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A. Bierce, Accadde al ponte di Owl Creek

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A. Bierce, Accadde al ponte di Owl Creek
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volume
A
1
SEZIONE II - LA NARRAZIONE BREVE
dal racconto orale alla novella
Ambrose Bierce
Accadde al ponte
di Owl Creek
la storia
i personaggi
il tempo
lo spazio
il narratore e la
focalizzazione
le tecniche
espressive
la lingua
e lo stile
IL RACCONTO
Accadde al ponte di Owl Creek, pubblicato su rivista nel 1891, si trova nella
sezione Militari della raccolta Nel mezzo della vita - Storie di militari e civili,
che raccoglie i racconti ambientati durante la guerra di Secessione americana (il conflitto che divise gli Stati del Nord da quelli del Sud degli USA tra il
1861 e il 1865, dovuto al fatto che questi ultimi, a sviluppo prevalentemente
agricolo, volessero l’introduzione della schiavitù nei territori dell’Ovest, mentre il Nord era favorevole alla colonizzazione), Bierce osserva il conflitto da un
punto di vista apparentemente realistico, ma dietro l’accuratezza dell’ambientazione si rivela una dimensione fantastica, dove la realtà si configura
come incubo, mentre l’incubo, con tutto il suo orrore, diventa reale. E dall’orrore, appunto, nasce l’arte maggiore di Bierce, originale interprete della lezione di Edgar Poe (vedi a p. 45 del volume 300 pagine per leggere), che non
si limita a suscitare semplici sensazioni di terrore fisico, ma vuole rappresentare un orrore che è nell’anima, nella coscienza umana posta di fronte
all’inferno nel quale è condannata a vivere e del quale la guerra è soltanto
una delle tante, possibili espressioni. Il consueto tono cinico, sarcastico e
beffardo dell’autore raggiunge spesso effetti di allucinata crudeltà e i tratti
angosciati del suo “improbabile” mondo diventano quelli, non soltanto probabili ma dolorosamente certi, della tragedia umana.
genere
psicologicofantastico
tratto da
Nel mezzo
della vita
Storie di militari
e civili
anno
1981
luogo
Stati Uniti
I
n uomo stava in piedi sul ponte della ferrovia, nell’Alabama settentrionale1 e guardava le acque scorrere rapide sei metri sotto di sé. L’uomo
aveva le mani dietro la schiena, i polsi legati da una cordicella. Una fune
gli stringeva il collo. Era assicurata a una robusta trave sopra il suo capo e la
corda in eccesso gli penzolava all’altezza delle ginocchia. Alcune tavole sconnesse,2 appoggiate sulle traversine3 che sostengono le rotaie della ferrovia,
reggevano lui e i suoi carnefici: due soldati semplici dell’esercito federale, al
comando di un sergente che nella vita civile doveva essere stato un vice-sceriffo. A pochi passi, sulla stessa piattaforma provvisoria, c’era un ufficiale nell’uniforme del suo grado, armato. Era un capitano. A ciascuna estremità del
ponte, stava una sentinella col fucile in posizione cosiddetta «spall’arm», vale
a dire, verticale davanti alla spalla sinistra, con il cane4 appoggiato sull’avambraccio piegato ad angolo retto davanti al petto – una posizione regolamentare e innaturale che costringe a un portamento eretto. Non sembrava fosse
compito dei due uomini sapere che cosa stesse succedendo in mezzo al ponte;
essi si limitavano a bloccare le estremità della passerella che l’attraversava.
A parte una delle sentinelle, non c’era nessuno in vista; la ferrovia si inoltrava
per un centinaio di metri in una foresta, poi curvava e scompariva. Senza dubbio, un po’ più lontano c’era un avamposto.5 L’altra sponda del fiume era ter-
U
5
1. Alabama
settentrionale: Stato
federato del Sud degli
Stati Uniti d’America.
2. sconnesse: separate.
3. traversine: traverse
del binario.
4. cane: martelletto che,
scattando, provoca lo
sparo.
5. avamposto:
postazione avanzata di
uno schieramento
militare; i soldati che la
occupano hanno funzioni
di vedetta e difesa.
