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Triplo Concerto op. 56 e Trio in si bemolle maggiore op. 11

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Triplo Concerto op. 56 e Trio in si bemolle maggiore op. 11
LUDWIG VAN BEETHOVEN
(Bonn, 17/12/1770 - Vienna, 26/3/1827)
Concerto in do maggiore op. 56 per pianoforte, violino e violoncello
“Triplo Concerto”
1 Allegro (18'14)
2 Largo (5'17)
3 Rondo alla polacca (13'56)
Composizione 1804
Dedica al principe Joseph von Lobkowitz
Prima esecuzione Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 4 Maggio 1808
Edizione Bureau des Arts et d’Industrie, Vienna 1807
Organico pianoforte solista, violino solista, violoncello solista; flauto, 2 oboi, 2 clarinetti,
2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Trio in si bemolle maggiore op. 11 per pianoforte, violino e violoncello
4 Allegro con brio (9'56)
5 Adagio (4'55)
6 Tema: Pria ch’io l’impegno. Allegretto – Allegro (7'01)
Composizione 1797/1798
Dedica alla contessa Maria Wilhelmine von Thun
Edizione Mollo, Vienna, 1798
Organico pianoforte, clarinetto (violino), violoncello
Trio di Parma
(Alberto Miodini pianoforte, Ivan Rabaglia violino, Enrico Bronzi violoncello)
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Trisdee na Patalung, direttore
3
Guida all’ascolto
Guida all’ascolto
Guida all’ascolto
Beethoven
il peso di una scrittura tecnicamente impegnativa.
Anche se presenta qualche timida analogia col contemporaneo Quarto Concerto
per pianoforte e orchestra, il Triplo Concerto è una partitura nella quale all’elaborazione motivica ed allo sviluppo sinfonico Beethoven preferisce lo spensierato
alternarsi delle idee tematiche, l’effetto,
l’enfasi sinfonica; una pagina, quindi, nella quale il genio beethoveniano strizza
l’occhio al genere concertante di stampo
parigino. Anche la destinazione polistrumentale sembra guardare al passato, alla
prassi settecentesca del Concerto Grosso
e della Sinfonia concertante, che nell’Ottocento vennero decisamente rimpiazzati
dal Concerto solistico, ideale per le forti
e drammatiche contrapposizioni fra tutti
e solo.
Nessuna contrapposizione troviamo invece nell’esposizione dell’Allegro 1, che
si apre con un tema annunciato in pianissimo da violoncelli e bassi e poi ripreso da
tutta l’orchestra in un graduale crescendo
[1.01]. Una serie di impetuose scale ascendenti (bassi e violoncelli) conducono alla
tonalità della dominante, nella quale pri-
Triplo Concerto op. 56 e Trio op. 11
di Alessandro De Bei
B
eethoven scrisse il Grande Concerto in do maggiore per pianoforte,
violino e violoncello, più noto come Triplo Concerto, intorno al 1804, ma
lo pubblicò solo tre anni dopo, nel 1807,
come op. 56. Siamo negli anni della piena
maturità beethoveniana, gli anni di Leonora, della Sinfonia Eroica, delle Sonate
per pianoforte op. 53 e op. 54 e dell’abbozzo dell’op. 57, l’Appassionata. La prima
esecuzione assoluta dell’opera, avvenuta
in forma privata a Vienna nel 1805, vide
al violoncello il famoso virtuoso Anton
Kraft, al violino il modesto Carl August
Seidler e al pianoforte l’arciduca Rodolfo,
poco più che un dilettante. Il violoncellista era l’unico quindi che potesse reggere
4
ma gli archi e subito dopo i legni presentano il secondo tema [1.02]. Una breve
coda, basata sull’incipit del secondo tema,
conclude l’esposizione dell’orchestra. È
ora la volta dei solisti, che in regolare successione espongono il primo tema: prima
il violoncello nel suo registro acuto, poi
il violino e infine il pianoforte in ottava
[1.04].
