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Paolo, il cavaliere disarmato

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Paolo, il cavaliere disarmato
Le radici
Paolo, il cavaliere disarmato
Luciano Folpini
Paolo Apostolo - Guido Reni - Prado
Edizione Kairòs
Centro culturale Decanato di Besozzo
aderente al Progetto Culturale della Cei
II edizione – febbraio 2013
Paolo, il cavaliere disarmato
La collana
Questa collana di libri digitali edita da Kairòs, Centro Culturale del Decanato di Besozzo specializzato nella diffusione della cultura tramite l’informatica, nasce per aiutare a conoscere meglio le radici della fede che hanno determinato la cultura occidentale, soprattutto per le sue verità meno conosciute o date per scontate, con un
linguaggio comprensibile a tutti.
Ci sono domande cui molti fedeli non sanno rispondere o rispondono in modo improprio, facendo nascere il sospetto che la loro fede sia in realtà un castello fumoso
di credenze accettate senza spirito critico o frutto di superstizione. Senza conoscenza la fede è debole e non consente al credente di testimoniarla in ogni momento
della sua vita.
Ma anche chi non crede può qui trovare delle risposte che potrebbero fargli abbandonare i preconcetti per sostituirli con critiche ragionevoli.
Ogni libro di questa collana tratta un argomento cercando di evitare argomentazioni
teologiche e religiose, per avvicinarsi il più possibile al racconto, includendo anche
alcuni aspetti leggendari che possono arricchirne la lettura e la comprensione. Per
ogni argomento si è cercato di risalire alle origini e di cercare poi di ricostruirne
l’evoluzione attraverso i secoli cercando di evitare le opinioni per limitarsi ai fatti. Ci
sono anche riferimenti ad altre fedi quando queste possono far meglio conoscere le
origini, l’importanza e il significato dell’argomento oggetto del racconto.
In quasi tutti i testi sono state inserite anche molte immagini per cercare di rendere
più piacevole e completa la lettura con la speranza di fornire spunti per una ricerca
personale più approfondita. Nel caso che si desideri stampare il testo è anche disponibile una versione sintetica senza immagini.
Alla collana possono essere proposti anche testi digitali di altri autori, anche se già
stampati, purché rispettino lo spirito e lo stile della collana.
Per ogni ulteriore informazione si può contattare il Centro Culturale Kairòs al seguente indirizzo: [email protected]
L’autore
Luciano Folpini è nato a Milano nel 1939, dove a sempre vissuto sino al termine
dell’attività lavorativa, salvo una breve parentesi a Bergamo. Per molti anni ha svolto il ruolo di dirigente. Dal 2000 risiede a Gavirate in provincia di Varese.
Ha pubblicato numerosi articoli e tre libri illustrati: Storia di una lunga fede, La Vergine Maria e la Passione, Maria nella grande storia, la Vergine raccontata dai testimoni, e Le nostre storie, Un viso una storia.
Attualmente sta curando nella collana: Le radici, una serie di saggi divulgativi sui
grandi temi della fede cristiana.
1
Paolo, il cavaliere disarmato
1 Prefazione
Mai avrei scritto questo libro se l’amico Lorenzo Morazzoni non mi avesse regalato
quel prezioso e ponderoso libro che nel 1946 Giuseppe Ricciotti diede alle stampe
col titolo: Paolo Apostolo.
Incuriosito iniziai la lettura di questa biografia e, superati i primi capitoli introduttivi,
mi appassionai subito per le ricostruzioni storiche, i commenti misurati e le ampie citazioni che mostravano come non fosse un libro apologetico ma il rigoroso libro di
uno storico.
Il fatto che avessi iniziato una collana di divulgazione sulle radici storiche della nostra civiltà mi spinse a utilizzarlo come fonte d’ispirazione per un racconto sulla vita
di questo fondamentale Apostolo.
L’autore Giuseppe Ricciotti fu un sacerdote cattolico, biblista, studioso di lingue semitiche e storico del cristianesimo, nacque nel
1890 a Roma dove morì nel 1964. Entrò giovanissimo nel 1905 come novizio negli agostiniani e
prese i voti nel 1906. Nel 1913 dopo il servizio di
leva fu ordinato sacerdote. Conseguì la laurea in
filosofia e teologia e in scienze bibliche.
Durante la prima guerra mondiale quando era
cappellano militare degli Arditi si procurò gravissime ferite che gli meritarono una medaglia
d’argento al valore.
Nel 1924 ottenne la libera docenza in Letteratura
ebraica per l’Università di Roma e poi per quella di
Genova, dove fondò e diresse il piccolo seminario
di Andora (Savona).
Fu docente a Roma di Storia religiosa dell’Oriente
cristiano e poi a Bari di: Lingue semitiche comparate, Storia del Cristianesimo, Storia della filosofia antica, Storia della filosofia medievale, oltre a svolgere numerosi altri incarichi.
Si recò in Libia, Egitto, Palestina, Arabia, Transgiordania, India e Filippine e, durante
il secondo conflitto mondiale, assicurò protezione a numerosi perseguitati.
Tradusse dall’aramaico, greco e siro numerosi testi biblici. Commentatore e traduttore fedele di grande rigore scientifico, pubblicò numerose opere di stile semplice e
comprensibile che ebbero larga diffusione. La sua opera scientificamente più originale, è la prima edizione commentata dell’Apocalisse siriaca di Paolo, con traduzione latina e italiana. Scrisse molte opere tra cui le monografie di Efrem, Giuseppe Flavio, Paolo, Giuliano l’Apostata. Le sue opere più famose sono: Storia di Israele, Vita
di Gesù Cristo e la biografia di Paolo Apostolo.
2
Paolo, il cavaliere disarmato
2 Premessa
2.1
Paolo, il cavaliere
Questa è la storia di Paolo, un uomo che ricevette una straordinaria investitura da
un re esigente e partì disarmato per conquistargli il mondo solo con la parola e
l’esempio. Aveva un temperamento nervoso, estremamente sensibile, ferrea volontà, resistentissimo alle fatiche malgrado una misteriosa malattia sortagli sei anni dopo la sua investitura e dopo una grande esperienza mistica. Esigente prima con sé
stesso e poi con gli altri, perdette alcuni compagni come Apollo e Barnaba, ma ebbe
alcuni discepoli fedelissimi come Tito e Luca e il giovanissimo Timoteo.
Nato per comandare, aveva bisogno di amare gli uomini e di sentirsi amato. Si fece
amare da numerosi amici che lo salvarono in parecchie situazioni, cui espresse il suo
affetto paterno. Nei suoi scritti passa: dall’affanno alla calma; dallo sdegno
all’affetto; dall’ironia all’esortazione; dalla delusione all’esaltazione e confessa di avere pianto per i fratelli, ma mostra anche di essere una persona decisa:
Debbo venire a voi con il bastone, o con amore e spirito di dolcezza. (1Cor. 4,21)
Teorico intransigente si dimostrò un organizzatore ineguagliabile, sempre primo e
trascinatore degli altri. Accentratore volle essere dappertutto e, dove non poteva arrivare, mandava lettere o inviava suoi rappresentanti. Fu la sua operosità a ottenergli risultati, mentre fu sterile il suo filosofare all’Areopago di Atene.
Parla poco di sé e a malincuore, scusandosi di essere costretto a parlarne per dare
loro una testimonianza. Quando era rabbino, la Legge e la tradizione giudaica dovevano trionfare come sostenne nel Sinedrio, ma poi scoprì Cristo e allora gli dedicò
tutta la sua vita: per me il vivere è Cristo e il morire
un guadagno (Fil 1,21)
Compì lunghi viaggi tra grandi difficoltà e pericoli,
subì la prigione, processi, derisioni, bastonate, fustigazioni, lapidazioni, scappò in rocambolesche fughe
aiutato da umili persone, naufragò tre volte, ma alla
fine giunse alla sua meta, la capitale dell’Impero del
male. Arrivò da prigioniero ma riuscì ugualmente a
svolgere la sua missione sino a quando ormai vecchio fu decapitato.
Basilica d'Assisi
Era la fine del nostro eroe e la sua missione sembrò
fallita. Ma poi l’impero si dissolse e dopo duemila anni il regno del suo sovrano è più
grande che mai così come alta è ancora la sua voce mentre l’antico impero del male
non c’è più. Quale fu la forza che lo sostenne durante la sua battaglia? L’amore per il
suo sovrano.
Quale moderno supereroe potrebbe vantarsi di un’impresa del genere anche usan3
Paolo, il cavaliere disarmato
do tutta la tecnologia disponibile?
Eppure quelli erano tempi difficili dominati dall’Impero Romano governato da imperatori crudeli, le strade erano insicure, le città erano turbolente, le comunicazioni
difficili, i mezzi di trasporto più usati erano i piedi per i poveri e cavalli e asini per i
ricchi, oltre ai piccoli e fragili navigli, facili ai naufragi, che navigavano lungo le coste
e solo col tempo e la stagione favorevole.
2.2
La vita familiare nell’impero romano
Era basata sul matrimonio monogamico, dove il marito era il padrone assoluto della
famiglia e poteva anche vendere e frustare i figli sino a farli morire, ma comunque i
più ricchi erano ben istruiti e mandati a perfezionarsi in Grecia.
A Roma la moglie non poteva essere venduta o uccisa, si occupava dell’educazione
dei figli, amministrava il personale domestico, partecipava ai lavori domestici, mangiava col marito e frequentava i luoghi pubblici.
I figli non potevano avere proprietà, mentre la moglie rimaneva sotto l’autorità del
padre e padrona delle sue proprietà, si univa liberamente al marito da cui altrettanto facilmente si poteva separare conservando le sue proprietà e riuscendo così a
condizionarlo. In Grecia e nei paesi orientali le donne erano invece totalmente soggette al marito, confinate in casa e si occupavano dei lavori domestici. Quanto ai loro comportamenti Paolo li descrive così:
21essi
sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro
4
Paolo, il cavaliere disarmato
ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. 22Mentre si dichiaravano
sapienti, sono diventati stolti 23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile
Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e
di rettili. 24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro
cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 25poiché essi hanno cambiato
la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, […] 26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.
27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si
sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro
traviamento. 28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è
indegno, 29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, 30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi
nel male, ribelli ai genitori, 31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.
Tuttavia non mancavano esempi luminosi come quelli raccontati da Tacito di eroiche
donne che seguirono, volontariamente e con gran sacrificio, figli o mariti mandati in
esilio in condizioni difficili.
2.3
La schiavitù
Una grande piaga era allora la
schiavitù, condannata da pochissimi e ritenuta una normalità, che costituiva la maggior parte della popolazione,
a Roma si stima che i residenti fossero circa 2 milioni di cui
il 60% erano schiavi. Tacito
scrisse che molti romani erano preoccupati nel veder crescere troppo questa folla
d’infelici provenienti da tutte
le regioni dell’impero per essere dedicati ai lavori di campagna e a quelli più umili che
i liberi non facevano.
A Roma gli schiavi erano conSchiavi romani - mosaico
siderati oggetti da padroni
che avevano potere assoluto su di loro e potevano trattarli con ferocia, anche se non
mancarono eccezioni di schiavi che riuscirono a riacquistare la libertà grazie a pa5
Paolo, il cavaliere disarmato
droni riconoscenti.
Gli schiavi non avevano alcuna protezione giuridica: le loro famiglie potevano essere
smembrate, non potevano avere cose proprie, non avevano diritti e non potevano
istruirsi anche quando fossero diventati liberi, mentre in Grecia, Asia Minore e presso gli ebrei, avevano un trattamento più mite e una migliore considerazione.
Mercato degli schiavi - Boulanger Gustave Clarence Rudolphe
Ci furono anche alcuni filosofi che cercarono di introdurre l’idea di uguaglianza tra
tutti gli uomini, ma non mancarono quelli che si domandavano se essi avessero
un’anima. Questo fa comprendere quale fosse la qualità della vita di queste persone, come fosse per loro facile la degradazione morale e quale accoglienza potesse
avere il messaggio cristiano che proclamava che tutti erano fratelli e cercava di convincere i padroni a trattarli in modo umano distinguendo tra il ruolo assegnato loro
dallo stato e il loro essere persona.
Ma non furono i romani ad adottare la schiavitù che aveva origini molto più antiche,
Sin dal IV millennio a.C. nelle civiltà egizie e sumera, si era sviluppata con
l’ingrandimento delle prime comunità per la necessità di introdurre la suddivisione
delle attività lavorative e di adottare forme di disciplina che portarono al predominio di alcuni su altri obbligati ai lavori più servili. Con le guerre, che fruttavano prigionieri in gran numero da adibire ai lavori più umili, nacque la schiavitù vera e propria. A questi si aggiunsero anche coloro che non riuscivano a pagare i propri debiti.
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Paolo, il cavaliere disarmato
Agli schiavi era riconosciuto solo il necessario per vivere, mentre il loro trattamento
dipendeva dall’umanità del padrone o dall’interesse per la loro sopravvivenza.
Solo più tardi, soprattutto per l’azione del cristianesimo, si cercò di limitare la discrezionalità dei padroni e la durezza delle punizioni.
Col crollo dell’impero romano si assistette alla trasformazione della schiavitù in forme di servitù forzata e collegata a un territorio, i servi della gleba.
Le loro condizioni migliorarono nei secoli successivi, tuttavia, la schiavitù non fu mai
abolita e registrò un'impennata tra il XV e il XVII secolo quando i paesi colonizzatori
importarono grandi quantità di schiavi africani per le grandi piantagioni nel Sudamerica vantando la superiorità della razza bianca su quella nera considerata vicina al
regno animale.
Il primo paese ad abolire per legge la schiavitù fu, nel 1791, la Francia rivoluzionaria,
che tuttavia la ripristinò negli anni successivi. Solo nella prima metà del XIX secolo la
maggior parte degli stati promulgò leggi contro la schiavitù. Ultimi in ordine di tempo furono gli Stati Uniti, nel 1865, la Spagna nel 1870 e il Brasile nel 1888.
Tuttavia tutt’oggi esiste ancora la schiavitù dei soggetti più deboli come: bambini;
donne; caste inferiori; minoranze etniche; e popolazioni in estrema povertà; sotto
nuove forme come: il lavoro coatto; la prostituzione; la vendita di donne; i matrimoni forzati; il prestito su pegno e l'usura; il traffico di emigranti. Tutte forme assimilabili alla schiavitù secondo la convenzione di Ginevra del 1926.
Vere e proprie forme di schiavitù sopravvivono poi in alcuni paesi tra cui Sudan,
Mauritania, Algeria e Nigeria, Brasile, Burma, Repubblica Dominicana, Punjab, Pakistan, India e Bangladesh dove esistono situazioni in cui civili sono costretti a lavorare
come schiavi.
Gladiatori al Colosseo
7
Paolo, il cavaliere disarmato
3 La Palestina al tempo di Gesù
3.1 I quattro regni
Alla morte di Erode il Grande al 4 a.C. la Palestina fu suddivisa tra i quattro figli:
• Archelao ereditò la Giudea, la Samaria e
l’Idumea, ma fu un sovrano talmente crudele
che i romani lo deposero
ed esiliarono in Gallia nel
6 d.C. e nominarono al
suo posto un governatore o “procuratore” romano che aveva il suo
quartier generale a Cesarea e a Gerusalemme, risiedeva nel palazzo che
era stato di Erode il
Grande.
• Erode Antipa era tetrarca
della Galilea (il tetrarca
indicava nell’antichità il
re che dominava sulla
quarta parte del regno).
• Filippo era il tetrarca delle regioni a nord-est del
fiume Giordano. Sua moglie Erodiade l’aveva lasciato per il fratello Erode.
• Lisania invece aveva
l’ultima parte del territorio che confinava coi possedimenti di Filippo.
3.2
Le correnti del Giudaismo
I giudei erano un popolo colonizzato ma fiero, rigido conservatore delle sue antiche
usanze e insofferente con i profeti che le volevano cambiare o interpretare in modo
nuovo.
Testimonianze si trovano in alcuni scritti, tra cui quelli del giudeo Flavio Giuseppe
vissuto nel I secolo, ma anche nella Bibbia. Poi alcune conferme importanti sono venute dalle scoperte archeologiche tra cui quelle di Qumran.
8
Paolo, il cavaliere disarmato
Ai tempi di Gesù, c’era un grande fermento poiché sembrava prossimo l’arrivo del
Messia, ossia del liberatore anche politico. Numerosi gruppi e correnti religiose, con
spiccati tratti di originalità nell’osservanza della Legge e negli obiettivi politici, si
preparavano alla sua venuta. I più importanti erano:
Sadducei, gruppo formato da ricche famiglie patrizie e sacerdotali che, per motivi
economici, si adattavano alla dominazione romana. Erano conservatori sia nell'ambito religioso sia in quello politico, interpretavano la Legge di Mosè alla lettera, rifiutando le tradizioni orali e negavano la risurrezione dei morti. La maggioranza del Sinedrio e il Sommo Sacerdote appartenevano a questo gruppo e per la
loro superbia non erano simpatici alla gente comune.
Sadducei e Sommo Sacerdote - presepe vivente di Grotta Mare (Ap)
Farisei, ossia separati, sorsero durante l'invasione macedone per mantenere
l’osservanza della Legge e delle tradizioni. Erano laici ritenuti persone religiose,
zelanti e intolleranti verso chi era ritenuto impuro. Appartenevano alla classe
media dei mercanti, artigiani e contadini. Accettavano la Legge e gli insegnamenti
dei profeti, credevano nella risurrezione dei morti e nel premio e nel castigo delle
anime. Curavano gli aspetti formali del comportamento, che seguivano con grande scrupolo come nell'osservanza del Sabato, nelle norme sulla purità e sul pagamento delle imposte del Tempio. Ebbero con Gesù numerose discussioni, ma
non gli furono totalmente ostili. A loro sono affiancati gli scribi.
9
Paolo, il cavaliere disarmato
Samaritani, erano ebrei abitanti della Samaria, odiati più dei pagani, perché si ritenevano i veri discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe e consideravano il
monte Garizim, il luogo del vero Tempio invece di quello di Gerusalemme. Riconoscevano soltanto i primi cinque libri della Bibbia e attendevano la venuta di un
nuovo Mosè. Spesso erano protagonisti di veri e propri scontri con i Giudei.
Esseni, i puri, caratterizzati dal celibato e dalla comunanza dei beni. Praticavano
la giustizia, la verità, la continenza, il lavoro, la vita sobria e lo studio dei libri santi. Loro centro fu la regione dell'Engaddi presso il Mar Morto. Formarono comunità isolate di tipo monastico e giudicavano contaminati sia Gerusalemme e sia il
Tempio. Avevano uno stile di vita ascetico nell’osservanza scrupolosa della Legge
ed erano tra quelli che ritenevano prossima la venuta del Messia. A Qumran era
presente una forte comunità e proprio in quella località sono stati trovati antichi
rotoli delle scritture.
Zeloti, gruppo politico sorto nel I secolo, fondato da Giuda il Galileo, fortemente
antiromano. Voleva la cacciata dei romani e cercava la costruzione del regno di
Dio attraverso una rivoluzione violenta. Si consideravano difensori dell'ortodossia
e dell'integralismo ebraico. I romani li consideravano terroristi e criminali comuni. Flavio Giuseppe spesso li chiama sicari per via della piccola sica (pugnale) con
cui compivano le loro vendette contro
soldati romani isolati ed ebrei filoromani. È diffusa l’opinione che Barabba fosse un loro capo.
Incontravano la simpatia del popolo e
diffusero la loro organizzazione clandestina in tutto il paese, per provocare attentati e sommosse. Durante la
La sica
rivolta antiromana del 68 riuscirono a
impadronirsi di Gerusalemme e dopo la presa di Tito nel 70 che distrusse il Tempio, si ritirarono nella fortezza di Masada sulla sponda del Mar Morto dove resistettero per tre anni, finché, piuttosto che arrendersi, i 960 superstiti si suicidarono.
Racconta Giuseppe Flavio, nella Guerra Giudaica
In Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei così detti
sicari (Ekariots), che commettevano assassini in pieno giorno nel mezzo della
città.
Era specialmente in occasione delle feste che essi si mescolavano alla folla, nascondevano sotto le vesti dei piccoli pugnali e con questo colpivano i loro avversari.
Poi, quando questi cadevano, gli assassini si univano a coloro che esprimevano
il loro orrore e recitavano così bene da essere creduti e quindi non riconoscibili
10
Paolo, il cavaliere disarmato
(II- 12)
Tra i reperti di Qumran si ritrovano tracce che collegano la comunità essena ai rivoltosi zeloti, come ad esempio nel Rotolo della guerra.
« ... Sono divisi (gli esseni) fin dall'antichità e non seguono le pratiche nella
stessa maniera, essendo ripartiti in quattro categorie. Alcuni spingono le regole fino all'estremo: si rifiutano di prendere in mano una moneta (non ebraica)
asserendo che non è lecito portare, guardare e fabbricare alcuna effigie; nessuno di costoro osa perciò entrare in una città per tema di attraversare una
porta sormontata da statue, essendo sacrilego passare sotto le statue.
Altri udendo qualcuno discorrere di Dio e delle sue leggi, si accertano se è incirconciso, attendono che sia solo e poi lo minacciano di morte se non si lascia
circoncidere; qualora non acconsenta essi non lo risparmiano, lo assassinano:
è appunto da questo che hanno preso il nome di zeloti, e da altri quello di sicari. Altri ancora si rifiutano di dare il nome di padrone a qualsiasi persona, eccetto che a Dio solo, anche se fossero minacciati di maltrattamenti e di morte.
(Ippolito Romano)
Allora questi combattenti messianisti (chrestianoi in greco) erano denominati in:
ebraico: Qanana (Cananei)
e Bariona
greco: Zelotes e Lestes
latino: Sicarii, Latrones e Galilaei (Sicari, Ladroni e Galilei)
Il cristianesimo primitivo si trovò
in relazione con: zeloti, correnti
apocalittiche ed esseni, con i
quali condivise l'attesa della fine
dei tempi, ma anche col giudaismo ellenistico più aperto agli altri popoli e alle altre culture, però chiaramente distinto per la
certezza che il compimento delle
promesse profetiche era già iniziato col Gesù di Nazareth.
