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Le Organizzazioni dei produttori: una nuova prospettiva

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Le Organizzazioni dei produttori: una nuova prospettiva
■ Temi
Le Organizzazioni dei produttori:
una nuova prospettiva contrattuale?
Massimiliano D’Alessio*
L’analisi dei principali risultati del Censimento Generale dell’agricoltura 2010
permette di evidenziare il processo di trasformazione che negli ultimi decenni ha riguardato l’agricoltura italiana. Sul piano strettamente strutturale si rileva, infatti, un
marcato processo di concentrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti in un numero sensibilmente ridotto di aziende. Il tessuto produttivo agricolo nazionale sembra, quindi, essere entrato in una intensa fase di cambiamento che contribuisce all’ammodernamento delle strutture aziendali. Queste trasformazioni sono il riflesso
di numerosi drivers che negli ultimi decenni hanno modificato gli scenari di riferimento in cui si trovano ad operare le nostre aziende. Accanto alle varie modifiche
intervenute negli anni nella Politica Agricola Comune (Riforma Fischler, Agenda
2000, Health Check) si evidenziano considerevoli cambiamenti nelle relazioni che
intercorrono tra gli operatori agricoli e gli altri soggetti delle catene agroalimentari
(trasformazione, commercializzazione).
La qualità di questi nuovi rapporti appare, infatti, cruciale anche per andare incontro alle esigenze dei consumatori moderni sempre più attenti alla qualità, alla salubrità e alla tracciabilità delle produzioni alimentari. In questo contesto si diffondono nuove forme e modelli organizzativi (distretti, organizzazioni dei produttori,
organizzazioni interprofessionali) che provano a migliorare la qualità delle relazioni
tra gli operatori delle filiere agroalimentari.
Il presente lavoro intende fornire un primo contributo all’analisi dei nuovi modelli organizzativi in agricoltura provando ad indagare lo strumento delle Organizzazioni dei produttori (Op). Si tratta di un modello organizzativo che manifesta in
Italia oramai una elevata diffusione e che fornisce un decisivo contributo al miglioramento delle condizioni di competitività di molte filiere agroalimentari nazionali
(Petriccione, 2012). Le Organizzazioni dei produttori prevedendo, infatti, l’aggregazione commerciale di diversi soggetti aziendali provano a fornire un contributo al
superamento di una delle peculiari criticità dell’agricoltura italiana: l’elevata fram* Fondazione Metes.
Temi
Premessa
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Politiche contrattuali e lavoro
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mentazione del nostro tessuto imprenditoriale. Attraverso questo nuovo modello
organizzativo gli operatori agricoli provano, inoltre, a governare e concentrare la
propria offerta produttiva nell’ottica di recuperare potere di mercato nei riguardi degli agli altri attori della filiera agroalimentare a cui negli ultimi anni va una sempre
maggiore quota del valore economico prodotto dall’agroalimentare in Italia.
D’altronde questa innovazione organizzativa non può essere priva di risvolti anche sul piano dei meccanismi di funzionamento dei modelli contrattuali di settore.
Coerentemente ai contenuti dell’ultimo Ccnl operai agricoli e florovivaisti le organizzazioni dei produttori possono rappresentare in prospettiva quella controparte
contrattuale che può permettere di implementare un modello più attento alle dimensioni aziendali e territoriali.
Nel presente lavoro dopo aver chiarito i riferimenti normativi comunitari e nazionali su cui si fonda lo strumento delle Organizzazioni dei produttori (paragrafo
1) si propone una misurazione del grado di diffusione delle Op nell’agricoltura italiana (paragrafi 2 e 3). Il contributo si conclude con un’analisi delle criticità e delle
prospettive che riguardano le Op (paragrafo 4) e con alcune riflessioni finalizzate ad
una valutazione delle potenzialità contrattuali offerte da questo modello organizzativo sempre più presente nell’agricoltura italiana.
1. Cosa sono le Organizzazioni dei produttori?
1.1. Organizzazioni dei produttori ortofrutticole
Le Organizzazioni dei produttori vengono introdotte per la prima volta nell’ambito del Regolamento (Ce) n. 2200/1996 1 con la riforma della Organizzazione comune dei mercati nel settore degli ortofrutticoli. Lo strumento delle Op viene più recentemente confermato e rafforzato con la nuova riforma dell’Ocm ortofrutta prevista nell’ambito del Regolamento n. 1234/2007 2 (Ocm unica). La vigente Ocm ortofrutta, infatti, prevede un ruolo centrale delle Organizzazioni dei
produttori (Op) che sono gli organismi con personalità giuridica che riuniscono
operatori impegnati nel settore ortofrutticolo con compiti di programmazione e di
commercializzazione della produzione, di concentrazione dell’offerta e di promozione di pratiche colturali e tecniche di produzione rispettose dell’ambiente. Le Op
realizzano questi obiettivi attraverso gli interventi previsti nell’ambito dei Program-
1
Regolamento (Ce) n. 2200/96 del Consiglio del 28 ottobre 1996 relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore degli ortofrutticoli.
