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L`UOMO E LE COMUNICAZIONI

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L`UOMO E LE COMUNICAZIONI
Anno scolastico 2011-2012
Classe III A
Andrea Tradati
L’UOMO E LE COMUNICAZIONI
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Presentazione
Mi chiamo Andrea, ho 14 anni e in poche righe tenterò di motivare l’argomento della mia tesina.
Sin da piccolo la mia famiglia ha stimolato la mia curiosità di sapere e mi ha immerso in un mondo di
informazioni. Il mio primo libro, in cartoncino rigido, l’ho ricevuto che avevo solo 6 mesi e da lì è iniziata la
mia avventura nel mondo dei libri.
Quando non sapevo ancora leggere è stata la mia mamma a introdurmi con le sue letture in mondi
fantastici. Le sue letture erano per me così avvincenti che non volevo smettesse mai. La mia camera è
sempre stata stracolma di libri e parenti e amici, sapendo di questa mia passione, me ne hanno sempre
regalati tanti in varie occasioni.
Oltre alla mamma anche la nonna faceva la sua parte e attraverso i tanti racconti del suo passato e le tante
foto di famiglia mi ha permesso di conoscere quel nonno che purtroppo non ho mai potuto vedere di
persona. Un nonno soldato, bersagliere, che durante la seconda guerra mondiale è dovuto partire per la
Russia e rimanere là per ben 5 anni. Sempre grazie ai racconti della nonna ho compreso l’importanza della
radio durante la guerra.
Ho iniziato a guardare la televisione già da piccolo, ma solo i cartoni animati, la mamma era molto severa, e
lo è ancora adesso, sull’uso della televisione, e soprattutto non voleva che la guardassi da solo. All’età di 67 anni iniziavo a guardare i primi telegiornali, ero molto incuriosito dalle notizie e spesso chiedevo
spiegazioni. Oggi guardare un TG al giorno o informarmi tramite internet su fatti a mio avviso interessanti è
entrato nelle mie abitudini.
Non posso inoltre dimenticare i giornali, anche quelli presenti nella mia casa. Quando papà legge il giornale
non lo si può disturbare assolutamente.
Posso affermare con decisione di appartenere ad una famiglia a cui piace veramente molto informarsi, a
volte forse anche troppo. Spesso mi sono sentito dire: “è importante conoscere la realtà che ci circonda” e
per accontentare i miei genitori sono costretto a subirmi più telegiornali del dovuto, oltre a programmi di
informazione.
Devo però ammettere che quando mi sono trovato di fronte alla scelta dell’argomento da approfondire per
la mia tesina, sono stato parecchio titubante. Ho trovato naturale parlare con i miei genitori e
comunicando con loro ho scoperto che avrei avuto molte cose da dire sui MEZZI DI COMUNICAZIONE.
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TITOLO: L’UOMO E LE COMUNICAZIONI
1. Breve storia dei mezzi di comunicazione (pag. 1)
1.1. Il passaparola
1.2. La scrittura
1.3. La stampa
1.4. Il libro
1.5. I quotidiani
1.6. Le telecomunicazioni
1.6.1. Il telegrafo elettrico
1.6.2. Il telefono
1.6.3. Il telegrafo senza fili
1.6.4. La radio (Radio Londra)
1.6.5. La televisione (RAI – Mediaset)
1.6.6. Il telefono cellulare
1.6.7. Internet (i Social Network – Ragazzi e Internet)
2. Effetti sociali della comunicazione (pag. 14)
2.1. La globalizzazione
2.2. Le rivolte nel nord Africa “la primavera araba”
2.3. La Pop Art (Andy Warhol – le opere)
3. Il nuovo linguaggio dei giovani (pag. 21)
3.1. Slangopedia
3.2. Il vocabolario di Internet
4. Film: “The Truman Show” (pag. 24)
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L’UOMO E LE COMUNICAZIONI
“Essere informati è molto importante”. Nel mondo d’oggi informarsi tramite i media è molto semplice e
nello stesso tempo indispensabile per sapere cogliere la verità in ogni cosa. Molte notizie sia in TV che sul
web o sui giornali devono infatti essere colte e analizzate con attenzione cercando in esse la verità cui
contengono. Per questo è importante, oltre ad informarsi, sviluppare un senso critico”. (Visto, Si Stampi –
Nicoletta Martinelli, Rossana Sisti)
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BREVE STORIA DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE
Sin dai tempi primitivi l’uomo ha avuto bisogno di comunicare con i suoi simili nel tentativo di stabilire con
loro una relazione, infatti non è concepibile alcuna cultura umana senza comunicazione. La facoltà di
comunicare è stata determinante per l’evoluzione dell’uomo e per il suo progresso culturale e ogni nuovo
strumento del comunicare ha profondamente trasformato la cultura e la società.
Il primo strumento a disposizione dell’uomo, fin dai tempi della preistoria, fu il suo stesso corpo in grado di
esprimersi attraverso gesti e suoni, mentre la pietra con cui disegnava i graffiti fu il suo primo mezzo
esterno. Successivamente il linguaggio permise la trasmissione orale delle conoscenze tramandate da padre
in figlio. La trasmissione orale avvia un processo che via via si evolve segnando delle tappe fondamentali
nella storia dell’uomo. Possiamo quindi dire che l’oralità è alla base di tutti i sistemi di comunicazione.
Fondamentale nella comunicazione orale è l’esistenza di una comunità, infatti tra comunità e
comunicazione esiste un legame molto forte. L’importanza del linguaggio verbale ci potrebbe far pensare
che il linguaggio gestuale sia più primitivo, in realtà esso può essere più eloquente di mille parole, infatti la
parola ha tolto immediatezza e naturalezza al gesto rendendo più complicati i rapporti umani.
Viviamo in una situazione che non ha precedenti nella storia dell’uomo per l’abbondanza di strumenti di
informazione disponibili e per l’ampiezza di diffusione accessibile dalla quasi totalità della popolazione. A
tutto questo l’uomo è arrivato attraverso un percorso di millenni in cui ha creato sempre nuovi mezzi di
comunicazione che si sono aggiunti a quelli già esistenti senza sostituirli. Alcuni millenni fa quando abbiamo
imparato a scrivere non abbiamo smesso di parlare, la fotografia non ha eliminato la pittura, il cinema non
ha sostituito il teatro, la tv non ha soppresso il cinema, la musica riprodotta non ha fatto sparire i concerti,
la diffusione dei mezzi elettronici non ha diminuito la carta stampata. Si può dire che un nuovo strumento
più che sostituire interagisce con i precedenti.
1.1 IL PASSAPAROLA
Lo si da per scontato, non lo si prende affatto in considerazione, ma il “passaparola”, la rete infinita dei
contatti personali, rimane uno dei più potenti ed efficaci strumenti di comunicazione e di informazione.
Non è analizzabile in termini numerici, se non per il dato più semplice: la numerosità della popolazione. Una
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delle caratteristiche fondamentali del genere umano è la ricchezza e la complessità del suo linguaggio – che
è e rimane fondamentalmente “lingua parlata”. Nel vistoso dominio dei mass media siamo portati
facilmente a sottovalutare il valore e la potenza del dialogo personale. Un cambiamento importante nelle
comunicazioni personali è avvenuto nel diciannovesimo secolo grazie a due innovazioni fondamentali: il
telegrafo (1844) e il telefono (1877). In poco più di trent’anni (un tempo brevissimo nella storia) la
comunicazione umana dallo spazio del villaggio o del quartiere è passata ad un dimensione quasi “globale”
(diverse parti del mondo sono comunque ancora oggi chiuse da barriere tecniche, politiche e culturali).
Naturalmente la comunicazione privata non è solo verbale. Da più di 5000 anni si comunica anche
attraverso la parola scritta e già nel settimo secolo a.C. in Egitto, in Mesopotamia e più tardi nell’impero
romano esistevano servizi postali. I primi servizi postali pubblici apparvero in Europa nel 1300 e nel ‘500
c’erano reti di corrieri con il cambio dei cavalli alle “stazioni di posta”. Ma solo nel XIX secolo con lo
sviluppo delle ferrovie si organizzò il sistema postale come lo conosciamo oggi.
Un altro cambiamento profondo è stato lo sviluppo della mobilità fisica. I mezzi di trasporto (ferrovie,
automobili e aerei) hanno contribuito a cambiare il nostro concetto di distanza e contemporaneamente i
mezzi di comunicazione individuali hanno raggiunto possibilità inimmaginabili di dialogo a distanza. Con
l’abbondanza dei mass media e degli strumenti di comunicazione la potenza del passaparola non è
diminuita semmai aumentata in quanto si può diffondere più velocemente con il telefono, la posta
elettronica, i messaggini ecc.
1.2 LA SCRITTURA
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La prima tecnologia della comunicazione che l’umanità ha sviluppato, e senza dubbio la più importante, è
la scrittura. La sua comparsa sembra risalire alla metà del quarto millennio a.C., nella zona della
Mesopotamia. In seguito molti sistemi di scrittura sono stati inventati autonomamente da altre civiltà, in
tempi diversi e in diverse zone del mondo: i geroglifici egiziani risalgono al 3000 a.C. come la scrittura
indiana, mentre gli Aztechi svilupparono la loro scrittura solo nel 1400 d.C. Le prime forme di scrittura
furono tutte essenzialmente ideografiche: scritture in cui a ogni simbolo corrisponde un concetto o un’idea.
