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La donna che fa tremare Pechino

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La donna che fa tremare Pechino
imaginechina/contrasto
Hu Shuli
La donna che fa tremare Pechino
Hu Shuli è determinata,
ottimista e indipendente.
Con le sue inchieste rappresenta il futuro dell’informazione cinese
S
econdo Hu Shuli la qualità più
importante per un giornalista
è non accettare compromessi.
E lei non li ha mai accettati.
Nel 1998 ha fondato il magazine
economico Caijing, diventato in pochi
anni uno dei giornali cinesi più autorevoli grazie alle sue inchieste sulla
corruzione e sulla gestione da parte
del governo dell’epidemia di Sars. Le
divergenze sulla linea editoriale, però,
hanno provocato una lotta interna tra
i proprietari della testata e Hu Shuli,
che nel 2009 ha lasciato il posto.
Ma quella che poteva sembrare
una resa si è trasformata in una prova
di forza: un centinaio di dipendenti
di Caijing si sono licenziati e alcuni
l’hanno seguita in una nuova avventura. Da gennaio Hu Shuli è direttore
editoriale del gruppo Caixin Media
e continua il suo lavoro investigativo
attraverso i mezzi d’informazione
del gruppo: il settimanale Century
Weekly, il sito caing.com, il mensile
China Reform. Hu Shuli ammette
che l’attenzione internazionale per
il suo caso e le enormi prospettive
che si sono aperte grazie a internet
sono state di grande aiuto. Secondo
la giornalista, in Cina l’80 per cento
dei 400 milioni di utenti usano il web
per informarsi. Un’occasione da non
perdere. u
Hu Shuli sarà il 3 ottobre al Teatro Comunale insieme a Dana Priest e Horacio
Verbitsky.
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
i
i luoghi del festival
l Biblioteca Ariostea
Palazzo
Massari
via delle Scienze 17
Caffè Castello
Castello Estense
l Chiostro di San Paolo
piazzetta Schiatti 7/9
l Cinema Apollo
via del Carbone 35
l Cinema Boldini
via Previati 18
l Palazzo Massari
corso Porta mare 9
l Piazza Municipale
l Piazzetta Sant’Anna
l Sala Borsa
largo Castello 20
l Sala Estense
piazza Municipale 14
l Teatro Comunale
corso Martiri della libertà 5
l Zuni
via Ragno 15
l
Sala Borsa
Castello
Radio3Mondo Estense
Piazza Municipale
Infopoint
Chiostro di San Paolo
Libreria e Caffetteria
del festival
Circolo Arci Zuni
Sala Stampa
Cinema
Apollo
Biblioteca Ariostea
Un giro in città
Una sera a teatro
u Alcuni degli incontri più importanti
del festival si svolgeranno nel Teatro
Comunale.
Costruito tra il 1790 e il 1797 dagli
architetti Antonio Foschini e Cosimo
Morelli, il teatro si è inserito abbastanza naturalmente tra le architetture preesistenti, come il Castello Estense e la
chiesa di San Carlo.
La facciata verso il Castello è caratterizzata da un ampio portico, mentre
il fronte nord è collegato al lato che si
affaccia sulla chiesa di San Carlo attraverso un elegante slargo di forma ellittica. L’interno è un classico esempio di
“teatro all’italiana”, elegante e funzio-
radio
marco caselli nirmal
Radio3Mondo seguirà il festival
con collegamenti in diretta e
interviste agli ospiti dal cortile del
Castello Estense: il 1 ottobre dalle 11
alle 12; il 2 ottobre dalle 10.50 alle
11.20 e dalle 16 alle 16.45; il 3 ottobre
dalle 10.50 alle 11.20. Il pubblico è
invitato ad assistere alle trasmissioni
e a intervenire. Il programma delle
dirette è disponibile all’infopoint del
festival, che si trova a piazza
Municipale/via Cortevecchia 6.
ii
Teatro Comunale
Sala Estense
ufficio stampa
traduzioni
Piazzetta Sant’Anna
Piazza Castello
L’ufficio stampa del festival sarà
aperto dalle 10 alle 20 in via del
Carbone 18/a. Giornalisti e blogger
che si vogliono accreditare devono
riempire il modulo presente sul sito
del festival. Per ogni evento sono
disponibili 50 ingressi stampa.