2 Regolamento (Ce) n. 1234/2007 del Consiglio del 22 ottobre 2007 recante organizzazione comune
dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico Ocm).
1.2. Organizzazioni dei produttori non ortofrutticole
Ispirandosi al modello delle Op ortofrutticole comunitarie vengono introdotte
anche nella nostra normativa nazionale le Organizzazioni dei produttori. Il primo
riferimento alle Organizzazioni dei produttori è presente nel d.lgs. 228 del 20014.
3 Il requisito del Vpc varia da 100.000 euro (piante aromatiche e zafferano) a 1,5 milioni di euro (frutta, ortaggi, compresa quella da trasformare). La Vpc minima è pari a 3 milioni di euro se la richiesta
di richiesta di riconoscimento avviene per da Op che intendono occuparsi di prodotti appartenenti alle diverse categorie (ortaggi, frutta, zafferano e timo, piante aromatiche e carrube).
4 Decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, Orientamento e modernizzazione del settore agricolo,
a norma dell’articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57.
Temi
mi operativi (Po) finanziati in parte con le risorse degli aderenti e in parte con risorse comunitarie. L’Ocm ortofrutta prevede, inoltre, la realizzazione di azioni di
prevenzione e gestione delle crisi. Tra queste sono compresi gli interventi di ritiro di
mercato che sono realizzati dalle Op nell’ambito dei Programmi operativi e che vengono parzialmente finanziati dall’Ue (cofinanziamento del 50%). L’Ocm prevede,
inoltre, che i Po utilizzino almeno il 10% della spesa totale nella realizzazione di
azioni ambientali e che le Op attuino iniziative di Promozione dei consumi per sostenere i consumi di prodotti ortofrutticoli nell’Ue. L’Ocm ortofrutta, infine, prevede aiuti per i prodotti destinati alla trasformazione. In particolare è prevista l’erogazione di un aiuto parzialmente disaccoppiato per tonnellata di prodotto consegnato alle imprese di trasformazione, pagato ai produttori, tramite le Op.
Il decreto ministeriale (Mipaaf) n. 4672 del 9 agosto 2012 ha provveduto a definire le procedure di riconoscimento e di controllo delle Organizzazioni di produttori (Op) in Italia. Secondo l’art. 3 «ai fini del riconoscimento delle Organizzazioni di produttori, da parte delle Regioni e delle Province autonome, il numero minimo di produttori è fissato a cinque». Un altro requisito prevede che l’Op debba
conseguire un valore della produzione commercializzata (Vpc) almeno pari a 1,5
milioni di euro3. Le Regioni e le Province autonome possono, comunque, stabilire
un valore minimo della produzione commercializzata più elevato di quelli fissati dal
Mipaaf. La domanda di riconoscimento va presentata alla Regione o Provincia autonoma che concorre a formare il maggior valore di produzione commercializzata.
Il decreto stabilisce, inoltre, che i produttori associati possano vendere una quantità non superiore al 15% della loro produzione e/o dei loro prodotti direttamente ai
consumatori. Il decreto infine stabilisce la possibilità di annoverare nella compagine societaria di una Op anche una persona fisica o giuridica che non sia produttore. Per tali soci non produttori, tuttavia, sono previste delle limitazioni in termini di
quote sociali dell’Op con diritto di voto possedute e di esercizio del diritto di voto.
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Politiche contrattuali e lavoro
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Lo strumento delle Op viene confermato più recentemente con il d.lgs. 105 del
20055 che stabilisce le finalità e le modalità di finanziamento (art. 2 commi 1 e 2),
i requisiti (art. 3) e le modalità di riconoscimento (art. 4). In merito alle finalità delle Op il legislatore italiano fa ampio riferimento a quanto già contenuto nella regolamentazione comunitaria in materia. In particolare «le organizzazioni di produttori hanno come scopo principale la commercializzazione della produzione dei produttori aderenti per i quali sono riconosciute ed in particolare di:
a) assicurare la programmazione della produzione e l’adeguamento della stessa alla
domanda, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo;
b) concentrare l’offerta e commercializzare direttamente la produzione degli associati;
c) partecipare alla gestione delle crisi di mercato;
d) ridurre i costi di produzione e stabilizzare i prezzi alla produzione;
e) promuovere pratiche colturali e tecniche di produzione rispettose dell’ambiente e del benessere degli animali, allo scopo di migliorare la qualità delle produzioni e l’igiene degli alimenti, di tutelare la qualità delle acque, dei suoli e del
paesaggio e favorire la biodiversità, nonché favorire processi di rintracciabilità,
anche ai fini dell’assolvimento degli obblighi di cui al regolamento (Ce) n.
178/2002;
f) assicurare la trasparenza e la regolarità dei rapporti economici con gli associati
nella determinazione dei prezzi di vendita dei prodotti;
g) realizzare iniziative relative alla logistica;
h) adottare tecnologie innovative;
i) favorire l’accesso a nuovi mercati, anche attraverso l’apertura di sedi o uffici
commerciali».
