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Dal taglio con la falce alla mietilegatrice

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Dal taglio con la falce alla mietilegatrice
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D’EPOCA
Dal taglio con la falce
alla mietilegatrice
di Franco Zampicinini
Mieti e mietilegatrice:
il principio di
funzionamento
La mietitrice semplice, derivata dalla falciatrice, eseguiva il taglio dei
culmi deponendoli sul terreno fuori
dal percorso della barra falciante;
I primi anni del 1800
furono il periodo
della svolta: in
America e in
Inghilterra iniziarono
a prendere forma
le prime mietitrici
a trazione animale
in grado di sostituire
il lavoro di decine
di uomini
dietro la barra era fissata una piattaforma che accoglieva gli steli abbattuti grazie a quattro rastrelli girevoli su un albero verticale; periodicamente, uno dei rastrelli, comandato
dall’operatore, si abbassava e scaricava il covone a terra.
La mietilegatrice eseguiva anche la
legatura degli steli in covoni, che venivano lasciati sul campo. L’apparecchio di taglio era costituito da
una barra falciante e un aspo ad asse orizzontale che piegava il cereale
verso la sega. I culmi tagliati erano raccolti su un
trasportatore orizzontale
a nastro di tela (o di gomma) con regoli di legno. Un elevatore inclinato a
circa 45° portava i culmi sulla tavola
di legatura in legno o lamiera, inclinata in senso opposto rispetto all’elevatore. I culmi erano sospinti dai
bracci accovonatori contro l’organo
sostenitore. Quando il covone in formazione aveva ottenuto la dimensione prevista entrava automaticamente in azione il legatore e quindi gli
espulsori che lo scaricavano a terra.
Nei modelli più vecchi la trasmissione del movimento a tutti gli organi di lavoro derivava da una delle
due ruote portanti (il cui cerchione
era dotato di palette di aderenza)
mentre in quelli più moderni dalla
presa di potenza del trattore.
I pionieri
La prima mietitrice degna di questo nome porta la fi rma dell’inglese
Gladstone, che nel 1806 realizzò
una macchina trainata da un cavallo, con un unico disco di grande
diametro portante lungo il bordo le
lame taglienti e delle specie di denti, per avvicinare i culmi alle lame.
Negli stessi anni, Salmon mise a
Dalla mietitrice con disco frontale dell’inglese Smith, sperimentata in Scozia nel 1819 (disegno a sinistra)
sono trascorsi quasi 150 anni prima della diffusione delle mietitrici meccaniche anche in collina:
motofalciatrice Bcs 622 prima serie con mietilegatore ad accovonatura verticale (1962) (foto a destra)
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P
er migliaia d’anni gli agricoltori hanno mietuto i cereali a
mano, con il falcetto o la falce; per i contadini era uno
dei lavori più faticosi dell’annata agraria e richiedeva molta manodopera.
Fu nei primi decenni del 1800 che
vennero messe a punto le prime mietitrici a trazione animale, la cui invenzione fu a lungo contesa fra gli
americani Cyrus Hall McCormick e
Obed Hussey; seguirono, nella seconda metà del secolo, le mietilegatrici a trazione animale, macchine
che conobbero una rapida diffusione
nelle grandi pianure, soprattutto dove vi era carenza di manodopera. A
partire dagli anni Trenta del 1900, il
progressivo passaggio dalla trazione
animale a quella meccanica e la diffusione nel secondo Dopoguerra degli apparati mietilegatori montati sulle motofalciatrici portarono alla completa meccanizzazione della mietitura anche nelle aree collinari.
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Primo prototipo della mietitrice
di Obed Hussey, 1833. Successivamente
migliorata, si imporrà sul mercato americano
a partire dal 1847, rimanendo in produzione
per cinquant’anni
Mietitrice dell’inglese Patrick Bell spinta da una coppia di cavalli, progettata nel 1826.
Gli steli tagliati sono espulsi lateralmente, a formare un’andana continua
Mietitrice di Cyrus Hall
McCormick, 1867.
Il moto della barra
falciante e dell’aspo
sono derivati dalla ruota,
attraverso una corona
dentata e una serie
di ingranaggi
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Mietitrice
McCormick
con formazione
manuale
dei covoni, 1870.
