione il una condanna per detenzione di armi. Di
fatto che possa trattarsi di un tentativo di lui si sono perse le tracce e la famiglia ha
intimidazione a scopo estorsivo andato sporto denuncia al comando provinciale dei
troppo oltre anche per le aspettative di chi Carabinieri. La paura è che si tratti di un di
ha piazzato l’ordigno. Ma questa è solo una “lupara bianca”. Luca Bruni è un uomo schidelle ipotesi che si stanno valutando in me- vo, sa di avere dei nemici e sa che deve dirito a ciò che è accaduto al bar Capital il cui fendersi. Ammesso che sia stato fatto spariproprietario è un uomo di 41 anni con qual- re, chi ha voluto ciò? C’è una nuova guerra
che piccolo precedente risalente a diversi di mafia sul territorio? Le indagini sulla sua
scomparsa sono in mano al pm antimafia
Pier Paolo Bruni. Pochi giorni dopo la scomparsa di Luca Bruni, ma prima della denuncia della famiglia, a Serra Spiga vengono fatti scendere dal camion, sotto la minaccia dei
mitra, i dipendenti di Ecologia Oggi, l’azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti. Il compattatore è stato dato alle fiamme.
La città è scossa. Non si sente sicura. Durante la conferenza stampa di Terminator 4 Airoma e Lombardo avevano con forza ribadito che Cosenza è una città che non denuncia e che non ha una associazione anti-racket. Il primo cittadino Mario Occhiuto si
sente di lanciare un messaggio ai suoi concittadini. «Speriamo si trattino solo di episodi isolati - dice - sembrava un periodo
tranquillo e invece ci siamo dovuti ricrede-
re. Sono avvenimenti che minaccia la serenità e lo sviluppo del nostro fiducioso ma io
resto fiducioso nell’operato del colonnello
dei Carabinieri, del questore, della magistratura e del prefetto». Si leva anche la voce di Corbelli: che parla di «una situazione
gravissima e preoccupante» e «di una città
che rischia di arrendersi e di consegnarsi di
fatto nelle mani della criminalità organizzata» chiamando tutte le istituzioni dello
Stato a dare una risposta a rompere il silenzio. Alle parole di Occhiuto e Corbelli non ne
sono seguite altre. Né di esponenti politici,
né di associazioni di categoria. Niente di
niente. Resta solo quel boato della notte appena trascorsa.
FRANCESCO CANGEMI
[email protected]
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
8
Calabria
.
Due giovani di Guardavalle provano a svaligiare l’abitazione di un ottantenne. Costretti alla fuga si schiantano con l’auto contro un muro: uno muore, l’altro viene arrestato
Bivongi, tentativo di rapina finisce in tragedia
La vittima, Marco Rocco Bombardiere, disarmata e ferita dal nipote dell’anziano. In manette Domenico Gagliardi
Antonello Lupis
Parla il pensionato vittima della rapina
BIVONGI
Tentata rapina notturna finita in
tragedia. È successo a Bivongi,
centro collinare reggino della
vallata dello Stilaro, situato al
confine tra le province di Reggio
Calabria e Catanzaro. Due giovani hanno provato a svaligiare
la casa di un ottantenne ma non
ci sono riusciti. In casa hanno
trovato il nipote dell’anziano
che ha disarmato del coltello un
rapinatore. Nella colluttazione il
rapinatore è rimasto ferito. È
fuggito insieme con il complice
ma si è schiantato dopo poche
centinaia di metri contro un muro e ha perso la vita. Il complice è
stato rintracciato e arrestato dai
Carabinieri.
Il giovane morto è Marco Rocco Bombardiere, aveva 19 anni,
originario, anche se calabrese, di
Lomazzo, centro della provincia
di Como, ma residente a Guardavalle, nel catanzarese, già noto
alle forze dell’ordine. Stando alla prima ricostruzione fatta dagli
investigatori dei nucleo operativo carabinieri della compagnia
di Roccella Jonica, diretta dal capitano Marco Comparato, e dai
militari della stazione di Stilo,
Bombardiere si è recato insieme
al complice e compaesano, Domenico Gagliardi, 27 anni, operaio, anch’egli già noto alle forze
dell’ordine, a Bivongi per compiere, tra l’una e le due della notte tra venerdì e sabato, una rapina nell’abitazione di un anziano
pensionato del posto, Ermanno
Zannino, 80 anni, già vittima il
giorno di Capodanno di un altro
tentativo di rapina da parte di
persone rimaste ignote. In
quell’occasione il colpo era fallito per la resistenza opposta da
coraggioso e arzillo pensionato.
I malviventi non erano riusciti a
impossessarsi dei fucili da caccia
dell’anziano, conosciuto per i
suoi trascorsi di esperto cacciatori di cinghiali, custoditi in un
armadietto metallico, blindato e
chiuso a chiave. Nell’assalto di
ieri notte, i responsabili hanno
parcheggiato nelle immediate
vicinanze dell’abitazione del
pensionato la loro Fiat 600, si sono diretti, con in mano un grosso
coltello e un piede di porco, verso la casa di Zannino e hanno
sfondato la porta. Dopo aver scaraventato giù dal letto e minacciato di morte l’anziano, i due
giovani gli hanno chiesto le chiavi dell’armadietto blindato. A
quel punto c’è stato un imprevisto: dal corridoio è sbucato l’aitante e omonimo nipote della
vittima, Ermanno Zannino, 25
anni, che da alcune sere, visto il
brutto precedente, si era stabilito a casa del nonno per garantire
notti tranquille al pensionato e
alla badante polacca.
Ermanno Zannino junior si è
scagliato contro i malviventi. In
particolare Bombardiere che
aveva in mano un coltello. Nella
Zannino: «Per fortuna
che c’era mio nipote
Mi ha salvato la vita»
Ugo Franco
BIVONGI
Investigatori dell’Arma accanto al corpo di Marco Rocco Bombardiere coperto da un lenzuolo
Il luogo dove c’è stato l primo impatto dell’utilitaria dei rapinatori in fuga
colluttazione ha avuto la peggio
il rapinatore che è stato disarmato e è rimasto ferito.
A questo punto alla coppia di
giovani di Guardavalle non è rimasta che la fuga lasciando sul
pavimento il coltello, il piede di
porco e un giubbotto. Sono usciti
precipitosamente dall’abitazione del pensionato e sono saliti
sulla loro Fiat 600, partendo a
tutta velocità verso la periferia
del paese. La fuga, però, è durata
pochissimo perché dopo alcune
centinaia di metri di strada l’auto condotta da Bombardiere è
dapprima andata a sbattere violentemente contro un’aiuola e in
seguito, dopo un testacoda, si è
schiantata contro un muretto.
Nel terrificante impatto Marco Rocco Bombardiere ha perso
la vita. Il giovane ha riportato
gravissime ferite e i tentativi di
soccorso prestati da alcuni abitanti della zona sono riusultati
inutili. Domenico Gagliardi, invece, è sceso dall’auto ed è riuscito a dileguarsi proseguendo a
piedi la fuga. La sua corsa, però,
è durata poco perché a distanza
di una manciata di minuti
dall’incidente stradale è stato individuato, bloccato e arrestato
dai carabinieri della compagnia
di Roccella e dai militari di Stilo,
Monasterace, Riace a Guardavalle che, nel frattempo, avevano sviluppato un largo cordone
di controllo dell’area che interessava l’intera area della Vallata dello Stilaro. Gagliardi è accusato di tentata rapina, violazione di domicilio aggravata e
omissione di soccorso. Gli investigatori dell’Arma sono, co-
Marco Rocco Bombardiere
Domenico Gagliardi
munque, ancora impegnati per
ricostruire esattamente le varie
fasi della tentata rapina e capire
se i due malviventi si siano eventualmente avvalsi di altri complici (si ipotizza la presenza di altre due persone).
Sulla tragica vicenda, comunque, bisognerà, anche attraverso le indagini e gli esiti dell’autopsia sul cadavere del giovane
Bombardieri, sciogliere un interrogativo non di poco conto:
Marco Rocco Bombardiere è deceduto a seguito delle lesioni riportate nella colluttazione oppure in seguito al terribile impatto della sua utilitaria contro il
muro.
Sul corpo del giovane sono
state riscontrate ferite, verosimilmente d’arma da taglio,
all’altezza della pancia. Con
ogni probabilità c’è stata
un’emorragia interna che potrebbe aver provocato il decesso.
Ma questo potranno stabilirlo
solo gli accertamenti anatomopatologici:
Sulla vicenda è intervenuto il
sindaco di Bivongi, Ernesto Riggio: «La mia cittadina da parecchio tempo a questa parte sta subendo le angherie di una criminalità organizzata che proviene
da alcuni centri vicini al nostro.
Tanti bivongesi, specie gli anziani e chi vive da solo, sono terrorizzati; la popolazione intera ha
paura. Come amministrazione
comunale chiederemo subito
aiuto alle altre istituzioni, collaborazione e interventi urgenti
per debellare, in particolare, il
fenomeno delle rapine e dei furti».
Sgomento a Bivongi per quanto accaduto durante la nottata
che ha registrato la morte di un
rapinatore. La tranquillità del
paese, purtroppo, è da un po’
di tempo che è turbata e la
preoccupazione tra la gente,
che non si capacita per i fatti
delittuosi che stanno accadendo, cresce.
Sconvolti l’anziano, Armando Zannino, che ha subito il
tentativo di rapina, e la sua famiglia. «Ancora ho paura – ha
spiegato –. È la seconda volta
che vengono. Cercavano i fucili
e i soldi. Io sono stato cacciatore. Sono entrati in casa verso
l’una e meno male che c’era
mio nipote se no, questa volta,
mi ammazzavano».
Il figlio dell’anziano ha riferito che «è la seconda volta che
si sono presentano a casa di
mio padre e per fortuna c’era
mio figlio che ha difeso il nonno. Hanno sfondato la porta e
subito c’è stata una colluttazione all’interno perché questi
due sconosciuti hanno sfondato la porta e avevano dei coltelli in mano. Mio figlio mi ha
chiamato subito per telefono e
mi ha detto “papà papà vieni
che sono tornati un’altra volta”
(ricordiamo che a inizio anno
Zannino aveva subito lo stesso
tentativo di rapina, nda.)».
«C’era anche la badante di mio
padre e non hanno portato via
niente – ha concluso il figlio –,
e fortunatamente mio padre,
anche se scosso, sta bene».
Purtroppo gli appelli dei cittadini di monitorare il paese
REGGIO Il consigliere regionale deve rispondere di corruzione elettorale aggravata
Chiusure e restringimenti
lungo l’A3 e la Statale 18
Il 26 gennaio Rappoccio davanti al gup
mattina il tratto dell’autostrada
Salerno-Reggio Calabria chiuso
provvisoriamente al traffico in
entrambe le direzioni venerdì sera a causa del forte vento tra gli
svincoli di Campotenese e Frascineto. Sul posto, fino alla riapertura al traffico, ha lavorato il personale dell’Anas e della Polizia
stradale per gestire la viabilità e
garantire la sicurezza della circolazione. Dopo la giornata di venerdì e la notte succesiva la forza
del vento, che aveva superato i
100 chilometri orari provocando
non pochi problemi, si è attenuata e la giornata si presenta con un
alternanza di nuvole e sole.
L’Anas comunica che dalle 22 di
martedì 10 alle 6 di mercoledì 11
sarà chiuso al traffico il tratto
dell’autostrada Salerno-Reggio
Calabria compreso tra gli svincoli di Spezzano Terme/Tarsia
Nord e Tarsia Sud dal km 220 al
km 225,300, in entrambe le direzioni. Domani, invece, dalle 8.30
alle 13 restringimento della carreggiata al km 505,700 della Statale 18 “Tirrena inferiore” a Bagnara.
REGGIO CALABRIA. È stata fissata per il prossimo 26 gennaio l’udienza preliminare
che sarà presieduta dal giudice Silvana Grasso, la quale dovrà esaminare la richiesta di
rinvio a giudizio depositata
dalla Procura nei confronti
del consigliere regionale Antonio Rappoccio, accusato di
corruzione elettorale continuata e aggravata.
Si avvia, dunque, a grandi
falcate la fase del giudizio di
merito
nei
confronti
dell’esponente politico repubblicano.
Prevedibile la costituzione
di parte civile da parte delle
persone offese e, fra queste,
certamente anche l’avv. Aurelio Chizzoniti, primo dei non
eletti in Consiglio regionale,
che ha condotto e continua a
condurre quella che ha sempre definito una «battaglia di
civiltà».
Come hanno ricostruito gli
inquirenti, che hanno raccolto
una serie di convergenti dichiarazioni accusatorie provenienti dall’entourage dello
stesso consigliere regionale,
Rappoccio, attraverso una se-
Antonio Rappoccio
con delle telecamere, richiesto
da tempo, sono caduti nel vuoto. Il centro storico abitato da
molti anziani che vivono soli di
notte non ha nessuna protezione. La gente ha paura e già al
sopraggiungere del buio si rintana in casa. I carabinieri della
caserma di Stilo sono presenti
in paese, anche di notte, ma ciò
non basta, perché appena vanno via si verificano fatti incresciosi. Incendi di appartamenti
disabitati, l’ultimo di pochi
giorni fa, ruberie nelle cantine
e nelle case. Anche i cittadini di
Stilo e Pazzano sono rimasti
sconvolti da quanto accaduto a
Bivongi e anche tra loro non c’è
tranquillità. L’augurio è che ritorni la normalità in paese ora
che ci è scappato il morto.
L’abitazione dell’anziano che ha subito la rapina
COSENZA Tra ieri, domani e martedì notte
COSENZA. È stato riaperto ieri
Armando Zannino
rie di iniziative tese a creare
presunti posti di lavoro e imponendo anche il pagamento
di quote associative ai disperati disoccupati, riuscì a farsi
eleggere in Consiglio regionale determinando il documento ricorso alla giustizia da parte dell’avvocato Chizzoniti.
Il prossimo 26 gennario,
dunque, si capirà anche se
l’indagato intenderà o meno
avvalersi di eventuali riti alternativi quali quello abbreviato o l’eventuale patteggiamento se tecnicamente possibile.(r.rc)
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
24
.
Calabria
Asl e ospedali svettano nella classifica nazionale stilata dalla Cgia Le venti aziende sanitarie d’Italia peggiori pagatrici
CON CODICE PIN
Riscuotere un credito
con la Sanità calabrese?
Bisogna aspettare
almeno 2 anni e mezzo
Agenzia
delle Entrate
Accesso
ai servizi web
CATANZARO. È partita in Ca-
La maglia nera va a Crotone con 1.335 giorni
seguono a ruota Cosenza e il Pugliese di Catanzaro
Paolo Cannizzaro
CATANZARO
I peggiori pagatori in assoluto.
Avere a che fare con le aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria significa, per i fornitori di beni e servizi, mettersi in coda ad
una infinita schiera di “questuanti” che, cappello in mano, chiedono soldi. Ma non per supplicare
l’elemosina ma per sollecitare il
dovuto, pretendere il pattuito da
amministrazioni pubbliche che
sono sempre sollecite a chiedere e
restie nel dare. Stiamo parlando
di qualcosa il cui valore si avvicina
ai 40 miliardi di euro, una bella cifra in questi mesi di crisi economica e di recessione conclamata.
Ci si scontra con “filiere” burocratiche che molto semplicemente se ne infischiano in quanto nessuno paga mai. Nel pubblico la
deresponsabilizzazione regna sovrana, e se una pratica ci mette
settimane per passare da una
stanza a quella distante tre metri,
a chi importa? Poi accade che un
imprenditore padovano - è avvenuto nel dicembre scorso - impossibilitato a rientrare dall’esposizione bancaria perché non riusci-
va a incassare 200 mila euro che
gli erano dovuti per dei lavori fatti, decida di togliersi la vita dopo
essere stato costretto a licenziare i
suoi sette dipendenti.
Ad oggi, secondo uno studio
della Cgia di Mestre, l'associazione artigiana guidata da Giuseppe
Bortolussi, una ditta fornitrice
privata può dover aspettare più di
4 anni per essere pagata. Maglia
nera di questa poco invidiabile
classifica le Asl di Campania e Calabria, dove molto agevolmente si
superano i mille giorni per veder
saldate le fatture. Secondo la graduatoria, peggiore in assoluto è
l’Asl di Napoli Centro: per pagare
impiega 1.676 giorni (4 anni e 7
mesi). Al secondo posto l’Azienda
ospedaliera “S. Sebastiano” di Caserta: ci vogliono in media 1.414
giorni. Ma ecco che la Calabria
conquista la terza piazza con
l’Azienda sanitaria provinciale di
Crotone: 1.335 giorni.