Le finalità delle Op possono essere parte di specifici programmi che possono essere finanziati con i fondi di esercizio delle organizzazioni dei produttori opportunamente alimentati da contributi degli aderenti, calcolati in base ai quantitativi o al
valore dei prodotti effettivamente commercializzati. L’attuazione dei programmi
delle Op può avvenire con «finanziamenti pubblici, in conformità a quanto disposto in materia di aiuti di Stato, nell’ambito delle risorse allo scopo finalizzate a legislazione vigente».
Tra i requisiti c’è l’obbligo che le Op assumano specifiche forme giuridiche societarie (società di capitali, società cooperative agricole e loro consorzi, società
consortili di cui all’articolo 2615-ter del codice civile). «Esiste, inoltre, l’obbligo
per soci di:
5 Decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 102, Regolazioni dei mercati agroalimentari, a norma dell’articolo 1, comma 2, lettera e), della legge 7 marzo 2003, n. 38.
2. Quante sono le Op nel settore ortofrutticolo in Italia?
Al 31 marzo 2013 risultano riconosciute, ai sensi dei regg. (Ce) 2200/96 e
1234/2007, 289 organizzazioni di cui 285 Op e 12 associazioni di organizzazioni
di produttori (Aop). Più del 50% delle Op ortofrutticole (161) e, in particolare, localizzate nel Mezzogiorno. Nell’Italia centrale sono 42 le organizzazioni attive quasi tutte operanti nel Lazio. Nel Settentrione si concentra, infine, meno del 29% delle Op riconosciute a livello nazionale.
8EFIPPE¦3TI%STSVXSJVYXXMGSPIVMGSRSWGMYXIEPQEV^S
Regione
Piemonte
Lombardia
P.A. Trento
P.A. Bolzano
Friuli V. Giulia
Veneto
Emilia-Romagna
Toscana
Marche
Lazio
Abruzzo
Op
7
21
4
3
2
19
26
2
4
36
10
Aop
1
2
1
–
–
1
4
–
–
2
–
Temi
1) applicare in materia di produzione, commercializzazione, tutela ambientale le
regole dettate dall’organizzazione;
2) aderire, per quanto riguarda la produzione oggetto dell’attività della organizzazione, ad una sola di esse;
3) far vendere almeno il 75 per cento della propria produzione direttamente dall’organizzazione, con facoltà di commercializzare in nome e per conto dei soci
fino al venticinque per cento del prodotto;
4) mantenere il vincolo associativo per almeno un triennio e, ai fini del recesso, osservare il preavviso di almeno sei mesi dall’inizio della campagna di commercializzazione».
Ai fini del riconoscimento, le Organizzazioni dei produttori devono avere un
numero minimo di produttori aderenti ed un volume minimo di produzione, conferita dagli associati, commercializzata. I valori di riferimento sono identificati per i
diversi settori nell’ambito del decreto (Mipaaf) n. 85 del 12 febbraio 2007.
Il riconoscimento delle organizzazioni di produttori avviene, infine, ad opera di
Regioni e Province Autonome.
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Politiche contrattuali e lavoro
WIKYI8EFIPPE¦3TI%STSVXSJVYXXMGSPIVMGSRSWGMYXIEPQEV^S
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Regione
Campania
Molise
Basilicata
Puglia
Calabria
Sicilia
Sardegna
Nord
Centro
Sud-isole
Totale
Op
27
1
7
34
24
45
13
82
42
161
285
Aop
1
–
–
–
–
–
–
9
2
1
12
Fonte: Nostre elaborazioni su dati Mipaaf
Sul versante della consistenza associativa si può osservare che nel Mezzogiorno le Op concentrano solo il 20% del totale dei produttori associati dalle Organizzazioni dei produttori italiane. Questo dato riflette infatti sia la limitata diffusione di cultura associativa che caratterizza il settore ortofrutticolo meridionale sia
l’elevata situazione di frammentazione che riguarda il comparto costituito in prevalenza da realtà aziendali di piccole e piccolissime dimensioni. Al contrario il
Nord concentra quasi i tre quarti dei produttori che hanno aderito al sistema Op,
grazie soprattutto al contributo dell’Emilia-Romagna e insieme alle due province
autonome di Trento e Bolzano. In termini di Vpc la quota maggiore è concentrata però nelle Op del Nord Italia. Nel Settentrione per le Op si evidenziano dimensioni economiche nettamente superiori a quelle delle organizzazioni operanti al Centro-Sud.
3TSVXSJVYXXMGSPIRIPPE4VSZMRGMEHM%YXSRSQEHM8VIRXS
Circa il 95% della produzione ortofrutticola trentina è gestito ed immesso sul mercato da 4 Organizzazioni dei produttori alle quali fanno riferimento numerose cooperative e singoli produttori. Nella Provincia autonoma di Trento è inoltre attiva un’Associazione delle Organizzazioni dei produttori con funzioni di rappresentanza e coordinamento. Nella tabella 2 sono riportati i dati relativi alla composizione associativa e al valore della produzione commercializzata dalle Organizzazioni dei produttori riconosciute nella Provincia Autonoma di Trento.