Un nuovo tema [1.05], solenne e un poco
retorico, viene esposto da tutta l’orchestra
in fortissimo; poi i tre solisti lo ornano,
dando vita ad un episodio sereno e spensierato [1.06]. È ancora il violoncello, strumento che “conduce” di fatto il discorso
musicale, a esporre il secondo tema, ora in
la maggiore, al quale Beethoven fa seguire
un nuovo episodio solistico di sviluppo
[1.09]. Una nuova perorazione del terzo
tema, ora in fa maggiore, a tutta orchestra
in fortissimo, precede l’ultima apparizione del tema principale, ancora nella successione violoncello-violino-pianoforte
[1.11].
Lo sviluppo è piuttosto convenzionale
e non presenta le tensioni drammatiche
tipiche della scrittura beethoveniana; è
formato da due episodi: il primo è basato
quasi esclusivamente sulla testa del primo tema e viene condotto sugli energici
arpeggi ascendenti e discendenti dei tre
strumenti solisti [1.12]; il secondo è costituito da un nuovo appassionato motivo
cantabile in do minore, esposto dal violoncello e subito raddoppiato dal violino
[1.13]. La ripresa è regolare e prevede il ritorno di tutti i temi uditi nell’esposizione,
più il nuovo motivo cantabile apparso per
la prima volta nello sviluppo; un’enfatica
coda conclude il movimento [1.21].
Il secondo movimento, Largo 2, è una
pagina delicata e molto lirica, nella quale le straordinarie capacità cantabili del
violoncello emergono in tutta la loro potenza. Dopo poche battute orchestrali,
la parola passa al violoncello solista, che
espone il tema principale nel suo registro acuto [2.01]; una breve transizione
condotta dai fiati e dal pianoforte [2.02]
conduce alla ripresa del tema principale.
La melodia è ora affidata a violoncello e
violino solisti, mentre pianoforte e corno
la sostengono armonicamente [2.03]. Il
sereno discorso musicale precedente si
spezza poi bruscamente [2.04]: tonalità
minore, sospensione armonica, lunghi
5
Guida all’ascolto
Guida all’ascolto
pedali preparano l'arrivo dell'ultimo movimento, Rondò alla Polacca 3, pagina
leggera e spensierata, una delle poche
concessioni beethoveniane alla moda
dell'epoca. La sua struttura è quella tipica
del rondò, con un refrain (tema principale) che si alterna a diversi couplet (episodi). Il suo tema principale [3.01], esposto
dal violoncello e subito ripreso dal violino, è un motivo semplice e accattivante,
che subito circola in orchestra con facilità e scorrevolezza, spesso variato e abbellito. Il primo couplet [3.05], basato su
veloci scalette ascendenti, è affidato ai
tre solisti e si presenta come ideale continuazione del tema principale; il secondo
couplet [3.08], invece, ha il tipico piglio
ritmico della Polacca e ha in comune col
terzo couplet [3.14] la tonalità minore. Un
veloce e frenetico Allegro [3.15], sorta di
“moto perpetuo” condotto dai tre solisti
sulle delicate punteggiature degli archi,
precede il finale, nel quale riappare per
l’ultima volta il tema principale.
Il Trio op. 11 per pianoforte, violino e violoncello venne scritto da Beethoven fra il
1797 ed il 1798. L’indicazione strumentale
sul frontespizio dell’edizione a stampa re-
ca la dicitura «per clarinetto o violino»;
anche se è più frequente, in concerto e in
disco, la versione col clarinetto, quella che
presentiamo nel cd allegato, col violino,
non è priva di fascino e interesse. Pagina
serena e scorrevole, articolato nei canonici tre movimenti, il Trio op. 11 si apre con
un Allegro con brio tematicamente molto
compatto e privo di contrasti interni, prosegue con un Largo centrale molto lirico,
dove spicca il timbro caldo del violoncello,
e termina con un piroettante Tema con
variazioni, omaggio beethoveniano a una
melodia all’epoca molto popolare.