Solo più tardi alcuni simboli furono usati per rappresentare le prime sillabe della parola. Fu probabilmente
questo il passaggio che portò allo sviluppo della scrittura fonetica alfabetica, scrittura in cui i simboli
rappresentato i singoli suoni. I primi esempi di questa scrittura appaiono sempre nella zona mediorientale
intorno al 1500 a.C., ma furono i Greci a introdurre i segni per le vocali che completarono l’evoluzione della
scrittura intorno all’ottavo secolo a.C. Le conseguenze dell’invenzione della scrittura furono enormi
trasformando la mente umana più di qualsiasi altra invenzione. La scrittura ebbe un ruolo fondamentale nel
processo di civilizzazione dell’uomo: la fine del nomadismo, lo sviluppo dell’economia di scambio e la
nascita dello stato. L’uomo poté scrivere le leggi e non considerare più importante il capotribù, ma il
sovrano che per legge comandava la società perché difensore delle leggi stesse. La scrittura al contrario
dell’oralità non richiede il contatto fisico, il faccia a faccia e il passaggio da oralità a scrittura determina il
passaggio da orecchio a occhio.
1.3 LA STAMPA
Il secondo grande passaggio storico nella storia delle tecnologie della comunicazione è stata l’invenzione
della stampa da parte di Johann Gutenberg, nel 1450. Molti studiosi sostengono che la modernità coincide
con l’era della stampa. Metodi di stampa esistevano da secoli – ed erano usati anche per riprodurre testi
scritti, si stampava in “xilografia” (incisioni di legno) e usando caratteri mobili, sia in Cina che Europa. Ma un
cambiamento radicale era inevitabile, perché lo richiedeva la cultura rinascimentale e lo consentivano le
risorse tecniche disponibili. Fu Gutenberg (orafo tedesco) ad unire le diverse tecnologie sviluppate nella
prima fase dell’era industriale: la metallurgia fornì le basi per la fusione dei caratteri, le tecnologie del
torchio offrirono le risorse per la stampa, la chimica portò a nuovi tipi di inchiostro e la meccanizzazione
fornì la produzione massiccia di carta.
L’Italia ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della comunicazione stampata infatti 40 anni dopo
l’invenzione di Gutenberg, grazie al veneziano Aldo Manuzio, nasce l’editoria, attività culturale basata sulla
scelta e la cura dei contenuti creati da artisti, scienziati, filosofi ecc per portarli, trasformati in oggetto fisico
(il libro, l’articolo, il saggio) fino al lettore. Nel 1494 a Venezia Manuzio inizia la sua attività di tipografo ed
editore e, in breve, stampa e distribuisce un numero impressionante di opere in greco e latino. Con lui
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nacque il carattere “aldino”, fu fra i primi a numerare le pagine per facilitare la lettura e la consultazione e
migliorò la leggibilità dei testi con un uso più efficiente degli spazi e della punteggiatura.
Le tecniche di stampa si sono evolute nel tempo, ma per arrivare alle rotative ci sono voluti più di 400 anni
dall’invenzione della stampa.
Importanti furono anche gli effetti sociali prodotti dalla stampa: essa aumentò notevolmente la diffusione
dei testi raggiungendo un pubblico sempre più numeroso e posto in fasce sociali nuove come la borghesia
che portò ad una diffusione del sapere sconosciuta sino ad allora. La diffusione del sapere venne
amplificata dalla stampa periodica che fece nascere il concetto di “opinione pubblica” insieme di idee di un
pubblico padrone di informazioni sufficienti per formare giudizi politici e culturali.
1.4 IL LIBRO
La parola “libro” ha origine dalle cortecce degli alberi, in particolare il papiro egiziano, da cui si ricavavano i
fogli su cui scrivere. Il libro non è nato con l’invenzione della stampa, c’erano libri e biblioteche già 5000
anni fa. La conservazione della parola scritta è stata uno degli strumenti fondamentali dell’umanità “non
più nomade”. Che fossero raccolte di documenti di coccio, rotoli di papiro o altri supporti di scrittura …
erano comunque libri. Ma il libro come lo conosciamo oggi, fogli piegati, cuciti e rilegati, esiste da meno di
2000 anni. Si diffuse fra il secondo e quarto secolo d.C. era di pergamena e si chiamava “codice”. La
pergamena infatti è più resistente del papiro e può essere piegata e cucita e permette di scrivere su
entrambi i lati. La carta, inventata in Cina, arrivò in Europa solo nel dodicesimo secolo.
Le più antiche raccolte di testi scritti non erano quelle di poesia o di narrativa (tramandate mediante la
“tradizione orale”), ma di norme, leggi, documenti contabili o commerciali. Il fatto che i libri di più facile
vendita siano oggi i “how to” cioè i manuali su “come fare” non è una novità e ha radici nelle più antiche e
remote origini dei libri. Naturalmente la grande diffusine del libro venne con l’uso della stampa e con la
crescita delle persone che sanno leggere e scrivere. Tuttavia in Italia, anche se l’analfabetismo è quasi
scomparso, il libro ha una crescita scarsa.
1.5 I QUOTIDIANI
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Forse il primo “quotidiano” della storia fu il foglio degli acta diurna affisso in tutta Roma nel 59 a.C. Gli acta
diurna costituivano una sorta di gazzetta quotidiana contenente un resoconto ufficialmente autorizzato
degli eventi degni di nota accaduti a Roma, i suoi contenuti erano in parte ufficiali: notizie giudiziarie
decreti imperiali, del Senato e dei magistrati e in parte privati: annunci di nascite di matrimoni e di morti. In
una certa misura fece le veci del moderno giornale. L’origine degli acta diurna è attribuita a Giulio Cesare
che per primo dispose la tenuta e la pubblicazione degli atti del popolo a cura di pubblici ufficiali.
Pare che la prima forma di giornalismo fosse la diffusione di notiziari, manoscritti, nell’ Europa
rinascimentale, fra i mercanti che si scambiavano notizie sulla situazione economica, politica e militare,
costumi e usanze. Il primo quotidiano The Daily Courant uscì a Londra nel 1702; in Francia Il Journal de Paris
nel 1777; negli U.S.A il Pennsylvania Packet nel 1784. I primi quotidiani Italiani uscirono molto più tardi,
dopo il 1840, fra i più antichi ricordiamo La Nazione nata a Firenze nel 1859, il Giornale di Sicilia (1860), il
Corriere della Sera (1876), il Messaggero (1878), la Stampa 1895) e il Sole 24 Ore (1946).
La diffusione in Italia della stampa ha avuto una crescita stentata e anche se dopo la prima guerra mondiale
si aprì in Europa una nuova fase di sviluppo in Italia la situazione fu bloccata dall’avvento del fascismo che
impose la censura e limitò il numero di testate favorendo il fenomeno della concentrazione continuato fino
ai nostri giorni. L’Italia era ed è fra i paesi più arretrati in Europa per diffusione e lettura della stampa
quotidiana.
1.6 LE TELECOMUNICAZIONI
I mezzi elettrici ed elettronici determinano il ritorno all’oralità. La comunicazione “audio visiva” è antica
quanto l’uomo, forme organizzate di espressione basate sul suono, sull’immagine o su una combinazione
delle due cose, si sono sempre attuate. Fin dalla preistoria si comunicava per suoni ed immagini. Si è
evoluta nel tempo anche la comunicazione a distanza (tele = dal greco distanza) con diversi usi del suono,
dai tamburi alle campane e con vari generi di segnali visivi: fuoco, fumo, bandiere, specchi ecc. C’erano
forme antiche di “telegrafo” come la catena di fuochi nella notte che permetteva a Giulio Cesare di
comunicare con Roma dalle Gallie. Naturalmente molto è cambiato con le risorse moderne, ma l’uso di
strumenti nuovi si basa su esperienze antiche. Nessuna delle forme di comunicazione di cui ci serviamo è
priva di radici nel passato delle culture umane.
Fino alla Rivoluzione Industriale lo sviluppo dei mezzi di comunicazione è stato piuttosto lento questo ci
dice che la loro storia si lega fortemente allo sviluppo tecnologico ed industriale e grazie ad esso subì
un’accelerazione impressionante. Dal 1800 si sono susseguite nuove invenzioni che hanno permesso di
trasportare contenuti a distanza più velocemente e di raggiungere il pubblico in modo più capillare. La
prima di queste fu l’invenzione del telegrafo.
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1.6.1 IL TELEGRAFO ELETTRICO
Il telegrafo elettrico rappresenta la prima applicazione pratica degli studi sull’elettromagnetismo e grazie a
Samuel Morse (professore di disegno all’Università di New York) raggiunse una diffusione rilevante. La Pila
di Volta è stato il primo strumento della storia in grado di produrre corrente elettrica e con gli studi
successivi gli scienziati sono arrivati a scoprire gli effetti magnetici della corrente. È proprio da questi studi
che gli scienziati di tutto il mondo hanno potuto costruire i primi strumenti elettrici di applicazione pratica.
Il telegrafo elettrico fu il primo strumento utilizzato per le telecomunicazioni. Brevettato da Samuel Morse
nel 1840 si basava su un codice di punti e linee che veniva trasmesso su un pulsante elettrico. Il primo
messaggio della storia viene trasmesso il 24 maggio 1844, Morse da Washington telegrafa a Vail a
Baltimora: “ What Hath God Wrought” “(quali cose ha creato Dio). Il primo cavo telegrafico transoceanico,
tra l’Irlanda e il Canada, fu posato nel 1858. In Italia a partire dal 1861 il sistema Morse diventa il sistema
nazionale ufficiale e la gestione delle linee e degli uffici telegrafici viene assegnata allo stato. Il telegrafo
tradizionale cadde in disuso dopo l’invenzione del telefono che trasmetteva direttamente la voce.
