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L`antico segreto della fonte della giovinezza: i 5 TIBETANI .

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L`antico segreto della fonte della giovinezza: i 5 TIBETANI .
L’antico segreto della fonte della
giovinezza: i 5 TIBETANI .
Cari lettori vogliamo segnalare un gruppo di esercizi di genuina
integrazione psico-fisica chiamati : i 5 TIBETANI esposti nel libro
omonimo di Peter Kelder, scritto negli anni 30 dopo un suo viaggio in
un monastero nel Tibet proibito.
Questi esercizi promettono grandi cose, tra cui il risveglio della
forza vitale che giace addormentata nell’intimo e il raggiungimento
del benessere del corpo, della mente e dello spirito. PERCHE’ ESEGUIRE
GLI ESERCIZI DEI 5 TIBETANI?
Il corpo ha sette centri di energia principali disposti lungo l’asse
centrale del corpo. Gli Indù li chiamano chakra. La parola deriva dallo
sanscrito e significa “ruota” o “vortice”. I chakra infatti si
presentano come vortici. Il fatto che la scienza non diffonda
informazioni in merito a studi compiuiti e risultati ottenuti, non
significa che tali centri siano immaginari nè che non esiste alcun modo
di misurare l’ “energia” o “prana” ad essi associata. Essi sono dei
potenti campi elettriomagnetici invisibili ai nostri occhi e tuttavia
assolutamente reali.
Ciascun corpo (inteso come “oggetto”) possiede un campo elettromagnetico.
Anche il cuore, il fegato, la milza etc hanno un proprio campo e di
conseguenza hanno un loro chakra. Questa è una visione “occidentale” della
cosa, in realtà il sistema chakra è qualcosa di più complesso che merita un
capitolo a parte Secondo una visione più “orientale” i chiakra rappresentano
centri per la ricezione, l’assimilazione e la trasmissione dell’energia
vitale (prana). In un corpo sano, ognuno di questi centri ruota a grande
velocità, consentendo all’energia vitale di fluire liberamente verso l’alto.
Ma se uno o più di questi vortici comincia a rallentare, il flusso di energia
vitale risulta inibito o bloccato, contribuendo a peggiorare lo stato di
energia complessiva e di conseguenza la salute della persona. Ecco che si
rende necessario ristabilire la corretta rotazione di questi centri
energetici per riacquistare salute, giovinezza e vitalità. Grazie agli
esercizi (o meglio riti) dei 5 tibetani questo è possibile. Ognuno di essi è
utile per determinate funzioni, tuttavia eseguirli tutti assieme, porta al
maggior beneficio. Equilibrando i 7 centri energetici viene normalizzato
anche lo squilibrio ormonale, in modo da permettere alle cellule di
replicarsi e prosperare come quando erano giovani. Stimolando questi punti le
ghiandole endocrine, il sistema circolatorio, i meridiani e così via si
agisce sul livello biochimico degli enzimi e degli ormoni, influenzando
fortemente la nostra sensazione di benessere e la nostra sfera emozionale.
Vi consigliamo di guardare il video sotto e leggere la descrizione di come
eseguire gli esercizi.
(Se vuoi vedere il filmato (più grande) sei poco
pratico e non lo sai fare rimanendo su questa pagina, CLICCA QUI e guardalo
su Youtube)
PRIMO TIBETANO (fluire liberamente con gli eventi della vita)
Posizione base: in piedi, a braccia larghe, palmi rivolti verso il basso.
Azione: ruotare su se stessi in senso orario, vale a dire il braccio sinistro
ruota verso destra.
Se c’è capogiro, eseguire le rotazioni molto lentamente. Si fa presto
l’abitudine e si eseguiranno le rotazioni sempre più velocemente, con
naturalezza. Fissare sempre la punta di una mano aiuta a non avere capogiri,
sia durante il movimento sia nella fase di arresto.