Ciascun giornalista potrà
accreditarsi a un massimo di tre
eventi al giorno.
Info internazionale.it/festival
/sala-stampa
Nei luoghi in cui è prevista la
traduzione simultanea saranno
disponibili delle cuffiette. Per usarle
sarà necessario presentare un
documento d’identità.
Cinema Boldini
Il Teatro Comunale
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
nale, decorato da Francesco Migliari
nel 1850.
Il Teatro Comunale svolge un ruolo
centrale nella vita culturale della città,
come sede di diverse stagioni di prosa,
opera, balletto, concerti, oltre che degli spettacoli organizzati dal comitato
Ferrara Musica
Ferrara Musica propone una stagione di concerti e opere liriche di qualità,
ospitando tra gli altri la Mahler Chamber Orchestra. Sul palcoscenico di Ferrara Musica si sono esibite grandi orchestre e solisti sotto la guida di alcuni
tra i più grandi direttori del panorama
musicale internazionale.
Oltre alla stagione concertistica e
alla stagione dell’opera, nel Teatro Comunale si tiene anche una prestigiosa
stagione di danza (da gennaio a dicembre) e un ricca stagione di prosa. Inoltre il sabato pomeriggio, da novembre
ad aprile, nel foyer del teatro sono organizzati concerti di giovani musicisti
italiani.
Info Fondazione Teatro Comunale di
Ferrara, corso Martiri della libertà 5
Tel. 0532 218311, fax 0532 247353, email:
[email protected]
Incontri
L’economista risponde
piono scelte razionali. Gli animali preferiscono bere acqua tonica, pur detestandola, perché quando premono
l’apposita leva nella gabbia ne ottengono una quantità maggiore rispetto ad
altre bevande.
Gli esempi di Harford funzionano
per il loro realismo e per l’uso di ricerche curiose e insolite. Quando ha scritto L’economista mascherato nessuno voleva pubblicarlo, ma poi gli editori
hanno capito che la divulgazione economica può vendere. Harford è stato
capace di usare il suo successo per avvicinare chi, prima, non gli avrebbe
dato retta. Così ha potuto incontrare il
premio Nobel per l’economia Gary Be-
Dal sesso al parcheggio,
niente è casuale. C’è sempre
una logica, che Tim Harford
è pronto a spiegare
T
im Harford, ex tutor di economia a Oxford, è diventato
un autore di bestseller applicando alla vita le teorie economiche che insegnava ai suoi studenti. Il suo primo libro, L’economista mascherato (Rizzoli 2006), ha venduto
600mila copie in tutto il mondo.
Harford è decisamente un bravo
ragazzo. Quindi è un po’ strano, aprendo il nuovo libro, La logica nascosta della vita (Feltrinelli 2010), addentrarsi
senza mezzi termini nella questione
del sesso orale (molto diffuso, a quanto sembra, tra gli adolescenti americani che temono l’aids e l’aborto). Eppure è un volume interessante. Harford
cita per esempio una ricerca secondo
cui anche le cavie di laboratorio com-
Gli esempi di Harford
funzionano per il
loro realismo e per l’uso
di ricerche curiose e
insolite
cker. Quando Harford si è presentato
all’appuntamento, il professore, ultrasettantenne, l’ha portato in macchina
al ristorante, dove ha parcheggiato
molto vicino al locale in un’area con la
sosta limitata a trenta minuti. La zona
non era controllata frequentemente e
quindi, secondo Becker, valeva la pena
rischiare la multa in cambio della comodità del parcheggio. Aveva fatto
sempre così e la maggior parte delle
volte gli era andata bene. E anche
quella volta non c’erano multe sul parabrezza all’uscita dal ristorante.
Harford continua a scrivere la rubrica Dear Economist per il Financial
Times. Nel frattempo gira il mondo alla ricerca di altri studi curiosi. Una
scelta pienamente razionale.– The
Sunday Times u cb
Tim Harford sarà a Ferrara il 2 ottobre. È possibile fargli avere delle domande su intern.az/bAA5J3 o all’infopoint di
piazza Municipale.
Da leggere
Giornalisti in erba
u Abbiamo chiesto ai protagonisti del
festival di segnalare alcuni libri da
consigliare ai lettori di Internazionale.