1.6.2 IL TELEFONO
Il telefono fu ideato dall’italiano Antonio Meucci. Nel 1857 costruì il primo prototipo, ma privo di possibilità
economiche non riuscì a registrare la sua invenzione. Nel 1876 Graham Bell copia il suo progetto e brevetta
il telefono moderno ottenendo fama e benefici. Solo nella seduta dell’11 giugno 2002 la Camera degli Stati
Uniti riconosce a Meucci la paternità dell’invenzione. Finalmente con un secolo di ritardo Meucci viene
celebrato come uno dei più gradi inventori della storia.
La prima grande impresa telefonica della storia fu comunque opera di Graham Bell e prese il nome di Bell
Telephone Company. Il telefono permise di comunicare in modo semplice parlando e ascoltando con l’uso
di una cornetta. La voce veniva trasformata in impulsi elettrici. Per molti anni il nuovo strumento rimase
privilegio di pochi. Solo dopo la prima guerra mondiale la situazione cominciò a cambiare. In Italia sino al
1950 la diffusione del telefono era molto limitata. Era considerato normale per otto decimi della
popolazione usare il telefono solo occasionalmente, da un posto pubblico o da una cabina e anche dopo
vent’ anni (1970) la maggior parte delle famiglie italiane non aveva il telefono in casa. Solo nel 1988 si
raggiungono 20 milioni di linee fisse mentre stanno cominciando a diffondersi, anche se in numeri ancora
piccoli i telefoni cellulare, verso i quali gli italiani mostrano un’improvvisa passione.
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1.6.3 IL TELEGRAFO SENZA FILI
Nacque nel 1895 quando Guglielmo Marconi riuscì ad inviare il primo segnale Morse usando le onde radio,
cioè senza cavi elettrici. Il segnale fu ricevuto a 1,6 km di distanza dal fratello che segnalò il successo della
prova con un colpo di fucile. Il battesimo definitivo del telegrafo senza fili fu nel 1901 con la prima
trasmissione transatlantica dall’Inghilterra al Canada che apriva la via alle comunicazioni su scala “globale”.
1.6.4 LA RADIO
Dopo alcuni esperimenti tra il 1906 e il 1916 negli Stati Uniti nasce la prima emittente radiofonica. Negli
anni seguenti la radio si diffuse in Europa e in Italia nel 1924. Fu l’inizio di un vero boom: negli Stati Uniti nel
1925 esistevano più di quattrocento stazioni emittenti e 5 milioni di apparecchi riceventi e per le classi
agiate la radio diventò ben presto il divertimento principale. Intere famiglie si riunivano a ore stabilite
attorno all’apparecchio per ascoltare il programma preferito. Il cambiamento portato dalla radio fu una
trasformazione profonda dei sistemi di comunicazione. Il concetto di broadcasting: comunicazione diffusa e
immediata, non era mai stato pensabile nella storia dell’umanità, su una scala così ampia. Le trasmissioni
radio hanno trasformato profondamente il concetto di navigazione (nel mare, nell’aria e nello spazio).
Grazie agli strumenti radiofonici c’erano e ci sono attività di scambio e di dialogo paragonabili a quelle che
si realizzano con la posta “elettronica” o con i telefonini.
Dopo la nascita della tv molti hanno pensato che potesse esserci un declino della radio, ma non è così. La
radio mantiene un ruolo importante e un ascolto diffuso che non è stato sostituito da altri sistemi di
comunicazione e nulla lascia prevedere che possa avere un indebolimento nei prossimi anni.
RADIO LONDRA
La Prima Guerra Mondiale è stato il primo evento bellico della storia dell’umanità durante il quale si sono
usate le onde radio come mezzo di comunicazione. L’industria della radio fu una delle poche che grazie alla
guerra riuscì ad arricchirsi e progredire enormemente. Durante il secondo conflitto la radiotecnica ebbe un
ruolo di primaria importanza: navi, sottomarini, carri armati, aeroplani erano dotati di efficienti impianti di
ricetrasmissione. La popolazione civile cercava in tutti i modi di ascoltare la radio, considerata una sorta di
oracolo da consultare quotidianamente per conoscere le sorti della guerra e orientare le proprie opinioni. In
questo contesto un ruolo indiscutibile fu quello che ebbero le radio della fazione opposta, destinate ai civili,
come la famosissima Radio Londra, che cercava di fare opera di disunione fra le truppe al fronte e la
popolazione. Radio Londra non era gestita dal Ministro della Guerra britannico, ma dalla BBC, già allora
apprezzata per lo stile giornalistico indipendente, che separava le notizie dai commenti. Nel 1940 Winston
Churchill aveva delineato le linee generali per le trasmissioni rivolte all’Italia, che dovevano screditare il
fascismo. Radio Londra faceva controinformazione. L’ascolto della radio della fazione opposta era fortemente
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vietato e poteva essere punito anche con la morte. Durante il conflitto si crearono dei centri di ascolto: ci si
riuniva a casa di quei pochi che possedevano un apparecchio radio, di solito il farmacista, il notaio, il prete
del paesino, si ascoltavano le ultime notizie dal fronte e poi si diffondevano agli altri.
...Parla Londra, trasmettiamo alcuni messaggi speciali:
Felice non è felice; è cessata la pioggia; la mia barba è bionda; la mucca non da latte; Giacomone bacia
Maometto; le scarpe mi stanno strette; il pappagallo è rosso; l'aquila vola.
Radio Londra trasmetteva parecchi messaggi speciali circondati dal segreto militare più assoluto, di solito,
diretti a gruppi di partigiani della montagna o della città, oppure diretti alle missioni inglesi che già si
trovavano sul territorio italiano. Si trattava comunque di comunicati con i quali si segnalavano i lanci di
rifornimento con armi. O comunicavano l'inizio di un attacco in comune o ne disdicevano un altro.
Spiegavano anche come e in che modo doveva essere identificato un certo personaggio. Insomma, erano
messaggi in codice che solo i diretti interessati potevano comprendere.
1.6.5 LA TELEVISIONE
Negli anni trenta mentre il cinema diveniva prima sonoro e poi a colori, iniziarono i primi esperimenti di
trasmissione a distanza di immagini in movimento mediante onde elettromagnetiche. Nel novembre del
1936 la BBC inaugurò a Londra il primo servizio di trasmissioni televisive. Nel giro di trent’anni la televisione
si è diffusa in tutto il mondo, divenendo il mezzo di comunicazione di massa più efficace e persuasivo che
l’uomo ha fino ad ora sviluppato, contribuendo ad una radicale trasformazione delle abitudini di vita e delle
relazioni sociali in tutti i paesi dell’occidente.
La TV nasce come strumento per la presa diretta della realtà, derivante per metà dalla radio e per metà dal
teatro. Sin dall’inizio è stato un “processo in divenire” in continuo mutamento. La TV delle origini era
caratterizzata soprattutto dall’uso della diretta, a seguire la videoregistrazione negli anni ’60, per arrivare a
forme di produzione industriali
In Italia i primi studi e le prime prove sperimentali di trasmissioni televisive furono effettuate a Torino a
partire dal 1934. Il 31 maggio del 1940 per ordine del governo le trasmissioni ebbero improvvisamente
termine, presumibilmente per l’imminente entrata in guerra dell’Italia. Durante l’occupazione l’esercito
nazista fece smantellare e trasportare in Germania tutti gli apparati trasmittenti in seguito recuperati dagli
alleati dopo la fine della guerra e restituiti alla RAI. Riprende così la sperimentazione che porterà alla prima
trasmissione televisiva ufficiale il 3 gennaio 1954 in bianco e nero. Il segnale arrivò su tutto il territorio
nazionale solo tre anni dopo, il 31 dicembre 1957. In quegli anni la televisione era un bene di lusso che
pochi italiani potevano permettersi (il prezzo di un apparecchio tv sfiorava le dodici mensilità di un reddito
medio annuo), tanto che i bar o le case dei vicini diventarono luoghi prediletti per visioni di gruppo
soprattutto in occasione dei popolarissimi telequiz come “Lascia o raddoppia?” con Mike Bongiorno. Verso
la fine degli anni cinquanta nasce il primo telegiornale della RAI riuscendo ad arrivare la dove la carta
stampata non aveva saputo, il quale proponendo immagini e audio contemporaneamente produce uno
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straordinario effetto di realtà e permette di assistere in diretta ad eventi sensazionali. Particolarmente
rilevante nel 1957 è la comparsa della pubblicità in RAI con l’avvento di “Carosello”, un spazio famoso e
molto seguito, un breve spettacolino dove il messaggio pubblicitario deve rispettare delle regole molto
rigorose: difatti il prodotto reclamizzato può essere citato sono all’inizio e alla fine dello spettacolo. Negli
anni sessanta, con il progresso economico, la televisione diventa un accessorio di maggiore diffusione
raggiungendo anche le classi sociali meno agiate. In quegli anni in Italia il tasso di analfabetismo era ancora
molto alto e questo suggerì la messa in onda del programma “Non è mai troppo tardi” condotto dal
maestro Alberto Manzi (1959-1968). Un programma di insegnamento elementare di grande successo che si
stima abbia aiutato quasi un milione e mezzo di adulti a conseguire la licenza elementare. La televisione
italiana nella sua fase iniziale ebbe sicuramente delle finalità educative e contribuì notevolmente a
migliorare la situazione nazionale caratterizzata da una certa arretratezza culturale. L’affermazione “L’unità
d’Italia non l’ha fatta Garibaldi, ma la televisione”, è sicuramente una battuta umoristica che rivela anche
una grande verità: a livello linguistico sicuramente la televisione ha sicuramente svolto un ruolo importante
nel processo di unificazione della nostra nazione. A partire dal 1962 vi fu il primo collegamento via satellite
tra Italia e Stati Uniti, un tipo di comunicazione che permise di assistere ad eventi importanti della storia del
nostro pianete in diretta, come lo sbarco del primo uomo sulla luna nel 1969 al quale assisterono circa
500.000.000 di spettatori.
