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PM28 PERICARDITE COSTRITTIVA TUBERCOLARE: IL RUOLO

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PM28 PERICARDITE COSTRITTIVA TUBERCOLARE: IL RUOLO
PM28
PERICARDITE COSTRITTIVA TUBERCOLARE: IL RUOLO DELL’IMAGING INTEGRATO NELLA DIAGNOSI
ALTRIMENTI MISCONOSCIUTA
Francesco Maria Lauri1, Elisa Salustri1, Chiara Lanzillo2, Cosimo Commisso2, Silvio Romano1,
Leonardo Calò2, Maria Penco1
1
Scuola di specializzazione in Cardiologia, Università di L’Aquila, L’Aquila
2
Policlinico Casilino, Roma
Introduzione: La pericardite costrittiva è una delle più rare patologie del pericardio, le cui manifestazioni cliniche possono esordire precocemente in relazione al grado di compromissione emodinamica della patologia. Una corretta diagnosi è mandatoria per una corretta gestione clinica e
chirurgica della patologia e sempre più spesso è guidata da metodiche di imaging multimodale.
Caso clinico: Uomo di 51 anni con anamnesi negativa per fattori di rischio cardiovascolare. In anamnesi un lungo ricovero durante l’infanzia per patologia respiratoria non meglio specificata. Pratica
regolare attività fisica con buona tolleranza allo sforzo. Da quattro anni episodi di fibrillazione atriale
persistente recidivante con pregresse molteplici cardioversioni elettriche. All’ecocardiogramma riscontro di ipocinesia del segmento medio-apicale della parete infero-laterale del ventricolo sinistro,
evidente movimento paradosso del setto interventricolare e segni indiretti di disfunzione sistolica
ventricolare destra (TAPSE 15 mm) con acinesia del segmento medio-basale della parete libera del
ventricolo destro), atrio sinistro dilatato, dilatazione della vena cava inferiore con ridotto collasso
inspiratorio, iperecogenicità diffusa del pericardio in assenza di versamento pericardico. In considerazione delle anomalie della cinesi segmentaria riscontrate all’ecocardiogramma viene sottoposto ad
un scintigrafia miocardica che mostra un deficit di captazione del radiofarmaco in sede infero-settale
e successivamente a cardio-TC (Brilliance 40, Philips Medical Systems) con riscontro di coronarie
epicardiche esenti da lesioni e di pericardio ispessito (5 mm), marcatamente calcifico a livello dei
solchi atrio-ventricolari inferiore e laterale e dei segmenti basali di entrambi i ventricoli, con aspetto a
clessidra del cuore per verosimili effetti costrittivi degli esiti calcifici. Tine test e Quantiferon positivi
in assenza di segni radiografici sospetti per patologia micobatterica. Si giunge pertanto alla diagnosi
di pericardite costrittiva calcifica ad eziologia tubercolare. A completamento diagnostico si eseguiva
risonanza magnetica con evidenza di potenziamento post-contrasto del pericardio che appare ispessito (max 5 mm) in particolare a livello della parete laterale del ventricolo destro e del segmento
basale della parete inferiore e laterale del ventricolo sinistro, con coinvolgimento a questo livello del
miocardio in sede subepicardica.
Conclusioni: La pericardite costrittiva è una patologia infrequente e nella maggior parte dei casi
idiopatica. Tra le forme ad eziologia nota particolarmente insidiosa risulta la forma tubercolare, di
cui il caso descritto rappresenta un esempio di paradossale adattamento emodinamico e di iter
diagnostico depistato da manifestazioni cliniche inusuali. Emblematica infatti è la discordanza tra il
reperto anatomico e lo stato funzionale del paziente. A tal proposito rilevante è l’opportunità fornita
dall’imaging integrato nel rivelare l’esistenza di un ospite tanto ingombrante quanto paradossalmente indiscreto.
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