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AMBITO DISTRETTUALE 4.2

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AMBITO DISTRETTUALE 4.2
AMBITO DISTRETTUALE 4.2 - TARCENTO
COMUNI di Attimis – Cassacco – Faedis – Lusevera – Magnano in Riviera
Nimis – Povoletto – Reana del Rojale – Taipana – Tarcento – Tricesimo
Servizio Sociale dei Comuni
PIANO DI ZONA 2013/2015
1
INDICE
Pag.
CAPITOLO 1 - IL PROFILO DI COMUNITÀ
3
1.1 IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
1.1.1 – I cambiamenti socio demografici
1.1.2 – Il contesto economico e il mercato del lavoro
3
3
5
1.2. I BISOGNI DELLA POPOLAZIONE
9
1.3 I SERVIZI E LE RISORSE DISPONIBILI
12
1.4 IL QUADRO INTERPRETATIVO
14
CAPITOLO 2 - LA GOVERNANCE DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE
16
CAPITOLO 3 - AZIONI DI SISTEMA
20
20
27
3.1 AZIONI DI SISTEMA: SOCIALI
3.2 AZIONI DI SISTEMA : SOCIO-SANITARIE
CAPITOLO 4 - AREE DI INTERVENTO: OBIETTIVI STRATEGICI, PRIORITÀ DEL PDZ,
AZIONI, TEMPI E RISORSE
35
4.1 AREA MINORI E FAMIGLIA
35
4.2
AREA DISABILITA’
45
4.3.
AREA ANZIANI
50
4.4.
AREA DIPENDENZE E SALUTE MENTALE
55
4.5.
AREA POVERTA’, DISAGIO ED ESCLUSIONE SOCIALE
59
CAPITOLO 5 – LE RISORSE DEL PDZ
62
CAPITOLO 6 – IL MONITORAGGIO, LA VERIFICA ELA VALUTAZIONE DEL PDZ
63
CAPITOLO 7 – IL PROGRAMMA ATTUATIVO ANNUALE
65
ALLEGATI:
a) Nomenclatore degli interventi e dei servizi sociali, sanitari e sociosanitari
b) Scheda anagrafica del SSC
c) Scheda obiettivo 3
d) Schede PAA 2013
e) Schema riassuntivo risorse PAA 2013
1
23
33
35
74
2
CAPITOLO 1
IL PROFILO DI COMUNITÀ
1.1 IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
1.1.1 – I CAMBIAMENTI SOCIO DEMOGRAFICI
La popolazione complessiva dell’ambito 4.2 di Tarcento registra nel corso degli ultimi dieci anni
una crescita percentuale inferiore a quella registrata nei Comuni dei distretti sanitari dell’Azienda per
i servizi sanitari Medio Friuli e al dato medio provinciale. La tab. 1 evidenzia gli scostamenti rilevati ai
censimenti generali della popolazione relativi all’anno 2001 e 2011. Anche nel territorio dell’ambito i
dati censuari evidenziano la maggior crescita delle famiglie rispetto alla popolazione: a fronte di una
crescita complessiva della popolazione, sia pur inferiore rispetto ad altri contesti, si registra
complessivamente una crescita superiore delle famiglie. La tendenza, che si riscontra sia a
livellonazionale che regionale, va interpretata assieme al dato relativo al numero medio dei
componenti per famiglia, che si è ulteriormente ridotto. Tutto ciò è conseguenza dei mutamenti delle
strutture familiari dovuti ai cambiamenti demografici, sociali ed economici della nostra società:
tendono a diminuire le famiglie numerose e a crescere le famiglie uni personali, anche in
conseguenza al progressivo invecchiamento della popolazione.
Tab. 1 - Popolazione, famiglie e numero medio dei componenti ai Censimenti 2001 e 2011, valori assoluti
Censimento 2001
Comune
Totale
Censimento 2011
Numero
Famiglie
Numero
medio
componenti
Totale
Numero
Famiglie
Numero
medio
componenti
M
F
MF
M
F
MF
886
947
1.833
814
2,24
903
960
1.863
853
2,14
Cassacco
1.399
1.450
2.849
1.163
2,44
1.415
1.496
2.911
1.267
2,29
Faedis
1.534
1.536
3.070
1.239
2,46
1.482
1.532
3.014
1.304
2,28
393
395
788
383
1,99
346
354
700
367
1,89
1.121
1.167
2.288
911
2,51
1.167
1.199
2.366
998
2,34
Nimis
1.362
1.463
2.825
1.148
2,41
1.369
1.409
2.778
1.222
2,25
Povoletto
2.581
2.695
5.276
2.043
2,58
2.718
2.854
5.572
2.342
2,38
Reana del Rojale
2.252
2.474
4.726
1.925
2,45
2.425
2.607
5.032
2.183
2,30
354
361
715
359
1,89
355
324
679
368
1,82
Tarcento
4.066
4.650
8.716
3.596
2,36
4.311
4.784
9.095
4.051
2,21
Tricesimo
Attimis
Lusevera
Magnano
Riviera
in
Taipana
3.451
3.854
7.305
2.988
2,40
3.628
3.981
7.609
3.356
2,25
TotaleAmbito 4.2
Tarcento
19.399
20.992
40.391
16.569
2,41
20.119
21.500
41.619
18.311
2,25
Totale ASS n. 4
Medio Friuli
161.221
175.555 336.776
139.459
2,40
168.722
182.613
351.335
157.445
2,22
Totale Provincia
di Udine
249.961
268.879 518.840
212.572
2,42
258.689
276.741
535.430
238.482
2,23
Fonte: 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, 2001; 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni,
2011 (dati famiglie provvisori)
3
Tab. 2–Variazione della popolazione e delle famiglie ai Censimenti 2001 e 2011, valori %
RAFFRONTOCENSIMENTI
Comune
Differenza pop. 2011 - 2001
Vazione % della Vazione % delle
pop.
ai famiglie
ai
Censimenti:
Censimenti:2011/
2011/ 2001
2002
M
F
MF
Attimis
17
13
30
1,64
4,79
Cassacco
16
46
62
2,18
8,94
Faedis
-52
-4
-56
-1,82
5,25
Lusevera
-47
-41
-88
-11,17
-4,18
Magnano in Riviera
46
32
78
3,41
9,55
7
-54
-47
-1,66
6,45
Povoletto
137
159
296
5,61
14,64
Reana del Rojale
173
133
306
6,47
13,40
1
-37
-36
-5,03
2,51
Tarcento
245
134
379
4,35
12,65
Tricesimo
177
127
304
4,16
12,32
TotaleAmbito 4.2 Tarcento
720
508
1.228
3,04
10,51
Totale ASS n. 4 Medio Friuli
7.501
7.058
14.559
4,32
12,90
Totale Provincia di Udine
8.728
7.862
16.590
3,20
12,19
Nimis
Taipana
Fonte: 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, 2001; 15° Censimento generale della popolazione
e delle abitazioni, 2011 (dati famiglie provvisori)
Se analizziamo i dati relativi agli ultimi cinque anni (2006 – 2010) le considerazioni sopra indicate
non modificano l’andamento generale del decennio. La popolazione complessiva dell’ambito 4.2 di
Tarcento registra, nel quinquennio 2006-2010, una lieve crescita (+0,9%), inferiore di un punto
rispetto a quella rilevata a livello provinciale e regionale (+1,9%). Il saldo demografico totale si
mantiene positivo fino al 2009 grazie al saldo migratorio sempre positivo, a fronte di un saldo
naturale che si mantiene invece sempre negativo. Le dinamiche di crescita della popolazione risultano
differenziate nelle diverse zone dell’ambito, con un aumento lievemente più marcato della
popolazione in alcuni tra i comuni di maggiori dimensioni (Tarcento, Tricesimo, Povoletto e Reana del
Rojale). Un decremento dei residenti si rileva invece in alcuni tra i comuni con un numero di residenti
più basso, in particolare Lusevera, Taipana, ma anche Nimis.
I nati complessivi nei comuni dell’ambito nel 2010 sono 310, di cui 34 stranieri, e il tasso di
natalità, pari al 7,4 per mille, risulta al di sotto di quello provinciale e regionale. La popolazione
residente risulta inoltre caratterizzata, in misura particolarmente marcata rispetto al complesso della
realtà provinciale, dal noto fenomeno dell’invecchiamento. Cresce infatti significativamente negli
anni la componente più anziana della popolazione dell’ambito (di oltre il 5% dal 2006), mentre si
registra una crescita molto modesta della popolazione dei minori (inferiore all’1% dal 2006); la
popolazione adulta risulta invece in diminuzione (-0,6%). Nel 2010 l’età media della popolazione è di
45,8 anni (un dato più elevato della media provinciale e regionale), il 14,6% dei residenti ha meno di
18 anni, il 61,6% ha dai 18 ai 64 anni e il 23,8% ha 65 anni e più. L’indice di vecchiaia (194,92) a livello
di ambito riflette la presenza quasi due anziani per ogni minore 0-14 anni residente, mentre l’indice
di dipendenza senile (37,18) evidenzia la presenza di un anziano ogni 2,7 persone in età attiva (15-64
anni); l’indice di struttura della popolazione attiva (141.14), infine, riflette la prevalenza della
componente più anziana (40-64 anni) dei residenti in età attiva. Anche in questo caso si rilevano
4
sensibili differenze tra comuni mediamente più “giovani” quali Povoletto, Reana del Rojale e
Magnano in Riviera e comuni più “vecchi” come Lusevera e Taipana.
I residenti stranieri sono nel 2010 2.207 (con un aumento del 45,6% rispetto al 2006) e
rappresentano il 5,3% della popolazione complessiva, con un’incidenza del 9,8% sui residenti tra i 18
e i 35 anni e del 7,5% sui minori. La struttura della popolazione straniera risulta significativamente più
giovane rispetto a quella degli italiani, si compone infatti del 20,9% di minori, 74,8% di adulti, e solo
per il 4,2% circa di anziani.
Le famiglie registrate nell’ambito al censimento del 2011 sono 18.311, con un aumento del
10,51% rispetto al censimento del 2001; si rileva una diminuzione del numero medio di componenti
per famiglia, che passa da 2,41 nel 2001 a 2,25 nel 2011.
1.1.2 IL CONTESTO ECONOMICO E IL MERCATO DEL LAVORO
La situazione economica dei Comuni che compongono l’ambito è strettamente correlata a quella
dei contesti più ampi, regionale e provinciale, in cui si collocano. L’attuale crisi economica ha avuto
un notevole impatto nella provincia di Udine, soprattutto sul versante del mercato del lavoro. In
ambito regionale, da questo punto di vista, la provincia di Udine si pone in una posizione intermedia
tra quella di Pordenone che, nonostante le difficoltà, ha dimostrato la maggiore capacità di reazione
alla crisi, e l’area isontino-giuliana che a partire dal 2007 ha subito un progressivo e ininterrotto calo
dell’occupazione.
In provincia di Udine il numero di occupati, secondo le stime dell’Istat, è diminuito di circa 6.300
unità nel biennio 2007-2009, mentre il successivo periodo 2009-2011 ha segnato una parziale
inversione di tendenza (+1.100 unità). In proposito occorre ricordare che il 2007 è stato l’anno più
favorevole nell’ultimo decennio dal punto di vista dell’economia e del mercato del lavoro, mentre
l’inizio della crisi tuttora in corso si può far risalire al 2008. Nell’intero periodo 2007-2011 gli occupati
sono passati da quasi 229.000 a meno di 224.000, con una flessione in termini percentuali del 2,3%.
Tale variazione negativa sottintende però due dinamiche di segno opposto: da una parte il forte
ridimensionamento della componente maschile (-6,6%), dall’altra la crescita di quella femminile
(+3,9%). In effetti la crisi ha colpito maggiormente il comparto manifatturiero, un segmento
particolarmente importante per il tessuto produttivo provinciale, contraddistinto generalmente da
una più alta intensità di lavoro maschile. Negli ultimi anni, invece, sono state le donne ad accrescere il
proprio livello di partecipazione al mercato del lavoro, fenomeno che si collega probabilmente alla
migliore tenuta del comparto terziario. Inoltre la riduzione del principale reddito familiare, di solito
quello maschile, ad esempio a causa di procedure di cassa integrazione guadagni o peggio di
licenziamenti, ha spinto un numero crescente di donne a entrare o rientrare nel mercato del lavoro.
Si tratta di un esito non scontato della crisi, anche guardando a passati periodi di difficoltà
occupazionale in cui era la componente femminile a subire maggiormente le conseguenze negative.
Parallelamente alla diminuzione dell’occupazione è aumentato il numero dei disoccupati, passati in
provincia di Udine da 8.100 nel 2007 a 14.300 nel 2010; nel 2011 si osserva una flessione del numero
di persone in cerca di un impiego, che tornano a quota 11.500. Il tasso di disoccupazione provinciale
ha toccato il massimo valore nel 2010, quando era pari al 6%, per scendere al 4,9% l’anno successivo.
5
Il tasso di disoccupazione giovanile, calcolato in corrispondenza della fascia di età 15-24 anni, nel
2011 era pari al 18,2%, contro il 20,9% regionale.
Per comprendere meglio la serietà della crisi che riguarda il tessuto produttivo della provincia di
Udine ormai da diversi anni, è utile osservare anche il numero di ore di cassa integrazione guadagni
concesse alle imprese. Il ricorso a tale ammortizzatore sociale, infatti, costituisce un importante
indicatore dello stato di salute di un’economia, soprattutto del settore industriale. Le ore di cassa
integrazione guadagni in provincia di Udine hanno registrato un fortissimo incremento nell’arco di
pochi anni: si è passati da meno di 1 milione di ore nel 2007 a 10,4 milioni nel 20111. La maggior parte
delle ore concesse riguarda inoltre gli interventi straordinari, che indicano la persistenza di numerose
e diffuse crisi strutturali, che spesso portano al ridimensionamento dell’organico delle imprese se non
alla chiusura dell’attività produttiva (interessano infatti i casi di ristrutturazione, riorganizzazione,
riconversione, crisi aziendale, fallimento, procedure concorsuali).
I dati relativi al primo semestre del 2012 evidenziano infine un livello di ore di cassa integrazione
ancora elevato, superiore a 4 milioni, chiaro segnale della persistenza di un diffuso malessere tra le
imprese della provincia. Tale difficoltà del sistema produttivo è confermata dalle principali previsioni
a livello macroeconomico, che indicano un inasprimento della crisi nel corso del 2012.
Le dinamiche provinciali illustrate hanno caratterizzato negli ultimi anni anche l’economia e il
mercato del lavoro dell’ambito distrettuale di Tarcento, con alcune rilevanti specificità.
Negli ultimi anni si rileva un consistente calo del numero di imprese attive nell’ambito distrettuale
di Tarcento, pari a -6% tra il 2006 e il 2009 (oltre 200 imprese in meno); nell’ultimo biennio tale
impoverimento del tessuto produttivo è proseguito (-0,9% tra 2009 e 2011, Tab. ). La diminuzione
riscontrata nel periodo 2009-2011 è concentrata nel settore primario e nell’industria. Il calo del
numero delle aziende agricole è in linea con le tendenze generali di lungo periodo che interessano da
decenni il settore primario, caratterizzato da un processo di ristrutturazione e di espulsione delle
imprese più marginali; l’industria, invece, è il comparto maggiormente colpito dall’attuale crisi
economica. La crescita registrata nell’ambito delle costruzioni riguarda quasi esclusivamente le ditte
individuali, mentre nel terziario si registra un incremento nell’ambito dei servizi di informatica e delle
attività professionali.
Tab. 3 - Imprese attive per settore, 2009-2011
2009
2010
2011
var. ass. 2009-11
var. % 2009-11
Agricoltura
834
821
794
-40
-4,8
Industria
401
390
383
-18
-4,5
Costruzioni
622
630
639
17
2,7
Commercio
641
652
632
-9
-1,4
Alberghi e ristoranti
273
272
277
4
1,5
Servizi
527
540
546
19
3,6
5
1
1
-4
-80,0
3.303
3.306
3.272
-31
-0,9
Non class.
Totale
Fonte: elaborazioni su dati Movimprese di Infocamere
1
La fonte dei dati sulla cassa integrazione guadagni è l’Inps.
6
Si può inoltre rilevare che, a livello di forme giuridiche, le società cooperative sono le uniche a non
mostrare una diminuzione nell’ultimo biennio (Tab. ); si tratta sicuramente di un dato interessante che
meriterebbe un ulteriore approfondimento. Esistono diversi studi che analizzano in determinati
contesti la migliore tenuta di tali forme giuridiche, legata a fattori quali il grado di
patrimonializzazione dovuto alla capitalizzazione degli utili, la maggiore coesione dovuta alla
presenza di soci-lavoratori che condividono scelte che possono comportare anche sacrifici in vista di
una migliore situazione futura, ilrapporto con i territori in cui operano e le maggiori capacità di
cogliere le opportunità che questi offrono.
Tab. 4- Imprese attive per forma giuridica, 2009-2011
2009
2010
2011
var. ass. 2009-11
var. % 2009-11
Soc. capitali
382
388
378
-4
-1,0
Soc. persone
538
531
532
-6
-1,1
2.338
2.342
2.314
-24
-1,0
45
45
48
3
6,7
3.303
3.306
3.272
-31
-0,9
Ditte individuali
Altre forme
Totale
Fonte: elaborazioni su dati Movimprese di Infocamere
I dati relativi alla dinamica delle imprese mettono in luce anche alcune differenze territoriali: da
una parte i comuni montani in cui prosegue il declino del sistema produttivo (Lusevera, Taipana,
Attimis, Nimis), dall’altra ci sono comuni come Cassacco (per quanto riguarda il terziario) e Povoletto
(per l’edilizia) che hanno unadiscreta capacità di attrazione.
Fig. 1 - Avviamenti e cessazioni (variazione % 2009-2011)
7 ,6
8,0
A VVIAMEN TI
7,0
C E SS A Z IO N I
6,0
5,0
4 ,1
4 ,2
4,0
3,0
2,3
2 ,2
2,0
1,0
0 ,4
0,0
A m b i to T a rc e n to
Pro v. U D
Fonte: elaborazioni su dati Ergon@t
7
FVG
I dati riguardanti il mercato del lavoro indicano che il biennio 2009-2011 ha fatto registrare
nell’ambito distrettuale di Tarcento una scarsa dinamicità del turnover occupazionale; i movimenti di
assunzione2, infatti, rispetto al 2009 (l’anno per ora più drammatico della crisi) sono cresciuti solo del
2,2% (Fig. 1), in misura decisamente inferiore rispetto al contesto provinciale (+7,6%) e anche a quello
regionale (+4,2%).
In controtendenza rispetto a quanto avviene a livello provinciale e regionale, diminuiscono le
assunzioni che riguardano la componente femminile (-4,7%) e crescono quelle degli uomini (+13%).
Le assunzioni degli stranieri hanno un peso poco elevato (13%), ma crescono di più (+11%,
soprattutto quelle dei cittadini comunitari) rispetto a quelle degli italiani (+0,9%).
Per quanto concerne le tipologie contrattuali, anche nell’ambito distrettuale di Tarcento si
riscontrano alcune tendenze di portata più generale. I nuovi rapporti di lavoro sono ormai sempre più
di rado a tempo indeterminato (in due anni sono passati dal 16% al 12%,
Tab.5), mentre prevalgono sempre di più i contratti a termine o le forme contrattuali cosiddette
atipiche come il lavoro somministrato e il lavoro parasubordinato. In particolare queste due ultime
tipologie contrattuali risultano in proporzione più diffuse nell’ambito distrettuale in esame rispetto al
resto del territorio provinciale. Negli ultimi anni è inoltre degna di nota la crescita dei contratti di
lavoro intermittente (o a chiamata), che si rileva soprattutto nel terziario per soddisfare i fabbisogni
professionali particolarmente flessibili espressi dalle aziende, principalmente nel comparto
alberghiero e della ristorazione. Si tratta di un contratto mediante il quale un lavoratore si mette a
disposizione del datore di lavoro per svolgere determinate prestazioni di carattere discontinuo o
intermittente (individuate dalla contrattazione collettiva nazionale o territoriale) o per svolgere
prestazioni in determinati periodi nell'arco della settimana, del mese o dell'anno. L’espansione del
ricorso a tale tipologia contrattuale può in certi casi anche sottintendere fenomeni di emersione del
lavoro sommerso, proprio per l’estrema flessibilità della tipologia contrattuale. Anche la rilevante
incidenza del lavoro domestico può assumere delle sfumature analoghe, in quanto riguarda
soprattutto il lavoro di cura e assistenza delle cosiddette “badanti”, su cui in regione sono state fatte
da tempo diverse sperimentazioni.