Insomma, tra le “prime” 20
aziende la Campania occupa otto
posizioni, la Calabria sei, il Lazio
tre, la Sicilia due, il Molise una. A
livello regionale, inoltre, la Calabria guida la classifica dei peggiori pagatori con una media di atte-
sa di 925 giorni, seguita dalla
Campania (771) e ben distanziato dal Lazio (387). La migliore invece è il Trentino Alto Adige, con
una media di 92 giorni. Complessivamente, nel Paese solo due Asl
su 286 (0,7% del totale) pagano
entro 60 giorni: sono quelle di
Crema (46) e Mondovì (23).
Le aziende calabresi non particolarmente brillanti nel saldare i
debiti sono, dopo quella di Crotone, l’Azienda ospedaliera di Cosenza (in media occorrono 1.257
giorni), l’Azienda ospedaliera
“Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro
(1.038 giorni), l’Azienda provinciale di Cosenza (1.033 giorni),
l’Azienda ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro (942 giorni), e
l’Azienda provinciale di Reggio
(813 giorni). Più dietro le altre
Aziende calabresi: l’Asp di Catanzaro, al 27. posto della graduatoria, ha tempi di pagamento pari a
682 giorni; l’Asp di Vibo Valentia,
37. posto, salda i debiti in media
dopo 591 giorni, mentre in posizione di tutto rispetto, 182. posto,
l’Azienda ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio:
per saldare i debiti le bastano 194
giorni.
LA MANIFESTAZIONE Ieri l’iniziativa nell’area industriale
Nel ricordo della rivolta di Rosarno
ROSARNO. A due anni dalla rivol-
ta degli immigrati è stata festa di
testimonianza ieri a Rosarno per
la solidarietà e il riconoscimento
dei diritti dei lavoratori stranieri.
Qui, tra gli agrumeti carichi di
frutti che rischiano di rimanere
sugli alberi e il porto di Gioia
Tauro in crisi profonda, è ancora
vivo il ricordo della sommossa
degli africani che innescò la reazione dei cittadini lasciando un
bilancio di decine di feriti e gli occhi del mondo puntati su questo
lembo di Calabria. Nel secondo
anniversario della rivolta si sono
mobilitate le associazioni AfriCalabria, Equosud-Sos Rosarno
e San Ferdinando in movimento.
Simbolico il luogo scelto per testimoniare i valori della solidarietà e del no allo sfruttamento:
l’area destinata ad ospitare il rigassificatore che la società Lng
Medgas intende realizzare nel
retroporto dello scalo di Gioia
Tauro. E che non piace agli organizzatori dell’iniziativa. Alla mobilitazione hanno risposto in tan-
ti: da Rifondazione comunista a
Sel, dalla Rete difesa del territorio Franco Nisticò, dal centro sociale Cartella di Reggio Calabria
al coordinamento portuali di
Gioia Tauro, alla Cgil. In serata, a
Rosarno, musica e danze su iniziativa dell’Amministrazione comunale, nella seconda edizione
della Festa dell’integrazione dei
popoli. In contemporanea a Roma, Milano, Firenze, Potenza e
in Calabria è stato commemorato l'anniversario della rivolta di
Rosarno del 7 gennaio 2010.
labria la distribuzione della
prima parte del codice Pin
per accedere al canale telematico Fisconline. Con il codice di identificazione personale, i contribuenti possono così accedere ai servizi
web dell’Agenzia delle Entrate, direttamente da casa
e nel massimo rispetto della
privacy.
Attraverso Fisconline è
possibile realizzare un’ampia gamma di operazioni,
tra cui informano i promotori: pagare imposte, tasse e
contributi con il modello
F24; inviare e consultare le
dichiarazioni dei redditi; registrare il contratto di affitto e optare per la cedolare
secca.
E ancora, è possibile accedere al cassetto fiscale;
comunicare le coordinate
bancarie per l’accredito dei
rimborsi; ricevere assistenza sulle comunicazioni di irregolarità grazie al servizio
Civis; annullare i documenti trasmessi per errore; trasmettere istanze; visualizzare i dati catastali degli immobili posseduti.
L’attribuzione del codice
Pin, oltre che presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, può essere richiesta,
tramite internet, cliccando
sul link “Non sei ancora registrato” del sito dell’Agenzia
delle
Entrate
www.agenziaentrate.it, oppure per telefono, tramite il
servizio di risposta automatica,
al
numero
848.800.444. CATANZARO Fli, Udc, Api e Mpa avviano la ricognizione nell’ottica di un percorso unitario
Il Terzo Polo pensa al voto di primavera
CATANZARO. Non è facile dare
corpo al Terzo Polo, riempire di
contenuti quella che, allo stato,
sembra solo una sigla dietro cui si
ritrovano esperienze troppo diverse e di difficile armonizzazione. Non è facile, ma val la pena
provarci. Per questo i coordinatori regionali dei quattro partiti del
Terzo Polo - Angela Napoli (Fli)
promotrice della riunione, Gino
Trematerra (Udc), Serafino Conforti (Api) in rappresentanza di
Franco Bruno, e Bianca Rende
(Mpa-Autonomia e diritti) - con
accanto i dirigenti provinciali,
hanno deciso di incontrarsi.
La decisione ultima è stata
quella di dare mandato ai coordinatori provinciali di verificare la
situazione per le elezioni nei comuni dove si vota con il sistema
proporzionale: Catanzaro, Castrovillari, Paola, Cassano e Palmi. Un lavoro da portare a termine in quindici giorni.
Una ricognizione, ha spiegato
il segretario regionale dell’Udc
Gino Trematerra, fatta «per vedere come si può armonizzare un discorso unitario ed allo stesso tempo aspettiamo per vedere anche a
livello nazionale come ci si muove. L'indicazione dell'Udc nazionale è di armonizzare un Terzo
Polo che possa scendere in campo
insieme nell'interesse dei nostri
amministrati». Trematerra ha comunque confermato che per l'Udc
le alleanze in atto con il Pdl alla
Regione ed in altre Amministrazioni «restano forti e salde».
Se ne dovrebbe dedurre che
quel modello di alleanza rappre-
senta, per l’Udc calabrese, un
obiettivo allo stato non negoziabile. Saranno le altre forze politiche del Terzo Polo a seguire su
questa strada il partito di Casini, o
le prossime amministrative costituiranno il punto di partenza per
strade alternative che l’Udc non
escluse a priori di poter percorrere? Sarebbe davvero singolare,
del resto, la collaborazione tra il
coordinatore politico nazionale
della federazione tra Mpa e Autonomia e Diritti, Agazio Loiero, e il
coordinatorte regionale del Pdl
Giuseppe Scopelliti, pur se attraverso la “mediazione” dell’Udc e
sotto l’egida del Terzo Polo.
Ma il problema, almeno per
ora, non sfiora nessuno: «Quello
di oggi è stato un incontro estremamente proficuo da cui è emer-
sa in maniera unanime la volontà
di consolidare il Terzo Polo anche
in Calabria e di avviarci verso questo consolidamento anche per la
prossima tornata elettorale per le
amministrative di primavera», ha
commentato Angela Napoli. «La
novità di oggi – ha detto Bianca
Rende – è che con l'avvio dei tavoli
provinciali, non sono più le singole componenti che si alleano con
un partito piuttosto che con un altro, ma è il Terzo polo che individua la propria linea politica e di
questa discute con eventuali alleati». Serafino Conforti, dal canto suo, ha sottolineato come dall'incontro sia emersa «la necessità
di stare uniti. Il presupposto resta
quello di camminare insieme, valutare le condizioni in ogni realtà
e stabilire un percorso».
LAMEZIA Si cerca il corpo dell’uomo che si sarebbe tolto la vita per il decreto Salva Italia
Rinvenuti solo alcuni indumenti del 40enne
Giuseppe Natrella
LAMEZIA TERME
Non è stato ancora ritrovato il
corpo di Vincenzo Pronesti, 40enne lametino che s'è tolto la vita nel
giorno dell’Epifania lanciandosi
nel torrente Piazza dal ponte Notaro, vicino al parco fluviale di Via
Ferlaino, in pieno centro a Lamezia Terme. Dopo 48 ore di ricerche, dell’uomo sono stati ritrovati
solo alcuni indumenti, mentre
del corpo, trascinato dalla corrente delle acque ingrossate dalle
forti piogge, nessuna traccia. Due
giorni di ricerche effettuate dai
vigili del fuoco di Catanzaro che
sul luogo hanno inviato il nucleo
speciale Saf (speleo-alpino-fluviale) coadiuvati nelle ricerche
dai colleghi di Reggio Calabria
che hanno perlustrato l’alveo del
torrente per oltre 3 chilometri.
Un’attività di scandagliamento
che ha permesso ai vigili di ritrovate solo alcuni capi di abbigliamento che l’uomo indossava prima di compiere il tragico gesto.
In particolare, la madre
dell’uomo ha riconosciuto i pantaloni del pigiama, una calza e
delle pantofole. Vestiti rinvenuti
lungo gli argini del letto del torrente che scorre nel tratto compreso tra via Marconi e via Gene-
rale Carlo Alberto della Chiesa.
Un tratto coperto da numerosi
canneti. Al momento Pronesti
viene ritenuto disperso. Il suicida
si sarebbe lanciato dal ponte nel
giorno della Befana intorno alle
9.30. A lanciare l'allarme è stato
un signore che stava passeggiando nel parco con altre persone e
che ha notato che Pronesti si accingeva a scavalcare la ringhiera
del ponte. Vano il tentativo di fermarlo: Pronesti s'è lanciato nelle
acque fredde del Piazza notevolmente ingrossato. Il suo corpo è
stato così trascinato a valle.
Scattato l'allarme sul posto è
immediatamente giunta, insieme
ai vigili del fuoco, una volante
della polizia che ha immediatamente diramato a tutte le forze
dell'ordine un codice rosso. A
quel punto sono scattate le ricerche. La scomparsa di Pronesti è
stata denunciata dalla madre e
dal fratello al commissariato, dove ai poliziotti hanno riferito che
l'uomo sottoposto da 18 anni a
cure mediche e che da qualche
tempo era preoccupato per la sua
pensione a causa dei tagli del decreto "Salva Italia". L'apprensione avrebbe scatenato una reazione suicida perché preoccupato di
non potere più far fronte alla vita
d'ogni giorno.
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
26
Calabria
.
COSENZA L’ordigno rudimentale costituito da un paio di chili di polvere da sparo confezionati attorno a una tanica di benzina è deflagrato alle 2.20 di ieri
Bomba dei clan esplode in un bar, sfiorata la strage
L’esplosione ha sventrato le pareti e scaraventato in aria le porte blindate. Illesi i condomini dello stabile
Giovanni Pastore
COSENZA
Un attentato come a Kabul. La
bomba fatta esplodere, di notte,
all’interno d’un bar di via Popilia,
ha sventrato le mura del locale
scagliando in aria le porte blindate e le finestre antisfondamento, e
frantumando i vetri degl’infissi di
negozi e abitazioni che sorgono
nel raggio di una cinquantina di
metri. Un boato enorme che, alle
2.20, ha svegliato tutta Cosenza.
«Un disastro, all’inizio pensavamo al terremoto, poi, abbiamo temuto per le nostre case», racconta uno degl’inquilini del palazzo
assalito dalle avanguardie delle
‘ndrine. Cani rabbiosi che hanno
rischiato di trasformare l’edificio
in un grande mattatoio. Dovevano colpire il bar e, a momenti, facevano una strage d’innocenti. Il
titolare dell’esercizio pubblico,
Francesco Porco, è stato sentito
per ore dai carabinieri del maggiore Matteo Salvatori. L’uomo
non sa, nega d’aver ricevuto ri-
chieste estorsive, d’essere stato,
di recente, avvicinato dai malacarne. E forse è vero, il racket non
c’entra perchè non va in giro a distruggere le attività. Piuttosto, le
spreme, fino all’ultima goccia di
sangue, anche fino a rilevarle, ma
non le cancella per non perdere il
“contributo”. La pista del “pizzo”
non è ancora lievitata nell’inchiesta del procuratore Dario Granieri e del suo sostituto, Giuseppe Visconti. Dalle prime indagini sembra emergere altro. Intanto, la volontà dei boss di colpire al cuore il
titolare dell’esercizio. Ma perchè? L’imprenditore non è stato
di grande aiuto, non ha fornito
agl’inquirenti elementi investigativi da approfondire. Però, i carabinieri sembrano non sottovalutare quel sottilissimo filo che sembra annodare l’attentato della
notte tra venerdì e ieri alla scomparsa del “reggente” dei “Bella
bella”. Porco aveva rilevato il bar
un anno fa da una congiunta di
Luca Bruni, sparito martedì scorso per “lupara bianca”. Non c’è
molto che contribuisca a scaldare
questa pista, solo sospetti sulle
scosse d’assestamento che si stanno registrando da qualche settimana all’interno dei clan cosentini. Una nuova mappa del potere
che potrebbe non prevedere l’esistenza del gruppo Bruni.
La storia dell’attentato al bar
“Capital Cafè” comincia poco dopo le due di una notte buia e gelida. Gli attentatori fanno irruzione nell’esercizio commerciale
passando dall’ingresso secondario che affaccia sul retro. Posizionano l’ordigno rudimentale costituito da un paio di chili di polvere
da sparo confezionati attorno a
una tanica di benzina. Un ordigno rudimentale innescato, probabilmente, a mano. I malviventi
In passato il bar
era stato di prorpietà
di una congiunta
del boss Luca Bruni
ucciso e fatto sparire
hanno avuto pochissimo tempo
per abbandonare quella polveriera. Alle 2.20 è esploso il mondo.
La deflagrazione ha sventrato
persino le mura perimetrali danneggiando una lavanderia e un
negozio d’arredamenti confinanti
con il bar. Una delle porte del locale è stata sparata a 54 metri di
distanza. Quel tuono ha buttato
giù dal letto i 15mila che vivono
in via Popilia, un quartiere sterminato, case e case, casermoni divisi da strade larghe e dritte che si
alternano alle aiuole, una delle
tante buone intenzioni di una città artificiale, disegnata negli anni
Sessanta con squadra e compasso
in pieno boom edilizio. nel quartiere sono arrivati subito i carabinieri avvertiti da una telefonata al
“112”. Con loro i vigili del fuoco
che prima hanno domato il rogo
e, poi, hanno ispezionato l’edificio, dichiarato agibile alla fine dei
controlli. Così s’è chiusa la notte
da incubo dei residenti, uomini,
donne e bambini, schiantati dal
freddo e dalla paura.
L’ANALISI
La strategia
del terrore
scatenata
dalle cosche
Arcangelo Badolati
L’interno del bar devastato dall’esplosione
L’ingresso secondario sul retro dal quale sono entrati gli attentatori
La scomparsa per lupara bianca
d’un aspirante boss, l’eclatante
azione intimidatoria contro
l’impresa che gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani e la distruzione con una bomba devastante d’un elegante bar del centro, testimoniano l’esistenza di
un disagio nel mondo oscuro
della criminalità organizzata. I
clan cosentini sono passati dalla
cosiddetta strategia dell’immersione a quella del terrore. I segnali lanciati sono inequivocabili: la ‘ndrangheta locale è in
movimento e vuol consegnare
messaggi precisi al mondo imprenditoriale ma, soprattutto,
al sottobosco delinquenziale. La
leadership storica della città dei
bruzi ha la necessità di far capire
a tutti chi comanda in zona e come funzionano le cose. Nelle ultime settimane, evidentemente,
qualcuno aveva creato scompiglio e provocato disordine. Perciò, il “rumore” provocato in
questi primi giorni dell’anno
non può che essere frutto d’una
scelta inquietante ma ben ponderata. Una scelta che, per via
dell’allarme sociale suscitato,
potrà mettere in difficoltà i latitanti presenti in zona e gli stessi
picciotti mandati a riscuotere il
“pizzo”, ma che dev’essere apparsa ai “capi” come un male assolutamente necessario.
