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Intrappolati dal paradigma della crescita Intrappolati dal paradigma
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
In Questo umero
2 A TU PER TU CON
MAURIZIO PALLANTE
20 anni dopo, Rio 2012
Intrappolati dal paradigma della crescita
Lavoro, città, energia, cibo, acqua, oceani e
disastri ambientali: ecco I sette temi che
dovevano essere discussi a Rio dal 20 al 22
giugno 2012 nel corso della Conferenza
ONU su ambiente e sviluppo, esattamente
venti anni dopo la prima Conferenza di Rio
che aveva lanciato l'Agenda XXI (cioè le
La crisi strutturale del cose da fare nel secolo XXI per salvare il pimodello di crescita aneta) suscitando tanto entusiasmo e
opportunità per una dando vita a molti tentativi per sperimentare nuove metodologie nel governo dell'enuova consapevolezza conomia mondiale.
L'annuncio che la terza assemblea ONU
sullo sviluppo sostenibile si sarebbe tenuta
4 SOS SAHEL
nuovamente a Rio (la seconda, nel 2002 si
era svolta a Johannesburg) aveva acceso
molte aspettative sulla possibilità che la
comunità internazionale riprendesse forza
La crisi di Mali e Niger: nell'indicare la rotta da percorrere per salvaguardare il nostro pianeta e, soprattutto,
il sostegno crea dimostrasse la volontà di percorrerla effettisviluppo vamente.
Ben presto, tuttavia, la messa in circolazione dei documenti preparatori aveva fatto
presagire ai rappresentanti della società
6 GITA A OROPA
civile che le loro aspettative molto difficilmente sarebbero state prese in considerazione.
I temi da affrontare erano quelli elencati
all'inizio, ma la discussione si è concentrata
sulla governance globale e sulla Green
Una festa di Pentecoste Economy. I sindacati, le ONG, le Comunità
diversa dal solito di base miravano ad ottonere una Organizzazione Mondiale dell'Ambiente, trasformando l'attuale UNEP (Programma delle
7 BIMBO MIO
nazioni Unite per l'Ambiente) da programma
a vera agenzia specializzata, che potesse
FATTI CAPANNA
farsi valere davanti alle scelte dei singoli
Paesi.
Quell'obiettivo non è stato raggiunto e il
documento finale, che avrebbe un titolo accattivante:”Il futuro che vogliamo” è stato
Campo CISV dei d e f i n it o d a m ol t i c om m e nt a t o ri
bambini 2012 “deludente...., privo di coraggio,....... con
buoni propositi ma con nessun obiettivo”.
8 A CHE PUNTO E’
LA NOTTE?
Le celebrazioni nel
ventennale della
scomparsa di
Balducci e Turoldo
Le decine di migliaia di persone che in
questi giorni hanno preso parte al controvertice hanno chiesto di cancellare dal testo
di Rio il riferimento al consenso della società civile. Per Oxfam "Rio passerà alla
storia come il vertice della beffa. Sono
venuti, hanno parlato, ma non hanno agito".
Per il WWF è "un'occasione sprecata". Per
il Climate Action Network "il verdetto dei climatologi è molto chiaro: abbiamo pochis-
simo tempo per diminuire le emissioni dei
gas serra che minacciano la stabilità del
clima. Non possiamo permetterci conferenze in cui non si decide nulla e si rimandano gli impegni". (A. Cianciullo – Repubblica del 22 giugno 2012)
Padre Alex Zanotelli era presente a Rio per
partecipare alla “Cupola dos povos”, cioè al
controvertice organizzato dalla società civile
nella parte più povera di Rio. In una sua
lettera scrive che: “... la speranza non viene
da lì” ( dal vertice ONU). Viene invece dai
poveri, dagli indigeni, dalla cittadinanza attiva. In uno dei tantissimi dibattiti Leonardo
Boff ha elencato 4 principi fondamentali per
uscire dall'attuale crisi: a) ogni essere ha un
valore intrinseco che deve essere rispettato;
b) il dovere di prendersi cura di ciò che ci
circonda; c) una responsabilità planetaria;
d) cooperazione e solidarietà universali.
Ha sottolineato che non si può produrre per
accumulare, ma solo per condividere....
Giuseppe de Marzo ha ribadito che l’attuale
crisi nasce dal non aver riconosciuto la
natura e i diritti della Madre Terra. Ha urlato: “Noi siamo la terra. Basta con la crescita”.
Nel vertice ufficiale infatti si è rimasti lontani
dal mettere in discussione veramente il
paradigma della crescita, neppure davanti
alla evidente sempre minore disponibilità di
risorse naturali. Ancora la “Cupola dos povos” mette in guardia contro la Green Economy, che può diventare il cavallo di Troia
del capitalismo mondiale, perchè conserva
una impostazione neoliberista, dove l'ecocompatibilità è più un vantaggio competitivo
che una scelta politica voluta. Molto realisticamente i rappresentnati dei movimenti
contadini e dei popoli indigeni hanno voluto
contrapporre infatti alla Green Economy, le
loro “green economies”, fatte di mercati locali, economie ecologiche e sovranità alimentare.
Come sempre, qualcuno ha parlato di bicchiere mezzo vuoto, altri han voluto vederlo
mezzo pieno: la certezza che possiamo
avere è che non possiamo e non dobbiamo
abbassare la guardia, cantando con Guccini
“Shomer ma mi llailah?” ( Sentinella, a che
punto è la notte?)
Rosina Rondelli
2
A tu per tu con Maurizio Pallante
La crisi strutturale del modello di crescita ...
Maurizio Pallante, leader del movimento
per la decrescita felice, nel corso di una
presentazione del suo ultimo libro “Meno
e meglio”, ci ha concesso questa intervista che tocca svariate questioni relative al nostro modello di sviluppo e alle
sua contraddizioni oggi più che mai evidenti,
chiudendosi
con
una
“provocazione” sul ruolo delle ONG oggi.