Tab.5 – Movimenti di assunzione per tipologia contrattuale nell’ambito di Tarcento (val. %)
Apprendistato e formazione lavoro
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Parasubordinato
Somministrato
Intermittente
Tirocinio
Lavoro domestico
Lsu, Lpu
Totale
Fonte: elaborazioni su dati Ergon@t
2009
2010
2011
Prov. UD 2011
4,1
37,7
16,3
13,8
16,9
5,2
2,3
3,5
0,3
100,0
4,2
35,3
15,2
12,9
18,9
6,3
2,8
3,6
0,8
100,0
3,8
39,2
12,0
12,5
18,8
6,3
2,7
3,9
0,9
100,0
3,5
43,3
11,7
10,9
14,9
8,7
2,4
3,8
0,8
100,0
2
Si precisa che le assunzioni e le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state attribuite all’ambito distrettuale in esame in base al
domicilio dei lavoratori interessati.
8
Il quadro complessivo che emerge dall’analisi svolta indica pertanto che, a fronte delle difficoltà
degli ultimi anni, le imprese hanno reagito utilizzando quasi esclusivamente contratti di breve durata
che implicano costi inferiori nel caso di interruzione e minori garanzie e sicurezze per i lavoratori. Le
nuove assunzioni a tempo indeterminato sono sempre meno numerose, e non aumenteranno
significativamente finché non si ritornerà ad una fase di sostenuta crescita economica, mentre si
registra una ripresa solo dei contratti più flessibili, come il tempo determinato, il lavoro
somministrato, il lavoro intermittente, il lavoro parasubordinato.
I flussi di ingresso nelle liste di mobilità, che corrispondono ad altrettanti posti di lavoro persi,
costituiscono un sensibile indicatore dello stato di salute di un sistema produttivo, in particolare del
settore industriale. In merito si osserva che le richieste di ingresso in mobilità, dopo il picco raggiunto
nel 2009, sono diminuite anche nell’ambito di Tarcento (-6,4%) seppure in misura inferiore rispetto
alla provincia di Udine nel suo complesso (-18,7%) e al dato regionale (-13%). Tale diminuzione
conferma la moderata tendenza al miglioramento dell’economia e del mercato del lavoro nell’ultimo
biennio anche nell’ambito distrettuale di Tarcento, nonostante il perdurare della crisi economica, che
sta mostrando un nuovo peggioramento nel corso del 2012.
1.2
I BISOGNI DELLA POPOLAZIONE
L’analisi dei bisogni della popolazione si basa su due fonti informative: il sistema informativo
dell’Ambito distrettuale e quello dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 “Medio Friuli”. Il sistema
informativo dell’Ambito distrettuale fa riferimento sulla Cartella sociale informatizzata, l’applicativo
regionale utilizzato dagli Assistenti Sociali e in grado di offrire dati inerenti l’utenza e gli interventi
attivati.
Al fine di rilevare i problemi di salute maggiormente rappresentati nella popolazione distrettuale,
sono stati esaminati i tassi di ospedalizzazione per diverse patologie, quale indice indiretto di salute
della popolazione. Nel Distretto Sanitario di Tarcento, come quasi tutti i Distretti della Regione, il
ricorso all'ospedale si è progressivamente ridottonegli ultimi 5 anni, anche se il tasso di ricovero
standardizzato (con il quale si definisce che la struttura della popolazione sia la stessa nelle diverse
aree geografiche confrontate ) dei residenti nel Distretto risulta leggermente più alto rispetto agli
altri distretti dell’ASS 4 “Medio Friuli”. I ricoveri per i DRG(Diagnosis related group) medici sono
risultati avere una frequenza maggiore rispetto ai DRG chirurgici, fenomeno probabilmente
determinato dalla maggiore popolazione anziana che richiede un’assistenza più intensa per
problematiche sanitarie acute e croniche, o anche dalla vicinanza e recettività delle strutture
ospedaliere. Complessivamente anche la frequenza relativa ai ricoveri con DRG medici sembra
essere comunque leggermente in calo nell’ultimo quinquennio.Un ulteriore dato positivo, che si
evidenzia dai dati sui tassi di ricovero, riguarda i ricoveri ripetuti nella popolazione anziana del
Distretto. Infatti, nel Distretto Sanitario di Tarcento, la % di ≥ 65 con ricoveri ripetuti entro un anno è
del 33,79% nel triennio 2008 – 2010, di molto inferiore rispetto a quella degli altri distretti dell’ASS 4
e della Regione. Dall’esame è emerso che tassi di ospedalizzazione standardizzati per Bronco
Pneumopatia Cronico Ostruttiva (BPCO) nel periodo 2005-2010 sono risultati a Tarcento al di sopra
della media. Infatti, il tasso standardizzato relativo al Distretto Sanitario di Tarcento è 13,1 rispetto
ad una media regionale di 10,1%, ed è più alto rispetto agli altri distretti dell’ASS 4 “Medio Friuli”.
Inoltre, per quanto riguarda il tasso standardizzato di ospedalizzazione relativo a complicanze a lungo
termine del diabete, nel Distretto Sanitario di Tarcento corrisponde a 4,3%, rispetto alla media
regionale di 2,6%. Questi due valori comportano comunque la necessità di approfondire
9
ulteriormente l’analisi, anche utilizzando base dati più specifiche. Una delle prime ipotesi che
potrebbe giustificare questi fenomeni, è l’alto numero di posti letto in strutture per anziani non
autosufficienti convenzionate e non convenzionate presenti nel territorio di Tarcento (490
plconvenzionati). Da ciò la necessità di verificare la provenienza dei ricoverati per BPCO o per
complicanze a lungo termine del diabete. Rispetto a queste problematiche, il Distretto ha da tempo
avviato una serie di progettualità in collaborazione con i medici di famiglia ed i servizi specialistici
aziendali, volte alla prevenzione e presa in carico delle persone affette da patologie croniche.
Considerato che le malattie croniche hanno un forte impatto sui servizi sanitari e sociali, per la
necessità di seguire e gestire a lungo termine i pazienti. Le progettualità già avviate a favore degli
assistiti affetti da patologie croniche sono da mantenere ed implementare anche nei prossimi anni.
Per quanto attiene ai dati di mortalità standardizzata per tutte le cause si osserva un valore
leggermente più alto nel territorio del Distretto, rispetto a quello Aziendale e Regionale, in
particolare per quanto riguarda i tumori, le malattie del sistema cardio circolatorio e respiratorio.
Fra le progettualità rivolte a favore di assistiti affetti prevalentemente da patologie croniche,
risultano di rilievo l’assistenza infermieristica e riabilitativa ambulatoriale e domiciliare distrettuale.
Per quanto riguarda l’assistenza infermieristica, nell’anno 2010, risulta che quasi il 10% degli anziani
residenti nel Distretto è stato preso in carico dal servizio infermieristico domiciliare e l’8% dal servizio
infermieristico ambulatoriale , percentuali più alte rispetto alle medie aziendali e in linea con le
medie regionali. Per quanto riguarda l’assistenza riabilitativa domiciliare, risulta che nel corso del
2010 il 4.4% degli ultrasessantacinquenni ha beneficiato del servizio, percentuale più alta rispetto alla
media aziendale e regionale. Per quanto concerne i pazienti neoplastici in fase avanzata di malattia, si
ritiene necessario continuare ad assicurare l’assistenza domiciliare in collaborazione con i medici di
famiglia. I dati relativi al quinquennio 2007 – 2011 indicano una progressiva diminuzione dei pazienti
che decedono in ospedale, un aumento dei decessi a domicilio con migliore qualità di vita. Durante il
periodo di assistenza domiciliare, il 38% degli assistiti non ha avuto alcun ricovero. Il periodo medio di
assistenza domiciliare è stato di 71 giorni. Il rapporto tra giorni di degenza ospedaliera e giorni di
assistenza domiciliare oncologica, dei pazienti presi in carico dai servizi del Distretto, è stato di 1/8. I
servizi territoriali nei prossimi anni devono mantenere il loro impegno a favore delle cure domiciliari,
considerato che le persone malate di neoplasia, in cure palliative, possono essere efficacemente
curate al proprio domicilio, rimanendo il più a lungo possibile nella loro casa, ricevendo cure
personalizzate e umanizzate.
L’analisi dei dati registrati dalla CSI e analizzati dal Servizio Sociale dei Comuni mette in luce che la
popolazione in carico ai servizi Sociali dei Comuni rappresenta negli ultimi tre anni il 3,2 % del totale
della popolazione dell’Ambito . Il dato numero degli utenti con progetto personalizzato si è attestato
a circa 1300 persone con un percentuale di circa un terzo di utenti che presentano disabilità. Gli
stranieri incidono per circa il 4/5% degli utenti in carico. In prevalenza gli utenti del SSC sono anziani:
nel 2011 gli anziani erano il 49,5%. Seguono gli adulti che rappresentavano il 37,7% e i minori il
12,8%.
10
Tab. 6 – Utenti con progetto personalizzato del SSC, 2008-2011
Anno
UTENTI con progetto
personalizzato
Utenti/ pop
2008
1150
3,4
2009
1318
3,2
2010
1309
3,2
2011
1306
3,2
Anno
Disabili
% disabili /Utenti
2008
509
35,4
2009
481
33,5
2010
516
39,6
2011
501
38,3
Anno
Stranieri
% stranieri /Utenti
2008
56
4,9
2009
70
5,3
2010
2011
68
52
5,2
4,3
Le problematiche prevalenti per i minori in carico sono quelle connesse alle competenze del ruolo
genitoriale, quelle scolastiche e quelle connesse alle disabilità. Gli adulti in carico al SSC, invece,
evidenziano soprattutto problematiche di precarietà economica, a cui seguono situazioni di disabilità
o di parziale non autosufficienza e in terza posizione le problematiche riconducibili all’instabilità
lavorativa o alla difficoltà di inserimento lavorativo (in costante aumento e spesso sottese alle prime).
L’utenza anziana, infine, viene presa in carico principalmente per la perdita parziale o totale
dell’autosufficienza, nonché per le problematiche legate all’assistenza personale e domiciliare.
Tab. 7 – Utenti con progetto personalizzato del SSC per problematiche prevalenti
PROBLEMATICHE PREVALENTI
MINORI
ADULTI
ANZIANI
1° Ruolo genitoriale + disagio
psicologico
1° Precarietà economica
1° Autosufficienza parziale
2° scolastiche
2° Disabilità + parziale
autosufficienza
2° Non autosufficienza
3° disabilità
3° difficoltà lavorative +
disoccupazione lunga durata
3° Assistenza adulti-anziani
Gli interventi attivati dal SSC nei confronti delle persone in carico nel corso del 2011 fanno
riferimento a prestazioni di servizio sociale professionale, quali la valutazione sociale e integrata e la
consulenza psicosociale, per il 34,6% del totale; a interventi per la domiciliarità quali il servizio di
assistenza domiciliare e il servizio socio educativo territoriale, individuale o di gruppo, per il 44,3% dei
11
casi; a interventi di tipo economico per il 32,3% dei casi; a questi seguono con percentuali inferiori gli
interventi accoglienza in strutture residenziali, come l’inserimento in struttura protetta o in comunità
per minori, semiresidenziali e gli interventi legati alla casa e al lavoro.
I principali interventi che sono stati erogati nel corso del 2011 si possono ricondurre a cinque
tipologie: in ordine d’importanza numerica prevale il servizio di assistenza domiciliare, il servizio pasti
a domicilio e in parte il fondo per l’autonomia possibile che si rivolgono in particolare a utenti anziani;
a questi seguono gli interventi del fondo per l’autonomia possibile e del fondo di solidarietà, rivolti
essenzialmente a utenti adulti; infine, gli interventi di educativa territoriale, individuale o di gruppo e
gli interventi assistenziali/educativi a scuola rivolti a minori.
Tab. 8 – Utenti con progetto personalizzato del SSC per principali tipologia d’intervento, 2011
Tipologia intervento SSC
Utenza
N° utenti
Adulti
108
Fondo per l'autonomia possibile
Adulti e Anziani
210
Servizio di assistenza domiciliare
Anziani
338
Pasti a domicilio
Anziani
90
Minori/Famiglie
106
Fondo di solidarietà
Interventi socioeducativi individuale/gruppo
1.3 I SERVIZI E LE RISORSE DISPONIBILI
A completamento della descrizione dell’attività del servizio sociale, in questo paragrafo si riporta una
breve riflessione sul quadro complessivo e integrato dell’offerta, prendendo come riferimento
l’articolazione analitica dello schema predisposto dalle indicazioni regionali (Nomenclatore degli
interventi e dei servizi sociali, sanitari e sociosanitari). Uno specifico allegato (Allegato a ) descrive gli
interventi e i servizi sia sociali che sanitari di tutto il territorio dell’Ambito e del Distretto al fine di
evidenziare le sinergie di progettualità e operatività attive nel contesto dell'integrazione. L’elenco
degli interventi viene altresì articolato per soggetto attuatore (Distretto sanitario, Dipartimenti
aziendali, servizi in delega all’ASS 4 Medio Friuli, SSC Comuni, Associazioni e privati nonché per area
di utenza interessata).
Da uno sguardo d’insieme dei servizi, degli interventi e dei soggetti attuatori riportati nell’allegato a)
si può cogliere una tendenziale corrispondenza tra l’offerta di servizi e risorse presenti sul territorio
e
le
caratteristiche
demografiche
e
sociali
della
popolazione
residente.
La consistente presenza di servizi, interventi e risorse destinate alla popolazione anziana, ad
esempio, rappresenta una risposta alle esigenze del territorio rispetto al profilo demografico
illustrato, in cui l’incidenza della popolazione nella terza età costituisce un dato quantitativamente e
qualitativamente
significativo.
Allo stesso modo la quota di servizi e risorse destinate alla disabilità, genericamente intesa, risponde
ad un territorio in cui l’incidenza di tale problematica assume particolare significatività.
Da un primo sguardo di insieme si può quindi affermare che lo scenario complessivamente descritto
dal quadro dell’offerta assume caratteristiche di tendenziale congruenza rispetto alle problematiche
presenti sul territorio.
12
Parallelamente però è altrettanto corretto sottolineare come la panoramica delle risorse e dei servizi
presenti sia esaustiva in relazione alla declinazione di servizi e interventi prevista a livello nazionale
e regionale, non tralasciando alcuna tipologia essenziale di risorsa, fatto salvo che per le
problematiche legate a persone senza dimora o nomadi, la cui presenza sul territorio assume
dimensioni di scarsissimo rilievo.
Un secondo elemento caratterizzante è la distribuzione territoriale delle risorse, intese come
strutture fisiche, che vedono una naturale concentrazione nelle aree geografiche più urbane e
popolose, mentre i servizi essenziali alla persona continuano ad avere una diffusione capillare anche
all’interno dei territori montani o pedemontani, caratterizzati da isolamento abitativo e
invecchiamento della popolazione. In questo caso, in particolare, le politiche sociali e sanitarie
hanno garantito una dislocazione delle risorse consona alle esigenze della popolazione residente,
garantendo così una vicinanza alle esigenze delle fasce più vulnerabili o isolate.
Un terzo elemento caratterizzante il quadro dell’offerta dei servizi e degli interventi di questo
territorio, infine, è la forte integrazione tra settore sociale e settore sanitario le cui risorse si possono
cogliere accanto a ogni tipologia di servizio presentato nell’allegato a (parte seconda). Proprio grazie
a questa stretta “alleanza” vengono infatti coperti la maggior parte dei bisogni essenziali del
cittadino a fronte di un’offerta di servizi di natura privata proporzionalmente poco presente e il cui
incremento sotto il profilo di una articolazione e differenziazione dell’offerta, rappresenta, tra l’altro,
uno dei possibili traguardi di questo piano di zona.
Le risorse disponibili nei servizi sociali sono invece garantite da operatori che appartengono alla
Pianta Organica Aggiuntiva (POA) nonché da operatori delle ditte alle quali sono stati affidati alcuni
servizi e da operatori del privato sociale (cfr. Allegato b).
La POA dei Servizi sociali del Distretto di Tarcento consta, alla data del 31.12.2012, di n° 48 posti i cui
profili professionali sono evidenziati nella tabella sottoriportata.
Tab. 9 – Operatori della pianta organica aggiuntiva per numero di posti, profilo professionale, categoria, posti coperti, al
31.12.2012.
Profilo professionale
Responsabile SSC
Coordinatori di area
Assistenti sociali
Amministrativi
Assistenti domiciliari
Autista
Numero
operatori
Numero
operatori
equivalenti
Inquadramento
contrattuale
Orario
( FT/full time – PT-parttime ore)
1
1
Cat. D
1 PT- 33 ore
Cat. D
1 FT
1 PT- 30 ore
1 PT- 27 ore
9 FT
1 PT – 30 ore
1 PT – 18 ore
3
2,6
11
10,3
Cat. D
8
7,8
Cat. C
7 FT
1 PT – 30 ore
23
22,2
Cat. B
15 FT
2 PT - 33 ore
5 PT – 30 ore
1 PT – 24 ore
1 PT – 18 ore
1
1
Cat. B
1 FT
13
Operatori in esternalizzazione di servizio:
a) n° 1 operatore addetto sportello informativo lavoro
b) n° 1 operatore addetto sportello ricerca casa
c) n° 3 operatori addetti al trasporto disabili
d) n° 3 operatori addetti all’accompagnamento nel servizio trasporto disabili
e) n°1 psicopedagogista addetta al servizio di supporto psicologico dipendente da cooperativa
f) cooperative di servizi:
n° 7 educatori professionali;
n° 8 educatori con altra qualifica;
n° 57 educatori senza specifica qualifica.
g) n° 10 mediatori linguistici
1.4 IL QUADRO INTERPRETATIVO
Il contesto socio-demografico ed economico dei Comuni di riferimento dell’Ambito sono mutati
nel corso degli ultimi anni e il perdurare della crisi economica fa prevedere scenari futuri di
profonda incertezza non solo per le famiglie ma anche per tutti gli attori del sistema locale di
welfare, in primis le pubbliche amministrazioni La crisi occupazionale non ha mancato di far
sentire il proprio effetto sul tessuto sociale, in particolare sulla situazione delle famiglie. A
questo si aggiungono i mutamenti strutturali della popolazione, che nel corso dell’ultimo
decennio hanno registrano modifiche delle strutture familiari: tendono a diminuire le
famiglie numerose e a crescere le famiglie uni personali, anche in conseguenza del progressivo
invecchiamento della popolazione.Questo mette in luce la fragilità della famiglia e delle reti
naturali di fronteggiamento dei bisogni. I dati emergenti dell’utenza in carico ai servizi, unitamente
alla lettura integrata degli operatori istituzionali e del privato sociale, confermano questo
andamento, con una maggiore incidenza delle problematiche genitoriali e familiari e un crescente
ricorso all’assistenza per problematiche connesse alla fragilità economica, lavorativa e
psicologica, segno di una sempre più crescente vulnerabilità. Strettamente correlati a questi
andamenti risultano infatti anche l’aumento relativo delle problematiche minorili e la necessità
di un potenziamento del sistema di supporto alla domiciliarità per l’area degli anziani. A queste
dimensioni si aggiungono le criticità poste dalle continue evidenze collegate alla disabilità e
all’incremento della non autosufficienza.
Le diverse fonti informative utilizzate per il confronto sulle problematiche emergenti che si
aggiungono alle situazioni di disagio e di difficoltà da sempre presidiate dal SSC convergono
nell’evidenziare alcune problematiche nel rapporto tra bisogni dei cittadini e sistema dei servizi e
degli interventi sociali e sociosanitari del territorio, sulle quali si ritiene di concentrare gli interventi
del prossimo triennio.
Rispetto alle aree d’intervento individuate con riferimento all’utenza, sono emerse le seguenti
problematiche:
area minori e famiglia: criticità nell’integrare tempestivamente gli interventi per la tutela dei
minori tra tutti gli attori coinvolti (servizi sanitari, SSC e del Tribunale); i costi elevati degli
inserimenti dei minori in comunità; la difficoltà di potenziare interventi di affidamento
familiare. L’investimento sulla famiglia, sulle sue competenze e sulle sue relazioni viene
considerato
un impegno costante dell’Ambito ma che, a causa delle criticità
precedentemente evidenziate, va potenziato con nuovi interventi volti a sostenere e
14
responsabilizzare le famiglie. e la conseguente necessità di promuovere gruppi di auto mutuo
aiuto e più in generale di sensibilizzare la comunità a forme di sostegno solidale
area disabilità: la necessità di far fronte alle nuove esigenze derivanti dall’allungamento della
vita media delle persone con disabilità intellettiva ed ai bisogni che caratterizzano persone
giovani in uscita dal percorso scolastico, attraverso una riqualificazione dei centri diurni e la
promozione di soluzioni innovative ed alternative all’offerta del territorio; la necessità di
offrire alle famiglie un adeguato supporto nell’elaborazione ed affrontamento dei propri
bisogni, anche attraverso l’offerta di momenti di confronto ed aggregazione;
area anziani: si avverte la mancanza di servizi intermedi e flessibili a sostegno della
domiciliarità e la difficoltà a rispondere alla sempre maggiore complessità dei bisogni sanitari
e assistenziali degli anziani attraverso il solo servizio di assistenza domiciliare, sebbene venga
realizzato in modo integrato;
area dipendenze e salute mentale: la complessità delle problematiche afferenti a quest’area
impongono un ripensamento dei percorsi di presa in carico, che valorizzi la progettazione
integrata ed il coinvolgimento del terzo settore, attribuendo un’importanza strategica ai
progetti di integrazione socio-lavorativa, in un’ottica di recupero e di inserimento sociale; si
avverte,in questo senso, la necessità di rivedere il progetto relativo allo sportello lavoro con
un maggior coinvolgimento del locale centro per l’impiego e di dare avvio alla
regolamentazione delle borse lavoro per adulti svantaggiati, oltre all’inserimento di clausole
sociali nelle gare di appalto, all’inserimento di quote di servizi pubblici affidate alle
cooperative sociali di tipo B, per promuovere, più in generale, reti locali di economia sociale;
area povertà: è interconnessa a vario titolo all’area precedente ed ulteriormente aggravata
dalla crisi economica in atto; appare fondamentale agire in quest’ambito non solo con
strumenti di carattere economico e di sostegno lavorativo, ma anche valorizzando e
potenziando la collaborazione con i soggetti del privato sociale, molti dei quali hanno
un’esperienza importante e consolidata nel settore ed hanno un ruolo centrale sia
nell’erogazione di risorse dedicate che in qualità di osservatori privilegiati del fenomeno .