Gli operatori ecologici al lavoro per bonificare l’area interessata dall’esplosione
FOTO ARENA
L’IPOTESI DEGL’INQUIRENTI. DOMANI VERTICE IN PREFETTURA
Luca Bruni ucciso perchè rivendicava
un ruolo nell’organizzazione mafiosa
COSENZA. La sparizione per “lu-
para bianca” d’un boss, il “mancato rientro” alle loro case da
giorni di due fidatissimi gregari,
la bomba al bar di via Popilia,
l’assalto all’autocompattatore
della ditta “Ecologia Oggi” con
pistole e mitraglietta. In sette
giorni Cosenza è rimpiobata
nell’oblio, schiacciata dai boss
che hanno improvvisamente
cambiato rotta. Non più una
strategia silenziosa e sotterranea per non dare nell’occhio,
ma segnali eclatanti, dentro e
fuori i recinti della malavita organizzata. Il pm antimafia Pierpaolo Bruni è convinto che Luca
Bruni sia stato ucciso dai capi
del clan egemone. Forse perchè
il giovane “Bella bella” aspirava
ad avere un ruolo nell’organizzazione dopo la morte del fratello Michele. E così potrebbe
essere entrato in contrasto coi
Luca Bruni in una foto d’archivio
vertici della ‘ndrangheta cittadina che potrebbero averlo convocato ad un appuntamento per
il “chiarimento”. All’incontro,
però, non si sarebbe recato da
solo ma, probabilmente, accompagnato da amici fidati. Lui
era un tipo che sapeva guardarsi, difficilmente si sarebbe lasciato “scortare” da estranei.
Luca Bruni sarebbe andato
all’incontro con la morte. Ucciso e fatto sparire chissà dove.
“Tradito”, probabilmente, da
quei suoi “fedelissimi” che lo
avrebbero consegnato nelle
mani del “boia”, secondo le direttive dei padrini. La pista nera, tracciata dal pm della Dda
Bruni, verrà analizzata domani
mattina, insieme agli ultimi episodi di violenza, dall’Intelligence del Cosentino, nel corso della
riunione del Comitato per l’ordine e sicurezza pubblica convocata dal prefetto Raffaele
Cannizzaro che vuole fronteggiare questa nuova emergenza
criminale. Vi parteciperanno
anche il sindaco, Mario Occhiuto e il procuratore Dario Granieri. È probabile che verranno studiate strategie di contrasto che
verranno attuate già nelle prossime ore.(g.p.)
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
28
Cronaca di Reggio
.
Comincerà domattina davanti alla dott. Cotroneo l’udienza preliminare del processo nato dall’ultima inchiesta sullo storico casato di ’ndrangheta
Clan Serraino, in quindici davanti al gup
Accuse di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamento. Sette imputati giudicati in ordinario
Paolo Toscano
Comincerà domani l’udienza
preliminare del processo “Epilogo”. Davanti al gup Tommasina
Cotroneo compariranno i quindici imputati che hanno scelto l’abbreviato. Il processo si occupa
delle ultime vicende criminali
che avrebbero visto protagonisti
presunti vertici e gregari del clan
Serraino, facente capo a uno dei
gruppi storici della ’ndrangheta
reggina, federato con le famiglie
Condello, Imerti e Rosmini durante la guerra combattuta contro il cartello De Stefano-Tegano-Libri-Latella.
L’operazione è stata denominata “Epilogo” perchè ha rappresentato la fase conclusiva che ha
visto convergere nello stesso fascicolo processuale l’indagine denominata “Sic et simpliciter” condotta dal comando compagnia
carabinieri di Melito Porto Salvo,
e l’indagine “Patriarca”, condotta
dai reparti speciali dell’Arma.
In sede preliminare quindici
dei 22 imputati per i quali la Procura distrettuale aveva chiesto il
rinvio a giudizio hanno scelto di
essere giudicati nelle forme del
rito speciale che prevede la definizione davanti al gup e lo sconto
di un terzo della pena in caso di
condanna. La scelta è stata fatta
da Antonino Barbaro, Felice Lavena, Ivan Valentino Nava, Nicola Pitasi, Antonino Pirrello, Salvatore Scopelliti, Anna Maria Teresa Adamo, Domenico Daniele
Caccamo, Giovanni Morabito,
Pasquale Pitasi, Sebastiano Pita-
si, Domenico Russo, Francesco
Russo (classe 1973), Francesco
Russo (classe 1963), Francesco
Sgrò.
Si procede, invece, nelle forme
ordinarie, nei confronti di altri
sette imputati: Alessandro Serraino, Maurizio Cortese, Fabio
Antonino Giardiniere, Giovanni
Siclari, Francesco Tommasello,
Antonino Alati e Demetrio Serraino
A rappresentare l’accusa nel
troncone degli abbreviati ci sarà
il pubblico ministero Giuseppe
Lombardo, mentre a difendere i
quindici imputati ci saranno gli
avvocati Lorenzo Gatto, Giuseppe Mazzetti, Antonino Delfino,
Antonio Managò, Giuseppe Nardo, Giovanni Aricò, Basilio Pitasi,
Giacomo Iaria, Pasquale Foti,
Emanuele Genovese, Fabio Tuscano, Natale Polimeni, Umberto
Abate e Francesco Calabrese.
L’operazione “Epilogo” era
scattata il 30 settembre dello
scorso anno. In quell’occasione
erano state colpite le giovani leve
del clan Serraino, un’organizzazione della ’ndrangheta reggina
capace, secondo gli inquirenti, di
esercitare il dominio assoluto sul
territorio che va da San Sperato a
Cardeto, dal popoloso quartiere
cittadino al cuore dell'Aspromonte.
L’operazione dei carabinieri
era giunta a conclusione della
complessa indagine che aveva visto confluire nello stesso fascicolo due attività d’indagine che
comprovavano i tentativi di fare
ritornare in auge lo storico casato
AULA BUNKER
“Cosa mia”
la sentenza
è slittata
a martedì
Magistrati e vertici dell’Arma in occasione della conferenza stampa dell’operazione “Epilogo”; in alto Tommasina Cotroneo, sopra Giuseppe Lombardo
della criminalità organizzata reggina.
I militari dell’Arma avevano
arrestato 15 dei 22 destinatari
dell’ordinanza emessa dal gip
Domenico Santoro su richiesta
dei magistrati della Dda Giuseppe Lombardo e Marco Colamonici. Le contestazioni andavano
dall’associazione
mafiosa
all’estorsione, dall’intimidazione
al danneggiamento. E nella circostanza quattro degli arrestati
(Antonino Barbaro, Felice Lave-
na, Ivan Valentino Nava e Nicola
Pitasi), sospettati di avere in
qualche modo a che fare con la
bomba esplosa il 3 gennaio scorso davanti alla sede della Procura
generale, avevano ricevuto avviso di garanzia emesso dalla Dda
di Catanzaro, competente per le
indagini. Per quanto attiene le
bombe ai magistrati, le successive rivelazioni del boss pentito Antonino Lo Giudice avevano cambiato lo scenario delle indagini.
In sintesi
L’OPERAZIONE. Denominata “Epilogo” era stata
condotta dai Carabinieri il
30 settembre dello scorso
anno. In quell’occasione
erano state colpite le giovani leve del clan Serraino, storica organizzazione
della ’ndrangheta reggina.
Interessante pronuncia della Cassazione in accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Iaria
LE ACCUSE. Ai quindici
imputati del processo, che
si celebra in abbreviato
davanti al gup Cotroneo,
vengono contestate a vario titolo le accuse di associazione per delinquere
di stampo mafioso, estorsione, intimidazione, danneggiamento.
Slitta a martedì la sentenza “Cosa mia”. Il processo è nato da
un’inchiesta della Dda sulle infiltrazioni delle cosche di Palmi
e Seminara nei lavori di ammodernamento dell'autostrada e
sugli scontri feroci per assicurarsi la legittimazione ad esigere la
tangente, scanditi dalla riesplosione della “faida di Barritteri”.
Il processo è in corso di celebrazione nell’aula bunker di viale Calabria, davanti al gup Antonino Laganà. Ieri, stando al calendario iniziale, dovevano esserci gli ultimi interventi dei difensori. Ma i tempi si sono allungati e, di conseguenza, è stato
necessario aggiornare il processo. Si riprenderà, dunque, martedì, quando ci sarà una breve
replica dei pm Roberto Di Palma
e Giovanni Musarò, che avevano
concluso la loro requisitoria
chiedendo la condanna dei 23
imputati a complessivi 180 anni
di carcere. Poi ci sarà spazio per
eventuali controrepliche dei difensori che recederanno il ritiro
del giudice in camera di consiglio per emettere il verdetto.(p.t.)
Obiettivo indiscreto
La continuazione lega reati di spaccio in diversi processi
Interessante pronuncia della
Cassazione in tema di reato
continuato. É stata la prima sezione, in accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato
Giacomo Iaria, ad annullare
l’ordinanza del Tribunale nei
confronti di Saverio De Salvo,
attualmente detenuto, tesa al
riconoscimento del vincolo
della continuazione tra vari
reati di spaccio contestati in diversi processi.
De Salvo risulta coinvolto in
vari procedimenti penali, tutti
attivati da autonome indagini
in un arco temporale alquanto
ristretto, sempre per reati di
spaccio di sostanze stupefacenti. I processi in oggetto sono
denominati “Asmara”, (coinvolti numerosi soggetti accusa-
ti di spaccio), “Albachiara” (recentemente il gup Andrea
Esposito ha emesso sentenza a
carico dei presunti appartenenti a un sodalizio che operava sull’asse Crotone-Catanzaro-Gioia Tauro, teso all’approvvigionamento e alla distribuzione di sostanze stupefacenti) e “Black and White” (il
processo dove De Salvo era imputato di traffico di droga con
numerosi altri soggetti sull’asse Rosarno-Reggio era stato di
recente deciso dalla Corte
Giacomo Iaria
il penalista reggino
che ha posto
il problema
in Cassazione
d’appello con la sostanziale
conferma dell’impianto accusatorio, pur riducendo le pene).
Da aggiungere che Savaerio
De Salvo era stato arrestato in
altre occasioni, perché sorpreso in flagranza di reato (in una
mentre si trovava in regime di
arresti domiciliari) sempre in
materia di detenzione e spaccio di stupefacenti.
Con istanza depositata dal
difensore di fiducia, avvocato
Giacomo Iaria, De Salvo aveva
chiesto che fosse riconosciuto
il vincolo della continuazione,
con conseguente diminuzione
di una pena che non terrebbe
in debito conto il particolare
momento vissuto dal giovane
imputato, in preda all’abuso di
sostanze stupefacenti.
Il penalista aveva fatto riferimento a una serie di pronunce giurisprudenziali che hanno
evidenziato come, ai fini del riconoscimento del medesimo
disegno criminoso, debbano
essere considerati rilevanti lo
stile di vita e le particolari modalità di condotta dei reati oggetto della richiesta.
Il Tribunale di Palmi aveva
rigettato la richiesta, affermando l’irrilevanza dello stato di
tossicodipendenza, ritenendo
lo stesso come confermativo
dell’inclinazione a delinquere.
In sostanza, il Tribunale riteneva che le condotte di De Salvo
non
fossero
riconducibili
nell’ambito del reato continuato, ma fossero solo episodiche
attuazioni di uno status delinquenziale e, quindi, punibili
autonomamente.
L’avvocato Iaria ha, quindi,
presentato ricorso per Cassazione sollevando anche una
questione di legittimità costituzionale della normativa che disciplina la materia, nella parte
in cui non appare legittima la
lettura dell’istituto del reato
continuato anche in relazione
con la circostanza aggravante
della recidiva. Il penalista reggino ha concluso con la richiesta del riconoscimento del vincolo del continuato.
La Cassazione, in accoglimento del ricorso, ha annullato l’ordinanza disponendo un
nuovo giudizio sul punto.(p.t.)
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Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
34
Reggio Tirrenica
.
ROSARNO Sono peggiorate le condizioni degli africani che si riversano nella Piana nella stagione degli agrumi: vivono nei ghetti e faticano a trovare un lavoro
Due anni fa la rivolta, oggi l’indifferenza
Nell’area industriale di San Ferdinando la manifestazione per ricordare i giorni della violenza
LOCRI-CORIGLIANO
Alfonso Naso
SAN FERDINANDO
Un luogo non distante dalla rivolta del 7 gennaio 2010. Nel
secondo anniversario dei “fatti
di Rosarno” l’area industriale di
San Ferdinando ha ospitato “su
la testa” manifestazione organizzata da Africalabria.
Le ragioni della giornata sono state pubblicizzate in una
nota: «Donne e uomini senza
frontiere, per la fraternità; Annus terribilis, il 2011, per Rosarno e la Piana di Gioia Tauro tutta. E il futuro promette pessimi
auspici: licenziamenti di massa
al porto, impianti turistici e supermercati chiusi, le arance che
restano sugli alberi e i terreni
che vengono abbandonati. In
questa situazione, ci accingiamo a pagare la crisi, ad affrontare i sacrifici che l’Europa ci chiede per rimediare a una situazione che non abbiamo creato
noi».
Ieri mattina alle 11 il raduno
in un’immensa area verde di
proprietà Asi e non sfruttata.
Molti africani, molti giornalisti,
poche persone comuni, quasi
zero politici.
Invece c’erano in massa le associazioni che stanno facendo
rete. Il centro “Cartella” di Reggio, Equo sud, Presidio San Ferdinando in Movimento, Kollettivo Onda rossa, rinascita per
Cinquefronti, la Flai Cgil, il Prc,
Chiesa battista di Rc, Mammalucco Onlus Taurianova, Gaspp-Gruppo d’acquisto solidale
e popolare della Piana, Circolo
Arminio di Palmi, il Sul (sindacato autonomo dei portuali). Sì
anche loro, una trentina con il
giubbino arancione, che tramite
il segretario Carmelo Cozza
hanno spiegato il motivo della
presenza: «La manifestazione
riguarda le piaghe del territorio
e il porto è in crisi. È inutile che
ci prendiamo in giro, è inutile
dire che va meglio solo perché
sulla vicenda è calato il silenzio.
Noi vogliamo tenere sempre accesi i riflettori perché se si costruirà il rigassificatore ne risentirà anche il porto di Gioia».
Ma i veri protagonisti sono
stati loro: gli africani. Hanno
cucinato le loro pietanze, hanno
suonato, cantato e ballato per
un’immagine diversa di quella
che tutti si ricordano del gennaio di due anni fa.
Abbiamo sentito uno di loro,
si chiama Diallo. «Sono dal
1996 in Italia, c’ero anche io il 7
gennaio di anni fa a Rosarno e di
quell’esperienza ho i ricordi ben
impressi. Il razzismo? È l’odio
verso lo straniero, nei confronti
Il Rotary
mantiene viva
la catena
di solidarietà
ROSARNO. Anche nella gior-
Due momenti della manifestazione che ha raccolto circa centocinquanta persone nell’area industriale di San Ferdinando, a ridosso del porto di Gioia Tauro
del diverso, ma siamo tutti figli
di Dio».
Per Diallo a Rosarno non c’è
«razzismo, né sfruttamento.
Esiste un problema serio
dell’agricoltura. I proprietari
non guadagnano per i propri
frutti, il mercato li costringe a risparmiare e noi siamo i più penalizzati».
Ma la novità per le celebrazioni dei 2 anni della rivolta sta
tutta nel luogo. Non i ghetti simbolo di quei giorni di follia;
ghetti che però sono ancora i ripari di fortuna per la maggioranza dei migranti.
La manifestazione si è svolta
in un’immensa distesa verde. È
quella dove dovrebbe sorgere il
mega impianto del rigassifcatore. Il mega impianto che la società Lng-Medgas intende coHibbram,
rappresentante
dei migranti
durante
il suo intervento
nell’area
industriale
struire tra i tre comuni dell’area
portuale: Gioia-San Ferdinando e Rosarno. L’assemblea è iniziata nel primissimo pomeriggio e ha visto gli interventi di Arturo Lavorato: «Il nostro territorio è già devastato, basta con gli
impianti». Giuseppe Chiodo «Se
arriverà l’autorizzazione si farà
il gioco delle multinazionali».