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Ambrose Bierce, nato a Meigs County, Ohio, nel
reno scoperto: un dolce pendio
1842, fu combattente nella Guerra civile, giornaliterminava in una palizzata di tronsta in California, letterato a Londra. La sua notochi d’albero piantati verticalmente,
rietà è legata soprattutto a Lista di parole del cinico (1906), poi ristampato come Dizionario del
muniti di feritoie per i fucili e di
diavolo (1911), raccolta di definizioni ciniche e
6
un’unica strombatura da cui sporparadossali, sarcastiche e satiriche. La sua attività letteraria aveva avuto inizio con alcune notegeva la bocca del cannone di
voli raccolte di racconti, ambientati per lo più dubronzo che dominava il ponte. A
rante la Guerra civile, tra cui Nel mezzo della vita
metà salita, tra il ponte e il forte,
- Storie di militari e civili (1892) e Possono accadere simili cose? (1893), nei quali «l’epica militare sconfina nel romanzo
c’erano gli spettatori, una compa“nero”, nella storia d’orrore» (Italo Calvino). Nel 1913, a settantun anni,
gnia di fanteria in riga, 7 in posiBierce partì improvvisamente per un viaggio in Messico, forse per unirsi ai
rivoluzionari di Pancho Villa, ma nel gennaio del 1914 scomparve senza lazione detta di «riposo», cioè con il
sciare traccia. Una fine misteriosa, simile a quella di molti protagonisti
calcio del fucile poggiato a terra, la
delle sue opere e, in fondo, coerente con un personaggio come il suo, da
canna leggermente inclinata all’insempre in feroce disaccordo con i propri simili. Tutte le istituzioni del consorzio umano, infatti, escono dalle sue opere derise e screditate: la famidietro contro la spalla destra e le
glia è un inferno, la ricchezza prevaricazione, la politica una truffa, la giu8
mani incrociate sulla cassa. A destizia corruzione, il patriottismo una menzogna, la guerra un ignobile
macello, la cultura una mistificazione. A Bierce hanno guardato scrittori
stra della linea stava un tenente, la
molto diversi come Lovecraft (vedi Appendice) e Hemingway (vedi a p. 80
punta della spada a terra, la mano
del volume 300 pagine per leggere), il primo per le atmosfere allucinate e
sinistra poggiata sulla destra. A ecle situazioni cruente, il secondo per la concisione e l’asciuttezza dello stile.
cezione dei quattro in mezzo al
ponte, nessuno si muoveva. La
compagnia che guardava il ponte
era immobile, lo sguardo fisso, quasi fosse di pietra. Le sentinelle che guardavano il fiume avrebbero potuto essere statue messe ad abbellire il ponte. Il
capitano a braccia conserte, osservava in silenzio il lavoro dei suoi subordinati, senza un cenno. La morte è un dignitario9 che quando arriva preannunciato va ricevuto con manifestazioni formali di rispetto, anche da coloro che
sono in maggiore intimità con lui. Nel codice dell’etichetta militare, silenzio 6. strombatura:
obliqua attorno
e immobilità sono forme di deferenza.10 L’uomo che era impegnato a farsi im- svasatura
all’apertura per la bocca
piccare aveva, all’apparenza, intorno ai trentacinque anni d’età. Era un civile, del cannone.
7. fanteria in riga:
a giudicare dall’abito da piantatore11 che indossava. Aveva dei bei lineamenti; milizia
combattente a
il naso dritto, la bocca risoluta, la fronte ampia, i lunghi capelli neri pettinati piedi i cui membri erano
schierati uno di fianco
all’indietro che ricadevano da dietro le orecchie sul bavero della finanziera12 all’altro nella medesima
che gli calzava a pennello. Portava baffi e pizzo,13 ma non i favoriti;14 aveva linea.
8. cassa: la parte che
grandi occhi grigio scuro, con un’espressione gentile quale non ci si aspetta sorregge la canna e
di un fucile,
da uno con la corda al collo. Evidentemente non era un volgare assassino. Il l’otturatore
consentendone il
codice militare nella sua liberalità provvede a impiccare ogni sorta di persone maneggio e il
puntamento.
e i gentiluomini non sono esclusi.
9. dignitario: chi ricopre
Completati i preparativi, i due soldati semplici fecero un passo di lato e tol- una carica elevata.
deferenza: rispetto.
sero le tavole che li avevano sorretti. Il sergente si girò verso il capitano, fece 10.
11. piantatore:
il saluto militare e si mise proprio alle spalle dell’ufficiale che, a sua volta, fece proprietario di una
piantagione di cotone
un passo di lato. Quei movimenti lasciarono il condannato e il sergente alle (coltura diffusissima in
due estremità della stessa tavola, che copriva tre delle traversine del ponte. Alabama).
12. finanziera: lunga e
L’estremità sulla quale si trovava il civile arrivava fin quasi a toccarne una attillata giacca maschile
quarta. La tavola era rimasta in equilibrio sotto il peso del capitano; ora vi ri- a13.falde.
pizzo: barba a punta,
maneva sotto quello del sergente. A un segnale del primo, il secondo si sa- sul solo mento.
favoriti: basette
rebbe fatto di lato, la tavola si sarebbe ribaltata e il condannato sarebbe ca- 14.
lunghe fino all’altezza del
duto tra le due traversine. Egli stesso poteva constatare la praticità e mento.
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15. indolente: pigro.
16. incudine: grosso
blocco d’acciaio con una
superficie piana da cui
sporgono due corni
laterali, sul quale
vengono poggiati i metalli
da forgiare.
17. campana che
suona a morto: rintocchi
che accompagnano un
funerale.
18. secessionista:
appoggiava la
secessione, cioè il
distacco degli Stati del
Sud dall’Unione.
19. causa del Sud: gli
Stati del Sud erano
favorevoli alla schiavitù,
mentre quelli del Nord ne
volevano l’abolizione.
20. disastrose
campagne: battaglie
perse.