Zelota di Alexander Ivanov
Cristo non appartenne a nessun gruppo. Non c'è ragione di fare di lui un sadduceo,
non era sacerdote, piuttosto che un esseno o un fariseo per la credenza negli angeli,
nella risurrezione dei corpi e nella vita eterna. Inoltre con i Farisei, nominati spesso
nei Vangeli, Gesù sviluppava forti critiche per la superficialità dei loro comportamen11
Paolo, il cavaliere disarmato
ti.
Inoltre il Nuovo Testamento mai ricorda un collegamento di Gesù con una qualsiasi
comunità.
È quindi più che probabile che Gesù non aderisse ad alcun gruppo ma fosse solidale
con la maggior parte del popolo.
Aperto a tutte le categorie, senza alcuna preclusione, scelse i suoi più stretti discepoli tra: pescatori; esattori di tasse; zeloti, tra cui alcuni mettono Giuda Iscariota e
Pietro; ma anche tra le persone comuni.
Era un insolito gruppo di persone, riflesso del pluralismo allora esistente in Palestina, apparentemente incompatibili, tenuto insieme solo dal suo fascino. A loro si unirono anche alcune donne:
2C'erano
con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,
3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre,
che li assistevano con i loro beni. (Lc. 8)
Nei Vangeli anche l’apostolo Simone è
chiamato in Matteo e Marco: cananeo;
in Luca: zelota; termini equivalenti ma si
ritiene che volessero indicare non tanto
la sua appartenenza al movimento degli
zeloti ma più probabilmente un comportamento simile a quello degli zeloti e
comunque agli antipodi di quello del
pubblicano Matteo, che proveniva da
un’attività considerata impura.
3.3
Tarso e la cittadinanza romana
Tarso era l’antica capitale della Cilicia
allora più vicina al mare e oggi insignificante cittadina turca. Era stata una città
grande e felice, come disse Ciro il giovane nel 300 a.C., con origini preistoriche.
Dovette subire le dominazioni di Ittiti,
Assiri, Persiani, Macedoni e Romani. Il
suo antico nome Tarsos probabilmente
deriva dal locale dio Tarku.
Simone cananeo -Apostolo
Fu Pompeo Magno nel 67 a.C. ad aggregarla all’Impero romano e, per la sua fedeltà
a Giulio Cesare, ricevette anche il nome Juliopolis e divenne città capoluogo amministrativo della regione. Nel 51 a.C. ebbe come Proconsole Marco Tullio Cicerone,
12
Paolo, il cavaliere disarmato
mentre dieci anni dopo, nel 41, fu luogo del primo incontro di Marco Antonio con
Cleopatra che concesse l’autonomia e la cittadinanza romana ai suoi abitanti. Poi
Augusto, grazie a un suo illustre cittadino, il filosofo Atenodoro, concesse ai suoi
concittadini l'esenzione dalle tasse.
La sua importanza derivava dalla posizione del suo porto, cui era collegata dal fiume
Cidno che passava dal centro della città, che le permetteva di sviluppare commerci
con ogni parte del mondo conosciuto. Le sponde del fiume, su cui risalivano i piccoli
vascelli, erano affollati da magazzini carichi di merci e da arsenali.
Tarso non era soltanto un importante centro commerciale frequentato da gente di
ogni provenienza, ma anche importante centro culturale che per alcuni aspetti superava Atene e Alessandria. La forte impronta greca che il re Antioco IV Epifane impresse alla città nel 175 a.C., non riuscì comunque a cancellare il carattere e i costumi orientali della città anche per merito della numerosa comunità giudaica.
Tarso - Ponte sul fiume Cidno
13
Paolo, il cavaliere disarmato
4 I primi anni del cristianesimo
4.1
Le prime comunità cristiane
Nei cinque o sei anni che vanno dalla morte di Gesù a quella di Stefano, durante i
quali Paolo iniziò a perseguitare i cristiani, la chiesa aveva fatto notevoli progressi.
Alla morte di Cristo, la comunità cristiana contava 120 persone, e subito dopo la
Pentecoste arrivò a oltre 3.000 persone ed era in continuo aumento in tutta la Palestina specie tra i giudei ellenisti che parlavano la lingua greca.
Le autorità, specie i Sadducei, per bloccare la loro propaganda imprigionarono gli
apostoli e poi li portarono nel Sinedrio dove, dopo animata discussione:
34Si
alzò allora un fariseo, di nome Gamaliel, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati,
35disse:
Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.
36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. 37Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli
perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. 38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e
lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana,
verrà distrutta; 39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi
accada di trovarvi a combattere contro Dio!
40Seguirono
il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. 41Ma essi se ne andarono dal Sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per
amore del nome di Gesù. 42E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano
di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.
I convertiti facevano vita in comune, erano assidui allo spezzare il pane, ascoltavano
gli Apostoli, si radunavano sotto il portico di Salomone e nelle sinagoghe poiché non
desideravano rinnegare il giudaismo ma vedevano in Cristo la fine della loro attesa e
si aspettavano che prima o poi anche gli altri li avrebbero seguiti.
La Didachè, un piccolo manuale del I secolo ricco di precetti evangelici, fornisce alcune interessanti indicazioni sulle adunanze nel giorno del Signore, la giornata dopo
il sabbath, che ci consentono d’immaginare la sala in cui arrivavano i fedeli e si salutavano col bacio della pace prima di prendere posto attorno al tavolo dove c’era una
coppa piena di vino e un vassoio pieno di pane spezzato.
Quando erano arrivati tutti, cominciava la recita in comune di alcune benedizioni e
preghiere della tradizione giudaica e di un Padre Nostro molto vicino a quello attuale. Poi il più anziano avvicinava a sé la coppa e il vassoio e tutti insieme esclamava14
Paolo, il cavaliere disarmato
no:
Ti ringraziamo, Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che rivelasti
a noi mediante Gesù tuo servo. A te la gloria nei secoli! …
Ti ringraziamo, Padre nostro per la vita e la conoscenza che rivelasti a noi mediante Gesù tuo servo. A te la gloria nei secoli!
Come questo pane spezzato stava disperso sui monti e radunato divenne una
cosa sola, così sia radunata la tua Chiesa dalle estremità della terra nel tuo regno, poiché di te è la gloria e la potenza mediante Gesù Cristo nei secoli! (IX)
Agape - Catacombe Marcellino e Pietro
Poi l’anziano recitava una preghiera con le parole di Gesù nell’Ultima Cena e al termine gli astanti confessavano le proprie colpe. Poi mangiavano un pezzo del pane e
bevevano un sorso dal calice. Finito il pasto comune esclamavano:
Ti ringraziamo, Padre santo, per il tuo santo nome, che stabilisti nei nostri cuori, e per la conoscenza e la fede e l’immortalità che rivelasti a noi mediante
Gesù tuo servo.
A te la gloria nei secoli! Tu, Signore onnipotente, creasti tutte le cose a causa
del tuo nome, e cibo e bevanda desti agli uomini a sollievo affinché ti ringraziassero: a noi poi desti cibo spirituale e bevanda e vita eterna mediante il servo tuo.
Per tutte le cose ti ringraziamo, perché sei potente. A te la gloria nei secoli! Ricordati, Signore, della tua Chiesa per scamparla da ogni male e perfezionarla
15
Paolo, il cavaliere disarmato
nell’amore per te, e raduna dai quattro venti lei, la santificata, nel regno tuo
che preparasti per lei; poiché tua è la potenza e la gloria nei secoli!
Venga la grazia e passi via questo mondo! Osanna al Dio di David! Se alcuno è
santo, venga; se alcuno non è, cambi di mente. Maran atha!
Amen. (X)
Poi alcuni potevano manifestare loro particolari carismi, come Paolo descrisse nelle
sue lettere:
4Vi
sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di
ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo
è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il
linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il
linguaggio di scienza; 9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il
dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a
un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue.
11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
Tra questi carismi che si manifestarono sino alla fine del II secolo, c’era quello singolare delle lingue col quale alcuni parlavano con Dio in una lingua sconosciuta in modo ispirato e grande enfasi riuscendo a coinvolgere i presenti in discorsi che poi erano interpretati da altri.
Essi erano particolarmente attivi nella propaganda e si scontravano con i giudei in
accese dispute che generarono l’odio che portò alle persecuzioni. Sorsero anche delle discussioni tra gli stessi cristiani, in particolare tra quelli di origine palestinese e gli
ellenisti, sulla distribuzione degli aiuti alle vedove, che portarono all’elezione dei
primi sette diaconi che aiutarono gli apostoli nell’equa gestione della comunità.
4.2
La morte di Stefano e le persecuzioni
Il primo contatto di Paolo, allora poco più che trentenne, con i cristiani, avvenne
quando s’indignò profondamente, lui maestro e custode delle Legge, nel vedere
numerosi sacerdoti convertirsi alla nuova dottrina. Allora divenne uno dei più ferventi sostenitori della necessità di operare una forte opposizione ai cristiani. Si cominciò con l’arresto del diacono Stefano che:
faceva portenti e segni grandi nel popolo (At. 6,8).
Fu convocata un’assemblea pubblica in cui intervennero i rappresentanti di varie sinagoghe con l’intento di umiliare lui e i suoi seguaci. Ma l’animatissima discussione
prese una piega inaspettata per l’eloquenza di Stefano:
10ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.
11Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espres16
Paolo, il cavaliere disarmato
sioni blasfeme contro Mosè e contro Dio". 12E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. 13Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui
non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. 14Lo
abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e
sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè".15E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
(At.6)
Nel Sinedrio Stefano rispose alle accuse con un celebre discorso, sintetizzato negli
Atti degli Apostoli, in cui partendo da Abramo, rifaceva la storia d’Israele per mostrare perché Gesù fosse il Cristo aspettato e concluse:
51O
gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete
resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. 52Quale dei
profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; 53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata.
54All'udire
queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di
lui. 55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra 56e disse:
Ecco, io contemplo i cieli aperti
e il Figlio dell'uomo che sta alla
destra di Dio.
57Proruppero
allora in grida altissime turandosi gli orecchi;
poi si scagliarono tutti insieme
contro di lui, 58lo trascinarono
fuori della città e si misero a
lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un
giovane, chiamato Saulo. 59E
così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva:
"Signore Gesù, accogli il mio
spirito". 60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore,
non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.
L’esecuzione avvenne secondo la
Legge ebraica, il bestemmiatore fu
Martirio di Stefano e Paolo cura le vesti
Juan - Prado
17
Paolo, il cavaliere disarmato
condotto fuori dalla città per essere lapidato da tutto il popolo dopo che due o tre
rappresentanti del Sinedrio ebbero lanciato le prime pietre. A tale scopo i prescelti si
tolsero il mantello e lo lasciarono in custodia a Saulo:
quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e
approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano (At. 22,20).
Il procuratore romano era l’unico che potesse tenere processi che prevedessero la
pena di morte, ma non essendo ancora arrivato Marcello, il sostituto di Ponzio Pilato, il Sinedrio approfittò della sua assenza. La stessa cosa accadrà nel 60 quando,
morto il procuratore Porcio Festo, il Sinedrio approfittò della sede vacante per far
uccidere da Erode l’Apostolo Giacomo. Iniziò così a Gerusalemme la sistematica persecuzione dei cristiani che vide anche Paolo tra i persecutori:
Saul devastava la chiesa entrando per le case e trascinando via uomini e donne che consegnava in prigione (At. 8,3)
Nel 36 la persecuzione fu intensa e durò parecchi giorni durante i quali Paolo, con
l’autorizzazione del Sinedrio e con altri da lui diretti, entrò nelle case dove erano segnalate adunanze, provocando la fuga di molti giudei ellenisti nella Samaria e in altri
distretti delle Giudea.
Consacrazione di Stefano e distribuzione dei doni - Beato Angelico
18
Paolo, il cavaliere disarmato
5 La storia di Paolo
5.1
La nascita e la famiglia
Saul, il cui nome significa domandato, nasce a Tarso probabilmente nell’anno 8 da
una famiglia ebrea, farisea osservante (At. 23,6) appartenente alla tribù di Beniamino. Aveva una sorella il cui figlio è citato negli Atti degli apostoli (At. 23,16).
Essendo nato a Tarso possedette sin dalla nascita la cittadinanza romana trasmessagli dal padre. Secondo le usanze, specie fuori dalla Palestina, per la difficoltà che avevano gli stranieri a pronunciare i nomi ebraici, ebbe anche il nome romano di Paul
che assomiglia a quello ebraico di Saul. Non fu quindi un caso che la prima volta in
cui fu citato come Paolo negli Atti degli apostoli fu quando incontrò il proconsole
romano Sergio Paolo. (At. 13,9)
È probabile che la sua famiglia avesse una certa agiatezza poiché poté sostenere il
costo elevato del soggiorno di studi del figlio a Gerusalemme, che non tutti potevano permettersi. La cosa più probabile è che fossero proprietari di una piccola fabbrica dove Saul imparò il mestiere di tessitore di cilici, un tessuto grezzo di lana caprina
proprio della Cilicia.
5.2
L’adolescenza e la scuola di Gamaliel
Secondo un’antica usanza ebraica, che si affermò nei primi secoli e probabilmente fu
osservata per Paolo, la sua educazione cominciò a cinque anni
presso la scuola annessa alla Sinagoga dove imparò le lettere
dell’alfabeto e la Torah, ossia i
primi cinque libri della Bibbia, il
Pentateuco, per proseguire a 10
anni con la Mishnah, la trascrizione della tradizione orale, a 13
con l’osservanza dei comandamenti.
Paolo e Gamaliel
A 15 era previsto lo studio del
Talmud, il commento alla Torah e per tale motivo fu mandato a completare gli studi
a Gerusalemme alla scuola di Rabban Gamaliel il vecchio, alternandoli secondo la
tradizione col lavoro manuale al telaio, come poi avrebbe fatto durante la sua attività missionaria. Visse da scrupoloso fariseo osservante sin dalla giovinezza come lui
stesso riferisce ad Agrippa. (At. 26,4)
5.3
La maggiore età
A 18 anni divenuto dottore della Legge e consacrato rabbino, noi oggi diremmo teologo e sacerdote, avrebbe dovuto ammogliarsi, poiché il celibato non era in gran onore tra gli ebrei. Avrebbe anche potuto avere anche più di quattro mogli, anche se
19
Paolo, il cavaliere disarmato
la poligamia era considerata indecorosa per un
Dottore delle Legge. L’opinione comune è che non
si fosse mai ammogliato anche perché lo stesso
Paolo nella prima lettera ai corinzi (7,8) indica sé
stesso come modello per chi rinuncia al matrimonio.
Non abbiamo certezze sul suo fisico poiché in Palestina era proibito raffigurare le persone, nessun
documento affidabile ne parla e nemmeno lui ne
accenna nelle sue lettere. L’unico accenno al fisico
è l’indicazione su due malattie che dovette patire.
Comunque la tradizione accredita la descrizione
del suo fisico riportata nel libro apocrifo: Gli Atti di
Paolo scritto in greco verso la fine del II secolo, che
lo raffigura di piccola statura, testa calva, gambe
Paolo tessitore di tende
robuste e arcuate, sopracciglia congiunte, naso grosso e una barba a
triangolo rovesciato, che corrisponde
alle raffigurazioni ritrovate nelle catacombe del IV secolo. Era comunque di
costituzione robusta poiché lui stesso
elenca nella sua II lettera ai Corinzi
(11) di avere subito:
16dico di nuovo: nessuno mi consideri
come un pazzo, o se no ritenetemi pure
come un pazzo, perché possa anch'io
vantarmi un poco. 17Quello che dico,
però, non lo dico secondo il Signore,
Primo ritratto di Paolo - catacombe di S. Tecla
ma come da stolto, nella fiducia che
ho di potermi vantare. 18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io. 19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. 20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora,
chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia. 21Lo dico con vergogna;
come siamo stati deboli! Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da
stolto, oso vantarmi anch'io. 22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io! 23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia,
io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. 24Cinque volte
dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; 25tre volte sono stato battuto con le
verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. 26Viaggi innumerevoli, pericoli di
20
Paolo, il cavaliere disarmato
fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi
fratelli; 27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. 28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.
Pertanto non era il suo bell’aspetto a renderlo affascinante ma la sua parola, il suo
comportamento e i miracoli che compiva.
Per quanto riguarda la sua salute, oltre a una sua misteriosa malattia, sicuramente
soffrì di una malattia molto grave e di non gradevole aspetto durante il secondo
viaggio mentre era in Galazia di cui parla nella lettera ai Galati:
12Siate come me, ve ne prego, poiché anch'io sono stato come voi, fratelli. Non
mi avete offeso in nulla. 13Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che
vi annunziai la prima volta il Vangelo; 14e quella che nella mia carne era per voi
una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù.
Non si hanno notizie sulla vita di Paolo dopo la conclusione degli studi e sino al martirio di Stefano, quando aveva circa 36 anni, ma è molto probabile che si recasse
spesso a Gerusalemme vista la simpatia che aveva per lui il Sinedrio. Pur essendo un
contemporaneo di Gesù non c’è alcuna prova che lo avesse mai incontrato o visto,
anzi l’assenza di ogni citazione fa pensare che questo non accadde mai.
Si sa che parlava aramaico e greco, lingue usate comunemente a Tarso. Ebbe
un’ottima conoscenza del greco parlato e scritto e conosceva alcuni autori classici e
le usanze greche.
5.4
La malattia segreta di Paolo
Paolo nelle sue lettere parla di una sua misteriosa malattia che lo tormentò da dopo
una visione del 43, quando non aveva ancora 40 anni. Lui stesso ne parla nella II Lettera ai Corinzi:
2Conosco
un uomo in Cristo che, quattordici anni fa, se con il corpo o fuori del
corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito fino al terzo cielo. 3E so che quest'uomo, se
con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio, 4fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. 5Di lui io mi vanterò! Di me
stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. 6Certo, se volessi
vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. 7Perché non
montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una
spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io
non vada in superbia. 8A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore
che l'allontanasse da me. 9Ed egli mi ha detto: "Ti basta la mia grazia; la mia
potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Mi vanterò quindi
ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
21
Paolo, il cavaliere disarmato
10Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle
persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora
che sono forte.
Sulla diagnosi di questa malattia si sono formulate numerose ipotesi ma non si ha
alcuna certezza. Dato che nel testo greco non c'è l'idea di tentazione è probabile che
si trattasse di una malattia cronica o di debolezza di tipo fisico che lo fece soffrire e
gli impedì talvolta di proseguire la sua opera sua e che secondo lui era effetto dell'azione di Satana.
5.5
La conversione
Il Sinedrio pur avendo autorità anche fuori di Gerusalemme, era restio a estendere
la persecuzione fuori dalla Palestina ed entrare nelle dispute dei giudei di altre regioni, ma vinsero le insistenze di Paolo, convinto di compiere un’opera santa contro i
nemici di Israele.
Ottenute le lettere indirizzate alle sinagoghe di Damasco, in cui era autorizzato a operare come aveva già fatto
a Gerusalemme, partì con la sua scorta per Damasco per un viaggio a piedi
di otto giorni e di circa 250 km. Era
ormai prossimo alla meta, era mezzogiorno. Un improvviso lampo lo accecò e lo fece cadere a terra, mentre udiva una voce che gli diceva:
Saul, Saul, perché mi perseguiti?
Chi sei tu Signore?
Io sono Gesù il Nazoreo, che tu
perseguiti. Orsù alzati ed entra
nella città e ti sarà detto che
devi fare.
Gli uomini che erano con lui si
spaventarono udendo la voce
ma non vedendo nessuno. Saulo
si alzò da terra ma aperti gli occhi non vedeva nulla. Così lo
condussero per mano sino a
La conversione - Baciccio
Damasco nel centro della città,
dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda (At.
9,4)
Come si vede furono solo gli artisti a ipotizzare che cadde da cavallo e fosse vestito
da soldato mentre essendo rabbino non poteva possedere armi ma al più poteva
22
Paolo, il cavaliere disarmato
coordinare un gruppo di guardie del tempio.
Fu portato nella casa di un ebreo di nome Giuda, probabilmente un albergo della via
Dritta e lì incontrò Anania che in una visione aveva ricevuto l’invito a incontrarlo:
Va, perché egli è per me uno strumento eletto per portate il mio nome dinanzi
ai popoli, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il
mio nome. (At. 9,15)
Anania, superato il timore iniziale, andò da lui gli imposte le mani, gli fece ricuperare
la vista e lo battezzò. Rimase insieme ai discepoli che erano a Damasco e subito nelle
sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio. E quelli che lo ascoltavano dicevano:
Non è lui cha a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocavano questo
nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai capi dei sacerdoti? (At. 19)
Questo durò pochi giorni. Poi si ritirò per alcuni mesi in una località imprecisata
dell’Arabia per poi ritornare a
Damasco e riprendere la sua
predicazione:
Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i giudei residenti a
Damasco,
dimostrando
che Gesù è il Cristo. Trascorse così parecchi giorni
e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo, ma i
loro piani vennero a conoscenza di Saulo. (At. 9,22)
I giudei erano molto influenti e
così avevano convinto l’etnarca,
ossia il capo della città vicario
del re Areta, a mettere delle
guardie alle porte della città per
impedire la fuga di Paolo. Lui si
era rifugiato nella casa di un cristiano che aveva le finestre nel
muro della città. Da lì fu calato
Anania battezza san Paolo - Pietro da Cortona
dentro una cesta fuori dalle mura per fuggire e raggiungere Gerusalemme.
Quando arrivò, tutti avevano paura di lui (At. 9,26)
essendo passati solo tre anni dalle persecuzioni che aveva diretto a Gerusalemme.
23
Paolo, il cavaliere disarmato
Ma poi Giuseppe della tribù di Levi, nato a Cipro e chiamato anche Barnaba, lo accolse, garantì per lui e gli fece incontrare Pietro e Giacomo. Apprese la loro esperienza con Gesù, approfondì il suo insegnamento e conobbe i luoghi degli avvenimenti principali.
Rimase a Gerusalemme una quindicina di giorni durante i quali predicò agli ebrei di
lingua greca:
ma questi tentarono di ucciderlo. Venutolo però a sapere i fratelli lo condussero a Cesarea e lo fecero partire per Tarso. (At. 9,30)
Raggiunse Cesarea residenza del Governatore e porto di Gerusalemme e da lì poté
compiere il suo viaggio per mare e arrivare a Tarso dove rimase quattro anni. Questa
partenza aveva due scopi: salvare Paolo, ma anche lasciare tranquilli i cristiani
scampati alla sua feroce persecuzione.