Hibbram (rappresentanti dei
migranti): «Siamo qui per una
causa nobile; la situazione nostra è catastrofica e se la politica
nazionale non si prende le responsabilità di quello che è successo, tutta la comunità odierà
l’Italia»; Pino Ippolito: «Dobbiamo lavorare ed essere solidale».
I nodi rimangono sempre gli
stessi: un piano agricolo per la
Piana, rimarginare le ferite ancora indelebilmente impressi
nelle coscienze.
Nessun accenno alla situazione del campo migranti di Testa dell’Acqua. Né su eventuali
misure integrative di sostegno
ai migranti presenti nella Piana.
Né, infine, sulla situazione del
mercato agricolo in ginocchio e
che vive solo di annunci.
ROSARNO L’assessore della giunta guidata dal sindaco Tripodi
Nuovo avvertimento a De Maria
tagliate altre quattordici piante di kiwi
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
A distanza di appena una settimana è stato reiterato l’atto intimidatorio nei confronti dell’assessore ai Lavori pubblici Teodoro De Maria. Altre 14 piante di
kiwi sono state abbattute da
ignoti nello stesso appezzamento di terreno interessato dal raid
di Capodanno, ubicato nel quinto stradone di contrada Bosco,
nelle vicinanze dell’abitazione
del giovane uomo politico.
Anche in questa occasione la
famiglia De Maria ha presentato
denuncia ai Carabinieri, che
avevano già avviato le indagini
per fare luce sull’inquietante vicenda. Che sia un chiaro segnale
per lanciare un preciso messaggio appare fuor di dubbio, consi-
derata la simbologia di gesti tipici della mentalità mafiosa, che si
serve di segni ben catalogati per
intimorire il destinatario e tentare di piegarlo alla propria volontà prevaricatrice. Immediata la
risposta da parte del sindaco Elisabetta Tripodi, che ha convocato una conferenza stampa in Municipio alla presenza di tutti i
membri della Giunta e dei consiglieri che compongono l’attuale
maggioranza di centrosinistra.
«Come già abbiamo fatto la
volta scorsa – ha esordito il Sindaco – tutta la maggioranza si
stringe attorno a Teodoro De
Maria per condannare questo
nuovo gesto intimidatorio. Non
conosciamo le matrici, ma questo poco importa, così come poco importa se il fatto sia legato
all’attività privata o a quella di
Il sindaco Tripodi con gli assessori
HANNO PARTECIPATO CENTOCINQUANTA PERSONE
In prima fila solo le associazioni
politici e cittadini disertano l’iniziativa
SAN FERDINANDO. Un dato è certo: gli africani erano in maggioranza. Le persone comuni e i politici col contagocce. Non è stato
un flop la manifestazione di ieri.
Ma occorre capire il perché in
molti mancavano. Potrebbero e
dovrebbero spiegare a chi c’era
il motivo della loro mancata partecipazione. Perché se all’assenza della gente comune nelle manifestazioni per i migranti che
puntualmente si presentano a
Rosarno ci si era in parte abituati, non era prevedibile un così
scarso interesse per l’altro tema
del giorno: la realizzazione del
mega impianto di rigassificazione. Quasi vicino allo zero i rappresentanti delle amministrazioni locali che si sono espresse
per il “no” al rigassificatore. Ma
il dato impressionante, ripetia-
pubblico amministratore. Importa invece considerare che ancora nel 2012 si ricorra a questi
gesti per lanciare degli avvertimenti».
Il sindaco Tripodi ha poi voluto ribadire che la sua amministrazione ha sempre improntato
la propria condotta ai principi di
legalità e trasparenza e che non
intende assistere a questi accadimenti in maniera chiusa ed inerme. «Siamo tutti qui – ha detto –
per dare una risposta corale, per
dire che l’amministrazione è
unità, e lo sarà sempre su questi
temi, e non ci troverà mai in disaccordo sulle battaglie per la legalità. Come istituzione faremo
sempre quadrato non solo attorno agli amministratori, ma anche nei confronti dei cittadini
che vogliono unirsi in questo
processo di cambiamento».
La Tripodi lancia l’avvertimento che il cambiamento sicuramente non si fermerà: «Non ci
piace la retorica delle parole né
dell’antimafia gridata, bensì
l’impegno quotidiano al servizio
dei cittadini».
Il progetto del rigassificatore
mo, è stato la mancanza della
popolazione comune. Come se
l’impianto di terminal gas non
ricadesse su questa area. Se bisogna fare opposizione alla costruzione dell’opera faraonica i
numeri sono impietosi: solo
membri delle associazioni che si
battano perché non si faccia e
pochi altri. Eppure in tre diverse
delibere, peraltro adottate solo
poche settimane addietro, i Comuni dell’area del Porto si sono
dichiarati contrari o comunque
hanno rimesso alla popolazione
la possibilità di esprimersi. Ma
nei fatti, quelli concreti, non si è
visto quasi nessuno (qualche,
forse uno, consigliere provinciale, Giuseppe Longo, e il vice sindaco di Gioia Tauro Jacopo Rizzo). Qualcuno scuoteva la testa
alla nostra domanda sulla bassa
partecipazione chiedendoci di
andare oltre; qualcun altro accennava una timida soddisfazione per i primi passi in questa
battaglia ancora tutta in itinere.
Di certo chi l’ha organizzata non
ha perso. Saranno stati 150 circa
in tutto, ma loro c’erano. Gli altri
invece?(a.n)
nata di ieri è proseguita l’attività caritatevole dispiegata
dai Rotary Club a favore dei
migranti di Rosarno, in risposta all’appello lanciato dai
giovani studenti del Liceo
scientifico “Raffaele Piria”.
Ieri mattina i presidenti dei
Rotary di Locri e di Corigliano
hanno consegnato alla preside Russo diversi quintali di
generi di prima necessità, che
domani saranno sistemati dai
ragazzi del Liceo in appositi
contenitori per essere distribuiti ai migranti che ne hanno
bisogno.
Per Francesco Agostino,
presidente del club di Locri, è
disumana la condizione in cui
si trovano i migranti a Rosarno: «Visitando l’ex Pomona ho
avuto modo di constatare che
la situazione è ancora peggiore di come mi era stata prospettata, per cui immediata
deve essere la risposta delle
istituzioni di fronte a questo
grande dramma umanitario».
Dello stesso avviso Giovanni Fino, presidente del Rotary
di Corigliano, Rossano, Sybaris, che si augura che «azioni
di solidarietà come queste
messe in campo possano servire da stimolo a chi ha il dovere di intervenire e ancora
non l’ha fatto».
Insomma la catena di solidarietà continua a garantire
un sostegno concreto ai migranti che quest’anno, tra l’altro, stanno subendo la crisi
dell’agricoltura con riflessi negativi sull’impiego della manodopera.(g.l)
Viveri e indumenti raccolti
LA MOSTRA In esposizione le opere di Francesca Raso
Rosarno, quando la pittura riflette
le immagini di uno specchio privato
Carmen Lacquaniti
ROSARNO
Una mostra antologica permanente dell’artista Francesca Raso è stata inaugurata presso
l’Omega Gallery, in collaborazione con il Comune di Rosarno
e il movimento socio-culturale
Alfart. Il taglio del nastro, con la
benedizione del parroco, don Pino Varrà, è stato preceduto da un
seminario di presentazione moderato dalla stessa artista. Dopo i
saluti istituzionali del vice sindaco avv. Carmelo Cannatà, il prof.
Franco Cernuto ha introdotto i
lavori con una lectio magistralis
sull’arte, a cui hanno fatto seguito gli interventi della prof. Lina
Anzalone (sulla figura femminile nella storia della pittura) e della prof. Carmelina Mammola,
che ha presentato l’excursus antologico delle opere dell’artista.
Le conclusioni sono state affidate alla prof. Mariarosaria Russo,
che ha focalizzato l’attenzione
del mutrito pubblico presente
sul percorso umano di Francesca
Raso «che concepirebbe la pittura come analisi introspettiva
dell’animo, come continuo ed
estenuante confronto con il proprio io ed il mondo circostante,
come ricerca interiore, e al contempo come confessione». «Attraversando la galleria si ha l’impressione che ciascuna opera costituisca uno “specchio privato”
dell’autrice, manifestazione ora
serena ora tormentata di alcune
ed inafferrabili pieghe dell’universo umano, il tutto permeato
dalla illuminata speranza di un
possibile cambiamento».
Francesca Raso e Carmelo Cannatà
28
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
Cronaca di Catanzaro
.
VIA LUCREZIA DELLA VALLE Incursione notturna nel piazzale della concessionaria Volkswagen “Del Vecchio”
Incendio distrugge 5 auto. È doloso
Gli inquirenti hanno trovato tracce di benzina. Paura fra i residenti
Giuseppe Lo Re
Il finimondo è scoppiato nel corso
della notte fra venerdì e sabato.
Cinque esplosioni a catena, nel
parcheggio a terrazza della concessionaria Volkswagen di via Lucrezia della Valle, hanno svegliato la famiglia che abita a pochi
metri. E proprio i residenti hanno
lanciato l’allarme chiedendo l’intervento dei Vigili del fuoco, giunti sul posto insieme ai carabinieri.
I primi rilievi effettuati dagli
inquirenti sbilanciano la ricostruzione dell’accaduto verso la matrice dolosa: qualcuno avrebbe
innescato un incendio che ha rapidamente distrutto cinque auto
nuove, tutte ancora da immatricolare. I veicoli - tutti e cinque modello Golf della casa automobilistica tedesca - erano posteggiati
in un’area del nuovo parcheggio-esposizione ancora in fase di
ultimazione della concessionaria
Del Vecchio, al civico 118/120 di
via Lucrezia della Valle. Le fiamme hanno completamente distrutto le macchine, il cui valore
complessivo supera i 120mila euro.
Sull’accaduto indagano i carabinieri, che hanno effettuato i rilievi del caso insieme ai Vigili del
fuoco. E nel piazzale, secondo
quanto appreso in via ufficiosa,
gli inquirenti avrebbero immediatamente trovato tracce di liquido infiammabile, compreso il
tappo di una tanica di benzina.
Segni inequivocabili, dunque,
che portano a classificare l’incendio come doloso. D’altronde è più
che difficile ipotizzare che cinque
auto nuove di zecca - e di conseSul probabile
messaggio
estorsivo
indagano
i Carabinieri
In breve
INTIMIDAZIONI
Amministratori locali
Al via il rapporto
Sarà presentato martedì
prossimo, alle ore 10.30
nella sede di Legautonomie in via Fares, 84 il rapporto sugli atti intimidatori
contro gli amministratori
locali. Il rapporto consentirà di aprire uno spaccato
su un grave problema che
in Calabria sta riguardando ormai diversi amministratori che hanno subito
negli scorsi mesi gravi atti
intimidatori.
SOTTILE NON SI È MAI DIMESSO
Commissariamento
per l’emergenza rifiuti
In merito all’articolo
sull’emergenza rifiuti pubblicato ieri a pagina 31 precisiamo che il commissario
dimessosi a seguito dell’inchiesta sui problemi ambientali causati dalla gestione della discarica di Alli è
Graziano Melandri e non,
come da noi erroneamente
ricostruito, Goffredo Sottile.
Melandri, come si ricorderà,
è stato sostituito dall’attuale
commissario Vincenzo Speranza.
Quattro delle cinque auto distrutte dall’incendio (la foto è stata scattata dal nostro lettore Maurizio Caglioti) e, a destra, l’ingresso della concessionaria Del Vecchio
guenza mai utilizzate - possano
prendere fuoco autonomamente.
All’ultimo piano della nuova
costruzione, proprio a fianco della storica sede della concessionaria, insieme alle cinque Golf distrutte dal rogo erano parcheggiate altre 16 auto, salvate dal
tempestivo intervento dei Vigili
del fuoco del comando provinciale, giunti in forze in via Lucrezia
della Valle. Già ieri l’area è stata
parzialmente ripulita dagli operatori della concessionaria Volkswagen, che hanno messo in sicurezza i veicoli scampati al rogo.
Decisiva, sul fronte delle inda-
gini, sarà la deposizione del titolare della concessionaria chiamato a chiarire se ha mai subìto minacce o richieste di denaro. E proprio al racket delle estorsioni potrebbero portare gli accertamenti
delegati ai Carabinieri, che hanno
già informato dell’accaduto il
dott. Domenico Guarascio, pm di
turno presso la Procura della Repubblica. Di certo l’incursione
notturna - facilitata dal buio e dal
fatto che la costruzione non è ancora ultimata - non è stata immortalata da telecamere a circuito
chiuso, visto che la concessionaria non sarebbe dotata d’impianti
di questo tipo.
Quello di ieri - una volta accertata la natura dolosa dell’incendio - potrebbe essere il primo avvertimento dei “postini del pizzo”
nel 2012. E rischia di rappresentare il segno tangibile di una recrudescenza del fenomeno, rimasto sempre sottotraccia ma indubbiamente presente a Catanzaro.
L’incendio di venerdì notte ha inevitabilmente destato preoccupazione fra i residenti. Il signor Maurizio Caglioti - i cui balconi si affacciano proprio sul piazzale della concessionaria - si è visto invadere l’abitazione da una densa
coltre di fumo ed il terrazzo da
schegge di vetro e pezzi di plastica
bruciacchiati; solo la tempestività
della sua richiesta d’aiuto e l’immediato arrivo dei Vigili del fuoco
in via Lucrezia della Valle hanno
evitato che il bilancio dell’incendio avesse proporzioni ancora
maggiori. Lo stesso signor Caglioti è intervenuto personalmente in
ausilio dei pompieri. «È stata mia
figlia – racconta – ad accorgersi di
quanto stava accadendo. Ho capito che bisognava intervenire senza perdere tempo. Se non fossimo
stati in casa i danni sarebbero stati
certamente maggiori».
COMPAGNIA TEATRO INCANTO
Spettacolo dedicato
ai bimbi del Ciaccio
Sarà messa in scena mercoledì 11 gennaio, alle ore
10, al presidio ospedaliero
Ciaccio-De Lellis, lo spettacolo "I vestiti nuovi dell'imperatore" della compagnia teatrale Incanto, per i
bambini ricoverati nel reparto di ematoncologia pediatrica. Una manifestazione che ha come obiettivo
quello di far trascorrere
qualche ora in allegria ai
bimbi ricoverati.
COMUNE
Cartelloni
da demolire
Il Tar dà torto
a Pubbliemme
Ennesimo “disco rosso” del Tribunale amministrativo regionale alla società Pubbliemme,
che ha innescato un’interminabile serie di contenziosi con il
Comune in merito all’installazione d’impianti pubblicitari in
varie zone della città. Nei giorni scorsi i giudici hanno depositato altre tre sentenze con le
quali vengono rigettati altrettanti ricorsi della Pubbliemme,
patrocinata in giudizio dagli
avvocati Vincenzo Cantafio,
Marica Inzillo e Olga Durante
(il Comune era difeso dagli avvocati Gabriella Celestino, Ida
Celestino e Anna Maria Paladino). Le motivazioni in base alle
quali il Tar ha rigettato i tre ricorsi sono identiche. In buona
sostanza, i giudici di primo grado (la Pubbliemme può proporre appello al Consiglio di
Stato) hanno ritenuto legittime
le ordinanze con le quali il Comune ha disposto la rimozione
dei pannelli pubblicitari giudicati abusivi e l’immediato ripristino dello stato dei luoghi. Gli
ultimi tre contenziosi riguardano una quindicina di cartelloni,
tutti ubicati fra viale Isonzo,
viale Campanella e via Lucrezia della Valle. La controversia
è prettamente tecnica e riguarda questioni autorizzative. Secondo il Tar il Comune «nei casi in cui viene richiesta l’affissione di impianti pubblicitari
direttamente sul suolo pubblico è tenuto ad espletare una
valutazione complessiva», non
limitata «alla mera compatibilità dell’impianto con l’interesse pubblico» ma estesa anche
«alla verifica che, attraverso
l’uso privato della risorsa pubblica, si realizzino gli interessi
pubblici di cui l’amministrazione
stessa
è
portatrice».(g.l.r.)
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
34
Cosenza - Provincia
.