Rispetto al sistema integrato di servizi e interventi, invece, le problematiche emergenti
riguardano in particolare:
la necessità di migliorare e potenziare l’offerta e l’accessibilità dei servizi per tutte le aree di
utenza attraverso l’implementazione di punti unici di accesso integrato;
l’individuazione delle risorse e delle responsabilità necessarie per il consolidamento delle
pratiche relative alla valutazione multidimensionale con l’applicazione di strumenti condivisi
in particolare per tutte le situazioni di forte rischio (minori, anziani non autosufficienti,
persone fragili, minori e adulti con disabilità a rischio di esclusione sociale e di
istituzionalizzazione, povertà emergenti);
il completamento funzionale dei servizi di sostegno della domiciliarità, in particolare degli
anziani con analisi delle criticità legate ai trasporti, alla promozione delle salute e alla
prevenzione delle disabilità nonché alla riqualificazione degli assistenti familiari e
all’attivazione di centri diurni a valenza aggregativa e di socializzazione.
15
CAPITOLO 2
LA GOVERNANCE DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE
Questo capitolo ha lo scopo di descrivere brevemente la governance del processo di
pianificazione del PDZ come indicato dagli obiettivi delle linee guida, così di seguito richiamati:
OBIETTIVO
REG.LE 1/2012
Definire le modalità di coinvolgimento e di intervento dei diversi soggetti partecipanti ad ogni specifico
livello di pianificazione nonché le scelte di metodo inerenti all’intero processo di governance del
sistema dei servizi.
OBIETTIVO
REG.LE 2.2012
Il SSC e le ASS programmano congiuntamente – nell’ambito del percorso di elaborazione del PDZ –
servizi e interventi che richiedono unitamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in
grado di garantire, entro un quadro unitario, percorsi integrati per il benessere della persona, della
famiglia e della comunità nelle aree di integrazione sociosanitaria: materno infantile, disabilità, malattie
croniche, terminalità, anziani, salute mentale, dipendenze. Nella programmazione congiunta vengono
coinvolte le strutture operative dell’ASS e del sistema sociale integrato impegnate ad assicurare
prestazioni/interventi e servizi afferenti alle aree di integrazione sociosanitaria sopra elencate.
La costruzione del PDZ si è caratterizzata con un percorso condiviso su due aspetti ritenuti
importanti, quali quello dell’integrazione tra il sociale e il sanitario e quella della responsabilizzazione
della comunità con modalità di partecipazione attiva. La definizione del piano della governance locale
e la sua messa in pratica si sono inoltre basati su aspetti specifici quali :
1. la rilevanza di numerosi obiettivi regionali legati all’integrazione socio sanitaria e ad azioni di
sistema finalizzati alla razionalizzazione dei processi e delle risorse;
2. la sostenibilità delle azioni con cui gli obiettivi dovevano essere pianificativi nel triennio;
3. il realismo nella previsione di risorse finanziarie aggiuntive a quelle ordinarie unitamente a
una revisione dell’organizzazione dei servizi in termini di flessibilità ed efficienza;
4. le pregresse esperienze del SSC e dei servizi del sistema integrato dell’Ambito.
A partire dalle prime esperienze maturate con la legge 285/97 nella progettazione di interventi
rivolti all’infanzia ed all’adolescenza, e proseguendo con quelle più ampie ed articolate della prima
tornata pianificatoria, realizzata nel triennio 2006 – 2008, la storia locale del tarcentino si è sovente
caratterizzata per un crescente radicamento della cultura dell'agire partecipato. La consapevolezza
che la lettura dei bisogni del territorio e delle sue risorse risulta più efficace se fatta attraverso
l’apporto di più attori e punti di vista è da anni la metodologia di programmazione e pianificazione
adottata. Ciò ha permesso la creazione di reti di partenariato, in molti casi strutturate e consolidate,
che hanno coinvolto prioritariamente gruppi di stakeholder del terzo settore ritenuti particolarmente
significativi per la qualità del loro apporto. Tale considerazione, unitamente alla volontà di adottare
una metodologia fondata su strumenti agili e fruibili (condizione essenziale affinché il piano di zona
diventi uno strumento ordinario e permanente di governo) ed alla declinazione puntuale e definita
degli obiettivi regionali (molti dei quali finalizzati a consolidare e migliorare gli strumenti
dell’integrazione socio-sanitaria), ha portato a delimitare e contenere la fase di concertazione
propedeutica alla stesura del piano di zona.
16
Nell’ottica di coniugare l’esigenza fondamentale di un approccio partecipativo con una
metodologia di lavoro fondata sulla qualità e l’ottimizzazione delle risorse, si è scelto di articolare la
fase di concertazione e consultazione su alcune direttrici operative:
- comune pianificazione nonché definizione degli obiettivi strategici generali del PDZ locale tra il
Distretto sanitario e l’ufficio di direzione del SSC e loro condivisione nell’Assemblea dei Sindaci;
- costanti confronti e comune definizione delle azioni degli obiettivi relativi all’integrazione
sociosanitaria;
- attivazione di un confronto con gli stakeholder, pubblici e privati, già inseriti in reti di
partenariato su tematiche specifiche allargato ai soggetti delle rappresentanze territoriali delle
associazioni e degli organismi di cui all’art.7, comma 3, lettere h),i),o),q),r),s),t),u) della LR
6/2006;
- attivazione di un ‘tavolo telematico’ volto a raccogliere proposte, contributi, richieste di
adesione e coinvolgimento da parte di tutti i soggetti interessati;
- pubblicizzazione del processo pianificatorio e del tavolo telematico attraverso articoli su
quotidiani locali, locandine e conferenze pubbliche.
Data l’ampia ed articolata rete di collaborazioni preesistente, attraverso cui è già uso fare una
lettura dei bisogni e delle istanze provenienti dal territorio, si è voluto privilegiare la coprogettazione
partecipata che, sebbene già avviata nel corso del 2012, si svilupperà ulteriormente a partire dal
2013, anche attraverso l’istituzione di nuovi tavoli di confronto che si aggiungono a quelli già in
essere (cfr. tavolo sul volontariato, tavolo sulla povertà).
Atteso che in un’ottica di governance l’ente locale assume un ruolo di regia e di attivazione non
solo di forme di co-progettazione ma anche di azione sociale che sviluppa benessere mediante la
promozione del dialogo e della comunicazione, si è scelto inoltre di puntare sulla promozione e lo
sviluppo di strumenti di welfare community, volti a rafforzare un approccio di tipo bottom-up, in
primis lo sviluppo di gruppi di auto-mutuo aiuto, quali risorse strategiche per dare voce alle istanze
del territorio e favorire le potenzialità di cura insite nella comunità. Ed ancora, considerata la
numerosità di soggetti presenti sul territorio nell’area del volontariato sociale, si è inteso privilegiare
azioni di implementazione e consolidamento delle reti di relazioni, attraverso modalità operative che
coinvolgano direttamente le singole amministrazioni comunali e che pervengano ad una condivisione
di obiettivi di area vasta a partire dal riconoscimento delle singole esigenze territoriali.
Le fasi del percorso relativo al PDZ dell’Ambito hanno visto il coinvolgimento costante dell’Assemblea
dei Sindaci, delle Amministrazioni Comunali, dei soggetti del sistema integrato; in particolare il
cronoprogramma si è così di seguito caratterizzato :
• 26 gennaio: valutazione proposta progetto ‘affidamento anziani’
•
29 febbraio e 7 marzo - Equipe SSC: presentazione bozza linee guida e individuazione delle
priorità da seguire
•
12 marzo – incontro tra Responsabili Ambito e Provincia su stesura profilo di comunità
•
17 aprile - l’Assemblea dei Sindaci approva l’avvio del processo pianificatorio locale e il piano
di lavoro
•
2 maggio – incontro congiunto a Passariano tra il Direttore dell’Azienda n. 4, dott. Giorgio
Ros, i Presidenti delle Assemblee dei Sindaci dell’Azienda 4, i Direttori di Distretto ed i
Responsabili degli Ambiti per la definizione dei processi di formazione dei PdZ, la condivisione
17
di metodi e contenuti nonché l’esplicitazione dell’apporto agli Ambiti distrettuali, sulle
materie socio sanitarie, da parte dell’Azienda Sanitaria e dei singoli Distretti
•
14 marzo, 3 maggio e 21 maggio – incontri tra la Responsabile, le Coordinatrici d’Area del
SSdC e il Direttore del Distretto di Tarcento, dott.ssa Bruna Mattiussi, per l’individuazione
delle priorità socio sanitarie del territorio e valutazione priorità rispetto ad obiettivi ad alta
integrazione
•
8 giugno – presentazione profilo di comunità agli Amministratori dei Comuni dell’Ambito
presso Comune di Povoletto
•
24 luglio – confronto su prima bozza progetti integrati PdZ con operatori del Distretto
•
11 settembre - l’Assemblea dei Sindaci riesamina il profilo di comunità ed approva la
programmazione delle attività nelle aree di integrazione sociosanitaria
•
11 settembre – incontro rappresentanze sindacali su contenuti PDZ
•
14 settembre – aggiornamento schede PAA da parte di Ambito e Distretto
•
18 settembre – incontro delegazione dell’Assemblea dei Sindaci, Direttore dell’ASS,
Coordinatore socio-sanitario e personale tecnico di Ambito per presentazione bozza schede
PAA e relativa assunzione di impegni concernenti le risorse umane ed economiche
•
9 ottobre – presentazione schede PdZ alla comunità riunita in Assemblea pubblica
•
18 ottobre - l’Assemblea dei Sindaci approva il PAA 2013 nelle aree di integrazione socio
sanitaria
•
18 ottobre e 6 novembre - l’Assemblea dei Sindaci approva la programmazione delle attività
strategiche per il governo del sistema locale e della sua organizzazione
•
6 novembre - l’Assemblea dei Sindaci approvail PAA 2013 delle attività strategiche per il
governo del sistema locale e della sua organizzazione
•
28 novembre Equipe SSC: presentazione schede progettuali PDZ finali
•
18 dicembre- l’Assemblea dei Sindaci approva il Piano di Zona 2013/2015
TAVOLI DI LAVORO
•
2 marzo, 13 giugno, 14 agosto, 30 ottobre, 4 dicembre – incontri Coordinatore area minori
SSC e Responsabile SOS area materno infantile
•
20 marzo, 8 giugno, 26 giugno 28 settembre - incontro Coordinatore area minori ed Equipe
Minori SSC
•
22 maggio e 2 luglio – tavolo devianza
•
19 novembre – tavolo su immigrazione e devianza all’interno di “Rete 6”
•
6 settembre – incontro Coordinatore socio-sanitario ASS e Coordinatore area adulti e
disabilità SSC per definizione contenuti scheda PdZ n. 6
•
23 febbraio, 8 novembre, 17 giugno, 13 dicembre – incontri tavolo integrato per guida
servizi in rete
•
16 ottobre, 25 ottobre, 25 novembre, 5 dicembre – incontri (SSC, CSM, IRES) per progetto
Auto Mutuo Aiuto
•
11 e 19 luglio, 19 agosto – incontri per studio fattibilità realizzazione centro diurno a valenza
aggregativa per anziani
•
8 agosto, 20 settembre – incontri SSC e Provincia per revisione sportello lavoro (scheda PdZ
n. 8)
18
•
25 ottobre, 6 dicembre – incontri SSC ed IRES per progetto qualificazione assistenti familiari
•
7 febbraio, 1 ottobre, 28 novembre – incontri Coordinatori area disabilità SSC e distretto per
processo di revisione UVDH
•
7 gennaio, 8 maggio – tavolo disabilità
•
7 e 27 febbraio, 16 marzo, 22 giugno, 9 agosto, 24 e 27 settembre, 29 ottobre, 5 e 12
dicembre – incontri (SSC, ASS, Coop Aracon, Comune Reana) per modulo diurno settimanale
per ragazzi con disabilità medio-lieve (scheda PdZ n. 6)
•
1 e 21 marzo, 19 aprile, 15 e 30 maggio, 11 luglio, 20 novembre, 6 dicembre – incontri gruppo
di lavoro su regolamento borse lavoro adulti (scheda PdZ 8)
•
26 giugno, 30 ottobre, 20 novembre – mappatura cooperative tipo B (scheda PdZ 8)
19
CAPITOLO 3
AZIONI DI SISTEMA
3.1 AZIONI DI SISTEMA: SOCIALI
PREMESSA
Il processo di governance della pianificazione triennale, in accordo con le Linee Guida regionali e
nell’ottica della valorizzazione dell’apporto del Terzo settore, si svilupperà in stretta collaborazione
con i soggetti istituzionali e, soprattutto, non istituzionali attivi nel territorio dell’Ambito distrettuale.
Lo sviluppo di questo processo si baserà sul modello di governance approvato dall’Assemblea dei
sindaci e su momenti partecipativi specificamente previsti dalle singole schede PDZ, che andranno a
declinare quanto previsto dalle Linee Guida regionali (concertazione, consultazione,
coprogettazione).
Il processo prevederà azioni a diversi livelli: dal consolidamento e miglioramento dell’offerta dei
servizi (azione 3.1.1) anche attraverso una revisione dell’assetto organizzativo del SSC (azione 2.1.1)
all’attivazione del territorio secondo diverse modalità. In tal senso gli interventi si articoleranno
attraverso diverse modalità: dai tavoli di coprogettazione con stake-holders significativi, al
riconoscimento del protagonismo della comunità vitale nella condivisione delle politiche del piano e
nell’implementazione di quest’ultimo attraverso un ruolo attivo dei soggetti del volontariato, per
arrivare infine alla promozione di forme di solidarietà interne al tessuto sociale del territorio quali i
gruppi di auto-mutuo aiuto trasversali alle diverse aree (azioni 1.1.1 e 1.2.1)
Considerato il ruolo che il SSC riconosce ai processi partecipativi di definizione delle politiche di
welfare e degli interventi e servizi, le azioni che s’intendono intraprendere saranno funzionalmente
integrate e affinate in relazione allo sviluppo delle progettazioni congiunte con i diversi attori
istituzionali e non istituzionali, fatti salvi i requisiti previsti dalla normativa vigente e dalla
programmazione regionale nelle singole materie.
20
3.1.1 GOVERNANCE SOCIALE - SCHEDE OBIETTIVO 1
OBIETTIVO
REGIONALE N. 1.1
Rafforzare il coinvolgimento della comunità nella
realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi
sociali di tipo solidale e universalistico/selettivo
MACROAZIONE
N. 1.1.1
Attivazione della comunità nella realizzazione di un sistema integrato di interventi e
servizi sociali di tipo solidale e universalistico/selettivo
OBIETTIVI
DI
AREA COLLEGATI
5.1, 5.2, 6.1, 7.1, 7.2, 8.1, 9.1,10.1,
SERVIZI
INTERVENTI
COINVOLTI
E
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
SSC, ASS 4, Comuni, ASP Tarcento, USSM-UEPE, Scuole e soggetti del Terzo Settore, altri
soggetti/risorse del territorio
SSC, ASS 4, Comuni, ASP Tarcento, USSM-UEPE, Forze dell’ordine locali, Scuole, Centro
Regionale per l’Orientamento e soggetti del Terzo Settore, altri soggetti/risorse del
territorio
1) Mappatura dei soggetti del Terzo Settore locali con particolare riferimento alle
associazioni di volontariato, cooperative sociali, e altre risorse locali.
ANNO 2013
2) Convocazione di tavoli tematici per area (tavolo su minori e immigrazione, tavolo su
legalità e prevenzione, volontariato,), co-progettazione eventuale su specifiche
problematiche,
3) avvio di percorsi di promozione di gruppi di auto-mutuo-aiuto.
SSC, ASP, Comuni
4) analisi di fattibilità di percorsi di promozione della fruizione della struttura ASP di
Tarcento per manifestazioni socio-culturali aperte alla cittadinanza.
SSC e scuole
5) Partecipazione a progetto Rete6 condotto dagli Istituti Comprensivi nell’area della
prevenzione alla dispersione scolastica
21
SSC, ASS 4, Comuni, ASP Tarcento, USSM-UEPE, Forze dell’ordine locali, Scuole, Centro
Regionale per l’Orientamento e soggetti del Terzo Settore, altri soggetti/risorse del
territorio mantenimento tavoli tematici con coinvolgimento territorio;
1) Mantenimento di tavoli tematici per area (tavolo su minori e immigrazione, tavolo su
legalità e prevenzione, volontariato), co-progettazione eventuale su specifiche
problematiche,
ANNO 2014
2) supporto ad avvio di gruppi di auto-mutuo-aiuto.
SSC, ASP, Comuni
3) eventuale sperimentazione di fruizione della struttura ASP di Tarcento e altre strutture
residenziali per manifestazioni socio-culturali aperte alla cittadinanza.
SSC e scuole
4) Prosecuzione partecipazione a progetto Rete6 condotto dagli Istituti Comprensivi
nell’area della prevenzione alla dispersione scolastica
SSC, ASS 4, Comuni, ASP Tarcento, USSM-UEPE, Forze dell’ordine locali, Scuole, Centro
Regionale per l’Orientamento e soggetti del Terzo Settore, altri soggetti/risorse del
territorio mantenimento tavoli tematici con coinvolgimento territorio;
1) Implementazione di tavoli tematici per area (tavolo su minori e immigrazione, tavolo
su legalità e prevenzione, volontariato), co-progettazione eventuale su specifiche
problematiche,
ANNO 2015
2) supporto ad avvio di percorsi di gruppi di auto-mutuo-aiuto.
SSC, ASP, Comuni
3) eventuale consolidamento di fruizione della struttura ASP di Tarcento e altre strutture
residenziali per manifestazioni socio-culturali aperte alla cittadinanza.
SSC e scuole
4) Prosecuzione partecipazione a progetto Rete6 condotto dagli Istituti Comprensivi
nell’area della prevenzione alla dispersione scolastica
Verbali di costituzione e di esito dei tavoli tematici e di co-progettazione
Creazione di nuove reti di solidarietà all’interno della comunità
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Valore atteso
- Evidenza della mappatura dei soggetti del Terzo Settore locali con particolare
riferimento alle associazioni di volontariato, cooperative sociali, e altre risorse locali
- Avvio di almeno 2 gruppi di auto-mutuo-aiuto sul territorio
- Miglioramento fenomeno dispersione scolastica nel territorio secondo i criteri elaborati
nello specifico progetto
- Maggiore consistenza del numero di soggetti coinvolti nella realizzazione di un sistema
integrato di interventi e servizi sociali di tipo solidale e universalistico/selettivo
22
OBIETTIVO
REGIONALE N. 1.2
Favorire nell’ambito dei percorsi di assistenza, di protezione
e promozione sociale, la messa a sistema delle attività di
soggetti non istituzionali operanti nel territorio, beneficiari
di contributi economici regionali, provinciali e comunali
erogati a sostegno delle attività degli stessi soggetti a favore
di persone in stato di bisogno, allo scopo di capitalizzare, in
un’ottica di sinergia e di coordinamento, le risorse finanziarie
pubbliche erogate.