Professor Pallante, lei osserva acutamente
che il Movimento per la decrescita felice si
pone, tra gli altri, l’obiettivo di riportare
l’economia alla creazione di beni anziché di
merci, eliminando quegli scambi che, pur facendo aumentare il PIL, non implicano affatto
un maggior benessere. Altro che medioevo
quindi! Per fare questo occorrono le tecnologie più moderne. Tuttavia lo sviluppo delle
tecnologie avviene dove esistono grandi industrie che sostengono gli investimenti necessari e possono impiegare nella ricerca
team multi-disciplinari di esperti in vari campi. Come si può conciliare questo fatto con
la prospettiva da lei propugnata di una economia che “rottama” la grande industria, energivora e sfruttatrice, per incentivare al suo
posto le piccole imprese e gli artigiani?
Il compito principale
di un’associazione
come il Movimento
per la decrescita
felice è far maturare
una consapevolezza
che si traduca in un
processo di
precisazione iniziale. Il Movimento per
liberazione dal Una
la decrescita felice non si pone l’obiettivo di
consumismo riportare l’economia alla creazione di beni
Ci sono molte
esperienze in atto di
autoproduzione, di
rapporti comunitari,
di rapporti
commerciali al di
fuori delle catene
della grande
distribuzione
organizzata, di
solidarietà al posto
della competizione
esasperata
anziché di merci perché alcuni beni, quelli a
tecnologia complessa, si possono ottenere
solo sotto forma di merci. Una risonanza magnetica e un computer si possono solo comprare. Noi ci proponiamo di ridurre progressivamente, fino ad eliminarle, le merci che non
sono beni. Per esempio gli sprechi di energia nelle case mal costruite. Per far questo
occorrono tecnologie più evolute di quelle attuali. Le grandi industrie investono, poco, in
ricerca e le innovazioni tecnologiche che perseguono sono finalizzate ad aumentare la
produttività, ma non investono in innovazioni
tecnologiche finalizzate a ridurre i consumi di
energia e di materie prime a parità di prodotto, né a recuperare tutte le materie prime secondarie contenute negli oggetti dismessi.
Cioè nelle tecnologie che consentono di ridurre la produzione e il consumo di merci
che non sono beni. La ricerca e l’innovazione
in questi settori sono state sino ad ora perseguite da medie aziende che hanno questa finalità produttiva. Possono essere implementate e sostenute dallo Stato nell’ambito di una politica economica e industriale finalizzata
a raggiungere questi obiettivi e possono essere finanziate da una quota dei risparmi economici che consentono di ottenere.
Lo scenario di un mondo in cui il lavoro premia la creatività e le abilità di ciascuno, rispetta la dignità delle persone e l’ambiente,
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
permette di instaurare circoli virtuosi di relazioni ricche, è sicuramente accattivante, tuttavia si può dimostrare in modo convincente
che sia anche sostenibile considerando che il
mercato globalizzato può offrire ai consumatori meno sensibilizzati (e meno abbienti) oggetti dello stesso tipo di quelli fatti dal piccolo
produttore, magari più scadenti, ma a prezzi
enormemente più bassi? Per uscire da questa contraddizione lei invoca una rivoluzione
culturale, la capacità per l’appunto di consumare “meno e meglio”, ma come trasformare
questo auspicio in una prospettiva reale, valida per la maggioranza della popolazione?
Innanzitutto il compito principale di
un’associazione come la nostra è far maturare una consapevolezza che si traduca in un
processo di liberazione dal consumismo. Sul
consumismo, grazie a un enorme dispiegamento di mezzi di persuasione di massa è
stata plasmata la popolazione dei paesi industrializzati. I nostri mezzi sono molto inferiori,
ma noi ci siamo comunque proposti il compito di elaborare e diffondere una cultura diversa. E’ la nostra “ragione sociale”. In questo
compito abbiamo due grandi alleati. Il primo
è la crisi, che ha già dimostrato ampiamente
l’impossibilità di continuare a vivere secondo
il modello della crescita. Le persone hanno
cominciato a riflettere e noi diamo una risposta alle domande che si pongono. Si può essere o non essere d’accordo, ma la risposta
c’è. Il secondo alleato è la persistenza della
cultura precedente alla deriva consumista.
Anche se si è fatto di tutto per farla dimenticare, non è stata annullata. Non si possono
annullare in 70 anni le esperienze accumulate da secoli, soprattutto perché la condizione
che ha reso possibile il mutamento culturale
avvenuto nella seconda metà del secolo
scorso, l’enorme disponibilità di fonti fossili a
prezzi ridicoli, non c’è più. In questo contesto, noi ci siamo proposti di realizzare esperienze significative di modi diversi di vivere
perché l’esempio vale molto più delle parole.
Ci sono molte esperienze in atto di autoproduzione, di rapporti comunitari, di rapporti
commerciali al di fuori delle catene della
grande distribuzione organizzata, di solidarietà al posto della competizione esasperata.
Tutte queste esperienze dimostrano che i costi in più del cibo sano possono essere ridotti
da forme di commercializzazione che mettono in contatto diretto produttori e acquirenti.
La situazione è in evoluzione e a chi continua
a preferire spendere poco nel cibo, ben sapendo che se costa troppo poco non può essere sano, per spendere di più
nell’elettronica di consumo, non possiamo
che offrire il confronto con un altro modo di
vivere realizzato.
-> continua a pag. 3
3
…opportunità per una nuova consapevolezza
-> segue da pag 2
Lei fa notare che la nostra civiltà ha mercificato anche i servizi di cura alle persone. Invece ognuno dovrebbe dedicare un terzo
della propria vita attiva a servizi gratuiti, in
primo luogo rivolti ai propri cari, bambini ed
anziani. La richiesta di maggior diffusione
degli asili sarebbe un segnale evidente di
questo sfascio delle relazioni di cura. Si appalta a degli estranei ciò a cui dovremmo tenere maggiormente: l’educazione in tenera
età dei nostri bimbi, e questo solo per liberare tempo e destinarlo al lavoro retribuito.