21. caduta di Corinth: è
stato uno dei più
sanguinosi combattimenti
della storia americana
(ottobre 1862),
conclusosi con una
clamorosa sconfitta per i
confederati.
22. scellerata: atroce,
iniqua.
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l’efficienza del piano. Non gli avevano né coperto il viso, né bendato gli
occhi. Osservò per un attimo il suo «appoggio instabile», poi lasciò che lo
sguardo vagasse sull’acqua vorticosa del fiume che scorreva a folle velocità
sotto i suoi piedi. Un pezzo di legno che danzava alla deriva attirò la sua attenzione e con gli occhi lo seguì lungo la corrente. Con quanta lentezza sembrava che si muovesse! E che fiume indolente!15
Chiuse gli occhi per concentrare i suoi ultimi pensieri sulla moglie e sui figli.
L’acqua, tinta dall’oro del primo sole del mattino, la foschia che ristagnava
sotto le sponde a qualche distanza lungo il fiume, il forte, i soldati, il pezzo di
legno; tutto aveva contribuito a distrarlo. Si rese conto che qualcos’altro lo
stava infastidendo. A insinuarsi nel pensiero dei suoi cari era un suono che
non poteva né ignorare né comprendere, una percussione distinta, acuta, metallica simile al colpo del martello del fabbro sull’incudine;16 rimbombava allo
stesso modo. Si domandò cosa fosse, se provenisse da una distanza incommensurabile o da poco lontano; sembrava l’una e l’altra cosa. Giungeva a intervalli regolari, ma era lento come il rintocco di una campana che suona a
morto.17 Attese ogni colpo con impazienza e, non sapeva il perché, con apprensione. Gli intervalli di silenzio diventavano sempre più lunghi; gli indugi
lo facevano impazzire. Più i suoni si diradavano, più aumentavano d’intensità
e d’acutezza. Gli ferivano le orecchie come colpi sferrati da un coltello; aveva
paura di mettersi a urlare. Quello che udiva era il ticchettio del suo orologio.
Dischiuse gli occhi e vide di nuovo l’acqua sotto di sé. «Se riuscissi a sciogliermi le mani», pensò, «potrei liberarmi del cappio e gettarmi nel fiume.
Immergendomi potrei schivare le pallottole e nuotando con tutte le forze
raggiungere la riva, prendere per i boschi e fuggire verso casa. La mia casa,
grazie a Dio, per ora è fuori dalle loro linee; mia moglie e i bambini non sono
ancora stati raggiunti dall’avanzata dell’invasore».
Mentre questi pensieri, che è stato necessario tradurre qui in parole, attraversavano come in un lampo la mente del condannato, piuttosto che scaturirne, il capitano fece un cenno al sergente. Il sergente si spostò di lato.
II
Peyton Farquhar era un piantatore agiato, di un’antica e assai rispettata famiglia dell’Alabama. In quanto proprietario di schiavi e come gli altri proprietari di schiavi impegnato in politica era un secessionista18 nato, ardentemente
devoto alla causa del Sud.19 Circostanze di natura urgente che non è necessario riferire qui, gli avevano impedito di arruolarsi nel valoroso esercito che
aveva combattuto le disastrose campagne20 terminate con la caduta di Corinth21 e si logorava nell’ingloriosa impossibilità d’agire, desiderando ardentemente dar sfogo alle proprie energie, vivere la vita movimentata del soldato
e avere l’opportunità di distinguersi. Quell’opportunità, lo sentiva, si sarebbe
presentata, come si presenta a chiunque in tempo di guerra. Nel frattempo
faceva quel che poteva. Nessun servizio era troppo umile da assolvere per aiutare il Sud, nessuna avventura troppo pericolosa a viversi se in armonia con il
carattere di un civile dal cuore di soldato e che in buonafede e senza troppe
riserve mentali concordava, almeno in parte, con la massima davvero scellerata22 che tutto è lecito in amore e in guerra.
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Una sera, mentre Farquhar e la moglie erano seduti su una rozza panca vicino
all’ingresso della loro proprietà, un soldato vestito di grigio arrivò cavalcando
al loro cancello e chiese un sorso d’acqua. La signora Farquhar fu quanto mai
felice di servirlo con le sue diafane23 mani. Mentre andava a prendere l’acqua,
il marito s’avvicinò al cavaliere impolverato e chiese avidamente notizie dal
fronte.
– Gli yankee24 stanno riparando la ferrovia – disse l’uomo – e si preparano a
un’altra avanzata. Sono arrivati al ponte di Owl Creek, lo hanno sistemato e
hanno costruito una palizzata sulla riva nord. Il comandante ha emesso un’ordinanza,25 che è affissa ovunque, in cui dichiara che qualunque civile sia sorpreso a danneggiare la ferrovia, compresi ponti, gallerie o treni, verrà impiccato con giudizio sommario. Ho visto personalmente l’ordinanza.
– Quanto dista il ponte di Owl Creek? – domandò Farquhar.
– Circa trenta miglia.26
– Ci sono soldati da questa parte del fiume?