Il primo movimento 4 prende le mosse
con un energico “gesto” musicale [4.01]:
tre note lunghe che salgono cromaticamente seguite da un arpeggio staccato discendente. Beethoven gioca sull’ambiguità del cromatismo, a metà tra le tonalità di
si bemolle maggiore e quella di sol minore.
Più cantabile appare il tema secondario,
giocato in dialogo prima fra violoncello e
violino, poi fra pianoforte e violino [4.02].
Alcuni accordi del pianoforte, misteriosi
e tonalmente ambigui, preparano il secondo tema, esposto dal violino e ripreso
dallo stesso pianoforte; poi, prima di giun6
gere alla coda dell’esposizione, i tre strumenti si abbandonano a un episodio dalla
scrittura brillante e virtuosistica, pieno
di gioia di vivere. Lo sviluppo si apre coi
misteriosi accordi del pianoforte [4.07] e
prosegue con l’elaborazione dell’arpeggio
discendente del primo tema, che circola
fra i tre strumenti in progressioni modulanti, scandite ritmicamente dal tappeto
di semicrome del pianoforte. La ripresa
[4.09] corre regolare fino alla coda conclusiva [4.13].
Il Largo centrale 5 è una pagina di intensa cantabilità, nella quale i timbri caldi
di violoncello e violino si fondono magistralmente con gli avvolgenti arpeggi del
pianoforte. Il tema principale viene affidato dapprima al violoncello, sostenuto dai
delicati accordi del pianoforte [5.01], poi
al violino, arricchito dalle imitazioni del
pianoforte e dagli arpeggi del violoncello
[5.02]. La quiete musicale viene meno soltanto nel breve episodio centrale [5.04] in
mi bemolle minore, ma è solo un attimo;
il ritorno del tema principale, che chiude la pagina, è timbricamente magico: il
canto è ora al violoncello, sostenuto dal
controcanto del violino e dal rigoglioso
accompagnamento del pianoforte (arpeggi, ottave spezzate) [5.05].
L’ultimo movimento è costituito da un Tema con variazioni 6 dal carattere brillante
e virtuosistico. Il tema è quello dell’aria
“Pria ch’io l’impegno” tratta dall’opera di
Joseph Weigl L’amore marinaro, ossia il
Corsaro, rappresentata a Vienna nel 1797.
Era un’aria così celebre a quel tempo che il
Trio op. 11 di Beethoven è conosciuto anche col nome di “Gassenhauer Trio”, dove
con Gassenhauer si intende una canzone
da hit-parade. Ed effettivamente il motivo
di Weigl [6.01], semplice ma efficace, è accattivante ed entra immediatamente nelle
orecchie dell’ascoltatore. All’esposizione
del tema seguono poi nove variazioni; la
prima [6.02] è affidata al pianoforte solo,
la seconda invece è condotta in imitazione
fra violoncello e violino [6.03]. La terza
variazione [6.04], forte con fuoco, è impetuosa e virtuosistica, mentre la quarta
[6.05], in minore, è giocata su delicati accordi del pianoforte cui rispondono mestamente violino e violoncello. Torna la
scrittura brillante nella quinta variazione
[6.06], dominata dalle impetuose scale in
ottava del pianoforte, mentre nella sesta
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Guida all’ascolto
Track e index
Track e index
variazione il tema viene “spezzato” fra i
tre strumenti che lo ripresentano a singhiozzo [6.07]. Ritroviamo lo spirito eroico beethoveniano nella settima variazione
[6.08], ancora in minore, coi drammatici
salti d’ottava del violoncello e del violino
sopra gli insistiti accordi in ritmo puntato
del pianoforte. L’ottava variazione [6.09] è
meravigliosamente calda e cantabile nelle
voci del violino e del violoncello; l’ultima [6.10] riprende il tema originale e lo
arricchisce con lunghi e gioiosi trilli del
pianoforte sopra le vivaci imitazioni fra i
due archi. Il finale è un Allegro [6.11] che
riprende il tema di Weigl in un saltellante
e spensierato ritmo ternario.