SECONDO TIBETANO
(offrire carica e forza ad ogni cellula del mio corpo)
Posizione base: distesa a terra, supina. Braccia lungo i fianchi. Azione:
sollevare contemporaneamente le gambe fino alla verticale (piedi flessi a
“martello”) e la testa verso il petto. Spalle, schiena e bacino rimangono a
contatto con il suolo. Inspirare durante la flessione ed espirare nella fase
di distensione.
Se risulta difficile alzare e abbassare le gambe distese, si può piegare le
ginocchia durante i movimenti, per impegnare meno i muscoli addominali.
TERZO TIBETANO
(aprire il cuore verso il cielo)
Posizione base: in ginocchio, mani appoggiate posteriormente all’apice delle
cosce, piedi con le dita flesse e in contatto con il suolo, testa appoggiata
al mento. Azione: inarcare all’indietro testa, spalle e schiena. Inspirare
quando si inarca ed espirare nel ritorno alla posizione base. Aprire la bocca
nell’inarcamento aiuta a respirare e a distendere i muscoli anteriori del
collo.
QUARTO TIBETANO
(far pulsare la forza della vita dentro di se)
Posizione base: seduta, gambe distese e leggermente divaricate, tronco eretto
e palmi appoggiati a terra. Azione: piegare le ginocchia, sollevare il bacino
e rovesciare indietro la testa (bocca aperta!), inspirando. Tornare in
posizione base.
QUINTO TIBETANO
(la flessibilità del corpo plasma la mente)
Posizione base: prona, il contatto con il suolo è dato dai piedi a dita
flesse e dai palmi rivolti in avanti. Testa rivolta all’indietro. Il bacino
gli arti inferiori sfiorano il suolo senza toccarlo. Azione: spingere il
suolo con le mani e sollevare il bacino, flettendo l’addome, inspirando.
Espirare tornando alla posizione base.
Conviene eseguire il movimento (ma vale anche per tutti gli altri!) a piedi
scalzi e su superficie non sdrucciolevole.
PRECISAZIONI IMPORTANTI
Respirazione All’opposto di quanto si fa di solito nei movimenti di
esercizio fisico intenso (tipico il lavoro con i pesi e le macchine, in
palestra), nei Tibetani si inspira quando si fa l’azione di contrazione
e si espira in distensione (es. nel n. 2 si inspira quando si portano le
gambe in verticale e si espira quando le si riabbassa a terra).
Progressione e ripetizioni La pratica dei Tibetani si inizia con 3
ripetizioni per ogni esercizio (cioè 3 rotazioni, 3 volte le gambe su e
giù ecc.). Normalmente si può aggiungere 2 ripetizioni ad ogni esercizio
ogni settimana, fino a un massimo di 21 ripetizioni. L’esecuzione
completa degli esercizi in 3 ripetizioni prende meno di 5 minuti. La
durata sale a circa 15 quando se ne fanno 21 in tutta tranquillità.
Nulla vieta di rimanere anche più settimane con lo stesso numero di
ripetizioni, finché non ci si sente perfettamente a proprio agio
nell’incrementare il numero. E’ importante la regolarità, non la
quantità. Se si salta l’esecuzione per un giorno su tanti si può
mantenere sempre lo stesso numero di ripetizioni. Se l’interruzione
arriva a una settimana, diminuire di 2 o 4 le ripetizioni, come ci si
sente. In caso di interruzioni superiori al mese il buon senso impone di
ricominciare da 3.
Come eseguirli Se fisicamente non si riesce a raggiungere una o più
posizioni, non è affatto tragico: l’importante è conservare l’attitudine
mentale a raggiungere la posizione ed eseguire correttamente la
respirazione. Anche se sono una splendida miscela di stretching e lavoro
isometrico e isotonico, i Tibetani non vanno pensati come la nostra
classica ginnastica: non è importante quello che si fa, ma l’attenzione
e la presenza nell’esecuzione. Sono da considerare uno spazio che ci
prendiamo per prestare attenzione a noi stessi. Pensare “Inspiro energia
e nutrimento, espiro tutto quello che non mi serve” aiuta a calmare la
mente e a educarla a percepire la profonda saggezza ed efficacia di
questi movimenti.