PAOLA Slitta a giovedì la riunione della coalizione del primo cittadino Roberto Perrotta
SAN LUCIDO
D’Andrea: soddisfatti di poter contare
sull’apporto del Partito democratico
Peschereccio
impegnato
nella ricerca
della statua
scomparsa
«Quale candidato a sindaco individueremo una personalità capace»
Gaetano Vena
PAOLA
Slitta a giovedì 12 gennaio,
anziché a martedì, sempre alle ore 18,30 la riunione della
coalizione del sindaco Roberto Perrotta. La causa: sopravvenuti impegni di alcuni componenti della trentina di rappresentanti dei sette fra partiti
e movimenti che vi fanno parte.
A comunicarlo è stato proprio un fedele amico del sindaco, Pino D’Andrea, presidente della commissione consiliare Ambiente e territorio
ed ex capogruppo del Psi.
«Siamo soddisfatti - ci ha
detto - dell’andamento dei lavori all’interno di questa nuova coalizione che registra la
presenza di tanti di noi che in
comune abbiamo fatto lo stesso percorso politico, nonché
per la presenza (così come in
passato) di altre personalità e
movimenti civici che assicurano la nostra proposta. Siamo
altresì soddisfatti di poter contare sull’apporto qualificato
del Partito democratico e siamo convinti che con la saggezza e la disponibilità concreta
si possa addivenire ad una soluzione capace non tanto di
mettere d’accordo tutti ma di
proporsi ad un elettorato in
termini di continuità e novità
rispetto alle nuove esigenze.
«Sarà importante - ha incalzato D’Andrea - sedersi al tavolo delle trattative senza pregiudizi verso alcuno, ma nello
stesso tempo ribadendo la
chiusura netta verso chi si è
reso artefice di comportamenti non responsabili sia dal
punto di vista etico che politico».
Il porticciolo turistico durante l’ultima mareggiata
S. LUCIDO Malgrado il mare in burrasca
Ha retto molto bene
l’alta barriera esterna
realizzata al porticciolo
Maria Francesca Calvano
SAN LUCIDO
Il Complesso del Sant’Agostino ospiterà la riunione della coalizione del primo cittadino
Chi sarà il candidato a sindaco, che non è stato neppure accennato nell’ultima riunione del 22 dicembre per
imprevisti?
«Crediamo nella necessità
di aprirsi e di contaminarsi vicendevolmente. Del resto le
vicende politiche nazionali lo
stanno dimostrando ampiamente. A Paola stiamo lavorando per individuare una
personalità capace di fondere
il meglio di quanto già attuato
con una prospettiva ulteriore
di crescita e di sviluppo. Questo ambizioso progetto esige
una personalità forte, autorevole e capace di proiettare a di
là di quelli che sono gli schemi
superati e ormai anacronistici.
Siamo convinti, avendo avuto
modo di apprezzare la volontà
di tutti, di arrivare a soluzioni
ampie e condivise, di arrivare
al giusto epilogo per dare alla
nostra città un candidato al
quale guardare con attenzione e interesse, convinti come
siamo che la consiliatura che
sta per terminare è stata
un’esperienza esaltante, faticosa ma capace di produrre risultati positivi per l’intera collettività. Adesso c’è bisogno di
non disperdere questo patrimonio accumulato e svilupparlo maggiormente».
A proposito del consiglio
comunale di martedì, alle ore
16, D’Andrea ci ha confermato
che era necessario illustrare
nei minimi particolari la problematiche dell’Ici, «per eliminare ogni qualsiasi eventuale
dubbio che qualcuno artatamente aveva incastonato nella
mente di alcuni cittadini».
SAN LUCIDO Futuro Casa serena, tante le nubi all’orizzonte
Giuseppe Moramarco, Antonella Gioia e Claudio Marchese, il consigliere Francesco
Sgroi ed il responsabile del settore sociale comunale Arturo
Bertolasi. Politici e sindacati si
sono confrontati con i lavoratori presenti sul futuro assetto
della struttura, dal momento
che si prospetterebbe, proprio
su iniziativa della Regione, oltre ad un ridimensionamento
del contributo annuale, un
riassetto organizzativo del personale. Ciò dovrebbe condurre
ad un adattamento della Casa
ai parametri standard delle
strutture dello stesso tipo che
passi anche dalla riqualificazione dei lavoratori attraverso
la frequenza di corsi.
Anche la logistica dei servizi
interni ed esterni potrebbe subire modifiche. In ogni caso, ci
si muove per ora nel campo
delle probabilità, dal momento
che tutto resta ancora da definire.(m. f. c.)
Pino D’Andrea
Contributo annuale ridimensionato
con riorganizzazione del personale?
SAN LUCIDO. L’anno appena ar-
chiviato ha segnato un passaggio fondamentale per il futuro
di Casa serena. Il finanziamento di cui gode la struttura d’accoglienza per anziani autosufficienti, ex Onpi, sulla base di
una legge della giunta regionale emanata nel 1994 non è sopraggiunto nelle casse comunali per l’anno 2011: una circostanza che, rappresentando
un momento di discontinuità
nella storia finanziaria della
Casa, potrebbe preludere ad
un’autentica rivoluzione tanto
economica, quanto gestionale
che cambierebbe completamente l’avvenire del presidio.
Segnali che portassero dritto
in questa direzione, del resto,
non ne erano mancati prima
d’ora: l’intento della Regione
di ridimensionare la quota annuale – un milione 32 mila euro è considerata una somma
troppo consistente per una
struttura che ospita attualmente quasi una ventina di anziani
– non ha mai costituito un segreto. Più volte i suoi rappresentanti, dagli assessori ai consiglieri, che sono andati in visita nella struttura, ne hanno
evidenziato le tante virtù e le
enormi potenzialità ma senza
celare la volontà di ritoccare il
contributo erogato da Catanzaro per la gestione; inoltre
più volte si era fatto riferimen-
to alla necessità di mettere ordine tra il personale in servizio
nella Casa. È chiaro che dalla
diminuzione dei fondi disponibili discende pure una riorganizzazione dell’apparato gestionale.
Anche di questi argomenti si
è discusso in una riunione che
si è tenuta nei giorni scorsi negli stessi locali di Casa serena
su iniziativa di Funzione pubblica della Cgil, rappresentata
in quell’occasione dalla responsabile della Camera del lavoro di Paola Stefania Genovese e da Massimiliano Ianni della Funzione pubblica di Cosenza. Con loro la Cisl e il sindaco
Antonio Staffa, gli assessori
Agenda telefonica cittadina
AMANTEA
FARMACIE
De Luca
Morelli
De Grazia (Camp.)
Madia
Tel. 098241773
098241279
098246014
0982425761
SANITÀ
Croce Rossa Italiana
0982424140
Tel. 0982491221
Tel. 098241000
098241256
098241052
098275069
COMUNE
Municipio
Tel. 0982429200
TELEFONI UTILI
Distretto scolastico
Ferrovia
Giudice di pace
FARMACIE
Caruso
Ciuffi
Saporiti
SANITÀ
Ospedale civile
Pronto soccorso
Tel. 098291398
098291018
098291230
Tel. 09829771
0982999472
GUARDIA MEDICA
Tel. 098291073
GUARDIA MEDICA
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Guardia di Finanza
Corpo forestale
CETRARO
Tel. 098241106
098241368
0982425363
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia
Polizia municipale
Guardia di Finanza
Corpo forestale
Tel. 098291251
0982999282
098291246
098291104
098292037
COMUNE
Municipio
Tel. 098291074
TELEFONI UTILI
Pretura
Proloco
Biblioteca comunale
Tel. 098291256
098291651
098291255
FUSCALDO
FARMACIE
Licursi
Tel. 0982686031
GUARDIA MEDICA
Tel. 098289001
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Corpo forestale
Tel. 098289223
098289001
098289121
COMUNE
Municipio
Tel. 098289203
PAOLA
FARMACIE
Arrigucci
Cilento
Sganga
SANITÀ
Ospedale civile
Pronto soccorso
Croce Rossa Italiana
GUARDIA MEDICA
Tel. 0982581410
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia
Polizia stradale
Polizia municipale
Guardia di finanza
Vigili del fuoco
Corpo forestale
Tel. 09825811
09825811
0982613553
AMANTEA
Dall’orchestra di fiati
note di buon augurio
Selezioni
musicali
al passo
con i tempi
Ernesto Pastore
AMANTEA
Concerto dell’Orchestra di Fiati
Mediterranea nel complesso
conventuale di San Bernardino,
per salutare come tradizione
l’inizio del nuovo anno. Ad introdurre i vari brani in programma è stato ancora una volta il
maestro Angelo De Paola che si
è alternato con Giuseppe Gloria,
Luca Petrone e Francesco Fusilli
alla direzione della banda.
Per Fusilli l’evento ha rivestito
un significato del tutto particolare, considerato che era la sua
prima volta da direttore. Ospite
d’onore della serata è stato Pino
Moscato, primo sax della banda
Tel. 098258001
S. MARCO A.
FARMACIE
Aloia
Pisano
musicale della Guardia di Finanza con cui l’associazione nepetina collabora oramai da diversi anni. Moscato con i suoi
virtuosismi ha incantato il pubblico, avvolgendolo in una suggestiva atmosfera musicale. Durante il concerto è stato dato un
caloroso benvenuto alla giovane flautista Noemi Caruso che
entra a pieno titolo nell’organico dell’orchestra. Tanti i brani
musicali eseguiti, tra cui “Happy xmas (War is over)” di Lennon e Ono; “Valdres (Norwegian march)” di Hanssen e Bainum; “Oblivion” di Piazzolla;
“Concierto de aranjuez” di Rodrigo; “Fantasie pour saxophone alto” di Demersseman.
AMANTEA Il Comitato civico De Grazia
Tel. 0982582301
0982622311
0982622211
0982582622
0982613477
0982582519
0982582516
Tel. 0984512141
0984512123
Tel. 09845101
GUARDIA MEDICA
Tel. 0984511725
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Corpo forestale
Tel. 0984512003
0984512135
0984525205
COMUNE
Municipio
Tel. 0984512089
Masso a cui era ancorata la statua
AMANTEA Nel complesso S. Bernardino
Contro la ‘ndrangheta
serve iniziativa sociale
AMANTEA. Dopo l’ennesimo at-
COMUNE
Municipio
SANITÀ
Ospedale civile
Tel. 0982587316
0982612439
0982582276
Il mare non fa più paura. La
burrasca che ha interessato
tutto il litorale tirrenico, così
come il resto del Mezzogiorno, ovviamente non ha risparmiato la costa sanlucidana, anch’essa colpita con violenza dalle onde che in molti
punti hanno raggiunto l’arteria stradale, costringendo gli
automobilisti a prestare più
attenzione del solito.
Le previsioni meteo non
promettono miglioramenti,
almeno per quanto riguarda
le condizioni del mare che
continuerà ad essere molto
mosso anche nelle prossime
ore. Ma la notizia non pare
affatto preoccupare i pescatori del posto, dal momento
che possono contare sulla
protezione offerta dal porticciolo in cui sono ormeggiati i
natanti di loro proprietà. Lo
specchio d’acqua, nella furia
della mareggiata, rappresenta un’oasi di pace e tranquil-
lità, assicurata dalla presenza dell’alta barriera esterna
contro cui s’infrangono le
onde. La struttura del porticciolo è stata modificata
all’incirca un anno e mezzo
addietro: da quel momento
le varie ondate di maltempo
che si sono abbattute sul litorale hanno costituito prove
da superare prima di poter
decretare l’efficacia degl’interventi effettuati.
I lavori con cui è stata
messa in sicurezza la darsena per mezzo dell’innalzamento della barriera esterna
ed è stata ristretta l’imboccatura d’ingresso, hanno ottenuto anche stavolta il risultato sperato: proteggere efficacemente le imbarcazioni ancorate presso il porticciolo
perché non subissero danni.
Si registra una penetrazione
d’acqua sul lato destro, ma in
linea generale la struttura
non ha subìto cedimenti. A
conti fatti, insomma, il risultati dei lavori viene giudicato
più che positivo.
SAN LUCIDO. La “San Giovanni” per San Francesco di Paola. Il più grande peschereccio
della marineria locale è stato
posto al servizio delle ricerche finalizzate al ritrovamento della statua del Taumaturgo inabissata nei fondali paolani negli anni scorsi, recentemente scomparsa.
L’imbarcazione di proprietà
di Gianluca Mazza ha già
preso il largo due volte dal
porticciolo turistico di San
Lucido in cui è ormeggiata
per raggiungere le acque antistanti la vicina città del Santo e fornire ai sommozzatori
del Gruppo subacqueo paolano che stanno effettuando le
ricerche; un ulteriore strumento di sostegno ed un supporto logistico nelle difficili
operazioni di setacciamento
dei fondali che finora purtroppo non hanno portato
frutto, se non la scoperta del
relitto di quella che viene ritenuta un’antica nave, a ventitré metri di profondità al
largo della costa paolana. Le
perlustrazioni sono state
temporaneamente interrotte
a causa del mare grosso.(m. f. c.)
to intimidatorio subito, il Comitato civico “Natale De Grazia” ha espresso solidarietà a
don Giacomo Panizza ed ai responsabili del consorzio di cooperative Goel, oggetto delle
“attenzioni” della criminalità
organizzata.
«Dopo la comunità Progetto
Sud di don Panizza – spiega il
presidente degli attivisti nepetini Gianfranco Posa – anche il
consorzio Goel che opera nella
locride finisce nel mirino della
‘ndrangheta. A Natale a Lame-
zia è stato fatto esplodere un
pacco bomba al centro per minori stranieri non accompagnati, mentre, all’inizio dell’anno, nel comune di Caulonia, è
esploso un ordigno davanti all'ingresso del locale che il gruppo Goel stava predisponendo
come laboratorio d'inserimento lavorativo per gli immigrati
rifugiati politici, presenti nei
propri progetti di accoglienza. I
progetti d’inclusione sociale,
cooperazione ed avvio al lavoro, tolgono forza alla criminalità organizzata».(e. past.)
AMANTEA. Pochi giorni per
sperare di entrare nella storia. Nicola Perri, giovane
cantautore amanteano, è
pronto a cogliere la sfida partecipando alle selezioni che
l’organizzazione del Festival
più importante d’Italia hanno indetto tramite Facebook,
il social network più diffuso
al mondo.
Per il Festival di Sanremo si
tratta di una novità assoluta:
alcuni giovani artisti selezionati a livello nazionale potranno far ascoltare la loro
canzone su Internet e coloro
che raccoglieranno più consensi potranno cantare sul
palco dell’Ariston, nel grande show condotto da Gianni
Morandi.
L’iniziativa, denominata
Sanremo Social, ha già dato
modo alle diverse tifoserie di
scontrarsi sui testi e sulle musiche che gli artisti hanno
presentato.(e. past.)
Nicola Perri
Gazzetta del Sud Domenica 8 Gennaio 2012
37
Cosenza - Provincia
.
CORIGLIANO Ieri il vescovo s’è recato nella tendopoli costruita sulla spiaggia di Schiavonea e ha invitato gli stranieri ad alloggiare nella mensa della Caritas
Emergenza immigrati, si muove la Chiesa
Il Comune valuta l’ipotesi di destinare agli extracomunitari alcuni edifici sequestrati alla ‘ndrangheta
Emilia Pisani
CORIGLIANO
È la chiesa a muoversi ancora
una volta a sostegno degli
extracomunitari presenti in
larga misura nella città di Corigliano. Dopo le due mense
della Caritas istituite nel centro storico e a Schiavonea, ieri
mattina monsignor Santo Marcianò è personalmente sceso in
spiaggia nella tendopoli a ridosso del porto coriglianese
che racconta la storia di stranieri disperati costretti a vivere
in condizioni disumane, umiliati nella loro dignità e alle
prese con le intemperie.
«Non si può vivere in queste
condizioni è disumano», ha così esordito il pastore della diocesi di Rossano-Cariati. Ieri
mattina il vescovo, con un responsabile della Caritas diocesana e il parroco della chiesa di
Schiavonea, padre Lorenzo, ha
constatato personalmente la
miseria di questi stranieri che
in città arrivano con la speranza di lavorare nei campi per la
raccolta e la lavorazione della
frutta. La maggior parte di loro
sono sottopagati nonostante si
spacchino la schiena nei campi
per ben 15 ore al giorno.