– Solo una pattuglia di picchetto27 a ottocento metri più in là, sulla ferrovia e
una sola sentinella da questa parte del ponte.
– Supponete che un uomo, un civile desideroso di far esperienza d’impiccagione eluda la pattuglia di picchetto e magari abbia la meglio sulla sentinella
– disse Farquhar con un sorriso –. Che cosa potrebbe fare?
Il soldato rifletté. – Ci sono stato un mese fa – rispose –. Ho notato che la
piena dell’inverno scorso ha depositato contro il pilone di legno da questa
parte del ponte una gran quantità di legna galleggiante. Adesso è secca e brucerebbe come stoppa.28
La signora aveva portato l’acqua e il soldato ne bevve. La ringraziò cerimoniosamente, fece un inchino al marito e cavalcò via. Un’ora dopo il tramonto,
riattraversò la piantagione, puntando a nord nella direzione dalla quale era
venuto. Era un esploratore federale.29
III
Quando Peyton Farquhar piombò in basso in mezzo al ponte, perse coscienza e fu già come morto. A risvegliarlo da quello stato – secoli dopo, gli
parve – fu il dolore di una forte pressione alla gola, seguito da un senso di
soffocamento. Acuti e cocenti parossismi30 d’agonia sembravano sfrecciargli
dal collo per ogni fibra del corpo e delle membra. Era come se i dolori saettassero alla velocità del lampo lungo linee di ramificazione ben definite e pulsassero a intervalli di una rapidità inconcepibile. Erano come correnti di
fuoco vibrante che lo riscaldavano a una temperatura insopportabile. L’unica
sensazione che provava in testa era quella di pienezza, di congestione. Le sensazioni non erano accompagnate da pensieri. La parte intellettiva31 della sua
natura si era già cancellata; poteva solo sentire e sentire era un tormento.
Aveva coscienza del movimento. Avvolto da una nube luminosa di cui egli era
soltanto il centro rovente, privo di sostanza materiale, percorreva archi
d’oscillazione impensabili, come un enorme pendolo. Poi, d’improvviso, con
tremenda subitaneità,32 la luce che lo circondava sfrecciò verso l’alto con un
tonfo fragoroso; ebbe nelle orecchie un rombo spaventoso e tutto fu freddo e
buio. Era di nuovo in grado di pensare; sapeva che la corda si era spezzata e
23. diafane: pallide.
24. yankee: nomignolo
spregiativo dato dai
soldati del Sud a quelli
del Nord.
25. ordinanza:
provvedimento.
26. miglia: unità di
misura terrestre che
corrisponde a 1609,3
metri.
27. pattuglia di
picchetto: gruppo di
soldati preposto a servizi
d’ordine.
28. come stoppa: con
estrema rapidità.
29. esploratore
federale: soldato
specializzato
nell’esplorazione,
appartenente all’Unione.
30. parossismi:
momenti culminanti.
31. parte intellettiva: la
parte razionale.
32. subitaneità: rapidità.
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33. baluginio: chiarore
tenue.
34. cimento: prova
difficile.
35. subbuglio:
scompiglio.
36. iridescente:
cangiante nei colori
dell’iride.
37. culici: zanzare.
38. gorghi: vortici,
mulinelli d’acqua.
39. fendeva: solcava.
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che era caduto nel fiume. La sensazione di strangolamento non peggiorò; il
cappio intorno al collo lo stava già soffocando e impediva all’acqua di entrargli nei polmoni. Morire impiccato in fondo a un fiume! L’idea gli parve ridicola. Aprì gli occhi nell’oscurità e vide sopra di sé un bagliore di luce, ma com’era distante, com’era inaccessibile! Stava ancora sprofondando perché la
luce si fece sempre più fioca finché fu solo un baluginio.33 Poi prese a crescere d’ampiezza e d’intensità ed egli si rese conto che stava risalendo in superficie; con riluttanza, perché adesso si sentiva a proprio agio. «Finire impiccato e affogato», pensò, «non è poi così male; ma non voglio che mi
sparino. No, non lascerò che mi sparino, non è giusto».
Non aveva coscienza di alcuno sforzo, ma una trafittura al polso lo informò
che stava cercando di liberare le mani. Rivolse l’attenzione a quel divincolarsi, come un ozioso che osservi le imprese di un prestigiatore senza nutrire
alcun interesse nel risultato. Che sforzo eccezionale! Che forza straordinaria,
sovrumana! Quello sì, era un bel cimento!34 Complimenti! La corda si sciolse;
le braccia si divisero e fluttuarono a galla, le mani appena visibili da una parte
e dall’altra nella luce crescente. Le fissò con genuino interesse mentre prima
una poi l’altra si avventavano sul cappio che gli stringeva il collo. Lo strapparono e lo scagliarono ferocemente da un parte e quello ondeggiò come un
serpente d’acqua. «Rimettetelo! Rimettetelo!». Pensò di aver gridato alle
mani, perché dopo lo scioglimento del cappio, si erano susseguite le fitte più
atroci che avesse mai provato in vita sua. Il collo gli doleva orribilmente;
aveva la testa in fiamme; il cuore, i cui battiti si erano fatti deboli, diede un
balzo e sembrò uscirgli dalla gola. Tutto il corpo era torturato e straziato da
un dolore insopportabile! Ma le mani disobbedienti non prestarono attenzione all’ordine. Battevano l’acqua vigorosamente con rapidi colpi verso il
basso, spingendolo in superficie. Sentì la testa emergere; gli occhi furono accecati dalla luce del sole; il petto s’allargò tra le convulsioni e con un dolore
supremo, finale, i polmoni inghiottirono una gran boccata d’aria, che egli
espulse all’istante con un grido!