MACROAZIONE
N. 1.2.1
Realizzazione di un programma di intervento per la promozione della messa a sistema
delle attività dei soggetti non istituzionali di cui all’obiettivo 1.2 in relazione ai bisogni
territorialmente emergenti o socialmente rilevanti
condiviso dai Comuni aderenti all’Ambito
OBIETTIVI
DI
AREA COLLEGATI
SERVIZI
INTERVENTI
COINVOLTI
E
ANNO 2013
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
5.1, 5.2, 6.1, 7.1, 7.2, 8.1, 9.1,10.1,
SSC, ASS, Comuni, Provincia, Regione FVG
SSC, ASS 4, Comuni
Analisi della mappatura di cui all’Ob.1.1. ed eventuale integrazione delle fonti locali con
altre fonti (Provincia, Regione, ecc.) e verifica delle possibili convergenze nel merito di
bisogni emergenti e socialmente rilevanti ai fini del PDZ
SSC, ASS 4, Comuni, soggetti del Terzo settore (associazioni)
ANNO 2014
1) Definizione di criteri, strumenti e modalità operative per il coinvolgimento
dell’associazionismo locale ritenuto importante ai fini del PDZ
2) Realizzazione di incontri con associazioni locali per confronti e verifiche di possibili
collaborazioni (protocolli di collaborazione)
SSC, ASS 4, Comuni, soggetti del Terzo settore (associazioni)
ANNO 2015
1) Incontri con associazioni locali per confronti e verifiche di possibili collaborazioni
(protocolli di collaborazione) sulla base delle linee guida di cui al punto precedente
2) Verifica e valutazione dei protocolli di collaborazione sottoscritti nel triennio
N. di associazioni coinvolte nelle politiche sociali locali e grado di coinvolgimento
N. progetti condivisi con i soggetti non istituzionali per l’ottenimento di contributi
regionali.
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Il raggiungimento dei risultati è subordinato alla collaborazione con i soggetti coinvolti
(Regione, Provincia, associazioni)
Valore atteso
Nel triennio 2013–2015 almeno il 70% dei soggetti non istituzionali beneficiari di
contributi economici pubblici sottoscrivono protocolli operativi con il SSC.
23
3.1.2 AZIONI DI SISTEMA PER IL CONSOLIDAMENTO DEL GOVERNO DEL SISITEMA INTEGRATO - SCHEDA
OBIETTIVO 2
OBIETTIVO
REGIONALE N. 2.1
Consolidare il sistema associato di governo del
sistema locale degli interventi e dei servizi sociali
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
MACROAZIONE
N. 2.1.1
Costruzione di un modello organizzativo innovativo del Servizio Sociale e ridefinizione
funzionale dell’Ambito.
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
5.1, 5.2, 6.1, 7.1, 7.2, 8.1, 9.1,10.1, 10.2,
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC, Comune Ente gestore e Comuni dell’Ambito
SSC
1. Elaborazione di un piano di riorganizzazione del SSC sui territori dei Comuni
dell’Ambito (in coerenza con il progetto allegato)
a) Analisi dei carichi di lavoro e delle funzioni del servizio sociale professionale e della
gestione amministrativa relativamente alla possibilità di costituzione dell’Equipe
Adulti/Anziani e della conseguente nuova organizzazione territoriale del segretariato
sociale, nonchè del trasferimento al Comune ente gestore dei capitoli di spesa
attualmente in capo agli undici Comuni
ANNO 2013
2. Composizione di un gruppo di lavoro che elabori un programma di formazione e
supervisione per tutto il personale del SSC
3. Implementazione e utilizzo degli strumenti informatici e gli applicativi in uso al SSC:
BILANCIO DI AMBITO E SCHEDE FINANZIARIE, MODULO GESTIONALE INSOFT, ADWEB,
CONTROLLO DI GESTIONE
4. Utilizzo sistematico della CSI da parte di tutto il personale del SSC
5. Revisione Regolamento per l’accesso e la compartecipazione degli utenti al costo dei
Servizi
24
SSC
1. Eventuale trasferimento degli Uffici periferici presso la Sede centrale del SSCe
realizzazione dell’organizzazione centralizzata con la messa a regime dell’Equipe minori e
dell’Equipe Adulti/Anziani e con il trasferimento al Comune di Tarcento dei Capitoli di
spesa in capo ai Comuni dell’Ambito
2. Realizzazione dei percorsi formativi concordati
ANNO 2014
3. Utilizzo degli strumenti informatici e gli applicativi in uso al SSC: BILANCIO DI AMBITO E
SCHEDE FINANZIARIE, MODULO GESTIONALE INSOFT, ADWEB, CONTROLLO DI GESTIONE
4. Utilizzo sistematico della CSI da parte di tutto il personale del SSC
5. Applicazione del nuovo Regolamento per l’accesso e la compartecipazione degli utenti
al costo dei servizi
SSC
1.Sviluppo e miglioramento dell’organizzazione centralizzata - messa a regime dell’Equipe
minori e dell’Equipe Adulti/Anziani
2. Valutazione dell’organizzazione centrale avviata e confronto in Assemblea dei Sindaci
per eventuali miglioramenti e/o adattamenti.
2. Realizzazione dei percorsi formativi concordati
ANNO 2015
3 Utilizzo degli strumenti informatici e gli applicativi in uso al SSC: BILANCIO DI AMBITO E
SCHEDE FINANZIARIE, MODULO GESTIONALE INSOFT, ADWEB, CONTROLLO DI GESTIONE
4. Utilizzo sistematico della CSI da parte di tutto il personale del SSC
5. Applicazione del nuovo Regolamento per l’accesso e la compartecipazione degli utenti
al costo dei servizi
•
•
•
•
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
N. operatori equivalenti dedicati all’attività dell’Ufficio di direzione e
programmazione;
alimentazione dei sistemi informativi previsti;
adozione modelli regionali di documentazione/rendicontazione;
presenza regolamento aggiornato per l’accesso e la compartecipazione degli
utenti al costo dei servizi.
Valore atteso
• L’ufficio di direzione e programmazione del SSC è dotato di risorse professionali
dedicate.
• I sistemi informativi previsti dalla Regione vengono alimentati sistematicamente.
• Vengono adottati modelli regionali di documentazione/rendicontazione.
• E’ presente un regolamento aggiornato per l’accesso e la compartecipazione
degli utenti al costo dei servizi.
25
3.1.3 STABILIZZAZIONE/CONSOLIDAMENTO DEI LIVELLI DI PRESTAZIONE - SCHEDA OBIETTIVO 3
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 3.1.1
REGIONALE N. 3.1
Stabilizzare e consolidare le prestazioni e gli interventi di cui
all’art. 6 della legge regionale 6/2006, definendo un sistema di
offerta per tipologie di servizi e prestazioni, trasversale alle
aree di bisogno, articolato in:
- welfare d’accesso, con il ruolo fondamentale riconosciuto al
servizio sociale professionale, che ricomprende il servizio di
segretariato sociale, le attività di presa in carico e gestione
sociale del caso (case management), il servizio di pronto
intervento per le situazioni di emergenza sociale;
- servizi domiciliari, di tipo educativo, socioassistenziale e di
assistenza integrata;
- servizi a carattere comunitario semiresidenziale, compresa la
rete delle strutture e dei servizi a ciclo diurno;
- servizi a carattere comunitario a ciclo residenziale,
comprendente la rete delle strutture e dei servizi a ciclo
interamente residenziale anche a carattere temporaneo;
- misure di sostegno e assistenza economica, nelle diverse
forme previste dalla programmazione regionale.
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
Stabilizzazione e consolidamento delle prestazioni e degli interventi di cui all’art. 6 della
legge regionale 6/2006 (Cfr. allegato 3) con particolare riferimento al miglioramento
nell’efficienza ed efficacia del servizio sociale professionale, nonché dei diversi servizi
domiciliari, attraverso la valorizzazione e riorganizzazione delle risorse umane di cui
all’ob. 2.1 con una ricaduta anche sui servizi a carattere comunitario semiresidenziale e
residenziale e nelle misure di sostegno e assistenza economica
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
5.1, 5.2, 6.1, 7.1, 7.2, 8.1, 9.1, 10.1
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC, Comuni
ANNO 2013
Stabilizzazione e consolidamento delle prestazioni e degli interventi secondo un piano di
riorganizzazione degli uffici di servizio sociale (Cfr macroazione 2.1) e valutazione degli
scostamenti rispetto ai valori target 2012
ANNO 2014
Stabilizzazione e consolidamento delle prestazioni e degli interventi secondo un piano di
riorganizzazione degli uffici di servizio sociale e valutazione degli scostamenti rispetto ai
valori target 2013 (Cfr macroazione 2.1)
ANNO 2015
Stabilizzazione e consolidamento delle prestazioni e degli interventi secondo un piano di
riorganizzazione degli uffici di servizio sociale e valutazione degli scostamenti rispetto ai
valori target 2014 (Cfr macroazione 2.1).
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Valori target definiti nelle schede di cui all’Allegato 3 delle Linee Guida.
Valori attesi
Gli scostamenti dei valori target registrati annualmente sono oggetto di valutazione.
26
3.2 AZIONI DI SISTEMA: SOCIO-SANITARIE
3.2.1 –INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA:OBIETTIVI COMUNI A TUTTE LE AREE
Schede obiettivi da 4.1 a 4.6
Obiettivi di benessere delle persone e di prevenzione delle condizioni di disagio sociale richiedono un
coordinamento tra i vari settori che hanno un’importanza strategica nella vita dei cittadini, in
particolare tra quello sociale e quello sanitario, la cui integrazione appare fondamentale ed
imprescindibile di fronte a problemi complessi e multidisciplinari, quali quelli afferenti all’area
materno infantile, della disabilità, della dipendenza patologica, della salute mentale e della terza età.
L’integrazione socio-sanitaria presuppone un approccio unitario alla persona ed ai bisogni che essa
esprime e, quindi, l’utilizzo di modalità operative che valorizzino la progettazione personalizzata e la
valutazione multidimensionale.
È tuttavia illusorio pensare che l’impulso all’intervento attivo ed integrato, proveniente dalle
indicazioni normative, possa essere lasciato all’impegno dei professionisti coinvolti, anche in un
territorio, come quello del Tarcentino, dove le dimensioni territoriali e la continuità degli operatori e
delle figure apicali, hanno sempre garantito una fattiva collaborazione. A tal fine si intende dare
particolare attenzione allo sviluppo ed al consolidamento di strumenti di integrazione gestionale e
professionale, ivi compresa la definizione di comuni protocolli operativi, volti a superare la tendenza
alla parcellizzazione e separazione degli interventi ed alla rigida delimitazione di mandati,
competenze e prassi operative. In questo senso gli obiettivi di integrazione socio sanitaria vengono
colti come un’importante opportunità anche di ‘contaminazione di culture’ tra servizi diversi. In
ragione della collaborazione sopra indicata va ricordato che non solo le schede relative agli obiettivi
socio integrati di sistema ma anche tutte le restanti schede di area sono state concordate e condivise
sin dal primo avvio del percorso di costruzione del PDZ.
Premesso quanto sopra, gli obiettivi che seguono sono orientati a consolidare e migliorare gli
strumenti già in uso da parte dei servizi di Ambito e Distretto, garantendo la centralità della persona
e dei suoi bisogni, anche attraverso un’informazione puntuale ed aggiornata dei cittadini rispetto ai
principali servizi e prestazioni offerti dal sistema socio-sanitario.
27
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 4.1.1
REGIONALE N. 4.1 Definire/migliorare un sistema di accesso integrato ai servizi
sociosanitari.
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
Rielaborazione progetti PUAI anziani e PUAI minori/handicap
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
(3.1 come obiettivo di sistema) 7.2
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC
Distretto
SSC e Distretto
1. Implementazione del PUAI anziani attraverso:
- Presenza di un’assistente sociale per massimo 10 ore settimanali per la parte di
competenza sociale
- Presenza di personale infermieristico per la parte di competenza sanitaria
ANNO 2013
ANNO 2014
ANNO 2015
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
2.
Implementazione di PUAI minori/disabili attraverso:
- Presenza di personale socio-sanitario per 36 ore settimanali
3.
Realizzazione di incontri integrati per la definizione delle funzionalità dei PUAI e
l’elaborazione di strumenti di rilevazione delle funzionalità dei PUAI
SSC e Distretto
1. Consolidamento dell’attività del PUAI
2. Produzione di un documento descrittivo del sistema di accesso integrato
3. Sperimentazione di strumenti di valutazione della funzionalità dei PUAI
SSC e Distretto
1. Consolidamento delle attività dei PUAI
2. Verifica della funzionalità dei PUAI attraverso gli strumenti di valutazione
individuati
-
Rilevazione numero di accessi ai PUAI
Valutazione qualità in termini di maggiore funzionalità per gli operatori
di Ambito/Distretto attraverso opportune schede di rilevazione
Valore atteso
Evidenza documento descrittivo del sistema di accesso
28
OBIETTIVO
REGIONALE N. 4.2
Sviluppare e qualificare le Unità di valutazione
multiprofessionale in tutte le aree di integrazione
sociosanitaria.
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
MACROAZIONE
N. 4.2.1
Ridefinizione di funzioni, ruoli e modalità di lavoro delle attuali Unità di Valutazione
Multiprofessionale per le diverse aree di integrazione socio-sanitaria
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
(3.1 e 3.2.1 come obiettivi di sistema), 5.1, 5.2, 6.1, 7.2, 8.1
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
ANNO 2013
ANNO 2014
ANNO 2015
SSC e Azienda/Distretto.
SSC e Azienda/ Distretto
1. verifica del funzionamento delle attuali Unità di Valutazione Multiprofessionale
per le diverse aree di integrazione socio-sanitaria, con l’individuazione dei tratti
comuni e delle specificità
SSC e Azienda/ Distretto
1. ridefinizione delle funzioni, ruoli e modalità di lavoro delle Unità di Valutazione
Multiprofessionale per le diverse aree di integrazione socio-sanitaria e loro
esplicitazione in un documento descrittivo
2. sperimentazione delle modalità ridefinite come esplicitato nel documento
descrittivo
3. elaborazione di un sistema di valutazione della qualità delle UVM
SSC e Azienda/ Distretto
1.
valutazione, implementazione e perfezionamento nell’applicazione delle
indicazioni contenute nel documento descrittivo
•
•
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
•
Evidenza documento descrittivo delle Unità Multiprofessionali integrate e del loro
funzionamento.
N. soggetti che accedono alla rete dei servizi sociosanitari valutati dalle specifiche
Unità Multiprofessionali integrate.
Evidenza del sistema di valutazione della qualità delle UVM
Valore atteso
• Il 100% dei soggetti che accedono alla rete dei servizi residenziali e semiresidenziali
sono valutati dalle Unità Multiprofessionali integrate
• La qualità percepita dagli operatori che partecipano alle UVM risulta aumentata
29
OBIETTIVO
REGIONALE N. 4.3
Utilizzare sistematicamente la valutazione multidimensionale
e adottare progressivamente strumenti uniformi e
standardizzati.
MACROAZIONE
N. 4.3.1
Adozione della valutazione multidimensionale per minori e adulti in condizioni di
disabilità/ non autosufficienza come strumento delle UVM per i progetti personalizzati
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
(4.2 come obiettivo di sistema), 6.1, 7.2, 8.1
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
ANNO 2013
ANNO 2014
ANNO 2015
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
SSC e ASS.
Servizio Socio Educativo (SSE)
SSC e Distretto
1. elaborazione di sistemi e strumenti di valutazione multidimensionale uniformi e
condivisi tra più ambiti distrettuali per i disabili oggetto di intervento socio-educativo
scolastico
2. prosecuzione nell’applicazione della scheda VALGRAF e KATZ per l’utenza non autosufficiente
3. graduale applicazione di eventuali altri strumenti suggeriti dalla Regione (ICF) per le
restanti tipologie di utenza
SSC e Distretto
1. sperimentazione dei sistemi e strumenti di valutazione multidimensionale uniformi e
condivisi tra più ambiti distrettuali per i disabili oggetto di intervento socio-educativo
scolastico,
2. prosecuzione nell’applicazione della scheda VALGRAF e KATZ per l’utenza non autosufficiente
3. estensione della graduale applicazione di eventuali altri strumenti suggeriti dalla
Regione (ICF) nelle altre situazioni
SSC e Distretto
2. valutazione dell’applicazione dei sistemi e strumenti di valutazione
multidimensionale uniformi e condivisi tra più ambiti distrettuali per i disabili
oggetto di intervento socio-educativo scolastico, ed eventuale modifica e
miglioramento degli stessi in funzione della loro implementazione
3. proseguimento applicazione scheda VALGRAF e KATZ per utenza non auto-sufficiente
4. estensione della graduale applicazione di eventuali altri strumenti suggeriti dalla
Regione (ICF) nelle altre situazioni
• N. soggetti valutati secondo modalità standardizzate eventualmente definite dalla
Regione.
• N. persone disabili oggetto di intervento socio-educativo scolastico valutati secondo
sistemi e strumenti di valutazione multidimensionale uniformi e standardizzati su
più ambito distrettuali
Valore atteso
• Entro il 2015 tutti i soggetti non-autosufficienti sono valutati secondo modalità
standardizzate (eventualmente definite dalla Regione).
• Entro il 2015 tutti i disabili oggetto di intervento socio-educativo scolastico sono
valutati secondo sistemi e strumenti di valutazione multidimensionale uniformi e
standardizzati su più ambiti distrettuali
30
OBIETTIVO
REGIONALE N. 4.4
Programmare le risorse ritenute appropriate e disponibili
attraverso il dispositivo del progetto personalizzato di
intervento o del piano di assistenza/intervento.
MACROAZIONE
N. 4.4.1
Predisporre progetti personalizzati per le fasce di utenza in condizione di fragilità e/o a
rischio di istituzionalizzazione o di esclusione sociale, con particolare riferimento ai minori
a rischio di allontanamento, agli anziani non autosufficienti ed alle persone disabili.
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
(4.2 come obiettivo di sistema)
5.1, 5.2, 6.1, 7.2, 8.1
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC, Distretto, Ospedali, Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento delle Dipendenze
e altri servizi sanitari
ANNO 2013
SSC e ASS
1. elaborazione di una scheda di progetto individualizzato (a partire dagli strumenti
già in uso – es: cartella sociale - e dalle esperienze consolidate) per aree
sperimentali valutate prioritarie e di un documento descrittivo che ne definisca
contenuti e modalità di applicazione.
ANNO 2014
SSC e ASS
1 sperimentazione della scheda di progetto individualizzato nelle aree prioritarie
2. elaborazione di una scheda progetto per altre aree ed eventuale
implementazione del documento descrittivo
ANNO 2015
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
SSC e ASS
1. sperimentazione della scheda progetto in tutte le aree previste dall’obiettivo e
introduzione di eventuali modifiche funzionali
2. valutazione e consolidamento dell’applicazione dei progetti individualizzati
integrati
• Rapporto tra n. minori a rischio di allontanamento o con provvedimento giudiziario
di allontanamento e n. progetti personalizzati di intervento.
• Rapporto tra n. anziani non autosufficienti a rischio di istituzionalizzazione e n.
progetti personalizzati di intervento o piani di assistenza e intervento.
• Rapporto tra n. persone fragili dimesse dall’ospedale che richiedono
• continuità delle cure e protezione sociale e n. progetti personalizzati di intervento
o piani di assistenza/intervento.
• Rapporto tra n. persone con disabilità a rischio di esclusione sociale e di
istituzionalizzazione e n. progetti personalizzati di intervento o piani di
assistenza/intervento.
Valori attesi
Nel triennio 2013–2015 il rapporto tra le grandezze rappresentate diminuisce (aumenta il
numero dei progetti personalizzati di intervento).
31
REGIONALE N. 4.5
Definire/aggiornare la descrizione dell’offerta dei servizi e
interventi sociosanitari disponibili per i cittadini in ciascun
territorio di riferimento.
OBIETTIVO
Elaborazione di una presentazione dell’offerta aggiornata relativa a servizi e interventi
sociosanitari attraverso un modello integrato fruibile dall’intera comunità
MACROAZIONE
N. 4.5.1
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
SERVIZI
INTERVENTI
COINVOLTI
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
5.1, 6.1, 7.2, 8.1, 9.1
E
SSC, Distretto/ASS, Istituti Comprensivi
SSC e Distretto/ASS:
1. individuazione di modalità e tempi per l’avvio di momenti di
programmazione/aggiornamento annuali condivisi rispetto agli specifici obiettivi
aziendali e di Ambito
2. raccolta di informazioni ed aggiornamento dei rispettivi siti, con specifici
riferimenti all’offerta locale
ANNO 2013
3.
SSC, Distretto Istituti Comprensivi e Centro per l’Orientamento Aggiornamento
del vademecum servizi per area minori all’interno di progetto “Rete 6”
SSC, Distretto/ASS e Istituti Comprensivi:
4. Definizione, all’interno del tavolo dell’ASS, di linee guida per l’accesso a ciascun
servizio ed eventuale produzione di altri strumenti cartacei.
SSC e Distretto/ASS:
1. Aggiornamento costante dei siti e dell’offerta dei servizi
ANNO 2014
ANNO 2015
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
SSC, Distretto, Istituti Comprensivi e Centro per l’Orientamento:
2. Aggiornamento del vademecum servizi per area minori all’interno di progetto
“Rete 6
SSC, Distretto/ASS e Istituti Comprensivi:
3. Eventuale implementazione delle linee guida sull’accesso a ciascun servizio
all’interno del tavolo dell’ASS e di altri strumenti cartacei prodotti nell’annualità
2013
SSC e Distretto/ASS:
1. Studio di fattibilità ed eventuale predisposizione di una ‘carta informativa
integrata dei servizi’ e pubblicazione sui siti di SSC/Comuni e ASS
Valore atteso
La descrizione dell’offerta dei servizi di SSC ed ASS è disponibile in versione cartacea e
tramite web.