«Ho convinto questi nostri
fratelli a farsi accogliere presso
nostre strutture ed abbandonare così le tende che si sono
costruiti. Al momento non siamo riusciti a trovare strutture
pubbliche in grado di ospitarli
adeguatamente, per adesso li
accoglieremo presso la parrocchia di San Benedetto temporaneamente in attesa di trovare altre soluzioni più accoglienti e capienti perché sono
in tanti».
«Stiamo cercando di dare
una soluzione temporanea a
quella che è una vera e propria
emergenza ma da quanto mi
risulta – ha continuato Marcianò – la situazione è molto complessa perché ci sono altri che
anche se non si trovano in baracche sulla spiaggia vivono
certamente in condizioni poco
confortevoli. È il momento di
denunciare coloro i quali sfruttano questi fratelli, mi rendo
conto che la problematica non
è solo quella di intervenire per
sopperire ad una emergenza
che riguarda solo l’accoglienza, l’abitazione e il cibo, la questione è affrontare il problema
dello sfruttamento essendo
persone alle quali non vengono garantiti i diritti basilari dei
lavoratori, che stanno nei campi oltre le 12 ore al giorno per
raccogliere agrumi e altro e
non vengono giustamente retribuiti. Il problema è molto serio, la persona umana ha una
sua dignità intrinseca e noi
non possiamo non aprire gli
occhi di fronte a questa realtà
di miseria ed emarginazione
che interpella la nostra coscienza di uomini, di istituzioni, di società civile e di cristiani».
Il vescovo ieri mattina ha valutato con l’amministrazione
comunale guidata dal commissario Rosalba Scialla la possibilità di adoperare strutture sequestrate alla ‘ndrangheta per
attrezzarle e renderle centro
d’accoglienza per gli extracomunitari senza dimora. Da ieri
sera più di trenta persone
“ospitate” nelle tendopoli sulla
spiaggia coriglianese hanno
trovato ristoro all’interno della
mensa Caritas, ma soprattutto
un tetto sotto il quale riposare
e alloggiare temporaneamente
nella canonica della chiesa del
Villaggio Frassa.
CORIGLIANO
Solidarietà
Consensi
per la Befana
tricolore
CORIGLIANO. L’iniziativa pro-
Monsignor Marcianò (al centro) discute con i cittadini stranieri
Una delle tende di fortuna realizzate sulla spiaggia di Schiavonea
SAN LORENZO Sembrano esserci pochi dubbi sulla natura dolosa dell’incendio
Deposito in fiamme, si teme la mano del racket
SAN LORENZO DEL VALLO. Un
deposito contenente circa tremila cassette di plastica è andato in fumo ieri pomeriggio nella frazione sanlorenzana Lago
di Fedula. Una prima stima di
quanto accaduto parla di circa
6mila euro di danni. Vista la
collocazione del magazzino e
la tipologia di ciò che vi si conservava, da una prima ricostruzione dei fatti pare che l’incendio possa aver avuto origine
dolosa: qualcuno avrebbe raggiunto intorno alle 18.30 il de-
posito della cooperativa Adl,
presieduta da Egidio Cipolla e
operante su un terreno di proprietà di uno dei suoi figli, per
appiccare il fuoco. Il presidente
della Adl è tra l’altro il padre di
Valerio Cipolla, consigliere di
maggioranza del Comune di
San Lorenzo; questo legame,
però, secondo Egidio Cipolla
non sarebbe all’origine del
danno subito dalla Adl, provocato invece da «sentimenti di
invidia». E infatti aggiunge:
«Non ho dubbi che si tratti di
SAN DEMETRIO CORONE La comunità arbereshe ha celebrato il Battesimo di Gesù
un gesto intimidatorio e quindi
di un incendio doloso». Poi racconta anche d’aver subìto in
passato, senza mai denunciarli, i furti di un motocoltivatore
e di un impianto di irrigazione.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Castrovillari,
coordinati da De Napoli, e i carabinieri di Spezzano Albanese, guidati dal maresciallo De
Cristofaro. «Andare avanti diventa difficile», ha sentenziato
con
rammarico
Cipolla.(jo.fu.)
L’intervento dei vigili del fuoco
SPEZZANO A. Amministratori nel mirino
Rinnovato il rito del volo della colomba Gestione delle Terme
Pasquale De Marco
SAN DEMETRIO CORONE
Anche per l’Arberia, “l’Epifania tutte le feste porta via”.
Nel rito greco-bizantino, è la
“festa della luce”. La vigilia in
chiesa si è benedetta l’acqua,
in una conca posta davanti
l’iconostasi. E, a fine funzione, il sacerdote ha riempito le
bottigliette che poi ognuno
dei presenti ha portata a casa.
Verrà usata anche per combattere il malocchio. La persona “affascinata” viene unta
sulla fronte con l’acqua versata in un bicchiere e la rimanenza si butta in un quadrivio. E così il malocchio va al
primo malcapitato che vi passa.
Il rito del volo della colomba
Vigilia di astinenza di carne, come a Natale, e “Chi
mangia carne oggi/Non vedrà
il volto di Nostro Signore)
“Kush ha mish sot/Neng sheh
faqen e Tjn Zot”.
Come nella vigilia di Natale, gli animali parlano. Per cui
conviene dar loro parecchio
mangiar, per evitare che spettegolino dei loro padroni. E,
narra la tradizione, la curiosità di un tizio di accertarsi se
ciò fosse vero, gli è costata cara perché dalla grande meraviglia è morto all’istante,
udendo i suoi animali parlare.
Unica e suggestiva la cerimonia in uso a San Demetrio
Corone dove, a fine messa, ci
si è recati in processione nella
vicina fontana di Piazza Strigari e il sacerdote ha benedetto l’acqua, commemorando
così il Battesimo di Gesù.
Dall’alto di una finestra
prospiciente la fontana pubblica, una bianca colomba ,
rappresentante lo Spirito Santo, legata ad un filo, è scesa a
lambire l’acqua della sorgente.
I fedeli, poi, in fila hanno
baciato il Crocifisso nelle mani del papàs Andrea Quartarolo che ha benedetto le loro teste, spruzzando acqua con un
rametto di rosmarino. E, per
tutta la giornata, chi non l’ha
fatto in chiesa la vigilia, ha attinto acqua benedetta da custodire gelosaante in casa fino
alla prossima Epifania.
CORIGLIANO L’uomo dovrà chiarire in aula le modalità di acquisto di un magazzino
Assegni scoperti, 39enne a giudizio per truffa
Alfonso Di Vincenzo
CORIGLIANO
Nei mesi scorsi a Corigliano i
due proprietari di un magazzino, padre e figlio, si erano
visti costretti ad adire alle vie
legali perché truffati da un
commerciante che aveva
comprato un loro immobile,
con assegni poi risultati scoperti.
I due coriglianesi avevano
denunciato l’uomo per truffa.
In pratica l’uomo accusato
avrebbe comprato il magazzino con soldi in contanti e con
assegni per 48 mila euro.
Sugli assegni avrebbe più
volte garantito con la parola
l’affidabilità e, invece, con
raggiri e artifici non li avrebbe
pagati arrivando fino ad essere protestato per il mancato
pagamento, ma ottenendo comunque la proprietà del magazzino riuscendo così a procurarsi un ingiusto arricchimento.
Dopo le fasi iniziali del procedimento, nei giorni scorsi a
B.L. di 39 anni, è stato notificato l’avviso di fissazione di
udienza per il prossimo 20
gennaio, per il reato contestato di truffa, davanti al giudice
Il Tribunale di Rossano
monocratico Francesca De
Vuono.
L’uomo, nonostante abbia
pagato parte del magazzino in
contanti e l’altra parte con assegni non andati a buon fine,
si professa innocente e si difenderà dalle accuse che gli
vengono mosse dai proprietari del magazzino ormai venduto.
B.L. è assistito legalmente
dagli avvocati Ettore Zagarese, Antonio Pucci e Giuseppe
Vena, pronti a sostenere le ragioni del proprio assistito davanti al Tribunale di Rossano.
e acqua inquinata
indignano gli anarchici
Johnny Fusca
SPEZZANO ALBANESE
Mentre la maggioranza guidata dal sindaco Cucci, o
perlomeno quello che ne resta dopo il frazionamento
che ha generato “Voce del
Popolo Spezzanese” e l’uscita di scena di Luigi Serra,
continua a subire colpi e
frecciate da più parti in merito alla irrisolta questione
dell’acqua inquinata, in attesa che nella settimana entrante arrivino buone nuove
sull’argomento da parte di
chi governa la comunità arbëreshe, i gruppi anarchici
locali – Fmb e Fa Spixana –
colgono al volo l’occasione
per tornare anche sulla questione politica.
«Il fallimento politico della maggioranza amministrativa è sotto gli occhi di tutti –
dicono Fmb e FaSpixana in
coro – ma poco importa alla
famigerata “CuLuLi” (il riferimento è al trio formato dal
sindaco Cucci con i due consiglieri che tendenzialmente
sembrano essergli più vicini,
ossia Luzzi e Lifrieri, ndc) se
tre consiglieri di maggioranza di Vps hanno lamentato e
continuano a lamentare non
collegialità nelle decisioni,
se il vicesindaco abbia confermato “pari pari” tutte le
denunce relative alla politica delle vendette e dei rancori, più volte messe in piazza
da Fmb e FaSpixana, e se al-
tresì lo stesso Serra abbia denunciato il disimpegno amministrativo nei confronti
della
grossa
questione
dell’acqua pubblica inquinata».
«Ma l’ormai famigerato
clan amministrativo del “CuLuLi” – insistono i gruppi
anarchici – potrebbe mai dare ascolto alle critiche degli
elettori se ha preferito tapparsi le orecchie davanti alle
critiche mossegli all’interno
della stessa maggioranza?
“Divide et impera”, è questo
il loro motto. Almeno fino a
quando riusciranno a conservarsi la maggioranza numerica in consiglio».
Ad oggi, infatti, degli undici consiglieri iniziali, Cucci
ne ha dalla sua solo sette: tre
sono infatti confluiti in Vps,
mentre Serra è entrato nel
gruppo misto e, attualmente, sposa meglio le posizioni
della minoranza.
Poi gli anarchici avanzano
una propria tesi sull’inquinamento dell’acqua: «La famigerata “CuLuLi” non può
perdere tempo nell’affrontare la questione, ha altro a cui
pensare. Come ad esempio
all’affare Terme. Cosa si nasconde ad esempio – dicono
FaSpixana ed Fmb – dietro il
litigio con chi le gestisce? E
poi ci sono il piano regolatore e le associazioni che nascono come funghi: non possono rischiare che il frutto
venga raccolto da altri».
mossa dal circolo Generazione Futuro “Falcone e Borsellino” di Corigliano ha registrato un notevole successo si è
trattato della terza edizione
della Befana Tricolore una
iniziativa a favore della raccolta di giocattoli da destinare a bimbi meno fortunati,
che s’è svolta presso l’istituto
Sacro Cuore e l’oratorio salesiano. «Un ringraziamento
speciale – fanno sapere gli organizzatori – va agli esercizi
commerciali del luogo che,
nonostante il momento di crisi, hanno manifestato grande
generosità. È stata splendida
la gioia dei tanti bambini
coinvolti che hanno festeggiato nel migliore dei modi il
giorno dell’Epifania. Per noi
“giovani” attivisti sociali di
“Generazione Futuro” questa
manifestazione ha rappresentato una maggiore presa
di coscienza delle tante situazioni di degrado e difficoltà in
cui vive la nostra popolazione
trasmettendoci entusiasmo e
motivazioni per creare una
Corigliano migliore». La raccolta così ingente, permetterà agli stessi membri del circolo, nei prossimi giorni, di
consegnare, presso altre
strutture di sostegno presenti
sul territorio, i doni, non ancora distribuiti.(emi.pis.)
SAN DEMETRIO
Concluso
il concorso
di bellezza
dei liceali
SAN DEMETRIO CORONE. Deci-
ma edizione di Miss e Mister Liceo, una manifestazione che –
tra il serio ed il faceto come si
conviene ad un concorso di
giovanissimi compagni di
scuola – ha entusiasmato anche quest’anno e raccolto, nella palestra comunale, il pubblico delle grandi occasioni. Lo
scettro, assegnato da una giuria tecnica e da una popolare, è
andato a Natalia Straface e Angelo Tocci. Premiati anche
Francesca Meringolo ed Ernesto Algeri (Miss e Mister Eleganza), nonché Giuliana Algeri e Francesco Falcone (Miss
Mister Fantasia). Presentatrici
della serata, organizzata con
grande passione dai maturandi di quest’anno scolastico, Costantina Bellucci e Mirella Nicoletti. Non sono mancati gli
elogi del dirigente dell’Istituto
Omnicomprensivo, di cui il Liceo fa parte, Antonio Iaconianni che si è complimentato per il
successo dell’iniziativa, evidenziandone il suo ruolo socializzante.(p.d.m.)
Angelo Tocci e Natalia Straface
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
40
Cronaca di Crotone
.
È sempre un regalo gradito offre possibilità di scelta e un ventaglio di prezzi per ogni tasca
Indagini dei CC
Il libro tiene nonostante la crisi
Solo lievi flessioni nelle vendite
Incendiato
il portone
del Comune
di Isola Capo
Rizzuto
Tra i più richiesti il romanzo di Volo e i volumi su Jobs e Ibrahimovic
L’assessore Filippo Esposito taglia il nastro inaugurale
Francesca Travierso
Come accade in tutti i periodi di
crisi, a Natale il libro tiene botta. Perché è un regalo sempre
gradito, che offre una vastissima possibilità di scelta racchiusa in un ventaglio di prezzi buono per ogni tasca.
Dai cinque euro in su, si può
acquistare quel che si vuole, e se
il titolo non è apprezzato, le librerie crotonesi danno la possibilità di cambiarlo. Così, se pure
una flessione negli acquisti
l’hanno registrata anche le librerie, in linea di massima le
vendite del Natale 2011 sono
state vicine a quelle del Natale
precedente. Parola di Paolo
Cerrelli e Gaetano Garà, i titolari delle due librerie che lottano
strenuamente per resistere sul
difficile mercato crotonese. E
che nonostante differenti impostazioni, convergono su molti
punti dell’analisi post-natalizia.
Il libro più venduto? «“Le prime
luci del mattino” di Fabio Volo».
Quello preferito dai giovani?
«“Io, Ibra”». Ed il solito Bruno
Vespa? «Quest’anno ha reso
meno bene del previsto». E poi,
l’acquirente-tipo? «Quello molto condizionato nelle scelte dalla pubblicità dei libri in Tv».
«Ecco perché i libri sulla cucina si vendono sempre bene»
spiega Garà. «Ecco perché il libro su Ibrahimovic è tra i più acquistati», aggiunge Cerrelli. Per
non parlare delle “saghe”, particolarmente in voga tra i più giovani: «E se le storie di vampiri
interessano di più le ragazze –
prosegue Garà – tra i maschi va
fortissimo la saga fantasy di
Christopher Paolini. Anche se
quest’anno sono stati tanti i ragazzi che hanno acquistato il li-
È dotata di ventiquattro posti letto
Inaugurata a Bucchi
una nuova struttura
per assistere disabili
Ambrogio Ryllo
Paolo Cerrelli tra gli scaffali della sua libreria che apre lungo corso Vittorio Emanuele II
bro di Isaacson su Steve Jobs;
un libro più costoso di altri, ma
attraverso il quale diverse persone mi hanno detto di voler capire le idee e il pensiero di un
uomo che ha rivoluzionato il
mondo».
Ci sono, poi, tante persone
che nell’acquistare un libro si
affidano al parere del libraio:
«Più di qualcuno – spiega Cerrelli – arriva con le idee chiare,
chiedendo libri precisi. Altri, invece, chiedono il nostro consiglio, soprattutto quando cercano un volume fuori dai soliti circuiti».
Ma di lettori “veri”, quelli da
un libro a settimana, a Crotone
ce ne sono? E a che “tipologia”
appartengono? «Beh – commenta Cerrelli – qualche lettore
serio c’è, anche se non sono tantissimi. E quelli che conosco io
appartengono quasi tutti ad
La “Mondadori” in via Roma
Cartelli e nastri affissi alla porta d’ingresso dell’agenzia
Forza nuova contesta Equitalia
Sit in davanti alla sede cittadina
Ieri mattina un gruppo di militanti di Forza Nuova e di Emergenza Occupazionale, hanno manifestato davanti all’agenzia
Equitalia. I militanti dei due movimenti hanno simbolicamente
chiuso (l’agenzia era chiusa), con
del nastro bianco-rosso e dei cartelloni l’ingresso della sede della
società che riscuote i tributi.
