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Due condanne all`ergastolo E in aula scorrono le lacrime

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Due condanne all`ergastolo E in aula scorrono le lacrime
[16
]
LA PROVINCIA
LECCO
GIOVEDÌ 16 DICEMBRE 2010
[ LA SCHEDA ]
I personaggi
Oltre ai protagonisti, l’inchiesta sull’omicidio
Di Giacomo ha portato alla ribalta una serie di
personaggi prima indagati per reati collaterali e poi archiviati. Tra loro Davide Terraneo, accusato di favoreggiamento e poi prosciolto.
Pulp fiction
Terribile, nella sua drammaticità, la ricostruzione del delitto di Antonio Di Giacomo e, soprattutto, dell’occultamento del cadavere. Il
piano ideato dai due prevedeva: l’acquisto di
un armadio, nel quale nascondere un cadave-
re, per poi metterlo sopra un carrello porta vivande del bar dove lavorava Capellato; passeggiare in piazza Duomo a Como con l’armadio bara, caricare il tutto sopra il furgone giallo della vittima e farlo sparire in un buco nel
buio, ai margini della città.
[ IL PROCESSO IN ASSISE A COMO ]
Due condanne all’ergastolo
E in aula scorrono le lacrime
Sentenze durissime per l’omicidio dell’imprenditore di Colico Di Giacomo
Due ergastoli, uno per Emanuel Capellato, uno per il suo complice Leonardo Panarisi, uniti da un destino che oggi presenta il conto più salato a due che sui conti hanno costruito l’ultimo decennio delle rispettive esistenze; Panarisi, 52 anni, origini siciliane, trascorsi di carcere pesante, il conto voleva incassarlo da anni, da quando, nel
luglio del 2001, era incappato in un pacco
zeppo di cocaina destinata, così diceva, a
Capellato, figlio dell’amico Nilo, un pacco
in arrivo dall’Ecuador che gli sarebbe costato parecchi anni di cella; Capellato, 35 anni, comasco di Lipomo, trascorsi di carcere per carte
clonate, il conto voleva chiuderlo per sempre, esasperato com’era dalle richieste di Panarisi che,
uscito dal carcere in anticipo grazie a un indulto, chiedeva soldi
per sè, la moglie, le figlie.
Ergastoli, due, con isolamento
diurno per mesi tre, interdizione
dai pubblici uffici, annullamento della potestà genitoriale, praticamente il massimo di quanto
prevede il nostro ordinamento:
il tutto per avere ammazzato Antonio Di Giacomo, uno che, con
i loro deliri e con i loro conti, non
c’entrava davvero nulla, una padre di famiglia sceso da Colico
con un carico di orologi tarocchi
a incontrare la morte in un monolocale del centro storico di Como.
La sentenza che chiude il primo grado del
processo (altri, quasi sicuramente, ne seguiranno) è stata letta ieri pomeriggio dal presidente dell’Assise Vittorio Anghileri attorno alle 15.20, dopo più di cinque ore di camera di consiglio. In aula c’era soltanto Capellato, jeans e scarpe da ginnastica, capelli di nuovo a zero, come nelle foto comparse sui giornali all’indomani dell’arresto. È
rimasto quasi impassibile, appeso alla gabbia, volgendo appena lo sguardo verso i suoi
avvocati, Gerardo Spinelli e Paolo Della Noce.
La moglie di Antonio Di Giacomo, madre
dei suoi tre bambini, si è stretta piangendo
alla cognata, mentre il giudice annunciava
gli importi delle cosiddette "provvisionali",
somme di risarcimento immediatamente
esigibili: 600mila euro per lei e per i suoi
bimbi, 150mila a testa per ciascuno dei tre
fratelli di Antonio, 150mila per l’anziana
mamma. Il pm Antonio Nalesso, che in mattinata aveva rinunciato a replicare alle arringhe del folto parterre di difensori, ha lasciato rapidamente l’aula senza commentare, ancora prima che il presidente terminasse la lettura del dispositivo della sentenza.
Pochi commenti tra gli avvocati, anche se
IN CARCERE
Leonardo Panarisi ed Emanuel
Capellato, i due comaschi condannati all’ergastolo per l’uccisione di Antonio Di Giacomo,
nella foto sotto
Il Dott. RENATO PIANTANIDA con
i medici e gli infermieri del reparto di Otorinolaringoiatria sono vicini alla famiglia nel ricordo del
Dott.
GIORGIO DE MICHELI
Lecco, 16 dicembre 2010
RINGRAZIAMENTO
I familiari commossi per la partecipazione e l’affetto reso al loro indimenticabile
LUIGI GALBIATI
ringraziano commossi la Fanfara dei Bersaglieri di Lecco e
tutti coloro che, con la loro presenza, con scritti, fiori o pensieri, hanno preso parte al loro dolore.
Oggiono, 16 dicembre 2010
(Onoranze Funebri Galli - Lecco)
RINGRAZIAMENTO
i figli ANGELO e ANNA, con le
rispettive famiglie, sentitamente ringraziano tutti coloro che
con qualsiasi espressione di cordoglio si sono uniti al loro dolore per la perdita della cara
GIUSEPPINA FUMAGALLI
ved. MILANI
Lecco, 16 dicembre 2010
(Servizi Funebri Ferranti - Lecco)
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Spinelli e Della Noce non hanno nascosto
una certa amarezza: «Siamo rimasti sorpresi - ha detto Della Noce - Non ce lo aspettavamo. Credevamo e crediamo tuttora che
vi fossero tutti gli elementi utili a pronunciare una sentenza di assoluzione nel merito. Ci serviranno per presentare appello».
Più cauto Renato Papa, che ha condiviso
con l’avvocato lecchese Stefano Pelizzari la
difesa di Panarisi: «Nutro grande rispetto
per il lavoro di questo tribunale - ha detto
-. Aspetterò di leggere la sentenza e valuterò
la sussistenza di un margine per impugnarla». Papa ha in qualche modo censurato la
scelta di Panarisi, che ieri non si è presentato in aula scegliendo di restare nel carcere di Bergamo, dove è detenuto e dove probabilmente la notizia lo ha raggiunto soltanto in serata: «È stato un atteggiamento sbagliato, che personalmente non ho condiviso. Ma ne prendo atto». Così Pelizzari: «Le
sentenze si rispettano. Detto questo non mi
aspetto motivazioni nuove rispetto alle tesi del pubblico ministero». Per conoscere le
motivazioni della sentenza occorrerà attendere novanta giorni. I destini di Panarisi e
Capellato sono uniti per sempre.
St. F.
LA CURIOSITA’
Il pm il primo
a lasciare l’aula
«Rinuncio alla replica». Tre parole, in tutto. Per due settimane, il tempo dall’ultima udienza fino al giorno del verdetto, il
pubblico ministero Antonio Nalesso ha tenuto ognuno appeso al diritto di dire ancora la
sua, un istante prima che i giurati si ritirassero in camera di
consiglio. Invece nulla. Ieri non
ha proferito verbo. È a quello
stesso banco, sempre solo, che
quasi sei ore dopo Nalesso è
tornato, per ascoltare le parole del giudice, la sentenza. Tutto in un attimo. Nalesso ha
ascoltato fino alla parola «condanna all’ergastolo», poi s’è alzato, e per primo dall’aula se
n’è andato. Vincere non rende
l’uomo meno solo.
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