8EFIPPE¦0I3THIPPE4VSZMRGME%YXSRSQEHM8VIRXS
Op
Sant’Orsola
Consorzio La Trentina
N. aderenti
Valore della produzione commercializzata (euro)
1.228 produttori
22.782.249
n. 6 cooperative
31.801.152
(n. 1.815 produttori)
Consorzio Melinda
n. 16 cooperative
150.722.197
(n. 5.013 produttori)
CIO - Consorzio Interregionale n. 7 cooperative
16.902.595
Ortofrutticolo
(n. 365 produttori )
Fonte: Provincia Autonoma di Trento
Temi
Anche la distribuzione delle Aop è nettamente sbilanciata, con 9 associazioni riconosciute al Nord, presenti soprattutto in Emilia-Romagna, 2 Aop che operano
nel Centro Italia, entrambe nel Lazio, ed una al Sud, localizzata in Campania.
3TSVXSJVYXXMGSPIRIPPE4VSZMRGMEHM%YXSRSQEHM&SP^ERS
In base all’art. 125b del Regolamento Ce 1234/07, in Alto Adige sono attive 3 Organizzazioni dei
produttori (Op), legalmente riconosciute: Vog, Vip e Vog Products. In Alto Adige, all’incirca l’82%
delle cooperative e oltre l’85% dei produttori operanti nel settore ortofrutticolo sono riuniti nelle
Organizzazioni dei produttori ed hanno a disposizione il 90% della superficie coltivata.
8EFIPPE0I3THIPPE4VSZMRGME%YXSRSQEHM8VIRXS
Organizzazioni
di produttori
Settore di
produzione
Cooperative
frutticole
e ortofrutticole
Produttori
Superficie
(ettari)
Vip
frutta e verdura
7
1.750
5.200
Vog
frutta e verdura
16
5.032
11.700
elaborazione frutta
24
11.971
24.000
Vog Products
Fonte: Relazione agraria e forestale, 2012 – Provincia Autonoma di Bolzano
Per quanto riguarda la rappresentanza dell’ortofrutta organizzata, si registra nel
2012 l’approvazione del progetto di fusione delle due unioni nazionali, Uiapoa e
Unacoa, che ha dato luogo alla nascita di un nuovo soggetto, «Italia Ortofrutta Unione Nazionale», che si affianca all’altra unione nazionale operante nel comparto, Unaproa. A «Italia Ortofrutta» aderiscono circa 140 Op presenti in sedici regioni, per un fatturato complessivo di 1,7 miliardi di euro. Il nuovo organismo rappresenta così il 15-20% della produzione vendibile ortofrutticola italiana e oltre il
35% di quella del sistema organizzato.
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Politiche contrattuali e lavoro
3TSVXSJVYXXMGSPIMR)QMPME6SQEKRE
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In Emilia-Romagna sono attive 26 Op e 4 Aop. Il sistema delle Op e delle Aop nel 2011 ha conseguito circa 1 miliardo e 770 milioni di valore della produzione commercializzata. La tabella 4 riporta i dati relativi alle diverse Op ed Aop tenendo conto delle sinergie adottate dai vari soggetti
nella presentazione dei Programmi operativi di attività nel corso del 2011.
8EFIPPE¦0I3TIPI%STHIPP«)QMPME6SQEKRE
Denominazione Op e Aop
Copador
Afe
Opoeuropa
Europ Fruit
Gruppo Mediterraneo
Finaf
Cio
Romandiola
Geagri
Ciop
La Diamantina
Funghi delle Terre di Romagna
Chiara
Sistema Frutta
Totale
Valore produzione commercializzata
60.611.442,51
47.131.122,93
15.546.891,14
55.283.926,11
458.386.455,43
830.687.251,60
154.030.043,21
56.626.603,74
6.868.122,16
70.317.312,48
4.433.685,74
3.665.960,73
6.692.570,09
3.540.737,74
1.773.822.125,61
Arp, Ainpo hanno presentato l’annualità 2011 con Aop Cio.
Apoconerpo, Orogel Fresco, Modenese Essicazione Frutta, Moderna, Opera hanno presentato
l’annualità 2011 con Aop Finaf.
Apofruit Italia, Asipo, Agribologna, Pempacorer Hanno Presentato L’annualità 2011 Con Aop
Gruppo Mediterraneo.
Granfrutta Zani, Minguzzi hanno presentato l’annualità 2011 con Aop Romandiola.
Cico, Op Ferrara, Veba hanno presentato l’annualità 2011 con Aop Ciop.
Fusione per incorporazione di Aop Gruppo Mediterraneo in Aop Finaf.
Fonte: Regione Emilia-Romagna - Direzione Generale Agricoltura, Economia ittica, Attività faunisticovenatorie.
3TSVXSJVYXXMGSPIRIP:IRIXS
In Veneto sono attive 19 Op e 1 Aop. Nel 2011 alle Op venete aderiscono 4495 soci. Il valore della produzione commercializzata (Vpc) è pari a circa 342 milioni di euro. La superficie gestita dalle Op è, infine, pari a 14.718 ettari.