I libri saranno disponibili presso la
libreria del festival, al chiostro di San
Paolo. Ecco i libri consigliati da Amara
Lakhous. Lo scrittore algerino sarà il 2
ottobre alle 16.30 in piazzetta
Sant’Anna.
teresa sdralevich
Novità
u A Ferrara ci sarà spazio anche per i
più piccoli. Teresa Sdralevich, illustratrice di Internazionale, organizzerà laboratori per i bambini tra i 6 e i
12 anni presso la Biblioteca Ariostea.
Si comincia la mattina del 2 ottobre
alle 9.30 con il “Laboratorio antiscoop.
Come nasce un giornale mondiale illustrato”. I bambini saranno impegnati a
creare un giornale con le notizie più
strambe. L’iscrizione costa 12 euro.
Dalle 14.30 alle 18.30 sarà il turno
di “Made in qui”: Teresa Sdralevich ridarà vita alle magliette portate da
grandi e bambini. La partecipazione è
gratuita.
Il 3 ottobre, dalle 10 alle 13,è il turno
di “Dire, fare, protestare. Come nasce
un manifesto”. L’iscrizione costa 15 euro.
Info intern.az/9WSuxJ
Riccardo Staglianò
Grazie. Ecco perché senza
immigrati saremmo perduti
Chiarelettere, 2010, 14,60 euro
Francesco Forgione
Mafia Export
Baldini Castoldi, 2010, 20,00 euro
Ala Al Aswani
Se non fossi egiziano
Feltrinelli 2009, 16,00 euro
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
iii
Informazione
e potere
Robert Fisk, The Independent, Gran Bretagna
Il giornalismo è diventato
un campo di battaglia
linguistico. E sempre più
spesso, scrive Robert Fisk,
i reporter si arrendono,
diventando complici di un
gioco pericoloso
S
tate seguendo le ultime notizie dal fronte della semantica?
I giornalisti e il governo israeliano vanno di nuovo d’amore
e d’accordo. C’è il terrorismo islamico,
il terrorismo turco, il terrorismo di Hamas, il terrorismo degli hezbollah, il
terrorismo degli attivisti, la guerra al
terrorismo, il terrorismo palestinese, il
terrorismo iraniano, il terrorismo siriano, il terrorismo antisemita e così via.
Siamo innamorati di questa parola, che
ci seduce e ci ossessiona. Il nostro linguaggio è diventato il fedele partner
verbale di governi, eserciti e generali.
Il nesso tra informazione e potere
non riguarda solo gli stretti rapporti tra
giornalisti e leader politici, tra editori e
presidenti. E neppure l’osmosi o il parassitismo tra reporter presumibilmente onesti e autorità.
Quello tra mezzi d’informazione e
potere, nel mondo occidentale, è un legame che riguarda le parole, il loro uso
e l’origine di determinate espressioni.
Ma anche l’uso distorto dei fatti storici
e la nostra ignoranza. Oggi più che
mai, noi giornalisti siamo prigionieri
del linguaggio del potere. Forse perché
abbiamo trascurato la linguistica e la
semantica. O perché i computer “correggono” la nostra ortografia e “aggiustano” la nostra grammatica, e le nostre frasi somigliano troppo spesso a
iv
quelle di chi governa. Sono queste le
ragioni per cui oggi gli editoriali dei
quotidiani sono così simili ai discorsi
dei politici.
Negli ultimi vent’anni i leader statunitensi, britannici, israeliani e palestinesi hanno usato l’espressione “processo di pace” per definire l’accordo
che ha permesso a Stati Uniti e Israele
di controllare ogni pezzetto di terra da
assegnare alla popolazione occupata.
Ricordate come la chiamava Arafat? “La pace dei coraggiosi”. Eppure,
che io ricordi, nessun giornalista ha
sottolineato che la stessa espressione
era stata usata dal generale De Gaulle a
proposito della fine della guerra d’Algeria, che i francesi hanno perso. E noi
non abbiamo colto questa straordinaria ironia.
Lo stesso succede oggi. Noi giornalisti occidentali, usati dai nostri padroni, abbiamo spiegato che la guerra in
Afghanistan poteva essere vinta solo
conquistando “i cuori e le menti”. Nessuno ha fatto notare ai militari che era
la stessa frase usata per i civili vietnamiti durante la guerra. E in Vietnam
l’occidente ha perso.