Un ombrellone
protegge gli
operatori dal sole
Mietilegatrice La Française costruita dalla J. Cumming di Orleans, 1876. La piattaforma
poteva essere sollevata in fase di trasporto per ridurne la larghezza
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punto una mietitrice spinta da un
uomo (o da un cavallo) con un sistema di taglio a forbice.
Fra il 1811 e il 1819 venne sperimentata la mietitrice di Smith, spinta da
una coppia di cavalli; anteriormente era collocato un grande tamburo
con un disco tagliente, che spingeva lateralmente i culmi tagliati, a
formare una stretta andana; difetto
grave della macchina era il fatto che
il moto trasmesso attraverso le ruote non riusciva a far girare il disco a
una velocità sufficiente.
Si deve allo scozzese Patrick Bell,
nel 1826, la prima mietitrice che
prefigurava le caratteristiche dei
futuri modelli; spinta da due cavalli, era caratterizzata da un apparato
falciante con barra a moto alternativo (con lama e controlama fi ssa a
denti triangolari), aspo abbattitore
e una tavola a tappeto rotante, che
depositava i cereali su un lato in
un’andana continua. Era in grado di
mietere un ettaro in due ore.
Nel 1831 Cyrus Hall McCormick
iniziò, in Virginia, le sperimentazioni di una mietitrice leggera e
semplice, tirata da due cavalli; la
barra era formata da una lama con
movimento alternativo orizzontale
e un portalama a denti; il movimento era assicurato da un’unica
ruota attraverso una serie di ingranaggi. Questa macchina, brevettata nel 1834 e commercializzata dal
1842, segnò la rivoluzione della
mietitura: in un giorno era in grado
di compiere il lavoro di 24 uomini
muniti di falce. Nel primo modello
l’andanatura era assicurata da un
secondo operatore a piedi, munito
di un rastrello, con cui prelevava
gli steli dal pianale; nei modelli
successivi questo operatore trovò
posto sul la macchina; vennero
Mietitrice dell’Adriance,
Platt e Co. a trazione
animale, prodotta dal 1888
al 1907. La fabbrica di
Poughkeepsie (New York)
venne acquistata dalla
Moline Plow Co. nel 1912
La Patterson di Woodstock (Ontario), intorno al 1890 ha prodotto
questa mietilegatrice trainata da un coppia di cavalli. Nel 1891
la fabbrica venne assorbita dalla Massey-Harris
La A. Harris di Brantford (Canada) produce nel 1885 la “light steel
binder”: mietilegatrice trainata da una coppia di cavalli
Le mietilegatrici
Nel 1858 i fratelli Marsh brevettarono una mietitrice in grado di legare
i covoni prima di depositarli a terra.
Commercial izzata a partire dal
1864, rimarrà in produzione fi no intorno al 1880 con la vendita di un
migliaio di esemplari all’anno.
Nel 1862 McCormick presentò l’Old
Reliable, la sua prima mietilegatrice. Grazie anche a strategie commerciali innovative (pubblicità, finanziamenti agli acquirenti, ga-
ranzia, creazione di una rete di
vendita) il successo fu straordinario: nel 1902 la McCormick Harvesting Machine Company si associò
alla Deering Harvester Company,
suo principale rivale, dando vita
alla International Harvester Company. La nuova società fu all’epoca
il più grosso gruppo mondiale di
macchine agricole in grado, negli
anni, di assorbire molti altri marchi fra cui anche noti costruttori di
mietitrici come Milwaukee, Champion e Osborne.
A partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento numerosi altri produttori americani commercializzarono
mietilegatrici: Adriance, Platt & Co
(New York), Walter A. Wood (New
York), Osborne (New York), Plano
(Illinois), John Deere (Illinois), Case
(Wisconsin). In quegli anni si affermarono sul mercato anche le canadesi Massey Harris, Patterson e
Champion.
Pubblicità delle mietilegatrici
Claudien Puzenat, 1920
Mietilegatrice della tedesca Bautz, dotata di un carrello anteriore
per agevolarne il traino animale (1925 circa)
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messi in commercio anche mietitrici in cui gli operatori potevano
legare i covoni sulla stessa macchina.