RAI: la televisione pubblica italiana
La Rai (acronimo di Radiotelevisione italiana) è la società che detiene in esclusiva il servizio radiotelevisivo
pubblico in Italia; l’azienda opera nel settore televisivo, radiofonico, editoriale e di produzione
cinematografica. Le prime e più famose reti televisive sono Rai 1, Rai 2 e Rai 3, ma negli ultimi anni,
soprattutto grazie all’avvento del digitale terrestre, le emittenti sono aumentate: sono infatti nati di recente
Rai 4, Rai 5, Rai movie, Rai premium, Rai gulp, Rai storia, Rai News, Rai sport e altri canali specializzati. Ciò che
caratterizza i nuovi canali Rai è la specializzazione delle tematiche, infatti ogni rete segue un proprio filone:
per esempio Rai 4 è destinato ad un pubblico giovane e propone soprattutto telefilm e reality show, mentre
Rai storia trasmette numerosi documentari storici e Rai gulp è dedicato all’intrattenimento per bambini.
Dopo un monopolio durato decenni, all’inizio degli anni ottanta la Rai si è trovata a dover affrontare
la nascita delle reti televisive private commerciali, cioè Mediaset. Per anni le due società hanno
mantenuto profili diversi, ma negli ultimi tempi i contenuti trasmessi dalle due emittenti sono
diventati sempre più simili; ciò in virtù del fatto che la Rai non è più in grado di mantenersi con i soli
introiti derivanti dal pagamento del canone, bensì necessita, anch’essa, della raccolta pubblicitaria.
MEDIASET
Per quanto non sia l’unica, Mediaset è la principale televisione commerciale e proprio per questo nelle sue
scelte è maggiormente vincolata dalla raccolta pubblicitaria. Con l’avvento del digitale terrestre, anche
Mediaset ha visto aumentare la propria offerta di canali televisivi, infatti è recente la nascita di reti quali La 5,
dedicata al pubblico femminile, Mediaset extra, Italia 2, Iris e altre emittenti. Anche Mediaset ha creato dei
canali un po’ più specializzati, ma nell’offerta di canali gratuiti, mancano ancora reti dedicate
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all’intrattenimento culturale. Inoltre Mediaset da qualche anno è entrata nel mercato dei canali a pagamento
con Mediaset premium, pacchetto che propone calcio, cinema e serie tv in esclusiva.
1.6.6 IL TELEFONO CELLULARE
La grande maggioranza di noi non potrebbe immaginare, nell’epoca attuale, di vivere senza il telefono
mobile, detto anche cellulare. Spesso ne facciamo un uso improprio, ma in casi di emergenza può rivelarsi
un’ ancora di salvezza, comunque è innegabile che in pochi anni questo strumento tecnologico si è evoluto
e perfezionato e senza rendercene conto è diventato una parte integrante della nostra quotidianità.
Negli anni ‘70 i telefoni cellulari fanno la loro prima apparizione come progetti durante show internazionali
di elettronica, come il “Communications Today, Tomorrow and the Future” di Londra (1972), ma se
dovessimo fissare una data di nascita si potrebbe scegliere il 1983: anno in cui Martin Cooper rende
pubblica la sua invenzione del primo cellulare approvato per uso commerciale. In neanche un trentennio
l’evoluzione dei telefonini è stata in crescita rapidissima e ha riguardato specialmente le dimensioni: in
breve tempo sul mercato sono apparsi modelli sempre più tascabili, sottili e leggeri. Nel corso degli anni il
cellulare diventa sempre meno “telefono” in quanto alle funzioni di chiamata vengono aggiunte molteplici
applicazioni per la gestione dei dati personali. Nel 1993 compaiono sul mercato i primi “smartphone” con
funzioni di: calendario, rubrica, orologio, calcolatrice, blocco note, E-mail e giochi. Dal 2008, l’anno del 3G
(terza generazione), i telefonini subiscono una rivoluzione in termini di prestazioni e prezzo che ci porta a
pensare che in un futuro non troppo lontano l’unica cosa per cui non useremo il cellulare è telefonare!
1.6.7 INTERNET
Internet è la terza grande rivoluzione nella storia delle comunicazioni.
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La prima fu la stampa che toglieva il privilegio della conoscenza ai pochissimi possessori di libri copiati a
mano e la metteva a disposizione sempre di una ristretta cerchia di persone, ma centinaia di volte più
ampia della precedente. Da un punto di vista algebrico, introduceva il principio della replicabilità della
fonte, con ciascuna unità fruibile da una singolo utente alla volta.
STAMPA: una fonte, una destinazione (1X1 = 1).
-
La seconda rivoluzione fu quella della radio-televisione che introduceva suoni ed immagini, superava
grazie all’etere i limiti fisici della diffusione manuale e introduceva il concetto della contemporaneità
(la “diretta”). Da un punto di vista algebrico si superava la fruizione da parte di un singolo utente in
quanto la singola fonte era in grado di raggiungere infiniti utenti nello stesso momento.
RADIO-TV: una fonte, infinite destinazioni (1X1000 = 1000).
13
-
La terza rivoluzione, Internet, non apporta alcun cambiamento radicale da un punto di vista
tecnologico (testo, suono e immagine rimangono bene o male alla base del linguaggio), ma introduce il
concetto rivoluzionario di “reciprocità”. Ora fonte e utente sono sullo stesso livello e possono
interagire.
INTERNET: infinite fonti, infinite destinazioni (1000X1000 = 1.000.000).
Internet nasce da un progetto che vedeva il mondo diviso in due settori sia geografici che politici, per
divenire il primo mezzo in grado di mettere in relazione i popoli di ogni dove, senza più barriere politiche,
spaziali o temporali.
Le origini di Internet risalgono agli anni ’60 in piena Guerra Fredda, quando il mondo è diviso in due grandi
sfere d’influenza (USA-URSS) ed incombe il terrore di una guerra nucleare. Il Ministero della Difesa
americano, in continuo allarme per la minaccia sovietica, incarica l’ARPA (Advanced Research Projects
Agency) di studiare un sistema di rete, in grado di preservare il collegamento via computer tra le varie basi
militari in caso di guerra nucleare. Gli studiosi partono dalla convinzione che l’unico modo per assicurare la
continuità nella comunicazione sia quello di non dipendere da un nodo centrale la cui distruzione avrebbe
compromesso il funzionamento dell’intera rete. Nasce così una rete decentralizzata denominata Arpanet,
studiata in modo che ogni nodo potesse continuare ad elaborare e trasmettere dati qualora i nodi vicini
fossero stati danneggiati. Inizialmente si connettono in rete solo alcune basi di missili intercontinentali (già
denominati “Siti”), in seguito vengono coinvolte le principali Università americane aderenti all’Arpa. Grazie
a periodi di maggiore distensione tra le due super potente, la rete viene utilizzata prevalentemente dalle
Università. Queste ultime, compresa l’importanza del mezzo, lo sfruttano per il trasferimento di file tra
computers e per la posta elettronica (e-mail) per comunicare velocemente tra utenti. Nascono inoltre le
News che attraverso l’invio di messaggi aprono alla discussione e al confronto tra gruppi aventi interessi
omogenei. Il crescente utilizzo porta nel 1983 alla creazione di due reti: la prima, prettamente militare,
prende il nome di Milnet, la seconda denominata Internet, viene regalata dall’ARPA alle università e inizia a
diffondersi nelle altre sedi americane ed europee oltre che nei vari Centri di Ricerca.