Diamo un’occhiata ad altre espressioni che recentemente abbiamo preso
in prestito dai militari statunitensi.
Quando i “nostri” nemici – per esempio Al Qaeda o i taliban – sono più attivi
del solito, definiamo la situazione “un
picco di violenza”. Stiamo usando,
Non c’è conflitto tra
informazione e potere:
attraverso il linguaggio,
noi, i giornalisti, siamo
diventati il potere
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
quasi alla lettera, un’espressione creata per noi dal Pentagono. Un picco sale
in modo brusco e in modo brusco ridiscende. “Picco di violenza”, quindi,
evita l’uso dell’inquietante “aumento
di violenza”, perché un aumento è potenzialmente infinito.
Intanto il “processo di pace” falliva
e i nostri leader – o le “figure chiave”,
come amiamo chiamarli – cercavano di
farlo ripartire. Il processo doveva essere “rimesso sui binari”. Era come un
treno che aveva deragliato. Dopodiché
abbiamo creato la “road map” ma, visto che non ha funzionato, il vecchio
“processo di pace” è tornato sui giornali e in tv. Non è solo una questione di
luoghi comuni: questo è un giornalismo ridicolo. Non c’è conflitto tra informazione e potere: attraverso il linguaggio, noi, i giornalisti, siamo diventati il potere.
Ecco un altro esempio di vigliaccheria dei mezzi d’informazione. Molti
articoli ci dicono che in Medio Oriente
dobbiamo confrontarci con “narrazioni contrapposte”. Davvero molto carino. Non si tratta di una giusta e un’altra
ingiusta, ma di due versioni diverse
della storia. Oggi, sulla stampa britannica, le “narrazioni contrapposte” saltano fuori regolarmente.
L’espressione, presa da un falso linguaggio antropologico, cancella l’ipotesi che un gruppo di persone subisce
un’occupazione mentre un altro la
compie. Di nuovo, né giustizia né ingiustizia, né oppressi né oppressori:
soltanto amichevoli “narrazioni contrapposte”. Quasi una partita a calcio,
un campo neutro in cui le due parti sono “in competizione”.
Allo stesso modo un’occupazione
diventa una “contesa”. Un muro diven-
martin kollar (vu/blobcg)
Un giornalista della Cnn a New Orleans
ta un “recinto” o una “barriera di sicurezza”. E gli atti di colonizzazione
israe­liana in terra araba, contrari a
qualunque legge internazionale, diventano “insediamenti”, “avamposti”
o “quartieri ebraici”. È stato Colin Powell, da debole segretario di stato di
George W. Bush, a suggerire ai diplomatici statunitensi di parlare dei territori palestinesi occupati come una
“terra contesa”, un’espressione che andava abbastanza bene per la maggior
parte dei giornali. Ovviamente, non ci
sono invece “narrazioni contrapposte”
sui taliban. Quando ci saranno, sarà
perché l’occidente ha perso.
Eppure, tra noi, continuiamo a usare il linguaggio del potere. Quante volte ho sentito reporter occidentali parlare di “combattenti stranieri” in Afghanistan? Ovviamente si riferiscono
ai vari gruppi arabi che sostengono i taliban. La stessa storia l’abbiamo sentita
in Iraq. È chiaro che si tratta di combat-
tenti sauditi, giordani, palestinesi, ceceni. I generali li hanno chiamati
“combattenti stranieri” e immediatamente noi giornalisti occidentali abbiamo fatto lo stesso. Chiamarli “combattenti stranieri” significa che sono
degli invasori. Ma non ho mai sentito
una tv occidentale dire che in Afghanistan ci sono almeno 150mila “combattenti stranieri” che, guarda caso, indossano uniformi statunitensi, britanniche e di altri paesi Nato. Siamo noi i
veri “combattenti stranieri”.
La fine della verità
Ma l’effetto più pericoloso del linguaggio del potere, della nostra nuova guerra semantica (che non è proprio una
guerra, visto che ormai ci siamo arresi), è che ci isola dai nostri ascoltatori e
lettori, che non sono stupidi. In molti
casi capiscono le parole e i fatti meglio
di noi. Sanno che attingiamo il nostro
vocabolario da generali e presidenti,
dalle cosiddette élite, dall’arroganza
degli esperti. Così siamo diventati parte di questo linguaggio che ci sta uccidendo. E sospetto che sia una delle ragioni per cui i lettori si sono spostati
dalla stampa tradizionale a internet.