Non è però anche probabile che, chiudendo
asili e ospizi nella nostra società come oggi
organizzata, si determinerebbe una riduzione drastica della presenza femminile in ruoli
professionali anch’essi di cura, come quello
dell’insegnante o dell’infermiere?
Anche se sono stati svolti e continuano ad
essere svolti prevalentemente da donne, i
servizi di cura non sono per definizione attribuibili soltanto o prevalentemente alle donne.
Secondo molti psicologi una delle cause della disgregazione sociale è attribuibile alla
scomparsa della figura del padre. Troppo assorbiti dal lavoro nella produzione di merci,
gli uomini hanno “dimenticato” il ruolo di genitori. Io credo che uomini e donne debbano
recuperare l’importanza delle relazioni,
un’importanza ben maggiore del ruolo di produttori e consumatori di merci, nel dare un
senso alla vita. Detto questo, se si dedicasse
più tempo di vita alle relazioni umane e meno
tempo alla produzione di merci si aprirebbero
spazi per estendere l’occupazione nella produzione di merci a quanti oggi ne sono esclusi. Anche nell’insegnamento e nelle professioni mediche e paramediche.
A una ONG “storica” come la nostra interessa molto il suo punto di vista rispetto ai temi
della cooperazione internazionale. Comprendiamo la sua avversione per l’idea di “far sviluppare” i paesi poveri, eppure non potrà negare che in molti stati del cosiddetto “Sud del
mondo” esistono piaghe come le carestie ricorrenti, la desertificazione, la tratta dei minori, la negazione dei diritti, che si traducono
in condizioni di vita penose e in numerose
morti premature. Pensa che un approccio alla cooperazione, basato sul partenariato con
le associazioni presenti nelle società civili locali e orientato a far crescere l’autonomia in
una dimensione cooperativistica e comunitaria sia ancora proponibile, oppure le ONG,,
di qualunque tipo, dovrebbero fare i bagagli
e tornarsene a casa?
Concettualmente lo “sviluppo” dei popoli poveri è stato identificato con l’esportazione del
modello economico e sociale occidentale.
Secondo questa concezione sono poveri i
popoli con un reddito monetario pro-capite
basso. E per farli uscire dalla povertà si è
puntato a far crescere questo indicatore.
Ma, a parte il fatto che il reddito monetario
pro-capite ha lo stesso valore statistico dei
polli di Trilussa (se tu ne mangi uno e io
nessuno, statisticamente ne abbiamo mangiato mezzo a testa), non si può confondere
la ricchezza con il reddito monetario. In
un’economia di sussistenza, dove le persone producono direttamente per le proprie famiglie la maggior parte di ciò che è necessario per vivere, il denaro serve a comprare
solo ciò che non si auto-produce. In
un’economia monetaria il lavoro non è finalizzato a produrre ciò che serve per vivere,
ma a ricevere in cambio il denaro con cui
comprare tutto ciò che serve per vivere. Ma
è più ricco chi ha più soldi e deve comprare
tutto o chi ne ha di meno ma deve compare
poco? Le politiche di sostegno allo sviluppo
spesso si sono proposte di accrescere il
reddito monetario pro-capite, cioè di esportare il nostro modello economico e produttivo. Quando ciò è stato fatto in buona fede,
è il caso delle ONG, si è partiti dal presupposto che la nostra civiltà, basata sulla mercificazione totale, fosse superiore alle società non mercantili. Diciamo che questo atteggiamento rispondeva ad un inconsapevole
razzismo. Io credo che ogni popolo abbia
diritto di scegliere il suo modello economico
e produttivo. Tra l’altro le economie di sussistenza hanno più capacità di futuro delle economie mercantili, che hanno raggiunto
l’esaurimento delle risorse e livelli di inquinamento gravissimi. E per far questo hanno
sottratto il necessario per vivere alle economie di sussistenza causandone la povertà.
L’unico aiuto che le ONG possono dare ai
popoli impoveriti dalle economie dei loro paesi di provenienza, è favorire il processo di
riappropriazione delle loro culture, contrastando all’interno dei propri paesi il meccanismo della crescita economica che, avendo
bisogno di quantità sempre maggiori di risorse, sottrae il necessario per vivere ai popoli che non si sono mai posti l’obiettivo della crescita e, ciò nonostante, hanno vissuto
per millenni senza deprivazioni.
L’unico aiuto che le
ONG possono dare
ai popoli impoveriti
dalle economie dei
loro paesi di
provenienza, è
favorire il processo
di ri-appropriazione
delle loro culture,
contrastando
all’interno dei propri
paesi il meccanismo
della crescita
economica che,
avendo bisogno di
quantità sempre
maggiori di risorse,
sottrae il necessario
per vivere ai popoli
che non si sono mai
posti l’obiettivo
della crescita e, ciò
nonostante, hanno
vissuto per millenni
senza deprivazioni
Intervista a cura di Paolo Martella
Maurizio Pallante, laureato in lettere, è stato dapprima insegnante e preside.
Ha poi svolto attività di ricerca e divulgazione scientifica sui rapporti tra ecologia, tecnologia ed economia. Nel 1988, con Mario Palazzetti e Tullio Regge,
è stato tra i fondatori del Comitato per l’uso razionale dell’energia (CURE).
Assessore, in quel periodo, all'ecologia e all'energia del comune di Rivoli, ha
successivamente ricoperto il ruolo di consulente per il Ministero dell'Ambiente
riguardo all'efficienza energetica. Nel 2007 è stato il fondatore del Movimento
per la Decrescita Felice, di cui è leader. È autore di molti saggi e ha collaborato a diverse testate giornalistiche. Tra l'altro, collabora con la trasmissione
radiofonica Caterpillar ed è membro del comitato scientifico della campagna
sul risparmio energetico “M'illumino di meno”.