Questi ultimi sette anni furono per Paolo soprattutto un periodo mistico, con alcune
visioni, dedicato alla sua formazione come poi racconterà nelle sue lettere:
Vi dichiaro infatti, fratelli, il Vangelo evangelizzato da me, non è secondo uomo; né, infatti, io da uomo lo ricevetti né lo imparai, bensì mediante rivelazione di Gesù Cristo (Gal.1,11-12)
Io, infatti, ricevetti dal Signore ciò che anche trasmisi a voi (1Cor. 11,23)
Le numerose visioni citate negli Atti, e da Paolo stesso nelle sue lettere, gli permisero di completare la sua formazione ma anche di prendere alcune decisioni.
5.6
Paolo apostolo e le visioni
Paolo per tutta la sua vita cristiana esercitò straordinari carismi che gli permisero anche numerose guarigioni, ma dovette continuamente rivendicare la sua
autorità come vero apostolo in quanto
anche lui: ha visto ed è stato chiamato
direttamente dal Signore, è stato da lui
inviato ad ’annunciare il Vangelo, pur distinguendo il proprio caso da quello di
coloro che erano stati apostoli prima di
lui, infimo degli apostoli:
Io non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho
perseguitato la Chiesa di Dio. Per
grazia di Dio però sono quello che
sono, e la sua grazia in me non è
stata vana; anzi ho faticato più di
tutti loro, non io però ma la grazia
Paolo rapito in Paradiso - Poussin
24
Paolo, il cavaliere disarmato
di Dio che è con me (1Cor 15.9-10).
Dei suoi contatti diretti con Gesù nelle visioni non ne parla volentieri se non quando
lo accusano di essere meno apostolo di altri e solo allora racconta qualche dettaglio
a sostegno della sua testimonianza.
Ma anche altri ebbero visioni a suo riguardo come Anania e Barnaba ai tempi della
sua conversione.
Ma importante era la parola che annunciava fosse approvata anche da tutti gli apostoli, perciò lui avvertì dopo la sua conversione il bisogno di consultare soprattutto
le colonne della Chiesa: Pietro la roccia, su cui si stava edificando la Chiesa e con cui
rimase 15 giorni (Gal. 1,18-19), Giacomo, il fratello del Signore (Gal. 1,19), e Giovanni. (Gal. 2,9). E così fece anche quando, contestato ad Antiochia, decise di confrontarsi con gli apostoli nel primo concilio a Gerusalemme. Questi incontri gli consentiranno poi di dire:
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il
terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In
seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta […] ultimo fra
tutti apparve anche a me come a un aborto. (1Cor. 15,3-5)
Gli incontri con gli apostoli integrarono quanto apprese dalle rivelazioni ricevute durante le sue visioni, citate negli Atti degli apostoli, nelle sue lettere e negli apocrifi
successivi: Apocalisse di Paolo e Atti di Paolo.
La prima visione fu quella sulla via di Damasco quando fu accecato dalla grande e
splendida luce della Resurrezione mentre sentiva la voce di Gesù. Questa visione è
citata più volte per spiegare come la sua conversione potesse essere avvenuta. (At.
9.1-9; 22.3-16; 26.9-20; Ga. 1.11-16; 1Ti 1.12-16)
La seconda visione citata avviene a Corinto in cui Gesù gli appare in uno dei momenti di maggior sconforto. (At. 18.9)
La terza è quella di Gerusalemme in cui Gesù gli appare, gli dice di non sperare nella
conversione dei giudei, di affrettarsi ad abbandonare la città poiché è in grande pericolo e di andare a evangelizzare i gentili. (At. 22.17-18)
Poi si ha notizia di altre visioni nelle sue lettere ma è più difficile stabilire quando e
come avvennero. Più volte si limita a dire che quello che insegna gli è stato rivelato
da gloriose rivelazioni senza specificare altro. (1Cor. 2.10-16; 11:23; Ga. 1.12)
Solo nella seconda lettera ai corinti (2Cor. 12,2) parla diffusamente di una grande
estasi in cui perse ogni coscienza esterna tanto da non sapere se fosse stato rapito in
Paradiso anche col corpo, dove:
4e
udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare.
Dopo questa visione Paolo, quasi come un sigillo, sarà colpito da una misteriosa ma25
Paolo, il cavaliere disarmato
lattia che non lo abbandonerà per il resto della vita:
7Perché
non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata
messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi,
perché io non vada in superbia. 8A causa di questo per ben tre volte ho pregato
il Signore che l'allontanasse da me. 9Ed egli mi ha detto: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza".
5.7
Una visione universalistica
Un altro elemento importante per comprendere l’opera di Paolo sta nella sua
cultura ellenistica, che tramite i filosofi
aveva promosso valori altissimi di umanità e di sapienza e con Alessandro Magno
aveva diffuso una visione universale diventata patrimonio comune del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente, citata da Plutarco:
ordinò che tutti ritenessero come
patria l'intera ecumene ... e che il
Greco e il Barbaro non si distinguessero più
Plutarco
Il principio di universalità fu accolto dai
romani che ne fecero elemento di pace
e stabilità dalla Britannia fino all'Egitto
meridionale, su un territorio unificato
dalle dimensioni mai viste prima, in cui
ci si poteva muovere con sufficiente libertà e sicurezza, usufruendo di un sistema stradale straordinario, trovando
in ogni luogo alcuni elementi culturali
comuni e unificanti.
Alessandro Magno
Questo si armonizzava con la visione
cristiana che liberava da tutti i legami fisici e nazionali. La dottrina predicata affermava l'uguaglianza tra tutti gli uomini senza distinzioni sociali con l'equiparazione tra l'uomo e la donna, la fruga26
Paolo, il cavaliere disarmato
lità come giusta misura e il dominio di sé per evitare ogni eccesso.
Il contesto sociale di forti disparità e la crisi della religione tradizionale con i suoi aspetti mitologici e civici che davano una visione del mondo pieno di spiriti, in gran
parte pericolosi, contro i quali bisognava difendersi, fornivano buone ragioni perché
molti accogliessero l’annuncio cristiano di un liberatore di tutti e da tutti i mali.
Il regno di Alessandro Magno
5.8
La crisi della religione romana
La religione romana ereditata dai popoli del Lazio era: ispirata al mondo agricolo;
politeista; antropomorfa; tollerante verso le altre religioni; legata alla sfera civile,
familiare e sociale con un culto inteso come dovere morale e civico. Il rispetto del
sacro e l'adempimento dei riti, poteva assicurare l’unità dei cittadini per il bene della
città, della famiglia e delle persone.
Ma proprio le sue caratteristiche furono la causa della sua crisi e di quella delle istituzioni repubblicane già verso la fine del II secolo a.C. Le lotte fratricide avevano
creato un clima di sfiducia nelle istituzioni e allontanato gli intellettuali dalla vita politica. Nuove correnti di pensiero e nuovi culti provenienti dall'Oriente sembravano
dare le risposte alle domande attorno all'anima e alla natura degli dei che la religione tradizionale non aveva saputo dare e ispirarono la divinizzazione dell’imperatore
da dopo la morte di Augusto, che aveva cercato di far rinascere l’antico culto. Ma la
divinizzazione di Cesare e di Augusto aggravarono la crisi poiché era accettata dal
popolo solo per pura convenienza. Tuttavia questa finzione conveniva anche agli
imperatori e convinse Diocleziano dell’opportunità di elevarsi a livello divino per risultare intoccabile in un contesto sacro che coinvolgeva il suo palazzo, sacrum palatium, i suoi consiglieri sacrum consistorium, il cerimoniale di corte, le insegne e le
27
Paolo, il cavaliere disarmato
vesti dell'imperatore per poter più facilmente imporre il suo dominio ritualizzato
con l’obbligo della sua venerazione fatta in ginocchio.
5.9
Breve cronologia del Paolo cristiano
Per cercare si seguire meglio gli avvenimenti è qui riportata una breve cronologia dei
fatti che saranno esposti nei capitoli seguenti.
8 circa
36
Nascita a Tarso
Martirio di Stefano e conversione
Periodo di studio, meditazione, visioni e predicazione agli ebrei
36-39
In Arabia, Damasco (Siria), fuga e incontro con Cefa
39-43
A Tarso
43-44
Barnaba porta ad Antiochia e malattia misteriosa
I viaggi
45- 49
50-53
53-58
I° viaggio (4 anni) e I° Concilio
II° viaggio e sbarco in Europa (3 anni)
III° viaggio (5 anni)
Prigionia e martirio
58-60
Arresto a Gerusalemme e prigione a Cesarea
60-61
Viaggio a Roma con naufragio a Malta
61-63
Prima prigionia a Roma
63-64
Assoluzione, viaggio in Spagna e ritorno a Roma
64-66
Scoppio l’incendio di Roma e fuga in Oriente
66-67
Cattura a Troade e seconda prigionia a Roma
67
Martirio a Roma
5.10 La predicazione ai pagani
Antiochia dopo la fuga da Gerusalemme divenne nel 44 il centro più importante dei
cristiani di lingua greca e qui i cristiani predicavano esclusivamente ai Giudei seguendo questo schema:
Si recavano al sabato nelle sinagoghe
Ascoltavano la lettura di un brano dell’Antico Testamento.
Chiedevano la parola
28
Paolo, il cavaliere disarmato
Spiegavano come quello che avevano letto si potesse riferire al Cristo.
Affrontavamo il contradditorio spesso molto acceso con gli ebrei.
A volte operavano guarigioni e scacciavano demoni.
Poi arrivarono alcuni cristiani da Cipro o Cirène
19Intanto
quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. 20Ma alcuni fra loro, cittadini
di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci,
predicando la buona
novella del Signore
Gesù. 21E la mano del
Signore era con loro e
così un gran numero
credette e si convertì
al Signore. 22La notizia
giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia.
Non fu quindi Paolo a iniziare la predicazione ai pagani
ma fu la logica conseguenza
della predicazione della parola di Cristo che fece fare
questo passo a quei cristiani.
Gesù diede direttamente a
Paolo la missione di andare
dai gentili, ma fu lui a capire
subito che non si poteva parlare loro di fede come si faceva con gli ebrei che erano
San Giacomo -Romano Ettore
già in attesa del Messia, ma
era necessaria la testimonianza:
Siate imitatori di me, come anch’io lo sono di Cristo (1Cor. 11,1).
Inoltre fu il primo a capire che sarebbero stati soprattutto i pagani incirconcisi ad accogliere il cristianesimo ma non si dovevano imporre loro le usanze ebraiche.
5.11 La missione di Paolo e le collette
Quando Barnaba arrivò ad Antiochia e conobbe la situazione, decise di recarsi a Tar29
Paolo, il cavaliere disarmato
so per cercare Paolo e convincerlo ad andare con lui ad Antiochia.
23Quando
questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, 24da uomo
virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare
con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore.
25Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. 26Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati
Cristiani. (At.11)
Durante la loro permanenza, scoppiò una carestia a Gerusalemme e fu necessario
fare una colletta per aiutare i fratelli. Per consegnarla inviarono Barnaba e Paolo che
arrivati a Gerusalemme vi restarono solo pochi giorni e tornarono portando con sé
Giovanni, detto Marco, il futuro evangelista e cugino di Barnaba, poiché in quei
giorni infuriava la persecuzione di Erode Antippa, quello che aveva decapitato Giovanni Battista e irriso Gesù, durante la quale fu ucciso Giacomo fratello di Giovanni
e imprigionato Pietro, che poi miracolosamente fugge e prima di andare a nascondersi avvisò i discepoli della sua liberazione andando:
12 alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un
buon numero di persone raccolte in preghiera.
Poi partì per un luogo segreto, dove rimase sino alla morte di Erode.
Decapitazione del Battista - Massimo Stanzione
30
Paolo, il cavaliere disarmato
6 Il primo viaggio: in Anatolia
Ad Antiochia nel 45, dopo una visione, Paolo con Barnaba accompagnati da Marco,
iniziarono un viaggio nell’Asia Minore durato circa quattro anni.
1C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode
tetrarca, e Saulo. 2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera
alla quale li ho chiamati". 3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero
loro le mani e li accomiatarono. 4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. 5Giunti a Salamina cominciarono
ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante. (At.13)
Partirono da Seleucia, il porto di Antiochia, e la prima tappa fu Cipro. Il proconsole
dell’isola, Sergio Paolo, un uomo intelligente e saggio, sentita la loro fama li mandò
a chiamare e loro gli spiegarono La Buona Novella. Uno del suo seguito, un certo
Bar-Jesus (figlio di Gesù) chiamato Elymas ossia il mago, cercò di confutare le loro
argomentazioni:
9Allora Saulo, detto anche Paolo, (è prima volta in cui gli Atti lo citano col nome romano) pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:
10O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di o31
Paolo, il cavaliere disarmato
gni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? 11Ecco la
mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il
sole.
Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. 12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla
dottrina del Signore.
Lasciarono quindi Cipro per dirigersi ad Antiochia di Pisidia tra i monti
dell’Anatolia, ma Marco preferì ritornare a Gerusalemme con gran dispiacere
di Paolo. Arrivati ad Antiochia, dove c’erano numerosi ebrei attirati dal commercio delle pelli, si recarono di sabato, come il solito, alla sinagoga frequentata anche da simpatizzanti degli ebrei. 15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!
Paolo da Sergio Paolo e Elymas Bar Jesus
Allora fecero una lunga esposizione. Poi al termine:
42mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo
sabato. 43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.
32
Paolo, il cavaliere disarmato
45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.
46Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono:
Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché
la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo
ai pagani. 47Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le
genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra.
48Nell'udir
ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.
Non misero più piede nella Sinagoga ma comunque 49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.
50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro
territorio.
essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,
52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo. (At. 13)
51Allora
a Icònio essi entrarono nella sinagoga:
e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero
credenti. 2Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei
pagani contro i fratelli. 3Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua
grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi. 4E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri
dalla parte degli apostoli. 5Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, 6essi se ne accorsero e fuggirono
nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e dintorni, 7e là continuavano a predicare il Vangelo.
1Anche
A Listra mentre parlavano nei pressi del tempio di Zeus, tra la folla 8c’era un
uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai
camminato. 9Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo
sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, 10disse a gran voce: Alzati
diritto in piedi!
Egli fece un balzo e si mise a camminare. 11La gente allora, al vedere ciò che
Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse:
Gli dei sono scesi tra di noi in figura umana!
12E
chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
13Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando
alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla.
14Sentendo
ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipi33
Paolo, il cavaliere disarmato
tarono tra la folla, gridando:
15Cittadini,
perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come
voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto
il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. 16Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; 17ma non
ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e
stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori.
18E
così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un
sacrificio. Poi continuarono per qualche tempo la loro opera mentre i giudei si
riorganizzavano.
19Giunsero da Antiochia e
da Icònio alcuni Giudei, i
quali trassero dalla loro
parte la folla; essi presero
Paolo a sassate e quindi lo
trascinarono fuori della città,
credendolo
morto.
20Allora gli si fecero attorno
i discepoli ed egli, alzatosi,
entrò in città. Il giorno dopo
partì con Barnaba alla volta
di Derbe. 21Dopo aver predicato il Vangelo in quella
città e fatto un numero
considerevole di discepoli,
ritornarono a Listra, Icònio
e Antiochia, 22rianimando i
discepoli ed esortandoli a
restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario
attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno
di Dio. 23Costituirono quindi
per loro in ogni comunità
alcuni anziani e dopo avere
pregato e digiunato li affiLa Lapidazione di Paolo
darono al Signore, nel quale avevano creduto.
Ritornarono quindi ad Antiochia attraversando la Pisidia arrivarono a Perge dove
svolsero una breve opera di evangelizzazione prima di scendere ad Attalia e far vela
per la Siria per arrivare ad Antiochia.
34
Paolo, il cavaliere disarmato
6.1 Il concilio di Gerusalemme
Alla fine del 49 appena ritornati ad Antiochia Paolo e Barnaba:
27riunirono
la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per
mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede. 28E si fermarono
per non poco tempo insieme ai discepoli.
La comunità era entusiasma dell’esito della missione ma:
1Ora
alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: Se
non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi.
2Poiché
Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro
andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
e decisero di inviare con loro anche Tito, incirconciso e centro della disputa
(Gal. 2,3),
che divenne poi uno dei più fedeli collaboratori di Paolo.
La questione era importante per i giudei palestinesi soprattutto farisei, convinti di
aprire le porte ai Gentili a patto che accettassero di seguire i riti giudaici.
Tempio di Gerusalemme
Essi sostenevano che fosse stato lo stesso Gesù ad affermare che non era venuto ad
abolire la Legge, per altro da lui fedelmente osservata, si fosse rivolto solo ai giudei e
così avesse istruito i suoi Apostoli:
5Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi
35
Paolo, il cavaliere disarmato
piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 7E strada facendo, predicate
che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i
lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, 10né
bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha
diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne sarà degna, la
vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre
parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri
piedi.
Invece i cristiani di Antiochia e i giudei ellenistici, giudicavano importanti solo il battesimo, allora chiamato anche illuminazione, e la fede in Cristo, lasciando alla libertà
personale la scelta di partecipare ai riti e usanze ebraiche tra cui la circoncisione.
La circoncisione era per gli ebrei un segno indentitario di religione e di razza, difficile
da superare. Era per loro incomprensibile ritenere superate alcune norme molte restrittive dettate da Mosè come il riposo del sabato, le regole sulla scelta e il consumo dei cibi e i contatti con i pagani.
Partirono quindi scegliendo la via di terra per incontrare le comunità lungo il percorso e comunicare loro le conversioni dei Gentili. A Gerusalemme incontrarono gli Apostoli e gli anziani ai quali raccontarono i risultati della loro missione, ma anche qui
alcuni farisei convertiti, chiamati da Paolo falsi fratelli (Gal. 2,3) sollevarono il problema dell’osservanza della Legge di Mosè.
Non era bastato loro l’esempio di Cornelio che dopo una visione mandò a chiamare
Pietro che a sua volta ne aveva avuta un’altra in cui:
Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo (At.
10,28)
Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone (At. 10, 34)
e mentre Pietro spiegava a loro la buona novella lo Spirito Santo scese su tutti eliminandogli ogni esitazione a battezzarli anche se pagani e incirconcisi.
Decisero allora di indire un’assemblea di tutti i fedeli. Degli apostoli erano presenti
Giacomo d’Alfeo, Giovanni e Pietro che dopo lunga discussione si alzò e disse:
7Fratelli,
voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi,
perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del Vangelo e venissero
alla fede. 8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10Or dunque,
perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo
36
Paolo, il cavaliere disarmato
che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11Noi crediamo che
per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro.
(At.15)
12Tutta
l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13Quand'essi ebbero finito di parlare Giacomo, che era molto stimato anche
dai giudei, aggiunse:
14Fratelli,
ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto
scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo si
accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta;
ne riparerò le rovine e la rialzerò, 17perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, 18dice il Signore
che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità.
(Am. 9,11-12)
19Per
questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a
Dio tra i pagani, 20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli,
dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21Mosè infatti, fin dai
tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe (At.15)
22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di
loro e inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba. I prescelti furono Giuda
chiamato Barsabba e Sila, uomini molto autorevoli e col carisma di profeti, tenuti in grande considerazione tra i fratelli, 23e consegnarono loro la seguente
lettera:
Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali
non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi
sconvolgendo i vostri animi. 25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo,
26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.
27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste
stesse cose a voce. 28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29astenervi dalle carni
offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete
cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".(At.15)
La scelta dei limiti imposti ai Gentili fu fatta per non generare troppo scandalo tra i
Giudei e riguardava le cose da loro ritenute assolutamente non accettabili.
Tra queste, il mangiare carni soffocate e frutto di sacrifici agli idoli, sollevava parecchi problemi pratici poiché queste carni erano vendute regolarmente, ma fu pre37
Paolo, il cavaliere disarmato
scritta per riguardo agli ebrei, i deboli, dirà Paolo nelle sue lettere.
Tuttavia quest’usanza rimase a lungo sino al Medioevo inoltrato anche dopo che
non erano più in maggioranza i giudei, come mostrano numerosi documenti tra cui
la memoria dei martiri di Lione che nel 177 dichiararono di non poter mangiare sangue, in cui ritenevano scorresse la vita.
Per quanto riguarda l’impudicizia o fornicazione o in greco porneia, s’intendeva
quanto già stabiliva la Bibbia in materia sessuale ossia il divieto di rapporti sessuali
prima o fuori del matrimonio e non secondo natura, allora molto praticati dai pagani.
Ma questo primo concilio
servì anche per stabilire i
criteri di evangelizzazione
dei gentili, ripartire con gli
altri apostoli le zone da
evangelizzare in modo da
definire quelle dove era
più opportuno per lui andare, trovare soluzioni per
gestire delicate situazioni,
confermare la validità e
l’ortodossia del suo insegnamento come poi emergerà dal confronto del
suo piccolo Vangelo, illustrato dalle sue lettere e
dagli Atti degli Apostoli,
con quello che veniva
scritto negli stessi anni dagli evangelisti e insegnato
dagli altri Apostoli.
Ritornarono quindi ad Antiochia accompagnati da
Giuda, che rimase poco
tempo, e Sila che poi acGiacomo d'Alfeo - Rubens
compagnerà Paolo. L’assemblea riunita ascoltò la lettura della lettera che riportò la
serenità nella comunità pur mantenendosi dispute sopratutto a riguardo dei Giudei
convertiti che partecipavano a banchetti con i Gentili.
Di queste dispute si ha notizia nella lettera di Paolo ai Galati, in cui ricorda la sua opposizione a Pietro che per non sollevare contestazioni continuava a seguire le usanze ebraiche, e negli Atti quando, per calmare i giudei, Paolo fece circoncidere Timoteo di madre ebrea e padre greco.
38
Paolo, il cavaliere disarmato
7 Il secondo viaggio: lo sbarco in Europa
Tornati Paolo propose a Barnaba di ritornare nelle città da loro evangelizzate, ma
questi voleva prendere con sé il cugino Marco che li aveva abbandonati durante la
precedente missione. Paolo non voleva e così si separarono, Barnaba partì con Marco per Cipro, mentre Paolo con Sila si diresse verso Siria e Cilicia. Tra loro comunque
non nacque inimicizia e rimase il rispetto, come si legge nelle lettere di Paolo che poi
si ricrederà anche su Marco.
Paolo non aveva un itinerario preciso da seguire ma di volta in volta decideva secondo le circostanze e i comandi che riceveva nelle visoni dello Spirito di Gesù
(At.16,7-8).
