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versione pdf - Sardegna DigitalLibrary
ANNO XXXIV / N. 8-9 / AGOSTO SETTEMBRE 2003 / SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FILIALE DI CAGLIARI (TASSA RISCOSSA - TAXE PERÇUE)
POSTE ITALIANE TARIFFA PAGATA DCO/DCCentrale/D.E./3139/02 DEL 25.03.2002
Mensile della Regione Sardegna
per gli emigrati
AMBIENTE
ANCHE L'ESERCITO
PER COMBATTERE
GLI INCENDIARI
POLITICA
FIDUCIA ALLA GIUNTA MASALA
EVITATO LO SCIOGLIMENTO
DEL CONSIGLIO REGIONALE
EMIGRAZIONE
EMIGRAZIONE
MOBILITAZIONE
DEI SARDI
NEL MONDO
CONTRO
LE SCORIE
NUCLEARI
DECOLLANO
LE INIZIATIVE
PER I SARDI
D'ARGENTINA
EMIGRAZIONE
GEMELLAGGIO
MINERARIO
TRA
OBERHAUSEN
IGLESIAS
E CARBONIA
DALLA CONSULTA
UN FORTE RICHIAMO
ALLE ISTITUZIONI
CELEBRATA
A MANDAS
LA GIORNATA
DELLE
MIGRAZIONI
IL MESSAGGERO SARDO
3
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
avessero bisogno, finora abbiamo più di 500 brani musicali
sardi tra balli e canti a tenores.
Elvira Lecca
Chiede aiuto per
riportare salma madre
in Sardegna
Caro Messaggero Sardo,
sono figlio di sardi, precisamente di Alghero. Cinque anni
orsono ho perso mia madre
Anna Ballone. Sono figlio unico
e mio padre Jose Pirisi di 84 anni
mi ha chiesto di realizzare la
promessa di riportare i resti
mortali di mamma nella sua terra natale. Data la situazione argentina e personale non posso
sostenere l’onere. Vi chiedo se
esiste qualche forma concreta di
aiuto per questo caso. Faccio
presente che non ho la cittadinanza italiana.
Salvador Antonio Pirisi
Caro Pirisi,
comprendiamo la sua situazione e per venirle incontro pubblichiamo la sua richiesta. Speriamo che possa ricevere al più
presto l’aiuto che desidera.
Cordialità.
Cambia indirizzo
emigrato in Messico
Caro Messaggero Sardo,
vi ringrazio delle notizie sulla
cara Sardegna. Non mi considero un emigrato, ma un avventuriero che ha trovato fortuna nel
Messico: amore, famiglia e lavoro. Sono però sempre rimasto
un sardo “di cuore”. Sono nato a
Giba (Cagliari). Vi invio il mio
nuovo indirizzo perché possiate
inviarmi il giornale.
Giampaolo Atzori
Pino 32. Colonia Florida
Delegacion Alvaro Obregòn
01030 Mexico (Districo Federal)
Caro Atzori,
siamo contenti di continuarlo
ad avere tra i nostri affezionati
lettori. Auguri.
Nuovo abbonato
cerca casa in affitto ma
non dice dove
Caro Messaggero Sardo,
mi piacerebbe ricevere il giornale. Sono figlio di Dario Medda, emigrato in Francia. Mi piace molto la bellissima Sardegna
e mi vorrei trasferire nell’isola.
Vorrei un aiuto per trovare una
casa in affitto.
Juon Medda
Rue la Fusion (c/o Milius)
1940 Martigny
Caro Medda,
le invieremo al più presto il
giornale. In Sardegna non è difficile trovare una casa in affitto.
Esistono anche giornali con inserti gratuiti. Deve però ovviamente decidere dove andare.
Nella lettera non lo ha precisato. Cordiali saluti.
Vende o permuta
appartamento
a Porto Torres
Caro Messaggero Sardo,
vi prego di pubblicare sul
giornale l’annuncio di vendita
di un appartamento a Porto
Torres. Sono una socia del Circolo “Su Nuraghe” di Biella e
desidero ricevere il giornale.
Vendo appartamento al quarto
piano con ascensore, riscaldamento autonomo, 2 camere, salone con angolo cottura, bagno,
2 balconi, uno dei quali con vista sul mare. Sono disposta anche ad uno scambio, per pari
valore, con appartamento o
casa a Biella o dintorni. Telefo-
Via Guasco, 65
15100 Alessandria
tel. 0131-260861 conduttrice di
Sardegna Mio Primo Amore
Trasmissione di folclore sardo
Radio BBSI Alessandria FM 99,600
e 101,400
Corso Acqui, 39 - 15100 Alessandria
Tel. 0131-342111/ 12
www.radiobbsi.it
[email protected]
nare al 333-2226711.
Maria Teresa Bullegas
Via Ivrea, 50 - 13900 Biella
Cara Lecca,
la ringraziamo a nome dei
numerosi emigrati che richiedono di poter disporre dei brani
musicali. Siamo certi che i sardi non mancheranno di rivolgersi a lei e alla trasmissione
che conduce da Alessandria.
Auguri di buon lavoro.
Cara Bullegas,
l’abbiamo accontentata. Auguri.
Pastore di Orune
racconta incontro
con pianta Serpentara
Chiede notizie
su assistenza per anziana
madre
Caro Messaggero Sardo,
ho letto con molto interesse
l’articolo pubblicato a pagina 19
del giornale del mese di maggio
dove si parla della scoperta dell’erba “Serpentari”, la pianta intelligente che per assicurarsi la
riproduzione attira le mosche
emanando un odore sgradevole.
Non ho potuto evitare di ripensare alla mia esperienza con
questa pianta. Sono nato a Orune, ma per lavoro, come garzone pastore ho soggiornato nel
territorio di Ghilanza, tra Fordongianus, Paulilatino, Ula Tirso e Buschi. Era il gennaio del
1965 e l’ovile si trovava a poche
centinaia di metri dalla strada.
Avevamo separato (irmamadu)
gli agnelli dalle madri, secondo
l’antica legge del pastore, e avevamo chiuso questi ultimi in una
tanca (passiale) non pascolata
(innoda), un po’ distante affinché né i piccoli né le madri sentissero i belati (sos mellos). Dormivo con gli agnelli, per i quali
avevo costruito un recinto. Avevo aggiunto una capanna per
me, costruita in pietra nella parte bassa e coperta (cucuzada)
con “lastre” di sughero. Era inverno e il freddo era pungente,
accendevo il fuoco all’ingresso
e dormivo ai suoi piedi (a pedes
a foccu). Ricordo che dopo una
settimana, l’aria all’interno della capanna diventò irrespirabile.
La zona era invasa da conigli
selvatici e pensai che quell’odore sgradevole fosse dovuto a
qualche animale morto. Anche
se era inverno, di giorno con il
sole la temperatura aumentava
notevolmente facendo confluire
nella zona numerose mosche,
lucide e bluastre, che mi erano
familiari perché del tutto simili
a quelle che confluivano quando
macellavo qualche animale. Il
tanfo era così forte che di notte
non si respirava. Neanche le frasche di mirto e artemisia, che
avevo messo a terra come materasso (a isterrimenta) riuscivano
con il loro profumo a superare il
fetore. Decisi di dormire all’ombra di un secolare olivastro coperto con il mantello d’orbace
(dae su saccu).
Fui svegliato dai belati degli
agnelli che avevano fame e volevano uscire dal recinto per
brucare la tenera erba. Avevo
fame anch’io. Finita la colazione (irmuzare) fuori dalla capanna (pinzetta) buttai giù un pezzo
di muro costruito un paio di settimane prima. Non trovai carcasse di animali ma una specie
di tubero grigiastro pallido per
mancanza di luce. Levai anche
la radice con una zappetta, sen-
Caro Messaggero Sardo,
gradirei avere delle informazioni sui programmi di assistenza agli anziani in Sardegna.
Sono un emigrato sardo negli
Stati Uniti. Mia madre che ha
superato gli 80 anni vive in Sardegna. Tra gli acciacchi di artrite e vari disturbi, ultimamente
ha subito due interventi chirurgici. Uno per un’ernia ombelicale che forse dovrà essere rifatta e due operazioni al cuore per
il pacemaker. Questa donna non
è più in grado di accudire a se
stessa ed avrebbe bisogno di
aiuto. Mia madre mi ha riferito
che in Sardegna esiste questo
tipo di assistenza socio-sanitaria
ma che da tre anni sta provando
ad ottenerla senza conseguire risultati. Mi ha detto inoltre che
alcune persone più giovani di
lei, in grado di guidare l’automobile, hanno ottenuto l’assistenza. E mai possibile? Mi potreste dire quale ente si occupa
di questo genere di assistenza?
Nick Porcu
[email protected]
Caro Porcu,
per avere informazioni dettagliate e sapere se le condizioni
di sua madre, come sembra, richiedono l’assistenza socio-sanitaria deve rivolgersi all’apposito Ufficio del Comune in cui
risiede. Un’altra strada è quella dell’Azienda Sanitaria del
luogo per un’eventuale richiesta di riconoscimento di invalidità civile. Dalla ASL verrà
quindi inoltrata la pratica alla
Prefettura e, dopo gli accertamenti di rito, all’INPS per
l’eventuale pensione. Tutto è
possibile, ma ci sembra strano
che persone autosufficienti abbiano ottenuto addirittura l’assistenza domiciliare! Buone
cose.
A disposizione Ave Maria
di Maria Carta e diversi
brani “In limba”
Caro Messaggero Sardo,
abbiamo letto sul giornale che
molti sardi cercano musica isolana o cantanti, come il signor
Cosimo Serra che è alla ricerca
dell’Ave Maria di Maria Carta.
Noi ce l’abbiamo e vi preghiamo di comunicare il nostro indirizzo a quelli che scrivono per
cercare musica sarda. Saremmo
ben lieti di fornirla gratuitamente a tutti gli emigrati che ne
za toccare con le mani nude. Nonostante queste precauzioni,
quel profumo che faceva impazzire le mosche, non se ne andò
dalle mie narici per settimane.
Era l’erba Serpentara detta “Helicodiceros Muscivorus”? Rifeci il muro e nel giro di qualche
giorno il fetore sparì. Quel posto
non era l’isola dei Cavoli. La
mia e la nostra Sardegna non finisce di stupirci. Saluto i ricercatori. Dopo 40 anni, quell’odore mi strapazza ancora le narici.
Giuseppe Delogu
Via Don Oreste Nuti, 42
56020 Santa Maria a Monte
(Pisa)
Caro Delogu,
abbiamo dovuto apportare
qualche “taglio” alla sua bella
lettera e aggiungere qualche
dettaglio sull’erba Serpentara.
La ringraziamo molto per la testimonianza e per la suggestiva
ricostruzione dell’ambiente e
dell’esperienza. I lettori del
Messaggero apprezzeranno anche i suoi suggerimenti “in limba”. Grazie!
Segretario Circolo
Mestre su problemi
applicazione sconti
trasporti
Caro Messaggero Sardo,
sono Saverio Vidili, segretario del Circolo Culturale Sardo
di Mestre, da 20 anni residente
in Veneto e comunque sempre
in giro tra Sardegna e continente anche per lavoro. Mi permetto di scrivere con riferimento
alla lettera del sig. Guido Musu
pubblicata sul mensile nel numero di maggio. Prendendo atto
degli sforzi della FASI per i sardi residenti nel continente in relazione agli sconti ed agevolazioni per raggiungere l’isola, mi
preme segnalare che, tante volte, il mancato sconto sulla tariffa ai sardi emigrati e ai residenti
sulle navi non è dovuto alle
Compagnie di Navigazione ma,
purtroppo, a qualche agenzia di
viaggio che emette i tagliandi.
Esse spesso non informano i
clienti e non ricercano gli sconti
richiesti per una questione di
“percentuali” sul rimborso dei
biglietti da parte della Compagnia. È una vicenda che segnalo
perché l’ho vissuta e risolta in
prima persona. Tengo a precisare che solo qualche Agenzia attua questo tipo di disinformazione e che con questo non si intende colpevolizzare la categoria
che, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi è competente,
disponibile e cortese.
Saverio Vidili
Segretario
Circolo Culturale Sardo
Via Bellini 8-10 - Mestre
Caro Vidili,
abbiamo ridotto la sua lettera, solo per ragioni di spazio e
la ringraziamo per le informazioni invitando i lettori del Messaggero a richiedere un maggior impegno dagli operatori
delle Agenzie quando si rendono conto che non lo esplicano in
modo completo e a segnalare
ulteriori eventuali situazioni di
difficoltà. Cordiali saluti.
Chiede estratto di
nascita da comune
Iglesias
Caro Messaggero Sardo,
vi scrivo per un aiuto dopo essermi rivolto all’anagrafe del
mio Comune di nascita e alla
segreteria del Sindaco. Sono
originario di Iglesias. Sono nato
il 04/01/1956 e vorrei avere il
mio estratto di nascita. Finora,
nonostante abbia formulato apposita richiesta non sono riuscito ad avere il documento né ho
avuto alcuna risposta. Nel Comune dove risiedo mi hanno
detto che potrebbero provare
loro, ma io preferisco riuscirci
da solo. Mi potete aiutare?
Giampiero Serra
Via Pisacane, 1
Borgaretto di Beinasco
(Torino)
Caro Serra,
abbiamo sensibilizzato l’Ufficio anagrafe del Comune di
Iglesias, grazie alla collaborazione dell’ex consigliere comunale Maria Dolores Dessì che si
è personalmente interessata al
suo caso. Per ottenere il documento deve inviare un’apposita
richiesta e completare la lettera
con una busta compilata e affrancata pronta da rispedire al
suo indirizzo. Stia certo che così
otterrà l’estratto di nascita.
Molti cari auguri.
Lettore su lingua sarda,
emigrazione e Messaggero
Caro Messaggero Sardo,
grazie per il giornale che ricevo mensilmente a Roma. Mi
aiuta a combattere la nostalgia
per la mia isola dove, prima o
poi tornerò in via definitiva per
costruire la mia famiglia… Avrò
girato il mondo tra trasferte per
lavoro, per il master, per il memorabile servizio civile, per la
laurea e per la mitica prima elementare in un paesello della
Germania dove era emigrato
mio padre per tanti anni. Luogo
dove facevo il traduttore sardotedesco per mia mamma durante la spesa nei negozi e dove
avevo cominciato a visionare il
mensile che mio padre riceveva
regolarmente. Non ho mai scordato la mia sardità. Grazie per il
bellissimo mensile, per la rubrica sulle poesie in lingua sarda,
l’idioma che mi ha accompagnato durante i lavori nelle vigne e nei campi di pomodori fin
dai tempi dell’infanzia e che ho
insegnato perfino ad amici di
paesi dell’Asia durante l’anno di
Master in Inghilterra. Peccato
che lo Stato non permise alla
mia generazione di studiarla, a
quei tempi ignorandola completamente… ristesa manna. Tristezza oggi “aggravata” dalla
progressiva cementificazione
delle nostre meravigliose coste
con quei villoni realizzati da
quei “turisti” che vi trascorrono
poche settimane all’anno e che
potrebbero essere ospitati in alberghi che darebbero lavoro ai
tanti, spesso giovani, disoccupati sardi. Tristezza aggravata dal
progetto di trasformazione della
nostra meravigliosa isola in pattumiera nucleare.
Giuseppe Orrù
Via Roma Libera, 23
Roma
Caro Orrù,
ci perdonerà se abbiamo in
qualche punto accorciato la sua
partecipata lettera. La ringraziamo per la solidarietà al giornale che lei sottolinea nel poscritto con l’intenzione di inviare messaggi e-mail alla Regione
contro qualunque tentativo di
“snaturare” il mensile. Credo
che le sue considerazioni sulla
lingua sarda e l’sperienza maturata all’estero come figlio di
emigrati sarà condivisa da tanti lettori. Auguri per i suoi progetti futuri.
IL MESSAGGERO SARDO
4
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
Chiede informazioni
su prodotti sardi
Caro Messaggero Sardo,
sono un corregionale che
vive in Continente e ricevo
mensilmente il giornale. Gradirei che mi informaste anche
via e-mail e mi faceste pervenire notizie di carattere commerciale su prodotti sardi reperibili nella mia zona.
Antonio Sebastiano Pinna
Via della Liberazione, 4
Norma (Latina)
Caro Pinna,
per avere indicazioni sui
prodotti sardi acquistabili nella sua area di residenza si
deve rivolgere ai Circoli di
emigrati sardi consultando
l’elenco che trova nella seconda pagina del giornale.
Ulteriori notizie può inoltre
apprenderle direttamente attraverso il sito internet
www.ilmessaggerosardo.it
Non effettuiamo servizi di
carattere informativo e/o commerciale via posta elettronica.
Con viva cordialità.
Solidarietà anche
in poesia al Messaggero
da insegnante lingue
Caro Messaggero Sardo,
da qualche anno ricevo il
giornale, ma ancora non vi ho
ringraziato per il vostro impegno che mi porta a casa importanti informazioni e interessanti notizie sulla mia amata
isola, facendomela sentire più
vicina di quanto in realtà non
lo sia. Lasciai il mio paese natio, Escalaplano, per cercare
lavoro in Germania. Qui ho
studiato e ottenuto il diploma
di interprete-traduttrice, nonché insegnante di lingue. Sono
stata fortunata e vivo bene
in questa terra, ma mi manchereste, ci manchereste se non
riuscissimo a tenervi così
come siete. In segno di gratitudine vi dedico una modesta
poesia di mia creazione, del
1982, durante una vacanza in
Sardegna.
Maria Cipriana Secci Rossler
Elisabeth Str. 14
D-41469 Neuss - Germania NRW
Cara Secci Rossler,
ci dispiace non poterla accontentare con la pubblicazione della poesia, ma le assicuriamo che è stata particolarmente gradita e le facciamo i
complimenti per la sensibilità
che manifesta. Un grazie ancora per la solidarietà alla Redazione del Messaggero e per
le squisite parole rivolte a
quanti collaborano per la realizzazione del mensile per gli
emigrati del Fondo Sociale
della Regione. Con viva cordialità.
Emigrato su necessità
porto Platamona
Caro Messaggero Sardo,
ringrazio per la puntualità
del giornale che leggo con
molto interesse. Scrivo da Caluso, in provincia di Torino,
per parlare del turismo nella
nostra bellissima isola. Quello
che esporrò forse lo avrà prospettato anche qualche altro
precedentemente, ma voglio
ugualmente farlo presente con
la speranza che il suggerimento venga ascoltato. Trascorro
le ferie da molti anni nella riviera di Sorso (Sassari) e più
precisamente nella località di
Platamona e, come me ce ne
sono molti altri, tutta persone
che conosco provenienti dal
Piemonte e da altre località.
Specialmente in quella zona
mancano le strutture principali per esempio un porticciolo
turistico ove lasciare le barche.
La struttura è di notevole importanza per il turismo nonché
per l’occupazione di diverse
persone, ma anche per il commercio e l’agricoltura. Arrecherebbe benessere e favorirebbe le
città come Sassari, Porto Torres,
Sorso ed altri centri valorizzando l’intera zona. Lascio a voi il
giudizio in merito e ringrazio
per l’interessamento.
Salvatore Cadoni
Via Frascato, 67 - 10014 Caluso
Caro Cadoni,
accogliamo la sua proposta
che speriamo possa avere accoglimento tra gli amministratori e gli abitanti dell’area.
Estimatore giornale
ringrazia Regione
e difende testata
Caro Messaggero Sardo,
sono nato a Ozieri, in provincia di Sassari. Emigrato da
piccolo con i miei genitori in
Argentina scrivo per ringraziare la redazione del giornale e la
Regione Sardegna per il lavoro e l’impegno di mandare a
tutti i sardi sparsi nel mondo
questo mensile. L’Argentina
conta 36 milioni di abitanti, di
cui 22 milioni sono discendenti di italiani. Si può dire che è
un’altra Italia. Ce ne sono di
tutte le regioni, ma i sardi sono
orgogliosi di essere i più informati grazie al Messaggero Sardo che ci porta le notizie della
nostra cara Sardegna. Altre regioni più ricche hanno dimenticato i loro emigrati e i loro
figli e nipoti non sanno nulla
della terra di provenienza.
Ringrazio però anche l’Argentina che ci ha ricevuto
bene. Personalmente sono stato anche Sindaco di Canada
Rosquin, la cittadina di 6 mila
abitanti dove vivo. Sono stato
due volte in Sardegna e l’ho
trovata molto bella.
I sardi in Argentina attendono con ansia il periodico e io
sarei disposto a pagare un contributo annuale se necessario
per poter continuare a ricevere
il caro Messaggero Sardo.
Giuseppe Sini
Carlos Dose 1046 - 2454 Cana
Rosquin - Provincia Santa Fe
Repubblica Argentina
Caro Sini,
le sue parole sono di particolare conforto e riempiono di
orgoglio la Redazione, oltre
che la Regione Sardegna, unica
in Italia ad aver promosso questo impegnativo progetto per
tenere informati e partecipi
della vita sociale, civile e politica i sardi nel mondo. Grazie.
Vende terreno
a Siamanna
Caro Messaggero Sardo,
sono un vostro affezionato
lettore. Ricevo il giornale con
molto piacere da circa 30 anni.
Vorrei poter segnalare la vendita di un terreno a Siamanna
(Oristano). Comprende 974 metri quadrati di cui 535 metri quadrati in una zona edificabile e
439 metri quadrati in un’area
agricola.
Ignazio Russu
Via N. Sauro, 16/B 39055 Laives (Bz)
Caro Russu,
come vede l’abbiamo accontentata. Auguri.
Nuovo abbonato
al giornale
Caro Messaggero Sardo,
sono il prof. Gustavo Velis,
direttore della rivista “La prima voce” della gioventù di
Mar della Plata. Ho insegnato
anche nel corso per sardi di
apicoltura, conclusosi recentemente. Sarebbe un immenso
piacere per me ricevere il vostro giornale.
Gustavo Velis
Casilla De Correo, 624
7600 Mar del Plata
Caro Velis,
abbiamo inserito il suo nominativo nell’indirizzario e riceverà il giornale al più presto.
Dopo 50 anni
di emigrazione
non dimentica isola
Caro Messaggero Sardo,
sono una lettrice sarda già da
qualche anno. Tutti i mesi, io e
mio marito, aspettiamo con
tanto piacere il tuo attivo a
casa. In realtà anche se non è
sardo, mio marito legge e rilegge il giornale prima di me.
Lui la sua Sardegna ce l’ha nel
cuore, specialmente la cultura.
Quando andiamo nell’isola è
euforico e quando arriva il
giornale apprende tante notizie
che col pensiero lo riportano
là. Io poi amo tanto la mia terra e anche dopo 50 anni di emigrazione, non ho dimenticato
come si vive nella nostra regione e mai lo dimenticherò.
Vi ringrazio tanto per la ventata sarda che anima ogni mese
la nostra casa.
Caterina Maxia
Via Mosè Bianchi, 20
23868 Valmadrera
Cara Maxia,
il suo attaccamento alla Sardegna e, soprattutto, quello di
suo marito le fanno onore.
Sono un segnale inequivocabile di affetto e passione per la
sua terra. Grazie per le care
parole rivolte al giornale.
Buone cose ad entrambi.
Dopo 41 anni
in Svizzera emigrato
torna in Sardegna
Caro Messaggero Sardo,
cari amici degli emigrati. A
me sembra giusto chiamarvi
così perché tutto ciò che fate
per noi è più che amicizia. Farci pervenire ogni mese notizie
della nostra amata Sardegna è
un impegno del quale vi siamo
grati.
Con tanta gioia vi annuncio
che dopo 41 anni di Svizzera, a
settembre sarò in Sardegna in
modo definitivo. Vi prego perciò di farmi avere il giornale di
agosto al nuovo indirizzo. In
attesa che arrivi questo mese
benedetto io e mia moglie vi
salutiamo.
Salvatore Gessa
e Barbara Scioni
Via Amsicora, 23
09040 Villasalto
Cari Gessa e Scioni,
abbiamo modificato l’indirizzo affinché possiate continuare
a ricevere il giornale com desiderate. Condividiamo la vostra
gioia per il rientro nell’isola e vi
auguriamo un buon ritorno a
Villasalto. Cordialità.
LE ORIGINI DEI COGNOMI
Per poter rispondere alle domande degli emigrati sull'origine dei loro cognomi, tra le altre fonti, attingiamo anche dal prezioso volume del prof. Massimo Pittau “I Cognomi della Sardegna - significato e
origine di 5.000 cognomi” (Carlo Delfino Editore, Sassari 1990).
Per chi fosse interessato questo è l'indirizzo della casa editrice: Carlo Delfino editore,
Regione Li Cadduffi, 07100 Sassari.
CALAMIDA
Caro Messaggero,
sono emigrato in Piemonte
già da 25 anni. Sono uno dei
tanti che leggo con piacere
ogni copia del Messaggero, e
colgo l’occasione per domandare l’origine del mio cognome, credo non particolarmente
diffuso nell’isola.
Calamida Renato
Via Cima, 3
12037 Saluzzo (CN)
Caro Calamida,
da lei ci giunge l’ennesimo
piacevole complimento, stimolo per un continuo migliorarci.
Riguardo il suo cognome, è
reale il fatto che non sia frequente nella nostra terra.
Avrebbe origine da calamida
“calamita” sostantivo spagnolo e italiano, e non si ritrova
descritto nella letteratura,
quella medioevale, da cui si rileva la maggiore quantità dell’onomastica della Sardegna.
LORU
Caro Messaggero,
vogliate prendere nota del
mio nuovo indirizzo e darmi
notizie circa l’origine del mio
cognome.
Loru Franco
Via dell’Aeroporto 9/2 - Bologna
Caro Loru,
subito rinnovato il suo indirizzo.
Loru corrisponde ad un sostantivo maschile, derivante
probabilmente dal protosardo
o nuragico, semplicemente affine al latino lorum, traducibile in “correggiolo per aggiogare i buoi, o “anello di cuoio
del giogo” (dove s’infila il timone del carro a buoi). Potrebbe anche essere riferito all’alloro, che deriva dal corrispondente italiano.
LOCCI
Caro Messaggero,
sono figlio di genitori sardi,
vi informo che mi spedite due
copie del giornale per me e per
mio padre, allo stesso indirizzo, si risparmierebbe inviandone solo una, tanto da poter
soddisfare eventualmente altra
persona desiderosa di leggere
il giornale.
Sarei lieto poter conoscere
l’origine del cognome mio e di
mia madre Locci.
Pilloni Alessandro
Via G. Marotta, 27
00143 ROMA
Caro Pilloni,
ringraziamo per la sollecitudine nel segnalare l’”esubero”
di copie alla sua famiglia destinate, provvederemo subito ad
utilizzare il suo suggerimento.
Quanto alla parte relativa ai
cognomi partiamo da Locci,
dicendo che il capostipite che
da origine a tutti i cognomi,
Loche, Lochi, Locci, e Locche,
è verosimilmente riferibile al
nome di personaggio biblico
maschile Enoch, variato nella
regione della Barbagia di Bitti e Mamoida in Elokes o Iloki,
trasformati poi in Locche e
Loche e nel Campidano in Lochi, variato nella lettura spagnola in Locci. Pilloni origina
dal campidanese omologo che
corrisponde ad uccello e germoglio, derivante dal latino
“pullio – onis”.
OI
Caro Messaggero,
sono figlia di emigrati che
da circa 25 anni vivono a S.