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
4
SOS Sahel
La crisi di Mali e Niger: il sostegno crea sviluppo
La crisi nella regione saheliana continua. Abbiamo già scritto della situazione nell’ultimo numero. In questo
vi riportiamo le note inviate dai nostri
cooperanti che vivono nella zona, per
meglio capire attraverso il loro punto
di vista cosa sta succedendo realmente, che ripercussioni concrete ha
la crisi e cosa stiamo facendo.
sforzi saranno vani o inefficaci, e il ciclo della crisi umanitaria non si spezzerà”
L’equipe CISV-Mali crede che il proprio intervento nella regione di Mopti debba basarsi su due macro aree: l’allevamento e
l’agricoltura.
Le principali azioni della nostra strategia prevedono un aiuto immediato alle popolazioni tramite il cash for work e la distribuzione
alimentare (attraverso l’acquisto e la vendita di capi di bestiame indeboliti dalla siccità)
a beneficio di circa 80.000 persone.
La mano d’opera in contropartita sarà impiegata in azioni per aumentare la disponibilità in acqua e cibo per il bestiame (90 ettari) e per riabilitare perimetri risicoli (60
ettari) nei Comuni segnalati dagli ultimi studi
istituzionali in situazione di gravissima crisi
alimentare.
Monica Del Sarto
Coordinatrice nazionale CISV Mali
La priorità centrale
in Mali (a parte la
nutrizione) dovrebbe
diventare lo sviluppo
di strategie,
capacità e
meccanismi che
permettano alle
stesse popolazioni di
apportare una
risposta rapida e
adeguata di
previsione della
successiva crisi.
Altrimenti tutti gli
sforzi saranno vani o
inefficaci, e il ciclo
della crisi umanitaria
non si spezzerà
Mali: Nel 2010 i festeggiamenti per il 50esimo anno d’Indipendenza: un esempio di democrazia e stabilità per tutta l’Africa. Turismo, cultura, musica. Oggi, la situazione si
è trasformata. La crisi socio-politica nelle
regioni del Nord, in balia dei movimenti
integralisti e terroristici, la siccità, la crisi
alimentare, l’emergenza umanitaria e migliaia di rifugiati, il colpo di Stato, il tentativo di contro-colpo di Stato ed i conflitti.
Instabilità, insicurezza, paura. E’ innegabile
che il contesto maliano sia purtroppo mutato. Secondo OCHA e UNHCR sono 146.900
i rifugiati nelle regioni centro-meridionali e 186.000 i rifugiati negli Stati vicini. La CISV,
presente in Mali dal 1990, lavora nella regione di Mopti, a metà strada tra il nord che
piange e il sud che si interroga, ormai diventata zona d’accoglienza dei rifugiati (circa
120.000 dal marzo 2012) .
Quest’afflusso ha aumentato i bisogni alimentari della regione che attraversava già
un periodo fortemente critico a causa della
siccità e dei cattivi raccolti agricoli.
La CISV pur non trasformandosi in un’ONG
di emergenza, cerca comunque di rispondere – insieme ai suoi partners storici – ai problemi urgenti seguendo la metodologia Linking, Relief, Rehabilitation and Development (LRRD).
“La priorità centrale (a parte la nutrizione)
dovrebbe diventare lo sviluppo di strategie, capacità e meccanismi che permettano alle stesse popolazioni di apportare una risposta rapida e adeguata di previsione della successiva crisi. Altrimenti tutti gli
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
Niger. Ancora un anno difficile per il Niger.
Sembra a volte che la natura si accanisca là
dove già non è generosa. Dopo le gravi siccità del 2005 e del 2009, anche la pessima
stagione delle piogge 2011 non ha potuto evitare la crisi alimentare che si sta manifestando nel paese come in tutto il Sahel.
La CISV in Niger lavora nella regione di Zinder dal 2007; solo in questa regione il Sistema di Allerta Precoce attivo in tutto il
paese ha identificato quest’anno 56 zone
vulnerabili: 2.028 villaggi (54,2%) a rischio
d’insicurezza alimentare e 1.162.201 persone alle quali si dovranno aggiungere le vittime delle inondazioni (circa 20.000) e i rimpatriati dalla Libia (circa 63.000).
Il 7,2% della popolazione del dipartimento di
Gouré è stata classificata in una situazione
di insicurezza alimentare severa, ma le famiglie in stato di insicurezza alimentare tra severo e moderato sono molte di più (57% nel
Dipartimento di Tanout, 42,7% in quello di
Magaria, 30,9% a Gouré e 22,6% a Mirriah).
Il problema è evidente anche senza queste
cifre: i magri raccolti che abbiamo visto lo
scorso ottobre ora si sono tradotti in un
rapido e prematuro aumento dei prezzi
delle derrate alimentari. Questo sta compromettendo considerevolmente l’accesso al
cibo con delle incidenze sul tasso di malnutrizione, la tendenza all’esodo rurale verso
le città o i paesi vicini (Nigeria in particolare),
l’aumento del numero di mendicanti (in particolare donne) nella città di Zinder in provenienza dalle zone citate, il taglio abusivo di
legno in vista della vendita, il ricorso alla
vendita di beni domestici, l’aumento del
tasso di abbandono scolare per problemi
alimentari.
-> continua a pag 5
5
-> segue da pag 4
Il prezzo degli animali sul mercato sta scendendo rapidamente a causa dell’aumento
dell’offerta (gli allevatori sono costretti a vendere i loro beni –il bestiame- per acquistare
cereali) ma allo stesso tempo aumenta il costo degli alimenti per il bestiame, indispensabili a sopperire all’insufficienza dei pascoli.
Gli animali continuano la loro discesa verso il
sud alla ricerca di residui di foraggio e soprattutto di acqua, concentrandosi attorno ai
pochi punti d’acqua ancora disponibili.