Visitate le chiese già evangelizzate per rafforzarne la fede, scalarono la catena del
Tauro che divideva la Cilicia dalla Panfilia percorrendo una pessima strada tra strettissime gole con frequenti guadi e frane e senza alcun ricovero. Arrivarono al passo
delle Porte Cilicie, dove i romani avevano collocato una porta con una piccola guarnigione, e proseguirono verso l’altopiano della Licaonia con le sue paludi. Poi dopo
dieci giorni di viaggio fecero una breve sosta a Derbe e poi arrivarono a Lista.
1C'era qui un discepolo chiamato Timoteo, figlio di una donna giudea credente
e di padre greco; 2egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3Paolo
volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei
39
Paolo, il cavaliere disarmato
che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. (At.16)
Il ventenne Timoteo era stato educato dalla madre Eunice e dalla nonna Loide ferventi giudee diventate cristiane durante il primo viaggio, mentre il padre era restato
pagano. Timoteo era timido e devoto e durante l’assenza di Paolo aveva tenuto alta
la fiamma della fede a Listra e dintorni sino a Iconio (At. 16,2). Paolo volendolo portare con sé decise di circonciderlo per evitare le solite dispute e gli impose le mani
(Tim. 1,6). Da quel momento lo seguirà quasi ovunque.
Poi ripartì verso la Bitinia, la regione dell’Anatolia sulle rive del mar Nero, ma ebbe la
visione di un macedone che lo supplicava di venirlo ad aiutare e allora attraversò
con Sila e Timoteo le regioni anatoliche della Frigia, Galazia e Misia per arrivare dopo alcuni mesi a Troade sulle rive del Mediterraneo:
4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5Le comunità intanto si
andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno. (At. 16)
Durante questo viaggio, mentre era in Galazia, fu colpito da una violenta malattia
che gli rendeva ripugnante l’aspetto e superò grazie le premurose cure dei galati ma
lo costrinse a una sosta prolungata che portò numerose conversioni. Superata la malattia, arrivò a Troade, dove in attesa dell’imbarco, incontrò Luca, di professione
medico, che spesso lo accompagnerà nei suoi viaggi.
Partirono e dopo due giorni di navigazione sbarcarono in Europa a Neapoli, il porto
di Filippi.
7.1
Filippi
A Filippi in Macedonia alle porte dell’Europa, i Giudei erano così pochi da non avere
neanche una Sinagoga, per cui si radunavano alla periferia della città presso un fiume con la cui acqua facevano le abluzioni rituali. Il sabato, come di consueto, Paolo
si recò alla riunione dove trovò solo poche donne, alcune delle quali pagane. Non si
scoraggiò e parlò. Era presente Lidia, un sopranome poiché proveniva da Tiatira della regione della Lidia, un’agiata commerciante di porpora, probabilmente vedova,
che chiese il battesimo per sé e per tutta la sua famiglia e:
15Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa
E ci costrinse ad accettare.
L’evangelizzazione ebbe successo e non incontrò le solite dispute con i giudei, ma un
giorno:
16Mentre
andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava,
che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. 17Essa seguiva Paolo e noi gridando:
Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza.
40
Paolo, il cavaliere disarmato
18Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e
disse allo spirito: In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei.
E lo spirito partì all'istante. 19Ma vedendo i padroni che era partita anche la
speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza
principale davanti ai capi della città; 20presentandoli ai magistrati dissero:
Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei 21e predicano
usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare.
22La
folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i
vestiti, ordinarono di bastonarli.
Paolo e Sila non erano riusciti a illustrare le loro ragioni per il tumulto della folla che i magistrati vollero sedare con una punizione esemplare. Per cui 23dopo
averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far
buona guardia.
24Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e
strinse i loro piedi nei ceppi. ma 25verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera,
cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. 26D'improvviso
venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione;
subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. 27Il carceriere si
svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28Ma Paolo gli gridò forte: Non
farti del male, siamo tutti qui.
29Quegli
allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi
di Paolo e Sila; 30poi li condusse fuori e disse: Signori, cosa devo fare per esser
salvato
31Risposero: Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia.
32E
annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. 33Egli
li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe
e subito si fece battezzare con tutti i suoi; 34poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
35Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: Libera quegli uomini!
36Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio:
I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace.
37Ma Paolo disse alle guardie:
Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!
38E
le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono 39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero u41
Paolo, il cavaliere disarmato
scire e li pregarono di partire dalla città.
Filippi - Teatro romano
Lo spavento dei magistrati era determinato dal fatto che era passibile di morte
chi avesse percosso un cittadino romano senza una sentenza di un tribunale
che avesse ascoltato le ragioni dei colpevoli. Pertanto si scusarono di persona
per cercare di mettere tutto a tacere e per pregarli di lasciare la città.
40Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li
esortarono. Poi Paolo e Sila partirono per Tessalonica, mentre Luca rimase a
Filippi. (At. 16)
7.2
Tessalonica
Arrivati a Tessalonica dove era numerosa la presenza dei Giudei, Paolo trovò lavoro
da Giasone e con Sila cominciò a frequentare la Sinagoga, dove per tre sabati discussero e convertirono alcuni giudei, molti greci e non poche donne della nobiltà. Dopo
aver passato la giornata al telaio Paolo con l’aiuto di Sila istruiva i catecumeni, passava nelle loro case, battezzava e rispondeva alle loro domande.
L’evangelizzazione ebbe grande successo come più tardi ricorderà:
6E
voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola
con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, 7così da
diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell'Acaia.
8Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell'Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne. 9Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete con42
Paolo, il cavaliere disarmato
vertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero 10e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera
dall'ira ventura.
Quindi la conversione avvenne non soltanto per la memoria di Gesù morto e risorto
ma anche nell’attesa del suo
ritorno nel giorno del giudizio che sarebbe avvenuta
dopo la distruzione del
Tempio di Gerusalemme.
Erano tempi in cui era forte
l’attesa di tempi migliori
poiché il giogo romano era
diventato troppo pesante e
tirannico e la gloria degli imperatori si era offuscata a
causa dei corrotti e crudeli
tiranni che si erano succeduti negli ultimi tempi.
Tessalonica
Gesù aveva predetto:
1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2 Gesù disse loro:
Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che
non venga diroccata.
ma non aveva precisato quando sarebbe avvenuto:
36quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del
cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre (Mt.24)
ma aveva anche previsto una grande tribolazione:
19perché
quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio
della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. 20Se il Signore
non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. (Mc.13)
ma grande sarebbe stato il premio per gli eletti:
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i
profeti prima di voi. (Mt.5)
5Ma i Giudei, ingelositi trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di
Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6Ma non aven43
Paolo, il cavaliere disarmato
doli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della città gridando:
Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giasone li ha
ospitati. 7Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che
c'è un altro re, Gesù.
8Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste
cose; 9tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciò. (At. 17)
Qui i capi non si comportarono avventatamente come i magistrati di Filippi ma, evidentemente conoscendo gli agitatori e i loro finanziatori, trovarono una scappatoia
per liberarsi della faccenda ma, siccome le acque non si erano calmate,
10i fratelli durante la notte fecero partire Paolo e Sila verso Berèa sulla strada
di Atene dove arrivarono dopo tre giorni di cammino.
Era probabilmente l’anno 51.
7.3
Berèa
Giunti colà, ritrovarono Timoteo e con lui entrarono nella sinagoga dei Giudei.
11Questi
erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se
le cose stavano davvero così. 12Molti di loro credettero e anche alcune donne
greche della nobiltà e non pochi uomini.
13Ma
quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era
stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e
sobillare il popolo. 14Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada
verso il mare, mentre Sila e Timoteo rimasero in città.
7.4
Atene
Lasciata la Macedonia via mare 15quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timoteo di raggiungerlo al più presto. Essi lo raggiunsero, ma li dovette subito mandare via
per brevi missioni: Timoteo a Tessalonica e Sila probabilmente a Filippi. Lui rimase ad attenderli e 16Mentre Paolo li attendeva ad Atene,
fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17Discuteva frattanto
nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio, e ogni giorno sulla piazza
principale con quelli che incontrava.
Ad Atene gli ebrei non dovevano essere numerosi e anche qui si presentò nella
loro sinagoga ma, ottenendo pochi risultati, si era rivolto agli ateniesi dovunque li trovasse. 18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano:
Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?
E altri: Sembra essere un annunziatore di divinità straniere
44
Paolo, il cavaliere disarmato
poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19Presolo con sé, lo condussero sull'Areopago e dissero:
Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20Cose
strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che
cosa si tratta.
21Tutti
gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo
più gradito che parlare e sentir parlare. 22Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areopago, disse:
Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. 23Passando
infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con
l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio.
30 Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli
uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31poiché egli ha stabilito un giorno nel
quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha
designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti.
32Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri
dissero: Ti sentiremo su questo un'altra volta.
33Così Paolo uscì da quella riunione. 34Ma alcuni aderirono a lui e divennero
credenti, fra questi Dionigi membro dell'Areopago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Il discorso all’Areopago, pur facendosi Greco con i Greci, fu un fallimento poiché introdusse il discorso sul soprannaturale invece che sulla sapienza, come si aspettavano da lui e come ricorderà nella I lettera ai Corinti:
22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, 23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; 24ma
per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza
di Dio e sapienza di Dio. 25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli
uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate
infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. 27Ma Dio ha scelto
ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel
mondo è debole per confondere i forti, 28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,
29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.
Poi visti gli scarsi risultati Paolo non attese Sila e Timoteo ma si recò a Corinto, dove
lo raggiungeranno. Non tornerà mai più ad Atene.
45
Paolo, il cavaliere disarmato
Paolo parla all'Areopago di Atene - Raffaello
7.5
Corinto
Corinto era una ricca e famosa città dove si trovava grande abbondanza di merci e
prostitute di ogni parte del mondo, il solo tempio di Afròdite ne aveva mille per soddisfare ogni classe sociale e genti di ogni provenienza. Paolo vi arrivò nel 51 solo
senza mezzi e stremato, anche per colpa della sua malattia. Soffrì la fame sino a
quando non gli arrivarono dei soccorsi dalla Macedonia e fece un importante incontro:
2Qui
trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima
dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3e poiché erano del medesimo
mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci. 5Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timoteo, Paolo
si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il
Cristo. (At.18)
Il sostegno dei due coniugi e le buone notizie che portarono Sila e Timoteo diedero
nuovo vigore a Paolo malgrado gli scarsi risultati che otteneva.
Poi Tizio Giusto offrì a Paolo la sua casa, che era attigua alla Sinagoga, per tenere le
46
Paolo, il cavaliere disarmato
riunioni con i giudei,
ma soprattutto con i
pagani. Cominciarono così le conversioni:
8Crispo,
capo
della sinagoga,
credette nel Signore insieme
a tutta la sua
famiglia; e anche molti dei
Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
La costa del Peloponneso - Corinto
soprattutto di poveri e schiavi:
9O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi:
né immorali, né idolàtri, né adùlteri, 10né effeminati, né sodomiti, né ladri, né
avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. 11E
tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati
giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!
Ma la loro conversione cominciava a creare problemi ai ricchi per cui 12mentre era
proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero in tribunale dicendo:
13Costui
persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla leg-
ge.
14Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei:
Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei,
come di ragione. 15Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende.
16E li fece cacciare dal tribunale. 17Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della
sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò. Dopo questo episodio rimase ancora qualche mese e poi fece
vela con Aquila e Priscilla per Efeso. A Corinto era restato un anno e mezzo.
A Efeso si fermò solo il tempo necessario per le esigenze della nave e siccome era
sabato ne approfittò per esporre la Buona Novella suscitando grande interesse. Poi
malgrado le loro insistenze, ripartì promettendo di tornare. Riprese quindi il viaggio
sino a Cesarea, fece una breve sosta a Gerusalemme e poi risalì sino ad Antiochia.
47
Paolo, il cavaliere disarmato
7.6 Paolo e la scrittura delle prime lettere
Mentre era a Corinto, Paolo scrisse le sue prime lettere, quelle ai tessalonicesi.
Paolo scriveva lettere e ma non si considerava uno scrittore bensì un appassionato
che vuole comunicare la sua conoscenza. La sua scrittura mostra la sua ansia e una
mente affollata d’idee che a fatica cerca di mettere in ordine. Produce lunghe frasi,
ricche d’incisi, tronche o lasciate in sospeso e parole sottintese, ossia forme caratteristiche del discorso parlato, dovute anche alle difficoltà materiali della scrittura.
Allora la scrittura avveniva sui fogli di
papiro su cui si scriveva con bastoncini
o penne d’oca dove era difficile cancellare.
I fogli erano composti di strisce di papiro, larghe pochi centimetri e lunghe
anche un metro, accostate e tenute
insieme da strisce trasversali pressate,
per formare fogli che spesso per la loro irregolarità obbligano a pennellare i
caratteri invece che scriverli.
Più fogli potevano essere incollati insieme per formare un volumen.
I caratteri erano scritti in vari stili, alcuni difficili eseguiti solo dagli scribi.
Paolo usò il corsivo a grandi caratteri,
il più facile da scrivere e da leggere.
Quando il testo stava su un foglio, era
ripiegato e chiuso con cera o pece.
All’esterno era riportato il nome del
destinatario e a volte quello del mittente e delle stazioni intermedie. Invece quando c’erano più fogli, questi erano inseriti in una busta (paenula)
che era sigillata, oppure erano avvolti
in un foglio chiuso con una cordicella
e sigillato.
Antico papiro
Scrivere una lettera richiedeva molta fatica e tempo. Le lettere di Paolo di norma richiedevano più giorni e lui, dovendo lavorare, poteva dedicare alla scrittura solo alcune ore serali e notturne e così impiegava anche settimane per una sola lettera.
Lo stesso tempo ci voleva anche quando dettava le lettere a un scrivano poiché questo non poteva scrivere per più di due o tre ore di fila dovendo scrivere a terra sor48
Paolo, il cavaliere disarmato
reggendo il foglio con una mano.
Dato che ci stavano circa 140 parole in un foglio, occorrevano circa due ore per ogni
foglio. Ad esempio, la lettera ai Romani con 7101 parole fu scritta da un amanuense
di nome Terzo su 50 fogli impiegando un centinaio di ore ossia, tenendo conto anche dei sabati, da 30 a 50 giorni.
Gli amanuensi di Paolo erano dei volontari e spesso lui apponeva di sua mano solo i
saluti. La lingua usata era il koiné, un dialetto greco di stile più colto di quello parlato
dalla maggior parte della gente.
7.7
Le lettere ai tessalonicesi
Mentre Paolo era a Corinto, arrivò Timoteo da Tessalonica che gli riferì che le cose
andavano abbastanza bene, anche se non mancavano fornicazione e frodi, ma c’era
la convinzione che la venuta gloriosa del Cristo, la parusia, era prossima e pertanto
avevano smesso di lavorare nella sua attesa.
Allora alla fine del 51 o all’inizio del 52 scrisse la prima lettera ai tessalonicesi, la più
antica lettera Apostolica a noi pervenuta. Era di una decina di fogli e richiese quasi
due settimane di dettatura a Timoteo o Sila, fatta per un paio d’ore ogni sera dopo il
lavoro.
Si tratta di una lettera affettuosa in cui si diceva dispiaciuto di non poter andare da
loro, si complimentava dei progressi fatti, li esortava a vivere santamente e ricordava che non si poteva sapere quando il giorno della parusia sarebbe arrivato.
La lettera non riuscì a chiarire questo punto e molti continuarono a non lavorare e
allora Paolo, probabilmente dopo un paio di mesi, dovette scrivere una seconda lettera soprattutto per chiarire che questo tempo nessuno lo conosceva e pertanto ognuno dovesse vivere continuando a testimoniare la sua fede con la vita, per farsi
trovare pronto al momento della venuta:
1Ora
vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo
e alla nostra riunione con lui, 2di non lasciarvi così facilmente confondere e
turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta
passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. 3Nessuno
vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia (cap. 2)
7Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, 8né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. 9Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. 10E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa
regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. 11Sentiamo infatti che alcuni fra
di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. 12A
questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace.
49
Paolo, il cavaliere disarmato
8 Il terzo e ultimo viaggio: Efeso e ritorno in Europa
Paolo nella primavera del 53 ripartì da Antiochia per un lungo ed ultimo viaggio missionario che durò cinque anni e lo portò prima in Anatolia nelle regioni di Galazia,
ma non a Derbe, Listra e Iconio visitate durante il secondo viaggio, ma a Tiana, Sasima e Cesarea di Capadocia, dove rimase brevemente, per poi attraversare la Frigia e
nel 54 arrivare all’importante porto di Efeso, dove aveva promesso di tornare dopo
la prima fugace visita nel secondo viaggio e dove rimase tre anni prima di tornare in
Macedonia e Grecia.
Quando arrivò, ritrovò Aquila e Priscilla presso i quali alloggiò e lavorò. C’era a Efeso
un gruppo di una dozzina di persone ammaestrato da un giudeo di nome Apollo,
proveniente da Alessandria, esperto nelle scritture e seguace delle dottrine del Battista che aveva dimostrato attraverso le scritture che Gesù era il Messia ma non ne
conosceva l’insegnamento. Apollo aveva parlato nella sinagoga e fu ascoltato da Aquila e Priscilla che lo accolsero, gli esposero la vera dottrina e poi, quando volle andare in Acaia, lo raccomandarono ai fratelli di Corinto dove ricevette il battesimo e si
rese molto utile.
Lui era già partito quando Paolo arrivò. Allora completò le conoscenze del gruppo di
Apollo, li battezzò, li cresimò imponendo loro le mani. Così ricevettero lo Spirito Santo, in un rito che allora era amministrato subito dopo il battesimo, e subito cominciarono a profetare e parlare le lingue.
Paolo iniziò a frequentare la sinagoga e per tre mesi non ebbe difficoltà a predicare,
50
Paolo, il cavaliere disarmato
ma poi fu costretto a trasferirsi nella scuola di Tiranno, un filosofo greco che avendo
alcune aule per tenere le sue lezioni, ne affittò una a Paolo dalle 11 alle 4 del pomeriggio.
Era l’epoca in cui la giornata iniziava all’alba, riservava la mattina al lavoro e ai
commerci, il pomeriggio al riposo e alle attività ricreative. I frutti della sua missione
non si fecero attendere e arrivarono anche alle 500 città della provincia. Scrive così
Luca:
10Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore. 11Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, 12al punto che si mettevano sopra
i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie
cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano. 13Alcuni esorcisti ambulanti giudei si
provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano
spiriti cattivi, dicendo: Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica.
14Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo.
15Ma lo spirito cattivo rispose loro: Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi
siete?
16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò
con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. 17Il
fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù. 18Molti di quelli
che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche 19e un numero considerevole di persone che avevano esercitato
le arti magiche portava i propri libri e li bruciava alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento. (più di 200 kg) 20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.
Giovanni, quando scriverà l’Apocalisse, quasi 40 anni dopo, testimonierà la presenza
di forti comunità cristiane fondate da Paolo in Asia nelle città di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatiara, Sardi e Filadelfia.
Citerà anche Laodicea, dove con Colossi e Jerapoli sorsero comunità non fondate da
Paolo ma da Epafra, un facoltoso greco di Colossi che probabilmente lo aveva ascoltato ed entusiasta a sua volta ne aveva diffuso il messaggio. A Colossi poi si unirono
a lui Filemone, convertito da Paolo a cui poi scrisse anche una breve lettera a noi
pervenuta, che con la moglie Appia accoglieva le riunioni nella sua casa, mentre a
Laodicea la comunità si riuniva nella casa di un certo Ninfa.
Al terzo anno Paolo, dopo aver consolidato le chiese locali, progettò di tornare a Gerusalemme prima del grande salto a Roma e cominciò a inviare avanti Timoteo ed
Erasto. Ma i suoi progetti dovettero cambiare perché:
23scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. 24Un tale, chiamato
Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artemide in argento e pro51
Paolo, il cavaliere disarmato
curava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, 25li radunò insieme agli
altri che si occupavano di cose del genere e disse:
Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere; 26ora
potete osservare e sentire come
questo Paolo ha convinto e sviato
una massa di gente, non solo di
Efeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dei,
quelli fabbricati da mani d'uomo.
27Non soltanto c'è il pericolo che la
nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della
grande dea Artèmide non venga
stimato più nulla e venga distrutta
la grandezza di colei che l'Asia e il
mondo intero adorano.
28All'udire ciò s'infiammarono d'ira
e si misero a gridare:
Grande è l'Artèmide degli Efesini!
29Tutta
la città fu in subbuglio e
tutti si precipitarono in massa nel
teatro, trascinando con sé Gaio e
Aristarco macèdoni, compagni di
viaggio di Paolo. 30Paolo voleva
presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. 31Anche alArtemide
cuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non
avventurarsi nel teatro. 32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi. 33Alcuni
della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto
avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa
davanti al popolo. 34Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore:
Grande è l'Artèmide degli Efesini!
35Alla
fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse:
Cittadini di Efeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Efeso è custode del
tempio della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? 36Poiché
questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate
gesti inconsulti. 37Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. 38Perciò se Demetrio e gli
artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci
52
Paolo, il cavaliere disarmato
sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro.
39Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria.
40C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento.
41E con queste parole sciolse l'assemblea.
Era l’anno 57,
1appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli
incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. Lui era coraggioso
ma evitava le situazioni pericolose per sé e per i suoi discepoli ogni volta che
potevano compromettere la prosecuzione della sua missione e qui il pericolo fu
grande come ricorderà poi Paolo nelle lettera ai Romani:
Salutate Prisca e Aquila, collaboratori in Cristo Gesù che per salvarmi la vita
hanno rischiato la loro testa (Rm. 16,3)
2Dopo
aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli,
arrivò in Grecia. (At.19-20).
8.1
Lettere ai Corinzi
Quando era a Efeso, sul finire del 55, scrisse una lettera ai corinzi, andata perduta e
citata in quella successiva (1Cor. 5,9), in cui raccomandava di abbandonare le antiche usanze pagane e lussuriose. Poi fu rattristato dal sapere, da quelli della casa di
Cloe venuti a Efeso, che erano sorte divisioni tra i cristiani perché alcuni si dichiaravano di Paolo e altri di Apollo, Cefa o di Cristo. Anche Apollo che aveva avuto molto
successo con la sua arte oratoria, ne avvertì il disagio e venuto a Efeso ne informò
Paolo.