Giusto Canavese in Piemonte,
e dato che i miei leggono con
grande interesse il Messaggero, vorrei far loro una sorpresa
nel far leggere loro l’origine
del nostro cognome. Vi ringrazio vivamente anche se non
riusciste a soddisfare la richiesta.
Oi Eugenio
Via S. Pellico, 5b
10090 San Giusto (TO)
Cara Oi,
per soddisfare la sua richiesta cin siamo impegnati a fondo per reperire qualunque notizia circa l’origine del cognome. Oi potrebbe originare da
Boi, quindi significare anch’esso bue, che con la caduta
dell’iniziale b, effetto verosimilmente di combinazione sintattica (boi, su oi); in subordine potrebbe derivare dal latino hodie in campidanese “oi”
cioè oggi; in ultima analisi potrebbe essere la discendenza di
esclamazione di dolore o rammarico “oi”, attribuita come
soprannome. Compare negli
scritti sardi del 1400 circa.
SERRA
Caro Messaggero,
grande la apertura del sito
che mi permette di dialogare
con voi anche tramite internet.
Due sono le richieste che
voglio inoltrare: una è conoscere l’origine del mio cognome, e l’altra è la possibilità di
corrispondere con “emigrati e
figli di emigrati” in Australia,
Stati Uniti sia in italiano che in
inglese. Potete aiutarmi? Continuate così.
Serra Esterino
Via delle Rogazioni, 14/2
Albissola Marina (SV)
Caro Serra,
grazie per le lodi al sito da
poco inaugurato che abbiamo,
come naturale data la giovanissima età, ancora “in progress”, e la sua proposta di
creare la possibilità di reperire indirizzi di persone interessate a corrispondere tramite
carta o e-mail, potrebbe essere una buona idea. Sarà nostro
scrupolo avviare una possibilità di questo tipo nel sito e
perché no anche nel giornale.
Il suo cognome, come gran
parte dei cognomi sardi, ha
origini discretamente travagliate, potendo in questo caso
avere origini paleosardo o nuragico, inteso come sega o addirittura catena di monti frastagliati a guisa di sega, potrebbe essere interpretato
come nativo di Serramanna,
paese nei pressi di Cagliari,
come può valutarsi in scritti
antichi, Condaghe di Silki e
carte volgari e nel Codice di
Sorres che descrivevano un illustre casato di tale nome medioevale; altra possibilità è
l’origine dall’italiano come
Serra.
EDITORIALE
5
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
L
a XII legislatura arriverà
alla sua conclusione naturale. A poche ore dallo
scadere del termine fissato dalla legge per lo scioglimento
del Consiglio regionale è stata
infatti votata la fiducia alla
Giunta guidata da Italo Masala, di AN. Era stato eletto con
i voti del Centrodestra, dopo la
resa di Mauro Pili – che non è
riuscito a coagulare una maggioranza – e la bocciatura dell’ipotesi di un presidente
espresso dal Centro. Ma al
momento di formare l’esecutivo e definire il programma
Forza Italia si è tirata indietro,
denunciando la mancanza di
“condizioni di stabilità”, e indicando nel ricorso al voto anticipato la via maestra da seguire. Masala non ha ceduto e
si è presentato in Aula e alla
fine è riuscito a varare una
Giunta, seppure minoritaria.
Non è stata un’operazione
agevole. Per scongiurare la
fine traumatica della legislatura e impedire che venisse
umiliato il valore fondante
della Regione, il principio autonomistico, la capacità cioè
dell’Assemblea del Popolo
Sardo di decidere sulla propria ragione di essere, è stato
necessario il “sacrificio” dei
consiglieri del Psd’az, quello
dell’ex assessore del Lavoro,
Luca Deiana (che pur facendo
parte di gruppi dell’opposizione hanno votato a favore),
del presidente del Consiglio,
Efisio Serrenti, ma anche
quello dell’ex assessore dell’Industria Andrea Pirastu che
non condividendone le scelte
si è dimesso dal gruppo e dal
partito di Forza Italia al quale
era iscritto fin dalla fondazione. Questi voti, aggiunti a
quelli di AN, dell’UDC, dei
Riformatori, dell’UDR e del
Movimento (costituito dai tre
consiglieri usciti da AN), hanno permesso alla giunta Masala di avere la fiducia. All’ultimo momento, infatti,
Forza Italia (anche per le
DALLE MACERIE
ALLA RICOSTRUZIONE
DELL'AUTONOMIA
pressioni esercitate a livello
romano) non se la è sentita di
votare contro il presidente che
aveva eletto e che da sempre è
stato l’alleato più leale e fidato. Ma fino all’ultimo i consiglieri di FI hanno ribadito di
preferire le elezioni anticipate. Soluzione che piaceva anche a molti settori del centrosinistra. Forse perché si sarebbe andati al voto con la legge
nazionale, quella in vigore
nelle Regioni ordinarie per la
elezione dei Governatori, che
premia i partiti più forti. Anche se questa scelta avrebbe
inferto un colpo fatale ai valori dell’Autonomia.
La realtà sarda – e lo hanno
Dalle macerie alla
ricostruzione dell'Autonomia
POLITICA REGIONALE
Pili costretto alla resa.
Italo Masala eletto
presidente della Regione
$ di Gherardo Gherardini
La fiducia alla Giunta Masala
evita lo scioglimento
del Consiglio regionale
% di Michele Mascia
Stanziati i fondi per finanziare
i mutui per la casa
%
Gemellaggio minerario tra
Oberhausen Iglesias
e Carbonia
&
Giovani sardi a Londra
per lavoro e studio
$
Decollano le iniziative finanziate
dalla Regione per i sardi
in Argentina
di Gianni De Candia
Richiesta ai comuni maggiore
attenzione degli emigrati
di Antonello De Candia
'
di Massimo Carta
AMBIENTE
!
Al Governo non piace
la legge regionale
contro il nucleare
#
Obiettivo degli incendiari
le località turistiche
della Costa Smeralda
EMIGRAZIONE
Consulta un forte
& Dalla
richiamo alle istituzioni
di Antonello e Gianni De Candia
gravi problemi che attanagliano l’Isola”. Lasciando intendere che una interruzione
traumatica della legislatura
avrebbe avuto conseguenze
laceranti in vista di nuove elezioni.
La situazione di crisi e incertezza si protrae fin dall’avvio della legislatura. Perché,
al di là del successo personale di Mauro Pili che ha ottenuto oltre 150 mila voti di preferenza, dalle urne non è scaturita una maggioranza vincente. Anche perché la legge elettorale – come era stato avvertito fin dalla legislatura precedente – non favorisce il formarsi di una maggioranza solida. In questa situazione di
instabilità ci sono stati spostamenti più o meno traumatici
da uno schieramento all’altro.
Nel corso della legislatura
salvo rare eccezioni tutte le
forze politiche hanno dovuto
registrare “abbandoni” o cambi di maglia.
Lo scenario che resta dopo
questa drammatica, devastante crisi regionale che si è protratta per tutta l’estate, quindi, è desolante. Ovunque si
volga lo sguardo si scorgono
macerie. Ma subire lo scioglimento “esterno” della massima istituzione autonomistica
sarebbe stato un fatto senza
precedenti e dalle conseguenze imprevedibili. Occorre che
la Sardegna si dia una sua legge elettorale che preveda anche le modalità di scioglimento del Consiglio regionale, ma
non può permettersi che tutte
le conquiste autonomistiche,
SOMMARIO
EDITORIALE
#
ripetuto in molti – è diversa,
ha una sua specificità, che le è
stata riconosciuta fin dalla sua
istituzione con una legge costituzionale.
“Sono perfettamente consapevole – ha detto il presidente Masala, nella sua breve replica agli oratori intervenuti
nella discussione sulle dichiarazioni programmatiche – delle difficoltà di fronte alle quali si trova questa Istituzione.
Non siamo di fronte alla fiducia da dare o negare alla nuova Giunta, ma siamo chiamati
a decidere del futuro del Consiglio. Dobbiamo scegliere se
andare ad elezioni anticipate
o affrontare alcuni dei più
di Giuseppe Deiana
Un milione di Euro
per recuperare
la colonia penale
di Raffaele Serreli
Clima torrido per la
“discesa” dei candelieri
!
Mons. Ottorino Alberti
dopo 15 anni lascia
la Diocesi cagliaritana
di Paolo Matta
SERVIZI DALLA SARDEGNA
"
Si chiama Polaris il parco
scientifico su cui punta
la Sardegna
di Puccio Lai
IL MESSAGGERO SARDO. Mensile della Regione Sardegna per gli emigrati e le loro famiglie
Edito dalla Cooperativa «Messaggero Sardo» s.r.l. - Pres. Gianni De Candia
Comitato di Direzione: Gianni Massa (responsabile), Marco Aresu, Gianni De Candia,
Ezio Pirastu, Luigi Coppola
Redazione e Amministrazione: Via Barcellona, 2 - 09124 Cagliari
Tel. 070/664214 - Fax 070/664742 - www.ilmessaggerosardo.com
Registrazione del Tribunale di Cagliari n. 4212 dell'11-4-1969
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#
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europeo del jazz
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della Vela
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Parliamo della Sardegna
a cura di Manlio Brigaglia
Parlando in Poesia
a cura di Salvatore Tola
Cosimo Soddu il più anziano
degli “Issohadores”
di Natalino Piras
di Andrea Frigo
Manuela Levorati incoronata
regina del “Terra Sarda”
di Salvatore Tola
Santa Teresa di Gallura
da borgo di pastori
a perla del turismo
%
Calcio in rivolta: i presidenti
della “B” bloccano
il campionato
Cellino si dimette
e il Cagliari
gioca a Catania
di Giacomo Serreli
di Eugenia Tognotti
Processione dei ceri
tradizione rispettata
a Nulvi e Iglesias
di Michele Mascia
di Luigi Alfonso
Europeade del folklore
a Nuoro
frutto di decenni di lotte e di
sacrifici, vengano spazzate
via in un sol colpo.
Per il segretario del
PSD’AZ Giacomo Sanna
“calpestare l’autonomia sarebbe l’inizio di un tracollo
definitivo; per questo, l’autonomia va difesa e salvaguardata a oltranza. Non è solo un
patrimonio dei sardisti, ma
dell’intera Isola”.
Il compito che attende Masala e la sua Giunta dimezzata non è dei più agevoli. Il primo obiettivo del presidente è
quello di riallacciare i rapporti con Forza Italia per indurre
i rappresentanti del partito di
maggioranza relativa a rioccupare i suoi posti nell’Esecutivo per portare a termine la
legislatura e gettare le basi
per ripresentarsi uniti alle
prossime elezioni al confronto con il Centrosinistra. Mancano pochi mesi e ci sono tante scadenze importanti da rispettare: DPEF, utilizzo dei
fondi europei da cui dipendono le possibilità di sviluppo
per l’Isola, legge finanziaria,
e prima fra tutte la legge elettorale. C’è una bozza, varata
dalla Commissione Autonomia, su cui lavorare. Trovare
un giusto equilibrio tra le varie esigenze non sarà facile
ma dovrà essere fatto con senso di responsabilità per rispetto a tutti i sardi, quelli che
stanno nell’Isola e quelli che
stanno fuori che chiedono il
riconoscimento dei loro diritti di cittadini uguali agli altri.
Uno scatto d’orgoglio e di
passione politica potrebbe
consentire, con il varo di una
moderna legge elettorale,
l’avvio delle riforme che
avrebbero dovuto caratterizzare questa legislatura e che,
invece, sono rimaste nei cassetti. Potrebbe significare il
rilancio dell'Autonomia, l’avvio della ricostruzione partendo proprio dalle macerie rimaste dopo questa estate infuocata.
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IL MESSAGGERO SARDO
6
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
I
talo Masala, di Alleanza Nazionale, già assessore regionale della Programmazione, è
il nuovo presidente della Regione sarda. Succede a Mauro Pili
che, dopo poco meno di due anni
di “governatorato”, ha gettato la
spugna. È stato eletto il 28 agosto
con 41 voti favorevoli (quelli di
Forza Italia, An, Udc, Udr, Pps e
Riformatori) al termine di una
crisi drammatica che rischiava di
sfociare nello scioglimento del
Consiglio regionale.
Ma procediamo con ordine,
facendo un passo indietro sino al
7 luglio, giorno in cui è approdata in Consiglio la mozione di sfiducia presentata dal Centrosinistra (la seconda nel volgere di
poche settimane), preceduta da
un chiaro annuncio: l’Udr di
Mario Floris, Ettore Businco e
Marco Tunis, con i tre ex di Alleanza nazionale (Piero Carloni,
Cesare Corda e Gianni Locci),
avrebbero votato a favore della
mozione.
Crisi sicura, dunque, evitabile
– forse – solo con le dimissioni di
Mauro Pili, che avrebbero potuto spianare la strada ad un Pilibis. Soluzione che tutti (o quasi)
in maggioranza avevano detto di
preferire al voto in aula.
Ma il giovane Presidente della
Giunta ha scelto il confronto diretto e, puntualmente, si è seduto
sui banchi del Consiglio per
ascoltare l’illustrazione della
mozione da parte del capogruppo
della Margherita, Paolo Fadda.
Un j’accuse sulle “compravendite d’inizio legislatura”, sul “declino dell’amministrazione”, sul
“clientelismo di settori della
Giunta”, sulle “spartizioni” e
sulla “assenza di programmi”,
per affondare poi i colpi su Pili e
la sua “subalternità” nel rapporto
con Berlusconi, sulla “svendita”
dell’autonomia sarda, sul “disprezzo” nei confronti del Consiglio regionale e degli stessi alleati. Durissimi i riferimenti ai diktat romani, che avrebbero spaccato la maggioranza ed infine un
appello per uno “scatto d’orgoglio” anche da parte del Centrodestra, per “ridare dignità” all’Assemblea sarda, che “deve essere sovrana nella ricerca della
soluzione della crisi”.
Numerosi gli interventi nel dibattito degli esponenti di Forza
Italia ed Alleanza Nazionale
(mentre i centristi hanno preferito non parlare). I forzisti, col capogruppo Giorgio Corona, Mariella Pilo, Mimmo Licandro e
Giorgio Balletto, hanno difeso
l’operato di Pili e della Giunta,
anche se con differenti giudizi
sugli alleati. Per An sono intervenuti Mario Diana e Noemi
Sanna, i quali hanno ribadito fedeltà al quadro politico ed al Presidente, auspicando che si facesse “finalmente chiarezza”.
È stata quindi la volta dei “ribelli” sospesi da An. Per loro ha
parlato Cesare Corda, durissimo
contro Pili, al quale ha anche
rimproverato di aver provocato,
cercando l’intervento di Gianfranco Fini, la loro frattura col
partito. Dopo aver letto alcuni
passaggi delle dichiarazioni programmatiche di Pili, per sottolineare che “non è stato fatto niente”, Corda ha anche svelato che
nei loro confronti ci sono state
“offerte sino a pochi minuti prima”.
Quando alle 18,40 è arrivato il
suo turno, Pili ha chiesto una sospensione per preparare la replica. Dopo un’ora, è tornato in aula
ed ha iniziato a parlare, in modo
deciso e diretto. “Mai un giorno
di serenità”, ha detto riepilogando i suoi 19 mesi di governo. Ha
affermato di aver dovuto affrontare “trappole e franchi tiratori”
ed è per questo, ha aggiunto, che
POLITICA REGIONALE
PILI COSTRETTO ALLA RESA
ITALO MASALA ELETTO
PRESIDENTE DELLA REGIONE
di Gherardo Gherardini
“ho scelto di venire in aula”, in
modo che “ciascuno si assuma le
responsabilità davanti a tutti e
spieghi il perché della crisi”.
“Una crisi che non è sui programmi”, secondo Pili, ma sulle
poltrone, uno “scontro tra chi costruisce e chi distrugge”. Dopo
aver detto di essere stato criticato per aver “scelto spesso in solitudine”, ha spiegato che “sarei
stato criticato anche se non avessi scelto”, ma “l’ho fatto per far
guadagnare alla Sardegna finanziamenti nazionali ed europei”.
“C’era un tentativo di imbrigliarmi”, invece “abbiamo comunque realizzato cose importanti. Se avessi scelto – ha proseguito Pili – la strada del galleggiamento, come alcuni mi suggerivano, sarebbe stato tutto più facile. Ma io ho scelto di decidere”.
Ha poi ricordato i lavori nel settore idrico, l’autorità d’ambito, i
progetti per le strade, il porto canale di Cagliari, gli accordi col
governo nazionale e via dicendo.
“Ai sardi si dovranno spiegare
le ragioni di questa crisi – ha poi
detto – e non sarà facile. Si dovrà
spiegare che tutto è avvenuto per
alchimie di palazzo, per qualche
poltrona in più”. Pili ha poi respinto l’accusa di subalternità
nei confronti di Berlusconi:
“Con il governo abbiamo recuperato ritardi di decenni”. Non ha
accolto i consigli di dimettersi
prima “per una crisi alla chetichella”, perché “la politica è dignità” e si può “rischiare una carriera”. Ha precisato di non voler
fare “un testamento politico” ed
ha concluso affermando che “la
Sardegna ha bisogno di stabilità”
e di attendere “il voto con serenità”.
Nelle successive dichiarazioni
di voto, ha parlato per primo Luigi Cogodi (Rif. Com.): “È inaccettabile il discorso prima di me
il deserto, dopo di me il diluvio.
Il fatto è che non si può governare senza maggioranza”. Il portavoce di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha espresso “vicinanza” a Pili
(“anche per il futuro”), ha rimproverato ad alcuni alleati di
“scaricare i problemi sulla coalizione” ed ha auspicato la “ripresa del dialogo”. Mario Floris
(Udr) ha subito chiarito: “Avevamo indicato una strada di rilancio, non è stata seguita: è la crisi
del Presidente, non della maggioranza. E non si tratta di poltrone, ma è il segnale di un profon-
do dissenso nella società e nelle
parti sociali. La politica è confronto, non solitudine”.
A favore della mozione di sfiducia, per i “ribelli” di An ha parlato Gianni Locci: “Una replica
non degna di un Presidente, offensiva nei confronti del Consiglio. Come un’offesa sono state
le telefonate romane per fare giustizia contro di noi”. Quindi l’affondo: “È Pili che ha fatto il franco tiratore per prendere la poltrona”.
Il capogruppo di An, Bruno
Murgia, ha detto che “noi vogliamo voltare pagina, anche nell’autonomia da Roma”. La linea
è quella del bipolarismo, quindi
“ricostruire la maggioranza o andare alle elezioni”.
Roberto Capelli, capogruppo
dell’Udc ha voluto chiarire che
“l’invito a dimettersi era per costruire. Anche oggi diciamo che
vogliamo ripartire da Pili, ma
con metodi diversi e con la riforma elettorale”. Per i Riformatori,
Pierpaolo Vargiu ha posto la
condizione di “una maggioranza
tutta sarda”. Infine, prima del
voto, Silvestro Ladu (Pps) ha
detto che “Pili non deve temere
l’azzeramento”, che “vogliamo
la riforma elettorale” ma non “la
governabilità a tutti i costi”,
mentre Edoardo Usai (An) ha sostenuto che “prima di rifare la coalizione bisogna avere chiarezza
sulle alleanze elettorali”.
Infine, il voto: la sfiducia è
passata con 41 voti su 80: i 35
dell’Ulivo, Psd’Az e Rifondazione, ai quali si sono aggiunti i sei
dell’Udr e degli ex An.
Mentre ancora si intrecciavano
i commenti e le valutazioni sul
voto di sfiducia, le diplomazie
politiche erano già al lavoro per
trovare una soluzione in vista
della successiva riunione del
Consiglio, fissata per il 22 luglio.
Per quella data, il Centrosinistra decideva di non partecipare
alla votazione per l’elezione del
Presidente della Regione, mentre il Centrodestra, dopo una travagliata verifica interna e pur
con molte perplessità, rilanciava
Mauro Pili. Una proposta debole in partenza, per il dichiarato
dissenso dell’Udr di Mario Floris e degli ex consiglieri di Alleanza Nazionale. A conti fatti,
Pili avrebbe potuto contare su
38 voti, sufficienti per essere
eletto ma non per ottenere la fi-
ducia all’esecutivo, per la quale
occorrono la metà più uno dei
voti dell’Assemblea (41).
Secondo copione, Pili è stato
rieletto presidente della Regione, in una situazione veramente
particolare: 38 voti gli sono bastati per rimontare in sella, ma
senza una maggioranza per governare. La cronaca ufficiale
della giornata è condensata nei
sessanta minuti della seduta.
Nei primi due scrutini, quando è
richiesta la maggioranza assoluta (cioè almeno 41 voti), non ha
votato nessuno. Nel terzo, hanno risposto alla chiamata solo i
44 consiglieri della maggioranza che ha governato dal 1999: i
38 che si erano accordati su Pili,
i tre dell’Udr ed i tre “ribelli” di
An (Gianni Locci, Cesare Corda
e Pierluigi Carloni), mentre il
Presidente dell’Assemblea, Efisio Serrenti, si è astenuto. E proprio a Serrenti sono andati i voti
dell’Udr e degli ex di Alleanza
nazionale: una scelta che, in linea teorica, indicava la strada
del “presidente di garanzia”,
come era stato suggerito da
Francesco Cossiga nei giorni
precedenti.
Finita la seduta, Pili ha subito
lasciato il Palazzo di via Roma,
mentre Floris ed i “ribelli”, per
rimarcare il loro definitivo dissenso, hanno annunciato l’intenzione di presentare una mozione di sfiducia, per evitare al
Presidente eletto di “giocare”
sui tempi lunghi, in modo da
provocare le elezioni anticipate.
L’ipotesi degli ex alleati del
Presidente è però tramontata, in
quanto la stessa iniziativa (con il
numero di firme sufficienti per
chiedere la convocazione dell’Assemblea) era già stata messa a punto dalle opposizioni. Peraltro, l’aula aveva anche approvato un ordine del giorno, che
impegnava il Presidente della
Giunta a presentarsi davanti al
Consiglio entro il 4 agosto.
In attesa di quella scadenza,
riunioni a non finire e due grosse novità. La prima, il “siluro”
lanciato dal ministro dell’Interno, Beppe Pisanu, all’Udr di
Mario Floris: “Non vi è più alcuna possibilità di leale collaborazione tra l’Udr ed il centrodestra – ha scritto in nota diffusa
dalle agenzie di stampa. Sbaglia
chi riduce la questione ad una
semplice ostilità personale tra
Pili e Floris, il quale si è mosso
con innegabile coerenza per la
costruzione di quel centro nazionalitario sardo che prevede la
rottura del Centrodestra. Occorre prendere atto di tutto questo e
lasciar finalmente calare il sipario sulla mediocre sceneggiata
di questa crisi regionale”. Ironico il commento di Mario Floris
(“l’Udr non è un pericolo per
l’ordine e la sicurezza pubblici”), mentre i centristi dell’Udc,
dei Riformatori e del Pps hanno
subito preso le distanze dalle dichiarazioni del Ministro.
L’altra novità è stata rappresentata dalla nascita del Movimento, simboleggiato da tre
coccinelle, su iniziativa degli ex
consiglieri di Alleanza nazionale, Corda, Carloni e Locci, che
hanno abbandonato “la capanna
dei ribelli” e fondato un nuovo
partito. Il Movimento si propone di “gettare le basi per la costruzione di un progetto politico
sardo, che ponga al primo posto
l’autonomia delle istituzioni, lo
sviluppo, la specialità, senza interferenze esterne”.
Puntualmente, il 4 agosto, Pili
si è presentato in aula. Gli sono
bastati cinque minuti per annunciare le dimissioni, ma anche
per mandare un chiaro messaggio agli alleati ed agli elettori.
Un discorso pacato, sobrio, senza attacchi diretti né “spaccature”, come temevano i leaders del
Centrodestra. “Due settimane fa
l’Assemblea mi ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo – ha esordito. Oggi sono
qui a riferire l’esito del mio tentativo”. Pili ha ringraziato sia
chi “ha condiviso un percorso
politico ed istituzionale, usando
la cortesia di un confronto diretto”, sia chi “mi ha continuamente invitato a farmi da parte per
lasciar spazio ad altre soluzioni”. Il presidente ha poi detto di
non voler giudicare, perché “il
giudizio richiede serenità ed
equilibrio” e per questo “mi sia
concesso di lasciare ad altri, in
questo momento per me non facile, il compito di giudicare”. E
nessuno dica, ha proseguito Pili,
che “potevo gestire diversamente questa crisi, perché tutti conoscono le ragioni profonde di
questa crisi politica ed istituzionale. I sardi hanno capito – ha
aggiunto – ed al momento opportuno, che prima o poi arriverà, sapranno giudicare”.
Subito dopo le dichiarazioni
di Pili, la conferenza dei Capigruppo ha deciso di riconvocare
il Consiglio per lunedì 11 agosto. Si sono così succeduti giorni di frenetiche ed anche confuse consultazioni, al termine delle quali, dopo i vani tentativi per
far “maturare” valide alternative, è stato rieletto Mauro Pili,
con i soli voti (22) di Forza Italia ed Alleanza Nazionale. Contestualmente, il Consiglio approvava un ordine del giorno,
che impegnava il Presidente
eletto a presentarsi in aula il 22
per le dichiarazioni programmatiche e la fiducia alla Giunta.
Alla scadenza fissata, Pili ha
inviato una lettera alla Presidenza del Consiglio, spiegando che
“la complessità della situazione
politica”, unita al periodo festivo, gli aveva “impedito di giungere ad un esito positivo” e chiedendo una proroga di qualche
giorno. La Conferenza dei Capigruppo ha così stabilito una
nuova data di riunione del Consiglio, per lunedì 25 agosto.
Giorno in cui, con una scarna
comunicazione scritta, Pili ha rinunciato ancora una volta al
mandato e rassegnato le dimissioni.
L’ultimo, estremo tentativo di
salvare la legislatura è stato così
compiuto nella successiva seduta del 28 agosto, quando è stato
eletto, con la “dovuta” maggioranza di 41 voti, il sassarese Italo Masala, assessore regionale
della Programmazione. A lui il
difficile compito di presentare
in aula, il 2 settembre una nuova
Giunta ed un programma di governo.
A pochi, pochissimi giorni dal
fatidico 5 settembre, ultimo dei
sessanta indicati dallo Statuto
per dare alla Sardegna un nuovo
governo. Se ciò non avverrà,
scioglimento del Consiglio ed
elezioni anticipate non saranno
più una semplice ipotesi, ma un
fatto concreto – sia pure assolutamente nuovo – con cui le forze politiche e sociali dovranno
cominciare a misurarsi, e da subito.
IL MESSAGGERO SARDO
7
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
La Regione ha una nuova
guida, Italo Masala, di Alleanza Nazionale, è riuscito a costituire in extremis una giunta minoritaria (ha ottenuto la fiducia
con appena 34 voti a favore) e
a scongiurare lo scioglimento
del Consiglio regionale e elezioni anticipate. La fiducia è
arrivata al termine di giornate
convulse per la decisione di
Forza Italia di non sostenere il
presidente eletto.
È durato, infatti, il tempo di
un week-end l’entusiasmo per
l’elezione di Italo Masala, il
candidato alla presidenza della
Regione proposto da Alleanza
Nazionale per provocazione, e
diventato poi l’unica e ultima
possibilità di risolvere una crisi politica che, per sessanta
giorni, ha paralizzato la Sardegna. I problemi, che hanno in
poco tempo fatto precipitare
una situazione in apparenza solida, sono cominciati quando
mancavano appena quattro
giorni a quel 5 settembre fissato dalla legge come termine ultimo per formare un nuovo governo ed evitare così lo scioglimento del Consiglio e le elezioni anticipate di sette mesi (il
termine naturale della legislatura è la prossima primavera).