8EFIPPE¦0I3TIPI%STMR:IRIXS
Peso Vpc
aggregato (%)
Apo Veneto Friulana
12
Op Coz
3
Op Nordest
8
Apo Scaligera
12
Op Europ
4
Op Cop
8
Il Noceto
1
Opo Veneto
9
Op Fungamico
3
Op Valle Padana
6
Fonte: Veneto Agricoltura su dati Regione Veneto.
Op/Aop
Peso Vpc
aggregato (%)
Op del Garda
3
Ortoromi
16
Op Camposole
3
Orti dei Berici
3
Op Saccagnana
1
Op Consorzio Funghi di Treviso
6
Aop Veneto Ortofrutta
n.d.
Consorzio Piccoli Frutti
3
Nogalba
1
Geofur soc.coop agr.
n.d.
In Campania sono attive 26 Op e 1 Aop. In particolare si segnalano:
■ la Op Finagricola che è una cooperativa di 12 soci e si sviluppa su una base produttiva di 24
aziende agricole. Finagricola rappresenta una delle più importanti realtà del settore ortofrutticolo nazionale con posizioni di leadership nella maggior parte delle tipologie di prodotto in cui
è attiva (verdure e ortaggi freschi). Finagricola è situata nell’area territoriale della Piana del Sele in provincia di Salerno;
■ la Aop Armonia, formata nel 2009 da Op Poma e Op Ideanatura, è la più grande Aop del Sud
Italia, con circa trenta soci e più di 1.300 ettari di area coltivata divisa tra Campania, Calabria,
Puglia e Basilicata. È situata a Battipaglia, in provincia di Salerno.
8EFIPPE¦0I3TIPI%STHIPPE6IKMSRI'EQTERME
N. soci
58
9
104
864
403
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77
3TSVXSJVYXXMGSPIMR'EQTERME
Denominazione (sigla)
Poma Consorzio
Finagricola
Cjo
Apopa
Aoa
Temi
Op/Aop
Valore della produzione commercializzata (euro)
12.211.210,00
38.045.585,84
15.900.442,51
9.707.308,96
21.344.938,71
Politiche contrattuali e lavoro
a
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segue Tabella 6
Apoc Salerno
Con.co.o.sa
Consorzio Terra
Alma Seges
Sud Agricola
Idea Natura
Agrivesuvio
Agriverde
Giotto
Pomoidea soc. coop. a r.l.
Coop. Agricola s. Giorgio
Ortofelice
Secondulfo
Campania Felix
La Maggiolina
Coop. Agr. Alto Casertano
Giaccio Frutta
San Ciro
Agris
Euro. Com.
Apo Caserta
Solco Maggiore
500
497
76
189
9
17
64
34
45
290
n.d.
9
n.d.
50
9
n.d.
75
n.d.
n.d.
5
105
5
n.d.
22.979.693,29
34.569.496,66
34.465.646,64
3.777.537,33
6.203.618,30
n.d.
5.223.111,05
n.d.
15.751.242,62
n.d.
10.155.641,16
n.d.
3.232.600,60
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
4.584.999,01
3.434.196,35
n.d.
Fonte: Nostre elaborazioni su dati Regione Campania
3. Quante sono le Op non ortofrutticole in Italia?
Al 30 giugno 2012 le organizzazioni di produttori (Op) non ortofrutticole riconosciute in Italia e iscritte all’apposito albo del Mipaaf risultano essere 168, di cui
34 riconosciute in base al d.lgs. 228/2001 e 134 sulla base del d.lgs. 102/2005
(Inea, 2012).
%PGYRI3TEPXVMTVSHSXXMEKVMGSPMRIPP«-XEPMEWIXXIRXVMSREPI
■
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In Emilia-Romagna nel settore lattiero-caseario il Consorzio Cooperativo Granlatte (holding del
Gruppo Granarolo) annovera 671 soci per una Vpc di poco inferiore a 100 milioni di euro.
In Emilia-Romagna l’Op Cereali Emilia-Romagna è la più grande del settore cerealicolo in Italia
con oltre 10.000 produttori associati e un Vpc di circa 107 milioni di euro.
In Emilia-Romagna Asso.Pa rappresenta una realtà economica importante con un Vpc di poco
inferiore a 30 milioni di euro, che concentra il 45% circa del valore della produzione organizzata di patate a livello nazionale.
■
In Lombardia Unipeg nel settore delle produzioni bovine realizza una Vpc di poco inferiore a 100
milioni di euro e concentra il 90% circa del valore della produzione organizzata nazionale.
Nel settore bieticolo-saccarifero Co.Pro.B. realizza un Vpc superiore a 82 milioni di euro. Annovera 4.388 produttori associati provenienti oltre che dall’Emilia-Romagna, dove risiede l’organizzazione, principalmente, anche dal Veneto.