Nell’anno 56, rifiutandosi Apollo di tornare a Corinto, vi mandò Timoteo. Lo seguì la
seconda lettera ai Corinzi, la prima a noi pervenuta, in cui cercò di mostrare
l’assurdità delle divisioni e rispose alle domande che gli furono formulate da una delegazione inviatagli da Corinto, formata da Stefana, Acaico e Fortunato. Nella lettera ammoniva le mancanze più gravi come quella di quel cristiano che aveva sposato
la matrigna rimasta vedova.
Raccomandava inoltre: ai cristiani con contese, di non rivolgersi ai tribunali pagani
ma di risolvere le questioni nella comunità; tra marito e moglie regnasse amore e
fedeltà; la verginità fosse osservata dai giovani, soprattutto quelli come lui che si erano dedicati al Signore, e dalle vedove, che comunque potevano risposarsi; non
fossero combinati matrimoni con donne troppo giovani; non si mangiassero carni di
animali sacrificati agli idoli per non scandalizzare i più deboli; e rivendicava la sua autorità e indipendenza.
Inoltre raccomandava che: nelle adunanze le donne portassero il velo per dimostrare la loro sottomissione ai mariti i quali dovessero amarle come il loro corpo; prima
di recarsi alla Cena Eucaristica si mangiasse a casa per non umiliare chi aveva poco;
53
Paolo, il cavaliere disarmato
nelle adunanze regnasse lo spirito fraterno nel massimo decoro.
Richiese aiuti per i cristiani di Gerusalemme in difficoltà a causa della carestia e spiegò anche come sarebbe avvenuta la resurrezione dei corpi:
52in
un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà, infatti, la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. 53È
necessario, infatti, che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e
questo corpo mortale si vesta d’immortalità. (1Cor. 15)
È questa la lettera in cui riportò il suo memorabile
inno alla carità.
Nello stesso anno ritorna
sconfortato Timoteo e racconta dello scarso successo
dell’ultima lettera e allora
Paolo decide di fare una
breve visita a Corinto che
gli consentirà solo di verificare una situazione ancora
più disastrosa di quello che
gli avevano riferito per cui,
non potendo restare a lungo, decise di tornare appena possibile per una visita prolungata.
San Paolo - Valenti de Boulogne
Comunque dovette subire oltraggi da un cristiano al quale probabilmente aveva
rimproverato il suo comportamento. Ripartì con l’intenzione di pensare a quali punizioni ordinare, ma poi ripensandoci scrisse un’accorata lettera ai corinti, anch’essa
andata perduta, a chi contestava la sua autorità.
Poi per preparare le sue visite mandò: Timoteo in Macedonia e Tito a Corinto ordinandogli poi di andare a Troade ad aspettarlo. Poi il tumulto degli argentieri gli farà
anticipare il viaggio e così nel 57, non potendolo incontrare come previsto, gli andrà
incontro in Macedonia dove gli riferirà notizie abbastanza buone. Da lì scriverà ai corinti la quarta lettera, la seconda a noi pervenuta, che si dimostrerà efficace.
In essa, tra l’altro, dopo i saluti espresse la soddisfazione per il loro impegno, perdonò il colpevole che la comunità aveva punito e si difese dalle accuse di alcuni che si
ritenevano superapostoli per la loro parlantina:
E se anche sono profano nell’arte del parlare non sono però nella dottrina
(2Cor,11,6)
e spiega che la sua missione è quella dei veri apostoli, sempre perseguitati ma mai
vinti:
54
Paolo, il cavaliere disarmato
3Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga
biasimato il nostro ministero; 4ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di
Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, 5nelle
percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; 6con
purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero;
7con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra
e a sinistra; 8nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; 9sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; 10afflitti, ma
sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece
possediamo tutto!
8.2
Lettera ai galati
Nel frattempo anche i galati, da poco evangelizzati, furono visitati da cristiani giudaizzanti che volevano imporre la circoncisione. Paolo preoccupano allora inviò a loro una lettera, dettata e chiusa da saluti scritti di suo pugno, in cui con passione difese la vera dottrina che vede la salvezza solo nella fede in Cristo. Egli ripeté la storia
della sua conversione, l’approvazione degli apostoli per il suo operato, la discussione
con Cefa circa l’obbligo della circoncisione e riprese l’essenza della dottrina:
4Ma
quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna, nato sotto la legge, 5per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6E che voi siete figli ne è prova il fatto che
Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!
7Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di
Dio.
22Sta
scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla
donna libera. 23Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla
donna libera, in virtù della promessa. 24Ora, tali cose sono dette per allegoria:
le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar 25il Sinai è un monte
dell'Arabia; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava
insieme ai suoi figli. 26Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra
madre.
31Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera.
(Gal.4)
12voi siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga pretesto
per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli
altri. 14Tutta la legge infatti trova pienezza in un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Gal.5)
Pertanto invita a correggere i fratelli in colpa con dolcezza e umiltà.
55
Paolo, il cavaliere disarmato
8.3 Lettera ai Romani
Nel 57, durante il suo soggiorno a Corinto, detta in poco meno di due mesi questa
lettera a Terzo. Essa rappresenta la massima elaborazione del suo pensiero e fu indirizzata ai Romani per preparare la sua visita.
A Roma il cristianesimo era già arrivato, per opera probabilmente dei discepoli di
Pietro, prevalentemente ai giudei, qui presenti numerosi e potenti. Poi la prevalenza
dei gentili convertiti aprì la strada a Paolo che aveva programmato di passare da
Roma senza invadere il campo altrui per andare in Spagna.
Così più che di una lettera si tratta di un’ampia enciclica sui principali tempi del cristianesimo primitivo. I pagani, non conoscendo Iddio ed essendo dediti all’idolatria,
furono abbandonati alle loro passioni. Ma ora tutti e nello stesso modo possono ricevere la salvezza con la sola fede nel Cristo purché seguano alcune regole di vita:
2Non conformatevi alla mentalità di questo secolo […] 3non valutatevi più di
quanto è conveniente valutarsi, […] 4come in un solo corpo abbiamo molte
membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, 5così anche
noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. […] 6Abbiamo pertanto doni diversi […]
9La
carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene;
10amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il
Signore. 12Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella
preghiera, 13solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.
14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.15Rallegratevi
con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto.
16Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi
stessi. 17Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete
in pace con tutti. 19Non fatevi giustizia da voi stessi […] 20Al contrario, se il tuo
nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo,
infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. 21Non lasciarti vincere
dal male, ma vinci con il bene il male.(Rm.12)
1Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se
non da Dio […] 2Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito
da Dio. […] 5Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6Per questo dunque dovete pagare
i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio.
7Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse
le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto.
8Non
abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole;
56
Paolo, il cavaliere disarmato
perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. 9Infatti il precetto: Non
commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come
te stesso.10L'amore non fa nessun male al prossimo […] 12La notte è avanzata,
il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le
armi della luce. 13Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in
mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e
gelosie. […] (Rm.13)
1Accogliete
tra voi chi è
debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. […]
10Ma tu, perché giudichi il
tuo fratello? E anche tu,
perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di
Dio […] 13Cessiamo dunque
di giudicarci gli uni gli altri;
pensate invece a non esser
causa di inciampo o di
scandalo al fratello. […]
19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. […]
(Rm.14)
2Ciascuno di noi cerchi di
compiacere il prossimo nel
bene, per edificarlo. 3Cristo
infatti non cercò di piacere
a se stesso […] 5E il Dio della
Paolo parla alla folla - Joseph Benoir Suvee
perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti a esempio
di Cristo Gesù, 6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo. 7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come
Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. 8Dico infatti che Cristo si è fatto servitore
dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri;
14Fratelli miei, sono anch'io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l'un l'altro.15Tuttavia vi ho scritto con un po’ di audacia, in qualche parte, come per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata concessa da
parte di Dio 16di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani,[…] 20mi sono
57
Paolo, il cavaliere disarmato
fatto un punto di onore di non annunziare il Vangelo se non dove ancora non
era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, […]
22Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi. 23Ora però, non
trovando più un campo d'azione in queste regioni e avendo già da parecchi
anni un vivo desiderio di venire da voi, 24quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo
avere goduto un poco della vostra presenza. 32sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con
tutti voi. Amen. (Rm.15)
8.4
Fine del terzo viaggio
Nel 58, finito l’inverno, Paolo lasciò Corinto con i soldi delle collette per i cristiani di
Gerusalemme. Intendeva imbarcarsi per la Siria con i pellegrini che andavano al
Tempio per la Pasqua, ma avvisato di un agguato, fece un viaggio più lungo per via
terra passando dalla Macedonia accompagnato da Sopatro di Berea, Aristerco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe, Timoteo, Tichico e Trofimo dell’Asia.
Poi in un punto imprecisato, il
gruppo si suddivise in due dandosi appuntamento a Troade.
Paolo aveva deciso di passare
da Filippi per ritrovare Luca, celebrare la Pasqua e poi imbarcarsi dal porto di Neapolis. La
navigazione non fu facile e richiese cinque giorni per raggiungere a Troade gli altri compagni. Lì s’intrattennero sette
giorni sino la domenica:
7ci
eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché
doveva partire il giorno
dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9un
ragazzo chiamato Eutico,
che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo
continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e
venne raccolto morto. 10Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e
58
Paolo, il cavaliere disarmato
disse:
Non vi turbate; è ancora in vita!
11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino
all'alba, partì. 12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.
Poi il gruppo, senza Paolo, ripartì verso sud costeggiando l’incantevole costa:
13Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo fare il
viaggio a piedi. 14Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e
arrivammo a Mitilène. 15Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a
Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto.
16Paolo aveva deciso di passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi
nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il
giorno della Pentecoste. 17Da Milèto mandò a chiamare subito a Efeso gli anziani della Chiesa. 18Quando essi giunsero disse loro:
Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai
in Asia e per tutto questo tempo: 19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le
lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. 20Sapete
come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21scongiurando Giudei e
Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.
22Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò
che là mi accadrà. 23So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che
mi attendono catene e tribolazioni. 24Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di
Dio.
25Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato
annunziando il regno di Dio. 26Per questo dichiaro solennemente oggi davanti
a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27perché non
mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. 28Vegliate
su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti
come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. 29Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare
dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé.
31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho
cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. 32E ora vi affido al Signore e
alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità
con tutti i santificati. 33Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di
59
Paolo, il cavaliere disarmato
nessuno. 34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!
36Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37Tutti scoppiarono in un
gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, 38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
Cesarea
Sapeva di andare incontro a tribolazioni quando fosse giunto a Gerusalemme, ma
sapeva anche che doveva fare quel viaggio. Arrivati a Tiro sostarono sette giorni per
uno scalo tecnico che gli permise di intrattenersi con la comunità locale che cercò
invano di convincerlo a non andare a Gerusalemme, diventata per lui troppo pericolosa. Ripartirono poi per Tolemaide e li terminò la navigazione. Proseguì quindi via
terra sino a Cesarea, il porto di Gerusalemme.
Qui c’èra un diacono di nome Filippo, che aveva quattro figlie vergini che profetavano, e qui incontrò un profeta di nome Agapo proveniente da Gerusalemme che gli
profetò che sarebbe stato incarcerato, sollevando le preoccupazioni dei fratelli che
però non riuscirono a convincerlo a restare. Così, dopo una sosta nella casa di Mnasone, un cipriota convertito e fidato, Paolo giunse a Gerusalemme alla Pentecoste
invece che alla Pasqua come aveva programmato. Era il 58 e la quinta volta da quando si era convertito.
60
Paolo, il cavaliere disarmato
9 Gerusalemme e la prigionia
Paolo si reca a Gerusalemme malgrado il pericoli che sa di correre, ancora una volta
vuole imitare Gesù che si recò a Gerusalemme nell’imminenza della Pasqua pur sapendo di andare incontro alla
sua tremenda Passione.
La decisione di dare la possibilità ai gentili di diventare
cristiani senza la circoncisione
e senza osservare tutti i precetti ebraici, specialmente
quelli per i cibi, gli aveva
messo contro i giudei arroccati sulla Legge di Mosè e,
malgrado le decisioni del precedente concilio, anche molti
giudei convertiti.
Luca descrive l’arrivo a Gerusalemme così:
Arrivati noi a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero con gioia (At.
21,17)
Qui Paolo non aveva molti
amici ma quelli che aveva gli
San Paolo in prigione - Rembrand
erano molto cari per cui si recò subito da loro. Ma il suo arrivo non passò inosservato e presto tutta la città seppe
che era tornato. Nella chiesa c’era la preoccupazione che potesse provocare disordini e quindi persecuzioni contro i cristiani perché i giudei erano eccitati da alcuni fanatici che pensarono subito a non farselo scappare e trovare il modo per ucciderlo.
Il giorno dopo avvenne l’incontro con i capi della chiesa che avevano già concordato
la sera prima come accogliere Paolo. Giacomo vescovo di Gerusalemme, l’unico apostolo presente il quel momento a dimostrazione che l’attività missionaria di tutti
gli apostoli era intensa, cercava di evitare le esasperazioni richiamando a tutti alla
carità evangelica con la sua indiscussa autorità. Racconta Luca:
18L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti
gli anziani. 19Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo suo. 20Quand'ebbero
ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo:
Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono
61
Paolo, il cavaliere disarmato
gelosamente attaccati alla legge. 21Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di
non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini.
Veramente Paolo non proibiva a nessuno di osservare le pratiche della Legge ma lasciava la libertà a ciascuno di decidere se continuare a seguirle precisando che, dopo
la venuta del Cristo, non erano queste a portare la salvezza.
22Che
facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. 23Fà dunque
quanto ti diciamo:
Vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. 24Prendili con
te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché
possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in
ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la legge. 25Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso e abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal
sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia. (At. 21)
Il tempio di Gerusalemme
Avevano trovato un compromesso per cercare di non scaldare gli animi e Paolo lo
accetta per spirito di pace:
26Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme
con loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei
62
Paolo, il cavaliere disarmato
giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l'offerta per ciascuno di loro.
27Stavano ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della provincia d'Asia,
vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui gridando:
28Uomini d'Israele, aiuto! Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; ora ha introdotto
perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!
Torre Antonia
Qui avviene un fatto imprevisto. Era il tempo di Pentecoste e il Tempio era affollatissimo di pellegrini provenienti da ogni parte. I gentili potevano stare nell’atrio dei
gentili che funzionava come la piazza principale per il ritrovo di abitanti e visitatori.
Erano tempi turbolenti per la forte presenza degli Zeloti, che arringavano la folla, eliminavano gli oppositori più accaniti e portarono poi alla disastrosa insurrezione del
70 che vide la distruzione del Tempio e pose fine alla presenza degli ebrei in Palestina. Furono loro che tenevano d’occhio Paolo nella speranza di coglierlo in fallo per
poterlo eliminare. Avendolo visto con un pagano nei pressi del Tempio inventarono
una falsa accusa per eccitare la folla.
29Avevano infatti veduto poco prima Tròfimo di Efeso in sua compagnia per la
città, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. 30Allora tutta
la città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono chiuse le porte.
31Stavano già cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno della coorte
che tutta Gerusalemme era in rivolta. 32Immediatamente egli prese con sé dei
63
Paolo, il cavaliere disarmato
soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi.
Non a caso nella Torre Antonia presso il tempio era sempre presente una guarnigione e nelle feste, quando i tumulti erano più facili, soldati erano anche presenti sotto
i portici. Furono questi che corsero alla fortezza per avvisare il tribuno Claudio Lisia
che intervenne immediatamente con i suoi centurioni per sedare il tumulto.
Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere Paolo. 33Allora il
tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene; intanto
s'informava chi fosse e che cosa avesse fatto. 34Tra la folla però chi diceva una
cosa, chi un'altra.
Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza. 35Quando fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa della violenza della folla. 36La massa della
gente infatti veniva dietro, urlando: A morte!
37 Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno:
Posso dirti una parola?
Conosci il greco? - disse
quello - 38Allora non sei
quell'Egiziano che in questi
ultimi tempi ha sobillato e
condotto nel deserto i quattromila ribelli?
39Rispose
Paolo:
Io sono un Giudeo di Tarso
di Cilicia, cittadino di una
città non certo senza importanza. Ma ti prego, lascia
che rivolga la parola a questa gente"
40Avendo egli acconsentito,
Paolo, stando in piedi sui
gradini, fece cenno con la
mano al popolo e, fattosi un
grande silenzio, rivolse loro
la parola in ebraico dicendo:
1Fratelli
e padri, ascoltate la
mia difesa davanti a voi.
2Quando
Tribuno
sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più. Ed egli continuò:
64
Paolo, il cavaliere disarmato
Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato
alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi.
4Io
perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, 5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e
tutto il collegio degli anziani.
Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre
anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
e proseguì raccontando la sua conversione.
I soldati lo avevano portato fuori dal Tempio in un luogo più sicuro, pesto e sanguinante, ma l’amore per la sua gente, più forte della paura e del dolore, lo spinse a
tentare ancora una volta l’impossibile loro conversione, ma quelli non gli lasciarono
finire il discorso quando udirono che Gesù gli aveva ordinato di uscire dalla città per
andare dai pagani dato che loro non lo avrebbero ascoltato.
S’infiammarono i loro animi interpretando le sue parole come un invito a non considerare più Israele il popolo prediletto.
Anche quelli che
22fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, allora alzarono la voce gridando:
Toglilo di mezzo; non deve più vivere!
23E
poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in
aria, 24il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a
colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal
modo. 25Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione
che gli stava accanto:
Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?
26Udito
ciò, il centurione corse a riferire al tribuno:
Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!
27Allora
il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: Dimmi, tu sei cittadino ro-
mano?
Rispose: Sì
28Replicò
il tribuno: Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo
Paolo disse: Io, invece, lo sono di nascita!
29E
subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. (At. 22)
Il tribuno non dubitò sulla sincerità di Paolo, se avesse mentito sarebbe stato messo
a morte, e si rammaricò soltanto che lui per diventare cittadino romano avesse dovuto sborsare una bella somma come era in uso ai tempi di Claudio.
65
Paolo, il cavaliere disarmato
Ebbe comunque paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e lui lo aveva messo in catene senza ascoltarlo. Questo sarebbe potuto costargli caro.
Decise di procedere
con cautela e in
primo luogo, per
cercare di conoscere l’imputa-zione lo
inviò al Sinedrio,
dove c’erano ancora
alcuni membri che
avevano partecipato
al processo a Gesù.
Il processo non era
ancora iniziato che
subito Paolo attaccò
il Sinedrio:
Il Sinedrio
1Fratelli, io ho
agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza.
2Ma il sommo sacerdote Anania ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla
bocca. 3Paolo allora gli disse:
Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e
contro la legge comandi di percuotermi?
4E i presenti dissero: Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?
5Rispose
Paolo:
Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo.
Paolo non conosceva il nuovo sommo sacerdote, ma sembra impossibile che
non lo avesse saputo riconoscere, per cui è probabile che questo fosse un artificio per creare la divisione nel Sinedrio come fece in modo più evidente subito
dopo dichiarandosi fariseo e propose una questione che sempre apriva feroci
discussioni. Infatti 6Paolo sapeva che nel Sinedrio una parte era di sadducei e
una parte di farisei; disse a gran voce:
Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti.
7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e
l'assemblea si divise. 8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né
angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. 9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo:
Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli a66
Paolo, il cavaliere disarmato
vesse parlato davvero?
10La
disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa per portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo alla fortezza. (At.23)
Ancora una volta si ripete la scenografia del processo a Gesù, ma Paolo ha un
sostegno che lo rassicura:
11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: Coraggio! Come hai
testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma. (At. 23)
9.1
La congiura
Ma un gruppo di 40 Giudei, ancor più arrabbiati, fece voto di non toccare né cibo né
bevanda sino a quando non avessero ucciso Paolo. Si recarono quindi al Sinedrio per
invitarli a chiedere al tribuno di riportarvi Paolo con la scusa di voler approfondire
con lui la contesa in modo che dopo l’uscita dalla fortezza avessero avuto la possibilità di ucciderlo durante il tragitto.
La notizia arrivò al figlio della sorella di Paolo che corse alla fortezza per avvisare lo
zio, che godeva di una certa libertà. Lo fece ricevere dal tribuno che conosciuta la situazione approfittò per scaricare la responsabilità su altri e a tale scopo decise di
trasferirlo a Cesarea.
23Fece poi chiamare due centurioni e disse:
Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. 24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice.
Era questa una scorta di 470 uomini che mostra come: fossero pericolosi gli
Zeloti; Claudio Lisa non volesse correre rischi; e non volesse che Paolo si lamentasse di essere stato maltrattato ingiustamente, lui cittadino romano.
25Scrisse anche una lettera in questi termini:
26Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 27Quest'uomo è
stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto
con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano.
28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro
sinedrio. 29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge,
ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di
prigionia. 30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da
parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta’ bene.
31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad
Antipàtride. 32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con
67
Paolo, il cavaliere disarmato
lui, se ne tornarono alla fortezza. 33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono
la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. 34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse:
35Ti
ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori
Ordinò di custodirlo nel pretorio che era il palazzo reale di Erode il Grande, dove risiedeva anche il primo magistrato della Giudea e dove c’erano anche delle prigioni. Il
palazzo era sontuoso e quando si insediò il figlio, Erode Agrippa I, fu adornato, violando la Legge ebraica, con le statue delle sue figlie che, alla sua morte nel 44,
quando il palazzo fu invaso dalla folle, furono abbattute e oltraggiate.
Palazzo di Erode – il pranzo - Cappella Tornabuoni - Ghirlandaio
Cinque giorni dopo arrivarono Anania e alcuni anziani del Sinedrio accompagnati da
Tertullo, avvocato. Felice aprì il dibattito. Tertullo prima adulò in modo ipocrita Felice:
3La lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per
tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine.
e poi accusò Paolo di suscitare tumulti e avere tentato di profanare il tempio. Ma
Paolo si difese dicendo:
10So
che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia. 11Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando
mi sono recato a Gerusalemme per il culto. 12Essi non mi hanno mai trovato
68
Paolo, il cavaliere disarmato
nel tempio a discutere con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né
nelle sinagoghe, né per la città 13e non possono provare nessuna delle cose
delle quali ora mi accusano.
14Ammetto
invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che
essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta
scritto nei Profeti, 15nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro,
che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16Per questo mi sforzo di
conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini.