La scelta di Masala sembrava
averle scongiurate, anche se
l’immediato ricorso alle urne
trovava sostenitori in Forza Italia, per giocare la carta Mauro
Pili, e in buona parte del centrosinistra, allettato dalla disponibilità del fondatore di Tiscali,
Renato Soru, a dedicarsi per
cinque anni alla politica. Il neopresidente aveva subito incontrato sindacati, imprenditori e
rappresentanti di enti locali e
categorie commerciali. “D’ora
in poi – aveva assicurato Masala – non ci sarà atto che non
sarà concordato con voi e sottoposto alla vostra attenzione. La
concertazione sarà il mio pane
quotidiano”. Tiepida l’accoglienza dei diretti interessati,
per due motivi: prima di tutto,
perché la gran parte di loro ha
sempre considerato migliore
l’ipotesi di andare alle urne in
anticipo, dando un taglio netto
a una situazione sempre più ingestibile e dunque dannosa. In
secondo luogo, perché Masala,
secondo i suoi interlocutori, da
assessore alla Programmazione
poco aveva trattato con le parti
sociali. Fra le richieste comuni,
una in testa: cercare, per quanto possibile, di conservare gli
stessi assessori almeno nei settori più delicati e importanti,
per continuare su una strada già
tracciata, con persone già addentro ai problemi, e non dover
invece ricominciare da zero a
ricostruire un percorso in meno
di otto mesi difficile da concludere. Finite le consultazioni,
Masala aveva iniziato a scrivere le dichiarazioni programmatiche da presentare in aula insieme alla Giunta da concordare negli incontri già fissati per il
1° settembre. Ed è da quel lunedì che la situazione ha cominciato a precipitare.
L’appuntamento era alle 11 a
Villa Devoto, sede di rappresentanza della Giunta regionale. Sono arrivati tutti i segretari
politici, i rappresentanti di partito e i capigruppo regionali interessati all’assegnazione delle
cariche assessoriali, già in linea
di massima concordata: 4 a
Forza Italia, 3 all’Udc, 2 ciascuno a Pps e Riformatori, una
ad An. L’Udr di Mario Floris,
pur avendo contribuito all’elezione di Masala, non aveva
POLITICA
REGIONALE
L'esponente
di AN alla guida
di un esecutivo
minoritario
Forza Italia resta
fuori e si astiene.
Decisivi i voti
dei sardisti
e di un paio
di consiglieri
per scongiurare
le elezioni
anticipate
LA FIDUCIA ALLA GIUNTA MASALA
EVITA LO SCIOGLIMENTO
DEL CONSIGLIO REGIONALE
di Michele Mascia
QUESTO IL GOVERNO
DELLA REGIONE
Presidente: Italo Masala (AN)
Programmazione e Bilancio; Cultura; Industria;
Enti Locali: Italo Masala (AN), ad interim
Affari generali: Pietrino Fois (PPS)
Sanità: Roberto Capelli (UDC)
Ambiente: Emilio Pani (AN),
Turismo: Roberto Frongia (Riformatori)
Lavoro: Matteo Luridiana (Riformatori)
Trasporti: Salvatore Amadu (UDC)
Agricoltura: Felicetto Contu (UDC)
Lavori Pubblici: Pasquale Onida (PPS)
chiesto di far parte dell’esecutivo, assicurando il proprio appoggio esterno. I primi problemi sono emersi dopo qualche
minuto: il coordinatore regionale di FI, Romano Comincioli, ha messo sul tavolo un documento in cui si chiedeva a chi si
apprestava a sostenere questa
nuova giunta, prima di tutto il
sostegno fino alla fine della legislatura, poi di far parte della
coalizione di centrodestra nelle
competizioni elettorali del
2004. Immediata la reazione di
Floris: “Non ho intenzione di
firmare quel documento, non
ho mai fatto parte del centrodestra”. Il clima si è fatto immediatamente gelido: FI, da una
parte, ribadiva l’impossibilità
di stare nello stesso governo
con alleati che non garantivano
fedeltà e impegno, e che per di
più erano i diretti responsabili
della crisi regionale avendo votato il sette luglio insieme all’opposizione di centrosinistra
la sfiducia a Mauro Pili. I centristi, dall’altra, ripetevano che
bisognava superare questo
ostacolo in nome della salvezza
di una legislatura che, finendo
in modo così traumatico,
avrebbe bloccato per altri mesi
scadenze importanti come la riprogrammazione dei fondi comunitari Por, la Finanziaria, il
Dpef, gli incontri a Roma per la
chimica e i costi dell’energia e,
non ultima, la legge elettorale,
tutte cose indicate poi come
prioritarie nel programma di
Masala. Intransigente FI: “Floris, restando all’esterno dell’esecutivo – insisteva il portavoce regionale, Pietro Pittalis –
vuole solo controllare la Giunta e tenerla sotto ricatto. Noi
abbiamo votato Masala, sacrificando Pili, nella speranza di
veder varata una Giunta forte e
autorevole, invece questo sarebbe un governicchio. Noi
non ci saremo”.
Da quel momento in poi,
sono cominciati i tre giorni più
frenetici nella storia dell’Autonomia sarda. Incontri, confronti, scontri e tentativi estremi e
spesso disperati di ricucire una
rottura sempre più profonda e
difficile da ricomporre, soprattutto perché contrapponeva i
due principali alleati della
Casa delle Libertà, Forza Italia
da una parte, decisa a votare
contro la fiducia a Masala, e
Alleanza Nazionale dall’altra.
In mezzo, i centristi, i più infuriati in assoluto con i colleghi
forzisti tanto che, in un clima
invelenito da due giorni praticamente ininterrotti di Consiglio in aula e trattative fuori e
dentro il palazzo cagliaritano
di via Roma, il capogruppo
dell’Udc, Roberto Capelli,
aveva detto: “Il loro atteggiamento è da disturbati mentali”.
E, pensando al futuro: “Sarà
difficilissimo ricucire questo
strappo, non ci siederemo più
intorno allo stesso tavolo con
loro e anzi interverremo anche
nelle coalizioni di Comuni e
Province”. Dichiarazioni solo
in parte stemperate da quelle
del segretario regionale dell’Udc, Giorgio Oppi: “Certo,
per il momento sarà difficile ricucire lo strappo. Ma col tempo
vedremo”. Molto meno duro,
quasi incredibilmente, l’atteggiamento di An, che ha preferito sempre parlare di momento difficile ma non di frattura
assolutamente insanabile, accusando anzi a tratti i centristi
di tentare di spaccare un’alleanza ormai consolidata come
quella fra FI e An. Insomma,
davvero una gran confusione
in cui ognuno si sentiva autorizzato a dire tutto e il contrario di tutto.
Dopo due giorni di tira e
molla, mercoledì 4 settembre
Masala è tornato in Aula per la
replica al dibattito, che si era
tenuto il giorno precedente,
sulle sue dichiarazioni programmatiche. Una replica che,
in pochi istanti, si è trasformata in un vero e proprio appello
“col cuore alle coscienze degli
amici di Forza Italia. Io non
credo – ha detto, quasi guardandoli negli occhi – che voi
voterete contro chi è stato fedele alleato. Io sono abituato a
tornare a casa con gli stessi
compagni di viaggio con cui
esco, non li abbandono per
strada. Che cosa potremo dire
agli elettori se ci spacchiamo
in questo modo?”. Appello
preceduto da una lettera di Comincioli che invitava Masala a
dimettersi, respinta però al
mittente, e seguita da una parziale svolta: nel pomeriggio
del penultimo giorno utile a risolvere la crisi, FI ha ufficializzato l’astensione invece che
il voto contrario. A quel punto,
la trattativa si è fatta ancora
più convulsa: bastavano tre,
quattro voti per varare una
Giunta, pur se di minoranza,
con il voto anche dei tre ex ribelli di An, poi fondatori del
Movimento, che al momento
dell’elezione di Masala avevano annunciato una “opposizione durissima”.
L’epilogo, che ha stremato
protagonisti diretti e indiretti
di questa difficile pagina della
politica regionale, è arrivato
all’una e mezzo della notte fra
il 4 e il 5 settembre: 34 voti a
favore (compresi quelli del
Partito Sardo d’Azione di Giacomo Sanna, dell’ulivista indipendente Luca Deiana e del
presidente dell’Assemblea,
Efisio Serrenti), 32 contrari
(tutto il centrosinistra tranne,
appunto, i sardisti con i quali
l’alleanza era appena stata sancita) e 13 astenuti, tutti forzisti. Giunta approvata. La Sardegna, dunque, ha un nuovo
governo regionale, in extremis
ma con tanti dubbi sulla sua
stabilità. Masala si dice ottimista, anche sul possibile rientro
di FI, per cui restano disponibili i quattro assessorati da lui
assunti ad interim (Bilancio,
Enti locali, Industria e Pubblica istruzione). “Sono sicuro –
ha più volte ripetuto – che la
rottura con Forza Italia non è
insanabile. È stato solo un momento difficile”.
Gli altri assessori si sono
messi al lavoro sapendo già
cosa fare poiché ben sette sono
stati i confermati. L’unica novità alla Sanità, dove Roberto Capelli dell’Udc ha sostituito il
suo segretario di partito Giorgio Oppi.
IL MESSAGGERO SARDO
8
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
L
a Consulta regionale dell’Emigrazione si è riunita a Cagliari, convocata
dall’assessore del Lavoro Matteo Luridiana, il 31 luglio e il 2
agosto per approvare il riparto
delle risorse aggiuntive al bilancio per il 2003 e per impostare il Piano triennale 20042006.
Il Parlamentino degli emigrati ha approvato la suddivisione delle nuove risorse proposta dall’Ufficio di presidenza della Consulta. Ha deciso
invece, in considerazione anche della situazione politica
regionale, di rinviare a una
prossima seduta l’impostazione del Piano Triennale, tenendo le linee del precedente Piano.
Tra le iniziative decise dalla Consulta la convocazione
dei congressi del Craies, che
si terrà nell’Isola (in una località ancora da definire) il 2728 settembre, della Federazione dei circoli sardi in Svizzera, che si terrà il 25-26 ottobre
a Zurigo, e della Federazione
dei Circoli sardi in Olanda,
fissato per il 22-23 novembre
ad Amsterdam.
La Consulta ha anche approvato all’unanimità un documento con cui si chiede al
Consiglio regionale di assumersi la responsabilità di varare una legge che riconosca
“almeno” il diritto del voto
per corrispondenza per gli
emigrati sardi all’estero per la
elezione dell’Assemblea regionale.
Ai lavori della Consulta
hanno partecipato l’assessore
Luridiana, che ha presieduto
la riunione del 31 luglio, il
Capo di gabinetto Attilio Dedoni, il Direttore Generale
dell’assessorato, Roberto Neroni, il Direttore del Servizio
Emigrazione, Marco Ghiani, i
vicepresidenti Domenico Scala (che ha presieduto i lavori
dell’1 agosto) e Tonino Mulas, e Antonio Giua, rappresentante delle Associazioni
nell’Ufficio di Presidenza.
Erano presenti inoltre il Rappresentante del Ministero degli Esteri, Gianpaolo Collu,
Vittorio Vargiu (Argentina),
Gisella Porcu (Brasile), Paolo
Lostia (Australia), Tonino
Zedde (Belgio), Savina Corriga (Francia), Bruno Fois
(Olanda),
Lucia Cumpostu (Barcellona), Giuseppe Dessì (Acli),
Roberto Erba (Aitef), Giorgio
Randaccio (Anfe), Eligio Simula (Craies), Carlo Lai (Filef) e il segretario Francesco
Pitzanti. Alla riunione hanno
partecipato anche i presidenti
delle Federazioni, Cosimo
Tavera (Argentina), Francesco Laconi (Francia), Telemaco Bandone (Gernania), per il
Belgio Efisio Etzi, in rappresentanza di Sandro Mameli, e
i presidenti delle Associazioni di tutela, Barbara Spignesi
(ATM) e Jan Lai (Filef).
In apertura dei lavori l’assessore ha comunicato che lo
studio legale che li rappresentava in giudizio ha comunicato all’assessorato che i direttori dell’ex Fondo sociale della Regione, il dott. Pierpaolo
Restivo e il rag. Antonio Unali, erano stati assolti con la
formula più ampia, “perché il
fatto non sussiste” dall’ accusa di irregolarità nella gestione dei fondi per i cosiddetti
“soggiorni” per le famiglie
degli emigrati. Gli avvocati
ricordavano anche che in se-
SPECIALE
EMIGRAZIONE
Il Parlamentino
degli emigrati
si è riunito
a fine luglio
e ha approvato
la suddivisione
delle nuove risorse.
Sollecitata
al Consiglio
regionale
l’approvazione
della legge
per il voto ai sardi
all’estero
DALLA CONSULTA
UN FORTE RICHIAMO
ALLE ISTITUZIONI
servizi di Antonello e Gianni De Candia
adeguato finanziamento almeno a un’iniziativa per Paese.
La Federazione Argentina ha
deciso di destinare il finanziamento che era previsto per organizzare una manifestazione
a Rosario alla realizzazione di
una colonia marina per i figli
degli emigrati a Miramar.
L’assessore Luridiana ha quindi spiegato che era stata tenuta
una somma in disparte per eventuali eventi straordinari e ha annunciato che da quest’anno
prenderà l’ avvio un’iniziativa
spesso invocata, quella delle
manifestazioni itineranti che
consentono, previa un’adeguata programmazione, di proporre mostre e manifestazioni
di particolare rilievo e interesse, a costi sostenibili.
Infine l’assessore ha spiegato che per quanto riguarda la
proposta di acquistare le sedi
dei circoli in Consiglio regionale sono state manifestate riserve. In attesa che possa essere chiarito il criterio che si intendeva seguire, che non prevedeva l’ acquisto indiscriminato di sedi, ma solo di intervenire dove ci fossero le condizioni favorevoli, è stato deciso di soprassedere. Si dovrà
attendere che il Consiglio riprenda la sua piena funzionalità perché ci sia una decisione
ufficiale sul problema.
PROPOSTE
E RICHIESTE
DAL DIBATTITO
guito all’apertura di quell’inchiesta il rag. Unali era stato
revocato dall’incarico di Direttore del Fondo sociale.
L’avv. Simula ha ricordato
che in occasione della Giorna-
ta regionale delle Migrazioni,
il 26 luglio scorso, a Mandas,
aveva dato informazione della conclusione, pochi giorni
prima, della vicenda comunicando che i due funzionari
della Regione erano stati
completamente discolpati.
Soddisfazione per la positiva
conclusione della vicenda è
stata espressa da tutta la Consulta.
PIÙ RISORSE DAL BILANCIO
Introducendo il primo argomento all’o.d.g. l’assessore Luridiana ha ricordato che in sede
di previsione per gli interventi a
favore del mondo dell’emigrazione
erano
disponibili
3.330.000 euro, il Consiglio regionale, in sede di approvazione della manovra finanziaria ha
assegnato all’emigrazione risorse aggiuntive per 1.266.000
euro. Ha quindi illustrato i criteri adottati dall’ Ufficio di presidenza per la suddivisione di
questa somma. Una quota è stata riservata a coprire le maggiori spese destinate alla realizzazione del Messaggero Sardo e
dei programmi televisivi e via
internet previsti dall’apposito
bando di gara in corso di esecu-
zione. Una quota è stata destinata al finanziamento dei congressi delle federazioni. Una
parte a finanziare tre nuovi circoli che sono stati riconosciuti: Bareggio e Bolzano in Italia
e Sofia in Bulgaria, il primo
circolo sardo nell’Europa dell’Est, una testa di ponte verso
quelle nuove realtà a cui la
Regione guarda con attenzione.
In considerazione del ruolo
di centro nazionale che svolgono sono stati incrementati i
contributi per i circoli di Londra e Barcellona. È stato deciso l’acquisto dei libri distribuiti dai quotidiani “L’Unione
Sarda” e “La Nuova Sardegna”
con le iniziative “La Bibliote-
ca dell’identità”, e “Capolavori Sardi”, per dotare tutte le biblioteche dei circoli sardi. È
stato anche deciso di acquistare le nuove bandiere della Sardegna per donarle a tutti i circoli. La parte più significativa
delle risorse aggiuntive è stata
destinata a finanziare i cosiddetti “Progetti regionali”, le
iniziative culturali, sociali e
economiche che vengono organizzate da circoli e federazioni nei vari paesi. Essendo
impossibile finanziare tutti i
progetti presentati, sarebbero
stati necessari poco meno di
1.800.000 euro, è stato adottato un criterio già seguito nel
passato selezionando le varie
proposte e riconoscendo un
Tonino Mulas (FASI) si è
detto d’accordo sulla ripartizione delle risorse, un’impostazione – ha spiegato – scaturita da un animato dibattito e
confronto nell’ Ufficio di presidenza. Mulas ha poi posto il
problema del ruolo della Consulta. “Il nostro ruolo – ha sottolineato – non si deve misurare solo con l’ importo delle risorse che riusciremo a farci assegnare”. E ha ricordato l’impegno profuso nell’ assemblea
costituente per la riscrittura
dello Statuto, quando il movimento dell’emigrazione si è
battuto per il pieno riconoscimento del ruolo dei sardi fuori
dall’ Isola. Lo stesso discorso
vale per la legge elettorale.
“Dobbiamo ribadire la rivendicazione di tutti i sardi fuori
della Sardegna – ha detto – a
esprimersi nelle consultazioni
per l’elezione del Consiglio
regionale, sia per ottenere il
diritto di voto per corrispondenza sia per quello di rappresentanza”.
Mulas ha anche affrontato il
tema de “Il Messaggero Sardo”. Abbiamo accettato l’allargamento dei mezzi di comunicazione – ha ricordato – per affiancare al mensile una trasmis-
IL MESSAGGERO SARDO
9
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
UN RUOLO DIVERSO PER LA CONSULTA
sione televisiva e un collegamento via internet, ma la Consulta deve rivendicare il diritto
di essere garante di un sistema
informativo al servizio dell’
emigrazione, al di là delle maggioranze politiche che si alternano alla Regione e delle proprietà dei gestori del servizio.
Infine per quanto riguarda il
problema dell’ acquisto delle
sedi dei circoli ha chiesto un
pronunciamento favorevole
della Consulta da portare al
confronto con la Commissione
del Consiglio regionale.
Bruno Fois (Olanda), ha
chiesto se ci fosse la certezza
di avere le stesse risorse anche
per il prossimo anno, in modo
da poter programmare le iniziative. L’assessore ha risposto che ciò dipenderà dal Consiglio regionale e da ciò che
deciderà in sede di bilancio. E
a Fois che lamentava l’esiguità delle risorse per fronteggiare le spese crescenti, l’assessore Luridiana ha ricordato che
la Sardegna – come ha potuto
constatare nella sua veste di
coordinatore di tutte le Regioni in materia di Emigrazione –
è la Regioni che destina la cifra più consistente.
Francesco Laconi (Francia),
ha rilanciato la sua proposta
per la istituzione di un Museo
dell’emigrazione sarda e ha
reso noto che il comune di
Nuoro ha manifestato interesse e si è detto disponibile a
mettere a disposizione un locale nei pressi del Tribunale. Tonino Mula ha precisato che è la
Comunità Montana di Nuoro
che vuole promuovere un’iniziativa per l’ emigrazione. Dai
vari interventi è emerso che il
contributo che potrà venire
dalle diverse realtà sarde nel
mondo sarà un contributo di
testimonianze e di documenti.
Mario Agus (Olanda) ha sollevato il doloroso problema
del trasporto delle salme e ha
chiesto se fosse possibile trovare un finanziamento da assegnare alle Federazioni. Si è
aperto un dibattito dal quale
sono emerse le carenze dei
Comuni – come ha rilevato
Pino Dessì (Acli) – che dovrebbero farsi carico del problema, ma anche l’impossibilità di farvi fronte con i fondi
messi a disposizione dell’ emigrazione.
Paolo Lostia (Australia) ha
chiesto che venga dedicata
maggior attenzione ai progetti
che riguardano gli anziani.
Molti di loro sono soli e con
scarsi mezzi.
Gianpaolo Collu ha lamentato che tutti gli interventi riguardano la richiesta di maggiori risorse e ha chiesto che la
Consulta si impegni affrontando i temi più importanti per
migliorare le condizioni dell’emigrazione. Va rivisto – ha
detto – il modo di lavorare.
Non si possono mobilitare tante persone solo per decidere la
suddivisione di risorse tutto
sommato modeste.
Pino Dessì si è detto d’accordo sul fatto che la Consulta ha
bisogno di ripensamenti, ma il
primo mea culpa – ha detto – ce
lo dobbiamo fare noi. Per quanto riguarda le spese per il trasporto delle salme di sardi
morti all’estero in condizioni
economiche precarie Dessì ha
annunciato che presto verrà attivato un Fondo di solidarietà.
Lucia Cumpostu (Barcellona) ha apprezzato la proposta
di un museo dell’emigrazione
ma ha ribadito che “il nostro
contributo può avvenire attraverso la fornitura di documentazione”.
Telemaco Bundone (Germania) ha chiesto che il rapporto tra
l’assessore e i presidenti di Federazioni non avvenga in Consulta
ma in una sede autonoma.
Cosimo Tavera (Argentina)
ha ringraziato l’ assessore per l’
intervento a favore dei sardi bisognosi in Argentina. La Sardegna – ha detto – è stata una delle prime regioni a assistere i
suoi emigrati e i discendenti. È
trascorso un anno – ha ricordato – da quando ci siamo riuniti
per trovare soluzioni alle condizioni di indigenza di molti
sardi in Argentina. Oggi mi
sento di dire che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Tavera ha ringraziato la Federazione dei circoli sardi in Svizzera che tramite Domenico
Scala ha donato un contributo
alla Federazione Argentina per
aiutare i casi più bisognosi.
A questo punto, sollecitato
anche da Vittorio Vargiu, consultore per l’Argentina, l’assessore ha invitato la vicepresidente della FAES, Bonaria
Spignesi, che ha coordinato
l’iniziativa, a fare una relazione sull’intervento per favorire
l’acquisizione di una formazione professionale finalizzata
alla produzione. (Sull’argomento pubblichiamo un ampio
servizio in altra parte del giornale).
Al termine l’ assessore Luridiana si è detto compiaciuto.
“Abbiamo fatto bella figura
come Sardegna”.
La seconda giornata di lavori,
è stata presieduta dal vice Presidente vicario, Domenico
Scala (l’Assessore Matteo Luridiana era impegnato in una
riunione di Giunta) il quale ha
introdotto il dibattito richiamando alcuni degli argomenti
più significativi di cui la Consulta si è occupata in questi ultimi anni, a cominciare dal sostegno dato alla Assemblea
Costituente, alla richiesta della istituzione del collegio estero per il voto agli emigrati (“83
mila schede hanno un peso politico non indifferente - ha sottolineato - noi rivendichiamo
una rappresentanza politica in
seno al Consiglio regionale, un
diritto che ci spetta; vogliamo
essere una forza di governo; il
nostro colore è quello dell’acqua, siamo trasparenti, non abbiamo colori da sostenere”).
Scala ha poi ricordato che il
Comitato di Presidenza della
Consulta si è espresso favorevolmente sui progetti e sui finanziamenti (per quasi 9 miliardi di vecchie lire) ma ha ribadito polemicamente che “ il
mondo dell’emigrazione non è
nato per chiedere elemosine,
ma per avere un ruolo politico
, perché solo se contiamo politicamente – ha detto Scala –
possiamo chiedere le cose che
ci interessano, e non essere
raccordati solo con l’Assessorato del Lavoro, ma anche con
quello della Pubblica istruzione, del Turismo, della Sanità e
via dicendo”.
Scala ha quindi avuto da ridire sulla istituzione del circolo di Sofia, in Bulgaria, con
appena 37 soci, sovvenzionato
con15 mila Euro: “Bisogna rispettare la legge – ha detto – e
bisogna rispettare le regole;
altrimenti non si capisce perché in Cile ,dove gli emigrati
sono più di 50 non si riconosce
il circolo. Comprendo che ci
siano motivi di interesse di attivare rapporti commerciali
con le nazioni dell’Est, come
ci ha spiegato l’assessore, ma
si poteva procedere diversamente”.
Scala ha quindi sostenuto
che in Consulta vanno equilibrate le rappresentanze: i consultori non possono essere lo
stesso numero se rappresentano mille o 50 mila emigrati: è
inutile inflazionare il mercato
– ha concluso – istituendo nuovi circoli, non giova a nessuno
e finiscono per costituire motivo di litigi all’interno delle
Federazioni”.
Passando poi al delicato argomento del bando per “Il
Messaggero Sardo”, Scala ha
lamentato il fatto che la Consulta non sia stata interpellata
in merito (“non siamo stati
consultati e a tutt’oggi non
sappiamo neanche chi ha par-
tecipato al bando per gestire il
giornale e l’informazione più
in generale”) e dopo sostenuto
che “il giornale ha svolto un
lavoro eccezionale in favore
del mondo dell’emigrazione”,
ha invitato tutti a vigilare.
“Non dobbiamo aspettare che
le cose accadano – ha detto –
questo strumento non ci deve
sfuggire di mano e anzi rivendichiamo il diritto al controllo
del Messaggero Sardo attraverso un Comitato di garanti”.
Altro argomento portato in
discussione è stato quello della rendicontazione.” Purtroppo
– ha rilevato Scala – non è passato in Consiglio l’emendamento per unificare le percentuali sui contributi e portarle
tutte al 90%, (cosa che invece
è riuscito a fare, anzi di più,
l’Assessore alla P.I., ha detto
Scala leggendo l’emendamento al riguardo). Noi non vendiamo formaggi o torrone, ha
detto Scala e non svolgiamo
attività a scopo di lucro; non è
facile amministrare in queste
condizioni. I funzionari sono
molto attenti, ma essere fiscali
all’eccesso - ha lamentato non è accettabile”.
I VINCOLI DELLA LEGGE
Immediate le risposte del
Direttore del Servizio Emigrazione Marco Ghiani e del Capo
di gabinetto Attilio Dedoni.
“Noi operiamo in base alla
legge numero 7, che è superata nei tempi - ha detto il Ghiani - ma noi non possiamo fare
diversamente. Le vostre lamentele sono giuste, ma noi
amministriamo soldi pubblici
e siamo tenuti a rispettare la
legge; chiedete comprensione
nei vostri confronti, ma anche
voi abbiatene nei nostri”.
“Purtroppo - ha aggiunto
Dedoni - in materia di autocertificazione è difficile operare,
anche perché essendo molte
associazioni allocate in stati
esteri, c’è la necessità di verificare la normativa vigente in
quegli stati: non c’è contrapposizione, nei vostri confronti,
ma una necessità di valutare,
perché - ha sottolineato Dedoni - se mancano atti conservativi e la loro verifica, le responsabilità si spostano in
sede penale. Quindi - ha concluso - il problema va affrontato in sede specifica per valutare quale tipologia di verifica
sia da fare”.
Rispondendo poi ad un’altra
osservazione di Gian Paolo
Collu sempre in materia di autocertificazioni e di semplificazioni nella rendicontazione,
Dedoni ha ribadito che “la rendicontazione è obbligatoria
per legge, perché noi diamo
delle risorse pubbliche finalizzate a…Tanto per capirci: se do
i soldi per fare una squadra di
calcio, non possono quei soldi
essere spesi per fare una squadra di pallacanestro. E’ un obbligo di responsabilità, non si
possono saltare certe spese
nella rendicontazione”.
