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regolare vele - Solovela.net

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regolare vele - Solovela.net
www.solovela.net
Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Primi passi
Cazza e lasca
barca sbanda, si riduce la randa - con una o due mani di terzaruoli - e si chiude di qualche giro l’avvolgifiocco, senza seguire un concetto specifico. In pratica, ci si
preoccupa di ridurre la superficie velica esposta al vento, ma non
come farlo. Quanto ridurre il genoa, quanto la randa, e in che ordine lavorare sulle due vele, sono decisioni che influenzeranno
fortemente l’equilibrio dell’imbarcazione.
Vento
Vento
RIDURRE TELA
Ridurre le vele
l’importanteèl’equilibrio
Spesso chi naviga per crociera sottovaluta l’importanza delle regolazioni
delle vele e della ricerca di un buon bilanciamento tra la spinta della
randa e quella del genoa. Su questa base, quando si tratta di ridurre lo
fa senza troppa attenzione, peggiorando sensibilmente il
comportamento della barca, sia come prestazioni che come comodità
di Maurizio Anzillotti
a barca a vela è un gioco di equilibri. La forza del vento
che si esercita sulle vele è contrastata da quella dell’acqua
sulla deriva, la spinta a poggiare di un genoa è bilanciata
da quella della randa che porta la barca all’orza. A bordo, equilibrio è la parola magica. Conoscere e riuscire a sfruttare il gioco di forze contrarie che si intersecano l’una con l’altra nella
magia della navigazione, significa dominare completamente il
mezzo su cui si naviga. Per questo la conoscenza dei principi
L
72 Marzo 2004
teorici che regolano l’arte dell’andare a vela è fondamentale per
divertirsi a condurre una barca al meglio. Centro velico, centro
di deriva, baricentro, sono tutti concetti che il velista dovrebbe
conoscere alla perfezione e soprattutto avere la capacità di figurarseli come se fossero degli oggetti tangibili. Sarà nei momenti più critici che tali conoscenze verranno in aiuto a chi naviga, come, per esempio, quando si tratta di decidere se ridurre
tela e come farlo.
Se non si è dei regatanti, per i quali la quantità di tela a riva è
un fattore della massima importanza, quando il vento sale e la
Quando il timone si fa duro e la barca tende a sbandare molto diventando difficile da governare, la prua si scontra con l’onda invece
di scivolarci sopra: è il momento di ridurre la velatura. Nel compiere questa operazione bisognerà tenere presente lo scopo finale: si
riduce la velatura per ristabilire l’equilibrio della barca, ovvero far sì
che questa torni ad avere un timone leggero, una buona stabilità di
rotta e una certa facilità di governo. Per far ciò si dovrà cercare di
non sbilanciarla spostando a casaccio i centri velici.
Affrontando questa operazione, lo skipper deve ricordare:
a) la randa è una vela orziera, se la superficie di questa è dominante, la barca tende all’orza.
b) al contrario, il genoa è poggiero, quindi se si terzaruola troppo
la randa e si riduce poco il genoa, la barca tenderà alla poggia.
c) le vele di prua, specialmente se rollate, aumentano il beccheggio
e lo sbandamento.
Questi punti essenziali stabiliscono i concetti base che devono guidare chi organizza la manovra nella sua opera. Egli dovrà fare attenzione a mantenere una proporzione tra la superficie delle vele.
Cercherà di non caricare la prua e si sforzerà di portare i centri velici il più possibile a centro barca.
OGNI BARCA LA SUA REGOLAZIONE
Ketch, cutter, golette, rande full batten, sette ottavi o nove decimi.
Ognuno di questi armamenti comporta un diverso equilibrio tra le
forze che si esercitano sull’imbarcazione.
Il timoniere di uno scafo armato in testa d’albero - soprattutto se
datato - con un rapporto randa-genoa che lascia a quest’ultimo un
ruolo molto importante, quando dovrà ridurre le vele dovrà tenere in
considerazione il fatto che il suo albero è più verso il centro barca
di quanto accade su barche con armamento frazionato. L’evoluzione
nella progettazione dei piani velici ha visto, negli anni, l’aumento
della superficie delle rande e, viceversa, la riduzione di quella della
vela di prua. Le barche di vent’anni or sono, avevano delle rande
molto piccole in rapporto alla superficie velica complessiva e, conseguentemente, genoa grandissimi e con sovrapposizioni accentuate. In questo caso la riduzione di tela terzaruolando la randa era la
soluzione più adottata, in quanto il conseguente spostamento del
centro velico complessivo era minimo. Al contrario, nelle imbarcazioni moderne o frazionate, la riduzione della randa modifica so
stanzialmente il centro velico.
GENOA TROPPO APERTO
Lo skipper di questa barca ad armo frazionato, davanti all’
incrementare del vento ha deciso di dare terzaruoli, ma ha
lasciato il fiocco completamente aperto. Ora sta navigando con
una vela di prua troppo potente che porta la barca alla poggia
e lo obbliga a correggere con il timone in continuazione
Vento
Vento
GENOA TROPPO CHIUSO
Ora lo skipper ha fatto l’errore opposto, ha dato troppi giri
all’avvolgifiocco, il genoa è piccolo in relazione alla randa che ha
ancora una sola mano di terzaruoli. La spinta di questa, porta la
barca all’orza. Lo skipper deve correggere costantemente e ogni
volta che si trova sulla cresta dell’onda rischia la straorzata
Vento
Vento
L’EQUILIBRIO
Sbagliando si impara e così ha fatto il nostro skipper. Ora genoa e
randa sono commisurati e la barca procede dritta senza bisogno di
particolari sforzi da parte del timoniere. Così facendo la navigazione
è molto più comoda, più veloce e sicura. Inoltre le strutture sono
meno sollecitate e c’è, quindi, un minor rischio di rotture.