17Ora, dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per
offrire sacrifici; 18in occasione di questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo
che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto.
19Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me;
20oppure dicano i presenti stessi quale colpa han trovato in me quando sono
comparso davanti al Sinedrio, 21se non questa sola frase che gridai stando in
mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!
Felice credeva i giudei cialtroni, pensava Paolo sognatore esaltato con quella sua
storia sulla risurrezione dai morti ma che non avesse compiuto alcun reato. Nello
stesso tempo però non voleva crearsi dei problemi e decise di rimandare ogni decisione a quando fosse arrivato anche il tribuno Claudio Lisia.
Poi ordinò per Paolo la custodia militaris, che era una forma intermedia tra la custodia pubblica, con reclusione in cella comune, e la custodia libera ossia gli arresti domiciliari. Questo tipo di custodia prevedeva la residenza in una comoda cella o in
una casa privata, la possibilità di ricevere liberamente delle persone, di scrivere, e
anche di uscire col polso destro incatenato al braccio sinistro di una guardia.
Felice, secondo marito della diciassettenne Drusilla della famiglia di Erode e sua terza moglie, volle su sua richiesta incontrare privatamente Paolo che parlò loro di Gesù, giustizia, continenza e giudizio futuro spaventandoli, loro libertini. Allora Felice
disse:
25Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il
tempo.26Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo
abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui. (At. 24)
L’aver sentito parlare di collette gli fece sperare che potesse lucrare da Paolo qualcosa e questo era il vero motivo per cui lo mandava continuamente a chiamare. Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo e un po’ per dimostrare
benevolenza verso i Giudei e un po’ per dispetto non emise alcun verdetto e lasciò
Paolo in prigione.
Anche con Festo i Giudei tentarono di trasferire il luogo del giudizio a Gerusalemme
69
Paolo, il cavaliere disarmato
per uccidere Paolo durante i trasferimenti, ma lui rimase irremovibile e il processo si
tenne a Cesarea. Questo fu copia del precedente con le stesse accuse e senza prove.
Paolo ribatté di non aver commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né
contro il Tempio, né contro Cesare. La conclusione fu che Festo, per fare un favore ai
Giudei, chiese a Paolo se volesse farsi giudicare a Gerusalemme ma lui rispose così:
10Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei
non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. 11Se dunque sono
in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire;
ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare.
12Allora
Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose:
Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai.
E così Festo fu contento di avere trovato il modo di risolvere la situazione senza danno per lui.
Berenice ed Agrippa ascoltano Paolo – Nikolai Bodarevsky
Nel frattempo giunsero a Cesarea il re Agrippa II e Berenice, figli ambedue di
Agrippa I con relazioni incestuose e vita dissoluta. Berenice dopo cinque mariti
poi si invaghirà del generale Tito, distruttore del Tempio di Gerusalemme che
raggiungerà nel 79 a Roma quando salì al potere alla morte del padre Vespasiano. Agrippa dopo avere saputo di Paolo chiese a Festo:
22Vorrei
anch'io ascoltare quell'uomo! Domani, rispose, lo potrai ascoltare.
23Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono
nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per
ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo. 24Allora Festo disse:
Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi co70
Paolo, il cavaliere disarmato
lui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. 25Io però mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. 26Ma sul suo conto
non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti
a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza,
qualcosa da scrivere. 27Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero,
senza indicare le accuse che si muovono
contro di lui. (At.25)
1Agrippa
disse a Paolo: Ti è concesso di
parlare a tua difesa.
Allora Paolo, stesa la mano, si difese così:
2Mi considero fortunato, o re Agrippa, di
potermi discolpare da tutte le accuse di
cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui
davanti a te, 3che conosci a perfezione
tutte le usanze e questioni riguardanti i
L'imperatore Tito
Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con
pazienza. 4La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5essi sanno pure da tempo, se vogliono
renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida
della nostra religione.
6Ed
ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta
da Dio ai nostri padri, 7e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta,
servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono
ora incolpato dai Giudei! 8Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio
risusciti i morti? 9Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno, 10come in realtà feci a Gerusalemme;
molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro. […] ( At.26)
e Paolo dopo aver ancora una volta insistito circa la resurrezione dei morti,
raccontò la sua conversione, la sua attività rivolta ai giudei e ai gentili, e concluse:
21Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi.
24Mentr'egli
parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse:
71
Paolo, il cavaliere disarmato
Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!
25E
Paolo:
Non sono pazzo, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge. 26Il
re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che
niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto.
27Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi.
28E Agrippa a Paolo: Per poco non mi convinci a farmi cristiano!
30Si
alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta 31e avviandosi conversavano insieme e dicevano:
Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene.
32E
Agrippa disse a Festo: Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare.
Così si chiuse la lunga contesa con i giudei, anche se è vero che Paolo rimase prigioniero, ma l’aver portato la sede del processo a Roma, di fatto li escluse.
9.2
Il viaggio a Roma
Era la fine dell’estate dell’anno 60. Questo non era il tipo di viaggio che Paolo avrebbe voluto fare per andare a Roma, ma comunque raggiungerla era nei suoi progetti
e lui pensò questo essere il volere della Provvidenza che gli permise di arrivarci senza offendere quelli che avevano seminato prima di lui. Così Luca racconta la loro partenza:
72
Paolo, il cavaliere disarmato
1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta. 2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti
della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di
Tessalonica. 3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.
Dal racconto si apprende che Paolo viaggiava con altri prigionieri e aveva: qualche
problema di salute e un buon rapporto col centurione che gli riserverà un trattamento di favore, gli salverà la vita e gli permise di portare con sé Luca e Artistarco.
Verso la fine dell’estate la navigazione per le piccole navi era pericolosa e cessava
quasi del tutto da novembre a marzo, periodo chiamato del mare chiuso. In questo
periodo navigavano quasi solo i pirati. La rotta non era diretta ma cercava di costeggiare l’Anatolia e le isole per ripararsi dai venti prima di attraversare il Mediterraneo. Non c’erano servizi regolari di collegamento con Roma ma si utilizzavano le navi
disponibili per passare da un porto a un altro secondo il migliore itinerario possibile.
La prima nave scelta per iniziare il viaggio era diretta verso nord ad Adramitto nella
Troade e prevedeva di sostare in vari porti dove si sarebbe potuta trovare una nave
diretta in Italia.
4Salpati
di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari 5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia. 6Qui
il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo.
Si trattava di una nave oneraria, ossia dedicata al trasporto delle merci, in questo
caso grano, larga, corta e a due alberi. Sia per il carico, sia per i numerosi passeggeri
e sia per i venti contrari viaggiava molto lentamente:
7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmone, 8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di
Lasèa.
9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione
poiché era già passata la festa dell'Espiazione (Kippur che cade tra fine settembre e inizio ottobre), Paolo li ammoniva dicendo:
10Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite.
9.3
Il naufragio
Il porto di Creta in cui erano approdati era sicuro ma scomodo e il più comodo porto
cretese di Fenice distava 65 km e sembrava una piccola imprudenza raggiungerlo
con meno di una giornata di navigazione.
73
Paolo, il cavaliere disarmato
11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle
parole di Paolo. 12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i
più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale. 13Appena cominciò a
soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta. 14Ma dopo non molto tempo
si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora Euroaquilone.
15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. 16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa; 17la
tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gomene la nave.
Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si
andava così alla deriva. 18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19il terzo giorno con le proprie
mani buttarono via l'attrezzatura della nave. 20Da vari giorni non comparivano
più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni
speranza di salvarci sembrava ormai perduta. 21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse:
Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste
evitato questo pericolo e questo danno. 22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi
di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo
della nave. 23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo, 24dicendomi:
Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto
grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.
25Perciò
non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come
mi è stato annunziato. 26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola.
27Come
giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche
terra si avvicinava. 28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia (37 metri);
dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia.
29Nel
timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno. 30Ma poiché i marinai cercavano
di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto
di gettare le ancore da prora, Paolo (l’unico ad accorgersi del tentativo di fuga) disse al centurione e ai soldati:
31Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo.
32Allora
i soldati recisero le gomene della scialuppa e la lasciarono cadere in
mare. 33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo:
Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender
74
Paolo, il cavaliere disarmato
nulla. 34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza.
Neanche un capello del vostro capo andrà perduto.
35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò
a mangiare. 36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo. 37Eravamo
complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. 38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare. 39Fattosi
giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura
con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.
40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la
spiaggia.
41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata
rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle
onde. 42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno
sfuggisse gettandosi a nuoto, 43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì
loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli
che sapevano nuotare e raggiunsero la terra; 44poi gli altri, chi su tavole, chi su
altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra. (At.27)
9.4
Inverno a Malta
Così la loro imprudenza
costò molto loro cara
poiché invece di percorrere circa 65 km in
meno di un giorno di
navigazione, navigarono due settimane nella
tempesta percorrendo
oltre 700 km, e per di
più persero la nave e il
suo carico.
Luca riprende così il
suo racconto:
Nave romana da carico - (onerariae)
1Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Melita (Malta).
Il nome dell’isola è di origine punica e il luogo dove sbarcarono è stato identificato
nella baia di san Paolo.
Gli abitanti parlavano un dialetto fenicio, lingua imparentata con l’ebraico per cui
non fu difficile intendersi. Così Paolo ancora una volta iniziò l’evangelizzazione di
una nuova terra.
2Gli
indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un
75
Paolo, il cavaliere disarmato
gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era
freddo (era l’inizio di novembre).
3Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano. 4Al vedere la serpe pendergli
dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: Certamente costui è un assassino,
se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere.
Baia san Paolo - Malta
Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. 6Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto
atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva
che era un dio.
7Nelle
vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al primo dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni.
8Avvenne
che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da
dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo
guarì.
9Dopo
questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e
venivano sanati; 10ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.
76
Paolo, il cavaliere disarmato
10 Paolo a Roma
Luca negli atti continua il racconto:
11Dopo
tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri (i gemelli Càstore e Pollùce figli di Giove).
12Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni 13e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. 14Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a
restare con loro una settimana.
Questo incontro mostra quanto grande fosse la popolarità di Paolo anche in terre in
cui lui non era mai stato. Poi partirono via terra alla volta di Roma, allora grande metropoli abitata da 2 milioni di persone.
10.1 Arrivo a Roma
A Pozzuoli, allora chiamata Dicearchia, dove Paolo si fermò sette giorni per il riposo
e il rifornimento della scorta, c’erano numerosi e facoltosi ebrei, alcuni dei quali
passati al cristianesimo, che lo accolsero e avvertirono i fratelli di Roma perché si affrettassero a venirgli incontro sulla via Appia.
15I
fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di
Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli rese grazie a Dio e prese coraggio.
La località Tre Taverne distava
poco meno di 50 km da Roma.
Era un posto di sosta molto noto
per i viaggiatori provenienti dal
sud e vicino al Foro di Appio posto
ai bordi della palude pontina dove arrivava un canale navigabile
(decemnovium) che partiva da
Anxur (Terracina) e permetteva di
viaggiare su barca, come probabilmente fece Paolo. Poi proseguirono sulla via Appia probabilmente sino Arriccia sui Colli Albani da dove nell’anno 61 Paolo vide per la prima volta Roma.
Da lì scesero alla porta, poi chiamata di san Sebastiano, fu consegnato ai pretoriani che lo portarono al Castro Pretorio dov’era
prefetto Afranio Burro amico di
Seneca. Mancava però l’atto di
accusa (elogium) di Porcio Festo, finito in fondo al mare nel naufragio, per cui bastò
77
Paolo, il cavaliere disarmato
la presentazione del centurione Giulio, sicuramente benevolo nei confronti Paolo,
che gli permise di ottenere la custodia militaris che gli consentì 16di abitare per suo
conto con un soldato di guardia.
17Dopo
tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse loro:
Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani.
18Questi, dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in
me alcuna colpa degna di morte. 19Ma continuando i Giudei a opporsi, sono
stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo muovere
accuse contro il mio popolo. 20Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena.
21 Essi gli risposero:
Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno
dei fratelli è venuto a riferire o a parlar male di te. 22Ci sembra bene tuttavia
ascoltare da te quello che pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque opposizione.
Evidentemente non era così noto tra i giudei come lo era tra i cristiani anche perché
i giudei fanatici non avevano pensato che Paolo potesse arrivare sino Roma e lì potesse predicare ancora la sua dottrina.
23E fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè
e ai Profeti. 24Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere 25e se ne andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase:
Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri padri: 26Và
da questo popolo e dì loro: Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete. 27Perché il cuore di questo popolo si è indurito: e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi; hanno chiuso i
loro occhi per non vedere con gli occhi non ascoltare con gli orecchi, non comprendere nel loro cuore e non convertirsi, perché io li risani. 28Sia dunque noto
a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!
30Paolo
trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, 31annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.
Termina così il raccolto di Luca negli Atti degli Apostoli e le altre notizie su Paolo si
78
Paolo, il cavaliere disarmato
sono potute desumere dalle sue lettere e da qualche scritto, non sempre di sicura
attendibilità, da cui con buona approssimazione si è riusciti a conoscere la sua popolarità e il ruolo importante che svolse a Roma malgrado le molte difficoltà.
Era l’anno 61, a Roma regnava Nerone e lui doveva avere più di 50 anni.
10.2 La prima prigionia romana e l’assoluzione
Dopo che fu arrivata
una copia dell’elogium,
si tenne il processo che
terminò nel 63 con
l’assoluzione di Paolo
dovuta: all’inconsistenza
delle prove per la legge
romana non ancora ostile al cristianesimo; al
rapporto del centurione;
e alla mancanza degli
accusatori.
Questo periodo di custodia militaris gli permise di continuare
Il Foro Romano
l’evangelizzazione ma gli
impedì il lavoro manuale, le dispute nelle sinagoghe e nei luoghi pubblici e lo obbligò
a dipendere dagli aiuti dei fratelli delle varie comunità da lui fondate in oriente, primi fra tutti i filippesi tra cui la buona Lidia, imitando anche in questo Gesù aiutato
dalle pie donne.
Le riunioni furono tenute nel suo alloggio, che divenne presto il centro della spiritualità cristiana di Roma. Le prime riunioni si rivolsero ai giudei che, viste le numerose
conversioni di pagani, cominciarono a formulare false accuse contro Paolo e i cristiani che col tempo portarono alla loro persecuzione come ricorderà poi Clemente
Romano. Ma anche altri a Roma predicavano il Cristo, alcuni dei quali in polemica
con Paolo come scrive ai Filippesi:
12Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a
vantaggio del Vangelo, 13al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa che
sono in catene per Cristo; 14in tal modo la maggior parte dei fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con
maggior zelo e senza timore alcuno. 15Alcuni, è vero, predicano Cristo anche
per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. 16Questi lo fanno
per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del Vangelo; 17quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando
di aggiungere dolore alle mie catene. 18Ma questo che importa? Purché in ogni
79
Paolo, il cavaliere disarmato
maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. 19So infatti che tutto questo servirà alla mia
salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo,
20secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi
nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio
corpo, sia che io viva sia che io muoia. 21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.(Fil.1)
Nella stessa lettera c’è anche un accenno alla presenza di cristiani della stessa corte
imperiale, la casa di Cesare.
Tra i vecchi amici che lo incontrano, compaiono oltre a Luca e Aristarco che lo avevano accompagnato nel viaggio a Roma, anche Marco, Timoteo, Tichico, Epafrodito,
Epafra e Dema che manifestavano le preoccupazioni delle comunità da lui fondate.
Lui cercò di consolarli con alcune lettere, con l’invio di suoi incaricati e poi, dopo la
sua liberazione, anche di persona.
10.3 Lettera a Filemone
Questa lettera tratta di Osimo, uno schiavo fuggito dopo aver fatto un furto dalla casa del suo padrone Filemone a Colossi. Se fosse stato catturato gli avrebbero marchiato una F sulla fronte per far conoscere a tutti che era un fugitivus e sarebbe stato mandato ai lavori forzati o giustiziato. Lui si presentò a Paolo, che sapeva amico
del suo padrone e gli chiese aiuto. Dopo averlo tenuto al suo servizio per qualche
tempo e averlo convertito, alla prima occasione lo rispedisce al suo padrone accompagnato da Tichico e da una breve lettera scritta di suo pugno in cui dice:
1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone, 2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla
comunità che si raduna nella tua casa […] 8pur avendo in Cristo piena libertà di
comandarti ciò che devi fare, 9preferisco pregarti in nome della carità, così
qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù; 10ti prego
dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, 11Onesimo, quello che un
giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me. 12Te l'ho rimandato, lui, il mio
cuore. 13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua
nelle catene che porto per il Vangelo. 14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo
parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo. 15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre; 16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come
uomo, sia come fratello nel Signore. 17Se dunque tu mi consideri come amico,
accoglilo come me stesso. 18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore,
metti tutto sul mio conto. 19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!
Paolo non è un rivoluzionario e la sua logica è quella della carità: ti ha rubato? Pa80
Paolo, il cavaliere disarmato
gherò io per lui. È uno schiavo fuggito? Ora ti ritorna fratello. Era schiavo? Ora può
divenire libero come io ho liberato te.
10.4 Lettera ai colossesi
A Colossi Paolo non era mai stato e pertanto approfittò di Tichico per inviare anche
a quella comunità e a quella della vicina Laodicea, questa lettera. Aveva sentito Efrata riferirgli di dispute promosse da convertiti frigi, per natura portati a filosofare, e
da dottori giudei, sostenitori di una pratica meno rigida di quella di Gerusalemme.
Essi sostenevano l’importanza del ruolo degli angeli, forse definito Pienezza, che
sminuiva il ruolo di Cristo e poteva allontanare dal cristianesimo. A loro risponde
prima di tutto affermando il primato di Cristo
15Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; 16poiché
per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla
terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. (Col.1)
poi prima sottolinea il suo affetto per loro:
1Voglio
infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per
quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona,
2perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a
penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, 3nel quale
sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza.
4Dico
questo perché nessuno v’inganni con argomenti seducenti, 5perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere
la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo.
6Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, 7ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando
nell'azione di grazie.
poi invita a non farsi ingannare:
8Badate che nessuno v’inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati
alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. Il
Cristo, unico vero capo degli uomini e degli angeli 9È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, 10e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà.
16Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a
feste, a noviluni e a sabati […] 18compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano
orgoglio nella sua mente carnale, 20 […] perché lasciarvi imporre […] 22Tutte
cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti
di uomini! 23Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata
81
Paolo, il cavaliere disarmato
religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che
per soddisfare la carne. (Col.2)
Infine raccomanda alcuni comportamenti, meglio spiegati nella lettera agli efesini, di
ascoltare Tichico. Chiude la lettera con saluti scritti direttamente da lui.
10.5 Lettera agli efesini
Tichico per andare a Colossi
doveva passare
dal porto di Efeso, per cui gli
diede anche una
lettera per la
comunità di Efeso. Ma la genericità del suo
contenuto e la
mancanza dei
saluti a specifiche
persone,
com’era solito
fare Paolo, fanno pensare che
Mosaico in san Clemente - Roma
in realtà si trattasse di una specie di circolare destinata alle chiese dell’Asia, compresa quindi anche
Efeso. Questa lettera tratta in modo più ampio gli stessi argomenti della lettera ai
colossesi con alcune esortazioni e sottolineature:
l’unità:
1Vi
esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando di conservare l'unità
dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo, un solo spirito,
come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra
vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in
tutti.
i diversi carismi
7A
ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono
di Cristo. 8Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. […] 11ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12per ren82
Paolo, il cavaliere disarmato
dere idonei i fratelli a compiere il ministero,
l’uomo nuovo:
22dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 23e dovete rinnovarvi nello spirito della
vostra mente 24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e
nella santità vera. 25Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al
proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. 26Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, 27e non date occasione al diavolo.
28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. 29Nessuna
parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che
possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.
30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il
giorno della redenzione. 31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore
e maldicenza con ogni sorta di malignità. 32Siate invece benevoli gli uni verso
gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi
in Cristo.
2e
camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se
stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. 3Quanto alla fornicazione e a ogni specie d’impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; 4lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità:
cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! 5Perché, sappiatelo
bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolatri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio.
18E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza
22Le
mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23il marito infatti è capo
della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del
suo corpo. 24E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. 25E voi, mariti, amate le vostre mogli, come
Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,
31Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i
due formeranno una carne sola. 32Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! 33Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la
propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito. (Ef.5)
1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. 2Onora
tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una
promessa: 3perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra. 4E voi,
padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina
del Signore.
5Schiavi,
obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con
83
Paolo, il cavaliere disarmato
semplicità di spirito, come a Cristo, 6e non servendo per essere visti, come per
piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di
cuore, 7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. 8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene. 9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per
loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.
20del
quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere. (Ef.6)
10.6 Lettera ai filippesi
Roma imperiale
Epafrodito era venuto a Roma per portare l’aiuto dei filippesi, i primi cristiani europei convertiti da Paolo, ma qui fu colto da gravissima malattia che lo portò vicino alla
morte e lo obbligò a una lunga convalescenza. Ma finalmente si rimise in salute è
poté ritornare a Filippi con una lettera di Paolo.
Il processo sta per concludersi, Paolo è convinto di essere assolto e di poter tornare
a visitarli ma intanto ringrazia per gli aiuti che ha ricevuto, manifesta loro il suo affetto e li esorta all’unità e alla santità. C’è anche un breve sollecitazione a due donne: Evodia e Sybtyche di porre fine, magari con l’aiuto di Syzygo, a un’antica ruggine.
84
Paolo, il cavaliere disarmato
11 Ultimi anni e la morte
Siamo nel 63, terminato il primo processo con l’assoluzione, riacquista la sua libertà
di movimento ma non essendoci più l’opera di Luca ad annotare gli avvenimenti, la
ricostruzione dei viaggi è affidata a testimonianze successive alcune incerte e altre
invece sicure.
11.1 Viaggio in Spagna
Era questo un vecchio progetto di Paolo ma non c’è alcuna certezza che fosse mai
stato in Spagna. Una possibilità è che vi si fosse recato via mare nel 63 e vi rimanesse solo qualche mese per ritornare poi a Roma, dove ritrovò Luca che stava terminando la stesura degli Atti, per poi ripartire per l’oriente.