Paolo Lostia, consultore dell’Australia, ha chiesto cosa si è
fatto per recepire la proposta di
creare una Federazione anche
con meno di 5 circoli (situazione analoga a quella Australiana
vi è in Brasile - n.d.c). La risposta di Domenico Scala è stata
semplice: non essendo passato
l’emendamento di cui si è discusso prima, non è stata accolta neanche la proposta di
modifica per poter Istituire la
Federazione dell’Australia e
quella del Brasile.
Telemaco Bundone, presidente della Federazione dei
Circoli sardi in Germania, ha
detto testualmente che “la
Consulta ha ‘macinato’ solo
soldi, invece di fare discussione politica”. In altre parole,
Bundone ha sostenuto che “la
Consulta deve principalmente
preoccuparsi di sviluppare
l’emigrazione giovane, altrimenti non andremo lontano.
Dobbiamo essere noi protagonisti delle scelte che ci interessano: l’emigrazione non si è
fermata - ha detto ancora Bundone - e molti sono i giovani
che lasciano la Sardegna, anche se più per scelta che per
necessità .
In quanto ai Circoli, che
stanno diventando oggi “ business-point”, cioè basi di commercializzazione nel Mondo,
se non funzionano, basta, si
chiudano.
Concludendo Bundone ha ribadito che “i compiti della
Consulta vanno rivisti: non
può essere solo un luogo per la
spartizione dei finanziamenti,
ma deve tornare ad essere un
luogo dove si fa politica, come
si faceva prima”.
Carlo Lai, della FILEF, ha
incentrato il suo intervento sul
“partenariato” rilevando come
la Consulta sia stata usata per
dare legittimità ad una iniziativa eccezionale, “ma non abbiamo informazioni - ha detto
- sulla sua gestione e sulle iniziative promosse e attuate. In
sostanza per promuovere iniziative serie - ha detto Lai - ci
vogliono dei manager, competenti e capaci: ma come fa un
emigrato - manager , o presunto tale ,a dedicare il suo tempo,
gratis, per far partire una iniziativa qualsivoglia, per seguirla, per farla produrre? Il
IL MESSAGGERO SARDO
10
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
manager è un professionista ,
uno che deve dare risultati , se
no, se fallisce, deve andarsene
o peggio rischiare conseguenze economiche e anche penali.
Insomma - ha concluso Lai - è
stato attivato un “partenariato”
troppo generico: buona l’idea,
meno i risultati.”
Vittorio Vargiu, consultore
dell’Argentina è andato dritto a
quello che per lui è il vero problema: “Siamo qui per i Circoli. Il mondo sta cambiando – ha
detto – anche i Circoli non sono
più quelli di 50 anni fa, sono
diventati “Istituti di cultura”,
ma se non ci diamo degli obiettivi, con le donne, con i giovani, i circoli non avranno futuro,
finiranno. E allora cosa fare?
Non bastano solo i contributi,
bisogna guardare, ad esempio,
cosa ha fatto la Chiesa attraverso il tempo – ha detto Vargiu –
hanno incominciato a fare le
scuole parrocchiali – per tenersi in vita (certo non con le elemosine raccolte durante la messa). Anche noi dobbiamo creare le scuole per i giovani delle
nuove generazioni. I Circoli
sono la vita e bisogna farli continuare ad esistere, ecco quale
deve essere il nostro impegno.
Il programma triennale – ha
detto ancora Vargiu – va cambiato fondamentalmente. La
legge 7 è superata ormai, dobbiamo pensare, lottare per dare
ai Circoli un futuro: bisogna
studiare questo problema, portiamo idee e proposte. I Circoli
– ha concluso Vargiu – oggi vivono nel passato” Bruno Fois,
Consultore dell’Olanda ha
esordito dicendo di condividere
il discorso fatto da Telemaco
Bundone che rappresenta i giovani. “A noi i giovani non ci
capiscono. Non capiscono il
nostro rapporto con la Regione:
non accettano più il nostro ruolo, aspettano risposte. Vogliono
capire, per esempio, come mai
un partito di maggioranza porta una proposta per modificare
la legge elettorale e poi una
commissione boccia questa
proposta, e mi riferisco al voto
agli emigrati. Questo i giovani
non lo capiscono, non è logico.
Sono delusi”.
In quanto all’ordine del giorno che prevede l’elezione delle sottocommissioni – ha proseguito Fois – è inutile fare
proposte che poi non hanno un
seguito. Creiamo strutture ma
poi non si danno gli strumenti
per lavorare!”
Assai critico anche l’intervento di Savina Corriga, che
ha esordito ricordando che “in
Consulta ci sono dal 1979,
cioè fin dalla sua istituzione,
ma mi pare che stiamo regredendo, gli scopi non sono più
quelli di una volta. La Consulta - ha ricordato - doveva contribuire alla vita politica e sociale della Regione. Dobbiamo
riprendere il lavoro di un tempo, il nostro peso è insignificante, se non ci hanno dato ancora il voto all’Estero, che è un
nostro diritto. Io mi sento una
sarda emarginata, perché anche se vivo in Francia da 40
anni continuo a rimanere legata alla mia terra, mi interessa il
problema dell’acqua, mi interessa il problema delle scorie
radioattive, mi interessa discutere di questi problemi, non
solo di spartire qualche soldo.
Il nostro ruolo dovrebbe essere propositivo, cercare nuovi
sbocchi per i circoli, per i giovani, i cui interessi sono diversi rispetto a quelli che avevamo inizialmente noi, loro oggi
sono interessati moltissimo
alla cultura sarda, ma dobbiamo sostenerli.
Lo dico con rammarico - ha
concluso Savina Corriga - ma
siamo scaduti, siamo un organismo come tanti altri”.
Cosimo Tavera, Presidente
della Federazione Argentina ha
ringraziato tutti coloro che hanno aiutato i Sardi residenti in
Argentina , colpiti dalla grave
crisi economica esplosa nel
2002, sardi in difficoltà ai quali sono stati erogati 288 sussidi
. Un ringraziamento particolare
all’Assessore Luridiana e ai
suoi funzionari che si sono adoperati con zelo. E un ringraziamento anche a Bonaria Spignesi, vicepresidente della FAES
che si è occupata di organizzare dei corsi di formazione, finalizzati alla creazione di microimprese e cooperative.
“Quest’anno la comunità sarda in Argentina rafforzerà i
suoi legami con la Sardegna –
ha detto Tavera - dedicandole
una piazza nel cuore di Buenos
Aires. Si tratta della piazza
dove è ubicata la statua della
Madonna di Bonaria, eretta da
Don Pedro de Mendoza, devoto della S. Vergine, che si chiamerà appunto Piazza Sardegna.
Tavera ha quindi concluso
con un piccolo sfogo. “Da
quando ci hanno tolto i soggiorni abbiamo perso tutti i
giovani. Per noi, per la nostra
realtà, quei soggiorni erano
molto importanti.”
Anche Mario Agus, presidente della Federazione dei
Circoli Sardi in Olanda, ha sostenuto che “questa Consulta
deve funzionare meglio: abbiamo l’obbligo di farlo.
Negli ultimi anni l’Olanda
ha portato avanti tanti progetti
- ha detto Agus - anche con
minori disponibilità di quante
invece ce ne sono state assegnate per quest’anno, anche se
bisogna tenere conto che dobbiamo fare il nostro Congresso
ad Amsterdam a fine novembre. Noi siamo più propensi ad
essere solidali con chi ha di
meno. Comunque dobbiamo
cercare di fare una politica diversa: non dobbiamo fare aumentare i circoli, semmai gestire bene quelli che ci sono. E
se un circolo non funziona, bisogna chiuderlo”.
Agus ha poi esternato una
preoccupazione concreta. “Se
ci sovvenzionate il 90% delle
spese per le nostre iniziative,
mi chiedo dove andiamo a
prendere il rimanente 10% di
48.000 euro ! Sono circa 10
milioni delle vecchie lire. E
come presidente di federazione se ci devo rimettere il 25%
di tasca, perché le spese ci
vengono riconosciute al 75%,
e mi muovo, cosa devo fare?
Questa è la legge - ha detto
Agus - la conosciamo, ma non
va bene così”.
A questo punto Domenico
Scala ha ribadito due concetti
fondamentali. “Il primo è che i
Presidenti di Federazione devono avere l’Assessore, come
interlocutore ‘politico’, per cui
devono incontrarsi a prescindere dall’invito alla Consulta;
il secondo è che occorre un
chiarimento o si va allo scontro sulle Commissioni, nel senso che se ci sono devono poter
operare su indicazione della
Consulta”.
Roberto Erba , Presidente
della Commissione Riforme,
dopo aver ricordato che nella
precedente Consulta non si era
mai potuta riunire, ha detto che
“questa volta siamo riusciti a
riunirci a L’Aja ed il risultato è
stato eccellente perché siamo
riusciti lavorando sodo a elaborare il testo della bozza di
legge che doveva essere spedita alle Federazioni per un parere e fare proposte e correzioni
da discutere in Consulta. Il testo però non è stato ancora
spedito,comunque esiste - ha
detto Erba - e chiedo che si
proceda secondo gli accordi”.
Giulio Cesare Pittalis, consultore della FASI, dopo aver
affermato che “la crisi politica alla Regione tocca tutti i
sardi e che comunque, come
spesso accade, siamo senza interlocutori “, ha dato un giudi-
zio positivo sull’operato di
questa Consulta. “Va dato atto
all’Assessore - ha detto - che ci
ha consentito di affrontare alcune problematiche che ci interessavano. Noi come Consulta siamo chiamati ad esprimere pareri, a fare proposte:
ebbene abbiamo cominciato a
fare programmi triennali, e
non è da poco. È stata una sfida e l’abbiamo accolta ed abbiamo ottenuto risultati, se è
vero che siamo riusciti a programmare le nostre manifestazioni e le nostre attività culturali in tutto il Mondo. Non è
vero che siamo tornati indietro, abbiamo fatto passi in
avanti in questi ultimi anni.
Non possiamo pensare di progredire pensando di criticare e
basta la Regione. Noi dobbiamo essere più propositivi. Certo mi dispiace per il voto all’Estero, che ci è ancora negato, ed anche la questione del
‘partenariato’ è andata come è
andata, ma siamo stati attivi
per quanto riguarda la proposta di legge per la Costituente.
Ora la situazione politica è
gravissima - ha concluso Pittalis - e la crisi occupazionale è
ad un livello critico. Mi auguro che si trovi presto una soluzione “.
RIVENDICATO IL VOTO
PER CORRISPONDENZA
Anche Tonino Mulas, Presidente della Fasi, ha sostenuto che “è
un errore, un vizio, quello di
piangersi addosso”, e ha contestato chi ha detto che la Consulta non ha avuto un ruolo politico. “Eccome se lo ha avuto - ha
detto Mulas - molte cose positive sono state fatte anche da questa Consulta, qualcosa bene,
qualcosa meno bene, qualcosa
di più andava fatto; ma non abbiamo avuto solo un ruolo tecnico per la gestione delle risorse,
anche quello, certo, ma abbiamo
influenzato le decisioni dell’Assessorato e gli Uffici. Noi abbiamo fatto politica sulla Costituente, chiedendo il riconoscimento del ruolo dell’Emigrazione nella nuova Carta Costituzionale. Abbiamo fatto la battaglia
sulla legge elettorale per la istituzione del ‘collegio estero’, un
diritto, non un privilegio, e nella mozione della Consulta diciamo e rivendichiamo almeno il
voto per corrispondenza. Abbiamo fatto la battaglia sul ‘partenariato’. Abbiamo sostenuto il
programma di aiuti ai nostri
emigrati in Argentina, abbiamo
preso posizione sulle scorie, abbiamo solidarizzato con i sindacati sul lavoro, quindi - ha concluso Tonino Mulas - abbiamo
avuto un ruolo politico. In quanto alla centralità dei Circoli - ha
detto il Presidente della Fasi non posso che essere d’accordo
con voi: sono il motore, il cuore
che fa battere l’emigrazione. In
quanto al Circolo di Sofia , non
ci piace il modo con cui è stato
istituito e riconosciuto, ci sono
delle regole, accetto le proteste,
ma molte delle lamentele che ho
sentito non sono giustificate”
Prima di mettere in votazione la mozione, che è stata approvata all’unanimità dalla
Consulta, Tonino Mulas, ha
detto che se è il caso si interpellano dei costituzionalisti per
verificare se il voto per corrispondenza può essere esteso
anche per il rinnovo del Consiglio regionale,” nel caso, facciamo una battaglia legale”.
Le conclusioni finali le ha
fatte il Capo di Gabinetto dell’Assessorato, Attilio Dedoni,
il quale ha sottolineato l’importanza del dibattito, rilevando
che “ non è stata solo una riunione per la distribuzione di
soldi”. “Accetto tutte le critiche, anche per quanto riguarda
le Commissioni e il loro funzionamento, ma questa Consulta –
ha detto - ha lavorato abbastanza ed ha ottenuto risultati concreti. Forse è l’ultima sua riunione, perché non si sa come
andrà a finire questa crisi e se si
andrà al voto anticipato. È una
brutta crisi, e non è questione di
partiti: in questa legislatura
poco è stato fatto collegialmente in favore della Sardegna. Se
non c’è stata maggioranza, non
c’è stata nemmeno opposizione. Non c’è al Consiglio regionale quella saggezza, quella sapienza per dare risposte al popolo sardo.
Sono state fatte solo 8 leggi,
oltre quelle obbligate, il Consiglio non ha prodotto niente - ha
detto Dedoni - c’è la necessità
di rifondare dalle fondamenta
la organizzazione politica della
nostra Regione. Molti sono i
temi forti da discutere e da dibattere (dai trasporti,alla denuclearizzazione, alla canalizzazione dei servizi ai cittadini, all’utenza, alla internazionalizzazione dell’impresa) e soprattutto c’è il problema di non far
emigrare i cervelli.
La cosa triste - ha aggiunto
Dedoni - è che in Sardegna ci sia
chi non riconosce quello che altri Sardi emigrati hanno fatto e
prodotto all’Estero, promuovendo l’immagine, la cultura, il
turismo, il commercio, e questo
deve trovare legittimazione nelle nuove istituzioni che andiamo
a costruire. E’ altrettanto grave
che un parlamento regionale,
per calcolo di poltrone ed altro,
non riconosca un diritto al voto
che è stato già riconosciuto dal
Parlamento nazionale.
Al di là di tutte queste considerazione - ha detto ancora Dedoni - a nessuno deve sfuggire
che la Regione Sardegna è sempre stata presente laddove c’è
stato dibattito sull’Emigrazione (vedi emergenza Argentina),
bandiera e testimone alta delle
battaglie per l’Emigrazione e
che ha impegnato molte risorse.
Chiunque verrà, se ci saranno elezioni anticipate - ha concluso Dedoni - speriamo sia all’altezza di dare risposte alle
esigenze dei Sardi, residenti e
emigrati”.
IL DOCUMENTO
SUL DIRITTO
AL VOTO
ALL’ESTERO
Questo documento è stato approvato all’ unanimità
dalla Consulta regionale
dell’emigrazione riunita a
Cagliari il 31-7 e l’1/8
2003.
“La Consulta dell’Emigrazione, rappresentante
della voce dei Sardi nel
Mondo, chiede che il Consiglio Regionale si assuma
la responsabilità della concreta applicazione per legge, del diritto di voto per
gli emigrati sardi all’Estero
anche per quanto riguarda
il Consiglio Regionale.
Francamente è incomprensibile la sordità a riconoscere un diritto fondamentale. Se il Consiglio non ritiene opportuno riconoscere una rappresentanza garantita, attraverso la costituzione di un “collegio
estero”, come peraltro avviene con la Legge Nazionale, si riconosca almeno
l’esercizio effettivo del
voto, introducendo anche
quello per corrispondenza.
È un riconoscimento minimo dovuto ai Sardi che
hanno dovuto lasciare la
Sardegna, ma hanno conservato con il loro attaccamento culturale alla propria terra, oltre che la cittadinanza legale, il diritto
morale di continuare ad essere parte integrante del
Popolo Sardo”.
IL MESSAGGERO SARDO
11
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
“L
a Sardegna può sentirsi orgogliosa di
quello che ha fatto
per i Sardi in Argentina”. È stato questo il commento con cui
l’assessore del Lavoro, Matteo
Luridiana, ha sintetizzato gli
umori della Consulta regionale
dell’Emigrazione al termine
della relazione della vicepresidente della Faes, Bonaria Spignesi, sulla positiva conclusione dei corsi di formazione, finalizzati all’avvio di attività
produttive, finanziati dalla Regione su unanime mandato del
Consiglio regionale.
L’intervento della Regione
Sardegna in Argentina, per
aiutare i corregionali colpiti da
una crisi economica devastante, è stato tra i primi e tra i più
efficaci. Oltre a un immediato
invio di sussidi per fronteggiare le emergenze (c’era gente
che non aveva per allattare i
bambini e, soprattutto, c’erano
anziani malati impossibilitati
ad acquistare i medicinali)
l’assessorato del Lavoro ha
messo a punto un progetto di
intervento “strutturale” con il
coinvolgimento di tutte le
componenti del mondo dell’emigrazione organizzata:
circoli, federazione, associazioni di tutela e uffici regionali. È stato deciso di favorire la
creazione di opportunità di lavoro in loco, in modo da non
impoverire ulteriormente una
realtà già penalizzata, con
l’avvio di corsi di formazione
professionale. Il piano è partito nel mese di marzo. La responsabilità della gestione è
stata affidata alla Federazione
delle Associazioni di tutela
(Faes) che ha incaricato del
progetto la vicepresidente, che
vanta un’esperienza specifica
in materia. Con il coordinamento della Federazione Argentina sono stati coinvolti
tutti i circoli (solo quello di
Cordoba non ha aderito) che
hanno proposto diverse iniziative, ciascuno in relazione alle
potenzialità e alle vocazioni. I
corsi hanno avuto inizio a
maggio – come abbiamo dettagliatamente informato i lettori
del Messaggero – e si sono
conclusi a luglio. Gli esami
sono stati sostenuti davanti a
una commissione composta
dal Direttore del Servizio Emigrazione
dell’assessorato,
Marco Ghiani, dalla vicepresidente della Faes, Bonaria Spignesi, e da Bruno Todde, funzionario del servizio Formazione Professionale dell’assessorato del Lavoro.
I corsi si sono svolti in sei diverse località:
Buenos Aires - il corso di
cucina è stato frequentato da
14 allievi e un uditore;
Moreno - il corso di produzione di dolci sardi è stato seguito da 12 allievi e tre uditori;
Rosario - il corso di produzione di dolci sardi è stato se-
SPECIALE
EMIGRAZIONE
Conclusi con
successo i corsi
di formazione voluti
dall’Assessorato del
Lavoro e organizzati
dalla Faes
con i circoli
e la Federazione
argentina.
Si aprono prospettive
incoraggianti per
superare la crisi
DECOLLANO LE INIZIATIVE
FINANZIATE DALLA REGIONE
PER I SARDI D’ARGENTINA
di Gianni De Candia
guito da 15 allievi e cinque
uditori;
Trancas - il corso di lavorazione del formaggio è stato seguito da 23 allievi e tre uditori;
Tucuman - il corso di produzione di dolci è stato seguito
da 15 allievi e cinque uditori;
Mar del Plata - il corso di
apicoltori è stato seguito da 16
allievi e quattro uditori. Tutti
hanno superato gli esami e
hanno ottenuto gli attestati che
hanno validità professionale in
Argentina, i 95 allievi di origine sarda hanno ricevuto il finanziamento previsto dal progetto regionale per l’avvio dell’attività. Complessivamente
l’intero progetto è costato alle
casse regionali poco più di 400
mila euro.
Il dato più significativo
emerso dalla relazione della
vicepresidente della Faes è stato il fatto che nella quasi totalità dei casi i partecipanti ai
corsi si sono uniti in società o
in cooperativa per avvia le attività produttive. Il caso più
clamoroso è quello di Trancas
e Tucuman che hanno costituito un’unica cooperativa di lavoro di 43 soci, “Isla de Cerdena”, per la produzione di formaggio “tipo sardo” e di altri
prodotti lattiero-caseari, di
miele e di dolciumi. I corsi
sono stati seguiti dall’Università che ha rilasciato un apposito titolo a tutti i partecipanti.
L’iniziativa è stata particolar-
mente apprezzata dalle autorità argentine. Il ministro della
Cultura della Provincia di Tucuman, Olga de Jesus Morales
ha messo a disposizione locali
e attrezzature perché la cooperativa possa avviare subito
l’attività.
Ma quello di Trancas e Tucuman non è un caso isolato. A
Moreno è stata costituita una
società di persone alla quale
hanno aderito nove corsisti,
che intende avviare la produzione di dolci sardi e argentini.
A Rosario sono state costituite
tre diverse società di fatto ed è
stata creata anche una pasticceria internet che si intitola
“M@NDORLE”.
A Mar del Plata è stata costituita la “Cooperativa Agricola
sardo-argentina” alla quale
hanno aderito 21 soci, tra cui
gli uditori e alcuni docenti.
Per favorire la produzione il
responsabile della Camera di
Commercio di Mar del Plata
ha messo a disposizione un locale nella zona industriale.
L’attestato ottenuto al termine
del corso, tenuto dai docenti
dell’Università, è valido per
l’iscrizione all’Albo nazionale
dei periti apicoltori dell’Argentina.
Entro il 31 ottobre le attività
dovranno essere avviate.
Un intervento condotto con
celerità e efficacia che promette di dare frutti ben più consistenti di quelli ipotizzabili
quando il progetto è stato varato. Ora che anche il quadro generale argentino sembra si stia
un po’ rasserenando, potrebbero aprirsi prospettive interessanti non solo per i 95 corsisti
sardi ma di riflesso per l’intera
comunità sarda in Argentina.
Questa vicenda potrebbe
costituire un esempio da seguire anche in futuro. La strada da seguire è quella dell’unione, del coordinamento
delle risorse, delle potenzialità, delle esperienze nell’interesse della collettività degli
emigrati. Circoli, federazioni,
Associazioni di Tutela, unite,
mantenendo ciascuno la propria identità e le proprie prerogative, possono fare molto
per dare sempre più voce alle
istanze dell’emigrazione.
IL MESSAGGERO SARDO
12
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
S
arà finanziato con 50 milioni di euro, in base alla
Finanziaria 2003, il Fondo per l’edilizia che consentirà di soddisfare migliaia di cittadini che intendono ottenere i
contributi per l’acquisto, la realizzazione ed la ristrutturazione della prima casa. L’assessorato regionale ai Lavori
pubblici, che riceve oltre
4.000 richieste l’anno, ha
aperto i termini di presentazione delle domande dal 1 settembre. Un ulteriore stanziamento
di 30 milioni di euro è previsto
per ciascuno degli anni 2004 e
2005. Le somme – secondo le
previsioni dell’Assessorato –
sono in grado di soddisfare le
richieste che perverranno. Gli
interessati, ed in particolare i
lavoratori emigrati, possono
rivolgersi ad uno degli Istituti
di Credito e/o agli uffici del
Servizio Edilizia Residenziale
della Regione in via Simeto a
Cagliari.
L’attività del Fondo, interrotta ai primi dello scorso gennaio per mancanza di finanziamenti, è stata riaperta con una
delibera della Giunta regionale, su proposta dell’Assessore
dei Lavori Pubblici Pasquale
Onida, che prevede nuove regole su tassi, limiti di reddito e
massimali di costo. Il tasso
agevolato riconosciuto ai beneficiari, infatti, non sarà più
È
costituito da 12 giovani
laureate il primo nucleo
sardo di “Agenti per l’internazionalizzazione in funzione dello sviluppo locale”.
Le esperte, concluso il corso
sperimentale di Servizio Civile promosso dall’Agenzia Regionale del Lavoro, rappresentano una novità nelle professionalità funzionali atte a sostenere processi di sviluppo di
paesi e territori in condizioni
di arretratezza. Iniziato lo
scorso ottobre, il corso, che ha
coinvolto, oltre all’assessorato
regionale del Lavoro e l’Università di Cagliari anche diversi istituti, enti, organizzazioni
imprenditoriali e sindacali, è
stato articolato in tre fasi.
Dopo la prima fase, trimestrale, teorico-formativa svoltasi a
Cagliari, le volontarie, suddi-
N
uova importante tessera
nel mosaico che, una
volta completato, fin
dall’inizio del prossimo anno,
permetterà alla Sardegna di
annullare gli effetti negativi
della burocrazia. È un intervento teso a utilizzare l’informatizzazione per ridurre i tempi di attesa, le distanze e migliorare la qualità dei servizi ai
cittadini, senza trascurare l’occupazione.
La Regione ha infatti reso
disponibili 30 milioni di euro
per progetti proposti da Comuni, Comunità Montane e da
Aziende Sanitarie Locali finalizzati a realizzare servizi alla
pubblica amministrazione, ai
cittadini e alle imprese. Secondo il bando di gara i contributi, che saranno concessi in misura per il 90% dei costi ammissibili fatturati, vanno da un
minimo di 200 mila euro ad un
massimo di 2 milioni e 500
euro in base al numero di abitanti coinvolti.
I progetti dovranno essere
presentati entro il prossimo
novembre.
La nuova iniziativa – ha sot-
POLITICA REGIONALE / 50 milioni di Euro per il 2003
STANZIATI I FONDI
PER FINANZIARE
I MUTUI PER LA CASA
fisso, ma abbattuto del 50-70%
rispetto a quello bancario di
riferimento vigente al momento
dell’erogazione del mutuo. Al
momento è attestato al 4,40%,
perciò con i contributi regionali
si ridurrà al 2,20% o al 3% a seconda della fascia di reddito dei
richiedenti. Le agevolazioni più
consistenti saranno riconosciute
ai più bisognosi. Il limite massimo di reddito per l’accesso passa da 25.822,84 euro l’anno a
35.894 euro.
Il reddito potrà essere superiore soltanto in caso di interventi di acquisto con recupero
nei centri storici. In questo
caso si potrà ottenere un tasso
agevolato inferiore della metà
a quello di mercato.
Il massimale di mutuo passa
da 64.557 a 72.640 euro, quelli di costo per metro quadrato
di superficie vanno dai 384
LAVORO / Da 12 giovani laureate
COSTITUITO IL NUCLEO SARDO
DI AGENTI ESPERTI
NELLO SVILUPPO LOCALE
vise in gruppi di tre, sono state
impegnate per 6 mesi nelle
Camere di Commercio italiane
di Ginevra, Lisbona, Londra e
Madrid affrontando problematiche relative all’integrazione
sociale degli emigrati sardi all’estero, al rafforzamento dei
valori di appartenenza e la va-
lorizzazione culturale ed economica dell’isola. Tra gli altri
temi oggetto di approfondimento la promozione dello
scambio di buone prassi di sviluppo locale, l’infrastrutturazione del territorio, l’organizzazione di servizi per imprese
e cittadini. Hanno quindi ap-
preso le tecniche del marketing territoriale per attrarre capitali esteri e come operare per
far nascere gruppi di ricerca
tra partner di diversi Paesi europei per la predisposizione e
presentazione di iniziative a finanziamento comunitario.