TRIPLO CONCERTO OP. 56
1 Allegro (18’14)
[1.01][00’00] [b. 1] Esposizione (orchestra). Il primo tema viene annunciato in
pianissimo da violoncelli e contrabbassi, poi ripreso dai violini in crescendo
[1.02][01’07] [b. 33] Secondo tema (sol maggiore) presentato dagli archi e subito
ripetuto da flauti, oboi e clarinetti
[1.03][01’48] [b. 52] Coda dell’esposizione orchestrale, basata su uno spunto motivico
tratto dal secondo tema. Riconduzione alla tonalità d’impianto
[1.04][02’37] [b. 77] Esposizione (solisti); primo tema in do maggiore esposto dal
violoncello, seguito dal violino e infine dal pianoforte
[1.05][03’52] [b. 114] Terzo tema (do maggiore), solenne e solare, esposto in fortissimo
da tutta l’orchestra
[1.06][04’00] [b. 118] Ripetizione del terzo tema (violoncello), seguito da una sua
variazione (violino e pianoforte). Modulazione a la maggiore
[1.07][05’18] [b. 156] Secondo tema (la maggiore), esposto da violoncello e violino.
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Track e index
Track e index
[1.08][05’34] [b. 164] Episodio orchestrale basato su elementi motivici del secondo
tema. Modulazione a la minore
[1.09][06’10] [b. 182] Episodio di sviluppo motivico affidato a violino e violoncello,
ai quali si aggiunge il pianoforte. Modulazione a fa maggiore
[1.10][07’38] [b. 225] Ripresa del terzo tema (orchestra)
[1.11][08’27] [b. 248] Ultima ripresa del primo tema, ora in la maggiore, affidata
nell’ordine a violoncello, violino e pianoforte, come in [1.04]
[1.12][09’27] [b. 277] Sviluppo, basato interamente sull’incipit del primo tema
e condotto attraverso energici arpeggi ascendenti e discendenti dei tre solisti
[1.13][10’11] [b. 299] Nuovo motivo cantabile (do minore), esposto dai solisti
(violoncello e violino). Un lungo pedale di dominante conduce alla perorazione
del primo tema
[1.14][11’05] [b. 325] Perorazione del primo tema in fortissimo (orchestra)
[1.15][11’30] [b. 337] Ripresa. Primo tema (orchestra, con brevi interventi virtuosistici
dei solisti)
[1.16][12’15] [b. 359] Ripresa del motivo cantabile [1.13], ora in fa maggiore
(violoncello e violino con variazioni) e transizione
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[1.17][13’26] [b. 393] Ripresa del secondo tema (do maggiore), esposto da violoncello
e violino
[1.18][14’18] [b. 418] Ripresa dell’episodio [1.09]
[1.19][15’46] [b. 462] Ripresa del terzo tema (orchestra in fortissimo), ora in la bemolle
maggiore
[1.20][16’03] [b. 470] Ripresa della coda [1.03], affidata ora ai solisti
[1.21][17’36] [b. 514] Più allegro. Coda conclusiva)
2 Largo (5’17)
[2.01][00’00] [b. 1] Tema principale (violoncello), molto cantabile (la bemolle
maggiore)
[2.02][02’04] [b. 21] Transizione (fiati e pianoforte)
[2.03][02’25] [b. 24] Ripresa del tema principale; la melodia è affidata a violoncello e
violino, mentre pianoforte (morbidi arpeggi) e corni sostengono armonicamente
[2.04][03’55] [b. 40] Coda: tonalità minore, sospensione armonica, lunghi pedali di
dominante preparano il terzo movimento
3 Rondo alla Polacca (13’56)
[3.01][00’00] [b. 1] Refrain. Tema principale, esposto dal violoncello in do maggiore
e ripetuto dal violino in mi maggiore
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Track e index
Track e index