La mietitrice McCormick divenne
la più diffusa al mondo: nel 1850 ne
erano già state vendute 5.000 e nel
1857 la ditta arrivò a venderne annualmente 23.000.
A Baltimora (Maryland), nel 1833
Obed Hussey presentò una mietitrice con telaio a due ruote, portante posteriormente la barra falciante
e la tavola di deposito dei culmi; le
successive versioni migliorate del
1843 e del 1847 con dispositivo di
taglio a denti ebbero una buona diffusione nel Middle West degli Usa.
A metà Ottocento altri costruttori
iniziarono negli Stati Uniti la produzione di mietitrici: fra i più famosi
Milwaukee (Wisconsin), Walter A.
Wood (New York), Seymour & Morgan (New York).
Mietitrice trainata
dell’americana Walter
A. Wood (1900 circa).
Negli stabilimenti
di Hoosick Falls
(New York) la produzione
di falciatrici e mietitrici
ebbe inizio a metà
Ottocento: fra il 1855
e il 1875 vennero messe
sul mercato 230.000
di queste macchine
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Mietilegatrice trainata Fahr B 3,
disponibile con barra di taglio
da 1,2 e 1,5 m (1936)
Mietilegatrice trainata Deering n. 5, prodotta
dal 1932 al 1938. Nonostante McCormick
e Deering, che detenevano il 90% del mercato
americano di falciatrici e mietitrici, diedero
vita alla International Harvester Corporation,
molte macchine continuarono ad essere
commercializzate con il marchio Deering
Mietilegatrice a trazione animale della
francese Dollé modello n. 4, in posizione
di trasporto (1925 circa)
Costruita in Svezia, la mietilegatrice Viking a trazione
meccanica ebbe una buona diffusione in Italia (1935 circa)
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In Europa
Nel Continente europeo, negli ultimi decenni del 1800, il 90% delle
mietitrici era importato dall’America, anche se alcuni costruttori locali misero sul mercato modelli di
qualità non inferiore, come J. Cumming di Orléans, la cui mietitrice
La Française venne premiata in numerosi concorsi.
Nel 1876 all’esposizione organizzata dal Comizio agrario di Torino,
parteciparono mietitrici inglesi e
americane di Hornsby, Samuelson,
Adriance Platt, Walter A. Wood,
Warder Mitchell che, sperimentate
durante il concorso, si rivelarono
tutte di buona qualità e affidabilità.
Tuttavia in Italia, la diffusione di
queste macchine fu rallentata sia
dal costo elevato che dall’abbon-
Motomietilegatore Laverda ML 4, 1963. Ottenuto accoppiando
alla motofalciatrice MFS una mietilegatrice ML 5BR,
ebbe un limitato successo per l’insufficiente potenza del motore
e la scarsa manovrabilità
danza di manodopera.
Nel 1874 in Gran Bretagna il 56%
del frumento era raccolto meccanicamente con l’impiego di 80.000
mietitrici. A fi ne Ottocento in Francia operavano 62.000 macchine, in
Germania 35.000.
Nei primi decenni del Novecento si
affermarono in Europa le svedesi
Viking e Aktiv, le tedesche Fahr,
Krupp, Lanz e Bautz, le francesi
Amouroux, Dollé, Albaret e Puzenat.
La politica autarchica del Regime,
che mirava a favorire la meccanizzazione agricola, anche per aumentare le produzioni, spinse la Laverda a realizzare la mietilegatrice
ML6 con barra da 1,82 m che, commercializzata dalla Federazione dei
Consorzi agrari, ebbe da subito notevole diffusione. Fu la capostipite
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di una fortunata serie di modelli, a
trazione meccanica e azionamento
con albero cardanico tramite la
presa di potenza del trattore. Dopo
le ML 6 e ML 7, rispettivamente
con barre da 2,10 e 2,40 m, nell’immediato Dopoguerra la casa di Breganze (Vicenza) presentò la ML 5
BR, una macchina da 1,52 m adatta alle zone collinari. La produzione, che inizialmente era di circa
150 macchine all’anno, raggiunse
nella seconda metà degli anni Cinquanta i 2.000 esemplari, coprendo
i due terzi del mercato.