L’acqua è insufficiente ovunque, ma la sua
mancanza é particolarmente risentita nei
quartieri molto popolati della periferia della
città di Zinder e nei Comuni con situazione
idrologica difficile. Nei villaggi e nelle periferie
urbane, la ricerca dell’acqua é una delle
cause principali dell’assenteismo e
dell’abbandono scolare soprattutto per le
ragazzine. La gente si riversa nelle zone delle acque stagnanti e dei pozzi, anche per
prendere l’acqua da bere e questo ha conseguenze nefaste sulla salute, soprattutto per i
bambini con meno di 5 anni di vita.
La CISV lavora nella regione sulle problematiche relative all’acqua e all’allevamento in
progetti di sviluppo ma nuove azioni sono
state condivise con i beneficiari e gli attori
dello sviluppo in loco per dare una risposta
immediata alla crisi. Verrà applicata la strategia LRRD (Linking Relief, Rehabilitation
and Development) che collega gli interventi
di risposta immediata (“cash for work”, vendita di alimenti per il bestiame a prezzo sovvenzionato, riabilitazione di pozzi artesiani)
ad azioni di ricostruzione (rigenerazione aree
di pascolo, distribuzione di animali) per terminare con azioni volte allo sviluppo
(magazzini, alimenti e formazione).
Tali azioni si trovano in linea con l'agenda
politica e strategica a livello nazionale e vogliono appoggiare, secondo la filosofia CISV,
le popolazioni rurali più vulnerabili in attività
che permettano una maggiore capacità di
resilienza, in un periodo e in un paese caratterizzati troppo spesso da elementi di instabilità.
In Niger, nei villaggi
e nelle periferie
urbane, la ricerca
dell’acqua é una
delle cause principali
dell’assenteismo e
dell’abbandono
scolare soprattutto
per le ragazzine.
La gente si riversa
nelle zone delle
acque stagnanti,
anche per prendere
l’acqua da bere e
questo ha
conseguenze
nefaste sulla salute,
Gloria Mellano soprattutto per i
Coordinatrice nazionale CISV Niger bambini con meno di
5 anni di vita.
Campagna di solidarietà
Consorzio Ong Piemontesi e Coordinamento Comuni per la Pace sostengono
Il Piemonte a fianco delle popolazioni del Sahel
6 Ong del Piemonte lanciano una raccolta fondi per l’emergenza alimentare in Africa
La vita di 15 milioni di persone, donne e bambini, contadini e allevatori, messi in ginocchio
dalla siccità che sta colpendo il Sahel, è a rischio. L’80% della popolazione vive in ambiente
rurale e si trova alle prese con una drammatica crisi alimentare. La situazione è aggravata da prezzi alle stelle e conflitti come quello scoppiato di recente nel nord del Mali.
In tale contesto, 6 storiche associazioni del Piemonte aderenti al COP, Consorzio Ong Piemontesi, e sostenute dal Coordinamento Comuni per la Pace della Provincia di Torino CISV, ENGIM, LVIA, MAIS, MSP, RETE - hanno deciso di unire le forze per far fronte
all’emergenza» spiega Umberto Salvi, presidente del COP. «Tra gli interventi più urgenti,
la distribuzione di cibo a decine di migliaia di famiglie, la fornitura di sementi e foraggio ai
contadini, la realizzazione di pozzi e strutture idriche».
Per far questo «ci siamo dati l’obiettivo di raccogliere 840.000 Euro entro il mese di luglio 2012: un obiettivo ambizioso, che potremo realizzare solo se al nostro appello risponderanno tutte le realtà della società civile cui chiediamo oggi un sostegno concreto: istituzioni, enti pubblici, fondazioni ma anche privati cittadini possono aiutarci a raggiungere la meta e a intervenire con prontezza ed efficacia nei paesi saheliani» dice Sandro Bobba, presidente dell’LVIA, associazione capofila dell’iniziativa.
«Le nostre Ong sono impegnate da anni in progetti di cooperazione nel territorio saheliano,
dove lavorano per promuovere lo sviluppo durevole. Ora i nostri volontari in loco ci chiedono
con insistenza di intervenire per fronteggiare l’emergenza alimentare, e noi non intendiamo
restare a guardare» dice Piera Gioda, presidente di CISV, Ong della cordata attiva in Mali,
Burkina Faso, Niger e Senegal.
«Siamo consapevoli che chiedere un sostegno ai nostri connazionali in questo momento
critico, dove l’attenzione e le energie sono giustamente rivolte al dramma dei terremotati,
può sembrare difficile da comprendere» aggiunge Umberto Salvi, «ma la sofferenza e le
difficoltà di casa nostra non ci autorizzano a dimenticarci degli altri. Facciamo tutti parte di una stessa umanità, sempre più alle prese con fenomeni naturali di inaudita violenza,
nel Nord come nel Sud del mondo. E queste emergenze, ovunque si verifichino, non possono lasciarci indifferenti».