Il lattiero-caseario è il primo comparto per numero di Op con 39 organizzazioni operanti in Italia. Al secondo posto si colloca il settore olivicolo. Seguono il comparto pataticolo, con 19 organizzazioni distribuite in 11 regioni, e quello tabacchicolo che raggruppa 23 organizzazioni di cui oltre la metà operanti in Campania. Nel
complesso, i due terzi delle Op attive si concentrano in quattro comparti (olivicolo, lattiero-caseario, tabacchicolo e pataticolo), che aggregano oltre l’85% dei produttori associati e realizzano più del 60% del valore della produzione commercializzata (Vpc) totale. A questi si aggiunge il comparto «cerealicolo-riso-oleaginose»
che conta 15 Op, rivelando dimensioni apprezzabili, sia in termini di soci, sia come
valore della produzione commercializzata.
%PGYRI3TEPXVMTVSHSXXMEKVMGSPMRIPP«-XEPMEGIRXVEPI
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All.Coop Società Cooperativa Agricola Mosciano Sant’Angelo (Te): Azienda che opera nel settore «Trasformazione e Macellazione Prodotti Avicoli» ed appartiene al gruppo Amadori. Associa
anche produttori di altre regioni (Marche e Molise) e detiene più del 70% del valore della produzione commercializzata dalle Op del settore.
Nelle Marche l’Op «Terre Cortesi Moncaro» realizza quasi il 40% del valore della produzione organizzata nel settore vitivinicolo. Conta 782 soci e una Vpc di 16 milioni di euro.
In Toscana si segnala l’Op Cooperativa Consorzio Produttori Latte Maremma. Conta 41 soci e
una Vpc di 13,5 milioni di euro.
Nel settore tabacchicolo in Umbria è localizzata l’Op. Artp. Conta 252 soci e una Vpc di 9 milioni di euro.
Anche a livello territoriale la distribuzione delle organizzazioni risulta concentrata, con quasi il 70% delle Op che opera in sei regioni di cui quattro appartengono all’area meridionale (Puglia, Campania, Calabria e Sardegna) e due all’area settentrionale (Lombardia ed Emilia-Romagna). Una particolare concentrazione numerica di Op si rileva in Puglia (30) e in Sardegna (20). Tuttavia tali rapporti si invertono se si prende in considerazione il valore medio della produzione commercializzata dalle Op. In questo caso le organizzazioni dell’area centro-meridionale
mostrano valori nettamente inferiori a quelli delle organizzazioni del Nord Italia.
Temi
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Politiche contrattuali e lavoro
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Tale differenza è principalmente attribuibile alla diversa specializzazione produttiva
delle Op nelle aree analizzate: al Nord pesano le grandi Op cerealicole, mentre al
Sud a incidere sul Vpc medio è l’elevato numero di organizzazioni olivicole con una
dimensione inferiore alla maggior parte degli altri comparti.
%PGYRI3TEPXVMTVSHSXXMEKVMGSPMRIPP«-XEPME1IVMHMSREPI
■
■
■
■
■
In Sardegna è attiva la 3A Cooperativa Assegnatari Associati Arborea, con 225 soci e circa 133
milioni di euro di Vpc. La 3A, attiva nel settore lattiero caseario, è l’Op con il Vpc più elevato tra
tutte le organizzazioni non ortofrutticole.
In Puglia si segnala la Op Avipuglia Sca. Conta 6 soci e circa 21 milioni di euro di Vpc. La Avipuglia Sca è attiva nel settore avicunicolo.
Nel settori olivicolo in Puglia è localizzata Op Acli Terra Brindisi. Conta 3.684 soci e una Vpc di
17 milioni di euro.
La Op Cantina Due Palme è situata nella regione Puglia. Conta 840 soci e una Vpc di 14 milioni
di euro.
Nel settore tabacchicolo in Campania è localizzata l’Op Associazione Tabacchicoltori Sanniti
Atas. Conta 634 soci e una Vpc di 10 milioni di euro.
4. Organizzazioni dei produttori: criticità e prospettive
I meccanismi di funzionamento della Ocm ortofrutta sono stati oggetto di una
specifica azione di audit promossa dalla Corte dei Conti europea. Una specifica Relazione Speciale (Corte dei Conti europea, 2006a e 2006b) ha, infatti, provveduto
ad analizzare l’efficacia dei Programmi operativi e i meccanismi di funzionamento
delle Organizzazioni dei produttori. L’audit ha in particolare evidenziato alcuni
punti critici nell’implementazione degli strumenti previsti della Ocm ortofrutta. Innanzitutto la Corte dei Conti europea ha sottolineato la necessità di migliorare il
contributo degli Stati membri nella selezione delle operazioni previste nei Programmi operativi per garantire un’effettiva efficacia alle azioni promosse dalle Op.