C’è un momento nella storia di Internet, che si può collocare agli inizi degli anni 90, in cui questa rete, fino
allora usata da ricercatori e specialisti, diventa un fenomeno di massa, ed inizia a diffondersi presso milioni
di utenti. L’esplosione del fenomeno Internet coincide con l’invenzione di un nuovo strumento che ne ha
cambiato decisamente il volto rendendo l’interazione con la rete un’attività semplice e gradevole. E’ il 6
agosto 1991 quando nasce il World Wide Web, in sigla WWW, più spesso abbreviato in Web, la Ragnatela
intorno al Mondo. Quel giorno il fisico inglese Tom Berners-Lee mise on-line su Internet il primo sito Web,
risultato di anni di studi presso il CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) di Ginevra, il più
importante laboratorio di fisica europeo. Nel settembre del 1989 Tim Berners-Lee, entrato al Cern di
Ginevra come consulente, redige un breve rapporto nel quale presenta delle soluzioni per limitare le
perdite di informazioni nel centro di ricerche. Al Cern, come in molte altre grandi organizzazioni, perdere
delle informazioni è all’ordine del giorno. Un danno grave, soprattutto se si tratta di centri e laboratori di
ricerca. L’idea di Berners-Lee è quella di creare un ambiente di comunicazione universale, decentralizzato,
basato sull’ipertesto: il sistema di scrittura che consente di collegare tra di loro diversi documenti come se
si trattasse di una tela, una trama di tessuto nella quale tutti gli elementi sono collegati tra di loro. Internet
è già una realtà dal 1969, ma ha un aspetto profondamente diverso da quello attuale. Niente immagini,
suoni, animazioni, niente navigazione ipertestuale, nessuna informazione a portata di click: anche i mouse
non hanno ancora fatto la loro comparsa sulle scrivanie. Internet è una rete riservata a ricercatori e
14
informatici e serve esclusivamente a inviare e ricevere posta elettronica e a recuperare file su computer
remoti. Ma grazie alle intuizioni di Berners-Lee le cose cambiano e al Cern di Ginevra si viene a scrivere una
pagina fondamentale della storia della Rete delle Reti. E’ marzo 1991 e tramite un software scritto da
Berners-Lee i ricercatori del Cern possono accedere alla prima pagina Web della storia: l’elenco telefonico
del centro di ricerche. Nel mese di agosto, il progetto Word Wide Web diventa pubblico e viene messo a
disposizione su Internet. Della nuova tecnologia non viene richiesto nessun brevetto, chiunque può
utilizzarla senza pagare alcun diritto al Cern o al suo inventore. E’ la fortuna di internet, la caratteristica che
ha fatto della Rete il sistema più aperto e facilmente implementabile nella storia dell’informazione e che gli
ha consentito di diffondersi rapidamente, diventando ciò che i suoi inventori desideravano: una vera
Ragnatela intorno al Mondo.
I SOCIAL NETWORK
Internet ha provocato una vera e propria rivoluzione, dal punto di vista delle relazioni sociali, con la nascita
dei “social network”. Un social network (rete sociale) può essere definito come un qualsiasi gruppo di
persone connesse tra loro da diversi legami sociali che vanno dalla conoscenza casuale , ai rapporti di lavoro,
ai vincoli familiari. Il primo grande merito dei social network è indubbiamente quello di aver facilitato la
comunicazione: basta avere la connessione a Internet per parlare in tempo reale con persone dall’altra parte
del globo e grazie alle webcam addirittura vederne il volto. Riusciamo a mantenere i contatti nel tempo più
facilmente e procurarne altri in modo ancor più semplice, e in questo vastissimo intreccio di reti sociali,
virtuali le informazioni viaggiano alla velocità della luce e le idee circolano e si modificano continuamente,
permettendo anche la diffusione di informazioni “non ufficiali” che non potrebbero essere diffuse altrimenti;
in questo modo quasi qualunque tipo di informazione è accessibile a chiunque.
L’utilizzo dei social network ci dice che le persone che hanno una buona pratica della rete è in costante
aumento e che le risorse più importanti on-line sono i dialoghi personali e il “passaparola” (la rete infinita
dei contatti personali). Possiamo dire che il cerchio si chiude: la più moderna delle risorse e
strutturalmente simile alla più antica.
La rete non è fatta di macchine, connessioni e tecnologie. La rete è fatta di persone. L’internet non è
un’unica rete, né un sistema omogeneo. È un’affascinante mescolanza di infinite realtà diverse, in cui ognuno
può trovare la propria strada personale, creare una rete “a sua immagine e somiglianza”.
La rete non è un mondo a parte. È e diventerà sempre più un elemento della nostra vita quotidiana, un modo
per
comunicare
meglio
con
chi
conosciamo
già
e
per
trovare
nuove
esperienze,
incontrare nuove persone, fare nuove amicizie. Per trarne il massimo vantaggio e piacere, con il minimo di
fatica
e
di
difficoltà,
più
che
le
nozioni
tecniche
conta
la
comprensione
dei valori, delle relazioni, del dialogo: cioè l’umanità dell’internet. (Gianfranco Livraghi)
15
culturale
Se è vero che i social network e internet riescano a mettere in contatto vari soggetti sparsi per il mondo è
altrettanto vero il problema che queste persone sono anche troppo reperibili e controllabili da chiunque. Con
i social network è possibile ritrovare vecchi amici e conoscerne di nuovi, ma quel che più lascia pensare è il
fatto che la libertà, che non prevede limiti, può divenire una trappola nella quale c'è la possibilità di cadere
senza nemmeno accorgersene. Infatti il pericolo è quello di perdere i propri dati personali e rischiare anche il
furto di identità. Questo consiste nell'impadronirsi indebitamente di informazioni personali di un soggetto
con lo scopo di sostituirsi o in parte o totalmente al soggetto stesso per compiere azioni illeciti con il suo
nome.
RAGAZZI e INTERNET
Il MINISTERO DELL’INTERNO nell’intento di tutelare i cittadini e nello specifico i ragazzi suggerisce
quanto segue:
Una corretta informazione permette di utilizzare in modo adeguato e responsabile internet e rendere
più sicura la navigazione
Internet è una grande rete che collega tra loro milioni di computer. Con Internet si possono visitare milioni di
siti diversi dove cercare informazioni, vedere filmati, ascoltare musica, entrare in contatto con persone in
tutto il mondo. Ma esistono anche dei rischi. Internet permette di fare viaggi affascinanti, ma richiede
consapevolezza e attenzione, perché può riservare anche sorprese spiacevoli. E' allora fondamentale non
perdere mai l'orientamento, per evitare che nell'esplorazione della rete da parte dei ragazzi si intromettano
persone o soggetti che vogliono intromettersi nella vita privata o che non hanno intenzioni chiare.
Per navigare sicuri, è utile seguire questi semplici consigli.
Per i ragazzi:
•
non dare mai informazioni su te stesso o la tua famiglia senza chiedere prima il permesso ai tuoi
genitori;
•
stai attento agli sconosciuti incontrati in rete: non tutte le persone che incontri sono sempre ciò che
dicono di essere;
•
se ti arriva un messaggio che ti mette a disagio o, navigando, trovi qualcosa che ti causa imbarazzo o
turbamento, non rispondere: annota il sito, lascialo subito e dillo ai tuoi genitori;
•
non accettare mai di incontrare una persona conosciuta in rete;
•
non accettare nulla che ti arrivi via Internet da persone che non conosci o di cui non ti fidi;
•
non dare mai la parola-chiave (password) a nessuno e non fidarti di chi dice di essere addetto ai
servizi di Internet;
•
informa sempre i tuoi genitori di quello che fai e vedi in Internet e non dare mai ascolto a chi ti
chiede di mantenere un segreto;
Per le famiglie:
•
scoprite e utilizzate Internet insieme ai vostri ragazzi, per conoscere insieme a loro la rete e per
creare una base di fiducia e confidenza;
•
cercate di posizionare il computer in un ambiente condiviso e comunque "in vista" della casa,per
poterne sorvegliare l'uso da parte dei ragazzi senza far loro pesare il controllo;
•
stabilite regole e limiti chiari per l'utilizzo di Internet;
•
non consentite mai ai ragazzi l'utilizzo di carte di credito durante la navigazione.
16
Per tutelare i ragazzi che utilizzano Internet, e allo stesso tempo garantire il loro diritto all'informazione, è
possibile utilizzare alcuni programmi-filtro in grado di selezionare le pagine web e bloccare quelle non adatte
ai minori. Per saperne di più, potete visitare questi siti:
www.netnanny.com
www.surfwatch.com
www.cyberpatrol.com
www.italia.gov.it
E' stato inoltre attivato www.davide.it, un sito che offre un servizio (gratuito per i privati, a pagamento per le
aziende) di connessione filtrata a Internet per tutelare i minori da violenza e pornografia in rete.
2
EFFETTI SOCIALI DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione di massa ha accelerato i processi di diffusione culturale, consentendo anche agli individui
geograficamente più isolati di conoscere modelli di vita, esperienze, atteggiamenti e valori propri dei
contesti urbani. Un altro effetto di notevole importanza è l'incidenza delle comunicazioni di massa sul
linguaggio scritto e parlato. Se da un lato hanno contribuito all'uniformazione delle lingue nazionali,
dall'altro hanno operato uno svecchiamento del linguaggio, sia scritto che orale.
I media hanno anche un grande potere nella creazione di fama, status e autorevolezza. I mezzi di
comunicazione di massa, infatti, accrescono o diminuiscono il prestigio, la fama, l'autorità di cui godono
una persona, un gruppo, un'associazione, un movimento o un partito politico, non solo per ciò che i media
dicono di essi, ma per il semplice fatto di concedere o negare loro un certo spazio nei propri programmi.
Questo concetto è stato ben esemplificato da Roger Ailes (consulente media dei presidenti USA Nixon e
Bush): "Metti che dei due candidati sul palco uno si sgola per la crisi mediorientale e l'altro nel frattempo
mette il piede in fallo e cade rovinosamente sul pubblico; ebbene, solo quest'ultimo sarà nei telegiornali
quella sera."
La possibilità di trasmettere molteplici informazioni corredate di immagini ha accresciuto l'importanza dei
tratti esterni dell'immagine personale quali l'aspetto, la voce, l'abito, il modo di parlare ecc. L'immagine
dell'individuo viene pertanto a dipendere fortemente da questi fattori, tradizionalmente non ritenuti
essenziali per un politico o per un uomo d'affari.