[3.02][00’28] [b. 16] Transizione, che culmina in una cadenza sospesa
[3.03][01’01] [b. 34] Ripresa del tema principale (solisti in pianissimo, poi orchestra
in fortissimo)
[3.04][01’31] [b. 50] Tema secondario (orchestra)
[3.05][01’52] [b. 61] Primo couplet (solisti)
[3.06][03’41] [b. 119] Refrain. Tema principale (violoncello, poi violino), seguito dalla
transizione [3.02]
[3.07][04’43] [b. 152] Ripresa del tema principale (solisti in pianissimo, poi orchestra
in fortissimo)
[3.08][05’18] [b. 171] Secondo couplet (la minore), affidato ai tre solisti sul ritmo di
polacca scandito dall’orchestra
[3.09][06’18] [b. 203] Nuovo tema, cantabile ed espressivo, esposto dal violoncello e
ripreso dal violino
[3.10][06’56] [b. 223] Transizione (lungo trillo del pianoforte in registro grave)
[3.11][07’23] [b. 236] Ripresa del tema principale (violino) sul prolungamento del trillo
pianistico precedente
[3.12][07’36] [b. 245] Refrain. Tema principale (orchestra), arricchito da numerose
variazioni (solisti)
[3.13][07’55] [b. 254] Ripresa del primo couplet (solisti)
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[3.14][09’35] [b. 307] Terzo couplet (la minore), affidato ai solisti. Modulazione e
cadenza sospesa
[3.15][10’28] [b. 333] Allegro. Sorta di moto perpetuo in ritmo binario, condotto dai
tre solisti sulle delicate punteggiature dell’orchestra
[3.16][11’30] [b. 400] Episodio solistico (canone)
[3.17][12’16] [b. 443] Tempo I. Ultima apparizione del tema principale e coda
conclusiva
TRIO OP. 11
4 Allegro con brio (9’56)
[4.01][00’00] [b. 1] Esposizione. Primo tema, esposto in ottava dai tre strumenti;
“gesto” musicale energico ascendente seguito da un arpeggio staccato
discendente (si bemolle maggiore)
[4.02][00’31] [b. 19] Tema secondario (si bemolle maggiore), presentato in dialogo
da violoncello e violino e subito ripetuto dal pianoforte
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Track e index
Track e index
[4.03][01’03] [b. 39] Misteriosi accordi del pianoforte precedono il secondo tema,
esposto prima dal violino, poi dallo stesso pianoforte (fa maggiore)
[4.04][01’43] [b. 63] Episodio in imitazione fra i tre strumenti; scrittura brillante e
virtuosistica
[4.05][02’38] [b. 96] Coda dell’esposizione
[4.06][02’53] [b. 105] Ritornello dell’esposizione, da [4.01] a [4.05]
[4.07][05’46] [b. 106] Sviluppo. Prima parte. Accordi del pianoforte ed elaborazione
del secondo tema
[4.08][06’17] [b. 123] Seconda parte; sviluppo dell’arpeggio discendente del primo
tema, che circola fra i tre strumenti in progressioni modulanti
[4.09][07’10] [b. 157] Ripresa del primo tema
[4.10][07’30] [b. 168] Ripresa del tema secondario (mi bemolle maggiore)
[4.11][07’54] [b. 184] Ripresa del secondo tema (si bemolle maggiore), privo ora degli
accordi introduttivi del pianoforte
[4.12][08’19] [b. 200] Ripresa dell’episodio imitativo [4.04]
[4.13][09’14] [b. 233] Coda
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5 Adagio (4’55)
[5.01][00’00] [b. 1] Tema principale, caldo ed espressivo, esposto dal violoncello sui
delicati accordi del pianoforte (mi bemolle maggiore)
[5.02][00’37] [b. 8] Ripresa del tema principale (violino), ora arricchito dalle imitazioni
del pianoforte e dagli arpeggi del violoncello
[5.03][01’31] [b. 21] Coda e modulazione alla dominante (si bemolle maggiore)