Adesso era in pieno possesso dei sensi fisici. A dire il vero, erano straordinariamente attenti e vigili. Qualcosa nel subbuglio35 spaventoso subito dal suo
organismo li aveva esaltati e acuiti ed essi registravano avvenimenti mai percepiti in precedenza. Sentì le increspature d’acqua sul suo volto e udì il suono
di ciascuna di esse quando lo colpivano. Guardò la foresta sulla riva del fiume,
vide ogni singolo albero, le foglie e le venature su ciascuna di esse; vide gli insetti sulle foglie: vide le locuste, le mosche dal corpo iridescente,36 i ragni
grigi che tessevano le tele tra un ramoscello e l’altro. Notò i colori dello spettro in ogni goccia di rugiada su un milione di fili d’erba. Il ronzio dei culici37
che danzavano sui gorghi38 del fiume, il battito d’ali delle libellule, i colpi inferti dalle zampe dei ragni d’acqua, simili ai remi che sollevano una barca;
tutto emanava una musica percepibile. Un pesce scivolò via sotto i suoi occhi
ed egli udì l’impeto del suo corpo mentre fendeva39 le acque.
Era affiorato in superficie col volto in direzione della corrente; in un attimo
il mondo visibile sembrò ruotare lentamente facendo perno su di lui ed egli
vide il ponte, il forte, i soldati sul ponte, il capitano, il sergente, i due soldati
semplici, suoi carnefici. Erano profili contro il cielo azzurro. Gridavano e geV. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi © SEI 2011
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Frederic Remington
(1861-1909), Mandriano
notturno o Il cavaliere
della notte, 1908,
particolare.
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sticolavano, indicandolo. Il capitano aveva estratto la pistola, ma non fece
fuoco; gli altri erano disarmati. I loro movimenti erano grotteschi e orribili,
le loro forme gigantesche.
All’improvviso udì una forte detonazione40 e qualcosa colpì velocemente l’acqua a pochi centimetri dal suo capo, spruzzandogli il viso. Udì una seconda
detonazione e vide una delle sentinelle col fucile imbracciato e una nube di
fumo azzurrognolo che usciva dall’imboccatura. L’uomo in acqua colse l’occhio dell’uomo sul ponte fissare il suo attraverso il mirino del fucile. Vide che
era un occhio grigio e ricordò di aver letto che gli occhi grigi sono quelli dalla
vista più acuta e che tutti i tiratori famosi li hanno. Però quello aveva sbagliato il colpo.
Un mulinello contrario aveva afferrato Farquhar facendogli compiere un
mezzo giro; ora guardava di nuovo la foresta sulla riva opposta al forte. Il
suono di una voce chiara, acuta, risuonò in una monotona cantilena alle sue
spalle e lo raggiunse sull’acqua con una nitidezza che perforò e attenuò ogni
altro suono, persino l’incresparsi dell’acqua nelle orecchie. Benché non fosse
un soldato, aveva frequentato a sufficienza gli accampamenti da conoscere il
significato terribile di quella lenta, strascicata, aspirata salmodia:41 il tenente
sulla riva stava prendendo parte alle operazioni del mattino. Con quanta gelida spietatezza, con che intonazione calma e uniforme che preannunciava,
imponeva tranquillità agli uomini, con quali intervalli accuratamente misurati
venivano pronunciate le crudeli parole:
– Compagnia, attenti!... Imbracciat’arm!... Pronti!... Puntate!... Fuoco!
Farquhar si immerse; si immerse quanto più poté. L’acqua gli ruggì nelle
orecchie come la voce del Niagara,42 eppure udì il rombo attutito della scarica
e, risalendo in superficie, s’imbatté in frammenti di metallo curiosamente ap-
40. detonazione:
esplosione fragorosa.
41. salmodia: la
cantilena con cui
venivano impartiti gli
ordini.
42. voce del Niagara:
rumore fragoroso delle
cascate del Niagara
situate nel nord-est
dell’America al confine
tra USA e Canada.
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43. braccato: inseguito.
44. diminuendo: termine
musicale: un suono
decrescente.
45. abrasione: lesione
superficiale.
46. arpe eoliche:
strumenti con cassa
armonica le cui corde
sono messe in vibrazione
da una corrente d’aria.
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piattiti, che scendevano in lente oscillazioni. Certi gli sfiorarono le mani e il
volto, poi scivolarono via, seguitando a scendere. Uno gli si infilò tra il colletto e il collo; era fastidiosamente caldo ed egli se lo strappò di dosso.