Ma c’è anche una tradizione del III secolo riportata sugli Atti del martirio di San Fruttuoso, il più antico documento iberico di contenuto cristiano, che afferma che Paolo
arrivò nell'antica Tarraco, oggi Tarragona in Catalogna e allora la più importante città spagnola, mentre la I lettera di Clemente, parla di un viaggio al limite dell'Occidente, ossia in Spagna, e le altre fonti del I e II secolo: II lettera di Timoteo, gli Atti di
Pietro e il Canone di Muratori, si limitano ad affermare genericamente che la visitò.
Un’ipotesi interessante fa riferimento alla Legge penale romana che prevedeva la
deportatio o relegatio con la perdita dei propri beni e la possibile perdita della cittadinanza che fu applicata ai due figli di Erode, Archelao e Antipa, quando vennero esiliati uno in Gallia e l’altro in Spagna. In questo caso Tarraco capitale commerciale e
amministrativa e porto di collegamento con Roma, avrebbe avuto molte possibilità
85
Paolo, il cavaliere disarmato
di essere stata il luogo in cui Paolo avrebbe potuto essere stato esiliato.
Comunque pur non essendo certa la venuta di Paolo a Tarragona, ci sono indicazioni
che fanno pensare lì ci fu una fondazione apostolica poiché nel 259, quando per la
persecuzione di Valeriano e Galliano furono martirizzati il vescovo Fruttuoso e i due
diaconi Augurio ed Eulogio, la comunità era già ben strutturata e missionaria come
raccontano gli Atti del loro martirio.
11.2 L’incendio di Roma
Nella storia delle persecuzioni ai cristiani, un posto di rilievo l’hanno il terribile incendio di Roma e l’imperatore Nerone. Publio o Gaio Cornelio Tacito (55–120), storico romano tra i più importanti dell'antichità, racconta l’incendio di Roma del 64 sugli
Annales:
Si verificò poi un disastro, non si sa se accidentale o per dolo dell'imperatore, il
più grave e atroce toccato alla città a causa di un incendio. Iniziò nella parte
del circo contigua ai colli Palatino e Celio, dove il fuoco, scoppiato nelle botteghe piene di merci infiammabili, subito divampò, alimentato dal vento, e avvolse il circo in tutta la sua lunghezza. Non c'erano palazzi con recinti e protezioni o templi circondati da muri o altro che facesse da ostacolo. L'incendio invase, nella sua furia, dapprima il piano, poi risalì sulle alture per scendere ancora verso il basso, superando, nella devastazione, qualsiasi soccorso, per la
fulmineità del flagello e perché vi si prestavano la città e i vicoli stretti e tortuosi con enormi isolati, di cui era fatta la vecchia Roma. Si aggiungano le grida di donne atterrite, i vecchi smarriti e i bambini, e chi badava a sé e chi pensava agli altri e trascinava gli invalidi o li aspettava; e chi si precipita e chi indugia, in un intralcio
generale.
Spesso, mentre si
guardavano alle spalle,
erano investiti dal fuoco sui fianchi e di fronte, o, se alcuno riusciva
a scampare in luoghi
vicini, li trovava anch'essi in preda alle
fiamme, e anche i posti
che credevano lontani
risultavano
immersi
nella stessa rovina.
Nell'impossibilità, infiIncendio di Roma
ne, di sapere da cosa
fuggire e dove muovere, si riversano per le vie e si buttano sfiniti nei campi. Alcuni, per aver perso tutti i beni, senza più nulla per campare neanche un gior86
Paolo, il cavaliere disarmato
no, altri, per amore dei loro cari rimasti intrappolati nel fuoco, pur potendo
salvarsi, preferirono morire. Nessuno osava lottare contro le fiamme per le ripetute minacce di molti che impedivano di spegnerle, e perché altri appiccavano apertamente il fuoco, gridando che questo era l'ordine ricevuto, sia per potere rapinare con maggiore libertà, sia che quell'ordine fosse reale.
Nerone, allora ad Anzio, rientrò a Roma solo quando il fuoco si stava avvicinando alla residenza, che aveva edificato per congiungere il Palazzo con i
giardini di Mecenate. Non si poté peraltro impedire che fossero inghiottiti dal
fuoco il Palazzo, la residenza e quanto la circondava. Per prestare soccorso al
popolo, che vagava senza più una dimora, aprì il Campo di Marte, i monumenti di Agrippa e i suoi giardini, e fece sorgere baracche
provvisorie, per dare ricetto
a questa massa di gente bisognosa di tutto. Da Ostia e
dai comuni vicini vennero
beni di prima necessità e il
prezzo del frumento fu abbassato fino a tre sesterzi
per moggio. Provvedimenti
che, per quanto intesi a
conquistare il popolo, non
ebbero l'effetto voluto, perché era circolata la voce
che, nel momento in cui
Roma era in preda alle
fiamme, Nerone fosse salito
sul palcoscenico del Palazzo
Damnatio ad bestias - III sec. Tunisia
a cantare la caduta di Troia,
raffigurando in quell'antica sciagura il disastro attuale.
Si racconta che l'imperatore tentò di alleviare le sofferenze delle vittime, ma
agli occhi del popolo Nerone, considerato già spregevole, fu subito sospettato,
essendo capace di qualsiasi delitto. Allora cercò dei colpevoli a qualunque costo e scelse i cristiani già invisi al popolo romano.
Nessuno sforzo umano, nessuna elargizione dell'imperatore o sacrificio agli dei
riusciva ad allontanare il sospetto che si ritenesse lui il mandante dell'incendio.
Quindi, per far cessare la diceria, Nerone s’inventò dei colpevoli e colpì con pene di estrema crudeltà coloro che, odiati per il loro comportamento contro la
morale, il popolo chiamava Cristiani.
Colui al quale si doveva questo nome, Cristo, nato sotto l'impero di Tiberio, attraverso il procuratore Ponzio Pilato era stato messo a morte; e quella perico87
Paolo, il cavaliere disarmato
losa superstizione, repressa sul momento, tornava di nuovo a manifestarsi, non solo in Giudea,
luogo d'origine di quella
sciagura, ma anche a
Roma, dove confluisce e
si celebra tutto ciò che
d'atroce e vergognoso
giunge da ogni parte del
mondo.
Quindi dapprima furono
arrestati coloro che confessavano, in seguito,
grazie alle testimonianze
dei primi, fu dichiarato
colpevole un gran numero di persone non tanto
Nerone
per il crimine di incendio, quanto per odio nei confronti del genere umano. E
furono aggiunti anche scherni per coloro che erano destinati a morire, che, con
la schiena ricoperta di belve, morissero dilaniati dai cani, o che fossero crocefissi o dati alle fiamme e, tramontato il sole, utilizzati come torce notturne. Per
quello spettacolo Nerone aveva offerto i suoi giardini e allestiva uno spettacolo al circo, confuso fra la folla in abito da auriga o salendo su una biga. Quindi,
benché le punizioni fossero rivolte contro colpevoli e uomini che si meritavano
l'estremo supplizio, sorgeva una certa compassione nei loro confronti, come se
i castighi non fossero stati inflitti per il bene pubblico, ma per sadismo di un solo uomo.
11.3 L’ostilità verso i cristiani
A quell’epoca gli ebrei erano circa il 10% della popolazione dell’impero, la maggioranza di loro viveva fuori della Palestina e a Roma erano al massimo il 3% della popolazione. Le loro credenze e il loro stile di vita li distinguevano nettamente dall'ambiente circostante; e questo portava derisione e intolleranza, come fece Cicerone,
che disprezzava la loro religione e persino la città di Gerusalemme, oppure in alcuni
casi all'ammirazione come nel caso di Poppea, moglie di Nerone.
Certo meraviglia la forte ostilità dei romani per la comunità cristiana con argomentazioni così rozze. I primi cristiani arrivati a Roma erano stati Ebrei, e il primo imperatore entrato in contatto tramite Ponzio Pilato con la religione cristiana era stato
Tiberio che pare abbia cercato di farla diventare religio licita e comunque non prese
mai né provvedimenti ufficiali né persecuzioni contro di loro. Bisognò aspettare Nerone per avere persecuzioni contro gli odiati cristiani scelti come capro espiatorio.
88
Paolo, il cavaliere disarmato
Martiri al Colosseo - Jean Leon Gerome
Inizialmente erano stati gli Ebrei ad avviare le ostilità verso i cristiani rivolgendosi ai
magistrati romani nel tentativo di toglierli di mezzo, ma questi non comprendevano
né l'essenza né le sottigliezze delle questioni e si limitavano a evitare che si manifestassero turbative dell'ordine pubblico.
Ma la cattiva fama dipendeva anche da alcuni comportamenti, ritenuti perversi, che
li distinguevano dagli altri gruppi religiosi. Tra questi c’era la mancanza di sacrifici
pubblici del tipo di quelli che tutti i popoli facevano ai loro dei per ottenere la protezione propria, dell’impero e dell’imperatore. Il fatto che non li compiessero, induceva a pensare che fossero atei o facessero segretamente sacrifici orrendi.
Gli unici a essere esentati dai culti ufficiali, sin dai tempi di Giulio Cesare, erano stati
i malvisti ebrei, turbolenti e insofferenti della dominazione romana, ma tollerati perché formavano un gruppo a sé che non faceva proseliti.
I romani erano molto tolleranti in fatto di religione, cercavano di inglobare nel loro
Olimpo tutti gli dei, lasciando ampio spazio alle leggi e usanze locali purché fossero
pagate le tasse e non si creassero disordini che venivano sempre duramente repressi.
Comunque i giudei furono sempre guardati con sospetto per i loro continui disordini
in Palestina e per il fatto che ammettevano un Dio che non poteva essere integrato
tra i loro, come facevano con tutti i popoli. Così quando sorsero delle gravi dispute
tra i giudei di Roma a causa di un certo Kriste, allora i cristiani erano percepiti come
una setta ebraica, l'imperatore Claudio, volendo evitare ogni occasione di sedizione,
emanò nel 49 un editto di espulsione di tutti gli Ebrei residenti nella capitale, ma
questi nel 58 erano ritornati in buon numero e Paolo fu a loro che indirizzò la lettera
89
Paolo, il cavaliere disarmato
ai Romani.
Così all’odio per i cristiani dei giudei, a
causa dell’inosservanza della Legge ebraica, si aggiunse quello dei romani
che li consideravano anomali, traditori
del loro popolo, praticanti riti magici a
un Dio spirituale e invisibile non rappresentabile e seguaci di un oscuro maestro morto con disonore.
Inoltre quando si accorsero che si rivolgevano indistintamente a tutte le razze,
ceti e costumi diversi, non avevano né
templi, né altari, stavano diventando
numerosi, difficilmente individuabili e
controllabili, e rifiutavano di partecipare
ai sacrifici ufficiali imposti a favore
dell’Imperatore, cominciarono a guardarli con sospetto perché ritenuti politicamente pericolosi malgrado che i loro
vescovi invitassero a riconoscere lo stato astenendosi, come gli ebrei, soltanto
dai riti idolatri.
Martirio di Pietro - Filippo Lippi
Per il loro sistema era sconvolgente l’abolizione di ogni distinzione tra uomini e donne, ricchi e poveri, schiavi e liberi, locali e stranieri, che poteva anche provocare conflitti familiari.
L’aumento dell’ostilità obbligò a tenere le adunanze, fatte nelle case per mancanza
di luoghi pubblici dove celebrare la Frazione del pane, in forme più riservate e tali da
farle ritenere segrete. Questo diede spazio a fantasiose e malevoli dicerie su pratiche abominevoli e depravate, come sacrifici di neonati, libagioni di sangue, atti di
cannibalismo e di libidine, adorazione di un dio dalla testa d'asino. La diffusione del
riferimento a un dio con la testa d’asino diffusa da Tacito, è probabilmente dovuta
alla confusione con altre religioni orientali.
11.4 Pietro a Roma
Non ci sono dubbi che la comunità di Roma non sia stata fondata da Paolo ma dai discepoli di Pietro che poi venne a Roma e ne divenne il capo indiscusso. Questo comunque non è contrario al fatto che Pietro e Paolo siano sempre stati considerati le
colonne della chiesa di Roma e venerati spesso congiuntamente lasciando in secondo piano gli altri apostoli che operavano in altre aree. È solo sull’epoca in cui Pietro
arrivò a Roma che ci sono poche certezze.
Inoltre solo dal secolo scorso le chiese separate hanno contestato sistematicamente
90
Paolo, il cavaliere disarmato
la sua presenza a Roma per tentare di disconoscere il primato del Papa, anche se
non sono mancate voci in tal senso a partire dal XIV secolo.
Lastra di loculo di Asellus - sec IV - Musei Vaticani
La prima allusione abbastanza chiara al soggiorno romano di Pietro si ha dalla prima
lettera di Pietro che termina con queste parole:
Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, figlio mio.
Qui Babilonia non può essere altro che la Roma pagana, com’è chiamata anche
nell’Apocalisse. Di città con questo nome allora c'erano la Babilonia di Mesopotamia, all’epoca ormai abbandonata e la Babilonia d'Egitto, l’attuale Cairo, all'epoca un
piccolo forte militare, quasi sconosciuto. Alcuni inoltre suggeriscono che Pietro potrebbe avere usato questo nome metaforico per sviare la polizia di Nerone che lo
stava cercando.
A conferma della costante tradizione sulla presenza di Pietro a Roma ci sono numerosissimi scritti a cominciare da quelli di papa Clemente, Ignazio d'Antiochia, Ireneo
di Lione, Eusebio di Cesarea e gli scrittori alessandrini Clemente e Origene.
Poi ci sono anche le iscrizioni e le raffigurazioni nelle catacombe dove il maggior
numero di dipinti raffigura Gesù Buon Pastore, ma poi sono subito seguite dalle immagini di Pietro, con e senza Paolo o altri santi o Mosè. Infine è difficile mettere in
dubbio le testimonianze circa il suo martirio a Roma e sulla localizzazione della sua
tomba in Vaticano dove Costantino verso il 315 eresse una grandiosa Basilica che nel
1500 fu sostituita da Giulio II con quella attuale.
Ci sono alcuni che ipotizzano che Pietro fosse arrivato a Roma nel 42 e per 25 anni
fosse stato capo della chiesa locale e da lì fosse partito per numerosi viaggi in oriente, mentre per altri ci stette solo pochi anni o addirittura pochi mesi.
91
Paolo, il cavaliere disarmato
Del fatto che i due si fossero incontrati a Roma non ci sono certezze ma non c’è dubbio che entrambi assistettero allo scoppio della terribile persecuzione ordinata da
Nerone di cui diventeranno
vittime.
Sicuramente ci furono degli
scambi tra loro, come dimostrano alcuni collaboratori
comuni come Sila e Marco e
la seconda lettera di Pietro
scritta nel 67 quando era
prossimo al martirio:
La magnanimità del
Signore nostro giudicatela come salvezza,
come anche il nostro
carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli
è stata data; così fa
Pietro invia Marco ad Aquileia - Basilica Aquileia
egli fa in tutte le sue
lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, a pari delle Sacre scritture,
per loro propria rovina. (2Pt. 3,15)
In cui appare la stima e l’affetto di Pietro per Paolo come quello di un padre per il figlio.
Da segnalare le origini leggendarie dell’arrivo di Marco ad Aquileia per evangelizzare
il nord d’Italia, come inviato di Pietro, vescovo di Roma.
11.5 Ritorno in oriente
In questo clima quando nel 64 scoppiò l’incendio di Roma, Paolo per
sfuggire alla cattura, si allontanò da
Roma e probabilmente si recò a Pozzuoli o Ostia Porto dove, in attesa di
una nave per ripartire per l’oriente,
potrebbe aver scritto o ispirato la
lettera agli ebrei.
Nel 65 era a Efeso insieme con Timoteo da dove ripartì solo per la Macedonia da dove scrisse la prima lettera
92
Paolo, il cavaliere disarmato
a Timoteo rimasto a Efeso.
Poi con Tito si recò a Creta, a cui probabilmente aveva pensato dopo il naufragio, e
dove avviò l’evangelizzazione continuata poi da Tito. Ripartì poi per Nicopoli, cittadina adriatica della Grecia dove lo raggiunse Tito. Qui passarono l’inverno del 65-66.
Poi inviò Tito in Dalmazia mentre lui andò a Troade dove improvvisamente fu fatto
prigioniero e portato a Roma da dove invierà la sua ultima lettera, la seconda a Timoteo.
11.6 Il testamento di Paolo nelle tre lettere pastorali a Timoteo e Tito
Queste tre lettere sono denominate pastorali perché
non sono indirizzate alle chiese ma a singole persone e contengono consigli pratici per la
gestione delle comunità. Essendo scritte dopo la conclusione degli Atti sono anche
fonti importanti per conoscere
le attività di Paolo dopo la sua
liberazione e comprendere la
sua dottrina. I destinatari sono
Timoteo e Tito i due giovani
presbiteri che lui ama come figli e che agiscono come suoi
vicari. Cerca di dare loro consigli, ormai certo della sua
prossima fine, affinché sapPaolo con Timoteo e Tito - Monreale
piano far sopravvivere la chiesa
anche dopo la sua morte e possono essere considerate il suo testamento.
3Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere in Efeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse 4e a non badare più a favole e a
genealogie interminabili, che servono più a vane discussioni che al disegno divino manifestato nella fede. 5Il fine di questo richiamo è però la carità, che
sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.
6Proprio deviando da questa linea, alcuni si sono volti a fatue verbosità,
7pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che
dicono, né alcuna di quelle cose che danno per sicure.
9sono
convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli,
per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, 10i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi,
gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina
93
Paolo, il cavaliere disarmato
18Questo è l'avvertimento che ti do, figlio mio Timòteo, in accordo con le profezie che sono state fatte a tuo riguardo, perché, fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia 19con fede e buona coscienza, poiché alcuni che
l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede (1Tim.1)
9Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d'oro, di perle o di vesti sontuose,
10ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà.
11La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. 12Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. 13Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14e
non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese
colpevole di trasgressione. (1Tim.2)
1se
uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro. 2Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, 3non dedito al vino, non violento ma
benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. 4Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, 5perché se uno non sa
dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? 6Inoltre
non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere
nella stessa condanna del diavolo. 7È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del
diavolo.
8Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al
molto vino né avidi di guadagno disonesto, 9e conservino il mistero della fede
in una coscienza pura. 10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se
trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. 11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto. 12I diaconi non siano
sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie. (1Tim.3)
12Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole,
nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. 13Fino al mio arrivo,
dèdicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento. 14Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con
l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri. (1Tim.4)
1Non
essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli; 2le donne anziane come madri e le più giovani
come sorelle, in tutta purezza.
3Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove; 4ma se una vedova ha
figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia 6al contrario quella che si dà ai piaceri, anche se vive, è già morta. 8Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della
94
Paolo, il cavaliere disarmato
sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele. 9Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant'anni, sia andata sposa una sola volta, 10abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene. 11Le vedove
più giovani […] 14si risposino
17I
presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento.
19Non accettare accuse contro un presbitero senza la deposizione di due o tre
testimoni. 20Quelli poi che risultino colpevoli riprendili alla presenza di tutti,
perché anche gli altri ne abbiano timore.
23Smetti di bere soltanto acqua, ma fà uso di un pò di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni. (1Tim.5)
1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con
ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il
nome di Dio e la dottrina. 2Quelli
poi che hanno padroni credenti,
non manchino loro di riguardo
perché sono fratelli, ma li servano
ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi. 11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi
alla giustizia, alla pietà, alla fede,
alla carità, alla pazienza, alla mitezza.
17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi,
di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in
Dio, che tutto ci dá con abbondanza perché ne possiamo godere; 18di fare del bene, di arricchirsi
di opere buone, di essere pronti a
Paolo - Catacombe di san Gennaro - Napoli
dare, di essere generosi, (1Tim.6)
4mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. 5Mi ricordo infatti della tua fede schietta, fede che fu prima
nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunìce e ora, ne sono certo, anche in
te. (2Tim.1)
95
Paolo, il cavaliere disarmato
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio Vangelo, 9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata! 10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo
Gesù, insieme alla gloria eterna. 11Certa è questa parola: Se moriamo con lui,
vivremo anche con lui; 12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se
lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; 13se noi manchiamo di fede, egli però
rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. (2Tim.2)
1Devi
anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. 2Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori,
ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, 3senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, 4traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, 5con la parvenza della pietà, mentre
ne hanno rinnegata la forza interiore. (2Tim.3)
9Cerca di venire presto da me, 10perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. 11Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te,
perché mi sarà utile per il ministero. (2Tim. 4)
5Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e
perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato: 6il
candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti
e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati. 7Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, deve essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, 8ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone
di sé, 9attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che
contraddicono. (Tit.1)
2i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella
pazienza. 3Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei
credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, 4per formare le giovani all'amore del marito e dei figli, 5ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti,
perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo. 6Esorta ancora i più giovani a essere assennati, 7offrendo te stesso come esempio in tutto di
buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, 8 linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro. 9Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano, 10non rubino, ma dimostrino fedeltà
assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.
11 È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini,
96
Paolo, il cavaliere disarmato
12che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, (Tit.2)
1Ricorda loro di esser sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di
essere pronti per ogni opera buona; 2di non parlar male di nessuno, di evitare
le contese, di esser mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini.
8Questa
parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista in queste cose,
perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone.
Ciò è bello e utile per gli uomini.
10Dopo una o due ammonizioni sta lontano da chi è fazioso, 11ben sapendo che
è gente ormai fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa. 14Imparino così anche i nostri a distinguersi nelle opere di bene riguardo ai
bisogni urgenti, per non vivere una vita inutile.(Tit.3)
11.7 Lettera agli ebrei
I destinatari erano gli ebrei convertiti di Gerusalemme che avevano una vita grama
ma erano ancora molto attaccati al Tempio e alla loro nazione per la quale si respirava aria di catastrofe. Aveva lo scopo di portare consolazione e speranza e consolidarli nella fede. Contiene alcune raccomandazioni e la dimostrazione della superiorità della Nuova Alleanza rispetto l’Antica.
Questa lettera non firmata, tradizionalmente ritenuta di Paolo, è attualmente attribuita per stile e mancanza di riscontri ad altro autore giudaico di cultura ellenistica
che avrebbe ripreso i suoi insegnamenti. Sarebbe stata scritta dall’Italia sicuramente
prima del 90 ma più probabilmente prima del 65. Sono in molti a identificare questo
autore in Apollo, che per le qualità e autorità era messo sullo stesso piano degli Apostoli.