Non perché la rete sia gratuita, ma perché sanno che la stampa li ha imbrogliati; sanno che quello che leggono sui
giornali è un’estensione di ciò che arriva dal Pentagono o dal governo israeliano, sanno che le nostre parole sono
un’accurata rappresentazione gradita
ai potenti, che oscura la verità e ci rende alleati dei principali governi occidentali. Ma noi preferiamo le “narrazioni contrapposte”. Crediamo nel
“processo di pace”, nella “road map”.
Manteniamo il “recinto” attorno ai palestinesi. E lasciamo che le “figure
chiave” sistemino le cose. u cb
Robert Fisk sarà a Ferrara il 1 ottobre
al Teatro Comunale.
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
v
Spreco zero
Documentari
La guerra
in tribunale
Ecologicamente
insieme
A piedi, in bicicletta o in
autobus: raggiungere i
luoghi del festival è facile e
poco inquinante. Basta fare
le scelte giuste
Giustizia e riconciliazione
sono possibili anche in
Sierra Leone, spiega
Rebecca Richman Cohen
N
ell’estate del 2006 sono
stata tra gli osservatori nel
Tribunale speciale per la
Sierra Leone, il primo tribunale “ibrido” per i crimini di guerra,
creato dalle Nazioni Unite insieme al
governo locale. Ero lì come studente
di legge e praticante e, anche se mi
avevano assegnata a un altro caso, mi
sono appassionata al processo a Issa
Sesay, ex leader del movimento ribelle
Fronte rivoluzionario unito (Ruf ), accusato di crimini contro l’umanità ma
contemporaneamente figura chiave
nei negoziati di pace.
Ero incuriosita dai ruoli diversi che
il Ruf aveva assunto nel corso del conflitto e mi sono convinta che la vicenda del suo processo doveva raggiungere un pubblico più ampio. Unendo la
mia esperienza legale a quella da regista, ho pensato che con un documentario potevo raccontare la complessità
E
missioni di gas a effetto serra,
smog, inquinamento acustico,
traffico, incidenti stradali: l’uso
dell’auto privata porta con sé una serie
di inconvenienti dai costi sociali e ambientali elevati. L’organizzazione di
eventi a spreco zero richiede quindi
un’attenzione particolare al tema della
mobilità, soprattutto visto il numero di
persone che si sposteranno per raggiungere la meta. Durante il festival di
Internazionale, con i suoi cento ospiti
e oltre 70mila presenze, la questione
della mobilità ha un ruolo prioritario, e
ha comportato l’adozione di alcuni accorgimenti.
I luoghi degli incontri, per esempio,
sono stati scelti tenendo conto della vicinanza alle linee di trasporto pubblico
e a percorsi pedonali o ciclabili. Allo
stesso modo sono stati scelti gli alberghi per gli ospiti: non troppo lontani
dai luoghi dove si svolgono gli incontri
e comunque facilmente raggiungibili a
piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. L’invito per tutti, in particolare a chi
viene da fuori città, è chiaramente
quello di lasciare a casa l’auto e raggiungere il festival in treno o in autobus, per poi spostarsi “ecologicamente” in città tra i diversi appuntamenti
che dall’1 al 3 ottobre animeranno Ferrara. u
War Don Don
dell’ascesa e della caduta di Sesay.
Quello per la Sierra Leone è il primo tribunale per crimini di guerra a
concludere i suoi lavori dai tempi del
processo di Norimberga. Questo momento storico è anche un richiamo al
dialogo e all’analisi. La speranza è che
War Don Don offra un punto di vista
privilegiato sulle complesse questioni
morali, politiche e legali suscitate dalla riconciliazione di paesi senza legge
e dilaniati dalla guerra, e possa ispirare un dibattito serio sul futuro della
giustizia penale internazionale. u
Info La rassegna Mondovisioni è a cura
di Cineagenzia. I documentari saranno
proiettati al Cinema Boldini
internazionale.it/festival/documentari
u “Quattro amici partono insieme per
un viaggio, cercano risposte sul fenomeno dell’immigrazione: i flussi si
possono ancora gestire? I lampedusani, i più colpiti dal fenomeno, sono
soffocati dagli immigrati? Sono diventati insofferenti e razzisti?”. Così si
apre Viaggio a Lampedusa, di Giuseppe
di Bernardo, che sarà proiettato durante la rassegna di documentari
“Mamma li turchi! L’immigrazione vista dalle due sponde del Mediterraneo”, preceduta da un incontro con
autori e registi.
