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la finestra di apparizione nell`antico egitto

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la finestra di apparizione nell`antico egitto
Laila Ohanian
LA FINESTRA DI APPARIZIONE
NELL’ANTICO EGITTO
Copyright © MMIX
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, 133/A–B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
978–88–548–2953–4
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: dicembre 2009
ai miei genitori
6
«Innalzo una Scala fra gli dei e io sono
un essere divino tra loro»
Libro dei Morti, Cap. CXLIX
7
8
Desidero ringraziare alcuni docenti della Sapienza Università di Roma
per i loro preziosi suggerimenti, in particolare il Professore Alessandro
Roccati (Egittologia) e la Professoressa Maria Giovanna Biga (Religioni
del Vicino Oriente Antico), che hanno seguito personalmente la stesura
dell’opera in qualità di relatore e correlatore della tesi di Laurea.
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Sommario
Introduzione
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I. La finestra di apparizione
1. Origine
2. Funzione
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II. Le fonti archeologiche
1. Palazzi dei templi funerari del Nuovo Regno
1.1. Deir el Bahari
1.2. Tell el Amarna
1.3. Tempio funerario di Ai/Haremhab a Medinet Habu
1.4. Tempio funerario di Sethi I a Gurna
1.5. Il Ramesseo
1.6. Tempio funerario di Merenptah
1.7. Tempio funerario di Ramesse III a Medinet Habu
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III. Le fonti iconografiche
1. La cerimonia di ricompensa
2. La finestra di apparizione in età pre-amarniana
2.1. Tomba Tebana 188
2.2. Tomba Tebana 55
3. La finestra di apparizione in età amarniana
3.1. Amarna 6
3.2. Amarna 1
3.3. Amarna 2
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3.4. Amarna 9
3.5. Amarna 25
3.6. Amarna 7
3.7. Amarna 4
3.8. Amarna 8
3.9. Rilievo con finestra di apparizione
4. La finestra di apparizione in età post-amarniana
4.1. Tomba menfita del generale Haremhab
4.2. Tomba Tebana 49
4.3. Tomba Tebana 50
4.4. Stele di Harmin
4.5. Tomba Tebana 157
4.6. Tomba Tebana 217
4.7. Stele di Mose
4.8. Medinet Habu, primo cortile, parete nord
4.9. Medinet Habu, Paser
4.10. Rifah, tomba di età ramesside
4.11. Ostracon con finestra di apparizione da Tebe
IV. Le fonti scritte
1. Analisi dei testi letterari
1.1. Stele di Tombos
1.2. Decreto di Haremhab
1.3. Decreto di Nauri
1.4. Stele dedicatoria per Ramesse I ad Abido
1.5. Deir el Medina, Cappella C, stele di Ramesse III
1.6. Il papiro Harris
H I, 4, 11-12
H I, 76, 4
H I, 78, 4
H I, 49, 10
1.7. La lettera satirica
1.8. Il papiro Koller
Koller 5, 1
1.9. La descrizione del castello di Sese
1.10. Papiro Anastasi II, conclusione
1.11. Tomba Tebana 183
1.12. Tomba Tebana 157
1.13. Epiteti e titoli del Capo degli scribi
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1.14. Benedizione di Ptah
1.15. La stele di Piankhi
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V. Conclusioni
1. La finestra di apparizione in Egitto
2. La finestra di apparizione fuori dall’Egitto
2.1. Ugarit
2.2. Biblo
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Elenco delle sigle
131
Bibliografia
133
13
Introduzione
Il Nuovo Regno egiziano si apre all’insegna della conquista sotto
l’egida dei vigorosi thutmosidi, che in seguito a numerose campagne
belliche vedono affermare e in seguito consolidare il loro potere in Asia.
L’Egitto trascende i suoi confini tradizionali affacciandosi su un mondo
nuovo, quello del Tardo Bronzo.
Questo importante periodo storico corrisponde ad un lungo periodo
di stabilità (1550-1200 a.C.) nell’area che va dall’Egitto alla Siria e Palestina, all’Anatolia, all’Alta Mesopotamia, a Babilonia e all’Elam. E’ un
periodo caratterizzato da una fitta rete di rapporti commerciali e politici
fra le varie potenze regionali1. Mentre a corte circolano doni, ambasciatori, donne e divinità straniere, importanti cambiamenti interessano la
società: in seguito alle numerose campagne militari una nuova classe sta
emergendo e di lì a breve assumerà il potere, l’esercito.