Appena risalì in superficie, boccheggiante per la mancanza d’aria, si accorse
di essere stato a lungo sott’acqua; si trovava sensibilmente più a valle, vicino
alla salvezza. I soldati avevano quasi finito di ricaricare; le bacchette di metallo lampeggiarono d’improvviso al sole mentre venivano estratte dalle
canne, fatte ruotare in aria e ricacciate negli incavi. Le due sentinelle fecero
nuovamente fuoco, autonomamente e senza esito.
L’uomo braccato43 vide tutto questo al di sopra della spalla; ora nuotava energicamente col favore della corrente. Il cervello era pieno d’energia come le
braccia e le gambe; pensava con la rapidità del fulmine.
«L’ufficiale», ragionò, «non ripeterà l’errore di rispettare rigidamente la procedura. Una scarica è facile da schivare quanto un solo colpo. Probabilmente
ha già dato l’ordine di sparare a volontà. Che Iddio m’aiuti, non posso schivarli tutti!».
Un tonfo spaventoso a due metri di distanza fu seguito da un suono forte e
fragoroso, un diminuendo,44 che sembrò ripercorrere a ritroso il cammino in
direzione del forte e si spense con un’esplosione che agitò le acque del fiume
da capo a fondo! Una massa d’acqua si incurvò sopra di lui, gli cadde addosso,
lo accecò, lo strangolò! Il cannone aveva preso parte al gioco. Mentre scuoteva la testa per liberarsi dalle acque agitate dal colpo, lo udì deviare e ronzare
in aria più avanti e un attimo dopo spaccare e frantumare i rami della foresta.
«Non lo rifaranno», pensò; «la prossima volta useranno una scarica di mitraglia. Devo tener d’occhio il cannone; il fumo mi avviserà, la detonazione arriva troppo tardi, si sente quando il proiettile è già partito. Quello è un buon
cannone».
Improvvisamente si sentì risucchiare e girò su se stesso come una trottola.
L’acqua, le rive, le foreste, il ponte ora lontano, il forte e gli uomini: tutto si
mischiava e si confondeva. Gli oggetti si distinguevano solo per il colore; cerchi orizzontali di colore era tutto quel che vedeva. Era stato preso in un vortice e avanzava roteando a una tale velocità da fargli venire il capogiro e la
nausea. Pochi attimi dopo, fu scagliato sulla ghiaia ai piedi della riva sinistra,
la riva meridionale, dietro una sporgenza che lo nascondeva ai suoi nemici.
L’arrestarsi improvviso del movimento, l’abrasione45 che si era procurato a
una mano strusciando sulla ghiaia, lo riconfortarono ed egli pianse dalla
gioia. Affondò le dita nella sabbia, se la gettò addosso a manciate e la benedisse a voce alta. Erano diamanti, rubini, smeraldi; non riusciva a pensare a
niente di bello a cui non somigliasse. Gli alberi sulla riva erano piante ornamentali giganti; notò che erano disposte secondo un ordine, aspirò la fragranza dei loro fiori. Una strana luce rosata splendeva negli spazi tra i tronchi
e il vento intonava tra i rami la musica delle arpe eoliche.46 Non desiderava
portare a termine la fuga; si accontentava di rimanere in quel luogo incantato
fino a quando lo avrebbero ripreso.
Il sibilo e il crepitio della mitraglia tra i rami sopra il suo capo lo ridestarono
dal sogno. Il cannoniere beffato gli aveva sparato a casaccio una raffica d’addio. Balzò in piedi, salì a gran velocità sulla riva e si immerse nella foresta.
V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi © SEI 2011
CAPITOLO DUE
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il racconto tra realtà e fantasia
8
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Camminò tutto il giorno, orientandosi sul corso del sole. La foresta sembrava
interminabile; da nessuna parte gli riuscì di scoprire una via d’uscita, neppure
un sentiero da boscaioli. Non si era mai reso conto di vivere in una regione
così selvaggia. La rivelazione aveva qualcosa di inquietante.
Al calar delle tenebre, era stanco, aveva le piaghe ai piedi ed era affamato. Il
pensiero della moglie e dei figli lo spinse a proseguire. Infine trovò una strada
che lo guidò verso quella che sapeva essere la giusta direzione. Era larga e diritta come una strada di città, eppure sembrava non battuta.47 Non era fiancheggiata da campi, da nessuna parte si vedevano case. Neppure l’abbaiare di
un cane che suggerisse l’insediamento umano. Le masse nere degli alberi formavano da entrambi i lati delle pareti verticali convergenti in un punto all’orizzonte, come un diagramma in una lezione di prospettiva. Guardando in
alto da quella fenditura nel bosco, vide risplendere grandi stelle dorate dall’aspetto insolito, raggruppate in strane costellazioni. Era certo che fossero
disposte secondo un ordine dal significato oscuro e maligno. Da entrambe le
parti, il bosco echeggiava di rumori bizzarri, tra cui, una volta, due volte e
poi ancora, egli udì distintamente dei bisbigli in una lingua sconosciuta.