32
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 4.6.1
REGIONALE N. 4.6
Migliorare i livelli organizzativi ed operativi di integrazione
sociosanitaria finalizzati alla presa in carico integrata
assicurando la continuità assistenziale tra ospedale e
territorio/domicilio, tra diversi tipi di servizi sanitari e tra
servizi sanitari e servizi sociali, in modo particolare nel
momento del passaggio all’età adulta.
Implementazione, validazione e nuova attuazione di protocolli finalizzati alla presa in
carico integrata tra diversi servizi
OBIETTIVI DI
AREA COLLEGATI
5.1, 5.2, 7.2, 8.1,
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC, ASS e AO
ANNO 2013
ANNO 2014
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
SSC, ASS e AO
1. prosecuzione dell’applicazione del protocollo esistente per le dimissioni protette
a favore del paziente fragile
SSC, ASS e AO
2. prosecuzione dell’applicazione dei protocolli già elaborati in materia di:
accompagnamento nelle dimissioni madre-bambino nel dopo
nascita
presa in carico integrata di adolescenti e giovani adulti a rischio o con
esordi di disturbo mentale
passaggio da età minore ad età adulta per utenti EMT con problematiche
ritenute di possibile competenza psichiatrica
presa in carico integrata del malato con problematiche di salute mentale e
della sua famiglia
SSC, Distretto
3. elaborazione di proposte da rappresentare al tavolo di lavoro ASS/La Nostra
Famiglia finalizzato alla condivisione di percorsi clinici assistenziali
SSC, ASS e AO
1. eventuale formulazione di proposte di miglioramento del protocollo per le
dimissioni protette a favore del paziente fragile
SSC, ASS e AO
2. eventuale formulazione di proposte di miglioramento dei protocolli già elaborati
in materia di
accompagnamento nelle dimissioni madre-bambino nel dopo
nascita
presa in carico integrata di adolescenti e giovani adulti a rischio o con
esordi di disturbo mentale
passaggio da età minore ad età adulta per utenti EMT con problematiche
ritenute di possibile competenza psichiatrica
presa in carico integrato del malato con problematiche di salute mentale e
della sua famiglia
SSC, Distretto
3. elaborazione di proposte da rappresentare al tavolo di lavoro ASS/La Nostra
Famiglia (LNF) finalizzato alla condivisione di percorsi clinici assistenziali
33
ANNO 2015
SSC, ASS e AO
1. prosecuzione o eventuale applicazione dei miglioramenti individuati al
protocollo per le dimissioni protette a favore del paziente fragile
SSC, ASS e AO
2. prosecuzione o eventuale applicazione dei miglioramenti individuati ai protocolli
già elaborati in materia di
accompagnamento nelle dimissioni madre-bambino nel dopo
nascita
presa in carico integrata di adolescenti e giovani adulti a rischio o con
esordi di disturbo mentale
passaggio da età minore ad età adulta per utenti EMT con problematiche
ritenute di possibile competenza psichiatrica
presa in carico integrato del malato con problematiche di salute mentale e
della sua famiglia
SSC, ASS e LNF
3. applicazione del protocollo sulla condivisione di percorsi clinici assistenziali
SSC e ASS
4. elaborazione di una proposta che definisce:
il fabbisogno di accoglimenti a breve termine con “funzione di attesa” rispetto ad
altre destinazioni della rete dei servizi;
il piano di individuazione dei posti letto nelle diverse strutture in base al fabbisogno
con specifico riferimento agli anziani e agli adulti fragili.
ASS/Distretti/AO
5. perseguono l’omogeneità dei protocolli operativi finalizzati a garantire la
continuità assistenziale tra strutture sanitarie e servizi territoriali e a domicilio
•
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
I protocolli relativi alla continuità assistenziale sono predisposti in modo da
essere uniformi, per quanto possibile, a livello di ASS.
• N. persone fragili per i quali sono stati attivati percorsi di dimissioni protette a
tutela della continuità assistenziale tra strutture sanitarie e servizi territoriali e a
domicilio.
• Vengono applicati i protocolli in materia di:
- accompagnamento nelle dimissioni madre-bambino nel dopo nascita
- presa in carico integrata di adolescenti e giovani adulti a rischio o con
esordi di disturbo mentale
- passaggio da età minore ad età adulta per utenti EMT con problematiche
ritenute di possibile competenza psichiatrica
- presa in carico integrato del malato con problematiche di salute mentale e
della sua famiglia
- condivisione di percorsi clinici assistenziali tra ASS e LNF
Valori attesi
• Nel triennio 2013-2015, il rapporto tra le persone target prese in carico con
l’attivazione di percorsi protetti e le persone target prese in carico senza
l’attivazione di percorsi protetti aumenta.
• Le persone che necessitano di accoglimento a breve termine con “funzione di
attesa” trovano adeguata risposta nell’ambito dei posti letto individuati.
34
CAPITOLO 4
AREE DI INTERVENTO: OBIETTIVI STRATEGICI, PRIORITÀ DEL
PDZ, AZIONI, TEMPI E RISORSE
4.1 AREA MINORI E FAMIGLIA – SCHEDE OBIETTIVO 5 e 10
PREMESSA
I progetti sotto esposti rappresentano l’esito di un lavoro di analisi a più voci condotto nel corso degli
ultimi anni, a partire dalla prima applicazione della L.285/97 con diversi interpreti di politiche
educative, sanitarie e sociali del territorio (scuole, servizi specialistici, comitati di genitori, forze
dell’ordine, strutture per l’infanzia…) all’interno dei molteplici tavoli di confronto avviati.
Da sempre infatti è emerso il legame tra le situazioni che richiedono una tutela dei minori, anche
sancita da provvedimenti giudiziari, e il contesto socio-relazionale e comunitario in cui si collocano e
la necessità di un prospettiva che sappia integrare e correlare gli aspetti di “tutela del
minore/recupero della genitorialità” nelle situazioni di maggiore complessità, con quelli legati alla
promozione del benessere delle famiglie nella quotidianità della loro vita.
I contenuti della convenzione con cui i Comuni hanno delegato le competenze all’Ente gestore
fotografano questo legame tra contesti di normalità e di problematicità che afferiscono alla gestione
associata dell’Ambito, estendendo le competenze di quest’ultimo anche su contesti relativi a
politiche della conciliazione dei tempi di vita e della promozione del benessere delle famiglie, e
consentono pertanto un lavoro ad ampio spettro sul delicato tema della “risorsa” famiglia.
Il filo conduttore che unisce i progetti che afferiscono a questa area è quindi rappresentato dalla
ferma affermazione della centralità del lavoro con le famiglie, per il benessere e la tutela del minore,
nell’evidenza di una fragilità sempre più diffusa del sistema “famiglia” ma anche delle sue potenzialità
inespresse.
Una famiglia “diamante”, quindi, capace di aspetti di incredibile resilienza in contesti di pseudonormalità come in quelli di multiproblematicità, ma nel contempo esposta, oggi più che mai, alle
fratture improvvise nell’impatto con una situazione socio-culturale estremamente critica, in grado di
precipitare rapidamente una precaria quotidianità nel gorgo del disagio sociale.
I progetti che seguono rappresentano il tentativo di offrire strumenti e prospettive di supporto alla
famiglia attraverso la prospettiva bifocale del lavoro con la comunità, affinché riscopra la forza e la
gioia della solidarietà intrafamiliare, e tra servizi il cui compito sarà proprio quello di nutrire un
tessuto sociale capace di relazionalità positiva e di “risanarlo”, laddove la tessitura mostra le proprie
smagliature, in una stretta interconnessione tra azioni di promozione e azioni di tutela.
35
REGIONALE N. 5.1 Promuovere la permanenza dei
minori in famiglia
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 5.1.1
X
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
Attuazione di un protocollo di lavoro integrato Distretto/SSC coerente con le Linee Guida
per la regolazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore, redatte dal
Consiglio nazionale degli Assistenti Sociali, dagli organi nazionali della Magistratura,
dall’ANCI e dal Ministero del lavoro e politiche sociali, in merito al mantenimento del
minore all’interno della propria famiglia di origine
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
Politiche socio-sanitarie di prevenzione del disagio nell’area materno-infantile
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
Collegate ad obiettivi 4.2, 4.3., 4.4
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
ANNO 2013
SSC e Distretto
Servizio Socio- educativo (SSE cooperativa)
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1. promozione del protagonismo delle famiglie a rischio di allontanamento nei
progetti di vita che le riguardano
2. condivisione di percorsi formativi tra personale SSC e personale ASS in relazione
alla presa in carico integrata di famiglie soggette a provvedimenti giudiziari in
materia di potestà genitoriale
3. definizione di procedure di presa in carico integrata per la prevenzione
dell’allontanamento del minore dalla famiglia d’origine anche attraverso
l’elaborazione di un progetto individualizzato secondo quanto descritto
all’obiettivo 4.3.1 e quanto definito in relazione al ruolo e modalità operative
delle UVM (obiettivo 4.2)
4. elaborazione di un documento integrato che identifica criteri soglia, a valenza
multidimensionale, su cui basare interventi di prevenzione dell’allontanamento
(aiuto al bambino, sostegno ai genitori, riduzione dei fattori conflittuali e
patologici, …);
5. elaborazione di strumenti per la verifica dell’efficacia degli interventi di
prevenzione dell’allontanamento
6. studio di fattibilità per l’attivazione di Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto (GAMA)
SSC
7.
promozione di percorsi di formazione specifica degli educatori per l’eventuale
avvio di interventi educativi speciali a vantaggio delle famiglie soggette a
provvedimenti giudiziari in materia di potestà genitoriale
36
ANNO 2014
ANNO 2015
RISULTATO
ATTESO
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1. implementazione di procedure di presa in carico integrata per la prevenzione
dell’allontanamento del minore dalle famiglie d’origine
2. studio di fattibilità di interventi educativi integrati rivolti a famiglie soggette a
provvedimenti giudiziari in materia di potestà genitoriale
3. stesura e sperimentazione di un documento integrato che identifica criteri
soglia, a valenza multidimensionale, su cui basare interventi di prevenzione
dell’allontanamento (aiuto al bambino, sostegno ai genitori, riduzione dei fattori
conflittuali e patologici, …) e sua sperimentazione operativa;
4. sperimentazione di strumenti per la verifica dell’efficacia degli interventi di
prevenzione dell’allontanamento
5. eventuale sperimentazione di GAMA
SSC
6. promozione di percorsi di formazione specifica degli educatori per l’eventuale
avvio di interventi educativi speciali a vantaggio delle famiglie soggette a
provvedimenti giudiziari in materia di potestà genitorial.
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1. perfezionamento degli strumenti di rilevazione dei criteri soglia a valenza
multidimensionale, su cui basare interventi di prevenzione dell’allontanamento
2. perfezionamento delle procedure di presa in carico integrata per la prevenzione
dell’allontanamento del minore dalle famiglie d’origine
3. eventuale sperimentazione di interventi educativi integrati ad hoc rivolti a
famiglie soggette a provvedimenti giudiziari in materia di potestà genitoriale
4. validazione di strumenti per la verifica dell’efficacia degli interventi di
prevenzione dell’allontanamento
5. eventuale implementazione di GAMA
SSC
6. promozione di percorsi di formazione specifica degli educatori per l’eventuale
avvio di interventi educativi speciali a vantaggio delle famiglie soggette a
provvedimenti giudiziari in materia di potestà genitoriale.
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari definiscono adeguati
programmi di prevenzione, contrasto all’allontanamento e di aiuto ai bambini e alle
famiglie.
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari operano in condivisione:
identificano criteri soglia, a valenza multidimensionale, su cui basare interventi di
prevenzione dell’allontanamento (aiuto al bambino, sostegno ai genitori, riduzione
dei fattori conflittuali e patologici, …);
utilizzano metodologie di intervento basate su progetti personalizzati di presa in
carico del bambino e della famiglia;
verificano l’efficacia degli interventi di prevenzione dell’allontanamento.
-
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
n. minori d’età allontanati con provvedimento dell’autorità giudiziaria e tempi di
allontanamento.
Valori attesi
- Con riferimento ai dati di flusso 2012, il rapporto tra il numero di minori accolti in
strutture comunitarie e il numero della popolazione con età inferiore ai 18 anni, nel
triennio 2013 -2015, tendenzialmente diminuisce.
- Rispetto al numero di richieste di allontanamento dai genitori registrate nel 2012, nel
triennio 2013 - 2015 i tempi di allontanamento dalla famiglia di minori con
provvedimento dell’autorità giudiziaria diminuiscono.
37
OBIETTIVO
REGIONALE N. 5.2
Potenziare e qualificare il processo di sostegno e
allontanamento del minore nonché il sistema di accoglienza
dei minori collocati all’esterno della propria famiglia di
origine.
MACROAZIONE
N. 5.2.1
Attivazione della comunità e dei servizi attraverso interventi volti a sostenere il minore e
la famiglia di origine nei percorsi di recupero delle capacità genitoriali
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
Politiche socio-sanitarie di prevenzione del disagio nell’area materno-infantile
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
Collegate ad obiettivi 4.2, 4.3., 4.4
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
ANNO 2013
X
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
SSC e Distretto
SSE
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1. mappatura delle associazioni che si occupano di affido familiare e adozione
2. costruzione strumento di rilevazione della qualità delle comunità di accoglienza
3. costruzione strumento di rilevazione dei bisogni del bambino soggetto ad
allontanamento familiare
4. costruzione strumento di rilevazione di risorse in termini di famiglie disponibili
all’accoglienza e/o all’affido e attivazione banca-dati famiglie disponibili
5. condivisione percorsi formativi tra personale SSC e personale ASS in relazione
alla presa in carico integrata di famiglie soggette a provvedimenti giudiziari in
materia di potestà genitoriale
6. studio di fattibilità per l’attivazione di Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto (GAMA)
SSC
7.
ANNO 2014
promozione percorsi di formazione specifica degli educatori del SSE per l’avvio di
interventi educativi speciali a vantaggio delle famiglie soggette a provvedimenti
giudiziari in materia di potestà genitoriale
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1. contatto con le associazioni che si occupano di affido familiare e proposta di
collaborazione in azioni di formazione e sensibilizzazione
2. studio di fattibilità di campagna di sensibilizzazione e promozione di forme di
accoglienza leggera e affido
3. sperimentazione di abbinamenti famiglia affidataria/minore sulla base delle
informazioni oggettive raccolte attraverso le schede di rilevazione
4. implementazione delle procedure di presa in carico integrata per il recupero
delle famiglie d’origine
5. definizione procedure di presa in carico integrata per il recupero delle famiglie
d’origine anche attraverso l’elaborazione di un progetto individualizzato
elaborato secondo quanto descritto all’obiettivo 4.3.1 e quanto definito in
relazione al ruolo e modalità operative delle UVM (obiettivo 4.2) e prima
sperimentazione
SSC
6. promozione percorsi di formazione specifica degli educatori del SSE per l’avvio
di interventi educativi speciali a vantaggio delle famiglie soggette a
provvedimenti giudiziari in materia di potestà genitoriale.
38
ANNO 2015
RISULTATO
ATTESO
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1. promozione modalità di accoglienza leggera dei minori in contesti familiari
all’interno dei tavoli di promozione e prevenzione (tavolo 0-3 e tavolo disagio)
nonché delle azioni che coinvolgono la comunità estesa
2. perfezionamento strumenti di rilevazione
3. implementazione abbinamenti famiglia affidataria/minore sulla base delle
informazioni oggettive raccolte attraverso le schede di rilevazione
4. perfezionamento procedure di presa in carico integrata per il recupero delle
famiglie d’origine
5. eventuale sperimentazione di interventi educativi integrati ad hoc tramite gli
educatori del SSE rivolti a famiglie soggette a provvedimenti giudiziari in materia
di potestà genitoriale.
SSC, servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari:
condividono e applicano le Linee Guida per la regolazione dei processi di sostegno e
allontanamento del minore, redatte dal Consiglio nazionale degli Assistenti Sociali,
dagli organi nazionali della Magistratura, dall’ANCI e dal Ministero del lavoro e
politiche sociali recependole all’interno di un proprio documento di lavoro;
definiscono congiuntamente adeguati programmi integrati di sensibilizzazione della
comunità locale e di promozione della cultura di accoglienza con riferimento in
particolare alle associazioni di famiglie affidatarie e adottive, alla sollecitazione di un
ruolo positivo da parte dei media, alla generalizzazione dell'esperienza delle reti
familiari per l'accoglienza in caso di emergenza soprattutto per la fascia 0-6, alla
sperimentazione di forme innovative di affidamento;
privilegiano percorsi di affidamento familiare, rispetto all’inserimento in comunità
per i minori per i quali si rende necessario la separazione dai propri genitori;
realizzano progetti/interventi di recupero delle famiglie di origine.
N. minori inseriti in strutture comunitarie.
N. minori in forme di affidamento familiare.
N. giornate di permanenza nelle comunità per minori.
N. famiglie coinvolte in progetti/interventi di recupero.
Risorse impiegate in progetti di promozione dell’affido familiare.
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Valori attesi
Con riferimento ai dati di flusso 2012 nel triennio 2013-2015:
- Il numero di famiglie affidatarie cresce.
- Il numero dei minori inseriti in strutture comunitarie diminuisce.
- Il numero dei minori in affidamento familiare aumenta.
- Le giornate di permanenza nelle comunità per minori diminuiscono.
- Il numero di famiglie coinvolte in progetti/interventi di recupero cresce.
- Evidenza delle risorse dedicate a progetti di promozione dell’affido familiare
39
OBIETTIVO
REGIONALE N. 10.1
Collegare gli interventi sociali e sociosanitari programmati
nei PDZ con specifiche azioni inerenti le politiche familiari.
SOCIALE
X SOCIOSANITARIO
MACROAZIONE
N. 10.1.1
Prosecuzione ed implementazione del servizio di consulenza psicopedagogica per
famiglie, ruoli educativi e minori
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
Politiche socio-sanitarie di prevenzione del disagio nell’area materno-infantile
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
Collegate ad obiettivi 4.2, 4.3., 4.4, 4.5, 5.1, 5.2 e 10.2
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSP, Servizio socio-educativo (cooperativa), ASS,scuole
SSC e servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1) riattivazione del tavolo di confronto su problematiche 0-3 anni con servizi che si
occupano di queste età (scuole, nidi)
2) definizione di un programma di offerta formativa per genitori e figure educative
di minori in fascia d’età 0-3 anni
3) Attivazione incontri formativi anche presso i nidi locali
ANNO 2013
SSC, Istituti Comprensivi e servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
4) Definizione di un’offerta formativa annuale per genitori e figure educative in
altre fasce d’età
5) Promozione di percorsi formativi su auto-mutuo aiuto per figure educative
SSC e Istituti Comprensivi
6) Prosecuzione dello sportello di ascolto per genitori e insegnanti di minori nella
fascia d’età 4-14 anni presso gli Istituti Comprensivi locali
SSC servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1) Prosecuzione del tavolo di confronto su problematiche 0-3 anni con servizi che si
occupano di queste età ( scuole, nidi, ASS)
2) definizione di un programma di offerta formativa per genitori e figure educative
di minori in fascia d’età 0-3 anni
3) Verifica ed eventuale prosecuzione di incontri formativi anche presso i nidi locali
sulla base degli esiti ottenuti
ANNO 2014
SSC, Istituti Comprensivi e servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
4) Definizione di offerta formativa annuale per genitori e figure educative in altre
fasce d’età
5) Supporto alla costituzione di gruppi auto-mutuo-aiuto di figure educative
SSC e Istituti Comprensivi
6) Verifica ed eventuale prosecuzione dello sportello di ascolto per genitori e
insegnanti di minori nella fascia d’età 4-14 anni presso gli Istituti Comprensivi
locali in relazione all’analisi dei risultati ottenuti
40
SSC servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
1) Prosecuzione del tavolo di confronto su problematiche 0-3 anni con servizi che si
occupano di queste età ( scuole, nidi, ASS)
2) definizione di un programma di offerta formativa per genitori e figure educative
di minori in fascia d’età 0-3 anni
3) Verifica ed eventuale prosecuzione di incontri formativi anche presso i nidi locali
sulla base degli esiti ottenuti
ANNO 2015
RISULTATO
ATTESO
SSC, Istituti Comprensivi e servizi sanitari per l’età evolutiva e consultori familiari
4) Definizione di offerta formativa annuale per genitori e figure educative in altre
fasce d’età
5) Supporto e consolidamento di gruppi auto-mutuo-aiuto di figure educative
SSC e Istituti Comprensivi
6) Verifica ed eventuale prosecuzione dello sportello di ascolto per genitori e
insegnanti di minori nella fascia d’età 4-14 anni presso gli Istituti Comprensivi
locali in relazione all’analisi dei risultati ottenuti.