«Chiuso per istigazione al suicidio», c’era scritto sui cartelli affissi da Forza Nuova alla porta
della sede di Equitalia. «Un messaggio forte», lo ha definito in una
nota Forza nuova Calabria che è
guidata da Davide Pirillo. Il movimento di estrema destra contesta
il meccanismo di calcolo delle
sanzioni, da parte di Equitalia. Da
I cartelli di protesta affissi sulla porta della sede di Equitalia
una fascia culturale medio-alta:
molti sono insegnanti, in attività o in pensione, ma c’è anche
qualche “insospettabile” con la
passione per la lettura».
«Certo a Crotone non si legge
molto – concorda Garà –. Nella
mia top-ten di lettori “veri” ci
sono soprattutto professionisti,
ma mi accorgo che quando riusciamo a lavorare con le scuole
anche i giovanissimi rispondono molto bene».
E i politici crotonesi, che rapporto hanno con le librerie?
«Qui li vedo molto raramente –
spiega Cerrelli – ad esclusione
di Sergio Iritale che acquista
con una certa frequenza».
«Qualche frequentatore più assiduo c’è – dice, invece, Garà
senza fare nomi – ma immagino
che i politici che sono più spesso
fuori città possano acquistare i
loro libri anche altrove».
qui la manifestazione di ieri con la
simbolica protesta davanti all’ingresso della sede della società
Equitalia.
«È un sistema di riscossione – è
scritto nella nota diffusa da Forza
Nuova Calabria – che lo stesso ex
ministro Tremonti ha definito
“distorto” anche perché, spesso, il
problema non termina pagando
discutibili more». Per Fn spesso i
costi a carico del cittadino salgono perchè «il debitore deve effettuare fra uffici, call center, banche ed avvocati per vedersi paradossalmente riconosciuta, nella
maggior parte dei casi, la propria
ragione». Forza Nuova – che ha
condotto medesime iniziativa in
altre città d’Italia – chiede «il ritiro
dell’art. 29 del decreto Legge 78
(con il quale dal 1 luglio Equitalia
può pignorare stipendio, casa e risparmi entro 60 giorni da una
semplice notifica e può condurre
indagini finanziarie) e, soprattutto, l’istituzione di un fondo di solidarietà permanente».(l. ab.)
Canzoni, sfilate di moda e balli durante lo spettacolo musicale
Successo di pubblico in piazza
per “Aspettando la Befana”
Ha riscosso l’apprezzamento
dei crotonesi che hanno affollato Piazza della Resistenza lo
spettacolo “Aspettando la Befana”. La manifestazione, organizzata dal comune di Crotone
in collaborazione con l’Associazione “Edonè” presieduta da
Maria Grazia Grande è stata
aperta dall’esibizione del gruppo musicale “A noi piace il Sud”.
La band è composta da Andrea
Riganello (chitarra), Francesco
Godano (tastiera), Antonio Calabretta (batteria) e Dario Inna-
ro (vocalist). Sul palco si sono
alternate le giovani cantanti
crotonesi Grazia La Tassa, Naomi Manfredi e le piccolissime
new entry nel panorama musicale cittadino Desirè Scicchitano e Francesca Grande.
Si sono esibite anche le ballerine di due scuole di danza: la
Sad e l’Olimpia. Una frizzante
sfilata di moda con un ultimo
quadro moda in intimo ha vivacizzato il clima festoso della serata. Tra le giovani modelle è stta scelta come miss Pitagora
Luisiana Rizza omaggiata con
un monile in argento in arte magno greca creato dall’orafo
Francesco Sitra. Ha condotto la
serata Maria Grazia Grande,
mentre Rossella Arcuri e Pietro
Megna hanno collaborato
all’organizzazione della sfilata.
L’assessore allo spettacolo
Francesco Stabile e il vicesindaco Teresa Cortese nel corso della manifestazione hanno augurato un buon anno precisando
che alla manifestazione ne susseguiranno altre.
Un momento della serata
Ieri pomeriggio alle ore 16 in località “Bucchi” (contrada Cantorato) è stata inaugurata una
nuova struttura socio - assistenziale per disabili. Nell’area in
cui sorge l’edificio, costruito su
tre piani e provvisto di 24 posti
letto e di una palestra, c’è anche
un ippodromo che verrà utilizzato per alcune terapie e che
entrerà in funzione a breve.
Alla cerimonia, organizzata
dall’associazione “Fratelli Bandiera” presieduta da Raffaele
Audino ed il cui segretario è
Giuseppe Leone, entrambi presenti, hanno partecipato, Raffaele Campana, dell’Ufficio legale delle politiche sociali della
Regione, l’assessore comunale
ai servizi sociali Filippo Esposito con il presidente del Consiglio comunale Arturo Crugliano Pantisano, il presidente della Commissione consiliare dei
servizi sociali del Comune Emilio Candigliota ed il capogruppo del Partito democratico in
Consiglio comunale Sergio
Contarino.
A fare gli onori di casa Angela Rizzo, titolare della società
“Social welfare”, che ha finanziato la realizzazione della
struttura che è convenzionata
con la Regione. Dalla collaborazione fra l’associazione e “Social welfare”, è derivata inoltre
la stipula di un protocollo d’intesa per la gestione delle attività assistenziali e di riabilitazione da attuarsi all’interno
dell’edificio appena inaugurato.
Dopo il taglio del nastro e la
benedizione impartita dal parroco della chiesa di Bucchi –
Cantorato don Franco Lonetti,
è stato il presidente dell’associazione “Fratelli Bandiera”
Raffaele Audino, dopo aver ricordato la nascita di quest’ultima un anno fa, a spiegare l’importanza di una struttura di assistenza alle persone disabili.
Audino ha quindi aggiunto: «In
un contesto in cui si viene troppe volte si viene ricordati per
fatti negativi, investire sul sociale è una grande sfida». «Nel
protocollo d’intesa fra noi e la
società “Social welfare” - ha
precisato il segretario dell’associazione Giuseppe Leone – è fra
l’altro previsto che gli ospiti della neonata struttura possano
prendere parte alle attività socio – culturali che noi organizzeremo: ciò a testimonianza
del fatto che l’integrazione e
l’inclusione sono importanti».
Indagano i carabinieri sull’incendio doloso che nella tarda
serata di ieri ha danneggiato
il portone del Municipio di
Isola Capo Rizzuto. Poco prima delle 22 dei passanti vendendo le fiamme levarsi dal
portone del palazzo del Comune in via Degli Apostoli,
hanno avvisato i Vigili del
fuoco. Fortuna ha voluto che
in quel momento una squadra
di pompieri del comando provinciale di Crotone, fosse già
ad Isola per un altro intervento. I Vigili del fuoco sono così
intervenuti tempestivamente
spegnendo il fuoco che ha solo danneggiato l’antico cornicione in legno del portone
d’ingresso del Municipio.
I pompieri coordinati dal
caposquadra Giuseppe Federico, non hanno rinvenuto
tracce di inneschi o di liquido
infiammabile. Certo è, che il
fuoco è stato appiccato da
qualcuno. Resta da accertare
se chi ha dato fuoco al portone dell’antico palazzo che
ospita il Comune, lo ha fatto
per una bravata oppure per
intimidire gli amministratori.
Sull’accaduto indagano i
carabinieri della stazione di
Isola Capo Rizzuto che hanno
da subito avviato un’indagine
sul rogo. Appena ricevuta la
notizia, davanti al Municipio
con il sindaco Carolina Girasole sono accorsi altri amministratori e personale della
Polizia municipale. Se venisse confermata l’ipotesi intimidatoria non sarebbe la prima
volta che gli amministratori
della cittadina finiscono nel
mirino di chi utilizza fuoco o
proiettili per inviare inquietanti avvertimenti.(l. ab.)
Secondo Uniat e Sicet esigue le risorse stanziate per la Calabria
Il sindacato inquilini chiede
più fondi per il contributo fitti
I sindacati degli inquilini
Uniat-Uil e Sicet-Cisl chiedono
alla Regione ed agli enti locali di
implementare con risorse proprie i fondi stanziati dal ministero per il contributo fitti. Un fondo drasticamente tagliato come
lamentano Uniat-Uil e Sicet-Cisl
spiegando che è di soli
262.529,94 euro la somma prevista nel 2011 per per l’intera Calabria, contro i 3.692.075,26 euro stanziati nel 2010 e i 372.411
euro distribuiti al solo comune
di Crotone per il 2009.
Nella circostanza i due sindacati informano che il Comune ha
pubblicato il bando pubblico relativo alla richiesta di contributo
fitti (Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni), per l’anno 2011. I termini
per la presentazione delle richieste di contributo scadranno improrogabilmente il 28 febbraio
2012.
«Una particolare analisi –
spiega il presidente provinciale
Uniat-Uil Alberto Morandi – non
può che soffermarsi sulle novità
dell’aspetto economico che va a
sostanziare il contributo, alla luce dei tagli operati dalle finanze
del governo centrale, aggravato
dall’assenza oramai triennale
della Regione Calabria nella
partecipazione al fondo». «Nel
2010 – aggiunge Morandi – i
contributi nazionali al fondo furono di circa 33 milioni, mentre
per il 2011 la somma si riduce a
circa 10 milioni, con un taglio di
oltre il 60%. Il gap distributivo lo
si rileva maggiormente da altri
fattori, quali l’esiguità della
somma prevista per l’intera Re-
Cartelli con offerte di appartamenti in affitto
gione Calabria per il 2011 che,
pari a 262.529,94 euro, appare
ridicola, insignificante ed ingiuriosa alla luce dei fondi che nel
decorso anno 2009 sono stati distribuiti al solo comune di Crotone, vale a dire 372.411 euro».
Alla luce del quadro economico-sociale della città, l’Uniat- Uil
ritiene improcastinabile l’esigenza di concorrere da parte degli enti locali al fondo nazionale
per il sostegno agli affitti. «Non
solo la Regione Calabria – sottolinea Morandi – dovrà prevedere
con apposite iniziative nei redigendi strumenti contabili il suo
apporto, ma anche e soprattutto
il Comune di Crotone, non potrà
esimersi dal considerare il fenomeno sociale legato agli sfratti e
la necessità abitativa di cui è afflitta, sfociati mesi addietro in
azioni che hanno suscitato una
vasta eco e mostrato, con i distinguo dovuti, il volto povero ed in-
digente di questo territorio».
«Anche per il 2011 – sottolinea il segretario generale territoriale della Sicet-Cisl Domenico Perziano – i cittadini che si attendevano risorse maggiori nella disponibilità del fondo nazionale di sostegno al fitto resteranno ancora una volta delusi dal
taglio che il governo ha messo in
atto». «Nel 2011 – aggiunge Perziano – sono stati erogati complessivamente 141.268.540 euro, mentre nel 2011 9.896.732
euro. Quindi alla Regione Calabria nella ripartizione del fondo
è toccata la somma di
262.529,94 euro a fronte di
3.692.075,26 erogato nel 2010,
pochi spiccioli se si tiene conto
che questa miseria deve essere
ripartita per tutti i comuni della
Calabria». Da qui la necessità
che la Regione Calabria rimpingui il fondo con cinque milioni di
euro.(g. g.)
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Gazzetta del Sud Domenica 8 Gennaio 2012
Cronaca di Vibo
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Il presidente dell’associazione antimafia mons. Fiorillo annuncia l’assemblea degli iscritti che si terrà il 12 gennaio nell’auditorium della Scuola di polizia
“Libera” in prima linea contro la ’ndrangheta
All’incontro parteciperanno il fondatore don Luigi Ciotti e numerose delegazioni di studenti vibonesi
Lino Fresca
Cinque anni di battaglie per affermare la cultura della legalità
in un territorio segnato dallo
strapotere mafioso. “Libera”,
associazione antimafia fondata
da don Luigi Ciotti, in tutti questi anni è stata un punto di riferimento soprattutto per l’impegno del suo presidente provinciale mons. Giuseppe Fiorillo il
quale, da sempre, rappresenta
un simbolo nella lotta ad ogni
forma di oppressione e schiavitù.
L’associazione di don Luigi
Ciotti, in questi anni di lavoro
«duro e difficile», si è potuta radicare in profondità sul territorio vibonese anche per il lavoro
di squadra portato avanti da
don Antonino Vattiata, Giovanna Fronte e Antonio Lavorato
che sono stati e continuano ad
essere infaticabili costruttori di
speranza in un territorio dove il
crimine organizzato, a colpi di
intimidazione, governa in maniera quasi indisturbata tutti i
settori della vita economica.
Ieri mattina mons. Giuseppe
Fiorillo, don Antonino Vattiata,
Giovanna Fronte e Antonio Lavorato si sono presentati ai giornalisti per annunciare l’assemblea provinciale, che si terrà il
12 gennaio (ore 9,30) nella
Scuola allievi agenti di polizia
di Stato alla presenza di don
Luigi Ciotti, e raccontare quello
che si è fatto per strappare più
terreno possibile al malaffare e
alla cultura della sopraffazione.
«Non tocca – ha affermato
mons. Giuseppe Fiorillo – certamente a noi dire se abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Per
quanto ci riguarda ce l’abbiamo
messa tutta coinvolgendo più
persone possibili nel delicato lavoro di sensibilizzazione ai valori della solidarietà e del rispetto umano. Quando ce ne stato
bisogno abbiamo anche fatto la
voce grossa per condannare le
numerose intimidazioni ai danni di amministratori locali, imprenditori e professionisti finiti
sotto il tiro della criminalità or-
ganizzata. Non abbiamo arretrato davanti a niente e nessuno. Abbiamo – ha aggiunto –
cercato di essere incisivi per accelerare il cambiamento all’interno della nostra società spesso dominata da appetiti insani
che portano discordia, odio e
tanto sangue. Come associazione abbiamo, spero, fatto la nostra parte. Da oggi metto il mio
incarico nelle mani di don Luigi
Ciotti. Bisogna aprire le nostre
porte agli altri, soprattutto a coloro che vogliono impegnarsi
per il bene comune».
Nel lasciare il suo incarico
anche Antonio Lavorato ha voluto mandare un messaggio
chiaro e forte alla città che, a
suo dire, è dominata da poteri
forti che pensano solo al loro
tornaconto o a quello delle cordate di cui si pregiano di fare
parte. «Bisogna applicare nella
provincia di Vibo Valentia – ha
affermato – il modello Palermo
dove imprenditori, operatori
commerciali e professionisti
“chiaccherati” sono stati messi
alla porta. Per fare questo ci
vuole coraggio. Ma questa resta
l’unica strada possibile da percorre se si vuole sconfiggere la
mafia dai colletti bianchi e la
mafia che intimidisce e uccide
per piegare amministratori e
imprenditori».
Altra personalità di spicco
della sezione provinciale di “Libera” è Giovanna Fronte, legale
di frontiera che nel suo impegno
quotidiano ha saputo incarnare
al meglio gli ideali di don Luigi
Ciotti e difendere nelle aule di
Tribunale tutti quegli imprenditori vibonesi e quei professionisti che hanno denunciato anni
di vessazione da parte di clan
mafiosi che tengono in scacco il
capoluogo da diversi decenni.
«Appartenere – ha sottolineato
il legale – ad un’associazione come “Libera” è un’esperienza
esaltante. In questi anni di “trincea” abbiamo toccato con mano
il degrado morale in cui si trovano molti ambiti sociali. Purtroppo il lavoro che ancora bisogna
fare è tanto soprattutto tra i gio-
In sintesi
Il coordinamento provinciale dell’associazione antimafia “Libera”, presieduto da mons. Giuseppe
Fiorillo, mette il suo mandato nelle mani del fondatore del sodalizio don
Luigi Ciotti che sarà in
città il prossimo 12 gennaio alla Scuola allievi
agenti di polizia di Stato
per l’assemblea provinciale. Nel corso della riunione verrà rinnovato il
coordinamento provinciale.