La Sardegna – ha sottolinea-
RIFORME / Finanziati progetti di Comuni e Asl
INFORMATIZZAZIONE DEI SERVIZI
PER RIDURRE TEMPI D'ATTESA
E SNELLIRE LA BUROCRAZIA
tolineato ai giornalisti l’assessore degli Affari Generali e
Riforma della Regione Pietrino Fois – si ripropone di inter-
venire a favore delle esigenze
dei territori. Disegna un sistema a misura delle istanze dei
cittadini rendendolo davvero
funzionale ai bisogni. Da questo punto di vista possiamo
considerarla una delle parti più
importanti
dell’e-governement.
Ne potranno fruire anche i
cittadini che non hanno dimestichezza con il computer. Basterà recarsi al Comune e ottenere di conoscere a che punto
del percorso si trova una pratica o a chi rivolgersi per avere
ulteriori informazioni.
Una parte significativa dei
fondi riguarda la conduzione e
gestione del sistema. Ciò significa ricadute occupazionali oltre che la garanzia dell’utilizzo
funzionale della telematica.
Il progetto intende inoltre
sperimentare strumenti di fles-
euro per interventi di manutenzione straordinaria, agli
860 euro per le nuove costruzioni.
L’Assessore ai Lavori Pubblici ha anche illustrato ai
giornalisti gli interventi previsti dal programma nazionale di
edilizia residenziale pubblica,
finanziato con 130.000 milioni
di euro nel 2003 per acquisire,
ristrutturare e costruire nuovi
alloggi. La quota riservata alla
Sardegna è modesta ma si tratta – è stato precisato – di un intervento sperimentale da 19
milioni di euro per circa 300
abitazioni. Il bando di concorso, disponibile sul sito internet
dell’assessorato, è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale
della Regione. All’assegnazione dei fondi possono partecipare Comuni, Istituti Autonomi
delle Case Popolari, consorzi e
cooperative edilizie che intendano costruire, recuperare o acquisire alloggi che saranno poi
affittati a canoni agevolati.
I finanziamenti del programma nazionale “20.000 abitazioni in affitto” attribuisce alla
Sardegna 1.642.000 euro l’anno per quindici anni. La Regione ha chiesto alla Cassa depositi e prestiti un anticipo sullo
stanziamento complessivo in
modo da far partire immediatamente l’investimento per la realizzazione di 4.500 abitazioni.
to l’assessore regionale del
Lavoro Matteo Luridiana incontrando i giornalisti – dispone di un capitale umano di alta
qualificazione in grado di trovare la strada migliore per facilitare le imprese e il sistema
locale ad affacciarsi nei mercati dell’Europa. La scelta di
investire nell’internazionalizzazione dell’economia piuttosto che nell’assistenza umanitaria, comincia a presentare significativi frutti. L’importante
è ora non disperdere questa
opportunità per l’isola. I positivi risultati del corso fanno ritenere che sia opportuno ripeterlo. L’iniziativa s’inserisce
inoltre nel percorso di valorizzazione delle professionalità
femminili fortemente voluto
dalla Regione per ridurre la disoccupazione.
sibilità organizzativa attraverso la creazione di centri polifunzionali con funzioni di supporto per iniziative di teleoccupazione, di formazione a distanza, dello sviluppo dell’impiego e di sostegno alle politiche del lavoro, nonché di promozione imprenditoriale e del
territorio. Tra i criteri individuati per l’ammissione al finanziamento figurano la qualità, le ricadute occupazionali,
la valorizzazione delle fasce
deboli, in particolare portatori
di handicap e anziani, nonché
l’aggregazione delle amministrazioni.
Le proposte possono essere
presentate da Comuni, Comunità Montane, Province, oltre
che dalle ASL in rapporto di
partenariato con enti locali. È
anche ammessa la collaborazione di privati che però non
potranno esserne destinatari.
Ciascun proponente potrà presentare un solo progetto.
La graduatoria verrà redatta
in base al punteggio conseguito da ciascuna proposta.. In
ogni caso ne sarà ammessa almeno una per provincia.
IL MESSAGGERO SARDO
13
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
S
arà la Corte Costituzionale a dire chi ha ragione.
Da un lato c’è la Regione
sarda che con una propria legge, votata il 1° luglio all’unanimità da 64 consiglieri, ha dichiarato ufficialmente l’isola
territorio denuclearizzato; dall’altro, il Governo italiano, che
ha deciso di impugnare la norma per palesi motivi di illegittimità costituzionale. Un’iniziativa che a Roma deve aver
fatto paura, quella di un Consiglio regionale spinto un po’ da
tutti i partiti – la proposta di
legge era stata presentata dai
35 consiglieri dell’opposizione di centrosinistra (Ulivo, Rifondazione Comunista, Partito
Sardo d’Azione), poi sottoscritta anche dagli esponenti
del centrodestra – e con sulle
spalle il peso di un’opinione
pubblica arrabbiata per l’ipotesi che la Sardegna possa essere scelta come sede di smaltimento di almeno 55.000 metri cubi di scorie nucleari e radioattive. I rifiuti, ora suddivisi in 13 siti nella penisola, da
qualche parte dovranno pur
essere stoccati, ma Cagliari
potrebbe assumere il ruolo di
apripista per tutte le altre Regioni. Insomma, se ognuna dichiarasse il proprio territorio
denuclearizzato (come, per
esempio, ha fatto la Puglia)
non sarebbe possibile alcuna
soluzione ad un problema che
prima o poi va risolto. Di qualche settimana più tardi è la
proposta del ministro per i
Rapporti con il Parlamento,
Carlo Giovanardi: realizzare
una discarica in ogni Regione,
in modo che ognuno smaltisca
i propri rifiuti senza doverli
trasportare altrove, ovviamente in siti assolutamente sicuri e
costantemente sotto controllo.
La legge sarda è composta
da tre articoli. Il primo, in base
alle competenze esclusive previste dallo Statuto speciale su
urbanistica e ambiente, vieta il
transito e la presenza, anche
momentanea, di materiali nucleari non prodotti nel territorio regionale (ad eccezione di
quanto serve per gli impianti
industriali, la ricerca scientifica e la sanità). Il secondo impone la nomina di una Commissione d’inchiesta del Consiglio con il compito di verificare ogni eventuale presenza
nell’isola di materiali radioattivi, affidando poi al presidente della Giunta, previo obbligatorio e vincolante parere
dell’assemblea con maggioranza di due terzi dei componenti, il compito di esprimere
la definitiva posizione della
Regione sull’eventuale stoccaggio delle scorie in Sardegna. Il terzo articolo, infine,
affida alle strutture preposte
alla vigilanza ambientale e sanitaria l’adozione di tutte le
misure di prevenzione e di verifica che si ritengano necessarie. Per evitare polemiche e ulteriori tensioni, il Consiglio
dei Ministri ha comunque
escluso ufficialmente che la
decisione di impugnare la legge comporti la destinazione
delle scorie nell’isola, provando cosi’ a tranquillizzare i sardi: tentativo vano, poiché le
reazioni sono state immediate
e durissime.
La Giunta regionale ha subito deciso di opporsi al ricorso
governativo. Per il presidente
allora in carica, Mauro Pili,
“occorre che alla Regione venga riconosciuta la piena e autonoma competenza in materia
AMBIENTE
Sarà la Corte
Costituzionale
a decidere
sul conflitto
di competenze
tra Stato e Regione
sulla normativa
antinucleare
regionale
AL GOVERNO NON PIACE
LA LEGGE REGIONALE
CONTRO IL NUCLEARE
di Michele Mascia
ambientale”, pur escludendo il
pericolo che la Sardegna possa
ospitare alcun tipo di rifiuto
nucleare perché “il Governo lo
ha già chiarito attraverso il suo
massimo esponente Silvio
Berlusconi”. In ogni caso Pili
ha affidato l’incarico di difendere la Regione in giudizio al
responsabile dell’area legale,
Graziano Campus, e all’avvocato Sergio Panunzio del Foro
di Roma, perchè alla Sardegna
venga garantita la piena e autonoma competenza nelle materie riconosciute dallo Statuto
speciale.
Per Pierpaolo Vargiu, capogruppo dei Riformatori in
Consiglio regionale, è importante stimolare la vigilanza del
Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi a che “neppure per
un istante si materializzi per
l’isola il rischio di diventare
un immondezzaio radioattivo
che ha probabilmente creato
un danno d’immagine difficilmente quantificabile economicamente al settore del turismo.
È un ricorso grave perchè mette in discussione la possibilità
di autodeterminazione del nostro Parlamento e perchè rinfocola l’inquietudine e le paure
di tutti i cittadini”. Per Anto-
MOBILITAZIONE E PROTESTE
DEI SARDI NEL MONDO
PER DIRE “NO” ALLE SCORIE
L
a redazione de “Il Messaggero sardo” è stata
letteralmente tempestata
di messaggi di protesta, di singoli e di associazioni, contro la
ventilata ipotesi di stoccare in
Sardegna le scorie nucleari. In
occasione della mobilitazione
del 4 luglio sono state moltissime le comunità sarde nel
mondo che hanno aderito alla
manifestazione di protesta
coinvolgendo spesso le popolazioni locali sensibili alla tutela del patrimonio ambientale
dell’Isola che uno scriteriato e
oscuro progetto vorrebbe mettere a repentaglio.
Anche la Comunità Sarda
residente a Livorno – ci ha segnalato, tra gli altri, il coordinatore della FASI per il Centro-Sud, Giorgio Canu – ha
manifestato il giorno 4 luglio
davanti alla Stazione Marittima, con un volantinaggio, per
dire NO all’ipotesi di invio e
stoccaggio di scorie radioattive in Sardegna. Sono stati distribuiti circa 800 volantini a
circa 800 auto che stavano per
imbarcarsi sulle navi dirette ad
Olbia. Data la numerosa presenza di turisti stranieri, il
messaggio “ NO allo stoccaggio di scorie radioattive in Sardegna” è stato tradotto anche
in tedesco, spagnolo, francese
e inglese. Per la manifestazione nazionale si sono unite al-
l’invito della FASI anche le
Associazioni di Civitavecchia
e di La Spezia con raccolta di
firme davanti alle navi in partenza per la Sardegna. A Firenze molti manifestanti sardi,
forse più numerosi di quelli di
Cagliari, soprattutto giovani,
si sono sdraiati per terra in
piazza della Repubblica. Anche a Roma vi è stata una manifestazione di protesta.
L’emittente toscana Telegranducato, presente a Livorno durante la mobilitazione, ha
registrato le dichiarazioni di
alcuni turisti prossimi all’imbarco, i quali hanno affermato
che nella malaugurata ipotesi
di stoccaggio di scorie radioattive in Sardegna, loro non sarebbero più ritornati nell’Isola
per le loro ferie”. Un articolo
della Prof.ssa Paola Bua, socia
del Circolo “Quattro Mori”,
sulla mobilitazione della Comunità da di Livorno, è stato
pubblicato dai quotidiani toscani “ La Nazione “ e “ Il Tirreno”.
nello Carboni, coordinatore
dei Sardistas, “non è una questione di maggioranza o di opposizione; si tratta di una battaglia del popolo sardo che
deve coinvolgere tutti senza
differenze o diversificazioni,
che ci deve far schierare davvero per la nazione sarda distinguendoci da chi cavalca i sentimenti nazionalisti solo per esigenze di facciata”. Secondo il
capogruppo del Pps Silvestro
Ladu, “il ricorso costituisce
l’ennesima violazione dell’Autonomia sarda e offende gravemente la dignità dell’intero
Consiglio regionale”.
Per quanto riguarda l’opposizione di centrosinistra, Gianmario Selis della Margherita,
primo firmatario della proposta di legge, definisce il ricorso alla Suprema Corte “un attentato allo Statuto di autonomia e un attacco al patto costituzionale che lega la Sardegna
all’Italia. Non bisogna tollerare eventuali pressioni su Roma
da parte delle Regioni del
Nord, perché si è rafforzata
l’ipotesi che l’isola possa diventare sede di stoccaggio di
rifiuti radioattivi, altrimenti
non si spiega il ricorso”. Per
Luigi Cogodi, capogruppo di
Rifondazione Comunista, “bisogna applicare un criterio di
giustizia, nel senso che chi ha
avuto i vantaggi della produzione nucleare, si deve accollare gli effetti negativi e occorre che vengano riconosciuti i
poteri speciali dell’Autonomia
perché, se non fossero reali ed
esercitabili, sarebbe tutto un
imbroglio”. Nello schieramento di minoranza, però, c’è anche chi, come Carlo Dore della Margherita, ammette che la
legge possa essere parzialmente cassata, invitando tutti a
puntare sul ricorso amministrativo straordinario presentato al Presidente della Repubblica, con il quale si contesta
l’affidamento commissariale
al generale Carlo Jean, presidente della Sogin, la società
per la gestione degli impianti
nucleari, di poteri di scelta ritenuti “assolutamente eccessivi ed arbitrari”. Dubbioso il
segretario nazionale del Partito Sardo d’Azione Giacomo
Sanna: “Ci preoccupa che a difendere la legge sia chiamato
chi, in questi anni, ha dimostrato di essere politicamente
subalterno ai voleri del presidente del Consiglio dei ministri”. Per il capogruppo socialista Peppino Balia, “la legge
deve poter esplicare i suoi effetti senza che la Regione venga esautorata dai veti del governo centrale”. Da Rinascimento, il movimento che fa
capo all’ex presidente della
Regione Federico Palomba, il
giudizio negativo sul presidente Pili “per la sua tardiva comparsa sulla scena dell’antinuclearismo dinanzi a silenzi e
complicità durati per troppo
tempo”. Per il coordinatore di
Sardigna Natzione Bustianu
Cumpostu, “il Governo italiano ha dato un segnale chiaro
per riaffermare la sudditanza
della Sardegna”. Il segretario
generale della Cisl sarda Mario Medde ha invitato tutti ad
una forte e civile protesta unitaria “contro un atto gravissimo che rafforza le civili reazioni dei sardi” .
Al momento, comunque,
non è ancora stato deciso dove
quelle scorie saranno smaltite.
E forse, dice qualcuno, non si
saprà mai.
IL MESSAGGERO SARDO
14
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
P
olaris, il parco scientifico
e tecnologico della Sardegna, è una realtà concreta. La sede di Cagliari è stata realizzata a Pula, a ridosso
del parco naturale del WWF di
Monte Arcosu, nella valle del
rio Palaceris, in un’area di 160
ettari di straordinario pregio
ambientale. Mezz’ora di auto
da Cagliari e dal suo porto e
aeroporto, pochi chilometri;
dai campi da golf di Is Molas e
dalle pinete e spiagge di Pula e
Chia, Polaris è certamente il
parco scientifico più avanzato
d’Italia. La progettazione è
stata affidata allo Studio Gregotti Associati, che ha operato
una serie di scelte coraggiose e
particolari. Tutti gli edifici, ad
esempio; (ne sono previsti
nove, distribuiti secondo un
percorso ad anello, attualmente sono in attività i primi quattro) sono stati realizzati con
strutture prefabbricate, per
evitare devastanti sbancamenti, con un’altezza massima di
otto metri e sono collegati da
una strada, non in asfalto, ma
in graniglia di granito. Impatto ambientale ridottissimo,
dunque: cervi, aquile reali e
cinghiali continueranno a fare
da padroni di casa in un ambiente talmente affascinante
che il giorno dell’inaugurazione – ha spinto il premio Nobel
per la medicina Rita Levi
Montalcini a sussurrare, commossa: «In Sardegna si realizza il sogno di generazioni di
ricercatori, sono contenta di
aver vissuto così a lungo e aver
visto nascere un centro di ricerca come questo». Lo stesso
giorno, Carlo Rubbia, anche
lui Nobel (per la fisica), ha regalato sorrisi di ottimismo, anche frutto di dieci anni a contatto con la Sardegna:m «Finalmente si parte, tutto questo
resterà nella storia».
Polaris (sinora sono stati investiti circa 40 milioni di
euro), in 25 mila metri quadrati coperti, dispone di: laboratori multifunzionali, dotati di
grandi attrezzature di ricerca e
sviluppo; un Centro Impianti
Pilota, dedicato al settore
agroalimentare; un incubatore
tecnologico specializzato nelle
biotecnologie; un auditorium
con una capienza di 250 posti;
una foresteria in grado di ospitare fino a 40 persone. Polaris
è promosso dalla regione Sar-
Atlantis è una Società costituita
in Sardegna nel 1997 e si propone come laboratorio di Ricerca
con l’obiettivo di diventare Centro di Eccellenza a livello internazionale per l’innovazione applicata allo Sviluppo del Territorio. Oggi conta 177 unità tra dipendenti e collaboratori.
Biotecne - Consorzio per le
Ricerche e lo Sviluppo delle
Biotecnologie - svolge attività di
ricerca scientifica, di formazione per ricercatori e tecnici specializzati e di brokeraggio tecnologico con particolare riferimento alle biotecnologie di interesse biomedico, ambientale,
agroalimentare ed energetico.
CAT - Cagliari Advanced Technologies - È una società della
Business Unit TSS & quot; Tecno Safety Systems & quot; di
Tecnosistemi Group.
Il gruppo è leader, in Italia e a
livello internazionale, nella fornitura di soluzioni integrate per
reti, sistemi e servizi di comunicazione.
RICERCA
Inaugurato dai
premi Nobel Rita
Levi Montalcini
e Carlo Rubbia
Sorge nei monti
vicino a Pula
SI CHIAMA POLARIS
IL PARCO SCIENTIFICO
SU CUI PUNTA LA SARDEGNA
di Puccio Lai
degna e dall’Unione Europea
ed è realizzato e gestito dal
Consorzio Ventuno (istituito
dalla stessa Regione e dalla
Sfirs, la Finanziaria regionale). Chi entra a far parte di Polaris può contare sulle diverse
soluzioni di sostegno finanziario regionale, nazionale ed europeo riservate alla Sardegna,
che ancora rientra nelle
Aree Obiettivo 1 dell’Unione
Europea; A coloro che intendono localizzarsi nel Parco, viene
offerto un “pacchetto localizzativo” che comprende spazi attrezzati, laboratori, uso di spazi comuni, quali sale per riunioni e per conferenze, ristorazione, trasporti interni e accoglienza visitatori, servizi per il tempo libero; ma anche servizi specialistici per la ricerca e sviluppo e iniziative a supporto dell’innovazione. Nel pacchetto
localizzativo sono inoltre comprese le attività logistiche di
base, quali ad esempio i servizi
di sorveglianza e sicurezza, di
manutenzione e pulizia degli
edifici. In ogni caso, il Parco è
a disposizione anche di coloro
che non sono localizzati al suo
interno.
L’impegno che Polaris si è
assunto spiega il presidente del
Consorzio Ventuno, Antonello
Fonnesu – è di migliorare la
competività delle imprese sarde, favorire l’adozione di nuove tecnologie di prodotto e di
processo, accrescere la cultura
tecnologica e manageriale nelle aziende, creare nuove imprese. Infatti Polaris organizza
in tutto il territorio isolano seminari e giornate di sensibilizzazione sulle tecnologie più
innovative delle imprese; attraverso network europei offre
l’accesso a banche dati tecnologiche, favorendo l’incontro
tra domanda e offerta di tecnologie e il monitoraggio delle
esigenze di innovazione delle
imprese; permette la consultazione di banche dati brevettuali, contenenti informazioni sui
brevetti depositati in tutto il
mondo; svolge attività forma-
tive sulla proprietà intellettuale e, in generale, su argomenti
scientifico tecnologici di particolare rilevanza, oltre che su
progetti e attività in corso
presso le Università, i Centri di
Ricerca e gli Enti Locali.
La Sardegna punta quindi
sull’innovazione tecnologica
per superare l’handicap dell’insularità e avviarsi al pieno
sviluppo della sua economia:
«Offriamo – aggiunge Fonnesu – assistenza al trasferimento tecnologico e consulenza
gestionale; organizziamo corsi
di formazione e aggiornamento rivolti a ricercatori, tecnologi e aspiranti imprenditori; assistiamo le imprese e i Centri
di Ricerca nella predisposizione dei progetti e nella individuazione di fonti di finanziamento; promuoviamo a livello
internazionale le attività di Ricerca e Sviluppo, con l’obiettivo di attrarre in Sardegna nuovi investimenti e di favorire
partnership scientifico-tecnologiche.»
SONO GIA' 17 LE SOCIETA'
CHE OPERANO A PULA
CRS4 - Centro di Ricerca,
Sviluppo e Studi Superiori in
Sardegna - è un centro di ricerca
applicata interdisciplinare situato a Cagliari. Il centro (presieduto da Carlo Rubbia) sviluppa e
applica soluzioni innovative in
una vasta gamma di importanti
aree di ricerca, sfruttando le
competenze e l’esperienza maturata in contesti internazionali
da un elevato numero di qualificati ed esperti.
Saras - costituita a Sarroch nel
1962 dalla famiglia Moratti.
L’attività principale è rappresentata dalla lavorazione del petrolio. La flessibilità e complessità degli impianti ed i continui
investimenti consentono alla
Saras di lavorare un’ampia gamma di grezzi e di far fronte alle
più recenti e severe specifiche,
in termini di qualità di prodotti e
normative ambientali.
INBB (Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi) è un consorzio interuniversitario, sostenuto e vigilato dal MIUR (il ministero per la ricerca scientifica e
l’università), cui attualmente
aderiscono 24 atenei statali, con
il fine di attuare progetti di ricerca di base e applicata nel settore
delle biostrutture e dei biosistemi. Neuroscienze (Centro Consortile Ricerche Neuropsicofarmacologiche) è una società di ricerca scientifica nel campo della neurofarmacologia costituita
dall’Università degli Studi di
Cagliari, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, da alcuni soci
privati e dal Consorzio Ventuno,
organismo della Regione Sarda
preposto alla promozione e allo
sviluppo del Parco Scientifico e
Tecnologico della Sardegna. La
società è dotata di moderni e attrezzati laboratori e di uno stabulario per roditori.
Sardinia Genomics è una società privata di ricerca e sviluppo,
dedicata alla messa a punto di
nuovi farmaci, sulla base della
identificazione di geni responsabili di malattie poligeniche frequenti e gravi o di caratteri genetici complessi.
Shardna è una giovane società
italiana di genomica, creata nella
primavera del 2001. È nata dall’accordo tra investitori privati
(tra i quali Renato Soru, fondatore di Tiscali), e un ente pubblico
come il Consiglio Nazionale del-
«La Sardegna – commenta il
presidente della Regione Italo
Masala che, da assessore alla
Programmazione ha seguito
passo per passo le ultime vicende di Polaris – scommette
sull’innovazione e sulle imprese hi-tech.
La regione sta costruendo un
inedito modello di sviluppo e
in questo percorso cerca sinergie tra aziende, università e
centri di ricerca. Il fulcro di
questo progetto è utilizzare le
nuove tecnologie per creare un
ponte virtuale tra l’Isola e il
resto del mondo.
L’Isola vuole quindi giocarsi le sue carte su fronti altamente innovativi, tra gli altri, su
quello delle biotecnologie:
«Quello delle scienze della
vita»; spiega il patron di Tiscali, Renato Soru; è un settore ancora inesplorato nelle sue potenzialità e dove credo possiamo farcela da soli. Si parla di
Tiscali come un caso di successo, ma io spero che tra dieci
anni ci potrà essere altre società che abbiano fatto nel campo
delle scienze della vita dieci
volte di più di quello che noi
abbiamo fatto con Internet».
E questo sia il settore dove
scommettere è confermato anche da Rubbia in qualità del
presidente del CRS4: «La ricerca in Sardegna – affermapuò essere indirizzata su vari
settori: dalle scienze per l’uomo agli studi sulla tutela dell’ambiente in uno sviluppo sostenibile. E in questo trovano
spazio iniziative per studiare
tecnologie innovative nelle
frontiere dell’idrogeno, dell’Ict e delle biotecnologie. Investire nella conoscenza – dice
Rubbia – è un elemento strategico». Investire è la chiave
dello sviluppo. «Non spegniamo – aggiunge Soru – i centri
di ricerca prima che nascano.
Bisogna smettere di regalare
soldi alle aziende che si localizzano soltanto in Sardegna
con impianti tradizionali e privi di contenuti tecnologici
avanzati: sarebbe come sposare la figlia brutta che nessuno
vuole. Basta con il dare contributi a sedicenti imprenditori».
A Pula si lavora ancora:
«Abbiamo fatto i primi importanti passi dice Francesco
Marcheschi, direttore del Consorzio Ventuno – ma la strada
da fare è ancora molto lunga».
le Ricerche che è entrato per la
prima volta in Italia, attraverso
l’Istituto di Genetica delle Popolazioni di Alghero, a far parte di
una società di diritto privato.
Sono inoltre presenti le imprese attratte con azioni di marketing territoriale, spesso sviluppate unitamente ai partner di Polaris, attraverso le quali il Consorzio Ventuno ha favorito l’insediamento nel Parco di imprese
ad «elevata densità di conoscenza», che si erano già precedentemente insediate in una sede
provvisoria in attesa della conclusione dei lavori del Parco; oltre all’Internet Farm (incubatore
di piccole imprese dove operano
A4W, AXIS, Cad 3D, Kigi
group, Leaderchip, Micro, Multivac Softec, S.T.A.GE.T, Sardinia web, Scuolavoro, Zonanet,
Shelter, piccole imprese operanti su web) in un altro incubatore
sono ospitate quattro aziende del
settore meccanico: Ditta Argiolas, Progetto Energie rinnovabili, Nora Sport Technos.
IL MESSAGGERO SARDO
15
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
S
ardegna nel Guinness,
ma non solo per l’afflusso record di turisti. A far
parlare maggiormente dell’Isola anche quest’anno sono
stati gli eventi di cronaca legati agli incendi. Inutile fare una
stima: al momento di andare in
stampa, l’estate non è finita (e,
mai come nel 2003, si annuncia particolarmente lunga) e
può ancora accadere di tutto.
Per ora si sa di certo che sono
centinaia gli eventi registrati
quest’anno in Sardegna a cominciare dalle decine di migliaia gli ettari di boschi e
macchia mediterranea andati
in fumo. I motivi? I più disparati, comprese le negligenti attività di coloro che lavorano
nelle vicinanze di sterpaglie e
quant’altro sia divorabile dal
fuoco. Ma, per favore, non si
tirino fuori ancora una volta le
cause naturali, come l’autocombustione: se qualcuno ci
crede davvero, farebbe meglio
a studiare con maggiore diligenza l’argomento.
Talvolta, è corretto sottolinearlo, ci si mettono anche gli
organi d’informazione: presi
dalla “fretta” di chiudere le
pagine, c’è sempre qualche distratto che si fa prendere la
mano e definisce “piromani”
coloro che appiccano il fuoco.
È dimostrato da tanto tempo,
infatti, che di veri malati di
mente (perché sono autentici
malati, i piromani), quali autori di queste nefandezze, ce ne
sono pochi. Qualcuno è stato
acciuffato: per esempio un
uomo di Oristano, che di recente ha patteggiato la pena
(due anni di detenzione), e
qualche altro poveraccio che
ha dichiarato al giudice di provare “piacere nell’osservare le
fiamme che avanzano”. Vogliamo discuterne oppure lasciamo che se ne occupi la psichiatria?
Tra tanti pareri, ha fatto discutere quello autorevole del
ministro dell’Interno: non solo
perché Beppe Pisanu è sardo,
dunque a conoscenza del fenomeno nostrano, ma anche perché ha attinto da fonti documentate. Pisanu, dopo gli incendi che hanno minacciato la
AMBIENTE
L'isola devastata
dalle fiamme.