I SSC comprendono nella programmazione prevista dal PDZ specifici interventi inerenti la
famiglia con riferimento alle diverse fasi del suo ciclo di vita e ai relativi compiti, con
particolare riferimento a quelli genitoriali.
N. iniziative informative/formative realizzate
N. iniziative inerenti i rapporti intergenerazionali realizzate
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Valore atteso
Con riferimento al 31.12.2012, nel triennio 2013-2015 i valori correlati agli
indicatori di risultato registrano un numero di attività/iniziative/progetti
complessivamente superiore.
41
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 10.1.2
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
REGIONALE N. 10.1
Collegare gli interventi sociali e sociosanitari
programmati nei PDZ con specifiche azioni inerenti le
politiche familiari.
Attivazioni di interventi di supporto alla famiglia
Politiche socio-sanitarie di prevenzione del disagio nell’area materno-infantile
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
1.1, 1.2, 3.1.
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSP
ANNO 2013
SSC e Comuni
1. Prosecuzione ed eventuale implementazione di servizi a valenza educativa per la
conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro e inerenti rapporti
intergenerazionali (centri estivi…)
2. Monitoraggio di associazioni familiari e banche del tempo presenti a livello locale
3. Promozione degli interventi a sostegno della famiglia previsti dalla L.R. 11/2006
SSC e Comuni
1)
ANNO 2014
ANNO 2015
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
X . SOCIALE
SOCIOSANITARIO
studio di fattibilità del coinvolgimento delle associazioni familiari in progetti a
valenza educativa per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e inerenti
rapporti intergenerazionali
2) prosecuzione ed eventuale implementazione servizi a valenza educativa per la
conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro e inerenti rapporti
intergenerazionali (centri estivi…)
3) prosecuzione della promozione degli interventi a sostegno della famiglia previsti
dalla L.R. 11/2006
SSC e Comuni
1) eventuale sperimentazione del coinvolgimento delle associazioni familiari in
progetti a valenza educativa per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e
inerenti rapporti intergenerazionali
2) prosecuzione ed eventuale implementazione servizi a valenza educativa per la
conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro e inerenti rapporti
intergenerazionali (centri estivi…)
3) prosecuzione della promozione degli interventi a sostegno della famiglia previsti
dalla L.R. 11/2006
N. adozioni e affidamenti sostenuti
N. iniziative informative/formative realizzate
N. progetti realizzati con il coinvolgimento delle organizzazioni familiari
N. progetti che prevedono il sostegno all’autoproduzione di servizi da parte
delle organizzazioni familiari
N. iniziative inerenti i rapporti intergenerazionali realizzate
N. di Banche del tempo sostenute nel territorio di ambito distrettuale
N. progetti di sostegno realizzati (in collaborazione con quali servizi e
organizzazioni)
Valore atteso
Con riferimento al 31.12.2012, nel triennio 2013-2015 i valori correlati agli
indicatori di risultato registrano un numero di attività/iniziative/progetti
complessivamente superiore.
42
MACROAZIONE
N. 10.1.3
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
Attivazione di interventi educativi nell’area della prevenzione e dell’aggregazione
sociale con il coinvolgimento della comunità a sostegno e integrazione delle
competenze educative della famiglia
Politiche socio-sanitarie di prevenzione del disagio nell’area dell’infanzia e
dell’adolescenza
Politiche per la famiglia
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
1.1, 1.2, 3.1.
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC, ASS, Comuni, USSM, terzo settore
ANNO 2013
SSC, ASS, Comuni, terzo settore, scuole, comunità
- studio di fattibilità ed eventuale sperimentazione di nuove modalità di risposta a
situazioni di difficoltà scolastiche e di integrazione sociale attraverso servizi educativi
di gruppo e di comunità anche attraverso la finalizzazione di appositi finanziamenti
regionali
SSC, ASS, Comuni, terzo settore, scuole, Forze dell’Ordine, comunità
- studio di fattibilità ed eventuale sperimentazione di interventi educativi di comunità
nella prevenzione del rischio devianza e nell’educazione alla legalità anche attraverso
la finalizzazione di appositi finanziamenti regionali
SSC, Comuni, terzo settore, comunità
- consolidamento di offerta di spazi e momenti aggregativi e formativi per giovani e
adolescenti (borse-lavoro giovani e centri di aggregazione giovanile) finalizzati alla
promozione del protagonismo giovanile
SSC, ASS, Comuni, terzo settore, scuole, comunità
- verifica ed eventuale prosecuzione di nuove modalità di risposta a situazioni di
difficoltà scolastiche e di integrazione sociale attraverso servizi educativi di gruppo e
di comunità anche attraverso la finalizzazione di appositi finanziamenti regionali
ANNO 2014
SSC, ASS, Comuni, terzo settore, scuole, Forze dell’Ordine, comunità
- verifica ed eventuale prosecuzione di interventi educativi di comunità nella
prevenzione del rischio devianza e nell’educazione alla legalità anche attraverso la
finalizzazione di appositi finanziamenti regionali
SSC, Comuni, terzo settore, comunità
- consolidamento di offerta di spazi e momenti aggregativi e formativi per giovani e
adolescenti (borse-lavoro giovani e centri di aggregazione giovanile) finalizzati alla
promozione del protagonismo giovanile
43
SSC, ASS, Comuni, terzo settore, scuole, comunità
- eventuale consolidamento delle nuove modalità di risposta a situazioni di difficoltà
scolastiche e di integrazione sociale attraverso servizi educativi di gruppo e di
comunità anche attraverso la finalizzazione di appositi finanziamenti regionali
ANNO 2015
SSC, ASS, Comuni, terzo settore, scuole, Forze dell’Ordine, comunità
- eventuale consolidamento di interventi educativi di comunità nella prevenzione del
rischio devianza e nell’educazione alla legalità anche attraverso la finalizzazione di
appositi finanziamenti regionali
SSC, Comuni, terzo settore, comunità
- consolidamento di offerta di spazi e momenti aggregativi e formativi per giovani e
adolescenti (borse-lavoro giovani e centri di aggregazione giovanile) finalizzati alla
promozione del protagonismo giovanile.
- Giudizio positivo da parte di testimoni qualificati della comunità rispetto a efficacia
modalità sperimentali attivate
- N. di fruitori di interventi a valenza educativa sul territorio
- N. di collaborazioni educative attivate con la comunità
- N. di Comuni dell’Ambito con interventi finalizzati alla promozione del protagonismo
giovanile
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Valore atteso
- Almeno l’80% dei testimoni qualificati interpellati esprimono un giudizio positivo
rispetto all’efficacia delle modalità sperimentali attivate
- Aumento dei fruitori degli interenti a valenza educativa sul territorio
- Aumento del n. di collaborazioni educative attivate con la comunità
- Mantenimento del n. di Comuni dell’Ambito con interventi di promozione del
protagonismo giovanile
44
4.2 - AREA DISABILITA’ - SCHEDE OBIETTIVO 6
PREMESSA
Nel corso degli ultimi anni si è avuto modo di assistere ad una serie di importanti cambiamenti a più
livelli (culturale, scentifico, socio-sanitario) che hanno determinato una radicale trasformazione nelle
concezioni, approci e interventi rivolti alle persone con disabilità intellettiva. I diversi contributi
proposti hanno progressivamente permesso di superare il mito della “cura” riconoscendo
l’indiscutibile superiorità dei costrutti dell’adattamento, dell’inclusione e della Qualità di vita (QdV).
Sempre in questi ultimi anni, parallelamente, si sono altresì radicalmente modificate, in funzione di
progressi in campo medico, educativo e sociale, le aspettative di vita delle persone disabili e delle
loro famiglie. Tali fenomeni oltre a riferirsi a “situazioni cliniche” di diversa tipologia (ritardo mentale
acquisito – trauma cranico) o di più elevato tasso di incidenza epidemiologica (disturbi dello spettro
autistico) sembrano in buona parte dipendere dalle diverse prospettive di vita che per le persone con
disabilità intellettiva e per le loro famiglie si sono rese attualmente perseguibili.
Tra questi “bisogni emergenti”, due in particolare stanno richiedendo, nel corso degli ultimi anni, di
procedere ad una precisa riflessione operativa e progettuale:
1) Il primo riguarda il “fenomeno dell’invecchiamento”: la vita media delle persone con
disabilità intellettiva è notevolmente aumentata. Se l’avanzamento d’età per le persone con
sviluppo tipico rappresenta già di per sé un fenomeno al quale si associa generalmente un
significativo decadimento fisico e cognitivo, esso risulta agire un ruolo ancora più
compromettente soprattutto per quanto riguarda la perdita di abilità funzionali allo svolgimento
delle attività della vita quotidiana nelle situazioni in cui sono già presenti delle menomazioni
intellettive. Alla luce di ciò e dei dati relativi agli accoglimenti nei servizi durante l’ultimo
quinquennio (che evidenziano un significativo incremento delle segnalazioni finalizzate
all’inserimento presso i centri diurni ed in particolare per la fascia d’età < 35 anni), sono state
condotte una serie di riflessioni riguardanti l’appropriatezza dell’attuale offerta diurna e
residenziale con i bisogni e caratteristiche di queste persone e degli elementi da considerare
rispetto ad indicatori di Qualità della vita da ricercare e promuovere nelle attività educative ed
assistenziali.
2) Un ulteriore aspetto emergente riguarda invece la presa in carico di persone giovani “in
uscita dal percorso scolastico”. Se da un certo punto di vista questa “tipologia di utenza” non
rappresenta certamente una novità per i Servizi per l’handicap, sembrano tuttavia essersi
notevolmente modificati i loro bisogni ed aspettative. Ciò non sempre rende semplice il compito
di definizione e condivisione di un Progetto di vita in grado di rispondere in modo adeguato ai
bisogni e alle aspettative delle famiglie orientate a tipologie di attività e a livelli di partecipazione
(ruoli sociali, ruoli occupazionali/lavorativi …) diversi da quelli previsti dai servizi.
Questi due fenomeni testimoniano il sempre più evidente modificarsi dei bisogni dell’utenza “già in
carico” e “da accogliere”. Nella gran parte dei servizi infatti, si è venuta a determinare, proprio in
virtù dei fenomeni rappresentati, una situazione di elevata eterogeneità delle caratteristiche e dei
relativi bisogni delle persone inserite al loro interno. Ciò sta rendendo particolarmente difficoltose le
diverse azioni di pianificazione degli interventi e delle attività in funzione dei diversi bisogni rilevati e
obiettivi da perseguire.
Si rende, pertanto, necessario attuare un processo - per altro già avviato dall’ASS4 - di analisi e
valutazione, propedeutico alla messa in atto di un percorso (ri)organizzativo e sintetizzabile nei
seguenti punti:
45
•
•
rilevazione del livello di funzionamento delle persone accolte nei diversi servizi;
definizione, sulla base del profilo di funzionamento e dei relativi bisogni emersi, di gruppi
omogenei di utenti;
• definizione e programmazione dell’offerta socio-educativa dei servizi in relazione ai bisogni
educativi rilevati;
• progettazione, nell’ambito dell’attività del servizio, di specifici piani educativi individualizzati
• promozione di soluzioni innovative alternative o integrative dei centri diurni maggiormente in
grado di promuovere, in continuità educativa con la scuola e la famiglia, percorsi di
autonomia personale e di inclusione sociale nei diversi contesti comunitari
L’attuazione di tale processo (ri)organizzativo ruota attorno a due concetti fondamentali:
1) omogeneità dei livelli di funzionamento: la partizione degli utenti in servizi attraverso
l’utilizzo del criterio di omogeneità dei livelli di funzionamento, consente una
programmazione delle attività e degli interventi maggiormente rispondente ai bisogni
educativi dell’utenza;
2) pianificazione educativa: a partire dall’analisi del profilo funzionale della persona è possibile
individuare gli obiettivi sui quali impostare l’attività del servizio e l’intervento educativo;
Il processo di (ri)organizzazione deve tenere in considerazione il numero di persone attualmente in
carico; e, nel contempo, anche delle persone che dovranno essere accolte.
All’interno delle azioni più generali previste nell’area della disabilità e collegate a questo processo si
intende ampliare e consolidare la sinergia tra servizi pubblici e terzo settore. La valorizzazione del
patrimonio conoscitivo e di risorse che caratterizza quest’ultimo è, infatti, elemento imprescindibile
nella definizione di politiche sociali e interventi effettivamente rispondenti alle esigenze espresse da
quest’area di utenza. In questo senso si vuole dare priorità al consolidamento del tavolo di confronto
sulla disabilità, recentemente istituito, al fine di creare un sistema permanente di informazione
reciproca e valutazione condivisa pubblico-privato, che possa sviluppare politiche ed interventi
concertati – data la trasversalità delle competenze coinvolte negli interventi per l’assistenza,
l’integrazione sociale e la tutela dei diritti alle persone disabili – finalizzate anche all’ottimizzazione
delle risorse ed al rafforzamento della collaborazione tra i diversi livelli di sistema.
46
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 6.1.1
REGIONALE N. 6.1
Avviare un percorso di riqualificazione dei Centri diurni per
persone con disabilità finalizzato a:
- diversificare il sistema semiresidenziale per
adulti disabili con offerte adattabili alle esigenze
dei soggetti;
- promuovere soluzioni innovative alternative o
integrative dei centri diurni maggiormente in
grado di promuovere, in continuità educativa
con la scuola e la famiglia, percorsi di
autonomia personale e di inclusione sociale nei
diversi contesti comunitari.
Implementazione del progetto di riorganizzazione dell’offerta semiresidenziale a gestione
diretta per adulti disabili e possibile definizione di soluzioni innovative nell’area dell’offerta
residenziale locale in delega.
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
no
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
Ob.4
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
CSRE a gestione diretta Servizi delegati per l’handicap
SSC , Comuni, ASS4, Famiglie, Strutture ex art.26 (La nostra famiglia, Comunità Piergiorgio,
Santa Maria dei Colli), Distretto Tarcento, ASP Opera Pia Coianiz
CSRE a gestione diretta Servizi delegati per l’handicap, SSC, ASS4, Famiglie
Strutture ex art.26 (La nostra famiglia, Comunità Piergiorgio, Santa Maria dei Colli):
•
ANNO 2013
Attuazione del processo riorganizzativo dei centri diurni per disabili a gestione
diretta
ASS4, Distretto, SSC, Comuni, ASP O.P. Coianiz:
•
Studio di fattibilità sul possibile avvio di un modulo residenziale (area servizi in
delega) – interno all’ASP Opera Pia Coianiz - rivolto a persone disabili >35 già
istituzionalizzate.
CSRE a gestione diretta Servizi delegati per l’handicap, SSC, ASS4, Famiglie
Strutture ex art.26 (La nostra famiglia, Comunità Piergiorgio, Santa Maria dei Colli):
•
ANNO 2014
Analisi dell’utenza in carico nelle strutture ex art. 26 in relazione ai bisogni espressi
(sanitari, sociali, socio-assistenziali)
• Ridefinizione dei percorsi di accesso e dimissione degli ospiti dalle strutture ex art.
26
ASS4, Distretto, SSC, Comuni, ASP O.P. Coianiz:
•
•
Realizzazione di eventuali interventi di ristrutturazione presso l’ASP Opera Pia
Coianiz
Espletamento adempimenti politico-amministrativi per l’avvio del modulo
residenziale (area servizi in delega) interno all’ASP Opera Pia Coianiz.
47
CSRE a gestione diretta Servizi delegati per l’handicap, SSC, ASS4, Famiglie
Strutture ex art.26 (La nostra famiglia, Comunità Piergiorgio, Santa Maria dei Colli):
•
Sperimentazione di funzioni educative domiciliari e/o per piccoli gruppi
ANNO 2015
ASS4, Distretto, SSC, Comuni, ASP O.P. Coianiz:
•
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Evidenza del sistema di offerta diversificato per intensità della cura e dell’assistenza
Sviluppo di progetti educativi e di inclusione sociale per giovani e giovani adulti alternativi
o integrativi ai centri diurni
MACROAZIONE
N. 6.1.2
Politiche per le famiglie (art. 43 LR 6/2006)
Politiche per l’infanzia e l’adolescenza (art. 44 LR 6/2006)
Politiche educative e formative (art. 3 LR 6/2006)
Politiche del lavoro
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
SERVIZI
INTERVENTI
COINVOLTI
avvio modulo residenziale (area servizi in delega) – interno all’ASP Opera Pia
Coianiz - rivolto a persone disabili >35 già istituzionalizzate.
Collegate agli obiettivi
3.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6
E
SSC, COMUNI, ASS, Distretto
CSRE a gestione diretta Servizi Delegati per l’Handicap
CSRE convenzionati con l’ASS4
Associazione Sindrome di Williams – sezione di Udine
Terzo settore area disabilità
ASS, Distretto, SSC:
1. Analisi della popolazione disabile uscita dal percorso scolastico degli ultimi 5 anni e
attuale collocazione/occupazione
2. Prosecuzione delle progettualità in atto da parte dell’ASS4 (La Terza Via, Progetto
Atena, nuovo progetto CSRE sperimentale pomeridiano per autistici adolescenti…)
ANNO 2013
ASS, SSC, Associazione Sindrome di Williams – sezione di Udine:
3. realizzazione e conclusione della prima annualità sperimentale del progetto
‘autonomia’ (modulo diurno attivo nei fine settimana) rivolto ad un gruppo di giovani
con disabilità medio-lieve
4. valutazione in itinere ed ex post dei risultati raggiunti nella prima annualità e
ridefinizione degli obiettivi e contenuti progettuali
5. avvio della seconda annualità sulla base delle valutazioni di cui al punto precedente
SSC, Distretto:
1. confermare e consolidare il tavolo di consultazione e confronto sulla disabilità,
attraverso l’ampliamento dei soggetti partecipanti e la definizione di tempi e modalità
stabili di incontro
48
ASS, Distretto, SSC:
1. Ampliamento delle sperimentazioni avviate (Progetto SO.LA.RE) e consolidamento
rapporti privato sociale anche in relazione all’analisi sulla popolazione svolta.
ANNO 2014
ASS, SSC, Associazione Sindrome di Williams – sezione di Udine:
2. realizzazione e conclusione della seconda annualità sperimentale del progetto
‘autonomia’ (modulo diurno attivo nei fine settimana) rivolto ad un gruppo di
giovani con disabilità medio-lieve
4. valutazione in itinere ed ex post dei risultati raggiunti nella seconda annualità e
ridefinizione degli obiettivi e contenuti progettuali
5. avvio della terza annualità sulla base delle valutazioni di cui al punto precedente
ASS, Distretto:
1. implementazione del mandato riconosciuto al tavolo disabilità con una valenza ulteriore
di coprogettazione
ASS,Distretto,SSC,:
1. Identificazione di nuove modalità di presa in carico tra scuola, servizi distrettuali e di
ambito
ANNO 2015
ASS, SSC, Associazione Sindrome di Williams – sezione di Udine:
2. realizzazione e conclusione della terza annualità sperimentale del progetto
‘autonomia’ (modulo diurno attivo nei fine settimana) rivolto ad un gruppo di giovani
con disabilità medio-lieve
3. valutazione in itinere ed ex post dei risultati raggiunti nella terza annualità e, più in
generale, nel complessivo triennio di sperimentazione, con particolare riferimento alla
possibilità di dare continuità al progetto anche con obiettivi legati all’area del ‘dopo di
noi’
ASS, Distretto:
1. consolidamento dell’attività del tavolo sulla disabilità ed eventuale avvio di interventi o
progetti condivisi e co-partecipati
•
•
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
•
Evidenza del sistema di offerta diversificato per intensità della cura e dell’assistenza.
N. giovani disabili che a conclusione del percorso scolastico sono inseriti in programmi
educativi e di inclusione sociale alternativi o integrativi dei centri diurni.
N. incontri del tavolo sulla disabilità
Valore atteso
Con riferimento al 31.12.2012, nel triennio 2013-2015 un numero crescente di disabili
sperimenta percorsi educativi e di inclusione sociale alternativi ai centri diurni.
49
4.3 AREA ANZIANI – SCHEDE OBIETTIVO 7
PREMESSA
Gli interventi che l’Ambito e Distretto attivano da anni nell’area anziani, in ottemperanza alle
normative di settore, mettono in evidenza lo sforzo di tutelare particolarmente questa fascia di
utenza, ma le risorse messe a disposizione e le opportunità di risposta da parte dei servizi territoriali,
non sempre sono esenti da aspetti di disomogeneità nell’impiego delle stesse.
Nei servizi domiciliari di assistenza integrata socio-sanitaria, si avverte quindi la necessità di
migliorare la qualità dei servizi offerti, con lo scopo principale di mantenere le persone il più possibile
nel proprio contesto abitativo, famigliare, sociale, non dimenticando altresì la promozione della
salute dell’anziano, della socializzazione e dell’aggregazione in funzione di una positiva rete sociale di
relazioni e rapporti interpersonali, che contribuiscono inoltre al superamento della solitudine e
favoriscono l’inclusione sociale, iniziative, queste, promosse soprattutto da Comuni e associazioni di
volontariato.