La Corte dei Conti europea ha, inoltre, evidenziato come l’attuazione del regime di
aiuto si sia rivelata costosa sia per gli Stati membri sia per le Organizzazioni dei produttori. In particolare gli interventi di programmazione che sono stati promossi nell’ambito dei Programmi operativi sono stati applicati con il solo obiettivo di ottemperare alle richieste formali della norma e senza benefici reali per gli operatori
del settore. La Relazione, infine, sottolinea che le forze di mercato esercitano pressioni su produttori ortofrutticoli affinché rispettino norme ambientali più rigide,
migliorino la qualità dei prodotti e controllino i costi.
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Altre analisi (Canali, 2007) evidenziano, invece, le criticità che, in particolare,
hanno caratterizzato le Organizzazioni dei produttori. Un primo aspetto da sottolineare riguarda il ruolo diverso da paese a paese assunto dalle Op nella commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. Le differenze nel tasso di organizzazione della
produzione6 tra paesi appaiono molto marcate: in Olanda, Belgio e Gran Bretagna
quasi tutta la produzione ortofrutticola è mediata dalle Op, tra il 30 ed il 50% si
collocano Italia, Germania, Francia, Spagna e Malta, al di sotto del 30% gli altri
paesi. In media il 39% della produzione di ortofrutticoli prodotti all’interno dell’Ue
viene veicolata attraverso Op (Cioffi et al., 2009). Questi valori mettono in discussione la reale efficacia delle Organizzazioni dei produttori come strumento per la
concentrazione dell’offerta e per il recupero del potere di mercato dei produttori
agricoli. In questo senso appare opportuno promuovere una riflessione sui requisiti
minimi in termini di dimensione che le Op devono possedere per il loro riconoscimento. Per garantire un aumento nella concentrazione di mercato è necessario che
gli Stati membri7 identifichino soglie dimensionali sia in senso assoluto che in termini di quote di mercato tali che permettano la costituzione di Op capaci di competere ad armi pari con i grandi operatori della commercializzazione con i quali esse si trovano a doversi confrontare. Ultimo aspetto critico riguarda le norme sulla
composizione degli organismi di governo delle Op. L’assenza di criteri di incompa6
Il tasso di organizzazione della produzione è calcolato rapportando la produzione che passa attraverso le Op al valore della produzione di ortofrutticoli prodotti all’interno (Cioffi et al., 2009).
7 La precedente Ocm rimanda ad un’applicazione nazionale da realizzare mediante provvedimenti per
i quali non sono previste particolari e specifiche indicazioni quantitative a livello Ue, ma solo la necessità di definire le dimensioni minime in termini di numero di aderenti e di fatturato complessivo.
Temi
Fonte: modificato da Cioffi et al. (2009)
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tibilità per la partecipazione e la rappresentanza nei Consigli di amministrazione di
soggetti che possono essere in chiaro conflitto di interessi (imprese di trasformazione o acquirenti dei prodotti venduti dalla stessa Op) può limitare l’efficacia delle
scelte assunte dalle Op.
D’altronde i contenuti delle proposte di riforma della Politica agricola comune
post 2013 attribuiscono in prospettiva una notevole rilevanza alle Organizzazioni
dei produttori e alle loro associazioni, alle organizzazioni interprofessionali e alle organizzazioni di operatori come strumenti per migliorare la competitività dell’agricoltura europea. Per promuovere lo sviluppo di queste organizzazioni o associazioni, le proposte della Commissione prevedono la possibilità:
– di estendere il riconoscimento delle Organizzazioni dei produttori anche a settori diversi dall’ortofrutta;
– di fornire uno specifico sostegno economico attraverso una misura da inserire nei
Psr del prossimo ciclo di programmazione che preveda l’erogazione di un aiuto
forfettario alle «associazioni di produttori nei settori agricolo e forestale», ufficialmente riconosciute dalle autorità competenti degli Stati membri sulla base di
un piano aziendale.
Conclusioni: le Organizzazioni dei produttori in una prospettiva contrattuale
L’analisi svolta in precedenza ha permesso di evidenziare la crescente diffusione
delle Organizzazioni di produttori. Le Op costituiscono oramai un’importante risorsa per il potenziamento della competitività degli operatori dell’ortofrutta italiana
e degli altri comparti produttivi dell’agricoltura nazionale. Il potenziamento delle
Op previsto dalla riforma della Pac post 2013 dovrebbe ulteriormente consolidare
lo strumento delle Organizzazioni dei produttori ampliandone le funzioni e il campo di azione e fornendo specifiche risorse per la promozione di nuove organizzazioni. D’altronde con la riforma Pac post 2013 si apre una nuova fase per l’agricoltura europea: il taglio delle risorse che nel prossimo futuro saranno destinate all’agricoltura europea impone agli operatori del settore di ripensare le proprie strategie
imprenditoriali migliorando l’efficienza dei processi produttivi e promuovendo una
maggiore attenzione agli andamenti e alle esigenze dei mercati. In questo contesto
il legislatore europeo affida alle Op un ruolo cruciale per implementare una nuova
fase nei meccanismi di funzionamento della Pac. Ma le Organizzazioni dei produttori potranno svolgere questo ruolo cruciale solo se saranno in grado di superare le
criticità che ne hanno caratterizzato il funzionamento nel recente passato diventando per gli operatori del settore strumenti efficaci di promozione del loro livello di
competitività e non solo mere occasioni per drenare ulteriori fondi comunitari.