Pericoli
per le persone,
migliaia di ettari
distrutti
dal fuoco
OBIETTIVO DEGLI INCENDIARI
LE LOCALITA' TURISTICHE
DELLA COSTA SMERALDA
di Luigi Alfonso
Gallura (nel mirino è finita in
particolare la Costa Smeralda),
non ha esitato a parlare di
“ecomafia”, una parola che rievoca la cupola siciliana ma
che, per ora, è un neologismo
ANCHE L'ESERCITO
SCHIERATO CONTRO
GLI INCENDIARI
L
’emergenza incendi ha
richiesto l’intervento
dell’Esercito per presidiare le zone più a rischio e
tenere lontani gli incendiari
particolarmente attivi quest’anno per motivi diversi.
Vi è la fondata preoccupazione che si intenda attentare
all’ambiente, il bene più importante della Sardegna, per
colpire a morte l’industria turistica e dirottare gli investimenti italiani e stranieri in altre zone.
Elementi dell’eco-mafia e
dell’eco-terrorismo – secondo
le informazioni in possesso dell’intelligence delle Forze dell’Ordine – si sono coalizzati per
compiere attentati mirati a
danno delle zone di maggior
bellezza e delicatezza ambientale e le più frequentate
dai turisti.
Gli incendi e i falsi annunci di attentati fanno parte di
un’unica strategia.
Per fronteggiare questa minaccia, mentre sono stati potenziati, con uomini e mezzi,
i presidi di lotta al fuoco, circa 800 uomini della Brigata
Sassari sono stati dislocati in
alcune zone strategiche.
La decisione è stata assunta dal Governo che ha accolto la richiesta avanzata, in un
vertice a Palazzo Chigi, dal
Presidente della Regione
Mauro Pili.
L’esercito ha anche messo
a disposizione tre elicotteri
per l’avvistamento, la sorveglianza e lo spegnimento degli incendi.
La presenza dei soldati nelle campagne, così come è avvenuto negli anni passati, ha
avuto il ruolo di deterrente
nei confronti degli incendiari. Il numero dei roghi è infatti diminuto e la situazione è
tornata sotto controllo.
coniato dalla stampa con uno
specifico intento: individuare
con esso quanti abbiano interesse economico a distruggere
con il fuoco aree di valore. Sta
di fatto che, da anni, esiste una
legge che dovrebbe mettere al
riparo da queste speculazioni
edilizie.
L’uso del condizionale è
d’obbligo, visto che in alcuni
casi le registrazioni dei terreni
incendiati hanno fatto capolino nel catasto ma – come d’incanto – prima del periodo previsto per legge (10 anni) si è
cominciato a costruire. Chissà
se, dopo il disastro ambientale
di quest’anno, i controlli saranno moltiplicati. A cominciare dai Comuni.
Un tempo erano i pastori
(prima per “rigenerare” i terreni da pascolo, poi per invidie e
dispetti tra confinanti) i capri
espiatori. Ora, a parte gli imbecilli di turno che lanciano i
mozziconi di sigarette accese
dal finestrino dell’auto, è impresa ardua individuare le
mani che accendono queste
fiamme.
È gente esperta, che sa quando agire: i punti nevralgici, le
vie di fuga, gli orari migliori, il
vento favorevole. Ma non basta: gli esperti dell’Antincendio segnalano altri fattori, dai
mancati controlli da parte degli Enti che dovrebbero garantire il rispetto delle prescrizioni (Province, Comuni, Ferrovie, Anas e via discorrendo)
alle vendette del personale sta-
gionale che non è stato richiamato per l’anno in corso (eppure, puntualmente, si parla di
carenza di personale), dal
mancato impiego di forestali
di provata esperienza alla necessità di ridisegnare la mappa
dei punti di avvistamento (alcuni sono considerati inutili,
mentre altre zone a rischio
avrebbero bisogno di essere
rafforzate: chi e quando ci
metterà mano?). Appunti importanti, ma non si capisce
perché – da decenni – si parla
di emergenza incendi e si rimanda la soluzione del problema.
Nei primi otto mesi del
2003, secondo le stime rese
note dal Corpo forestale dello
Stato, in Sardegna si sono contati 2.576 incendi che hanno
distrutto una superficie pari a
20.322 ettari, di cui 6.836 di
terreni boschivi. Numeri che
danno all’Isola il triste primato in Italia. Per la cronaca, nel-
la penisola gli incendi sono
stati 10.710, mentre gli ettari
andati in fumo sono stati
77.841 (43.014 di superficie
boscata). Alle spalle della Sardegna figurano Sicilia (11.870
ettari bruciati) e Lazio (8.187
ettari).
Ad agosto, la Regione è corsa ai ripari stanziando in extremis i soldi per combattere gli
incendi nell’immediato: 732
mila euro, sufficienti a garantire altre 500 ore di volo agli elicotteri impegnati nell’Isola,
oltre le 1.650 ore previste nel
contratto stipulato con l’Elieuro, la società che affitta alla
Regione gli 11 mezzi aerei antincendio.
Il Corpo Forestale era stato
il primo a lanciare l’allarme
sull’impossibilità di garantire
l’impiego di quei mezzi, senza
fondi aggiuntivi: quando ormai si era agli sgoccioli, c’è
stato l’intervento provvidenziale. Purtroppo non basta: il
governo, nonostante la Sardegna sia al primo posto in Italia
per numero di incendi, continua a non inviare almeno un
Canadair (ne occorrerebbero
molti di più, ma sarebbe un primo gesto di attenzione e disponibilità) in forma stanziale in
uno degli aeroporti isolani.
Gli eventi a cavallo del Ferragosto 2003 hanno inevitabilmente riportato alla mente il
drammatico 28 agosto 1989:
da San Pantaleo, il vento di
maestrale (il giorno spirava a
quaranta nodi orari) spinse le
fiamme sino a Portisco. Le
motovedette della Capitaneria
di Olbia e Golfo Aranci portarono in salvo centinaia di bagnanti. Ma per tredici di loro
non ci fu il lieto fine: morirono
miseramente nel terribile rogo,
nel vano intento di trovare una
via di fuga. Di morti come
quelle, purtroppo, se ne sono
contate tante, prima e dopo.
Troppe.
Eppure, ogni anno si è punto
e a capo. Poco importa se mezza Europa (compresi trequarti
d’Italia) è afflitta dallo stesso
problema: per molti Paesi si
tratta di un fenomeno nuovo.
La Sardegna non ha più neppure questa giustificazione.
UN CATASTO
DEI TERRENI
INCENDIATI
U
na fattiva collaborazione tra Governo e Regione si è sviluppata nella
fase più critica degli incendi
che, appiccati dolosamente,
hanno devastato vaste zone
della Sardegna mettendo a rischio il patrimonio boschivo e
alcuni importanti insediamenti turistici. L’intesa ha riguardato, non solo alcuni interventi di prevenzione e di spegnimento delle fiamme, ma anche
iniziative per bloccare tentativi di speculazione sui terreni
percorsi dal fuoco facendo rispettare rigidamente i vincoli
prevista dalla legge. Le azioni
sinergiche sono state messe a
punto a Cagliari ed a Roma nel
corso di vertici svoltisi in Prefettura ed a Palazzo Chigi.
Al Centro operativo regionale (Cor) del Corpo forestale
hanno lavorato due unità della
Protezione civile con il compito di autorizzare direttamente
l’eventuale impiego degli helitanker, finora subordinato all’invio di una richiesta al Centro operativo aereo unificato
(Coau) di Roma. È stata inoltre
insediato a Villa Devoto, sede
del governo regionale, un
gruppo di lavoro che realizzerà una sorta di cabina di regia
Regione-Stato per il catasto
dei terreni bruciati. Si tratta
dello strumento indispensabile
per far rispettare i vincoli antispeculazione di dieci anni sulle superfici danneggiate dagli
incendi.
Il gruppo è composto da rappresentanti degli assessori regionali all’Agricoltura, all’Ambiente e agli Enti locali
da una parte, e i prefetti dall’altra, con funzioni di coordinamento degli organismi statali competenti.
È stata coinvolta anche l’Anci sarda, l’associazione dei
Comuni dell’isola.
IL MESSAGGERO SARDO
16
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
«I
l ruolo delle municipalità d’origine per i
Sardi che vivono nel
Mondo»: è stato questo il tema
della VII giornata regionale delle migrazioni, organizzata dal
CRAIES - Migrantes Regionale
Sardegna e ospitata quest’anno
dal Comune di Mandas. In altre
parole: cosa fanno e cosa potrebbero fare di più i Comuni sardi
per i loro concittadini emigrati
nel Mondo (al di là del ruolo che
svolge la Regione).
Tema delicatissimo, a sentire
certe denunce, e di grandissima
attualità, sul quale ha incentrato
la sua relazione il professor Giuseppe Spiga, e che ha offerto lo
spunto per un’ampia discussione
che ha avuto come protagonisti –
e non poteva che essere così – i
sindaci di numerosi comuni, i
rappresentanti degli emigrati,
provenienti addirittura dalla
Francia e dall’Olanda e i massimi dirigenti delle Associazioni di
tutela (tra gli altri, il Presidente
della Federazione olandese, Mario Agus, la vice Presidente della Federazione francese Savina
Corriga e la signora Maria Massidda, moglie di Giovanni Massidda, l’indimenticato Presidente
del Circolo di Parigi “Sa domo
Sarda”, uno dei pionieri del mondo dell’Emigrazione; numerosi
presidenti di Circolo, Fausto
Soru di Sedan, Mina Puddu di
Grenoble; il dirigente nazionale
del Migrantes, don Ferrandu; il
Presidente della Federazione
delle Associazioni di Tutela Pino
Dessì, Giovanni Marras, del direttivo, e Pino Loi della ATM
Emilio Lussu).
L’incontro-dibattito è stato
presieduto dal Vescovo di Alghero e Bosa Mons. Antonio
Vacca , che in mattinata ha celebrato una messa solenne nella
antica chiesa di San Giacomo, e
che nel corso dell’omelia, ha indirizzato il suo pensiero “agli immigrati nostri fratelli” e si è soffermato su alcuni concetti di
fondo, quali l’accoglienza, la solidarietà e la dignità umana.
«La società del futuro – ha
detto Mons. Vacca – sarà una
società multietnica, bisogna
quindi acquisire questa cultura
di un Mondo di “migranti” aperto a tutti, e bisogna guardare con
occhi diversi a questi fratelli e a
questo mondo della disperazione che chiede aiuto ai più ricchi,
che chiede di poter sopravvivere. Molta strada c’è da fare ancora per la dignità dell’uomo –
ha detto ancora Mons. Vacca – e
la Chiesa è un punto di riferimento nel mondo, per tutti,
come ha sottolineato nella sua
enciclica il Papa”.
Il presidente del Craies, Eligio
Simbula , portando il saluto ai
convenuti e proponendo il tema
del convegno, ha invitato i sindaci presenti ad assumere un ruolo
autonomo rispetto alla Regione e
a superare l’appiattimento a
quelle che sono le direttive regionali in materia di emigrazione.” Pensate – ha detto – se un
Comune mette a disposizione
una casa per accoglienza; pensate all’effetto moltiplicatore di
400 Comuni: le case diventano
400. Ma è solo uno dei tanti
esempi di cosa potrebbero fare i
Comuni.»
Il Sindaco di Mandas Umberto Oppus, ha detto di essere felice di ospitare la Giornata del
Migrante in un paese che l’emigrazione ha segnato particolarmente.
«Noi siamo un paese di emigrati – ha detto – Nel 1960 eravamo 3400 abitanti, oggi siamo circa 2500. Il problema emigrazio-
SPECIALE EMIGRAZIONE / Celebrata a Mandas la Giornata delle Migrazioni
RICHIESTA AI COMUNI
MAGGIORE ATTENZIONE
AI PROBLEMI DEGLI EMIGRATI
servizio e foto di Antonello De Candia
ne è sempre presente in noi e stiamo cercando di ricuperare il rapporto con i nostri compaesani
emigrati. E con questo intento –
ha concluso Oppus – dieci anni
fa abbiamo istituito il premio per
l’emigrato di Mandas che si era
distinto all’Estero. Premio che
assegniamo ogni anno.»
Il relatore Prof. Giuseppe Spiga ha esordito affermando che
«non è la residenza a definire il
sardo, e oggi i sardi emigrati vogliono essere parte viva della
loro storia nella società. L’emigrato ha il diritto dovere di partecipare allo sviluppo della sua terra, è un patrimonio culturale offerto in collaborazione, e svolge
un ruolo cerniera con i paesi
ospitanti, e il nostro associazionismo è un vero volano di emancipazione».
Spiga ha quindi affermato che
«le possibilità che hanno gli enti
locali per fare qualcosa per i loro
emigrati sono notevoli, offrendo
la possibilità di costruire case, di
avviare nuove imprese, dare
ospitalità ai giovani. Bisogna
pensare all’emigrato che rientra
e che spesso è disorientato dalla
burocrazia, nei comuni ci vuole
personale specializzato; i Comuni devono avere maggiori scambi con i Circoli. In questi anni –
ha concluso – gli emigrati stanno
rivendicando pari dignità come i
Sardi residenti, e spetta alla Regione, nell’ambito dei rapporti
con l’U.E, capire come sfruttare
queste risorse anche in campo
europeo e mondiale, ma anche i
Comuni e gli Enti locali giocano
in questa fase un ruolo basilare».
Simbula, prima di dare la parola ai sindaci chiamati in causa, ha
letto i numerosissimi messaggi
pervenuti, primo fra tutti quello
dell’assessore del Lavoro Matteo
Luridiana (“presente spiritualmente”), quello di Mons. Piero
Monni presidente nazionale del
CRAIES; quello del Presidente
del Consiglio Regionale, Efisio
Serrenti; di Domenico Scala,
presidente della Federazione
Svizzera; del Presidente della
Fasi Tonino Mulas; del presidente della Federazione Francese Francesco Laconi; dell’avv.
Dino De Poli presidente della
Fondazione Cassamarca di Treviso e tanti altri.
Il dibattito è quindi ripreso con
l’intervento del sindaco di Villagrande Strisaili, Piero Cannas, il
quale ha voluto subito ricordare
che il suo paese è stato il primo
ad ospitare la Giornata Regionale delle Migrazioni, e portando il
saluto di tutti i Comuni dell’Ogliastra ha detto che “gli emigrati ci danno una grande lezione, perché la Sardegna l’hanno
abbandonata solo fisicamente,
non certo con il cuore. Ho fatto
un viaggio a Berlino e li ho incontrati: è stata una esperienza
indimenticabile».
Il sindaco di Guasila, Giovanni Melas, ha detto che “le nostre
municipalità, purtroppo, non
possono fare molto per frenare
l’emigrazione. I giovani di oggi
hanno di nuovo la valigia in
mano, ma sono preoccupato per
loro perché sono meno adusi ai
sacrifici di quanto lo fossimo noi.
E questo deve farci riflettere anche sul fenomeno contrario, su
chi viene dal Terzo mondo a cercare lavoro da noi.»
Il sindaco di Siurgus Donigala
, Gianni Artizzu, ha ricordato
come una grossa comunità del
suo paese si sia insediata in Piemonte, a Borgo San Dalmazio,
una cittadina di 14 mila abitanti,
il 10% dei quali sono sardi e il
5% tutti di Siurgus. «Tra le due
comunità c’è stata una grande integrazione – ha detto – e ogni
anno si fa una grande festa sardopiemontese. Anch’io sono stato
emigrato 25 anni fa, e quindi
comprendo disagi e aspettative
del mondo dell’emigrazione».
La parola è passata quindi ad
un sindaco più speciale degli altri, Sergio Pisanu, sindaco di Selegas ,ma anche consigliere regionale dei Riformatori, colui
che ha presentato l’emendamento per il voto dei Sardi all’Estero.
E dopo aver ringraziato Eligio
Simula (“per aver portato questo dibattito nel cuore di un piccolo paese”) e riconosciuto il
ruolo della Regione (“che fa
molto per l’emigrazione, ma di
più deve essere fatto”), ha affrontato il tema scottante: “Fra
qualche anno, quando si voterà
per rinnovare il Parlamento,
avremo 18 parlamentari e sei senatori in rappresentanza degli
emigrati nel Mondo – ha detto
Pisanu – ma in Sardegna ancora
non siamo riusciti a fare questo
passo. Oltre 650 mila sardi, 300
mila in Italia e 350 mila all’Estero non possono non essere
ritenuti cittadini sardi! Paradossalmente tre sardi siedono nel
Parlamento Francese, e altri lo
sono in Argentina e in altre Istituzioni all’estero: paradossalmente, quindi, il sardo nel mondo è cittadino all’Estero e non
nella sua terra. «Per ottenere
questo diritto –ha concluso Pisanu – occorre anche la mobilitazione dei Comuni.» Il vice sindaco di Samassi, Tarcisio Manca, ex emigrato (41 anni a Losanna, dove è stato anche Presidente del Circolo “su Nuraghe”)
ha detto di aver lavorato negli
anni ’60 a fianco di Friulani e di
Veneti, ai quali la loro regione
aveva promesso di farli rientrare “e ci sono riusciti – ha detto –
mentre la Sardegna non c’è riuscita. Solo promesse. Ma nonostante tutto gli emigrati hanno
fatto e fanno onore alla Sardegna “matrigna”. Ci siamo integrati, ma non assimilati. Siamo
rimasti sardi».
Savina Corriga, anche lei una
“veterana” dell’emigrazione a
Lione, ha parlato con un pizzico
di amarezza. «L’emigrazione –
ha detto – è cambiata in tutti questi anni. In Francia ci sono 60
mila sardi, ma ancora non siamo
considerati figli di questa terra.
L’emigrato è parte integrante di
questo popolo, e anche se sono
da 42 anni in Francia mi sento
sarda, e anche i miei figli si sentono sardi. Non perdete questo
patrimonio che avete fuori dalla
Sardegna».
Pino Dessì, Presidente della
Federazione delle Associazioni
di tutela, ha sottolineato l’importanza del tema in discussione per
dare risposte ai problemi dei nostri sardi all’Estero. «Il vero patrimonio sono i giovani – ha detto – bisogna mantenere vivo in
loro l’interesse e l’amore per la
Sardegna, mantenere i legami;
dobbiamo investire nelle seconde e terze generazioni, i figli e i
nipoti dei nostri emigrati».
E sul fatto che si debba guardare agli emigrati come una risorsa
è intervenuto Mario Agus, presidente della federazione Olandese. «Il nostro patrimonio di esperienze – ha detto – deve essere
utilizzato. Bisogna lavorare uniti e ci vuole più dialogo con le
istituzioni. Occorre un impegno
comune: se è vero che siamo una
risorsa – ha concluso – che ci sia
un seguito!».
Mina Puddu, presidente del
Circolo di Grenoble ha esordito
dicendo che «questa è una giornata che vivo con gioia» ed ha
auspicato che una manifestazione simile si possa fare nel suo
paese d’origine, Loceri. Ha poi
denunciato le difficoltà che si incontrano a rimpatriare i morti,
quelli che sono più indigenti, che
non hanno più nessuno, ma che
vogliono, almeno da morti, tornare al loro paese.
Pino Loi, dell’ATM Emilio
Lussu, dopo aver esordito “in
limba”, sostenendo che le politiche comunali devono essere
omogenee, ha sottoposto all’attenzione di tutti il problema della continuità territoriale e lo “status” di residente dell’emigrato.
Giovanni Marras, del direttivo della FAES, dopo aver raccontato la vicenda di un emigrato morto in Australia («ci siamo
rivolti a tutti, sindaci e parroci,
deputati, senatori, banche, ma
non abbiamo avuto risposte ed
abbiamo dovuto fare una colletta, quasi 25 milioni! per riportare la salma in Sardegna”) ha sostenuto che occorre istituire un
Comitato per le Emergenze in
emigrazione.
Fausto Soru, presidente del
circolo di Sedan (Francia), con
un pizzico di emozione ha ricordato “sono nato a Mandas, dove
ho fatto la prima comunione e da
dove sono partito quando avevo
appena dieci anni, con i miei genitori, con la valigia di cartone
che ancora conservo, e ora sono
da 54 anni in Francia. Volevo
solo tornare al mio paese d’origine per salutarvi tutti. Grazie.»
Il sindaco di Mandas Umberto
Oppus, nella sua veste di responsabile delle politiche sociali dell’ANCI Sardegna ha detto che
chiederà un incontro ufficiale per
passare ad una fase nuova, perché anche alle emergenze sia
data un rapporto ufficiale.
In serata, dopo una visita guidata al centro storico di Mandas
si sono esibiti gruppi folk di Guasila e di Sinnai.
IL MESSAGGERO SARDO
17
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
I
l Sulcis Iglesiente ha stabilito un contatto diretto con
la Germania della Rhur,
non in nome di una passata
cultura mineraria, ma nel comune intento della riconversione di interi e vasti territori
che per decenni (in alcuni casi
secoli) hanno conosciuto il
duro lavoro delle miniera, sia
carbonifera che metallifera,
nonché l’attività siderurgica.
Questo tipo di legame, stabilito a livello di gemellaggio
comunale tra Oberhausen,
Iglesias e Carbonia, ha avuto
il suggello definitivo all’inizio dell’estate 2003 allorchè
una delegazione della Municipalità tedesca, guidata dal
vice Borgomastro Klaus
Wehling (assente il Borgomastro Burkhard Drescher per
impegni istituzionali) ha perfezionato l’atto ufficiale, prima nel Municipio di Iglesias e
quindi (nella stessa serata) a
Carbonia, di un gemellaggio
che pone “negli scambi culturali, sociali, turistici ed economici” gli obiettivi da perseguire attraverso un carattere
di stretta collaborazione.
Della delegazione comunale di Oberhausen facevano
parte, oltre Klaus Wehling,
Udo Kelsch, Wolfgang Giobe
Bromer, Volker Wilke, Deohsmina Kalinikido. Presente,
per l’importante occasione,
anche il Presidente del Circolo dei Sardi “Rinascita” di
Oberhausen Gianni Manca.
“Guardiamo ad Oberhausen, ha detto nella circostanza
il Sindaco di Iglesias Paolo
Collu davanti al Consiglio
Comunale riunito in seduta
straordinaria e solenne, come
città aperta alle diverse etnie,
alla coraggiosa riconversione
sociale ed economica, che è
stata capace di scrollarsi di
dosso la pesantezza della crisi che ha investito il suo territorio con il ridimensionamento dell’attività mineraria e
metallurgica.
È la stessa riconversione, ha
aggiunto il Sindaco di Iglesias
Paolo Collu, che noi Iglesienti, inseriti nel contesto del
grande progetto chiamato
“Parco Geominerario Storico
Ambientale della Sardegna”,
dovremo cercare di inseguire
quanto prima, guardando alle
esperienze maturate nella Regione della Rhur”.
Dal canto suo il Sindaco di
Carbonia Tore Cherchi, davanti al suo Consiglio Comunale, ha ricordato quanto accomuna le tre realtà di Carbonia, Iglesias ed Oberhausen
“nell’esperienza del dopo miniere”.
“Sono stati anni di esperienze che hanno creato conseguenze drammatiche, ha spiegato il Sindaco di Carbonia
Cherchi. Centinaia dei nostri
giovani e padri di famiglia
sono emigrati in Germania, in
Francia, in Belgio, in Olanda
dove hanno, almeno in gran
parte, continuato a lavorare in
miniera.
Ebbene, quei nostri concittadini hanno vissuto la nuova
crisi mineraria anche nella
Ruhr, ma hanno vissuto anche
l’esperienza della riconversione di quella terra. Ma soprattutto non hanno mai tagliato i rapporti con i propri
SPECIALE
EMIGRAZIONE
Un accordo
per guardare
al futuro nel segno
della riconversione
firmato dai sindaci
delle tre città.
La spinta
propulsiva
del circolo
“Rinascita”
ci uniscono ed altrettanti potrebbero indurci ad una più
serrata collaborazione futura.
Il futuro, ne siamo certi, sarà
ricco di scambi, primi tra tutti
quelli dei nostri giovani”.
GEMELLAGGIO MINERARIO
TRA OBERHAUSEN
IGLESIAS E CARBONIA
di Massimo Carta
IL RUOLO DEL CIRCOLO
“RINASCITA” DI OBERHAUSEN
Parlare di gemellaggio tra la città tedesca di Oberhausen e Carbonia-Iglesias senza citare il Circolo “Rinascita” per il ruolo svolto, appare come mettersi al volante di un’auto senza targa.
Chi, infatti, ha lavorato, stabilendo i contatti e le prime visite,
tra la città della Ruhr e il territorio minerario sardo sono stati
proprio i componenti di questo benemerito Circolo che oltre a
svolgere quel ruolo di socializzazione tra emigrati e le rispettive
famiglie, assolve egregiamente anche il compito di collegamento
con le Istituzioni regionali sarde e con quanto costituisce elemento di legame stretto tra le centinaia di Sardi residenti da tempo a
Oberhausen e i rispettivi paesi d’origine.
“Il nostro Circolo, ha spiegato il Presidente Gianni Manca,
conta attualmente poco meno di 450 soci. Ebbene, almeno l’ottanta per cento sono originari del Sulcis Iglesiente. Io stesso, pur
non essendo né Sulcitano né Iglesiente, sento l’influsso che ha
questo nutrito gruppo e per questi motivi mi sono attivato perché si arrivasse al gemellaggio tra Oberhausen, Carbonia e Iglesias. Siamo felicissimi di questa iniziativa perché costituisce un
vero ponte con la Sardegna con la quale speriamo di intensificare i rapporti attraverso scambi culturali, turistici e di socializzazione tra giovani”.
paesi d’origine, al punto
d’aver, loro per primi, sollecitato il gemellaggio che, nel
giro di un anno, si è completato. Siamo onorati di questa
iniziativa e siamo certi che
produrrà benefici sociali, culturali ed anche economici”.
Nel suo saluto, sia ad Iglesias che a Carbonia, il vice
Borgomastro di Oberhausen
Klaus Wehling , che per l’occasione portava il Collare ufficiale della sua Municipalità,
ha evidenziato che” se dopo
un anno dal primo incontro
abbiamo completato questo
nostro “matrimonio”, significa che esistono ragioni forti e
scambievolmente convincenti. Per noi è molto importante
quest’atto di gemellaggio o
partenariato. Troppi elementi
INCONTRI TRA GIOVANI
PER RINFORZARE
VECCHI LEGAMI
A
mbasciatori di pace e di
interazione culturale tra
popoli diversi: questo è
stato percepito da una trentina
di giovani, metà di Oberhausen e metà tra Carbonia e Iglesias. L’iniziativa, svoltasi nella prima metà di agosto, rientrava in quel progetto di reciproca conoscenza programmato dalle tre suddette città.
“È stata un’esperienza di
grande valore sociale e culturale, ha commentato l’Assessore
della Cultura del Comune di
Iglesias Daniele Pani. Per due
settimane questi giovani tedeschi hanno vissuto a Carbonia e
Iglesias, ospiti di altrettante famiglie di giovani locali, che
hanno offerto agli ospiti opportunità di conoscenza di nuove
realtà e culture”.
Ancor oggi resta difficile
stabilire quale sia stato il momento più emozionante per gli
ospiti tedeschi. Certamente la
conoscenza del nostro mare, la
visita ai luoghi e momenti culturali, le gite in barca lungo le
coste, la visita all’entroterra
sulcitana o a Carloforte, hanno
lasciato il segno. Ognuno di
questi giovani ospiti si è portato via una miriade di foto-ricordo, oltre l’affetto di cui
sono stati circondati.