Per dare il proprio contributo alla raccolta fondi per i progetti CISV:
Causale: “SOS Sahel” su conto corrente bancario Banca Etica intestato a CISV
IBAN IT25 K050 1801 0000 0000 0110 668
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
La vita di 15 milioni
di persone, donne e
bambini, contadini e
allevatori, messi in
ginocchio dalla
siccità che sta
colpendo il Sahel, è a
rischio. L’80% della
popolazione vive in
ambiente rurale e si
trova alle prese con
una drammatica crisi
alimentare. La
situazione è
aggravata da prezzi
alle stelle e conflitti
come quello
scoppiato di recente
nel nord del Mali
6
Gita a Oropa
Una festa di Pentecoste diversa dal solito
Foto di gruppo prima di tornare a casa
Anche i più
“conservatori”
riconoscevano come
fosse ormai
necessario un
momento di
discontinuità. E’
nata così, in seno al
Servizio di Comunità,
l’idea della “gita
sociale”
E’ stato commovente
attraversare i lunghi
corridoi coperti fino
all’ultimo decimetro
quadro di ex-voto e
quadretti ingenui ma
bellissimi,
raffiguranti le grazie
ricevute dalle
migliaia di fedeli che
hanno chiesto
l’intercessione
della madonna del
santuario
La scommessa è andata! Avevamo provato
a riflettere sul perché la festa di Pentecoste
si trascinasse ormai da anni con stanchezza, una specie di Assemblea sotto mentite
spoglie che cadeva in periodo di comunioni,
cresime, matrimoni e uscite fuori-porta con
gli amici, ormai frequentata solo da pochi aficionados. Non che negli ultimi anni la Pentecoste CISV non fosse stata anche occasione per riflessioni profonde e per testimonianze importanti (ricordiamo fra tutte la video-intervista a Luigino Bruni e gli interventi
di Ciampolini, Nomis, Sarr dell’anno scorso
o le riflessioni di Zamburru e Cossa della
Pentecoste 2010) ma certo anche i più
“conservatori” riconoscevano come fosse
ormai necessario un momento di discontinuità. E’ nata così, in seno al Servizio di
Comunità, l’idea della “gita sociale” che, dopo aver vagliato alcune opzioni, ha deciso
la meta di Oropa. Splendido santuario in
montagna, ricco di storia, con una natura rigogliosa intorno: quale altro posto avrebbe
potuto unire meglio l’utile della festa dello
Spirito Santo al dilettevole di una scampagnata tra cisvini vogliosi anche di accrescere l’amicizia e la confidenza reciproca?
E così il bus è partito quasi puntuale e quasi
pieno alla volta delle montagne biellesi.
La giornata è trascorsa serena sin
dall’inizio, complice il viaggio in pullman che
ha sempre quello strano potere di far tornare giovani, quasi di riportare i fogli del calendario ai tempi delle gite scolastiche, quando
tra un lazzo ed una chitarrata si trascorrevano piacevolmente le ore che separavano la
scuola, ancora immersa nella nebbiolina del
primo mattino, dalle tanto decantate opere
d’arte. Ad Oropa abbiamo avuto tempo per
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
la messa e per un succulento pic-nic di condivisione, un po’ meno tempo per la passeggiata post-prandiale che, pur piacevole ed adatta a tutte le gambe, è stata contingentata
per consentire la partecipazione ad una visita guidata del santuario e dei suoi tesori.
La gentile guida ci ha raccontato alcuni dati
salienti sulla storia del santuario. Secondo
la tradizione l’origine è da collocarsi nel IV
secolo, ad opera di S. Eusebio, primo vescovo di Vercelli. che si racconta avesse trasportato di persona la madonna nera custodita nella chiesa antica.
Di un certo interesse la digressione che ci è
stata fatta sul fatto che tante madonne in
molteplici santuari europei siano nere. La
propensione al nero si potrebbe far risalire
al passo nel Cantico dei Cantici “nigra sum,
sed formosa” che a dirla tutta non è che
suoni molto “politically correct” oggidì: perché mai “nera ma bella?”. In realtà pare che
le madonne diventassero nere dopo un po’
per via della fuliggine causata dalle molte
candele accese dai fedeli.
I primi documenti scritti che parlano di Oropa, risalenti all’inizio del XIII secolo, riportano l’esistenza delle primitive Chiese di Santa Maria e di San Bartolomeo, di carattere eremitico, che costituivano un punto di riferimento fondamentale per i viaggiatori che
transitavano da e verso la Valle d’Aosta.
Ancora ai nostri giorni, per ricordare i viaggi,
spesso avventurosi, di quegli antichi pellegrini, ogni cinque anni, un pellegrinaggio
notturno parte da Fontainemore in Valle d'Aosta e attraversa in cresta il confine con il
Piemonte conservando le tradizioni, il fascino (ed anche la fatica, come ci ha testimoniato la guida) antichi.
Lo sviluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel tempo, fino a raggiungere le
monumentali dimensioni odierne. Nel momento di massimo splendore le 300 camere
della foresteria pullulavano di pellegrini
giunti da ogni dove ed animati da un forte
spirito devozionale.
E’ stato commovente attraversare i lunghi
corridoi coperti fino all’ultimo decimetro quadro di ex-voto e quadretti ingenui ma bellissimi, raffiguranti le grazie ricevute dalle migliaia di fedeli che hanno chiesto
l’intercessione della madonna del santuario.
Il clou della visita è stato il giro al museo dove tra i vari reperti è possibile ammirare i fastosi gioielli, dono dei Savoia in alcuni casi,
prodotti da esperti artigiani orafi con le offerte in oro, argento e pietre preziose di comuni fedeli in altri Solo verso la fine della giornata, la pioggia, frequentatrice assidua della
valle, ci ha fatto visita. Ma era ormai ora di
partire ed è stato quasi piacevole riceverla,
un sorta di “rinfresco” offerto da lassù.
Paul Marteau
7
E’ sempre molto
forte l'emozione dei
giorni del campo,
giorni che
trascorrono veloci
come bolidi di
Formula 1 ma che
sono intensi come
profumi inebrianti di
primavera.
Se di questa
esperienza restasse
anche solo il senso
della festa,
gli scampoli di vita
in comune,
il divertimento
semplice insieme
agli amici,
sarebbe già tanto;
se poi si
aggiungesse,
anche in minima
parte, un'aumentata
consapevolezza sul
difficile problema
che abbiamo voluto
affrontare, quello
dei profughi e
rifugiati,
tanto meglio.
Ma un di più c'è
sicuramente: grazie
alla generosità di
tutti, detratte le
spese,
siamo riusciti a
raccogliere 710 euro
che sono stati
destinati al
Progetto
Famiglia Multietnica
ed in particolare
all'intervento
"Proteggere la
Felicità dei Bambini"
che la nostra
Comunità sostiene
in Senegal.
