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Giuro, non ho visto nulla - Solidarietà per Capoterra

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Giuro, non ho visto nulla - Solidarietà per Capoterra
Venerdì 26 luglio 2013
Edizione di venerdì 26 luglio 2013 - Provincia di Cagliari (Pagina 24)
CAPOTERRA. Fausto Puddu, accusato di favoreggiamento, insiste: ero di spalle
«Giuro, non ho visto nulla»
Delitto Podda, interrogato in Procura il testimone
Faccia a faccia mercoledì mattina col pubblico ministero. L'uomo era presente al
momento dell'omicidio, avvenuto il 2 aprile 2010 davanti al bar Baraonda. Due
fucilate nella notte.
CAPOTERRA Per la seconda volta in un anno, la prima in assoluto davanti al
pubblico ministero che segue le indagini, il testimone dell'omicidio di Giancarmine
Podda parla di quanto accaduto alle 2 del mattino del due aprile 2010 al bar
“Baraonda” di Capoterra: locale davanti al quale uno o più assassini avevano esploso
le due fucilate mortali contro quel giovane che fino a qualche istante prima aveva
bevuto e parlato con lui. «Non ho visto i responsabili», ha sempre sostenuto Fausto
Puddu, e due giorni fa non ha cambiato versione. Seduto nell'ufficio del sostituto
procuratore Alessandro Pili, accompagnato dall'avvocato difensore Marco Lisu, ha
ribadito quanto già affermato in passato: «Non so nulla».
L'OMICIDIO Gli inquirenti sono convinti del contrario: a loro dire questo
disoccupato 49enne dalla vita complicata («molti in città non gradiscono la mia
presenza», aveva detto un anno fa) mente. Era a fianco alla vittima quando è stata
uccisa, dunque ha visto ma tace per paura. Ecco perché era stato arrestato poco
dopo l'omicidio e poi mandato a processo per favoreggiamento. La causa è in corso
e procede parallelamente a quella nei confronti dei due presunti autori del delitto,
Enzo Garau e Giorgio Picci: il primo è proprietario del locale “Tresette” nel quale,
poco prima dell'assassinio, lui stesso aveva avuto un diverbio con Podda per vecchie
consumazioni non pagate; l'altro è un suo amico intervenuto in quella occasione in
difesa del titolare. Era stato Costantino Podda, fratello di Giancarmine, a saldare i
debiti. Poi il trasferimento al Baraonda, dove prima della chiusura qualcuno a bordo
di un'auto si era accostato al giovane davanti all'ingresso esplodendogli contro due
fucilate: la prima al fianco, la seconda per il colpo di grazia. Le indagini avevano
battuto la vendetta per la lite al bar e, soprattutto, la ritorsione per il mancato
pagamento di 50 grammi di cocaina che i due avevano affidato (secondo il pm) a
Costantino. Droga della quale però si era impossessato Giancarmine, punito con la
morte. Garau e Picci hanno sempre respinto le accuse
DAL PM Così anche Puddu, che mercoledì scorso ha ribadito al pm: «Il locale stava
per chiudere, io ero fuori con Giancarmine e altri ragazzi cui avevo prestato la
tessera sanitaria per comprare le sigarette al distributore automatico. Si erano
appena allontanati, io stavo per rientrare al bar e cercavo di infilare il portafogli nel
marsupio attaccato alla cinta. L'ingresso è circa un metro e mezzo all'interno rispetto
alla strada. Mi ero fermato lì, ero di spalle. Avevo sentito qualcuno dire dall'auto “chi
ti credi di essere” in sardo e poi le due fucilate. Ero scappato dentro nascondendomi
dietro il bancone. Temevo entrasse qualcuno. Poi avevo sentito sgommare e solo a
quel punto ero uscito». Giancarmine era morto: «Io e la proprietaria avevamo chiuso
ed eravamo andati via». Poi l'arrivo dei carabinieri. «Io non so nulla».
An. M.
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