Per il Comune di Iglesias
hanno attivamente partecipato
all’organizzazione di quest’incontro, gli Assessorati ai Servizi Sociali e alla Cultura che,
coordinati dalla funzionaria
Gabriella Atzena e da un gruppo di operatori sociali, hanno
fatto si che quest’esperienza
maturasse i migliori risultati.
Per Carbonia, invece, particolarmente impegnato è stato
l’Assessorato dei Servizi sociali guidato da Pierfranco Gaviano. Ci sono stati anche momenti d’incontro ufficiale con
il Sindaco di Carbonia Tore
Cherchi e col Sindaco di Iglesias Paolo Collu.
“Ritengo che il migliore risultato l’abbiano maturato
proprio i nostri giovani, ha detto l’Assessore del Comune di
Carbonia Pierfranco Gaviano.
Essi hanno avuto modo di apri-
re nuove conoscenze, di effettuare scambi linguistici e culturali insieme, di mostrare la
propria ospitalità e generosità,
di “vendere”la propria terra.
Ho avuto modo di seguire diversi dei momenti aggregativi
e debbo ritenere che questo
genere di esperienza debba diventare “una fissa” per l’Amministrazione. Certamente anche i giovani e il Comune di
Oberhausen non mancheranno
di fare altrettanto nei prossimi
incontri previsti in Germania”.
Uno degli elementi di particolare coinvolgimento è stata la
giornata in cui giovani e famiglie si sono ritrovati assieme
per vivere un momento conviviale. È stato certamente qualcosa di inaspettato e di grande
socializzazione. Esso ha avuto
riscontro al momento del congedo quando abbracci, saluti
affettuosi e qualche lacrima
hanno suggellato un rapporto
difficilmente cancellabile e che
le Amministrazioni comunali,
tante volte criticate, sono riuscite a mettere in piedi.
Per crescere insieme
Pur mantenendo le rispettive peculiarità, Oberhausen,
Iglesias e Carbonia, con l’atto
di gemellaggio, hanno posto
sul tavolo della collaborazione gli elementi comuni di territori largamente interessati
da attività minerarie, da problemi ambientali e da crisi occupativa conseguente alla
cessazione di attività storiche
come appunto la minero-metallurgia.
Tuttavia l’elemento più caratterizzante le tre comunità è
la fase della riconversione industriale, quella, praticamente, della ricostruzione di un
tessuto socio-economico non
più legato agli interventi di
sostegno pubblico, ma con il
coinvolgimento dei privati
operatori, capaci di mettere in
movimento capitali ed imprenditorialità di grande respiro internazionale.
Su questo versante Oberhausen ha già iniziato da
tempo, e con non trascurabili
risultati, la sua riconversione
economica, ottenendo positivi
benefici sia sotto il profilo
imprenditoriale che in quello
occupativo.
Sulla medesima direttrice si
sono impegnate Iglesias e
Carbonia, per le quali però,
lentezze burocratiche e carenze infrastrutturali hanno finora rallentato il decollo più
spedito e consistente di iniziative atte a creare le premesse
del futuro del Sulcis Iglesiente, di cui queste due città sono
le maggiori espressioni demografiche.
Ma le potenzialità che esistono in questa parte di Sardegna sono tali da far ben sperare per il futuro. Le esperienze
maturate da Oberhausen possono essere di arricchimento e
di stimolo per affrontare questa fase in terra sarda.
Anzi, gli stessi Amministratori della città tedesca si sono
dimostrati disponibili ad attivare rapporti con le due città
sarde mediante il coinvolgimento di operatori privati che
hanno maturato esperienza in
ambito comunitario.
Sarà questo uno degli elementi portanti, assieme a
quello turistico-culturale,
che giustifica e stimola un
gemellaggio sempre più partecipato ed attivo tra le tre
città di Oberhausen, Iglesias
e Carbonia.
Ad ogni buon conto, pare
doveroso, in questa circostanza, ricordare il ruolo svolto,
per il perfezionamento del gemellaggio, dal Circolo dei
Sardi “Rinascita” di Oberhausen, i cui Soci sono in massima parte originari proprio del
Sulcis Iglesiente. Ciò potrà
essere considerato come un
testa-di-ponte gettato sulla
Ruhr ed avere quindi un costante privilegiato rapporto
comunicativo e collaborativo
che giustifichi ampiamente il
gemellaggio che, per molti
versi, assuma anche la dimensione di partenariato.
IL MESSAGGERO SARDO
18
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
M
arciano veloci tra la
folla eserciti guidati
da generali invisibili
mentre il sole completa la sua
planata in direzione ovest. Fa
buio presto sulla grande città.
Impiegati, businessmen, manager, contabili, tutti si affrettano verso le stazioni della metropolitana, o verso i teatri del
West End dalle mille insegne.
Nessuno, per la fretta, ti degna
di uno sguardo. Hanno indosso
l’uniforme dell’esercito al
quale appartengono, come una
grande armata multi-etnica.
Sembrerebbero tutti uguali,
ma ciascuno ha una storia diversa da raccontare fatta di tradizioni, colori e sapori ben nascosti da abiti neri da manager,
gessati da operatore di borsa o
camicie aperte e jeans consumati da commesso alternativo
di Camden Town.
Fra tutte queste uniformi è
difficile distinguere gli Italiani. Eppure ci sono, e li incontriamo in ogni settore del tessuto produttivo e amministrativo della società inglese. Fra
di essi molti arrivano dalla
Sardegna. Quanti esattamente
non si sa. La maggior parte,
pur risiedendo di fatto sul suolo inglese, non iscrivono il
loro nome all’A.I.R.E., il registro degli emigrati, forse per
non rendere definitivo il distacco dalla madre patria. Quel
che si sa per certo è che il fenomeno di emigrazione dalla nostra isola per la più grande isola britannica è aumentato considerevolmente negli ultimi
dieci anni.
Ma quali motivi spingono i
nostri giovani a trasferirsi in
Gran Bretagna ed in particolare a Londra? Proviamo a dare
alcune risposte:
– In primo luogo la necessità di colmare il divario nella
conoscenza della lingua inglese tra il nostro paese ed altri
paesi comunitari, divario che
ci rende un pò meno europei
per esempio dei nostri vicini
olandesi, svizzeri o svedesi.
– Il fascino che, sin dagli
anni Sessanta, il Regno Unito
ed in particolare la sua capitale hanno esercitato sui giovani
italiani ed europei per il suo
ruolo nella cultura popolare.
Basta una passeggiata per Carnaby Street dove i Beatles e
Jimi Hendrix si rifacevano il
guardaroba, o una sosta in un
caffé di Kensington High Street dove Dickens pensava le sue
storie di fronte a un té e una
fetta di torta al cioccolato, per
sentirsi parte di una storia in
continua evoluzione.
– L’offerta di lavoro e l’assistenza ai disoccupati che costituisce l’alternativa più valida
al morente mercato del lavoro
nel nostro paese.
– L’eccezionale ospitalità
che Londra ha sempre riservato – salvo casi isolati – agli immigrati di tutto il mondo, come
a voler espiare le colpe dell’Impero nei confronti delle
colonie nei secoli addietro.
– In tempi più recenti a queste motivazioni si è aggiunta
l’economicità dei collegamenti aerei fra la nostra Isola e
Londra che la rendono, per
così dire, più vicina alla Sardegna di metropoli quali Parigi o
Milano.
Un periodo all’Estero è ormai sempre più importante per
la crescita e la maturazione dei
giovani. Ma se questo periodo
d’apprendimento diventa un
distacco definitivo dalla nostra
terra allora il fenomeno diven-
EMIGRAZIONE / Riflessioni di un emigrato sulla metropoli inglese
GIOVANI SARDI
A LONDRA
PER LAVORO E STUDIO
ta preoccupante, e merita una
analisi approfondita da parte
della nostra classe dirigente.
Questa preoccupazione è condivisa anche dagli stessi sardi
d’Inghilterra, i quali si chiedono perché la dignità di un buon
posto di lavoro debba essere
negata nella nostra isola? Ciascuno dei nostri emigrati tornerebbe volentieri in Sardegna se
avesse la possibilità di mettere
in pratica con la stessa gratificazione professionale la propria creatività ed esperienza.
Ogni giovane che lascia l’Isola
per mancanza di alternativa
rappresenta una perdita per la
nostra terra e la nostra cultura.
Ma quel miraggio così affascinante da lontano a volte, visto da vicino, può non essere
altrettanto bello. Spesso i giovani del nostro paese arrivano
in Gran Bretagna sicuri di trovare lavoro nel giro di pochi
giorni per scoprire che l’inserimento può essere assai difficile. Ed allora il paradiso del
cercatore di lavoro inizia ad
assomigliare ad un inferno. Il
costo della vita è in continuo
aumento, così quello delle abitazioni. Una casa di 100 metri
quadri nel famoso “East End”,
una delle zone più economiche
della città, costa ormai fra 300
mila e 600 mila euro. Di conseguenza aumenta anche il costo delle stanze in affitto. Or-
mai una di 10/12 metri quadri
costa circa 400/600 euro al
mese.
Va però precisato che l’idea
che di solito abbiamo riguardo
al costo della vita a Londra si
basa sull’esperienza di chi a
Londra ci va da turista, ovvero
dai prezzi dei negozi e dei
mercati del centro. In questa
zona, il cosiddetto ‘West End’,
i prezzi sono maggiorati di
quasi il 50 percento rispetto al
resto della città. Per chi sa
dove andare, una spesa nella
capitale inglese non costa più
di una provvista fatta in un
grande magazzino di Cagliari.
Un altro mito che è necessario sfatare è quello del posto di
lavoro al primo giorno di ricerca. L’offerta non è più quella
dei primi anni Novanta, quando il numero dei disoccupati in
cerca di lavoro era inferiore all’offerta. I reduci di quell’epoca ci raccontano che davvero
allora era facile trovare occupazione in breve tempo. E questo anche nel caso di scarsa conoscenza dell’inglese. Oggi la
situazione economica internazionale è cambiata, così quella
sociale: ci sono molti più europei ed extra-comunitari. Inoltre i neo-laburisti, pur di governare il Paese, sono scesi a
patti con la “middle class” a
spese degli interessi della
“working class”. Un esempio
recente può essere l’atteggiamento di “Blair & friends” nei
confronti di quello che è stato
chiamato “l’inverno del malcontento” in cui ogni settimana abbiamo assistito a scioperi
e a rivendicazioni di categorie
che, sin dai tempi della Thatcher, hanno perso alcuni dei
diritti fondamentali del lavoratore e che invano si erano illuse che il governo neolaburista
potesse finalmente riscattarle
da 15 anni di ricatti e abusi. Al
contrario: il governo sostiene
di non aver soldi per le categorie sottopagate.
Ma allora quale destino attende il giovane sardo che arriva in Inghilterra? Un inizio
difficile sarà seguito da una realizzazione professionale? La
maggioranza dei nostri conterranei, coi quali abbiamo diviso
la nostra esperienza inglese
nel corso degli ultimi cinque
anni, hanno raggiunto i loro
obiettivi. Anna, 23 anni della
Campania, dopo un anno è riuscita a diventare manager di un
ristorante portoghese. Elisa,
pugliese, lavora in una delle
più importanti compagnie aeree del Regno Unito. Antonio,
batterista di Gorizia, riceve
250 euro alla settimana per
suonare in un un gruppo pop
emergente. Londra è la città
che premia il coraggio e la determinazione, forse ancor più
che la professionalità. Si tratta
solo di superare le difficoltà
dei primi mesi. Marco, 28
anni, della provincia di Nuoro,
lo scorso ottobre ha lasciato in
Sardegna la compagna per cercare fortuna a Londra, con
l’intesa che, una volta laureatasi lei lo raggiungerà. L’inizio
non è stato facile. Tuttavia la
bellezza e la ricchezza di avvenimenti artistici e culturali della metropoli hanno reso più
sopportabili le difficoltà incontrate nella ricerca di lavoro. Marco poteva vantare una
buona conoscenza dell’inglese, almeno secondo gli standard delle scuole italiane. Ma
questa conoscenza è basata
principalmente sui libri di testo e sulla conversazione con
stranieri di differente madrelingua. Comunicare con gli indigeni è però tutt’altra cosa.
La sua idea iniziale era di non
lavorare con italiani. Dopo sei
settimane trascorse a cercare
invano lavoro, l’unico posto
disponibile ad assumerlo come
lavapiatti è stato proprio un ristorante italiano. Quando finalmente le barriere linguistiche
saranno abbattute, non è difficile prevedere che gli sarà facile trovare un lavoro in cui possa esprimere tutto il suo talento
come graphic designer e webmaster. “Fatico tanto, ma quando finisco il mio turno sono
troppo eccitato per chiudere la
giornata. In Sardegna tornerei a
casa stanco e insoddisfatto, qui
prendo la metropolitana e vado
in giro a respirare l’aria di questa incredibile città” ci raccontava l’altra sera.
A volte tuttavia la fortuna
accelera i tempi di inserimento. Lucia, 28 anni, laureata in
Ingegneria, ha lasciato il lavoro che aveva a Cagliari per
provare l’avventura londinese.
È arrivata in città due giorni fa.
Stasera ci ha chiamato festante: nonostante il suo inglese sia
ancora stentato è stata assunta
come barista in un locale di
Covent Garden. Un inizio incoraggiante!
Davide Sanna
IL MESSAGGERO SARDO
19
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
P
er cinque giorni il folclore e le diverse culture
d’Europa hanno trovato
un punto d’incontro a Nuoro,
dove 4700 persone hanno portato nelle strade della città festa, gioia e un messaggio di
pace e fratellanza. È proprio
questo, infatti, il significato
della quarantesima edizione
dell’Europeade, che si è svolta
nel capoluogo barbaricino dal
16 al 20 luglio scorso. Una
manifestazione che ogni anno
sceglie un nuovo palcoscenico
nelle città europee per far ritrovare costumi e tradizioni
popolari del vecchio continente. Nata ad Anversa negli anni
Sessanta, grazie all’opera del
suo fondatore Mon de Clopper
(al quale Nuoro ha dedicato
una strada proprio il 18 luglio), l’Europeade è diventata
una manifestazione molto impegnativa per chi la organizza:
220 i gruppi che sono arrivati a
Nuoro, 4750 i partecipanti, oltre duecento le persone impegnate nella preparazione dell’evento. Quella di quest’anno
è la terza volta che il capoluogo barbaricino ospita la kermesse internazionale, dopo le
edizioni del 1973 e 1977,
quando però arrivarono in città appena un migliaio di persone. Allora si trattava di una
manifestazione che puntava
tutto sull’ospitalità: i nuoresi
aprirono le case agli amici
stranieri, trovando nel folclore
un punto di contatto e un’occasione di confronto. Amicizie
forti, coltivate nel tempo, di
anno in anno, a ogni edizione
dell’Europeade. Oggi, nel terzo millennio, la manifestazione internazionale è però qualcosa di più di un semplice momento di scambio culturale e
di folclore: il Comitato inter-
U
n milione di euro per recuperare un’altra parte
dell’antica colonia penale. Un altro pezzo di “storia”
che rischiava di cadere a pezzi
e che ora sarà riportata all’antico splendore. Architetti e
muratori interverranno questa
volta sul lato destro della
mega-costruzione, un autentico gioiello urbanistico che si
vorrebbe interamente recuperare nel più breve tempo possibile. I nuovi lavori interesseranno la parte del fabbricato
che un tempo ospitava la caserma dei Carabinieri e la Forestale. Spazi enormi: la parte
a piano terra sarà trasformata
in negozi. Sarà ricavato anche
un centro sanitario a beneficio
dell’intero territorio con l’ambulatorio e il Pronto soccorso.
Al primo piano, almeno nei
programmi iniziali, si pensava
di ricavare gli uffici del parco
“Sette fratelli-Monte Genis”,
rimasto finora sulla carta. Nell’attesa si pensa di utilizzare
l’intero piano sopraelevato per
ospitare strutture turistiche.
L’appalto dei lavori che inizieranno entro due mesi è stato
fatto dalla Comunità montana
del Sarrabus-Gerrei. Intanto è
stata da tempo recuperata la ex
direzione, la casa del direttore,
l’officina: al piano terra ospiterà una galleria d’arte. Al primo piano una sala convegni,
un cinema, un teatro e gli uffici della cooperativa “Sette fratelli”.
«Il Comune – dice il sindaco
Eugenio Murgioni – sta per
approvare il progetto per il recupero dell’ex ospedale, un
COSTUME / Il capoluogo barbaricino ha ospitato per la terza
volta la kermesse delle tradizioni popolari giunta alla
quarantesima edizione
EUROPEADE
DEL FOLKLORE
A NUORO
nazionale, vero motore dell’Europeade, presieduto dal
belga Bruno Peeters, lavora
tutto l’anno per la buona riuscita della rassegna. Così è stato anche nel caso di Nuoro,
dove l’amministrazione comunale si è preparata rifacendo il
look a buona parte della città,
sistemando l’anfiteatro comunale e lo stadio Quadrivio,
scelti per gli spettacoli della
rassegna. All’organizzazione
ha poi concorso anche il ministero della difesa, che ha messo a disposizione del Comune
le brande, i materassi e i bagni
mobili dell’Esercito, con cui
sono state attrezzate le scuole
cittadine che hanno ospitato i
gruppi per cinque giorni. A
parte qualche problema organizzativo, per esempio nel servizio mensa, dovuto anche al
ritardo con cui si è avuta la
certezza dei finanziamenti regionali (in un primo momento,
un emendamento alla Finanziaria per lo stanziamento dei
fondi destinati alla rassegna
venne bocciato durante il voto
del documento di programmazione della Regione), l’Euro-
peade ha cambiato il volto della città. Nuoro, centro dove il
folclore attecchisce senza
grandi difficoltà (sono oltre
una ventina le associazioni e i
gruppi folk), ha accolto con un
grande senso di ospitalità partecipanti e organizzatori. Per
cinque giorni la città è apparsa
rivitalizzata, in festa, gioiosa
di condividere con lituani, belgi, francesi, austriaci e spagnoli un momento di fratellanza,
condito da danze e suoni popolari. Dopo la serata di apertura
nell’anfiteatro comunale (mercoledì 16), durante la quale i
gruppi nuoresi hanno dato il
loro benvenuto a quelli stranieri, fino alla domenica successiva si è andati avanti tra
sfilate di costumi, balli in piazza e spettacoli colorati. A parte gli appuntamenti ufficiali,
per esempio le serate allo stadio Quadrivio, dove si sono
esibiti tutti i gruppi con la musica e le danze tipiche dei quattordici stati stranieri rappresentati, la città ha vissuto momenti particolarmente coinvolgenti. Alcuni quartieri hanno organizzato cene in piazza
di Giuseppe Deiana
per gli ospiti, mentre altri
gruppi si ritrovavano negli angoli più suggestivi della città a
suonare e cantare.
Non era difficile, nei giorni
dell’Europeade, incontrare
suonatori di launeddas che si
esibivano spontaneamente insieme ai bretoni o agli irlandesi, muniti di cornamusa e pronti a inseguire gli stessi suoni.
Sabato 19, dopo la sfilata di
tutti i gruppi per le vie della
città, Nuoro ha vissuto un altro
momento intenso in piazza Italia, la sera, quando sul palco si
sono alternati bretoni, polacchi, ungheresi, spagnoli e sardi. Migliaia di persone hanno
assistito allo spettacolo: la città si è riversata in strada a godersi un momento di festa quasi indimenticabile. Gli esercizi
pubblici, nei giorni della rassegna, grazie anche a un’ordinanza del sindaco che allungava l’orario di apertura, hanno
lavorato ininterrottamente 24
ore su 24. Tanta gente che affollava il Corso Garibaldi fino
a tarda notte non si vedeva da
tempo. Così come migliaia di
persone non si vedevano da
AMBIENTE / Castiadas
UN MILIONE DI EURO
PER RECUPERARE
LA COLONIA PENALE
autentico monumento all’interno della colonia. Le risorse
necessarie, oltre quattro milioni di euro, le abbiamo chiste
attraverso i Por; puntiamo a
creare anche una scuola professionale per chef, dirigente
d’albergo e per altre figure di
prestigio nel settore turistico.
L’obiettivo, ovviamente, è
quello di creare figureprofessionali in previsione dello sviluppo alberghiero garantito sul
territorio dal Puc recentemente approvato».
Intanto sono ancora possibili le visite al carcere. E soprattutto prendere visione delle
terribili celle che sino al 1955
ospitavano i detenuti più pericolosi ma anche di un eccezionale documento fatto di fotografie d’epoca e di sentenze
che indicano quanto fosse dura
la vita in questa struttura che in
molti definirono una vera
Cajenna. Una storia che ha radici lontane che risalgono adirittura al 1875 quando trenta
detenuti ed alcuni agenti di custodia arrivarono da queste
parti nella baia di Cala Sinzias
provenienti dalla casa penale
di San Bartolomeo. Qui non ci
abitava praticamente nessuno,
dopo che alla fine del 1500 il
centro di Villanova Castiadas
restò disabitato, annientato
dalla peste e dalla malaria.
Qui, i galeotti bonificarono il
territorio e fondarono la più
grande colonia agricola della
Sardegna. Il gruppo era guidato da Eugenio Cicognani su
mandato del Ministero dell’Interno. L’ispettore aveva il
compito di porre la prima pietra della nuova colonia penale
agricola. La scelta del sito cadde in un’area fra i terreni di
“Gutturu Frascu” e “Bacu sa
figu”. E qui i forzati e le guardie fissarono la loro prima dimora costruendo una capanna
di legno. E qui nacque poi la
più grande delle colonie penali agricole d’Italia. Sorse una
struttura superba che sino al
1955, anno della chiusura,
ospitò migliaia di condannati:
una piccola Cajenna, celle inespugnabili, ma anche strutture
di straordinario valore architettonico che in parte si sono
conservate sino ad oggi. Attorno migliaia di ettari di terrenoche furono coltivati dagli stessi forzati e resi produttivi. Anche là dove in precedenza
c’erano solo paludi. Ma anche
un luogo di dolore, di isolamento e di disperazione. Ai
trenta originari forzati sbarcati nella baia di Cala Sinzias,
nel tempo se ne aggiunsero
centinaia: secondo il “Corriere
di Sardegna” nel 1878, a Castiadas c’erano già trecento
detenuti con le prime strutture
murarie capaci di accoglierne
addirittura 500. Per la costruzione della mega-struttura di
base furono utilizzati graniti e
calcare di Castiadas. Oltre le
prigioni, a fine 1875, funzionavano già la falegnameria, le
officine dei fabbri e dei carpentieri e persino un’infermeria.
Sorsero anche le strade ed
una decina di distaccamenti.
Con gruppi di lavoro che sddirittura dimoravano in case di
legno montate su ruote: in ogni
casa, dieci forzati. Tutti in
giubba rossa. Una vita durissi-
anni dentro allo stadio Quadrivio, in occasione della cerimonia di chiusura della manifestazione, quando il sindaco
Mario Demuru Zidda ha passato il testimone al suo collega di
Riga, città lettone che ospiterà
l’edizione 2004 della manifestazione.
La ricaduta, in termini turistici, dell’Europeade, Nuoro
forse la vedrà nei prossimi
anni. Resta però una voglia di
rinascita che il capoluogo barbaricino ha sprigionato, dimostrando che per quanto riguarda il folclore non ha rivali nell’isola. Tanto più che Nuoro
vuole anche giocare un ruolo
di primo piano all’interno dell’associazione delle città dell’Europeade: proprio durante
l’edizione nuorese, infatti, gli
amministratori cittadini, con
in testa l’assessore del turismo
Roberto Deriu, hanno proposto di approvare un progetto di
allargamento dei confini della
rassegna internazionale, con
uno spostamento del suo baricentro verso il sud del vecchio
continente. In altre parole,
Nuoro propone un coinvolgimento dei paesi mediterranei,
compresi anche quelli del
Nord Africa, e per questo scopo si sta studiando la formula
per svolgere annualmente in
città una kermesse di dimensioni più ridotte, rispetto all’Europeade, ma che veda la
partecipazione di tutti i paesi
del Mediterraneo.
Una sorta di mini Europeade, dunque, dove musica e
suoni del vecchio continente si
fondano con quelle culture che
da sempre hanno trovato nel
“Mare Nostrum” un’occasione
di incontro e scambio. Nel segno della pace e della fratellanza.
ma, dicono le cronache di un
tempo, ma anche produttiva.
Sorsero i poderi. Quello di
“Masone Pardu” ospitò cento
prigionieri: operavano su 250
ettari di superficie producendo
legumi e cereali, frumento,
avena, fave ed erba medica nel
podere “Manno”.
A “San Pietro”, 40 forzati,
coltivavano invece gelsi, ulivi,
aranci, mandorli e limoni. A
“Miniminni”, erano addirittura
attive quattro stazioni carbonaie. Lungo la marina, i vigneti che producevano vermuth e
cognac. I poderi “Genna Spina”, “Bovila” e “Ortodeso”
erano stati invece destinati all’allevamento dei bovini, ovini e suini. Le notizie comparvero sulla Gazzetta agricola.
Una lunga opera, insomma, di
bonifica e di trasformazione
fondiaria. Con la malaria che
in questo frangente fece anche
delle vittime, assieme alla tubercolosi. A guadagnare di più
erano gli innestatori (0,55 lire
giornaliere nel 1900). Le paghe
più basse erano percepite dagli
spargitori di concimi che al
giorno guadagnavano 0,32 lire.
Durissime le punizioni per
gli indisciplinati. Fra queste, la
cella oscura con pane e acqua.
E, poi, la cella di isolamento
per sei mesi: non mancò chi
per disperazione si suicidò.
Non mancarono neppure forti
polemiche sui giornali di allora: il 4 dicembre del 1909, Felice Senes ne scrisse in occasione, su “L’Unione Sarda”, in
occasione della campagna antimalarica.
Raffaele Serreli
IL MESSAGGERO SARDO
20
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
È
stato Mario Doneddu,
classe 1933, a vincere il
Candeliere d’oro numero
quaranta, il riconoscimento che
dal 1963 va a onorare il sassarese che da più tempo risiede all’Estero. Da quarantasei anni
Doneddu, emigrato per lavorare nelle miniere del nord Europa, ha lasciato la sua Sassari e
ora vive ad Herleen, in Olanda,
dove d’ora in poi risiederà anche il candeliere “della nostalgia”. Nonostante la lunga lontananza, Mario Doneddu non ha
dimenticato la sua città d’origine e nel corso della premiazione ha ringraziato tutti, sebbene
emozionato, in perfetto sassarese. «Il candeliere d’oro – ha
detto Doneddu – per chi, come
me, vive in un paese straniero,
ma si sente a casa ogni volta
che torna, è un premio importantissimo».
Il Candeliere d’argento, riservato al sassarese che da più
anni vive sul Continente italiano, è andato invece a una donna, Iole Garau, emigrata a
Roma dal 1947. Durante la sua
permanenza nella capitale si è
sempre occupata del marito e
dei figli. Ha ritirato il premio
sotto lo sguardo emozionato
dei numerosi nipoti. «Non pensavo di vincere – ha detto l’ottantaquattrenne signora – e
questo Candeliere mi emoziona
e mi onora. Anche perché essere premiati in occasione della
festa più importante di Sassari è
davvero un motivo di grande
soddisfazione».
Il premio speciale “Città di
Sassari”, tredicesima edizione,
se lo è aggiudicato il poeta e
commediografo dialettale Nino
Costa. Ottantanove anni, Costa
è stato premiato per la sua “partecipazione attiva alla riscoperta, tutela e valorizzazione dell’antica parlata sassarese”.