Parallelamente si rilevano alcune criticità di cui è necessario tenere conto:
– le Op hanno come scopo principale la commercializzazione della produzione dei
produttori aderenti per i quali sono riconosciute;
– le organizzazioni di rappresentanza delle Op9 non coincidono formalmente con
le controparti che tradizionalmente (Coldiretti, Cia, Confagricoltura) sono coinvolte nella sottoscrizione del Ccnl operai agricoli e florovivaisti.
D’altronde i legami che formalmente collegano i singoli operatori agricoli alle
Op possono rappresentare un’interessante occasione per migliorare l’efficienza degli
strumenti contrattuali rendendoli più conformi alla dimensione aziendale e territoriale come per altro viene ricordato nei contenuti del Ccnl operai agricoli e florovivaisti. Al riguardo basti ricordare che il d.lgs. n. 105/2005 ricorda che i soci aderenti
alle Op hanno l’obbligo di «applicare in materia di produzione, commercializzazione, tutela ambientale le regole dettate dall’organizzazione» evidenziando un legame
funzionale e di strategia molto intimo tra Op e singoli operatori agricoli che potrebbe offrire un interessante spunto per la sperimentazione di meccanismi contrattuali innovativi che ne migliorino efficacia ed efficienza.
8 Al riguardo basti ricordare due dati: alle Op non ortofrutticole aderiscono 272.622 soci (Petriccione, 2012) mentre sono 86.775 quelli aderenti ad Op ortofrutticole (Mipaaf-Ismea, 2012).
9 Le unioni riconosciute secondo gli artt. 5 e 6 del decreto legislativo n. 102/05 sono: 1. Unione nazionale associazioni produttori ortofrutticoli e agrumari, 2. Unione nazionale organizzazioni di produttori ortofrutticoli agrumari, 3. Unione nazionale organizzazioni di produttori associate ortofrutticoli agrumari, 4. Unione italiana associazioni produttori ortofrutticoli, 5. Unione nazionale associazioni di produttori avicunicoli - Avitalia, 6. Unione italiana produttori di frumento duro e tenero, mais
e altri cereali, 7. Unione nazionale tra le associazioni di produttori di patate, 8. Organizzazione nazionale tra le organizzazioni di produttori di carne suina - Unapros, 9. Organizzazione comune di produttori lattiero-caseari - Oc Latteitalia, 10. Organizzazione nazionale tabacco Italia - Ont. Per l’ortofrutta abbiamo Unaproa e Italia Ortofrutta - Unione Nazionale.
Temi
Anche sul piano contrattuale lo strumento Op ha richiamato recentemente l’attenzione delle organizzazioni sindacali. La ricerca di un modello contrattuale più inclusivo e più efficace spinge infatti i sindacati dei lavoratori di settore a provare ad
esplorare nuovi meccanismi contrattuali che tengano conto delle trasformazioni che
riguardano i modelli organizzativi agricoli a livello nazionale. Al riguardo, ferma restando la centralità del Ccnl del settore, le Op rappresentano evidentemente un interessante soggetto per le seguenti precipue caratteristiche:
– la numerosità elevata dei produttori agricoli con cui le Op intrattengono formali
rapporti8;
– la pervasività della presenza delle Op sul piano settoriale e territoriale.
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Bibliografia
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Canali G., La nuova Ocm ortofrutta e la sua applicazione in Italia, Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, Gruppo 2013, Working paper
n. 4, 2007.
Cioffi A., Coppola A., Il ruolo delle organizzazioni di produttori nel settore ortofrutticolo: un’analisi delle possibilità di sviluppo nello scenario di riforma della Pac, «Rivista Economia e Diritto Agroalimentare», n. 1, 2009.
Corte dei Conti europea, Nota informativa della Corte dei conti europea concernente la relazione speciale n. 8/2006 intitolata «Coltivare» il successo? L’efficacia
del sostegno dell’Unione europea ai programmi operativi a favore dei produttori ortofrutticoli, Eca/06/21, Lussemburgo, settembre 2006a.
Corte dei Conti europea, «Coltivare» il successo? L’efficacia del sostegno dell’Unione europea ai programmi operativi a favore dei produttori ortofrutticoli. Relazione speciale n. 8, «Gazzetta ufficiale dell’Unione europea», n. C 282 del
20/11/06, 2006b, http://www.eca.europa.eu/audit_reports/special_reports/
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Inea, L’organizzazione economica dei produttori, in Annuario dell’agricoltura italiana
– 2011, Roma, 2012, http://www.inea.it/web/inea/annuario/ultima_edizione.
Mipaaf-Ismea, Valutazione della strategia nazionale in materia di programmi operativi sostenibili nel settore ortofrutticolo (2012), Roma, 2012, http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5828.
Petriccione G., Solazzo R., Le Organizzazioni dei produttori nell’agricoltura italiana,
«Agriregionieuropa», n. 30, 2012.
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