Una importante innovazione concerne anche la persona del faraone e
le sue apparizioni in pubblico: solo a partire dal Nuovo Regno il sovrano
si mostra pubblicamente in occasione di cerimonie che, in apparenza,
esulano dal contesto religioso.
Il luogo di queste “apparizioni” era una struttura sopraelevata (rispetto al cortile sottostante) che si apriva nella facciata di un edificio; da qui
il nome “finestra di apparizione”.
Nelle pagine seguenti si tenterà di tracciare un profilo attendibile della suddetta struttura analizzando le fonti a nostra disposizione.
Dopo aver individuato il contesto di origine e la funzione della finestra di apparizione saranno analizzate le fonti archeologiche, attestate a
partire da Hatshepsut (XVIII dinastia); notevoli, a tale riguardo, sono i
contributi forniti da studiosi quali U. Hölscher, N. de G. Davies, e più
recentemente R. Stadelmann e B.J. Kemp, che per primi si sono interessati allo studio di suddetta struttura architettonica annessa ai palazzi dei
templi funerari edificati sulla riva occidentale del Nilo.
Saranno poi esaminate le fonti iconografiche che, è bene ricordare,
cominciano solo con l’età di Amarna, ovvero non abbiamo nessuna illustrazione della finestra di apparizione prima di Amenhotep IV- Akhena1
Vedi M. LIVERANI, Guerra e Diplomazia nell’Antico Oriente, 1600-1100 a.C., Bari 1994.
15
ten; è proprio dalla necropoli amarniana che proviene la maggior parte
della documentazione relativa alla suddetta struttura.
La sezione è completata da una serie di tavole che copre un arco di
tempo di circa tre secoli, da Akhenaten (fine XVIII dinastia) fino a Ramesse IX (fine XX dinastia). La ricerca si conclude con l’analisi delle fonti scritte, composte prevalentemente da documenti di età ramesside
(XIX-XX dinastia); anche in questa sezione vengono presentati numerosi
campioni che spaziano da Haremhab (fine XVIII dinastia) fino a Piankhi
(età Tarda).
Dal punto di vista filologico la ricerca ruota intorno ai due termini
sšd e t̠nt 3̠ .t, rappresentanti entrambi una struttura regale sopraelevata rispetto al livello del terreno.
Si accenna inoltre, nelle pagine conclusive, alla presenza della finestra
di apparizione fuori dal contesto egiziano, dal momento che la ritroviamo anche presso popolazioni che tradizionalmente gravitavano
nell’orbita egiziana.
16
I. La finestra di apparizione
18
1. Origine
Sotto la guida degli energici thutmosidi l’inizio del Nuovo Regno si
apre all’insegna della conquista: l’Egitto vede una fase di affermazione e
consolidamento della propria autorità in Asia. Ma necessitano numerose
campagne militari per il controllo della Siria soprattutto in vista della
forte ostilità del regno di Mitanni.
Dopo un lungo e intenso periodo di guerre si arriva a un accordo col
potente nemico suggellato da matrimoni interdinastici avviando una serie di trattative diplomatiche. Così mentre a corte circolano messaggeri
e doni, donne e divinità di svariata origine, una nuova classe sociale consolida il suo potere: l’esercito. Si è in presenza di un Egitto militaresco e
da questo momento sacerdoti e scribi, ossia i massimi vertici della società egiziana, vengono affiancati da validi e ambiziosi generali in cerca di
gloria e potere, la cui ascesa culminerà con la XIX dinastia ramesside originata appunto da militari del Delta orientale.
È in questo periodo che compaiono in Egitto scene raffiguranti il sovrano in pubblico. Nei periodi più antichi le rappresentazioni delle apparizioni pubbliche del sovrano, se si escludono scene religiose o rituali
come l’annientamento dei nemici, sono praticamente inesistenti1. Unica
eccezione2 è la rappresentazione in una tomba privata della XII dinastia
rinvenuta a Tebe che appartiene a un certo Antefiker3. Solo a partire da
Hatshepsut e Thutmosi III le apparizioni pubbliche cominciano a essere
registrate in sepolture private di funzionari pubblici, i soli che potevano
permettersi il lusso di un avello.