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
8
Lutti a CISV e Triciclo
In ricordo dei cari amici che ci hanno lasciato
Nella primavera scorsa la Cooperativa e l’Associazione TRICICLO
hanno dato l'estremo saluto a due
carissimi amici, compagni di viaggio fin dai primi passi mossi da
Triciclo in Via Regaldi: Giorgio
Pasini ed Enrico Del Checco.
All'inizio di luglio tanti Soci CISV si
sono stretti attorno a Teresa Nascé
la cui mamma è morta dopo anni di
lotta durissima contro una malattia
che l'ha gradatamente consumata.
In ricordo di Giorgio ed Enrico
Chiara Bussolati Nascè
Giorgio, con la sua lunga esperienza di imprenditore, ha dato il suo contributo fin
dall'inizio, nell'impostazione della Associazione, prima, e della Cooperativa poi.
Fino agli ultimi mesi della sua vita molto attiva ed impegnata, ha continuato ad accompagnare il cammino dell'associazione e
della cooperativa, non facendo mai mancare il prezioso apporto della sua consulenza all'interno dei Consigli di entrambi I
soggetti.
Il suoi impegno di volontariato non si limitava a Triciclo: con grande semplicità e
modestia aveva messo le sue competenze
a disposizione anche della cooperazione
internazionale, facendo numerose “puntate”
in Cina, per collaborare anche là all'impostazione di aziende, dando a tutti noi, in
questo modo, un esempio concreto ed eloquente di come si possa impiegare il proprio tempo e utilizzare i nostri talenti
guardando al di là dei ristretti orizzonti personali.
Enrico, socio lavoratore della Coperativa,
con la sua grande sensibilità aveva colto
fin dai primi anni il nesso che può legare
l'attenzione ai problemi ambientali con l'attenzione verso persone in difficoltà a
causa di quanlunque tipo di handicap. E
con quelle “lenti” cercava di farci leggere
le situazioni, sognando condizioni non
sempre facilmente realizzabili ma che erano indice di ricerche creative stimolate
da una forte tensione interiore. Insieme
alla sorella e alla moglie si era attivato
anche sul versante della solidarietà internazionale, introducendo in Via Regaldi
anche un banchetto del Commercio Equo
e Solidale.
La salute trascurata l'ha portato a concludere anzitempo la sua esistenza terrena: tuttavia le affettuose testimonianze
di parenti ed amici, espresse al suo funerale, hanno reso manifesto quanto quella
sua vita non troppo lunga sia stata condiAnno XII, Numero 6, Luglio 2012
visa e convissuta con generosità accanto a
tante persone, considerate fratelli e sorelle.
In ricordo di Chiara
Chiara Bussolati Nascé, da quasi vent'anni
conosceva la CISV perchè sua figlia
Teresa ha dedicato e dedica molto tempo a
collaborare come volontaria con la Segreteria, la Redazione e la Contabilità della
CISV. Stimatissima docente ad Architettura, come il marito Prof. Vittorio, era molto
contenta di vedere Teresa seriamente impegnata nel suo volontariato e molto ben
inserita nella grande famiglia CISV. Con
altrettanta partecipazione la seguiva nel
suo impegno scout, memore di come
anche lei, da ragazza, aveva percorso con
slancio quel cammino così formativo ed entusiasmante.
Negli anni in cui la malattia sembrava un
po' debellata e a Chiara era stato possibile
riprendere i contatti con l'Università, mi
confidava, con uno sguardo vibrante, come
l'esperienza passata le facesse ora apprezzare con gratitudine e riconoscenza molti
aspetti della vita che magari prima scivolavano via senza troppa attenzione da parte
sua.
La tregua però durò pochi anni, anche se
Chiara non smise mai di lottare e di
sperare.
Nella piccola chiesa di Mongreno, moltissimi parenti, colleghi e amici hanno pregato per lei, esprimendo grande stima nei
suoi confronti e un'affettuosa partecipazione al grande dolore di Teresa, di suo padre e di suo fratello.
Rosina Rondelli
Redazione
Paolo Martella
I contributi di informazione, riflessione e
critica, così come foto e disegni, sono sempre graditi. Possono essere lasciati al CISV
o spediti tramite e-mail agli indirizzi:
[email protected]
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Il prossimo numero
verrà chiuso in redazione nella 1a settimana di settembre
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A che punto è la notte?
Le celebrazioni nel ventennale della scomparsa
Ernesto Balducci, David Maria Turoldo
Testimoni di speranza, Profeti di pace
VENERDI’ 7 SETTEMBRE ORE 21
Chiesa di S.Domenico
Via S.Domenico, 0
Incontro di preghiera dedicato
a Balducci e a Turoldo
promosso da Torino incontra Taizè
GIOVEDI’ 13 SETTEMBRE ORE 20.30
Salone Valdese corso Vittorio 23
Sperare con tutti nel tempo
della crisi:
Ernesto Balducci
Roberto Mancini,
Università di Macerata
presenta e conduce Enrico Peyretti
VENERDI’ 14 SETTEMBRE ORE 18
Sala Centro Culturale S.Lorenzo
Via Palazzo di Città angolo
Piazza Castello
Torniamo a sperare:
David Maria Turoldo
Mariangela Maraviglia,
Storica della Chiesa
VENERDI’ 14 SETTEMBRE ORE 21
Chiesa di S.Lorenzo piazza Castello
Così è sotto il sole
da “Mie notti con Qoelet “ di Turoldo
Rappresentazione artistica di e con
Sergio Saccomandi
musiche originali di Roberto Musto
SABATO 15 SETTEMBRE ORE 16
Fabbrica delle “E”
Sede Gruppo Abele
Corso Trapani, 95
Saluti e testimonianze
Mons. Luigi Bettazzi,
Anna Maria Turoldo, Andrea Cecconi
(Fondazione Balducci)
Intervento in video di
Moni Ovadia
SABATO 15 SETTEMBRE ORE 17
Fabbrica delle “E”
Pianeta Terra casa comune
interviene Giannino Piana, teologo
Parole, musica e immagini su ambiente e
stili di vita in Balducci e Turoldo.