[5.04][01’58] [b. 27] Episodio contrastante (mi bemolle minore)
[5.05][03’05] [b. 41] Ripresa del tema principale (violoncello), sostenuto dal
controcanto del violino e dal rigoglioso accompagnamento del pianoforte (arpeggi,
ottave spezzate)
[5.06][03’38] [b. 50] Ripresa della coda [5.03] e cadenze conclusive
6 Tema: Pria ch’io l’impegno. Allegretto (7’01)
[6.01][00’00] [b. 1] Tema esposto dal pianoforte e ripreso dal violino
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Track e index
[6.02][00’30] [b. 16] Var. I (pianoforte)
[6.03][01’01] [b. 32] Var. II in imitazione fra violoncello e violino
[6.04][01’44] [b. 48] Var. III, violino, poi violoncello forte con fuoco
[6.05][02’15] [b. 64] Var. IV Minore. Accordi del pianoforte e meste risposte dei due
archi
[6.06][02’56] [b. 80] Var. V Maggiore. Impetuose scale ascendenti del pianoforte
[6.07][03’24] [b. 96] Var. VI. Tema “spezzato” fra i tre strumenti
[6.08][03’55] [b. 112] Var. VII Minore. Ritmo puntato e salti d’ottava (violoncello e
violino) sopra gli insistiti accordi del pianoforte
[6.09][04’33] [b. 128] Var. VIII Maggiore. Calda e cantabile variazione nelle voci del
violino e del violoncello
[6.10][05’16] [b. 146] Var. IX. Gioiosa variazione nei lunghi trilli del pianoforte e nelle
vivaci imitazioni di violino e violoncello
[6.11][06’02] [b. 169] Allegro. Finale col tema proposto in saltellante e spensierato
ritmo ternario
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Interpreti
Interpreti
Trio di Parma
(Alberto Miodini pianoforte, Ivan Rabaglia violino, Enrico Bronzi violoncello)
Si è costituito nel 1990 per poi perfezionarsi con il Trio di Trieste presso la Scuola
di Musica di Fiesole e l’Accademia Chigiana di Siena. Si è affermato ai Concorsi
Internazionali “Vittorio Gui” di Firenze, Melbourne, ARD di Monaco e Lione, ricevendo
inoltre il “Premio Abbiati” nel 1994.
È stato invitato da alcune delle più importanti istituzioni musicali in Italia (Accademia
di S. Cecilia di Roma, Società del Quartetto di Milano, Amici della Musica di Firenze,
Unione Musicale di Torino, Gran Teatro La Fenice di Venezia, Gog di Genova,
Accademia Filarmonica Romana…) e all’estero (Filarmonica di Berlino, Carnegie
Hall e Lincoln Center di New York, Wigmore Hall di Londra, Konzerthaus di Vienna,
Teatro Colon di Buenos Aires, Lockenhaus, Lucerna, Amburgo, Dublino, Varsavia, Los
Angeles, Washington, Rio de Janeiro, San Paolo...).
Ha registrato per la Rai e per diverse emittenti estere, incidendo anche le opere integrali
di Brahms, Beethoven, Ravel, Schumann, Liszt, Šostakovič e Pizzetti. Oltre a un
impegno didattico nei Conservatori di Bologna, Modena e al Mozarteum di Salisburgo,
tiene corsi alla Scuola del “Trio di Trieste” di Duino e alla Scuola di Musica di Fiesole.
Ivan Rabaglia suona un G.B. Guadagnini del 1744; Enrico Bronzi un V. Panormo del
1775.
Interpreti
contemporanei; in più occasioni autori come Dallapiccola, Nono, Berio e Donatoni le
hanno affidato lavori in prima esecuzione assoluta. Innumerevoli le presenze di grandi
artisti alla guida della formazione sinfonica del Trentino Alto-Adige, sul cui podio sono
saliti fra gli altri Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Eliahu Inbal, Alain Lombard, Jesús
López-Cobos, Riccardo Muti, Daniel Oren e Alberto Zedda.