Soprattutto con Thutmosi III fioriscono le raffigurazioni dell’esercito4, anche se nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di
scorte alle sfilate dei popoli stranieri o legazioni di ritorno in Egitto.
Il luogo di tali apparizioni è un podio-palco protetto da un baldacchino munito di ricche decorazioni, sorretto da colonne, sotto il quale il
re siede sul trono o sedia di stato in occasione di cerimonie, presentazione di tributi, supervisione delle truppe e distribuzione di onori.
Sempre facendo riferimento alle illustrazioni che decoravano le tom1
N. de G. DAVIES, The Place of Audience in the Palace, in «ZÄS» 60, 1925, pp. 50-56.
M. WEGNER, Stilentwickelung der Thebanischen Beamtengräber, in «MDAIK» 4, 1933, pp. 38-164.
3
N. de G. DAVIES, A.H. GARDINER, The tomb of Antefoker, vizier of Sesostris I and his wife Senet.
(N°60), The Theban Tombs Series, II, London 1920, p. 13, tav. XVI; vedi anche M. WEGNER, op. cit.,
p. 55.
4
Ivi, pp. 65-66.
2
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be, è stata ipotizzata una possibile evoluzione5. Prima tutto intorno viene aggiunto un basso parapetto lasciando libero solo il lato frontale della
piattaforma alla quale si accedeva tramite una scala. In seguito viene allestita una veranda e contemporaneamente, forse per motivi di sicurezza, si elimina la scala di accesso. Si arriva così alla complessa struttura
che troviamo ampiamente rappresentata nelle raffigurazioni delle tombe
amarniane6. Una finestra finemente decorata che si apre nella facciata
principale del palazzo regale.
Mentre nei periodi precedenti il sovrano si mostrava ad ambasciatori
e sudditi nella sala delle udienze assiso sul trono riccamente decorato, a
partire dal Nuovo Regno si registra un elemento architettonico strettamente legato a un nuovo genere di apparizione regale. Il re affacciato a
una finestra che pubblicamente getta collane e catene d’oro ai favoriti,
giubilanti nel cortile sottostante7.
2. Funzione
Essendo il tema della presente ricerca in gran parte speculativo, sia
per la casualità degli scavi sia per la mancanza di riscontri effettivi sul
campo, si può comprendere la discordanza di opinioni tra gli studiosi.
A differenza del Davies8, che vede sostanzialmente la finestra di apparizione come luogo delle udienze, Hölscher9 distingue chiaramente i
ruoli delle due strutture che da questo momento coesisteranno fianco a
fianco, senza che il trono perda le proprie prerogative. E seguendo le
orme di Hölscher è forse lecito domandarsi quale sia la differenza tra
questi due caratteristici elementi del palazzo visto che entrambi sono in
funzione dell’apparizione del faraone in pompa magna. Una prima differenza si rileva a livello architettonico. La sala delle udienze è infatti uno
spazio chiuso situato all’interno del palazzo, e la finestra di apparizione,
come la maggior parte delle finestre in genere, si affaccia a un cortile esterno all’edificio.
5
N. de G. DAVIES, cit., 1925, p. 51.
N. de G. DAVIES, The Rock Tombs of El Amarna, 6 voll., London 1903-1908; vedi sotto, p. 59.
7
A. HERMANN, Jubel bei der Audienz. Zur Gebärdensprache in der Kunst des Neuen Reichs, in «ZÄS»
90, 1963, pp. 49-66.
8
N. de G. DAVIES, cit., 1925, p. 51.
9
U. HÖLSCHER, Erscheinungsfenster und Erscheinungsbalkon im Königlichen Palast, in «ZÄS» 67,
1939, pp. 43-45.
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Benché assiso sul trono il re, grazie ad una serie di scalini, è solo leggermente rialzato rispetto al pavimento per cui esiste un contatto tra la
sua persona e chi chiede udienza. Al contrario, quando il re si affaccia alla finestra tale legame viene improvvisamente a mancare; consegna
l’oro di onore ai prediletti gettandolo dall’alto, creando di conseguenza
un distacco tra gli astanti.