Tra gli effetti della comunicazione mass mediale, alcuni autori hanno considerato la modificazione di alcune
strutture della famiglia. Per esempio, la riduzione del ruolo dell'autorità parentale, compromessa dalla
presentazione di modelli operativi indicati come soluzione di problemi domestici; il rafforzamento dello
status dei figli minori; la formazione di nuovi bisogni in relazione a un'ampia gamma di possibili prodotti.
L'aumentata visibilità dei beni materiali ha stimolato secondo molti la nascita di nuovi bisogni e modificato i
desideri e il comportamento di acquisto nei confronti di una gamma sempre più ampia di prodotti
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E’ in dubbio che negli ultimi vent’anni le tecnologie multimediali (computer, videogiochi, cellulari) hanno
rivoluzionato parecchio la vita degli uomini. Se già i nostri genitori avevano assistito ad una progressiva
accelerazione dei ritmi di lavoro e di vita, ora noi giovani viviamo immersi nella simultaneità. Alla TV, ad
esempio, saltiamo da un canale all’altro, riusciamo a vedere due film contemporaneamente. Passare
rapidamente da una cosa all’altra, fare insieme cose diverse è il nostro ritmo: sostare troppo ci annoia, la
velocità, le variazioni ci appassionano. Poiché molto viene trasmesso tramite immagini, suoni e colori che
scorrono via rapidamente, ci siamo abituati al linguaggio visivo. Molti di noi non leggono più se non
costretti: la lettura richiede troppo tempo. Del resto i videogiochi ci insegnano a rispondere subito agli
stimoli senza pensare troppo. In questo modo i ragazzi anche nella vita reale finiscono spesso con l’agire
prima di pensare. Il linguaggio dei media inoltre possiede il fascino di metterci davanti a un mondo
immaginario che ha l’evidenza della realtà, ci fa vedere cose che non si vedono ad occhio nudo (gol al
rallentatore) o attraverso il montaggio rende credibile e reale ciò che non esiste. Senza che ce ne
accorgiamo siamo disposti a credere più a ciò che si vede in TV che alla nostra esperienza. La realtà
artificiale della TV e del computer può diventare anche un rifugio dai problemi che oggi incontriamo. In
questo modo il pericolo di isolamento è reale. Non c’è bisogno di uscire per scoprire cose, basta navigare in
internet, diventa così anche più facile parlare e incontrare persone a duemila km di distanza che non le
persone che ci sono vicine.
La società e i mezzi di comunicazione sono profondamente legati tra loro: senza la società non avrebbero
senso i mezzi di comunicazione (media) e senza i media non esisterebbe il concetto di società.
Entrambi i concetti sono relativamente moderni, infatti nell’ultimo secolo i mezzi di comunicazione hanno
visto uno sviluppo notevole, che ha favorito il passaggio dalle comunità alla società, per arrivare infine alla
globalizzazione.
Questo forte legame tra società e mass media si rivela sempre più stretto al giorno d’oggi, infatti i nuovi
media stanno coinvolgendo maggiormente la società nei mezzi di comunicazione: se prima essa era quasi
solo spettatrice di ciò che veniva veicolato dai media, ora è la società stessa a partecipare alla creazione dei
contenuti da diffondere. L’ultimo anno ha visto cadere regimi dittatoriali e sollevarsi rivoluzioni
metropolitane, tutto ciò grazie alla mobilitazione degli utenti iscritti ai social network: queste piattaforme
sono diventante appunto il luogo di ritrovo per organizzare manifestazioni e smuovere gli animi di coloro
che vivono in assenza di democrazia. Partecipazione è appunto la parola chiave che decreta il successo dei
social network e dei blog, perché in essi è la società stessa ad essere protagonista attiva di ciò che viene
divulgato nel mondo.
Un altro elemento molto importante che si inserisce nel rapporto tra società e mass media, è il diritto
all’informazione. Questo diritto, tutelato anche dalla legge, si è man mano accresciuto con lo sviluppo dei
media di informazione: se nel diciannovesimo secolo erano pochi i quotidiani in circolazione e bassissima la
percentuale di persone in grado di leggerli, ora quasi tutti hanno accesso ad una moltitudine di notizie,
soprattutto da quando si sono diffusi i giornali online e i blog a carattere giornalistico. Difatti, i quotidiani, le
riviste, i telegiornali e ora le testate online concorrono a fornire alla società un quadro completo di ciò che
avviene in essa.
18
2.1 LA GLOBALIZZAZIONE
La parola globalizzazione viene dall’aggettivo “globale” e può essere riferita a tanti aspetti diversi della
nostra vita. Si parla ad esempio di “globalizzazione dell’informazione” per fare riferimento al fatto che,
grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, le notizie possono viaggiare più velocemente che in passato e
raggiungere qualsiasi parte del pianeta.
La parola globalizzazione deriva dall'aggettivo "globale" che significa totale ed è legato a sua volta al
termine "globo", cioè mondo, intera terra. Il termine "globalizzazione" viene utilizzato per indicare il fatto
che oggi accadono eventi economici, culturali, sociali, tecnologici che coinvolgono direttamente o
indirettamente tutto il pianeta. Nella globalizzazione si possono individuare due aspetti fondamentali: uno
è quello della progressiva riduzione o scomparsa delle differenze tra paesi, popoli, culture, che vanno
sempre più omogeneizzandosi e omologandosi; l'altro è di carattere più strettamente economico e riguarda
le relazioni appunto economiche sempre più strette che si instaurano tra le varie aree del mondo.
In pratica il processo di globalizzazione consiste nella creazione di un unico mercato mondiale in cui è
possibile la libera circolazione di capitali, merci e servizi, resa possibile dall’eliminazione di tutte le barriere
che i differenti paesi pongono. A questo scopo è nata nel 1995 l'Organizzazione mondiale del commercio
(WTO) il cui obiettivo principale è appunto la riduzione del protezionismo dei mercati, liberalizzando il più
possibile gli scambi. La globalizzazione non riguarda comunque solo il mercato inteso come luogo di
scambio dei prodotti, ma anche la produzione, il mondo cioè si è trasformato in un unico grande spazio
produttivo all'interno del quale ogni fase del lavoro può essere spostata nel paese che offre più vantaggi.
Lo spostamento di interi impianti industriali in aree in cui il costo della manodopera è più basso prende il
nome di delocalizzazione. La globalizzazione aumenta molto la competizione mondiale, spesso a danno dei
lavoratori e dei paesi meno sviluppati. Essa rende più redditizio il guadagno delle varie attività economiche
19
permettendo ai ricchi di diventare ancora più ricchi, approfittando di misure ad hoc che pongono in
condizione sfavorevole o, nelle migliori delle ipotesi, non considerano i più deboli. In pratica comporta la
concentrazione della ricchezza mondiale (risorse, capitali, mezzi di produzione di beni e servizi) nelle mani
di poche persone o società private.
La globalizzazione dell’economia, da un lato, sta facilitando gli scambi internazionali, producendo maggiore
benessere. Dall’altro sta mettendo in luce i grandi squilibri del pianeta: per il 20% della popolazione
mondiale, che dispone dell’80% delle ricchezze del pianeta, tutto sembra vicino, accessibile, acquistabile;
per tutti gli altri le necessità, anche basilari, sono negate dalla povertà e dall’arretratezza.
2.2 LE RIVOLTE NEL NORD AFRICA “LA PRIMAVERA ARABA”
L’ondata di proteste che ha investito il mondo arabo e l’area nord-africana nel 2011, fenomeno
denominato “Primavera Araba” non ha precedenti nella storia della regione. Vedere scendere in piazza una
tale massa di persone in Paesi per la maggior parte accomunati da regimi autocratici (autocrazia forma di
governo in cui un singolo individuo detiene un potere illimitato) che hanno sempre lasciato poco spazio ai
diritti civili dei cittadini è stato un segnale importante per tutta la Comunità Internazionale.
In due paesi Tunisia ed Egitto le proteste hanno portato alla caduta dei regimi di Ben Ali e di Mubarak, in
Libia si è verificata una vera e propria guerra civile, mentre in Marocco e Giordania la leadership al potere
ha intrapreso una serie di riforme per andare incontro alle richieste della piazza.
Quello che più ha colpito durante la “Primavera Araba” è stata sicuramente la velocità con cui l’ondata di
proteste si è propagata nella regione. In questo contesto hanno svolto un ruolo rilevante la diffusione di
immagini trasmesse dalle TV satellitari in lingua araba, prime fra tutti Al-Jazeera e Al-Arabiya e dai nuovi
canali di comunicazione informatici. Soprattutto quest’ultimi, giocando un ruolo determinante nella
comunicazione e alterando il modo in cui i cittadini si relazionano, conversano e scambiano informazioni,
idee e notizie fra di loro, sono stati alcuni dei principali fattori per la diffusione delle proteste, tanto da
arrivare a parlare di “Rivoluzione dei Social Network”. I social network sono stati utilizzati dai manifestanti e
giornalisti per mettersi in comunicazione fra di loro o per condividere contenuti, quali testi, immagini, brevi
video che altrimenti sarebbero stati censurati dai normali canali di comunicazione.
Facebook e Twitter hanno messo in contatto un numero impressionante di cittadini accelerando la
diffusione di notizie che avrebbero impiegato molto tempo prima di “approdare” sui media tradizionali, dal
momento che in tutti i regimi in questione il diritto di associazione e la libertà di pensiero sono ristretti.