Dal 2003 ne è direttore artistico Gustav Kuhn; sotto la sua direzione l’Orchestra ha
eseguito nella stagione 2006/07 tutte le Sinfonie di Brahms e nella stagione 2005/06 le
nove Sinfonie di Beethoven, riproposte nel dicembre 2007 al Mozarteum di Salisburgo
e accolte da un grande successo di pubblico e critica.
Vanta una assidua presenza al Rossini Opera Festival e numerose registrazioni
radiofoniche e televisive per la Rai; l’ampio catalogo discografico comprende incisioni
realizzate per etichette come Agorá, Arts, Camerata, Col legno, Cpo, Dynamic,
Multigram, Naxos, Rca, Universal, Vmc Classic e Zecchini.
(sito internet: www.haydn.it)
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Istituzione Concertistica Orchestrale riconosciuta dal Ministero del Turismo e dello
Spettacolo, l’Orchestra Haydn si è costituita nel 1960 per iniziativa delle Province
e dei Comuni di Trento e Bolzano. L’Orchestra è stata ospite dei principali sodalizi
concertistici italiani e ha preso parte a numerosi Festival, esibendosi in vari stati
europei, negli Stati Uniti e in Giappone.
Nel corso di quasi cinquant’anni di attività l’Orchestra si è fatta interprete di un ampio
catalogo di opere e ha spaziato in tutti i generi musicali, dal barocco fino ai compositori
Trisdee na Patalung
Nato in Thailandia nel 1986, è considerato uno dei più promettenti direttori d’orchestra
della sua generazione. Dopo alcune occasionali esibizioni solistiche come voce bianca
e dopo studi musicali da autodidatta, ha iniziato gli studi musicali regolari all’età di
tredici anni, dedicandosi al pianoforte, alla direzione d’orchestra e alla composizione (il
suo catalogo conta numerosi lavori da camera e due Sinfonie).
A soli quindici anni è stato invitato a lavorare come maestro collaboratore alla Bangkok
Opera Company (istituzione di cui è diventato direttore principale nel 2007), arrivando
inoltre a ricoprire la carica di direttore musicale del Bangkok Baroque Ensemble, il
primo ensemble strumentale barocco thailandese, fondato nel 2005.
Particolarmente intensa è la sua attività nei Paesi Bassi, dove è stato nominato direttore
stabile del Nederlands Opera Studio di Amsterdam e dove si è esibito più volte al
Concertgebouw di Amsterdam.
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Interpreti
Nel 2009 ha esordito al Rossini Opera Festival di Pesaro con Il viaggio a Reims a capo
dell’Orchestra Haydn, compagine con la quale ha stretto un solido legame artistico; fra
i suoi successi più recenti si segnalano i debutti sul podio della Royal Scottish National
Orchestra di Glasgow, dell’Orchestra Sinfonica “Verdi” di Milano e dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai di Torino.
Amadeus
n. 269
Periodico registrato al Tribunale di Milano 186/19-03-1990
 e  2012
s.r.l.
Direttore responsabile Gaetano Santangelo - Redazione Andrea Milanesi - Grafica Dario Codognato
Impaginazione Riccardo Santangelo
Registrazione dal vivo maggio 2011 (Triplo Concerto op. 56, Live), Auditorium, Bolzano
25 novembre 2011 (Trio op. 11), Fazioli Concert Hall, Sacile (PN)
Direttore artistico e ingegnere del suono Raffaele Cacciola - Editing BartokStudio, Bernareggio (MB)
Coordinamento artistico e tecnico Federico Caldara
Assistente in studio Gianluca Laponte
In copertina Trio di Parma (foto di Guido Suardi)
N.B.: La sezione “Track & Index”, arricchita dagli incipit tematici dei principali episodi tematici,
è disponibile unicamente presso il sito internet di Amadeus (www.amadeusonline.net),
scaricabile all’indirizzo www.amadeusonline.net/books/BeethovenTrack269.pdf
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