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Avanzato
Primi passi
Questi tre simboli indicano la tipologia
di argomento trattato e il loro grado di difficoltà
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Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Cazza e lasca
Nella foto qui di fianco, la barca ha
ammainato il genoa e procede solo con
la trinchetta e la randa terzaruolata.
Sotto, un ketch in regata ha la
mezzana e il genoa completamente
aperti e la maestra terzaruolata, a
dimostrazione che ogni barca e ogni
situazione ha un modo diverso di
raggiungere l’equilibrio
nendo conto che l’avvolgificocco non è un
riduttore, ma come dice il nome, un avvolgitore; il che significa che la sua funzione
principale è aprire o chiudere la vela e non
ridurla. Ciò significa che non si potrà ridurre oltre un certo punto senza avere delle
controindicazioni. Dato qualche giro di avvolgificocco si vedrà che la barca raddrizza
un poco il suo sbandamento, ma accentua il
beccheggio. Cosa è successo. Il centro velico del genoa, ovvero il centro di tutto le
forze che si esercitano su questa vela, si è
spostato più avanti, verso prua, e si è alzato. Così facendo si è allontanato dal centro
dell’imbarcazione: per questo il beccheggio
è aumentato. Ora si provi a ridurre di una
mano la randa: la barca si raddrizza decisamente e il timone diventa più leggero, la
prua sale e scende dalle onde con più facilità e il vento sembra essere meno forte di
prima. Tuttavia il timoniere nota che la barca spinge alla poggia. Questo significa che
il genoa è ancora troppo aperto: chiudiamo,
allora, ancora due giri di avvolgitore.
buendo notevolmente a equilibrare la barca rendendola manovrabile, leggera e dolce sull’onda. La velocità della barca aumenterà anche perché la trinchetta ristabilirà il canale di flusso d’aria sottovento alla randa, rendendo quest’ultima - anche se terzaruolata molto più efficiente.
In questo modo anche il beccheggio verrà ridotto.
Purtroppo non tutte le barche hanno la trinchetta. Non potendo ricorrere a questa preziosa vela, a volte si può rendere necessario scegliere il male peggiore e chiudere completamente il genoa. La chiusura totale della vela di prua porterà la barca a essere decisamente
orziera, ma almeno non subirà l’effetto sbandante di un genoa senza più forma.
RANDA TROPPO CHIUSA
Si può verificare anche il problema contrario, per quanto il genoa sia
stato ridotto in una giusta proporzione, la randa rimane predominante e la barca spinge all’orza. In questo caso se si dà un’altra mano di terzaruoli la riduzione sarà esagerata. Quindi o si riapre leggermente il genoa sino a trovare un nuovo equilibrio o si agisce sulle regolazioni della randa, lascandola un pò o facendola svergolare
per mezzo del trasto, al fine di farla portare un po’ meno nella parte alta, bilanciando così l’azione del genoa.
In linea generale la barca deve rimanere leggermente orziera
per favorire la bolina, sempre che questa sia l’andatura che
stiamo tenendo.
PERFEZIONARE L’EQUILIBRIO
Una volta che si è trovato il bilanciamento tra le superfici del genoa e della randa, non è detto che non si possa migliorare ulteriormente l’equilibrio della barca. Se vediamo che il timone, nonostante tutto tende un po’ da una parte e la barca preferisce poggiare invece che orzare, possiamo cercare di scaricare un po’ il genoa, spostando il suo punto di scotta (rotaia) più a poppavia. Se la barca
tende a essere notevolmente sbandata, si può agire anche sulle regolazioni della randa quali, paterazzo, vang, e trasto per appiattire
e aprire maggiormente la vela. Come già detto varie volte da Dudi
Coletti su queste stesse pagine, “l’importante è provare, sperimentare”. Gli effetti delle regolazioni sulla barca, sono immediati e facilmente identificabili, quindi la sperimentazione permetterà di capire facilmente cosa è meglio per quel tipo di barca.
L’importante è non pensare che il vang, il trasto, e tutte le altre diavolerie di bordo siano stati pensati a esclusivo uso di chi fa regate.
Le regolazioni, la ricerca dell’equilibrio, sono cose fondamentali anche per il crocerista, che così facendo otterrà una barca più facile
da condurre, più comoda per lui e i suoi ospiti e più duratura, per
ché le strutture saranno meno sollecitate.
GENOA E TRINCHETTA
METODO EMPIRICO
Dire esattamente di quanto va ridotto il genoa in rapporto alle mani di terzaruoli prese sulla randa, è impossibile. Come si è già detto, ogni barca ha un suo equilibrio. L’unica cosa che si può generalizzare è il metodo da usare.
Per capire quale è il migliore equilibrio tra le vele non si può fare
altro che cercarlo. Si cominci con il ridurre leggermente il genoa, te74 Marzo 2004
Il genoa avvolto fa delle pieghe e la vela assume una forma molto grassa, con un forte
rigonfiamento verso il centro. La barca è
ancora sbandata, il beccheggio fa sì che
quando si incontra un’onda, la prua si fermi
su questa. Nell’insieme si avverte che la
barca non ha ancora raggiunto il suo equilibrio. A questo punto il problema maggiore è a prua. L’unica cosa
che rimane da fare è chiudere il genoa e armare la trinchetta. Così
facendo si avrà a riva una vela piatta, con poco grasso e molto più
vicina all’albero. Questo avrà una serie di effetti positivi sulla barca. La vela piatta, farà sbandare meno la barca e guadagnare velocità. Il centro velico della trinchetta, arretrato rispetto a quello del
genoa, sarà più vicino a quello della randa terzaruolata, contriGennaio 2004
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