Il ruolo dei social network nelle rivolte arabe è divenuto uno dei principali temi su cui si è confrontata la
società civile e la comunità internazionale nel corso del 2011. E’ troppo presto per determinare in modo
definitivo quale peso possano Facebook e Twitter avere avuto nelle proteste o se riusciranno ad alterare la
maniera in ci i governi si comportano con i loro cittadini. Tuttavia è possibile comunque intravedere una
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tendenza. Quel che è sicuro è che data la prevalenza di popolazione giovane nell’area e la crescente
penetrazione dei social network, il ruolo e l’impatto di Twitter e Facebook può solo crescere.
E’ ormai chiaro che tanto nei paesi autoritari quanto negli uffici e nei campus universitari del resto del
mondo, i progressi nel campo delle telecomunicazioni digitali e la crescita dei social network stanno
cambiando il modo in cui le persone interagiscono e si organizzano.
Volume di Tweet giornalieri in Tunisia
14 gennaio rivolte in Tunisia
(27/02) viene nominato in Tunisia il primo
ministro
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Utilizzo di Facebook in relazione alle manifestazioni
Traffico internet in Egitto durante le manifestazioni
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2.3 LA POP ART
A fine ‘800 inizio ‘900, con l’invenzioni di nuovi mezzi di comunicazione di massa, quali radio e Tv si diffonde
un fenomeno ancora oggi ritenuto il più grande mezzo di propaganda della storia umana: la pubblicità. La
pubblicità è una forma di comunicazione che ha origini antichissime (sui muri dell’antica Pompei sono state
ritrovate scritte che annunciavano feste, gare e spettacoli ), ma grazie alle tecnologie di radio e televisione
è riuscita ad entrare nello spazio privato degli individui (le loro abitazioni) condizionando pensieri, gusti,
desideri e stimolandoli all’acquisto di un prodotto rispetto ad un altro. Il fenomeno pubblicitario, in primis
in America, da origine alla società dei consumi che successivamente si propagherà anche in Europa (nel
secondo dopoguerra, con la ricostruzione ed il boom economico) e che porterà un forte cambiamento nel
modo di investire il denaro da parte degli individui. Nella nascente società dei consumi la gente inizia ad
utilizzare i propri risparmi per acquistare beni di consumo durevoli (mobilio, elettrodomestici ecc) e non
solo beni necessari alla sopravvivenza, come i generi alimentari. Questo tipo di società esiste tutt’oggi e
come in passato si regge sulla produzione in serie di prodotti e servizi e sulla pubblicità. All’interno di
questo contesto consumistico prende vita una nuova forma d’arte: la Pop Art, che come tutte le forme
d’arte veicola dei messaggi e quindi può essere considerata a tutti gli effetti un mezzo di comunicazione.
La Pop Art rappresenta il movimento artistico più celebrato del XX secolo; nata in Inghilterra nei primi anni
cinquanta, matura negli Stati Uniti, nella società consumistica per eccellenza e si afferma definitivamente
con la mostra biennale di Venezia del 1964. La Pop Art (pop abbreviazione di popular, popolare) è una
corrente che si ispira alla società consumistica e prende suggerimenti dai mass-media, dalla pubblicità, dagli
oggetti tipici del quotidiano, dai fumetti e da personaggi simbolo. Con il termine popular non si intende arte
del popolo o per il popolo ma, arte di massa, cioè prodotta in serie. L’oggetto della vita di ogni giorno
diventa protagonista del quadro; gli interpreti della Pop Art raffigurarono nelle loro opere d’arte oggetti di
consumo come bottigliette, bandiere, fotografie, cibi ecc.. Immagini che provengono dal cinema, dalla
televisione, dalla pubblicità, dai rotocalchi, dal paesaggio urbano largamente dominato dai cartelloni
pubblicitari. Un’ulteriore novità introdotta dagli artisti della Pop Art sta nel fatto che gli autori di tali
bellezze introdussero strumenti non certo consueti nella pittura come il collage e la fotografia. I più famosi
artisti di questo movimento sono Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Richard Hamilton, Tom Wesselmann e
Jasper Johns. Il martellamento pubblicitario, il consumismo eletto a sistema di vita, il fumetto quale unico
veicolo di comunicazione scritta, sono i fenomeni dai quali gli artisti pop attingono le loro motivazioni. La
Pop Art, introduce l’oggetto quotidiano, a tutti noto e riconoscibile, all’interno dell’opera, con l’intento di
ironizzare sulla civiltà dei consumi, che ha fatto di quest’oggetto il vero protagonista dell’esistenza
ANDY WARHOL
Andy Warhol nato nel 1930 a Forest City, in Pennsylvania, è il rappresentante più tipico della cultura pop
americana. La sua arte prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità, con lo scopo di registrare le
immagini più note e simboliche. L’intera opera di Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo
della cultura di massa americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili bottigliette di Coca
Cola, dal simbolo del dollaro ai detersivi in scatola, e così via. In queste sue opere non vi è alcuna scelta
estetica, ma neppure alcuna intenzione polemica nei confronti della società di massa: unicamente esse ci
documentano quale è divenuto l’universo visivo in cui si muove quella che viene definita la «società
dell’immagine» odierna. “Comprare è più americano di pensare – afferma Warhol con provocatorio candore –
e io sono americano come qualsiasi altro.”
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Il percorso artistico di Warhol si è mosso tutto nella cultura newyorkese, nel momento in cui New York
divenne la capitale mondiale della cultura. Nel 1963 Warhol affitta una grande mansarda nella 47° Strada di
New York dove raccoglie intorno a sé numerosi giovani artisti, costituendo una comune a cui diede il nome
di «Factory», che in inglese significa fabbrica, il suo personale laboratorio di sperimentazione artistica.
LE OPERE
Andy Warhol è il cantore dell’american way of life in tutti i suoi aspetti più simbolici. Ovviamente uno dei
simboli americani per eccellenza è la Coca Cola. La sua inconfondibile bottiglietta e il marchio sono divenuti
l’emblema della vita giovanile e dinamica. Warhol realizza diverse opere replicando una o molteplici bottiglie
di Coca Cola, ma non sarà il solo. Dal famoso marchio trarranno opere d’arte anche altri artisti. Si può dire
che la Coca Cola è un simbolo "pop" per eccellenza. Warhol ebbe il merito di capire, prima di altri, quali
erano le immagini fondamentali della cultura di massa che potevano essere assunte a simbolo di una intera
epoca. Poiché la gente - secondo l’artista – comprende solo ciò che conosce, nulla meglio degli oggettisimbolo della società dei consumi può prestarsi ad essere rappresentato artisticamente.
3
IL NUOVO LINGUAGGIO DEI GIOVANI
I giovani hanno avuto sempre un linguaggio tutto loro come arma di difesa contro il mondo degli adulti, un
pianeta parallelo di parole, che serve a lasciare fuori dai loro discorso, i genitori e la loro diversa realtà.
Negli ultimi anni però, questa particolarità legata ai giovani, si è accentuata maggiormente, prima con la
comparsa a macchia d’olio dei cellulari, il cui utilizzo ha originato la lingua degli sms (short message service)
e poi con i social network. In particolare l’sms ha portato i giovani ad utilizzare un linguaggio fatto di
abbreviazioni (ad esempio xkè per indicare perché e cmq per indicare comunque) e acronimi (ad esempio
Tvb per indicare ti voglio bene.) Si tratta di una scelta obbligata e dettata dall’esigenza di esprimersi in 300
caratteri. Questo linguaggio sempre più “ristretto” ha avuto delle ripercussioni anche sui contenuti degli
sms; in altre parole i messaggi sono diventati più sterili in quanto per esigenza di spazio a farne le spese
sono stati gli aggettivi, i pronomi e tutto ciò che è stato considerato superfluo. Senza dubbio è stata la chat
e in particolar modo la Web chat a rivoluzionare completamente il modo di esprimersi dei giovani. Fare
parte di una chat significa fare parte di un gruppo e come ogni gruppo che si rispetti anche quello delle
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diverse chat ha le proprie regole e il proprio linguaggio. A differenza del linguaggio usato negli sms quello
delle chat si arricchisce di emoticons (animate o statiche) faccine che esprimono emozioni e sentimenti
L’uso quotidiano di chat e di sms, richiama sempre di più l’utilizzo di piccole sigle, dove spesso le vocali ne
sono addirittura escluse, originando dei veri codici indecifrabili, perché l’esigenza della conversazione,
richiede la frenesia e la velocità di risposta immediata. A farne le spese in tutto ciò, è la nostra lingua
italiana, i ragazzi immersi ormai nel loro modo di esprimersi, dimenticano l’uso corretto delle parole, la loro
vera estensione grammaticale, e la loro originaria natura.
3.1 SLANGOPEDIA
Dal 2001 sul sito internet de L’epresso è presente la sezione “Slangopedia”, un vocabolario online dei
linguaggi giovanili, la prima “enciclopedia della slang”. Chiunque può contribuire ad arricchirla e
aggiornarla, basta inviare una e-mail con le nuove parole e/o video, specificando la propria età e la zona di
provenienza (o uso) del termine. Slangopedia inizia con “a come ammucchiarsi” e finisce con “z come
zaccagnata”, mettendo in fila più di 1200 voci e modi di dire. E’ il primo dizionario slang della digital
generation, teenagers anni 2000 che riscrivono e reinventano ogni giorno l’alfabeto a botte di sms, mail e
blog. Scorrendo la Slangopedia salta agli occhi che i teenagers sono si digitali, ma hanno gli stessi desideri
dei loro papà. Tra questi il più diffuso è marinare la scuola, che si dice da regione a regione in modi diversi:
“cagnare, bossare, jumpare, nargiare, fare lippe, fare cavalla, fare chiodo”.