Il re sul trono appare in tutto il suo splendore; trasmette agli interlocutori tutta la sua vera o presunta potenza. È un momento determinante in cui egli, dio in terra, si lascia contemplare. A differenza del luogo
delle udienze, ove assiso sul trono aspetta che, seguendo un itinerario
prestabilito, i sudditi giungano al suo cospetto, nell’atto di comparire
alla finestra si evidenzia che è lui, il faraone, a muovere verso gli altri10.
Ed è questa la differenza fondamentale che segna al tempo stesso la novità: il duplice ruolo della finestra di apparizione. E da tale postazione
privilegiata il sovrano è contemporaneamente osservatore e osservato11.
Come già visto, nel primo caso il faraone appare in pubblico in tutta la
sua magnificenza. Nel secondo aspetto ricopre un ruolo più contemplativo: egli scruta inosservato il mondo che lo circonda e vigila affinché la
giustizia regni sovrana12.
Ai fini di questo studio di notevole importanza è il collegamento operato da Stadelmann sulla finestra e sui piccoli palazzi trovati nei templi funerari del Nuovo Regno a ovest di Tebe, identificati a partire dal
regno di Sethi I a quello di Ramesse III con esempi precedenti deducibili
dal tempio di Ai e di Haremhab. La novità fondamentale dello studioso
è di avere identificato una prima finestra di apparizione nel tempio funerario di Hatshepsut a Deir el Bahari13. Da notare è che in tale complesso
la finestra non fa parte del piccolo palazzo, perché parte integrante del
tempio stesso. E, almeno inizialmente, ciò implicherebbe una funzione
puramente religiosa della finestra, essendo il luogo di apparizione cerimoniale del re durante le funzioni svolte nel tempio14.
Considerando che ogni forma di espressione artistica e architettonica
viene prevalentemente concepita in funzione del contesto storico, culturale e soprattutto politico del tempo, è possibile notare quanto la fine10
R. STADELMANN, Tempelpalast und Erscheinungsfenster in den Thebanischen Totentempeln, in
«MDAIK» 29, 1973, pp. 241-242.
11
Ivi, p. 241.
12
Ivi, p. 242.
13
Vedi Cap. II, “Le fonti archeologiche”.
14
R. STADELMANN, cit., 1973, p. 241.
21
stra di apparizione assumerà un significato ben più ampio e soprattutto
più pubblico rispetto a quello strettamente cultuale attestato sotto Hatshepsut.
L’accento si sposterà gradualmente da un ruolo prettamente privato
e sacrale a uno appariscente e politico, inaugurando il nuovo grande scenario dell’epoca ramesside dove tutto sarà concepito in funzione della
presenza del sovrano. Nel cortile antistante la finestra-balcone si condurranno le truppe, tributi dei popoli stranieri e presentazione dei prigionieri15. Sempre in questo spazio antistante la finestra si svolgeranno i giochi
cerimoniali16, tipici del Nuovo Regno, alla presenza del sovrano. Riguardo a tali prove fisiche Wilson ne evidenzia l’aspetto simbolico. Il
verdetto finale sanciva sempre la vittoria del lottatore indigeno
sull’avversario, un Nubiano, un Libico o un Siriano, in rappresentanza
della sconfitta dei nemici dell’Egitto. Natura rituale e simbolica17 dei
combattimenti confermata da una illustrazione18 che mostra gli incontri
davanti a un santuario del divinizzato Thutmosi III. Cerimonia che avrà
il suo culmine con pubblica ricompensa ai favoriti direttamente dalle
mani del re. Grande momento di gloria nella vita del cortigiano orgogliosamente rappresentato nella sua tomba della quale si è ora inaspettati fruitori privilegiati.
15
R. ANTHES, Die Vorführung der gefangenen Feinde vor den König, in «ZÄS» 65, 1930, pp. 26-35.
J.A. WILSON, Ceremonial Games of New Kingdom, in «JEA» 17, 1931, pp. 211-220; vedi anche
H. W ILSDORF, Ringkampf im alten Ägypten, 1939, fig. 27.
17
J.A. W ILSON, op. cit., p. 219.
18
All’interno della Tomba Tebana 19, che secondo Wilson appartiene all’inizio della XIX dinastia.
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