Altri costruttori italiani che si cimentarono in queste macchine furono l’OM (con modelli trainati con
barre di taglio da 1,80 e 2,10 m), la
veronese Farina (con esemplari
portati anteriormente dal trattore o
Mietilegatrice Massey-Harris azionata dalla presa di potenza del trattore (1955)
Mietilegatrice Farina LP6
per applicazione frontale al trattore (1956)
Mietilegatrice Bautz SB trainata da un trattore della stessa marca (1955)
trainati), la Bertolaso di Zimella
(Verona) con La Rondinella, particolarmente adatta per la collina e
la risaia.
quasi tutti gli altri costruttori di
motofalciatrici offrivano questo accessorio (Nibbi, Bedogni, Bertolini,
Valpadana, Laverda, ecc.).
Le motomietilegatrici
Il collezionismo
In Italia ebbero particolare successo, per il costo contenuto e la possibilità di impiego in zone declivi, gli
apparati mietitori e mietilegatori in
genere ad accovonatura verticale e
montati sulle motofalciatrici. La
Bcs di Abbiategresso (Milano) è
stata per oltre vent’anni la marca
leader in questo settore anche se
Negli ultimi anni le mietilegatrici
sono state oggetto di un crescente
interesse collezionistico, anche per
la possibilità di impiegarle durante
le feste contadine, dove accanto alla trebbiatura viene sempre più
spesso rievocata anche la mietitura
del frumento.
Il restauro di una macchina com-
Apparato mietilegatore applicato
su una motofalciatrice Bcs 622
seconda serie (1965)
pleta richiede una certa esperienza, in particolare nella messa a punto dei legatori, mentre il rifacimento delle parti più soggette a logorio,
quali i nastri in tela o in gomma per
il trasporto dei covoni e l’aspo in legno, non è in genere proibitivo.
Le quotazioni sono estremamente
variabili: con poche centinaia di
euro si possono trovare macchine
in buono stato, soprattutto motomietilegatrici. Quotazioni più elevate raggiungono esemplari particolari come le mietilegatrici trainate di inizio Novecento oppure le prime Laverda e le OM.
Franco Zampicinini
[email protected]
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Mietilegatrice trainata
Rondinella della
Bertolaso di Zimella
(Verona), dotata
di trasportatori in gomma
e barra di taglio da 1,52 m
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TRATTORI STORICI - UN’APPASSIONANTE AVVENTURA
A cura di William Dozza
con il contributo di Piergiorgio Laverda e Franco Zampicinini.
Edizioni L’Informatore Agrario Srl, 2010, pagine 206,
400 fotografie e disegni in bianco e nero.
Prezzo 34,00 euro; per gli abbonati, 30,60 euro
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(Belgio) e negli Stati Uniti con il perfezionamento dell’aratro, quindi coinvolse la
Gran Bretagna le cui macchine a vapore
consentirono di muovere trebbie e traientura
Un’appassionante avv
nare aratri. In tutti i casi furono gli Stati Uniti a costruire, industrializzare e diffondere le macchine agricole di ogni tipo a partire dalle falciatrici, mietitrici e
mietilegatrici sino alle mietitrebbie e
tutto ciò prima della fine del 1800. Nel
contesto di questa grande avventura
si collocano i trattori dei quali il volume illustra, con dovizia di particolari, 39 modelli più rappresentativi costruiti fino al 1960. Di ognuno viene
TRATTORI STOR
ICI Un’appassionan
te avventura
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L’Informatore
Agrario
raccontata la storia, la tecnica, i concorrenti e persino il prezzo di listino al
momento del lancio. A partire dal Titan dell’International Harvester che, con
le sue qualità e il prezzo accessibile (13.800 lire nel 1922), riuscì a rompere la diffidenza degli agricoltori nei confronti del mezzo meccanico e spianò
la strada a tutti i trattori che vennero dopo.
Documentato come un trattato, leggibile come un romanzo, il volume è
destinato ai cultori della materia, ma anche a coloro che intendono avvicinarsi ad un argomento percepito come curioso ma spesso trattato ancora con molta superficialità.
L.D.R.
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