SABATO 15 SETTEMBRE ORE 19
Fabbrica delle “E”
Convivialità
col cibo che ognuno vorrà condividere
“Canta il sogno del mondo”
in ascolto della loro parola
Testimonianza di Luigi Ciotti
“Conosce l’uomo chi crede nelle sue
possibilità inedite”
Voci: Daniela Falconi, Piero Marcelli;
Musica: Miguel Acosta.
A cura del Comitato Torinese per il ventennale di Balducci e Turoldo:
Luigi Giario, Associazione Comunità Famiglia Piemonte Onlus; Teresella Parvopassu; Sergio
e Francesco Guaschino; Enrico Peyretti; Rosina Rondelli
Associazione TRICICLO; ACLI Torino; Carlo Baffert; Sergio Saccomandi; Beppe Ceraolo;
Daniela Falconi; Fraternità Religiose di Torino; Gruppo Donne Credenti; Giacomina Tagliaferri e Associazione Opportunanda; Piero e Maria Rosa Padovani, Comitato di Solidarietà
con il Popolo del Guatemala; Gruppo Torino incontra Taizé;
Rodolfo ed Enrico Venditti; Lilli Dominici e Franca Nosenzo.
Adesioni di: Fondazione Ernesto Balducci; Mons. Luigi Bettazzi; Gruppo Abele; Ermis Segatti; C. S. Sereno Regis; Centro Culturale S. Lorenzo; SERMIG; Centro Teologico; Cascina
Archi; CISV; Madian; Tempi di Fraternità; Il Foglio; Strumenti di pace; Insieme per la pace;
Amici Missioni Consolata; Coordinamento Ecumenico Insieme per Graz.
Si ringraziano:
FONDAZIONE BALDUCCI (Andrea Cecconi) per il film Turoldo Balducci, oltre l’ombra dei
profeti, Diretto da Massimo Tarducci con Andrea Bigalli. e per il documentario L’utopia planetaria di Ernesto Balducci a cura Luciano Martini
COMITATO TORINESE per il video realizzato nel decennale (2002) a cura del regista Enrico
Venditti: La terra non sarà distrutta. L’uomo inedito la salverà”, per Atti del convegno aula magna Università 2002: con E. Peyretti, P.Ricca, E. Bianchi, R. La Valle, V.Occhipinti
Gozzini, B.Balducci, R.Venditti, per Atti incontro al Salone del libro 2002 con Arturo Paoli e
Testimonianza di Luigi Ciotti e Rigoberta Menchù
CENTRO PACE DI BOLZANO (Francesco Comina e Moni Ovadia) per Intervento in video di
Moni Ovadia, Intervento in video di Arturo Paoli e per Materiali biografici e bibliografici
Il progetto si colloca nell’ambito della “Giornata del Creato” 2012 indetta dalle
Chiese Cristiane Europee.
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
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Una finestra aperta sul mondo
Immigrazione e caporalato:
passo avanti dell’Italia
“Dopo svariate denunce da parte di associazioni e sindacati, finalmente il
governo garantisce il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori e la dignità dei
migranti extracomunitari”. Così il presidente Focsiv, Gianfranco Cattai,
commenta la notizia sul nuovo decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sui lavoratori stranieri.
di Sara Garnero
Dalla Colombia ricette antianti-crisi
Dalla filosofia della liberazione latinoamericana al concetto di sviluppo
umano mutuato dal premio Nobel Amartya Sen. Queste le basi culturali
dell’autore colombiano Jairo Agudelo Taborda: peace-keeper, docente
universitario, formatore e “teorico attivo” della cooperazione internazionale, che a VpS illustra la sua ricetta per sconfiggere la povertà.
di Sara Garnero
Gli stranieri in Italia: i dati Eurispes
“Giovani, istruiti e sottopagati” è questa la fotografia della presenza
degli stranieri in Italia secondo i dati presentati ieri dall’Eurispes nel convegno “Lingua, immigrazione, integrazione”. 10,4% i sottoccupati contro il
3,6% degli italiani, 973 euro la retribuzione media, contro i 1.286 euro
degli italiani.
di Sara Garnero
Le ipocrisie di guerra svelate in un libro
Esce in questi giorni l'ultimo libro del generale Mini “Perchè siamo così
ipocriti sulla guerra”, edito da Chiarelettere. Un'occasione per riflettere
sulla guerra, al di là degli aspetti eroici o drammatici, analizzando
“'l'inganno della politica che deve dettare le condizioni della guerra e
fissarne gli scopi". Una confusione di ruoli tra l'azione militare e quella
umanitaria che va rivista...
di Francesca Mannino
Kilamba, la città fantasma dell’Angola
750 palazzine, una dozzina di scuole, un progetto destinato a ospitare
mezzo milione di persone: è la Nova cidade de Kilamba, un nuovo centro
abitativo a pochi chilometri da Luanda, realizzato dalla società cinese statale Citic (China international trust and investment corporation) in cambio
delle concessioni petrolifere nel paese africano. Ma a un anno
dall’inaugurazione dell’agglomerato, la Bbc si reca sul posto e lo trova
completamente disabitato.
di Viviana Brun
Campagna estiva per il diritto all’acqua
dei palestinesi
“Vivi per 24 ore con 24 litri di acqua” è la provocazione lanciata da Ewash
come richiamo al diritto all’acqua negato ai palestinesi dei territori occupati. La proposta è di documentare con creatività la propria esperienza, che
verrà pubblicata sul blog della campagna.
Gli articoli completi si trovano sulle pagine del sito
www.volontariperlosviluppo.it
Anno XII, Numero 6, Luglio 2012
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