Pertanto, quanto sottoesposto intende perseguire, in sintonia con gli altri progetti che costituiscono il
PDZ, gli obiettivi regionali di stabilizzazione e consolidamento delle prestazioni, all’interno di un
migliore sistema di accesso integrato ai servizi e del potenziamento della domiciliarità per consentire
alle persone non autosufficienti, alle famiglie, ai care-grivers, un sostegno e un supporto il più
possibile adeguato nella gestione delle difficoltà assistenziali, anche attraverso un percorso formativo
relativo alla qualificazione del lavoro di cura per gli assistenti familiari.
50
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 7.1.1
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
REGIONALE N. 7.1
Promuovere interventi di promozione della salute e di
prevenzione delle disabilità nell’anziano.
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
Interventi di sensibilizzazione su tematiche inerenti la salute e l’inclusione sociale delle
persone anziane .
Politiche di prevenzione dell’ASS
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
Collegate ad obiettivi
4.5,
7.2
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC
Servizi del Distretto (Medici di Medicina Generale, Infermieri di comunità, fisioterapisti)
ASS
1. prosecuzione di interventi di promozione della salute e di prevenzione quali i “gruppi
diabete”
2. avvio di interventi sperimentali di promozione della salute nell’area delle malattie
dementigene anche attraverso interventi clinico-psicologici a supporto delle famiglie
e care-givers di persone affette da varie forme di demenza in fase avanzata
3. avvio di interventi formativi sul tema della prevenzione delle cadute a favore degli
operatori dell’ADI, e dei familiari/care-givers
ANNO 2013
SSC
4. attivazione di interventi di sensibilizzazione a tutela della salute dell’anziano e di
prevenzione delle disabilità a favore della popolazione anziana concordate con i
Servizi Sanitari
5. studio di fattibilità per un centro diurno di tipo aggregativo per anziani
prevalentemente autosufficienti
Comuni e Associazioni di volontariato:
6. prosecuzione sostegno ad iniziative di aggregazione sociale per anziani (gite,
soggiorni, feste, attività ricreative…).
51
ASS
1. valutazione degli interventi di promozione della salute e di prevenzione quali i
“gruppi diabete” e loro eventuale prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati
conseguiti
2. valutazione degli interventi sperimentali di promozione della salute nell’area delle
malattie dementigene anche attraverso interventi clinico-psicologici a supporto delle
famiglie e care-givers di persone affette da varie forme di demenza in fase avanzate
e loro eventuale prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati conseguiti
3. valutazione degli interventi formativi sul tema della prevenzione delle cadute a
favore degli operatori dell’ADI, e dei familiari/care-givers e loro eventuale
prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati conseguiti
ANNO 2014
SSC
4. valutazione di interventi di sensibilizzazione a tutela della salute dell’anziano salute e
di prevenzione delle disabilità a favore della popolazione anziana concordate con i
Servizi Sanitari e loro eventuale prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati
conseguiti
5. Eventuale avvio un centro diurno di tipo aggregativo per anziani prevalentemente
autosufficienti
ANNO 2015
Comuni e Associazioni di volontariato:
6. prosecuzione sostegno ad iniziative di aggregazione sociale per anziani (gite,
soggiorni, feste, attività ricreative…).
ASS
1. valutazione degli interventi di promozione della salute e di prevenzione quali i
“gruppi diabete” e loro eventuale prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati
conseguiti
2. valutazione degli interventi sperimentali di promozione della salute nell’area delle
malattie dementigene anche attraverso interventi clinico-psicologici a supporto delle
famiglie e care-givers di persone affette da varie forme di demenza in fase avanzate
e loro eventuale prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati conseguiti
3. valutazione degli interventi formativi sul tema della prevenzione delle cadute a
favore degli operatori dell’ADI, e dei familiari/care-givers e loro eventuale
prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati conseguiti
SSC:
4. valutazione di interventi di sensibilizzazione a tutela della salute dell’anziano salute e
di prevenzione delle disabilità a favore della popolazione anziana concordate con i
Servizi Sanitari e loro eventuale prosecuzione o ridefinizione alla luce dei risultati
conseguiti
5. Eventuale avvio un centro diurno di tipo aggregativo per anziani prevalentemente
autosufficienti
Comuni e Associazioni di volontariato
6. prosecuzione sostegno ad iniziative di aggregazione sociale per anziani (gite,
soggiorni, feste, attività ricreative…)
•
•
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
N. iniziative di promozione della salute.
N. anziani coinvolti in programmi di promozione della salute.
Valori attesi
• Ogni anno viene realizzato almeno un programma di promozione della salute in
collaborazione con i destinatari e coinvolgendo soggetti della comunità.
• Un numero crescente di anziani nel triennio 2013-2015 sono coinvolti in programmi
di promozione della salute.
52
OBIETTIVO
MACROAZIONE
N. 7.2.1
REGIONALE N. 7.2
Sviluppare la domiciliarità, sostenere le famiglie,
qualificare il lavoro di cura degli assistenti familiari,
sperimentare soluzioni innovative di risposta
residenziale (es. utilizzo condiviso di civili
abitazioni per favorire forme di convivenza per
anziani soli…) per ampliare le possibilità anche di
coloro che necessitano di assistenza e cure di
vivere in contesti di vita non istituzionalizzanti.
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
Rafforzamento delle progettualità e dei servizi socio-sanitari per la domiciliarità a
sostegno degli anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti, con il
coinvolgimento esteso anche della comunità.
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
Politiche per le famiglie (art. 43 LR 6/2006)
Politiche per le persone anziane (art. 45 LR 6/2006)
Politiche sui tempi di cura (art. 53 L.R. 6/2006)
Politiche sanitarie
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
Collegate agli ob.1.1.1, 3.1, 4.2, 4.6, 4.1, 7.1
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC
Azienda Sanitaria e Distretto sanitario
Comuni, Parrocchie, Caritas, associazioni di volontariato
1.
2.
3.
4.
5.
ANNO 2013
6.
7.
8.
9.
SSC e ASS
Messa a regime della pianificazione centralizzata del SAD
Realizzazione di un percorso formativo per badanti in collaborazione con Enti di
Formazione
Prosecuzione assistenza economica per spese assistenziali finalizzate alla
domiciliarità con Fondi Regionali (FAP e “GRAVI E GRAVISSIMI”)
Studio di fattibilità di avvio di gruppi di auto-mutuo-aiuto quale sostegno alle
difficoltà dei familiari nell’assistenza a persone affette da demenza
Prosecuzione convenzione tra ASS e strutture residenziali per modulo
semiresidenziale per anziani non autosufficienti
Implementazione della partecipazione di organismi privati a supporto della
domiciliarità e della mobilità (accompagnamenti e trasporti)
Studio di fattibilità di soluzioni innovative di risposta residenziale (es. utilizzo
condiviso di civili abitazioni per favorire forme di convivenza per anziani soli…).
Attivazione di percorsi di approfondimento conoscitivo delle condizioni
sociosanitarie delle persone residenti nel territorio dell’ambito distrettuale e inserite
in lista d’attesa per l’ingresso in una struttura residenziale per anziani
Prosecuzione impiego di tecnologie di assistenza (servizi di e-care: telesoccorso e
teleassistenza).
53
SSC e ASS
1. Implementazione della pianificazione centralizzata del SAD e analisi di fattibilità
di avvio di specializzazione del personale SAD su particolari tipologie di interventi
in un ottica di “domiciliarità avanzata”. (dementi, disabili adulti, famiglie con
minori…)
2. Prosecuzione progetto dimissioni protette
3. Implementazione di percorso formativo per badanti
4. Prosecuzione assistenza economica per spese assistenziali finalizzate alla
domiciliarità con Fondi Regionali (FAP)
5. Eventuale avvio di gruppi di auto-mutuo-aiuto quale sostegno alle difficoltà di
familiari che provvedono a persone affette da demenza
6. Eventuale attivazione di soluzioni innovative di risposta residenziale (es. utilizzo
condiviso di civili abitazioni per favorire forme di convivenza per anziani soli…)
7. Implementazione della partecipazione di organismi privati a supporto della
domiciliarità e della mobilità (accompagnamenti e trasporti)
8. Elaborazione sintesi conseguente all’approfondimento conoscitivo delle
condizioni sociosanitarie delle persone residenti nel territorio dell’ambito
distrettuale e inserite in lista d’attesa per l’ingresso in una struttura residenziale
per anziani al fine di programmare progettualità specifiche
9. Prosecuzione impiego di tecnologie di assistenza (servizi di e-care: telesoccorso e
teleassistenza)
ANNO 2014
SSC e ASS
1. Consolidamento della pianificazione centralizzata del SAD ed eventuale
sperimentazione di servizi dedicati in un ottica di “domiciliarità avanzata”.
2. Prosecuzione progetto dimissioni protette
3. Implementazione di percorso formativo per badanti
4. Prosecuzione assistenza economica per spese assistenziali finalizzate alla
domiciliarità con Fondi Regionali (FAP)
5. Valutazione ed eventuale implementazione di gruppi di auto-mutuo-aiuto quale
sostegno alle difficoltà dei familiari che provvedono a persone affette da
demenza
6. Valutazione ed eventuale implementazione di soluzioni innovative di risposta
residenziale (es. utilizzo condiviso di civili abitazioni per favorire forme di
convivenza per anziani soli…)
7. Implementazione della partecipazione di organismi privati a supporto della
domiciliarità e della mobilità (accompagnamenti e trasporti) (cfr. scheda n.1.1.1)
8. Miglioramento politiche specifiche in relazione alla formazione delle liste di
attesa per l’ingresso in una struttura residenziale per anziani conseguente
all’approfondimento conoscitivo
9. Prosecuzione impiego di tecnologie di assistenza (servizi di e-care: telesoccorso e
teleassistenza);
ANNO 2015
•
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
Rapporto tra n. anziani residenti nell’ambito distrettuale e n. anziani provenienti dal
medesimo ambito accolti in strutture per anziani (compresi quelli accolti in strutture
situate in ambiti territoriali diversi).
Valore atteso
• Con riferimento al 31.12.2012 nel triennio 2013-2015 il rapporto tende ad
aumentare.
54
4.4 – AREA DIPENDENZE E SALUTE MENTALE - SCHEDA OBIETTIVO 8
PREMESSA
Il tema del lavoro, quanto mai attuale ed urgente in questo periodo di crisi economica, assume
connotazioni di particolare rilevanza e complessità se riferito alle fasce più deboli della popolazione,
nel contesto delle quali la difficoltà di circoscrivere il concetto di svantaggio si riflette a livello
normativo, portando all’individuazione di categorie tutt’altro che esaustive della pluralità dei profili in
cui può manifestarsi. Da qui l’ancor maggiore difficoltà di trovare le modalità e gli strumenti con cui
concretamente intervenire per aiutare chi si trova in una condizione di svantaggio ad inserirsi o
reinserirsi in un contesto sociale e lavorativo. Per altro, i dati che si rilevano dagli interventi dei
servizi sociali (soprattutto di tipo economico, si veda ad esempio il fondo di solidarietà regionale)
danno evidenza di una divaricazione crescente della forbice tra ricchi-poveri, che fa ricadere nell’area
del disagio anche persone e famiglie precedentemente di medio reddito.L’inserimento occupazionale
di persone in condizione di fragilità e svantaggio chiama in causa una pluralità di soggetti, poiché è
spesso il momento conclusivo di una serie di interventi educativi, formativi, supportivi e/o riabilitativi
attivati da servizi diversi, e va quindi inteso come un’azione complessa e di sistema all’interno della
quale gli stessi devono trovare occasione di raccordo per la ricostruzione della storia di vita della
persona e la condivisione di un progetto personalizzato. Ne deriva la necessità di perseguire azioni
integrate (creazione di ‘reti miste’), articolate su diversi livelli d’intervento (reti pubblico-privato,
integrazione tra politiche di welfare) che favoriscano la definizione di modelli organizzativi centrati sul
cittadino e capaci di contrastare la frammentazione di competenze e prassi amministrative.L’Ambito
di Tarcento ha sperimentato dal 2007 un modello di affrontamento che nella pianificazione di questo
triennio si intende consolidare ed ampliare attraverso la formalizzazione di un sistema integrato tra
politiche sociali e politiche del lavoro e che si ritiene possa essere in futuro riprodotto su più vasta
scala.
OBIETTIVO
REGIONALE N. 8.1
Favorire lo sviluppo di opportunità lavorative e di
inclusione sociale per le persone svantaggiate
nell’ambito di nuovi accordi pubblico-privato, di reti
locali di economia solidale e di filiere produttive di
economia sociale, anche attraverso l’utilizzo di
strumenti di re-inserimento lavorativo-sociale secondo
una logica di attivazione che miri all’autonomia della
persona.
MACROAZIONE
N. 8.1.1
Creazione di una filiera di interventi e servizi finalizzati all’inserimento lavorativo di
persone in condizione di fragilità e svantaggio e definizione di un modello di intervento
(presa in carico ed accompagnamento) integrato tra politiche sociali e politiche del lavoro.
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
Politiche del lavoro
Politiche della formazione
Politiche scolastiche ed educative
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
3.1, 4.4, 4.6
55
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
INTEGRAZIONE
OBIETTIVI 8.1 E 9.1
SU TEMA LAVORO
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
ANNO 2013
SSC, COMUNI, ASS (Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento per le Dipendenze,
Servizi per l’Handicap, Distretto), Provincia/CPI, SIL/CAMPP, UEPE
Legacoopsociali, Confcooperative, AGCI Solidarietà FVG, Enti e Centri di formazione
SSC E PROVINCIA:
- sottoscrizione di un protocollo per la sperimentazione di un servizio di supporto e
accompagnamento alla ricerca lavorativa rivolto a persone in condizione di fragilità e
svantaggio, basato su un modello di presa in carico integrata tra SSC/Politiche sociali e
Provincia/Politiche del Lavoro (concertazione del progetto, dei ruoli di competenza di
ciascun ente, delle modalità di realizzazione in termini di risorse economiche, logistiche e di
personale, definizione di fasi strutturate di monitoraggio e valutazione)
- avvio della sperimentazione
SSC:
- mappatura delle cooperative sociali presenti sul territorio (di Ambito ed extra Ambito),
con particolare riferimento alle cooperative sociali di tipo B) e creazione di una rete di
rapporti virtuosa
SSC, COMUNI, LEGACOOPSOCIALI, CONFCOOPERATIVE, AGCI SOLIDARIETÀ FVG :
- realizzazione di un incontro informativo/formativo - in collaborazione con le tre sigle
cooperative - sul tema degli affidamenti di servizi alle cooperative sociali e dell’utilizzo
delle clausole sociali negli appalti pubblici, rivolto agli amministratori e al personale degli
undici comuni dell’Ambito e finalizzato ad una sensibilizzazione sul tema
SSC, ASSOCIAZIONE CENTRO SOLIDARIETA’ GIOVANI DI UDINE, UEPE:
- stesura, approvazione e prima sperimentazione di un documento di regolamentazione di
borse di lavoro rivolte a persone in carico ai servizi sociali di Ambito
- affidamento all’ Associazione Centro Solidarietà Giovani di Udine della gestione
amministrativa dello strumento e dell’attività di tutoraggio
- utilizzo di fondi regionali finalizzati (fondo solidarietà, DPReg 0146/Pres dd. 04/07/2012)
per il finanziamento di borse di lavoro rivolte a persone a rischio di esclusione sociale ed in
condizione di svantaggio, anche con riferimento all’utenza in carico all’UEPE
SSC, ASS (Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento per le Dipendenze, Servizi
distrettuali per l’Handicap), Enti e Centri di Formazione:
- realizzazione di un corso di formazione (qualificazione e/o sviluppo competenze), in
collaborazione con il Centro di Formazione IAL di Gemona del Friuli, rivolto a persone in
condizione di fragilità e svantaggio ed orientato nei contenuti e nella struttura dalla lettura
dell’offerta di mercato locale e dalle caratteristiche prevalenti dell’utenza in carico ai servi
sociali e sanitari
- realizzazione di un corso di alfabetizzazione in lingua italiana, in collaborazione con un
centro di formazione locale, rivolto all’utenza immigrata e finalizzato all’acquisizione dei
pre-requisiti linguistici necessari all’inserimento lavorativo
- realizzazione del corso di formazione “progetto Arduino”, quale intervento formativo di II
livello collegato e successivo al livello I realizzato nel corso del 2012, attraverso il
partenariato CSM Tarcento, IRES di Udine, SSC di Tarcento
SSC, DISTRETTO, SIL/CAMPP:
- prosieguo applicazione ed eventuale implementazione del protocollo operativo
SSC/Distretto/SIL, finalizzato alla definizione di buone prassi nella presa in carico integrata
di persone disabili
SSC, CSM, Distretto:
- realizzazione di progetti personalizzati aventi un obiettivo prevalente di tipo sociooccupazionale, cofinanziati con i Fondi FAP – art. 8 e rivolti a persone con problemi di
salute mentale
56
ANNO 2014
SSC E PROVINCIA:
- prosecuzione della sperimentazione relativa al servizio di supporto e accompagnamento
alla ricerca lavorativa rivolto a persone in condizione di fragilità e svantaggio, monitoraggio
da parte del gruppo di regia e del gruppo tecnico ed eventuale implementazione
SSC:
- aggiornamento mappatura delle cooperative sociali presenti sul territorio (di Ambito ed
extra Ambito), con particolare riferimento alle cooperative sociali di tipo B)
SSC, COMUNI:
- monitoraggio numero affidamenti a cooperative sociali di tipo B) realizzati dalle
amministrazioni comunali dell’Ambito e utilizzo di clausole sociali negli appalti pubblici
- prosecuzione attività di sensibilizzazione rivolta alle amministrazioni comunali dell’Ambito
e collaborazione SSC – Comuni per favorire la strutturazione di un sistema di economia
locale solidale, a partire dagli enti pubblici
SSC:
- eventuale modifica/implementazione del documento di regolamentazione su borse di
lavoro rivolte a persone in carico ai servizi sociali di Ambito
- consolidamento uso dello strumento borse di lavoro di Ambito
- attività stabile di monitoraggio e valutazione sulla corrispondenza dello strumento
rispetto ai bisogni del territorio
SSC, ASS (Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento per le Dipendenze, Servizi
distrettuali per l’Handicap), Enti e Centri di Formazione:
- realizzazione di uno o più corsi di formazione (qualificazione e/o sviluppo competenze), in
collaborazione con Enti e Centri di rivolti a persone in condizione di fragilità e svantaggio ed
orientati nei contenuti e nella struttura dalla lettura dell’offerta di mercato locale e dalle
caratteristiche prevalenti dell’utenza in carico ai servi sociali e sanitari
- realizzazione di un corso di alfabetizzazione in lingua italiana, in collaborazione con centri
di formazione, rivolto all’utenza immigrata e finalizzato all’acquisizione dei pre-requisiti
linguistici necessari all’inserimento lavorativo
SSC, DISTRETTO, SIL/CAMPP:
- prosieguo applicazione ed eventuale implementazione del protocollo operativo
SSC/Distretto/SIL, finalizzato alla definizione di buone prassi nella presa in carico integrata
di persone disabili
SSC, CSM, Distretto:
- realizzazione di progetti personalizzati aventi un obiettivo prevalente di tipo sociooccupazionale, cofinanziati con i Fondi FAP – art. 8 e rivolti a persone con problemi di
salute mentale
SSC:
- valutazione possibile avvio di un tavolo di confronto/coprogettazione sul tema
dell’inclusione sociale e socio-lavorativa di persone svantaggiate ( definizione obiettivi a
breve e medio periodo e soggetti partecipanti).