vi
In Be Yé ka Yé (Cosa c’è lì che non c’è
qui), di Cleophas Adrien Dioma e Alessandro Ceci, Cleophas torna in Burkina Faso a intervistare le persone che
hanno fatto l’esperienza dell’emigrazione e poi sono tornate a casa. In Soltanto il mare, di Dagmawi Yimer, Fabrizio Barraco e Giulio Cederna, il protagonista è Dagmawi, che torna a
Lampedusa, dov’era sbarcato nel
2006 dopo essere fuggito dall’Etiopia.
Info Mamma li turchi! sarà presentato
il 1 ottobre in piazzetta Sant’Anna.
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
enzo d. (flickr/getty images)
Tre storie italiene
ulf andersen (gamma/contrasto)
Al Qaeda cerca ribelli
senza causa
Secondo Olivier Roy,
Al Qaeda è un fenomeno
che esprime un’ideologia
rivoluzionaria occidentale
I
n Svizzera si vietano i minareti; in
Francia e in Belgio si discute sul
velo. Perché i simboli religiosi preoccupano tanto gli europei?
Il dibattito europeo si è spostato
dall’immigrazione ai simboli esteriori
dell’islam. Un tempo era prerogativa
della destra, ma ormai gli attacchi arrivano da destra e da sinistra. Per la
destra l’Europa è cristiana. La sinistra, invece, difende la laicità e si oppone al fondamentalismo. Il dibattito
sull’islam rivela un nodo più complicato: quello dell’identità europea.
Lei sostiene che i gruppi fondamentalisti come Al Qaeda non c’entrano
niente con la tradizione islamica.
Al Qaeda è un fenomeno nuovo
nel mondo musulmano, ma i suoi metodi sono già stati usati: in Sri Lanka le
Tigri tamil ricorrevano agli attacchi
suicidi; in Italia l’estrema destra è responsabile della strage alla stazione di
Bologna; i video che mostrano le esecuzioni degli ostaggi stranieri in Iraq
fanno pensare all’esecuzione di Aldo
Moro. Sono tutti elementi che definiscono Al Qaeda non come un’espressione dell’islam tradizionale, ma come una nuova idea di islam unita a
un’ideologia rivoluzionaria occidentale.
Il successo di movimenti e ideologie
così radicali è legato alla povertà?
Olivier Roy
Nessuna ricerca lo dimostra. Ci sono molti più sauditi che bengalesi nei
movimenti fondamentalisti islamici.
Penso che le lotte di oggi siano un effetto dello scontro tra l’occidente, in
particolare gli Stati Uniti, e i vecchi
movimenti anti imperialisti.
Al Qaeda è un movimento generazionale, composto da giovani che
hanno preso le distanze dal loro ambiente sociale e dai paesi d’origine. E
c’è un numero sorprendente di convertiti: ribelli senza causa che,
trent’anni fa, avrebbero aderito alla
Rote Armee Fraktion o alle Brigate
Rosse.– Signandsight u sc
Olivier Roy sarà il 3 ottobre al Teatro
Comunale con Ian Buruma e Tariq
Ramadan.
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
vii
Portfolio
federica poggi
valeria quadri
federica poggi
luca pareschi
federica poggi
Da destra, in senso orario:
il concerto di Le luci della centrale
elettrica nella Sala Estense (2009);
l’incontro sul Tibet in Sala Borsa
(2007); Rebecca Solnit (2009); Joe
Sacco al Teatro Comunale (2009);
lo shop di Internazionale al
Cinema Apollo (2009).
Promotori
In collaborazione con
Internazionale
Comune di Ferrara
Provincia di Ferrara
Con il contributo di
Con il sostegno di
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Fondazione Teatro
Comunale di Ferrara
Arci Ferrara
Ferrara sotto le stelle
viii
Internazionale a Ferrara 865 | 24 settembre 2010
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