Il collo gli doleva e alzando la mano per toccarlo, lo sentì orribilmente gonfio. Sapeva che era cerchiato di nero là dove la corda lo aveva stretto coprendolo di lividi. Sentiva gli occhi congestionati; non riusciva più a chiuderli.
Aveva la lingua gonfia dalla sete; alleviò la sua febbre cacciandola fuori tra i
denti all’aria fresca. Com’era soffice il tappeto erboso che aveva ricoperto la
via non battuta! Non riusciva più a sentire la strada sotto i piedi.
Senza dubbio, nonostante il dolore, si deve essere addormentato camminando, perché ora vede un’altra scena; forse si è solo ripreso da un delirio. È
al cancello di casa sua. Tutto è come lo ha lasciato, luminoso e magnifico nel
sole del mattino. Deve aver camminato per tutta la notte. Appena spalanca il
cancello e si avvia per il grande viale bianco, vede un svolazzare di abiti femminili; la moglie dall’aspetto giovane, fresco, dolce, scende dalla veranda per
andargli incontro. Rimane in attesa in fondo alle scale, con un sorriso di gioia
ineffabile, un atteggiamento di impareggiabile grazia e dignità. Ah, com’è
bella! Si precipita in avanti a braccia spalancate. Mentre sta per stringerla a sé,
sente alla nuca un’esplosione assordante; una luce bianca accecante avvampa
tutto intorno a lui col rumore di un colpo di cannone... poi tutto è oscurità e
silenzio!
Peyton Farquhar era morto; il suo corpo, con il collo spezzato, oscillava gentilmente da una parte all’altra sotto le travi del ponte di Owl Creek.
Accadde al ponte di Owl Creek, in I racconti, Theoria, Roma-Napoli 1994
47. battuta: frequentata.
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volume
A
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volume
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SEZIONE II - LA NARRAZIONE BREVE
dal racconto orale alla novella
STRUMENTI DI LETTURA
La storia
L’efficacia del racconto nasce dal tragico
scollamento tra la realtà di un’impiccagione e un uomo che a quella realtà non
vuole rassegnarsi. È come se un assurdo e
incomprensibile “schema generale” delle
cose agisse contro e nonostante il personaggio e la “verità” del racconto coincidesse
con ciò che per lui è invece mistero e ambiguità, beffa e fraintendimento. Peyton Farquhar non è consapevole di che cosa gli stia
“davvero” accadendo, mentre intorno a lui
tutto è fin troppo chiaro. L’esito conclusivo è
come un’accensione improvvisa e paradossale che illumina di luce feroce il “vero” meccanismo della storia: chi è dichiarato morto
è morto, chi è nemico è nemico e basta. Liquidata come un fastidioso intoppo la fuggevole illusione di Peyton Farquhar di poter
continuare a vivere, malgrado la palmare evidenza dei fatti, trionfa finalmente la legge
dell’Ordine, con il suo affascinante e terribile culto della Forma: i soldati schierati in
bell’ordine, pronti ad ammazzare ma, beninteso, soltanto dietro relativa disposizione superiore, i cannoni bene allineati e il cadavere
penzolante dell’impiccato, regolarmente giustiziato “come da istruzioni”. Perché, come
scrive Bierce, «La morte è un dignitario che
quando arriva preannunciato va ricevuto con
manifestazioni formali di rispetto».
Charles Schreyvogel
(1861-1912), La
battaglia di Summit
Springs, 1869, 1908 ca.,
particolare.
I personaggi
Tutto si svolge intorno, dentro e attraverso
Peyton Farquhar , l’uomo che non vuole
rassegnarsi a morire impiccato. Gli altri personaggi sono poco più che comparse e
la struttura stessa del racconto, lo spazio e il
tempo, sono funzioni subordinate allo svolgimento della vita interiore del protagonista, ai sentimenti che lo agitano e il lettore,
fino alle ultimissime righe, è portato a “vivere” quello che accade dentro di lui, nella
sua mente.
Il tempo
Il tempo reale, oggettivo, è quello che intercorre tra lo scarto di lato del sergente e il
tendersi della corda. In questo brevissimo
lasso temporale è come incastonato il
tempo interiore del condannato, che si dilata nell’arco di una giornata intera. È l’alba
quando Peyton Farquhar precipita nel fiume
e all’alba del giorno successivo egli giunge,
o crede di giungere, davanti al suo cancello.
Si tratta, anche in questo caso, di due tempi
che non possono coincidere e il cui mancato contatto è reso da Bierce ancor più dolente mediante l’accorto uso del flash-back.
Lo spazio
C’è uno spazio fisico, reale: il ponte ove si
svolge l’impiccagione. Tutto è nitidamente
descritto con un vivido senso del paesaggio:
persino l’ora del giorno, l’umidità dell’aria,
sono evocate con sobri ma efficaci accenni.