57
ANNO 2015
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
SSC E PROVINCIA:
- prosecuzione della sperimentazione relativa al servizio di supporto ed
accompagnamento alla ricerca lavorativa rivolto a persone in condizione di fragilità
e svantaggio
- valutazione ex post della sperimentazione triennale e della possibilità di rinnovare
il protocollo SSC/Provincia a partire dal 2016
SSC:
- aggiornamento mappatura delle cooperative sociali presenti sul territorio (di Ambito ed
extra Ambito), con particolare riferimento alle cooperative sociali di tipo B)
SSC, COMUNI:
- monitoraggio numero affidamenti a cooperative sociali di tipo B) realizzati dalle
amministrazioni comunali dell’Ambito ed utilizzo clausole sociali negli appalti pubblici
- prosecuzione attività di sensibilizzazione rivolta alle amministrazioni comunali dell’Ambito
e collaborazione SSC – Comuni per favorire la strutturazione di un sistema di economia
locale solidale, a partire dagli enti pubblici
SSC:
- prosecuzione uso dello strumento borse di lavoro di Ambito
- attività stabile di monitoraggio e valutazione sulla corrispondenza dello strumento
rispetto ai bisogni del territorio ed eventuale revisione
SSC, ASS (Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento per le Dipendenze, Servizi
distrettuali per l’Handicap), Enti e Centri di Formazione:
- realizzazione di uno o più corsi di formazione (qualificazione e/o sviluppo competenze), in
collaborazione con centri di formazione rivolti a persone in condizione di fragilità e
svantaggio ed orientati nei contenuti e nella struttura dalla lettura dell’offerta di mercato
locale e dalle caratteristiche prevalenti dell’utenza in carico ai servi sociali e sanitari
- realizzazione di un corso di alfabetizzazione in lingua italiana, in collaborazione con centri
di formazione, rivolto all’utenza immigrata e finalizzato all’acquisizione dei pre-requisiti
linguistici necessari all’inserimento lavorativo
SSC, DISTRETTO, SIL/CAMPP:
- prosieguo applicazione ed eventuale implementazione del protocollo operativo
SSC/Distretto/SIL, finalizzato alla definizione di buone prassi nella presa in carico integrata
di persone disabili
SSC, CSM, Distretto:
- realizzazione di progetti personalizzati aventi un obiettivo prevalente di tipo sociooccupazionale, cofinanziati con i Fondi FAP – art. 8 e rivolti a persone con problemi di
salute mentale
SSC:
- avvio tavolo di confronto/coprogettazione sul tema dell’inclusione sociale e sociolavorativa di persone svantaggiate
•
N. di persone svantaggiate inserite in contesti lavorativi.
Valore atteso:
•
Con riferimento ai dati di flusso 2012, nel triennio 2013 -2015 le persone svantaggiate
che sperimentano opportunità lavorative e di inclusione sociale aumentano.
58
4.5 - AREA POVERTA’, DISAGIO ED ESCLUSIONE SOCIALE – SCHEDA OBIETTIVO 9
Il problema casa, insieme a quello del lavoro, rappresentano (come evidenziato anche nel primo
processo pianificatorio PdZ) le due principali criticità che caratterizzano il tema dello svantaggio e
sono, conseguentemente, le due direttrici di intervento che orienteranno le locali politiche di welfare.
Anche nell’area dell’housing sociale l’obiettivo è quello di definire una filiera di servizi ed interventi
articolata e flessibile, che permetta di affrontare la molteplice varietà di esigenze rappresentate dai
cittadini (problemi di emergenza abitativa, necessità di disporre di alloggi a prezzi calmierati,
necessità di supporto ed accompagnamento nella ricerca casa e negli adempimenti contrattuali,
necessità di supporto economico per l’ingresso in nuovo alloggio, esigenze di mediazione tra locatario
ed inquilino, ecc.).
Trasversale ad entrambe le aree è il problema economico che – alla luce delle ridotte risorse
finanziarie a disposizione dell’ente pubblico e di un orientamento che mira a percorsi di
autonomizzazione delle persone – si intende affrontare, così come nelle aree precedentemente
descritte, attraverso l’implementazione e il consolidamento delle reti di rapporto pubblico-privato
(es. interventi di fornitura di alimenti, farmaci, vestiario, arredi, ecc.). Con riferimento a quest’ultimo
aspetto appare di particolare rilevanza l’istituzione di un tavolo di confronto e coprogettazione sul
tema della povertà e della fragilità sociale, cui attribuire un ruolo fondamentale di osservatorio del
fenomeno sul territorio.
OBIETTIVO
REGIONALE N. 9.1
Utilizzo di strumenti di re-inserimento lavorativosociale secondo una logica di attivazione che miri
all’autonomia della persona.
[ L’obiettivo è stato concepito come strettamente
collegato all’obiettivo precedente 8.1, le singole
declinazioni dei quali vanno lette in un’ottica
progettuale unitaria – in quest’ottica la descrizione
dell’obiettivo è stata modificata ed implementata]
X
SOCIALE
SOCIOSANITARIO
MACROAZIONE
N. 9.1.1
Definire una filiera di servizi ed interventi coordinati ed integrati volti all’affrontamento
dei fenomeni di povertà e fragilità sociale.
INTEGRAZIONE
CON ALTRE
POLITICHE
Politiche per le famiglie (art. 43 – LR 6/2006), Politiche per gli immigrati (art. 47 – LR
6/2006), Politiche di contrasto alle dipendenze (art. 48 – LR 6/2006), Politiche a tutela
della salute mentale (art. 49 – LR 6/2006), Politiche per le persone a rischio di esclusione
sociale (art. 50 – LR 6/2006), Politiche per le persone detenute ed ex detenute (art. 51 –
LR 6/2206), Politiche per le persone senza fissa dimora (art.52 – LR 6/2206).
AZIONI DI
SISTEMA
COLLEGATE
1.1, 1.2, 3.1.
SERVIZI E
INTERVENTI
COINVOLTI
SSC, Associazione Vicini di Casa Onlus, Comune di Faedis, Caritas Diocesana di Udine,
Parrocchie, Associazioni locali di volontariato,
59
ANNO 2013
ANNO 2014
SSC, Associazione Vicini di Casa Onlus, Comune di Faedis:
1. Prosieguo sportello di ricerca casa - eventuali implementazioni e modifiche
2. Prosieguo convenzione Comune di Faedis/Associazione Vicini di Casa ONLUS per
la gestione del servizio ‘Case Ronchis’
3. Sensibilizzazione degli amministratori d’Ambito per la messa a disposizione di
immobili da utilizzare quali alloggi a prezzi calmierati
SSC, Caritas Diocesana di Udine:
4. Prosieguo convenzione Ambito/Caritas per la gestione del servizio di emergenza
abitativa di Nimis - eventuali implementazioni e modifiche
SSC:
5. Prosecuzione assistenza economica con Fondo di Solidarietà Regionale e
coordinamento della misura con gli altri strumenti della filiera di servizi ed
interventi rivolti all’affrontamento della povertà e fragilità sociale (es. borse
lavoro di Ambito)
6. Revisione Regolamento per l’accesso e la compartecipazione degli utenti al costo
dei Servizi (cfr scheda 2.1) in un’ottica di coordinamento degli interventi
economici con gli altri strumenti della filiera di servizi ed interventi rivolti
all’affrontamento della povertà e fragilità sociale
7. Studio di fattibilità in merito alle esigenze relative all’avvio di interventi di
tutoraggio a valenza educativa e di accompagnamento a favore di persone
adulte in condizione di fragilità e disagio ed alle modalità di avvio di un
eventuale servizio di tutoraggio
8. Avvio di attività di analisi volte a valutare l’opportunità di attivare un tavolo
tematico di consultazione ed eventuale co-progettazione sul problema della
povertà e della fragilità sociale.
SSC, Associazione Vicini di Casa Onlus, Comune di Faedis:
1. Prosieguo sportello di ricerca casa, con eventuali implementazioni e modifiche
2. Prosieguo convenzione Comune di Faedis/Associazione Vicini di Casa ONLUS per
la gestione del servizio ‘Case Ronchis’
3. Messa a disposizione da parte di una delle amministrazioni comunali di uno o più
immobili da destinare ad alloggi a prezzi calmierati
SSC, Caritas Diocesana di Udine:
4. Prosieguo convenzione Ambito/Caritas per la gestione del servizio di emergenza
abitativa di Nimis - eventuali implementazioni e modifiche
SSC, Parrocchie, Associazioni locali di volontariato:
5. Prosecuzione assistenza economica con Fondo di Solidarietà Regionale e
coordinamento della misura con gli altri strumenti della filiera di servizi ed
interventi rivolti all’affrontamento della povertà e fragilità sociale (es. borse
lavoro di Ambito)
6. Applicazione Regolamento per l’accesso e la compartecipazione degli utenti al
costo dei Servizi (cfr scheda 2.1)
7. Avvio di un servizio di tutoraggio a valenza educativa e di accompagnamento a
favore di persone adulte in condizione di fragilità e disagio (es. a supporto del
progetto informa lavoro, servizio di emergenza abitativa di Nimis, progetti FAP
per la vita indipendente, ecc.)
8. Attivazione di un tavolo tematico di consultazione sul problema della povertà e
della fragilità sociale
9. Studio di fattibilità sul possibile avvio di progettualità nell’area dell’agricoltura
sociale (fattorie, orti sociali , ecc.).
60
ANNO 2015
INDICATORI DI
RISULTATO NEL
TRIENNIO
SSC, Associazione Vicini di Casa Onlus, Comune di Faedis:
1. Prosieguo sportello di ricerca casa, con eventuali implementazioni e modifiche
2. Prosieguo convenzione Comune di Faedis/Associazione Vicini di Casa ONLUS per
la gestione del servizio ‘Case Ronchis’
3. Messa a disposizione da parte di una delle amministrazioni comunali di ulteriori
immobili da destinare ad alloggi a prezzi calmierati
SSC, Caritas Diocesana di Udine:
4. Prosieguo convenzione Ambito/Caritas per la gestione del servizio di emergenza
abitativa di Nimis - eventuali implementazioni e modifiche
SSC, Parrocchie, Associazioni locali di volontariato:
5. Prosecuzione assistenza economica con Fondo di Solidarietà Regionale e
coordinamento della misura con gli altri strumenti della filiera di servizi ed
interventi rivolti all’affrontamento della povertà e fragilità sociale (es. borse
lavoro di Ambito)
6. Applicazione Regolamento per l’accesso e la compartecipazione degli utenti al
costo dei Servizi (cfr scheda 2.1)
7. Prosecuzione servizio di tutoraggio a valenza educativa e di accompagnamento a
favore di persone adulte in condizione di fragilità e disagio e prima fase di
valutazione
8. Ampliamento delle funzioni del tavolo su povertà e fragilità sociale con un
mandato anche di co-progettazione
9. Avvio di progettualità nell’area dell’agricoltura sociale.
N. di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale per le quali è stato previsto un
percorso di re-inserimento lavorativo.
Individuazione di modalità per la reciproca trasmissione delle informazioni con i CPI.
Valore atteso
Con riferimento ai dati di flusso 2012, nel triennio 2013 -2015 un maggior numero di
persone a rischio di povertà e di esclusione sociale intercettate dai servizi potranno
sperimentare percorsi di re-inserimento lavorativo.
61
CAPITOLO 5
LE RISORSE DEL PDZ
Ricostruire il quadro triennale delle risorse necessarie per la realizzazione delle azioni previste dal
PDZ è ancora prematuro data l’impossibilità, in fase di costruzione e scrittura del Piano, di dati certi in
merito alle risorse disponibili nel triennio, sia derivanti da finanziamenti regionali sia da integrazioni
dei singoli Comuni. Con il coinvolgimento nelle previsioni di spesa di tutti gli attori del sistema di
welfare sicuramente sarà possibile delineare il quadro complessivo nei primi mesi del 2013.
Nella stesura del PAA per l’anno 2013 le risorse sono state ipotizzate con criteri prudenziali di
razionalizzazione e di flessibilità. Si è deciso di prevedere le risorse relative alle progettazioni
principalmente in termini di costi diretti e indiretti, alla messa a disposizione di spazi/servizi già
disponibili nei diversi servizi, individuando quanto più possibile le azioni realisticamente attuabili e
mantenendo costante il livello delle prestazioni erogate nel corso degli ultimi anni, recuperando in
efficienza attraverso una riorganizzazione funzionale di operatori, tempi e disponibilità finanziarie.
Il quadro finanziario potrà comunque essere definito in itinere al momento delle diverse previsioni
finali annuali, quando si andranno a concordare i reciproci impegni con i soggetti della progettazione
locale.
Il processo di pianificazione del triennio ha comunque ipotizzato una copertura finanziaria delle
risorse già previste negli anni precedenti.
Nonostante i tempi amministrativi per la redazione e l’approvazione dei bilanci comunali non
permettano al momento di fornire un quadro definitivo degli stanziamenti, l’Ambito, come previsto
dalle indicazioni della Direzione regionale presenterà comunque entro il 31/01/2013 il Piano
Attuativo Annuale (PAA 2013), rappresentativo delle risorse finanziarie e approvato nel percorso di
definizione del bilancio di previsione del SSC. Eventuali modifiche alle risorse previste da tale
documento verranno operate secondo le modalità e le tempistiche descritte e condivise tra i diversi
attori del sistema integrato sia nell’Atto d’Intesa che nell’Accordo di Programma.
62
CAPITOLO 6
IL MONITORAGGIO, LA VERIFICA E LA VALUTAZIONE DEL PDZ
La valutazione svolge una funzione strategica per l’Ambito distrettuale che la considera uno
strumento fondamentale col quale accompagnare la realizzazione del PDZ.
Alle finalità di rendicontazione del livello di conseguimento degli obiettivi regionali in base agli
indicatori di risultato individuati dalle Linee guida della Regione, la valutazione di Ambito intende
affiancare anche le finalità di apprendimento e di rafforzamento delle competenze di soggetti a vario
titolo coinvolti nella realizzazione del PDZ quale strumento di conoscenza dello stato del di attuazione
delle azioni previste.
In particolare, la valutazione è strategica al rafforzamento della governance e allo sviluppo dei
processi di partecipazione e di empowerment della comunità sottostanti le azioni previste dagli
obiettivi 1.1 e 1.2, in quanto si propone di condividere con i soggetti istituzionali e non istituzionali
coinvolti nel PDZ i risultati conseguiti e le azioni messe in campo. Essa inoltre risulta strategica per il
consolidamento del governo del sistema integrato dei servizi, che all’obiettivo 2.1 prevede uno
specifico percorso valutazione della possibile ridefinizione delle funzioni dell’Ambito distrettuale e
l’eventuale individuazione di un modello organizzativo innovativo, in grado di assicurare, ad un
tempo, l’efficacia e l’efficienza dei servizi e la loro aderenza alla specificità di bisogni e risorse
comunitarie che le singole municipalità del territori esprimono. La valutazione, infine, diventa
strategica anche per accompagnare il processo d’integrazione socio-sanitaria che, come esplicitato
nella premessa all’obiettivo 4, intende configurarsi come “contaminazione di culture”, attraverso
percorsi di costruzione e implementazione di strumenti di integrazione gestionali e professionali.
In tale prospettiva, il monitoraggio e la verifica saranno rivolti a raccogliere informazioni in merito
allo stato di avanzamento dei progetti, alle difficoltà incontrate e ai risultati conseguiti. La valutazione
invece sarà rivolta a raccogliere informazioni e opinioni utili a formulare un giudizio sui risultati
conseguiti e sulle prospettive da sviluppare. Si tratta di attività strettamente connesse tra loro e col
processo di pianificazione e progettazione che ha guidato la costruzione del PDZ col quale dovranno,
pertanto, essere pienamente coerenti. Per la valenza delle numerose attività integrate tra il sociale e
la sanità presenti nelle schede del PDZ, gli aspetti sia metodologici che strategici verranno articolati
in modo condiviso con il distretto sanitario con cui le diverse macro azioni progettuali sono state
condivise.
Gli indicatori di risultato individuati dalle Linee guida regionali costituiscono il punto di riferimento
per la funzione di rendicontazione della valutazione. Il loro raggiungimento verrà verificato
annualmente attraverso un sistema di monitoraggio che consentirà di rilevarne l’andamento nel
corso dell’anno per evitare il loro mancato raggiungimento e/o prevederlo in tempo utile a
contrastarlo o a limitarlo. Al fine di capire quali sono i fattori che hanno consentito o impedito il
raggiungimento dei risultati attesi, tuttavia, si prevede di affiancare al monitoraggio degli indicatori di
risultato previsti dalle Linee guida regionali anche quello dei principali interventi e/o processi
sottostanti il loro raggiungimento secondo uno specifico piano di monitoraggio e valutazione riferito
a ciascun PAA e al PDZ triennale.
Il piano di monitoraggio e di valutazione di ogni PAA avrà come riferimento gli obiettivi e le azioni
previste nelle schede PAA, in modo da garantire la verifica del raggiungimento degli indicatori di
risultato individuati dalle Linee guida regionali, espletando così il debito informativo nei confronti
63
della Regione. Si prevede di individuare il tipo di dati necessari a costruire l’indicatore, la fonte da cui
attingerli, i tempi di rilevazione, il responsabile dell’implementazione e della rilevazione di tali dati.
La valutazione si baserà sull’analisi dei risultati del monitoraggio, in modo condiviso con i soggetti a
vario titolo coinvolti nei singoli interventi o progetti, al fine di potersi arricchire con le informazioni e
le indicazioni da essi fornite. Essa, infatti, si configurerà come strumento di accompagnamento
progettuale rivolto a promuovere, per tutta la durata del processo, meccanismi di correzione e di
apprendimento tesi a migliorare le progettualità e gli interventi in essere in vista della progettazione
successiva.
Configurandosi in termini di accompagnamento finalizzato all’apprendimento, la valutazione si
concentrerà in particolare sull’individuazione:
- degli scostamenti tra quanto previsto/desiderato/atteso – e quanto effettivamente realizzato;
- degli elementi di successo da riproporre o riprodurre (buone prassi) in una prospettiva di
benchmarking;
- degli eventi ed elementi - prevedibili e non prevedibili - emersi nel corso del processo di
realizzazione dei progetti;
- la reale efficacia delle attività realizzate e il loro impatto.
Nel piano di monitoraggio e di valutazione saranno individuati i tempi e le modalità con cui
condividere i risultati emersi con gli operatori e i referenti degli altri enti e organizzazioni coinvolti, al
fine di poter formulare un giudizio valutativo comprensivo di tutti i punti di vista implicati.
Come richiesto dalle Linee guida, infine, in fase di monitoraggio e valutazione particolare attenzione
verrà data alla verifica dell’andamento della spesa in riferimento alle attività realizzate e da realizzare
e alle eventuali variazioni delle disponibilità.
64
CAPITOLO 7
IL PROGRAMMA ATTUATIVO ANNUALE
Il programma attuativo annuale, così come indicato nelle Linee guida regionali, “rappresenta lo
strumento attraverso il quale si realizzano concretamente, per l’anno di riferimento, le previsioni
contenute nel Piano di Zona”. A ciascuna scheda del PDZ corrisponde quindi una scheda PAA per
ciascun anno di riferimento (2013-2014-2015).
Le schede PAA evidenziano in dettaglio per ogni anno di riferimento i caratteri specifici delle azioni, i
collegamenti con altre azioni del PDZ (sia di sistema che di area) e l’integrazione con le politiche
sociali o sanitarie, nonché i rispettivi impegni dei diversi soggetti coinvolti in ogni specifica azione.
Ogni scheda, inoltre, riprende gli indicatori di risultato del triennio declinandoli in valori attesi per
ogni anno di riferimento a cui seguono le previsioni relative alle risorse che si ipotizzano per la
realizzazione delle azioni e per il raggiungimento dei valori attesi.
Il PAA rappresenta quindi lo strumento di declinazione dettagliata delle attività previste per ogni
anno del triennio e del modo con cui nel corso degli anni il PDZ persegue gli obiettivi prefissati. Esse
costituiscono,pertanto, lo strumento di governo che aiuta a monitorare negli anni le integrazioni o le
modifiche da apportare in fase di concreta realizzazione, tenendo in considerazione le trasformazioni
che avvengono nel territorio e nella comunità nonchè eventuali modifiche normative nazionali e
regionali, e dinamiche di partecipazione e dello sviluppo contestuale delle diverse azioni.
Il SSC predispone dunque il PAA e sue eventuali modifiche, condividendole con l’ ASS per gli aspetti
relativi all’integrazione sociosanitaria. Il PAA si caratterizza come uno strumento di supporto
dell’attività del SSC, a seguito della predisposizione del bilancio preventivo dell’Ambito e viene
approvato in Assemblea dei Sindaci secondo modalità stabilite nell’Accordo di programma che
approva il PDZ, mentre, per le attività sociosanitarie, le stesse vengono esplicitate nell’apposita intesa
stipulata tra il Presidente dell’Assemblea dei Sindaci e il Direttore generale dell’ASS.
Per quanto riguarda i criteri di compilazione del PAA, e più nello specifico l’individuazione delle
risorse del documento PAA 2013 (in allegato), sono state seguite le indicazioni contenute nelle note
metodologiche regionali, individuando per ogni soggetto coinvolto le tipologie dell’impegno secondo
modalità condivise a livello locale con il direttore del Distretto sanitario e l’ASS 4 Medio Friuli per la
redazione delle schede di integrazione socio-sanitaria. In particolare è stato condiviso di:
a) indicare solamente le risorse di out come/output e non quelle impiegate nei processi;
b) evidenziare, salvo diversa indicazione all’interno delle singole schede, il monte ore degli impegni
per tipologia degli attori del sistema integrato e di prestazione;
c) attribuire le ore indicate a ciascuna delle figure segnalate all’interno delle parentesi [ad esempio:
“2 incontri (6 ore x 1 operatore SSC, 1 operatore ASS, 1 operatore terzo settore”, è da leggersi
come due incontri, per un totale di 6 ore (3 ore ciascuno). L’operatore SSC, così come quello ASS
e del terzo settore saranno impiegati per 6 ore ciascuno].
d) rimandare al quadro complessivo delle risorse annuali del PAA gli impegni di natura finanziaria.
65
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