3.2 IL VOCABOLARIO DI INTERNET
BROWSER: Programma che permette di accedere a Internet. I browsers più diffusi sono Netscape e Internet
Explorer della Microsoft;
CHAT ROOM: "stanza per chiacchierare", ovvero spazio in cui gli utenti collegati a Internet possono
comunicare tra di loro su un argomento prescelto "in diretta";
CHIOCCIOLA: simbolo @ (si può leggere anche "at") che contraddistingue gli indirizzi di posta elettronica;
l'indirizzo si divide in due parti separate dal segno @: nella prima c'è il nome o lo pseudonimo dell'utente,
nella seconda compare l'identificativo del fornitore del servizio seguito da un punto e dal dominio
E-MAIL: è la posta elettronica;
FILE: è l'archivio che può contenere da un solo carattere ad un insieme di parole a un intero programma;
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ICONA: piccola immagine su una pagina Web che rappresenta la categoria di argomenti o informazioni
poste su un'altra pagina Web;
INTERNET: è la "madre di tutte le reti";
ISP: "Internet Service Provider" (v. Provider);
MAILBOX: casella postale messa a disposizione dell'utente abbonato a Internet per raccogliere la posta
elettronica;
MODEM: apparecchio che permette ai computer di comunicare tra loro su linee telefoniche. Hanno diverse
velocità;
NET: è la rete Internet, quella che comprende e tiene insieme tutte le altre;
NETIQUETTE: è il galateo della rete;
NICKNAME: lo pseudonimo utilizzato dall'utente per farsi riconoscere all'interno dell'area della Rete in cui
naviga per garantirsi l'anonimato;
OFF LINE: "fuori linea", ovvero non si è collegati a Internet;
ON LINE: "in linea", ovvero si è collegati a Internet;
PAGINA WEB: pagina che l'utente può consultare visitando un sito Internet;
PASSWORD: parola d'ordine segreta richiesta per avere accesso ad un sistema;
POP: "Point of Present", ovvero punti di accesso alla rete Internet;
PROVIDER: società che fornisce l'accesso a Internet collegando un utente direttamente alla rete con
modalità e canoni diversi;
SITO: ognuno dei singoli luoghi che compongono Internet;
VIRUS: programma progettato per propagarsi in modo subdolo da un computer all'altro danneggiando,
talvolta irreparabilmente, quelli con cui entra in contatto;
WWW (WORLD WIDE WEB): "ragnatela mondiale", ovvero sistema che consente la navigazione attraverso
una serie di risorse collegate a Internet.
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FILM: “The Truman Show”
(l’uso negativo dei mezzi di informazione)
The Truman Show è un film drammatico del 1998 interpretato dall’attore Jim Carrey che nel film non veste
i soliti panni del comico. Il film si ispira alla moda allora nascente di raccontare la vita in televisione
attraverso i reality show, immaginando una situazione paradossale portata all'estremo.
Truman è un uomo trentenne apparentemente normale che ignora di essere al centro di uno spettacolo
televisivo mondiale, il "Truman Show", incentrato sulla sua stessa vita, ripresa in diretta sin dalla nascita.
L'isolotto su cui abita, Seahaven, è infatti un gigantesco studio televisivo creato dal regista Christof, che
appare come un diabolico burattinaio. Tutte le persone che Truman incontra e con le quali si relaziona sono
degli attori, compresi i genitori, l'amico Marlon e sua moglie Meryl, e tutte le sue vicende sono manipolate
e pianificate dalla produzione; anche il dì e la notte sono artificiali, così come il cielo (dipinto sulla cupola
del mega-studio), il mare ed i fenomeni atmosferici. La vita di Truman scorre tranquilla e agiata, ma
l’accadere di alcune cose strane iniziano ad insospettirlo: lampade da set che cadono e vengono giustificate
come “pezzi di aereo che volano sopra Seahaven, le sue foto da piccolo che ritraggono luoghi un po’ fuori
misura, scatenano in lui una voglia di fuga. Questa voglia di fuga è però incompatibile con il progetto
televisivo e metterà in difficoltà gli sceneggiatori del programma, che si vedranno costretti ad inventare
nuove soluzioni per dissuaderlo ad allontanarsi da casa. Alcuni inconvenienti tecnici, uniti alle gaffe di
alcune comparse alle prese con un Truman sempre più ingestibile, trasformeranno presto i sospetti in
un’amara certezza. Truman rilegge alcuni episodi della sua giovinezza, alla luce della verità che gli si va
rivelando, tra i quali l'incontro con una giovane ragazza, Lauren, una comparsa che aveva coperto il ruolo di
sua compagna di scuola, la quale, provando compassione per lui, si era ribellata all' omertà dello staff e
aveva cercato di mettere in guardia Truman, prima di essere cacciata bruscamente dallo show
giustificandone la partenza con un trasferimento della sua famiglia alle isole Fiji. Truman non aveva infatti
mai smesso di pensare a lei e di sperare di raggiungerla. La consapevolezza di essere al centro di uno show
televisivo trasformano Truman dall’uomo senza possibilità di scelta, all’uomo che diventa artefice del suo
destino e che rivendica il suo diritto di scegliere.
Il regista del film, Peter Weir, attraverso l’uomo Truman, ci parla del potere incontrollato del mezzo
televisivo, della crescente invadenza del mezzo nella sfera intima degli individui e del notevole impatto che
da lì a breve avrebbero avuto i reality show . Ormai sempre più a fare spettacolo sono le vicende private di
persone qualunque e il confine che divide il mondo della finzione televisiva dalla realtà umana diviene
sempre più sottile. Al potere televisivo si sovrappone quello pubblicitario: tutto ciò che è mostrato nello
spettacolo è uno sponsor, (molte inquadrature infatti sono rivolte agli sponsor), e al di fuori dello show,
nella vita reale, tutto ciò che concerne Seahaven è in vendita e per altro parecchio apprezzato dai fan di
Truman.
Nel film il regista non condanna solo il mezzo televisivo e i suoi manovratori, ma anche il pubblico, che per
anni segue ipnotizzato in tv le vicende di Truman, fa il tifo per lui durante la sua fuga, solo perché vuole uno
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spettacolo più appassionante, mentre per 30 anni non si è mai indignato per ciò che è stato fatto al
giovane, a sua insaputa.
Dietro l'apparenza di una commedia il film ci presenta alcune caratteristiche fondamentali dell’uomo:
l'essere umano nasce libero ed è sempre in costante ricerca di libertà e verità, il desiderio di poter essere
artefici del proprio destino, il bisogno di rapportarsi con il prossimo, il superamento delle proprie paure
(come farà Truman nel film, quando supererà la paura per l'acqua e sfiderà "l'oceano" in cerca della
libertà). Nel finale il film offre un riscatto liberatorio, come se un individuo, per quanto lo si possa
ingabbiare, non può essere imprigionato per sempre: Truman si costruisce una possibilità di fuga con la
traversata finale in barca e giunge al “limite del mondo”, un muro azzurro che rappresenta la volta celeste
su cui va a sbattere l’imbarcazione e dal quale egli esce attraverso una porticina apparentemente invisibile.
Una fuga dalla prigione dorata alla ricerca del proprio io.
“E’ importante per l’uomo capire la varietà delle risorse disponibili e la molteplicità dei loro impieghi:
saper usare indifferentemente una matita o un computer, un radar o un compasso, un libro o un sito Web,
scegliendo lo strumento più adatto secondo la situazione…. E’ importante per l’uomo capire che
l’informazione e la comunicazione non sono tecnologie, sono esigenze umane. E prima di pensare a quali
altre meraviglie potrà riservarci il futuro è fondamentale approfondire il modo in cui i sistemi disponibili
sono usati – e come potrebbero essere meglio adattati alle esigenze umane.” (Gianfranco Livraghi)
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Bibliografia e Sitografia
•
VISTO, SI STAMPI (Nicoletta Martinelli – Rossana Sisti)
•
CENNI DI STORIA DEI SISTEMI DI INFORMAZIONE E DI COMUNICAZIONE IN ITALIA (contributo di
Gianfranco Livraghi al terzo rapporto del Censis sulla comunicazione)
•
IL PIANETA DELLE DIFFERENZE (Viola Ardone)
•
OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE (Il ruolo dei Social Network nelle Rivolte Arabe – a
cura del Ce.S.I. - Centro Studi Internazionali)
•
LA RADIO DURANTE I GRANDI CONFLITTI DEL XX SECOLO (Marco Allaria Olivieri)
•
www.homolaicus.co/ COME E’ NATA LA COMUNICAZIONE
•
www.museoscienza.org / Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”
•
www.riflessioni.it/ MASSIMO MAZZUCCO (Internet fra informazione e potere)
•
ww.ormag.com / storia di internet
•
MINISTERO DELL’INTERNO www.interno.it / MINORI / RAGAZZI e INTERNET
•
www.kidslink.bo.cnr.it / LA GLOBALIZZAZIONE
•
www.mediamente.rai.it / EDUCAZIONE AL MULTIMEDIALE
•
www.muntu.wordpress.com / STUDENTI IN CATTEDRA – GLI EFFETTI DEI MASS-MEDIA
•
www.repubblica.it/ ESPRESSO-SLANGOPEDIA
•
www.virgolenellevirgole.it / THE TRUMAN SHOW
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