C’è poi uno spazio mentale, interiore, che
vive soltanto, per una frazione di secondo,
nella mente del condannato. È lo spazio im-
menso della memoria, del desiderio,
della speranza, non meno vividamente descritto dell’altro: i gorghi del fiume, gli alberi
del bosco, il giardino di casa, l’abito svolazzante della moglie. Ma si tratta di due realtà
che non coincidono né potranno mai più
coincidere, perché in mezzo a loro si è insinuata l’unica realtà “vera”, fatale e ineluttabile, quella della morte.
Il narratore
e la focalizzazione
Il colpo di scena finale nasce da una precisa scelta narrativa che corrisponde allo
scollamento fra la dimensione oggettiva,
reale e quella soggettiva, interiore, del personaggio. Il punto di vista del narratore al-
terna a una focalizzazione esterna una
esclusivamente interna, che coincide con
l’ottica del protagonista, preparando con ciò
l’inatteso colpo di scena.
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il racconto tra realtà e fantasia
LABORATORIO
Ripercorriamo il testo
Peyton Farquhar, ricco proprietario di una piantagione e sostenitore della
causa secessionista, viene a conoscenza della possibilità di far saltare
un ponte, ultimo avamposto dell’esercito nordista.
Catturato, sta per essere impiccato sul ponte ma cade nel fiume e fugge
a nuoto fino a raggiungere casa sua.
di
ffi
co
ltà
Quando sta per abbracciare la moglie tutto diventa buio: Peyton
Farquhar è morto impiccato sul ponte.
Comprensione
1 In quale luogo particolare ha inizio e fine il racconto?
2 Quale lavoro svolgeva, nella vita, Peyton Farquhar e quali erano le sue convinzioni politiche?
3 Quale episodio lo convince a recarsi a Owl Creek?
4 Quali sono i suoi ultimi pensieri, prima di morire?
Comprensione globale
di
ffi
co
ltà
5 Che cosa succede dopo che il sergente si sposta dalla tavola che copre le
traversine del ponte?
6 Ricostruisci la vicenda di Peyton Farquhar riassumendo brevemente i fatti
nell’esatta successione con cui si svolgono nella realtà.
di
ffi
co
ltà
Laboratorio
CAPITOLO DUE
on line
Analisi
La storia
Vedi a p. 6
7 In quale sequenza si capisce l’esito reale della storia?
8 Come comincia e come finisce la sequenza in cui ciò che accade è totalmente frutto dell’immaginazione di Peyton Farquar?
I personaggi
Vedi a p. 24
9 Che cosa dice Bierce del personaggio di Farquhar dal punto di vista fisico e
morale?
10 Accadde al ponte di Owl Creek fa parte della sezione Militari di Nel mezzo
della vita - Storie di militari e civili. A parte il protagonista, nel racconto sono presenti alcuni personaggi secondari, sia civili che militari. Elencali individuando i militari con i loro diversi gradi.
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volume
A
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SEZIONE II - LA NARRAZIONE BREVE
dal racconto orale alla novella
Il tempo
Vedi a p. 46
11 Considera la sequenza che va da «Un uomo stava in piedi sul ponte...» al rigo 1 fino a «Il sergente si spostò di lato.» al rigo 96.
1. Perché l’autore usa l’imperfetto?
2. Che cosa significa l’introduzione del passato remoto che dal rigo 57 al rigo
96 si alterna all’imperfetto?
3. Specifica le funzioni dei due tempi.
12 Esamina la sequenza che va da «Quando Peyton Farquhar piombò...» al rigo 140 fino a «Si precipita in avanti a braccia spalancate» al rigo 308 e di’ se:
TS = TR
TS = 0
TR = 0
Giustifica la tua risposta.
13 Come definiresti la sequenza che va da «Peyton Farquhar era un piantatore
agiato...» al rigo 97 fino a «Era un esploratore federale» al rigo 139?
Giustifica la tua risposta.
Lo spazio
Vedi a p. 66
14 Cerca nel racconto i riferimenti al paesaggio e rispondi alle seguenti domande, argomentando le tue risposte con precisi riferimenti al testo (righi e
parole o espressioni). Si tratta di uno spazio:
verosimile
fantastico
Giustifica la tua risposta.
15 Esamina la sequenza che va da «Camminò tutto il giorno...» al rigo 263 fino
a «...bisbigli in una lingua sconosciuta.» ai righi 278-279. Come definiresti
questo spazio?
Neutro
Atmosfera
Elemento narrativo
Simbolico
Giustifica la tua risposta.
Il narratore e la focalizzazione
16 Il narratore è:
esterno
Vedi a p. 88
interno
17 Rispetto al grado di focalizzazione diresti che:
N>P
N<P
N=P
18 Individua e sottolinea almeno due punti in cui il narratore interviene nel racconto con un suo giudizio.
di
ffi
co
ltà
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Laboratorio
volume
A
Produzione
19 Riassumi Vedi a p. 166 in 15 righe ognuno dei tre capitoli del racconto, dando a ciascuno un proprio titolo. Nel terzo, concentrati soprattutto sulle reazioni fisiche e gli stati d’animo di Peyton Farquhar.
20 Scrivi un riassunto
Vedi a p. 166
del racconto in non più di 30 righe.
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