Quando eseguirli I Tibetani sono da praticare tutti i giorni. Non ha
importanza quando, ogni orario della giornata va bene, meglio a stomaco
non troppo impegnato. Al mattino danno una bella carica per la giornata,
alla sera predispongono a un buon sonno. Se non si ha dimestichezza con
l’esercizio fisico intenso o ci si sente “anziani” e “acciaccati”, se si
avverte fatica o disagio o non si ha abbastanza tempo, si può spezzare
l’esecuzione in più momenti della giornata (es. due esercizi al mattino
e tre alla sera…)
PS: visto i dubbi sollevati da alcuni lettori, rispondiamo per chiarire
il discorso “respirazione” e per effettuare alcune puntualizzazioni
anche sul sesto tibetano. Dai testi che abbiamo esaminato per redarre
l’articolo risulta quanto abbiamo esposto, ovvero inspirazione ed
espirazione sono eseguite all’opposto di quanto si tende a fare nei
comuni esercizi ginnici. Durante gli allenamenti all’”occidentale” si
espira in fase concentrica (contrazione muscolare) mentre si inspira in
fase eccentrica (rilascio della contrazione). Se però ci sono testi che
scrivono il contrario, siamo ben lieti di metterci in discussione. Come
detto nella presentazione del Blog noi non deteniamo la verità assoluta
e il nostro scopo è far chiarezza e mettere ordine su vari argomenti.
Quindi se chi sostiene il contrario, ci vuoi mandare titolo autore e
pagina del/dei libri dove ha letto le informazioni le prenderemo in
considerazione e le esamineremo. E’ vero, esiste un “Sesto Tibetano”,
ma, come disse Il Colonnello Bradford (responsabile dell’esportazione
dei riti in occidente) a Peter Kelder abbiamo ritenuto inutile parlarne
in quanto prima di metterlo in pratica è necessario e conveniente aver
ottenuto dimestichezza con i 5 riti precedenti. Quindi consiglio, prima
di farsi prendere dalla foga del “tutto e subito”, dedicare tempo e
pratica ai 5 tibetani sopra esposti.
E ribadisco il concetto: puntare sulla qualità più che sulla quantità.
Inoltre, sempre Il Colonnello, spiega che il sesto tibetano va praticato
solo da chi decide di intraprendere uno stile di vita casto. Questo
perchè, per assaporare pienamente il rito e non banalizzarlo in un
comunque utile esercizio fisico, è indispensabile praticarlo soltanto
quando è presente uno stimolo sessuale attivo. Scopo non ultimo del Blog
è proprio quello di creare interesse sugli argomenti esposti in modo che
ognuno possa ricercare informazioni utili da divulgare e condividere.
Ognuno deve essere responsabile della propria cultura, sviluppare mente
critica e non prendere per buono tutto ciò che viene passato attraverso
l’informazione ma andare alla ricerca della propria vertià. Consiglio
inoltre a chiunque si affacci per la prima volta a tali pratiche e sia
consapevole di determinate problematiche in corso (ernie, protrusioni,
cervicali, etc), di farsi seguire da personale competente almeno fino ad
aver appreso la corretta esecuzione degli esercizi. Sarebbe inutile
praticarli per il benessere e andare ad aggravare una situazione
precaria già esistente per una non curata biomeccanica. Sottolineo che
non abbiamo enunciato eventuali varianti da eseguire come progressione
didattica per giungere all’esecuzione ultima degli esercizi, nè
tantomeno ci siamo soffermati per individuare strategie d’esecuzione per
chi presenta problematiche come quelle descritte sopra. Per ulteriori
delucidazioni siamo sempre a disposizione
. Matteo Beltrame
La presentazione che segue è un’integrazione di Serghei che ringraziamo
molto.
fonte : http://www.versoluno.com/5tibetani/#sthash.6WQLIROa.dpuf
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