11.8 Seconda prigionia romana e la morte
Ricercato in tutto l’impero si ritiene che fosse stato individuato e catturato a Troade,
presso la casa di un certo Carpo dove, a dimostrazione di una partenza imprevista e
di un brusco arresto, poi invierà Timoteo per ricuperare alcune su e cose: il mantello
e alcuni suoi scritti.
Dalle poche notizie sembra che si possa affermare che subisse l’imputazione a Efeso
dove molti lo avevano dimenticato e pochi lo avrebbero difeso tra cui: Timoteo, Onesiforo, Aquila e Priscilla e poi fosse inviato a Roma nel 67 assistito dal solo Luca.
L’incendio di Roma, avvenuto nel 64, aveva da subito scatenato la persecuzione di
Nerone e aveva prodotto un precedente giuridico: non è lecito essere cristiani, ossia
una loro criminalizzazione che ebbe drammatiche conseguenze anche negli anni successivi.
Paolo probabilmente fu ricercato sin dal 64 perché ritenuto uno dei maggiori esponenti dei cristiani, ma a differenza di Pietro, essendo cittadino romano fu soggetto a
un accurato processo che impiegò alcuni mesi.
97
Paolo, il cavaliere disarmato
Al processo Paolo si difese abbastanza bene ed evitò una condanna immediata, ma
questo comportò solo un allungamento dei tempi del processo per una seconda udienza, poiché la sentenza era segnata come dice lui stesso:
6Quanto
a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il
momento di sciogliere le vele (2Tim.4)
In questo periodo fu soggetto
alla dura custodia pubblica
probabilmente nelle celle al
carcere Mamertino, assieme a
delinquenti comuni con difficoltà per avere visite. Quando
Onesiforo venne a Roma per
cercare di assistere Paolo dovette fare molte ricerche per
ritrovarlo. Poi Eubulo, Pudente, Lino e Claudia per poterlo
incontrare dovettero abbondare in denaro con le guardie.
Pochi mesi dopo avvenne la
seconda udienza che si chiuse
con la sentenza di morte che
fu eseguita pochi giorni dopo
fuori dalla città tra l’esultanza
della colonia giudaica e la desolazione dei cristiani della
comunità romana.
La condanna a morte, eseguita probabilmente nel 67, fu
Decapitazione di Paolo - Domenichino - Volterra
quella prevista per i cittadini romani, ossia per decapitazione preceduta da flagellazione, nella località Acquas Salvias a circa 4 chilometri da Roma sulla via Ardea. Il suo
corpo fu portato in un cimitero sulla via Ostiense che divenne luogo di grande venerazione così come contemporaneamente avvenne per la tomba in Vaticano di Pietro
martirizzato nello stesso anno.
98
Paolo, il cavaliere disarmato
12 Conclusione
12.1 La venerazione delle colonne della chiesa
Si racconta che nel 258, nei pressi delle catacombe di Callisto in un luogo poi chiamato Triclia Apostolorum, fossero state trasportate per un breve periodo le spoglie
di Pietro e Paolo per essere venerate congiuntamente.
In questo luogo, si trovano ancor oggi grafiti degli antichi pellegrini con espressioni
di venerazione per i due santi, e qui fu eretta per volere di Costantino la Basilica Apostolorum poi diventata di san Sebastiano.
La data della loro festa in occidente fu fissata nel IV secolo al 29 giugno, mentre in
oriente è celebrata il 28 o 29 dicembre. Nel luogo della tomba di Paolo, Costantino
costruì una piccola basilica, poi sostituita da Teodosio con una più grande che dovette essere ricostruita dopo l’incendio del 1823.
Roma - Basilica di san Paolo fuori le mura
12.2 La Missione degli Apostoli
La conversione del popolo ebraico non avvenne e la missione di Gesù e dei suoi
apostoli, non solo sembrò fallire, ma già dopo un quarantennio dalla sua morte fu
pure estirpata dalla Palestina ed esiliata in altri paesi.
99
Paolo, il cavaliere disarmato
Il fallimento, dunque, sembrava totale. Ma Gesù aveva previsto che l’annuncio doveva nascere tra i giudei per la loro primogenitura e la promessa della Nuova Alleanza e solo dopo passare ai gentili.
Gesù infatti risponde così alla greca di origine siro-fenicia che gli chiede di scacciare
il demonio dalla figlia:
Lascia che prima si
sfamino i figli; non
è bene prendere il
pane dei figli e gettarlo ai cagnolini
(Mc. 7,27)
Egli è triste ma sa che la
maggior parte di loro non
solo rifiuterà l’invito e
perseguiterà i suoi discepoli:
guardatevi
dagli
uomini, perché vi
consegneranno ai
loro tribunali e vi
flagelleranno nelle
loro sinagoghe e
sarete condotti daGesù e la cananea - Bronzino
vanti a governatori
e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. (Mt.10,17)
E racconta anche parabole per indicare che stava per venire il tempo di rivolgersi
anche ai pagani come quando gli operai della vigna arrivati per ultimo ricevettero lo
stesso salario di quelli venuti per primi:
tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno i primi e primi gli
ultimi (Mt.20,17)
Così come in quella del banchetto nuziale in cui gli invitati rifiutarono l’invito e furono sostituiti da gente reclutata sulle piazze:
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle
nozze (Mt. 22,9)
O nel caso dei vignaioli omicidi che non solo non accolsero gli inviati (i profeti)
del padrone della vigna che bastonarono e uccisero, ma anche non risparmiarono nemmeno il figlio: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e avremo noi
l’eredità (Mt.21,38)
Ma Gesù invita a guardare avanti e cita il Salmo 117:
100
Paolo, il cavaliere disarmato
la pietre che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo
vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato ad un popolo che lo farà fruttificare
(Mt.21,42)
Ma era necessario pagare il prezzo della sua morte:
In verità, in verità vi dico, se il chicco di frumento caduto sulla terra non muoia,
esso rimarrà solo (Gv 12,24).
È perciò un fallimento da cui sorgerà il trionfo, una morte per dare la vita: muore il
singolo chicco per fare nascere la spiga. Gesù sarà esplicito, dopo la sua Resurrezione indicando tutti come destinatari della Buona Novella:
Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura (Mc.16,15)
Giovanni riassume bene così:
11Venne
fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. 12A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo
nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma
da Dio sono stati generati. (Gv,1)
Negli Atti il significato della missione degli apostoli è evidente da subito in particolare da quando Pietro fu inviato a battezzare Cornelio e lo Spirito Santo scese anche
sui pagani. Poi Paolo, i discepoli e gli Apostoli si spargeranno in tutte le direzioni.
12.3 Che cosa rimane dell’opera di Paolo
Il Nuovo Testamento si basa principalmente su due grandi biografie, quella di Gesù
contenuta nei quattro Vangeli, e quella di Paolo,
ricostruita dagli Atti degli Apostoli di Luca e dalle
sue lettere arrivate sino a noi. Sugli altri apostoli
si hanno alcune citazioni nel Nuovo Testamento,
in alcune lettere apostoliche, in alcuni scritti non
religiosi e in apocrifi d’incerta attendibilità. Altre
informazioni ci arrivano dai reperti archeologici.
Paolo deve la sua autorevolezza e popolarità alla
fortuna di avere avuto Luca tra i suoi collaboratori ma anche di aver voluto scrivere numerose lettere che hanno esposto la dottrina apostolica,
anche se a volte in maniera difficile come ebbe a
dire Pietro.
Quest’abbondanza di scritti ha fatto dire ad alcuni
San Luca - Musei vaticani
che Paolo fosse stato il vero fondatore della chiesa e che fosse addirittura andato anche oltre il suo mandato, ma così trascurano
l’opera degli altri apostoli e dei tanti discepoli che ebbero poteri straordinari dallo
Spirito e diedero la loro vita per testimoniare il Cristo.
101
Paolo, il cavaliere disarmato
Quale sarebbe stato il risultato dell’attività di Paolo senza la loro opera, senza il sostegno delle comunità e la bontà della dottrina del Cristo a lui rivelata in numerose
visioni?
Paolo eseguì il mandato di Gesù come tutti gli altri apostoli e i numerosi discepoli
che si sparsero in tutte le direzioni prima in Palestina e poi nelle altre nazioni, mentre a Gerusalemme rimaneva spesso soltanto Giacomo, primo vescovo della città,
come Paolo constatò nelle sue visite a Gerusalemme.
Delle missioni degli
apostoli si hanno
poche notizie non
facilmente controllabili ma comunque
significative che segnalano Pietro
missionario in Grecia, Asia e Palestina;
Andrea, particolarmente caro agli ortodossi, evangelizzatore delle regioni
lungo il mar Nero
sino al Volga, e infine in Grecia dove
subì il martirio per
Martirio di sant'Andrea - Murillo
crocifissione appeso
con funi a testa in giù su una croce a forma di X, poi detta: Croce di Sant’Andrea.
Altre notizie indicano: Tommaso evangelizzatore dell'India meridionale, dove già nel
VI secolo un mercante egiziano trovò gruppi di cristiani seguaci di Tommaso, ancora
oggi esistenti; Giovanni in Asia Minore, capo delle comunità di Efeso e di altre località vicine. Inoltre sono segnalate le evangelizzazioni di Giacomo il Maggiore in Asia
minore e Spagna; di Filippo in Frigia; di Matteo in Etiopia; di Simone in Armenia,
Persia e Caucaso; di Giuda Taddeo in Egitto, Mesopotamia, Libia e Persia; di Natanaele o Bartolomeo in Armenia, Etiopia, Arabia, India, Mesopotamia e Siria dove sarebbe stato scorticato vivo e crocifisso.
Ma se ci si limita a guardare il grande lavoro di Paolo per vedere cosa resta, scopriamo che da un punto di vista materiale non rimane quasi nulla. Le numerose
chiese fondate da lui in Asia Minore e in Macedonia sono tutte scomparse o ridotte
dai mussulmani a simboliche comunità. Rimane solo la comunità di Roma tuttora la
spina dorsale del cristianesimo, però fondata da altri.
Spiritualmente, invece l’opera di Paolo è alla base del cristianesimo moderno e o102
Paolo, il cavaliere disarmato
gnuno, consciamente o no e in misura più o meno grande, è seguace di Paolo.
L’apparente fallimento seguito dal reale trionfo, è caratteristica del cristianesimo a
iniziare da Gesù.
Anche economicamente dà l’esempio lavorando per guadagnarsi il pane e non farsi
mantenere da nessuno. Il suo scrupolo lo porta solo nelle terre dove nessuno era
andato prima di lui, per evitare di vedersi addossati meriti altrui. La sicurezza di sé e
del significato della sua missione lo portano a esporsi non solo
con l’esempio ma anche con le
idee.
Esse sono state importanti per il
cristianesimo dopo l’epoca apostolica e continuano a mostrare
come mettere in pratica
l’insegnamento del Cristo nelle
varie epoche e circostanze. Alla
base egli pone la carità, a cui fa
una formidabile inno nella prima lettera a corinzi, invita tutti
a considerare ogni cosa con carità e fermezza, come lui fa con
sé stesso:
14io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. 15Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che
voglio io faccio, ma quello
che detesto.16Ora, se faccio quello che non voglio,
io riconosco che la legge
è buona; 17quindi non sono più io a farlo, ma il
peccato che abita in me.
Brasile - Cattedrale di San Paolo
18Io
so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19infatti io non compio il bene
che voglio, ma il male che non voglio. 20Ora, se faccio quello che non voglio,
non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21Io trovo dunque in me
questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo del103
Paolo, il cavaliere disarmato
la legge del peccato che è nelle mie membra.
24Sono
uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?
25Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque,
con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.
Nella sua attività missionaria ha vedute di grande ampiezza, tali da non essere sempre comprese. Fu il primo a capire che sarebbero stati soprattutto i pagani incirconcisi ad accogliere il cristianesimo e a loro non dovessero essere imposte le usanze
ebraiche. Asserì l’incompatibilità della Nuova Alleanza con l’Antica e promosse il distacco dalla Sinedrio, non potendo riporre il vino nuovo dentro otri vecchi. Questo
per i primi cristiani sembrò una profanazione, per gli ebrei una provocazione e una
bestemmia tanto che più volte tentarono di ucciderlo.
Egli non si preoccupò né di mezzi finanziari né di appoggi ma solo di comunicare a
tutti la Buona Novella. Si presentò operaio a proletari, schiavi, rifiuti della società,
per dire cose insensate per molti. A Corinto, dove si viveva nella lussuria, raccomandò la castità matrimoniale e perfino la verginità. Insegnò che un Giudeo vale quanto
un Greco, un Barbaro o uno Sciita e raccoglie insulti da tutti. Egli conobbe carceri,
sperimentò flagellazioni e la lapidazione, fu travolto da insurrezioni popolari, mai
spavaldo o impassibile, affrontò tutto con timore:
La nostra carne non ha avuto sollievo ma da ogni parte siamo tribolati: battaglie all’esterno, timori all’interno (2Cor 7,5).
ma grazie alla sua fede non si arrese:
Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle
persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo; quando sono debole è allora
che sono forte (2Cor 12,10).
Egli soffrì per i suoi connazionali, dovunque i suoi più implacabili nemici, mentre lui
sarebbe stato disposto a sacrificare la sua vita per loro, e continuò a vantarsi di essere ebreo più che cittadino romano. Ma da buon maestro delle Legge sapeva anche
che:
28Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla
elezione, sono amati, a causa dei padri, 29perché i doni e la chiamata di Dio
sono irrevocabili! 30Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, 31così anch'essi ora sono
diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché
anch'essi ottengano misericordia. 32Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia! (Rm.11)
Ma ci furono anche cristiani invidiosi del suo successo che lo denigrarono, calunniarono e schernirono, ma lui si rallegrò perfino dei cristiani suoi rivali, diventati missionari a Roma per fargli dispetto. Scomunicò solo due volte: un incestuoso e degli
apostati.
104
Paolo, il cavaliere disarmato
Egli diede risposte ai problemi più grandi dell’umanità: Chi è l’uomo? Donde viene?
Dove va? Perché tanti dolori e l’uomo potrà liberarsene da solo o avrà bisogno di un
liberatore? Dio è venuto incontro all’uomo? Qual è la sorte dell’universo e
dell’uomo?
La vita di Paolo, affonda le sue radici nei carismi di cui era fornito in ampia misura ed
erano ordinari nel cristianesimo primitivo. Egli ignorò la politica umana: La nostra
patria sta nei cieli (Fil 3,20)
Ancor oggi i suoi inviti a evitare eccessi, esaltazioni, riti segreti, come fanno i pagani,
perché i cristiani agiscono in piena luce, sono attuali. Non fu un fanatico intollerante
e riconobbe che ci potessero esserci cose belle, decorose, oneste anche fuori della
fede:
tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onesto, onorato, quello
che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri (Fil 4,8).
Lui, poco teorico, è
soprattutto mistico,
speculativo,
missionario, organizzatore, asceta,
pastore d’anime, e
mostra alle sue
comunità come si
possa vivere senza
sofismi e astrusi
ragionamenti
o
comportamenti
ma riunendosi nella carità attorno alla persona di Gesù,
il Cristo nato da
San Paolo rapito al cielo - Domenico Zampieri
donna e discendente di Davide modello di tutti i cristiani, che con la sua morte ha riconciliato tutti
con l’unico Dio, Padre di tutti, e mai ci ha abbandonato rimanendo presente
nell’Eucarestia.
e per evitare equivoci dice chiaramente che questa dottrina non è opera sua:
ho ricevuto dal Signore quello che io a mia volta ho trasmesso (1Cor 11,23),
e precisa che, rifacendosi all’Antico Testamento è sbagliato ritenere essenza del
Vangelo il compiere atti formali e astenersi da particolari cibi e bevande perché:
il regno d’Iddio infatti non è questioni di cibo o bevanda, ma è giustizia, pace e
gioia nello Spirito Santo […] diamoci dunque alle opere della pace e della edificazione vicendevole (Rm. 4,17)
105
Paolo, il cavaliere disarmato
12.4 La sua eredità
La sua attualità e il suo insegnamento aiutano anche gli uomini di oggi a leggere la
storia e ispirarsi al vangelo per decidere il cammino da compiere sino al termine della loro vita come scrisse alla fine della sua nella II lettera a Timoteo scrive:
3Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il
prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le
proprie voglie, 4rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.
6Quanto
a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il
momento di sciogliere le vele. 7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. 8Ora mi resta solo la corona di giustizia
che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me,
ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.
(2Tim 4)
Roma - Chiesa di san Paolo fuori le mura
Dunque l’unico vero insegnamento di Paolo è la sua vita, testimonianza di come il
comandamento di Gesù di amare il prossimo, come il Padre ama ciascuno di noi, è
l’unico modo per rendere la vita degna di essere vissuta ed essere fonte della forza
necessaria per superare le difficoltà.
Tanti hanno cercato senza successo di superarla con ideologie, metodi autoritari o
106
Paolo, il cavaliere disarmato
scientifici, convinti che l’uomo non possedesse il libero arbitrio per i suoi comportamenti ma è condizionato e condizionabile dalla società in cui vive.
Ora le illusioni da loro sollevate non sono scomparse malgrado i tanti insuccessi e
continuano a cercare di costruire mediante la scienza una società perfetta capace di
indurre tutti ad assumere comportamenti corretti in un clima di universale armonia.
Ma questo, per chi conosce il cuore dell’uomo, avverrà solo con una società di robot, perché si finge di ignorare che sul suo cuore agiscono anche le forse del male
che fanno leva sul piacere invece che sull’amore, sull’egoismo invece che sulla solidarietà e sull’orgoglio invece che sullo spirito di servizio.
Paolo missionario - Mario Venzo
107
Paolo, il cavaliere disarmato
Indice
1
Prefazione ______________________________________________________ 2
2
Premessa _______________________________________________________ 3
3
4
5
6
2.1
Paolo, il cavaliere_________________________________________________________ 3
2.2
La vita familiare nell’impero romano _________________________________________ 4
2.3
La schiavitù _____________________________________________________________ 5
La Palestina al tempo di Gesù _______________________________________ 8
3.1
I quattro regni ___________________________________________________________ 8
3.2
Le correnti del Giudaismo __________________________________________________ 8
3.3
Tarso e la cittadinanza romana_____________________________________________ 12
I primi anni del cristianesimo ______________________________________ 14
4.1
Le prime comunità cristiane _______________________________________________ 14
4.2
La morte di Stefano e le persecuzioni _______________________________________ 16
La storia di Paolo ________________________________________________ 19
5.1
La nascita e la famiglia ___________________________________________________ 19
5.2
L’adolescenza e la scuola di Gamaliel________________________________________ 19
5.3
La maggiore età _________________________________________________________ 19
5.4
La malattia segreta di Paolo _______________________________________________ 21
5.5
La conversione__________________________________________________________ 22
5.6
Paolo apostolo e le visioni ________________________________________________ 24
5.7
Una visione universalistica ________________________________________________ 26
5.8
La crisi della religione romana _____________________________________________ 27
5.9
Breve cronologia del Paolo cristiano ________________________________________ 28
5.10
La predicazione ai pagani _______________________________________________ 28
5.11
La missione di Paolo e le collette _________________________________________ 29
Il primo viaggio: in Anatolia _______________________________________ 31
6.1
7
Il concilio di Gerusalemme ________________________________________________ 35
Il secondo viaggio: lo sbarco in Europa_______________________________ 39
7.1
Filippi _________________________________________________________________ 40
7.2
Tessalonica_____________________________________________________________ 42
7.3
Berèa _________________________________________________________________ 44
108
Paolo, il cavaliere disarmato
8
9
7.4
Atene _________________________________________________________________ 44
7.5
Corinto ________________________________________________________________ 46
7.6
Paolo e la scrittura delle prime lettere_______________________________________ 48
7.7
Le lettere ai tessalonicesi _________________________________________________ 49
Il terzo e ultimo viaggio: Efeso e ritorno in Europa _____________________ 50
8.1
Lettere ai Corinzi ________________________________________________________ 53
8.2
Lettera ai galati _________________________________________________________ 55
8.3
Lettera ai Romani _______________________________________________________ 56
8.4
Fine del terzo viaggio ____________________________________________________ 58
Gerusalemme e la prigionia _______________________________________ 61
9.1
La congiura_____________________________________________________________ 67
9.2
Il viaggio a Roma ________________________________________________________ 72
9.3
Il naufragio_____________________________________________________________ 73
9.4
Inverno a Malta _________________________________________________________ 75
10 Paolo a Roma ___________________________________________________ 77
10.1
Arrivo a Roma ________________________________________________________ 77
10.2
La prima prigionia romana e l’assoluzione _________________________________ 79
10.3
Lettera a Filemone ____________________________________________________ 80
10.4
Lettera ai colossesi ____________________________________________________ 81
10.5
Lettera agli efesini ____________________________________________________ 82
10.6
Lettera ai filippesi _____________________________________________________ 84
11 Ultimi anni e la morte ____________________________________________ 85
11.1
Viaggio in Spagna _____________________________________________________ 85
11.2
L’incendio di Roma ____________________________________________________ 86
11.3
L’ostilità verso i cristiani________________________________________________ 88
11.4
Pietro a Roma ________________________________________________________ 90
11.5
Ritorno in oriente _____________________________________________________ 92
11.6
Il testamento di Paolo nelle tre lettere pastorali a Timoteo e Tito ______________ 93
11.7
Lettera agli ebrei______________________________________________________ 97
11.8
Seconda prigionia romana e la morte _____________________________________ 97
12 Conclusione ____________________________________________________ 99
12.1
La venerazione delle colonne della chiesa__________________________________ 99
12.2
La Missione degli Apostoli ______________________________________________ 99
109
Paolo, il cavaliere disarmato
12.3
Che cosa rimane dell’opera di Paolo _____________________________________ 101
12.4
La sua eredità _______________________________________________________ 106
110
Paolo, il cavaliere disarmato
Bibliografia
Atti degli apostoli
Lettere Apostoliche
Paolo apostolo, Giuseppe Ricciotti
I padri apostolici, città nuova
Il soggiorno di san Pietro a Roma, Arialdo Beni
Storia del cristianesimo, Emanuela Prinzivalli
Lingua communis, Domenico Chillemi e Maria Chiarello
I siti
apologetica cattolica.altervista.org
cristianesimo.altervista.org
famigliacattolica.freeforumzone.leonardo.it
laparola.net
letterepaoline.it
storialibera.it
zenit.org, Miriam Díez i Bosch
111
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