L’assemblea dell’associazione antimafia “Libera
sarà preceduta da un incontro al quale parteciperanno le massime autorità provinciali e numerose delegazioni di studenti delle scuole superiori vibonesi. Ai giovani
parlerà lo stesso fondatore del sodalizio don Luigi Ciotti il quale, da anni,
rappresenta un simbolo
nella lotta alla criminalità
organizzata che tiene in
scacco con i suoi metodi
violenti quasi tutte le regioni d’Italia.
Antonio Lavorato, mons Giuseppe Fiorillo e Giovanna Fronte durante la conferenza stampa di ieri nella sala del Duomo di San Leoluca
vani i quali vanno educati al rispetto degli altri. La società per
essere liberata dalla morsa della
criminalità organizzata ha bisogno di testimoni autentici in
grado di innescare processi
nuovi di cambiamento».
Giovanna Fronte, nel suo impegno civile, ha subito diverse
intimidazioni che per fortuna
non l’hanno fermata. «Nonostante gli attacchi – ha commentato – la mia passione civile non
è mai venuta meno. Anche in futuro il mio impegno sarà lo stesso in direzione della formazione
dei giovani che hanno bisogno
di essere guidati sulla buona
strada».
Anche don Antonino Vattia-
Don Luigi Ciotti
Don Antonino Vattiata
ta, pilastro insostituibile della
sezione provinciale di “Libera”,
ha confermato il suo impegno
per dare un volto nuovo alla società vibonese. «Non mi arrendo mai – ha affermato il sacerdote – . Come uomo di chiesa
sento sulle mie spalle tutto il peso delle sofferenze che grava la
nostra società che ha bisogno di
essere liberata dalle forze del
male. Continuerò a fare la mia
parte senza indietreggiare di un
passo sui valori in cui credo.
Con l’impegno di tutti, a piccoli
passi, riusciremo a costruire
una società più solidale dove la
prepotenza e arroganza non
prevarrà mai».
Al termine della conferenza
stampa, svoltasi nella sala riunione del Duomo di San Leoluca, mons. Giuseppe Fiorillo ha
ribadito l’importanza della
quinta assemblea provinciale di
“Libera” nel corso della quale
sarà rinnovato il coordinamento provinciale. Alla manifestazione parteciperanno numerose delegazioni di studenti in
rappresentanza delle scuole superiori vibonesi. Nel corso della
conferenza stampa mons. Giuseppe Fiorillo, a nome di “Libera”, ha espresso solidarietà al
capo servizio della redazione di
Vibo Valentia della Gazzetta del
Sud Nicola Lopreiato minacciato dal presunto boss di Filandari
Leone Soriano.
Domenica 8 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Vibo
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MALTEMPO Il sen. Bevilacqua chiede l’intervento del Comune e della Regione per mettere in sicurezza il litorale
Un tavolo tecnico per salvare la costa
Azioni concrete per uscire dall’emergenza
Rifiuti e depurazione
Vento forte e onde alte 4 metri hanno provocato danni nella zona Pennello Mazzeo (Pdl) sollecita
i partiti al dialogo
Sui danni provocati dal maltempo che per diversi giorni
ha flagellato il litorale cittadino interviene il sen. Francesco
Bevilacqua (Pdl) il quale intende promuovere un tavolo
tecnico al quale siederanno
Comune e Regione.
«Molte le zone – sottolinea
il parlamentare – colpite dal
nubifragio. Ancora una volta il
Vibonese è investito dalla furia del maltempo. Il bollettino
dei danni deve spingere Comune e Regione a programmare interventi tendenti a
proteggere la costa».
Il parlamentare, dal canto
suo, si sta già attivando affinchè possano essere reperiti dei
fondi, oltre a quelli già stanziati per il porto, per fronteggiare la grave situazione
d’emergenza. «So che il Comune sta già effettuando uno
studio dettagliato delle correnti marine – ha aggiunto il
sen. Bevilacqua – in modo da
realizzare un sistema di protezione efficace, soprattutto nel
quartiere Pennello, volto a garantire sicurezza ai cittadini e
alle strutture turistiche ubicate lungo tutto il litorale».
Criticità e rischi esponenziali che per il parlamentare
del Popolo della libertà, vanno
La forza del mare mette in ginocchio la zona Pennello
Il lungomare di Bivona investito dalla furia del mare
Flagellate tutte le coste del litorale
sanati prendendo atto anche
della complessità dei processi
che vedono il tessuto idrogeologico del territorio intrinsecamente compromesso. Mali
antichi, legati alla mancanza
di una politica ambientalista
seria, a scelte politiche inadeguate, a interventi attuati con
approssimazione come la barriera frangiflutti realizzata in
zona Pennello che anzichè
smorzare la forza delle onde
fa da trampolino di lancio. Ed
è propio per fare il punto della
situazione e mettere in piedi
soluzioni e risposte che preservino l’ambiente e garantiscano ai cittadini sicurezza e
migliore qualità della vita che
il sen. Bevilacqua si farà promotore di un tavolo tecnico a
cui siederanno Comune e Regione.
«Se alla questione ambientale – ha concluso il parlamentare – non si dà priorità assoluta non ci sarà mai uno sviluppo equilibrato del territorio che promuova una gestione ottimale delle risorse e la
qualità degli insediamenti urbani». I cittadini di Vibo Marina e Bivona si augurano che
dopo le sollecitazioni del sen.
Bevilacqua il Comune e la Regione intervengano.
Mario Mazzeo, capogruppo
del Pdl a palazzo “Luigi Razza” invita i sindaci del litorale
a mobilitarsi per avviare un
tavolo di concertazione permanente in grado di affrontare e risolvere emergenze gravi come quelle dei rifiuti, della depurazione e della carenza idrica.
«Se questi problemi non
verrano risolti per tempo – ha
affermato il consigliere comunale – si rischia di compromettere la prossima stagione turistica da cui dipende il lavoro di centinaia di
persone. L’industria turistica
è l’unico volano di sviluppo
per questa nostra martoriata
provincia».
Mazzeo ricorda che il dibattito su problematiche importanti come quelle dei rifiuti e della tutela ambientale
non è più rinviabile. «Purtroppo queste tematiche – ha
aggiunto l’esponente politico
– sono di scottante attualità
sopratutto alla luce del fatto
che tra non molto, quando il
commissario per l’emergenza
ambientale, che in questi
lunghi anni di gestione ha
rappresentato una vera iattu-
La denuncia del sindacato di categoria: come è possibile che un detenuto scriva queste lettere da un carcere della Repubblica italiana?
Minacce mafiose, solidarietà al giornalista Nicola Lopreiato
«Tutti al fianco di Nicola Lopreiato». Dà voce alla solidarietà ma fa
anche un passo in avanti il segretario del Sindacato giornalisti
della Calabria, componente della
Giunta esecutiva dell’Fnsi, Carlo
Parisi, commentando la lettera di
minacce inviata al responsabile
della redazione di Vibo Valentia
della Gazzetta del Sud, Nicola Lopreiato, dal boss della ‘ndrangheta Leone Soriano.
Parole forti, attraverso le quali
Parisi intende lanciare un messaggio. Non comprende, come sia
possibile che mentre «si vorrebbe
imbavagliare la stampa, mettendo sotto controllo l’informazione,
si consente ad un detenuto di scrivere e spedire tranquillamente
dal carcere una lettera di minacce
ad un giornalista, scomodo sem-
plicemente perchè svolge il proprio mestiere di cronista. Nei confronti dei giornalisti si stringono,
insomma, le maglie dei controlli,
violando, a volte, anche i più elementari diritti in materia di segreto professionale, mentre un detenuto può concedersi il lusso di
scrivere dal carcere lettere ad un
serio e onesto giornalista come
Nicola Lopreiato minacciando
pesantemente lui e la sua famiglia. É possibile e lecito?». Chiede
risposte, fatti Parisi. Per andare
oltre le parole. «La magistratura e
le forze dell’ordine – conclude –
sono chiamate oggi a spiegare come sia possibile continuare a minacciare e, a questo punto, forse
anche a dettare ordini, da un carcere della Repubblica Italiana».
Conosce bene il mestiere dei
giornalisti. Uomini che, spesso,
devono lottare su più fronti. Che
non hanno bisogno della solidarietà. Perchè il loro è un lavoro. Da
svolgere con onestà. E all’onestà
prestano il loro volto. Caricandosi
di responsabilità, in nome del diritto all’informazione. Però, accade che «le parole che fanno tremare la ‘ndrangheta». Scrivono così
dal Centro studi “Lazzati”, presieduto da Romano De Grazia, giudice emerito della Corte di Cassazione, nell’esprimere solidarietà
a Lopreiato. «Nella missiva contro
Carlo Parisi (Fnsi):
tutti al fianco di
Lopreiato, lo Stato
dia risposte
concrete
il giornalista spiccano le parole
“pensa alla tua famiglia che è meglio per tutti”. A tal proposito –
precisano – come per i mafiosi il
termine famiglia si estende a tutti
i loro associati anche per i giornalisti che fanno il loro dovere dando la dovuta informazione senza
omissioni o fiancheggiamenti il
termine famiglia si estende a tutti
gli uomini di buona volontà che
hanno il dovere di informare ed
essere informati». Dal Centro studi Lazzati, si domandano «come
mai gente di “tanto onore” da non
aver paura e ribrezzo del sangue
versato e fatto versare, dimostri
poi timore alla vista di semplici
parole. Sarà – concludono – che
anche la ‘ndrangheta ha capito
che le parole sono in grado di costruire menti e concetti che prima
Lia Staropoli, dirigente del movimento: vorrei che i cittadini vessati denunciassero
Ammazzateci tutti invita gli imprenditori
a liberarsi dalla morsa della criminalità
«Gli imprenditori onesti colpiti dalla criminalità organizzata non sono soli».
Ad affermarlo Lia Staropoli
dell’esecutivo nazionale del
movimento antimafia “Ammazzateci tutti” la quale aggiunge: «Questa escalation di
attentati dovrebbe spingere
molti altri a denunciare e sottrarsi alle morse delle ‘ndrine.
Mi riferiscono in particolare
agli episodi di Nicotera Marina e di Limbadi».
La rappresentante del movimento antimafia “Ammazzateci tutti”, desiderosa di vedere il territorio senza la pressione asfissiante dei clan mafiosi aggiunge: «Vivo a Limbadi e vorrei vedere i miei concittadini vessati dalla ‘ndrangheta fare la fila per denunciare in caserma e non mettersi in
fila nei bar per offrire il caffè a
boss ed affiliati. Continuare a
prestare il proprio “consenso
sociale” alla ‘ndrangheta equivale a conferire ai peggiori criminali legalità. Il nostro – pro-
I locali dello stabilimento balneare Miragolfo distrutti dalle fiamme
segue – pieno sostegno a chi
decide di non sottostare ai soprusi della criminalità organizzata nella concreta speranza che in una delle roccaforti
della ‘ndrangheta possa divenire la regola e non rimanere
l’eccezione».
A fare quadrato attorno agli
imprenditori, finiti sotto il tiro
del crimine organizzato, l’altro ieri era stato il segretario
generale della Fillea Cgil Luigi
Denardo il quale aveva invita-
to le forze sociali a fare fronte
comune per frenare lo strapotere delle ‘ndrine che con il
pugno di ferro governano ampi settori della vita economica
della
provincia
vibonese.(l.f.)
o poi finiranno col ribaltare l’attuale situazione di criminalità in
cui versa il nostro Sud?». Una
nuova coscienza che si fa spazio e
che chiama alla mobilitazione.
Chiede questo anche il sen. Francesco Bevilacqua che esprime la
sua vicinanza a Lopreiato e ribadisce il suo impegno in questa lotta. Solidarietà e impegno che vede anche la Cgil in campo accanto
al caposervizio della redazione vibonese. Il segretario Franco Garufi, infatti, invoca con urgenza
«un’iniziativa incisiva e rapida di
tutte le organizzazioni e della società per affermare le ragioni della legalità contro la barbarie mafiosa». E sulla stessa lunghezza il
coordinamento provinciale del
Movimento Scopelliti che ha voluto riunirsi per fare il punto sulla
situazione che offusca il Vibonese. Un messaggio «all’uomo e al
professionista» per «l’impegno
che contraddistingue il suo lavoro
quotidiano». Chiedono che sia
fatta luce. Così come fa il Circolo
vibonese della Stampa, presieduto da Giuseppe Sarlo, che condanna il grave gesto e ribadisce come
lo Stato debba «difendere e proteggere» chi come Lopreiato «si
distingue per il il suo coraggio
professionale e la sua ferma capacità di denuncia». Condanna e solidarietà, poi, anche dal Circolo
Il giudice
Romano De
Grazia: le parole
fanno tremare la
‘ndrangheta
ra per la Regione, sarà liquidato, ogni provincia dovrà
attrezzarsi. In questo delicato settore a poco servono,
dunque, demagogie e strumentalizzazioni, nè può essere utile l’ambientalismo urlato e poco realistico. Lo stesso
utilizzato dal presidente della provincia Francesco De Nisi che in merito alla realizzanda discarica di San Calogero finora ha fatto solo proclami. Il senso – ha proseguito – realistico di affrontare le
cose dovrebbe spingere al
contrario al dialogo costruttivo tra le forze politiche, così
come ad esempio sta avvenendo al comune di Rende
dove il centrodestra e il Partito democratico hanno avviato un percorso comune sul
fronte dello smaltimento dei
rifiuti e sulla possibile realizzazione di un termovalorizzatore».
Mazzeo, conclude puntando il dito contro il vice presidente del consiglio comunale
Giovanni Russo (Pd) il quale,
a suo dire, non abbia mai preso in considerazione di aprire
un dibattito serio sul fronte
della tutela ambientale.
della stampa cosentina presieduto da Gregorio Corigliano, dall’assessore comunale Nicolino La
Gamba e dal consigliere comunale del Pd Giovanni Russo e dal sindaco di Mileto Vincenzo Varone.
Un pensiero e un invito ad andare avanti, così come quello di
Maximiliano Granata e dell’on.
Francesco Pionati (Alleanza di
centro). Solidarietà che giunge
anche da Lorenzo Passaniti, da
Raffaele Greco, dai giornalisti
Maurizio Bonanno e Patrizia Venturino, da Eduardo Meligrana, da
Francesco Procopio, da Lia Staropoli del movimento “Ammazzateci tutti” e da Domenico Petrolo del
dipartimento informazione del
Pd, da Franco Corbelli. Un coro
per ribadire la necessità di stare
accanto a Lopreiato e fare fronte
comune contro la spavalderia della criminalità, «che ha raggiunto –
scrive Nello Ruello – livelli incredibili se da un carcere viene spedita una lettera come quella arrivata a Lopreiato».(s.m.)
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26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034
«118»
Servizio d’emergenza sanitaria.
Centralino - Tel. 0963/962700
OSPEDALE CIVILE
Centralino tel. 9621
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Centralino - Tel. 0963/777111
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20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario,
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ACQUARO tel. 353289
ARENA tel. 355312
BRIATICO tel. 391946
CAPISTRANO tel. 325548
CESSANITI tel. 501005
DINAMI tel. 0966/904478
DRAPIA (Brattirò) tel. 68455
FABRIZIA tel. 314156
FILADELFIA tel. 0968/724425
GEROCARNE (Ciano) tel. 356314
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LIMBADI tel. 85990
MAIERATO tel. 253399
MILETO tel. 336303
MONGIANA tel. 311214
MONTEROSSO CALABRO, 325557
NARDODIPACE tel. 313135
NICOTERA tel. 886222
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PIZZONI tel. 358688
POLIA tel. 321157
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ROMBIOLO tel. 366011
SAN CALOGERO tel. 361092
SAN COSTANTINO CAL., 331574
SAN GREGORIO D’IPPONA 261483
SAN NICOLA DA CRISSA, 73013
SANT’ONOFRIO tel. 267214
SERRA SAN BRUNO tel. 71354
SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776
SORIANO CALABRO tel. 351433
SPILINGA tel. 65500
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Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del
socc.) tel. 0963/471750
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Tel. 0963/599111
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Viale Matteotti - Tel. 0963
42014-472105
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Tel. 41490
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OSPEDALE CIVILE DI SORIANO
OSPEDALE CIVILE
DI SERRA SAN BRUNO
OSPEDALE CIVILE DI TROPEA
Centralino - Tel. 0963/962800
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Pronto intervento, 113
Ufficio stranieri tel. 0963/965515
Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549
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