«Oggi sono il più ricco di Sassari» ha detto emozionantissimo
nel corso della premiazione.
La commissione esaminatrice ha poi assegnato tre targhe
speciali: all’Intergremio, per il
grande impegno volto a mantenere viva la tradizione sassarese; alla Florgarden, la squadra
di pallamano femminile vincitrice del campionato nazionale;
a Enrico Porqueddu, direttore
del periodico “Il sassarese”.
La cerimonia di assegnazione dei Candelieri, svoltasi anche quest’anno nel cortile, affollatissimo, della caserma La
Marmora in piazza Castello, ha
preceduto il gran giorno, quello che tutti i veri sassaresi
aspettano con trepidazione: il
14 agosto, la Festha Manna.
Come sempre sono stati molti
quelli che per l’occasione hanno abbandonato le spiagge. Ormai non solo sassaresi ma anche numerosissimi turisti allertati dal tam-tam che, negli alberghi, nei camping e in tutte le
località di mare, segnalava
l’evento. Già dal primo pomeriggio il centro cittadino si è
animato lungo tutto il percorso
della Faradda. Molti i bar e altri esercizi commerciali che
hanno tenuto sollevate le serrande. E in mezzo alla parlata
sassarese si mescolava quella
inglese, quella francese e molte altre lingue nord europee, dal
tedesco allo svedese. Sorprendentemente alcuni turisti si
sono rivelati informatissimi
sulle origini della celebrazione.
Come una signora spagnola che
in un perfetto italiano senza accento ha spiegato del voto alla
Vergine in occasione della peste che colpì la città nel Cinque-
TRADIZIONI
Il Candeliere d'oro
a un sassarese
emigrato nel 1963
nelle miniere
del Nord-Europa
quello d'argento
a una signora
che vive a Roma
dal 1947
CLIMA TORRIDO
PER LA “DISCESA”
DEI CANDELIERI
di Eugenia Tognotti
cento, delle origini dei gremi e
così via. Altri non sapevano
ancora bene cosa sarebbe accaduto di lì a poco ma avvertivano l’atmosfera sempre più elet-
trica che il caldo africano, ormai padrone della città da mesi,
sembrava rendere ancora più
palpabile. Molti poi coloro che
si chiedevano come avrebbero
fatto i portatori a fare volteggiare i mastodontici e pesantissimi (oltre tre quintali) 9 ceri,
uno per ogni gremio (eccetto
che per i Fabbri che quest’anno
per la prima volta partecipavano alla Faradda ma solo con lo
stendardo), con una calura che
ha fatto schizzare il termometro vicino ai quaranta gradi.
Quando verso le 18 e 20 da
piazza Castello il primo candeliere ha mosso la sua danza è
stato subito chiaro che l’entusiasmo degli spettatori unito
alla dedizione e all’orgoglio
dei gremianti avrebbe superato
qualunque avversità climatica.
Così ancora una volta il plurisecolare rito si è ripetuto tra l’incontenibile tripudio della folla
che, si dice, abbia sfiorato le
centomila presenze.
Intanto a Palazzo di Città si
attendeva l’arrivo del Cande-
PROCESSIONE DEI CERI
TRADIZIONE RISPETTATA
A NULVI E IGLESIAS
A
nche Nulvi e Iglesias
hanno la loro festa dei
candelieri. Nel piccolo
centro dell’Anglona la giornata dedicata alla processione
dei ceri è, come a Sassari,
quella del 14 agosto. Sa essida,
la spettacolare sfilata dei Candelieri, ha tradizionalmente
inizio intorno alle 17.30 e si
chiude con il rito dell’intronizzazione della Madonna alle 20
in parrocchia. Anche quest’anno centinaia di persone hanno
affollato le strade del paese accompagnando la sfilata lungo
tutto il percorso con applausi e
grida di ammirazione.
Protagonisti i tre candelieri
giallo, verde e azzurro che rappresentano rispettivamente le
messi per il gremio degli Agricoltori (“Sos Messaios”), il
cielo per il gremio degli Artigiani (“Sos Mastros”) e il verde dei campi per quello dei
Pastori (“Sos pastores”). Meno
numerosi dei candelieri sassaresi quelli di Nulvi sono però
più imponenti: ogni candeliere
pesa circa 9 quintali e viene
trasportato da almeno 16 persone alle stanche e 4 alle corde. Durante le soste gli spettatori possono toccare il candeliere e brindare con i portatori.
Poi la notte, tutti sono invitati
alla cena offerta dai comitati
che ogni anno organizzano le
celebrazioni. E se per il visitatore si tratta di una festa, per la
popolazione è un vero e proprio voto, risalente al XIII secolo ma ancora sentitissimo,
alla Vergine Assunta..
A Iglesias le celebrazioni
per la solennità della Vergine
Assunta, hanno invece luogo il
giorno di Ferragosto.
È un appuntamento che affonda le sue radici nella storia
della città. Più precisamente,
ha spiegato Stefano Priola,
presidente dell’associazione
dei candelieri della Beata Vergine Assunta, «risale al periodo greco bizantino, come testimoniato dalla presenza in processione del simulacro della
Vergine dormiente, con l’offerta dei petali di rosa e del
basilico». Anche quest’anno
sono stati migliaia i residenti e
i turisti che hanno preso parte
alle cerimonie. Si è iniziato
alle 19 con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Tarcisio Pillolla nella chiesa della Purissima, cui ha fatto
seguito la processione con il
simulacro della Vergine e i
candelieri. È solo dal 1992,
quando venne ritrovato il candeliere antico, che la festa,
dopo alcuni decenni di poca
affezione da parte dei fedeli,
ha riconquistato la popolazione locale che ogni anno accorre, numerosissima e mescolata
ai molti turisti, per seguire la
processione.
liere dei Massai per il tradizionale brindisi “a zent’anni” col
sindaco. Oltre al primo cittadino c’erano l’europarlamentare
Mario Segni, i deputati Arturo
Parisi e Carmelo Porcu, il presidente della giunta Mauro Pili,
gli assessori al Turismo Roberto Frongia e ai Trasporti Tore
Amadu. Moltissimi gli amministratori locali e regionali, le
autorità militari, civili e religiose che nemmeno questa volta
hanno voluto rinunciare alla
Festa grande di Sassari.
Quest’anno l’uscita da Palazzo del sindaco Nanni Campus è
stata salutata da una selva di fischi. È una tradizione ormai
consolidata e un momento molto atteso anche dai commentatori politici, quello che vede in
questa occasione il “popolo”
esprimere un giudizio (fischi o
applausi) sull’operato della
giunta comunale. Appuntamento alquanto temuto dagli
amministratori perché i sassaresi, si sa, non hanno peli sulla
lingua e possono essere molto
caustici anche con una sola battuta. D’altro canto è un’occasione per capire gli umori della città, o almeno di quella parte di città che si sente partecipe
delle tradizioni e della vita politica. Il sindaco comunque,
benché contestato, non si è perso d’animo e ha improvvisato
un ballo coi portatori dei Candelieri a cui ha partecipato anche il presidente Pili. I portatori hanno però voluto tributare
un omaggio particolare al deputato Carmelo Porcu che è stato letteralmente sollevato in
aria diverse volte e portato in
trionfo. Poi dal Civico i ceri
hanno proseguito la loro discesa lungo il corso Vittorio Emanuele fino al corso Vico e poi
alla piazza Santa Maria. La folla era assiepata fittissima lungo
tutto il percorso e, nonostante il
caldo e il grande ritardo con il
quale l’ultimo cero ha varcato
la soglia di Santa Maria di Betlem, ha atteso paziente. Era ormai mezzanotte e mezza quando l’ultimo candeliere ha fatto
il suo ingresso nella basilica.
Nel discorso di accoglienza
nella chiesa di Santa Maria, il
guardiano del convento padre
Ettore Floris si è detto soddisfatto per la partecipazione
sempre più numerosa dei giovani e per il recupero del vero
significato della celebrazione
strettamente connessa al voto
popolare alla Vergine. Meno
soddisfatto padre Floris si è
detto invece per certi eccessi
che la discesa dei Candelieri
comporta: i fischi, la goliardia,
e l’uso smodato di alcol, tutti
elementi che, ha sottolineato
«poco si confanno a una celebrazione religiosa quale sostanzialmente i Candelieri sono».
L’auspicio è stato quindi quello di operare un completo recupero delle vere tradizioni dei
Candelieri. Ma tant’è i sassaresi, pur nella loro sincera devozione religiosa, non disdegnano gli aspetti più pagani della
festa e da sempre i Candelieri
hanno mescolato alle preghiere
alla Vergine non pochi tributi
al dio Bacco.
Ed è forse proprio questo inestricabile intreccio fra sacro e
profano, fra passione politica e
devozione religiosa, tra fede e
trasgressione a fare della Faradda un evento assolutamente
unico nel nutrito panorama di
celebrazioni isolane, una festa
che i veri sassaresi iniziano ad
attendere e a preparare fin dal
15 agosto.
IL MESSAGGERO SARDO
21
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
U
n offerta forse anche
spropositata per la reale capacità di assorbimento del pubblico isolano anche incrementato dalle presenze turistiche; un calendario fitto come un elenco telefonico
di appuntamenti, eventi, rassegne.
Incredibilmente spalmate un
po’ in tutto il territorio regionale.
Questa è stata l’estate degli
spettacoli nell’isola con una
politica che, pur tra tagli vigorosi dei contributi regionali a
gran parte delle associazioni
organizzatrici, non ha lesinato
anche eventi di grande richiamo, con personaggi stellari del
panorama musicale internazionale.
Un evidente cambio di rotta
rispetto a qualche stagione fa
quando l’isola era solo marginalmente sfiorata dall’industria dello spettacolo.
Con un effetto quasi di disorientamento per il pubblico letteralmente travolto da una
messe di proposte delle più
svariate, lanciate con una martellante campagna pubblicitaria su giornali e su emittenti televisive.
Alcune rassegne hanno poi
assunto in questi ultimi anni il
sapore dell’evento cui non è
possibile mancare per non
sfuggire ad un trend, quasi ad
un atteggiamento anche modaiolo, pur nel rigoroso rispetto
delle scelte artistiche che non
scivolano mai nel commerciale.
È il caso del festival jazz di
Berchidda; la creatura di Paolo Fresu anche quest’anno ha
messo a dura prova le già precarie offerte di ospitalità del
paese del monte Acuto: invaso
da migliaia di persone e giovani che hanno preso d’assalto
campeggi e i pochi alberghi,
che hanno quai paralizzato il
centro.
Concerti da tutto esaurito
con spettatori inviperiti per
non aver trovato disponibilità
di biglietti una volta raggiunta
la piazza del Popolo sede degli
eventi e dove pure era stata aumentata la capienza con l’allestimento di apposite tribune.
Uno sciamare continuo di
gente nei giorni immediatamente precedenti il ferragosto
e nella festa dell’Assunta quando la rassegna si è conclusa.
Perché Berchidda non è solo
musica ed anche di grande
qualità: è anche rispettabile indotto economico; riscoperta di
chiese e luoghi di montagna
dove non si conoscono ostacoli per organizzare concerti da
seguire dopo essersi sottoposti
ad autentici trekking; è valorizzazione dei prodotti locali
con mirate operazioni che
esaltano il vermentino per
esempio; è arte con imponenti
ed inedite, per l’isola, mostre
di grafica, pittura e nuovi linguaggi espressivi da parte di
artisti non solo sardi.
È perfino produzione di dischi con tracce dei concerti
delle precedenti edizioni del
festival “Time in jazz”: quest’estate ben due i dischi pubblicati
Insomma la rassegna berchiddese mobilita un esercito
di volontari, da lustro e fama
internazionale al paese, mette
in movimento folle ormai incontenibili di appassionati e
non solo.
Ecco perchè a Berchidda si
meditano da alcuni anni alcune
contromisure indispensabili
per evitare che questa sorpren-
CULTURA
Un'estate ricca di
avvenimenti e
spettacoli che
hanno interessato
piccoli paesi e
grandi città con
personaggi stellari
del panorama
musicale
internazionale
BERCHIDDA NEL FIRMAMENTO
EUROPEO DEL JAZZ
GRAZIE A PAOLO FRESU
di Giacomo Serreli
dente operazione cullturale,
che ha dimostrato di poter superare l’estemporaneità dell’effimero, sfugga irrimediabilmente al controllo.
Quello di Berchidda è forse
un caso limite dell’estate all’insegna del jazz ma va detto
che anche altri centri, che ormai da oltre tre lustri ospitano
rassegne dedicate a questa
musica, continuano a conoscere un apperzzabile numero
di spettatori pur con una rigorosa scelta delle proposte.
A Cala Gonone come a
Sant’Anna Arresi, regge pero’
un corretto rapporto con i luoghi, non ci sono gli eccessi di
antopizzazione.
La località turistica di Dorgali ha pure fatto il pieno
ospitando uno degli eventi
dell’estate, il concerto di
Wynton Marsalis.
A Sant’Anna Arresi, sette
giorni di musica agli inizi di
settembre, hanno attirato l’attenzione di una media di 800
spettatori a sera per seguire
progetti originali dedicati a
Marcello Melis e le esibizioni
di altre stelle della scena internazionale del jazz come
Cecil Taylor e Dave Holland.
E questo nonostante la sempre maggiore freddezza dell’ente regionale che opera ta-
gli indiscriminati, penalizza
la capacità di ricerca e proposizione di molte delle associazioni più accreditate, ne lascia
all’asciutto molte altre.
Ed anche alcuni eventi, annunciati come irripetibili e di
scontato successso, hanno finito per segnare il passo, dimostrarsi dei flop.
Non sorprende in una offerta cosi densa che, necessariamente, portava il pubblico a
fare scelte obbligate anche dai
prezzi dei biglietti.
Cosi è stato per il roboante
cartellone di spettacoli ospitati a Cagliari al Molo Ichnusa,
trasformato in cittadella della
musica e alternativo caffè letterario, ed all’anfiteatro romano.
Una sequenza interminabile
di nomi altisonanti capace di
accontentare i gusti piu’ disparati.
Dal soul di Solomon Burke
al rhytm and blues degli Earth Wind and Fire, dai rinati
Kool and the Gang a Shaggy,
passando per Manhattan
Transfer, Madredeus, Sergio
Cammariere, Carmen Consoli, Gigi d’Alessio, Paolo
Conte, Fiorella Mannoia
sino alle risate dello Zelig
Show ed al jazz raffinato di
Pat Metheny e del capriccio-
so Keith Jarrett.
Per non soffermarci su altre
offerte pure apprezzate dal
pubblico, dal musical (“Grease”), agli appuntamenti per i
teen agers (“Tim tour”) e
show mozzafiato di monaci
tibetani (“Shaolin”).
Gli scenari di quest’estate
hanno proposto anche interessanti interventi di valorizzazione di luoghi e siti monumentali.
A Torralba la terza edizione
del festival della Valle dei
Nuraghi ha portato cinquemila persone ai piedi dell’imponente nuraghe di santu Antine
per assistere anche alle esibizioni, uniche in Italia, di artisti iberici come il gaitero asturiano Hevia o la cantante portoghese Ducec Pontes.
Su questo filone anche la
rassegna “Mille e un nuraghe”
tenuta a battesimo a Perfugas.
Santa Teresa di Gallura ha
flirtato con Bonifacio per una
nuova edizione di “Musica
sulle bocche” altro eevnto internazionale di jazz.
Ma capillarmente gli eventi
musicali e non solo di jazz ma
anche di world musica e di
pop rock, hanno toccato molte altre località.
Ad Alghero il Festivalguer
ha propostoo un nutrito cast
internazionale tra cui James
Brown; Olbia si è affacciata
sulla scena con una rassgena
che ha proposto perfino Lou
Reed e Patti Smith anche se la
risposta del pubblico non è
stata sempe all’altezza delle
aspettative.
In Ogliastra l’associazione
Roccee Rosse di Osini ha
puntato ancora su eventi sparsi nel territorio all’insegna
del blues e della world music;
di rilievo il doppio concerto
contro le scorie nucleari a
Seui e Arbatax con ospite nel
primo centro ancha Al di Meola.
Ma abbinando i concerti a
escursioni sul trenino verde.
Molto jazz e musica etnica
anche nel programma di Dromos che ha cararettizzato il
settembre oristanese e dove
ha sbancato l’esibizione di
Fiorello.
Un discorso a parte meriterebbe Nuoro che quest’anno
ha dirottato tutti i suoi sforzi
per ospitare l’Europeade un
evento che tornava per la seconda volta nel capoluogo
barbaricino richiamando migliaia di componenti di gruppi folk di tutta Europa.
Un evento che ha avuto un
grandissimo successo nonostante tutte le polemiche iniziali legate all’assenza di adeguati finanziamenti.
Evento che ha riproposto
Nuoro ancora al centro di un
confronto tra le culture europee e del Mediterraneo ribadito nel corso della tre giorni
del festival Mediterranuoro,
giunto alla terza edizione, e
chiuso da un sapiente meticciatore di suoni come Goran
Bregovic.
Ma varrebbe anche la pena
di citare i momenti di spettacolo e cultura che testardamente si realizzano anche nelle parti più periferiche dell’isola.
Portati avanti da quelle associazioni culturali a torto
considerate minori e meno tutelate dall’azione di sostegno
degli enti regionali.
Ittiri da tredici anni ospita la
più importante rassegna di
world music isolana, “Ittiritmi”; anche quest’anno, pur in
carenza di contributi, illuminata almeno dalla presenza
del grande artista bulgaro
Nikola Parov; Ruinas da otto
propone un meeting concorso
per gruppi rock emergenti,
quello dell’associazione Artes et Sonos, diventato ormai
un riferimento per le giovani
leve; Ozieri ed altri centri del
Monte Acuto si sono animati a
luglio di concerti di musica
colta e non solo, spesso a ridosso di importanti siti archeologici; Narcao ha festeggiato a
luglio la tredicesima edizione
del suo festival dedicato al
blues che richiama appassionati da tutta l’isola: ed anche
quest’anno, l’unica vetrina del
genere in Sardegna, ha centrato l’obiettivo con un programma di altissimo livello illuminato da nomi quali Willie De
Ville, Charles Musselwhite,
Nine Below Zero.
Ancora Palau con la sua
“Isole che parlano” ha rappresentato un raro ed intelligente
contenitore di proposte musicali di ricerca e frontiera, lontano dalla solite convenzioni.
Solo per indicare un inventario neanche del tutto esaustivo,
di una stagione di spettacoli
esplosiva in tutta l’isola.
IL MESSAGGERO SARDO
23
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
N
on è mai facile racchiudere in poche righe
un’esperienza umana
così ricca e articolata come sono
quindici anni di episcopato in
una diocesi grande e complessa
come quella di Cagliari. Forse,
le parole che meglio di tutte
esperimono e sintetizzano il
“passaggio” di monsignor Ottorino Pietro Alberti alla guida
della chiesa primaziale di Sardegna sono quelle che Giovanni
Paolo II gli ha rivolto in occasione del suo 25mo anniversario di
ordinazione episcopale.
“Le speranze in te risposte
non andarono deluse. Hai sempre dimostrato – scrive il Papa
all’arcivescovo nella ricorrenza
- spiccato senso pastorale, grande avvedutezza nel trattare e valutare importanti problemi, saldezza di dottrina e devozione
sincera e fedele verso il Vicario
di Cristo” .
Non è stato facile, per Alberti, “navigare” nelle acque di una
chiesa quale quella di Cagliari (e
sarda, nella sua veste di Presidente della Conferenza Episcopale della Sardegna) agitata da
problematiche e tensioni di impervia risoluzione: dalle nuove
povertà e la mancanza di lavoro
per migliaia di giovani ad una
comunità cristiana, per entrare
nel merito di vicende ecclesiali,
chiamata a confrontarsi con una
società in rapida e convulsa trasformazione e ad annunciare il
Vangelo ad un mondo che chiede nuove attenzioni, linguaggi,
risposte.
Il Papa si è già pronunziato
con un giudizio che abbraccia
tutta la vita di Alberti al servizio
della chiesa universale.
Anche nella chiesa, come in
altri settori della vita, vi sono
uomini che per qualità personali, carattere e cultura, sembrano
destinati ad importanti ruoli. E’
stato così per Ottorino Pietro
Alberti, laurea in scienze agrarie
all’Università di Pisa, ordinato
sacerdote nel 1956 dall’allora
vescovo di Nuoro, monsignor
Giuseppe Melas, avviato ad un
primo praticantato pastorale tra
i giovani dell’Azione cattolica e
gli scout. Prosegue gli studi teologici alla Pontificia Facoltà
Teologica Lateranense, di cui
diventa segretario e docente.
Quando, nel 1971, il Seminario
regionale e la Facoltà Teologica
della Sardegna vengono trasferiti, dopo 44 anni, da Cuglieri a
Cagliari, la Conferenza Episcopale Sarda chiama proprio “don
Ottorino” alla guida del seminario. Due anni vissuti velocemente, saltando da un aereo a un altro, alternando settimane tra Cagliari, per guidare la formazione
dei futuri sacerdoti, e Roma
dove conserva, proprio alla Lateranense, la cattedra di Filosofia della Natura.
Quando il 9 agosto del 1973,
monsignor Giovanni Melis, si
toglie lo zucchetto e lo poggia
sul capo di Ottorino Pietro Alberti, indicando con questo gesto che il Papa aveva chiamato
all’episcopato il rettore del seminario regionale, nessuna meraviglia tra i nuoresi: era il compimento di una carriera che naturalmente doveva arrivare alla
pienezza del sacerdozio.
Quindici anni a Spoleto e
Norcia, quindici anni e qualche
mese a Cagliari: ecco il viaggio
pastorale di Alberti in due importanti e antiche archidiocesi
italiane: in terra umbra, dove
ogni contrada sprigiona religiosità e culto per i colossi della devozione cristiana (Francesco e
Chiara d’Assisi, Benedetto da
CHIESA / Una guida morale per la città
MONS. OTTORINO ALBERTI
DOPO 15 ANNI LASCIA
LA DIOCESI DI CAGLIARI
di Paolo Matta
Norcia, Rita da Cascia), e nel capoluogo dell’isola - dove il vescovo entra solennemente il 24
gennaio 1988 - segnato dalla venerazione per Nostra Signora di
Bonaria ed Efisio “martiri gloriosu” . La bimillenaria storia
della Chiesa consiglia ai vescovi appena giunti nelle nuove
diocesi di coniugare, per almeno
sei mesi, soltanto due verbi : osservare e ascoltare.
Monsignor Alberti infrange la
regola e sconvolge letteralmente la “siesta” cultural-religiosa
dei cattolici cagliaritani con le
parole del Concilio Vaticano II:
“Il cristiano che trascura i suoi
impegni temporali, trascura i
suoi doveri verso il prossimo,
anzi verso Dio stesso, e mette in
pericolo la propria salvezza
eterna”. Seguono, “a cascata”,
una serie di gesti concreti. Uno
dei primi convegni cagliaritani
cui il vescovo partecipa è dedicato alle problematiche degli
zingari. In favore di Sinti e Rom
distribuisce viveri, paga la costruzione di un piccolo servizio
igienico nel campo nomadi di
viale La Plaja; bussa a mille porte pur di accelerare la realizzazione del campo sosta. Pasqua e
Natale li trascorre nell’arcipelago della sofferenza: messe in
carcere, nelle fabbriche occupate, nei posti di lavoro a rischio,
negli ospedali. Dice una suora:
“Non gli manca il coraggio di
stringere le mani e abbracciare
anche gli ammalati di Aids”.
Il linguaggio socio-religioso definisce questa attenzione agli
ultimi “scelta preferenziale
verso i poveri”, che Alberti
chiama
evangelicamente
“pietre scartate”: immigrati,
tossicodipendenti, emarginati, disoccupati, vittime degli
usurai, anziani e poveri .
Per tutti cerca una soluzione.
Per i poveri riesce a far funzionare in una sede spaziosa e accogliente la mensa serale delle
Suore di Madre Teresa e apre –
inizialmente in un salone del seminario minore, quindi nei locali dell’ex mercato civico di via
Pola - il “pronto soccorso” della
solidarietà, gestito dall’Opera
Diocesana Assistenza. Per i tossicodipendenti attiva la comunità “L’Aquilone”, affidata a un
sacerdote. Contro i “cravattari”
dà vita a un Comitato antiusura.
Mette un prete, don Marco Lai,
a disposizione dei circa 200 profughi della ex Jugoslavia, accolti, grazie all’opera di clero e laici, presso famiglie di Sarroch,
Villasalto, Decimoputzu, Pula, e
favorito l’adozione a distanza di
centinaia di bambini.
Per questa attenzione al sociale, ai problemi della città, alle
emergenze e alle fatiche dei più
poveri, l’arcivescovo ha alzato
la voce durante le omelie per la
festa di San Saturnino, patrono
di Cagliari.
“Partendo dai mali della città
ho sempre cercato di individuarne le cause e di invitare tutti –
dice Alberti – ad operare alla
luce di quei valori umani e cristiani senza la cui osservanza è
impossibile assicurare l’ordine,
un sereno rapporto tra le persone e un sicuro progresso sociale.
Ciò che ho sempre messo in
questi miei interventi è la passione pastorale, l’amore alla mia
gente, il desiderio di fare dell’intera comunità una famiglia.
E’ vero che in non poche occasioni ho denunciato il disimpegno da parte di tanti nell’affrontare i problemi e di collaborare
alla loro soluzione, chiamando
in causa, prima di tutto, i fedeli
GIUSEPPE MANI
NUOVO ARCIVESCOVO
DEL CAPOLUOGO SARDO
T
oscano, 67 anni portati
splendidamente, battuta
facile e comunicatore diretto, monsignor Giuseppe
Mani ha impiegato davvero
poco per conquistare il cuore
dei suoi nuovi fedeli.
“Vengo a Cagliari molto volentieri – ha ripetuto più volte
– portando la mia esperienza
di 43 anni di sacerdote e quasi
sedici di vescovo”.
Ordinario Militare d’Italia
(il suo grado è quello di generale di corpo d’armata), il nuovo arcivescovo di Cagliari ha
fatto il suo ingresso solenne
sabato 6 settembre in una Piazza Palazzo colma di una folla
che Cagliari ha fatto fatica a ricordare.
Tre i pilastri su cui poggerà
la sua azione pastorale: la famiglia (“per salvare una famiglia sono pronto a tutto”), i
giovani (“al vescovo interessa
cosa questi ragazzi vorranno
fare da grandi”) e la parrocchia
con i suoi oratori, “luoghi che
possono garantire lo sviluppo
armonico e integrale della persona”.
Significativo che monsignor
Mani abbia voluto interrompere il suo ritiro presso i padri
mercedari di Bonaria per due
momenti: l’incontro con gli
operatori della comunicazione
ma soprattutto, alla vigilia del
suo ingresso solenne, la recita
del Rosaria con i giovani in
una Basilica di Bonaria strapiena di ragazzi stretti attorno
alla loro nuova guida spiritua-
le.
E all’attenzione all’uomo
della storia, all’uomo concreto
con i suoi drammi e le sue angosce, monsignor Mani ha subito concretezza andando a celebrare la sua prima Messa da
arcivescovo di Cagliari nel
carcere di Buoncammino.
I primi gesti, le prime scelte
di un uomo chiamato a succedere a monsignor Alberti alla
guida della diocesi primaziale
della Sardegna. Un’eredità che
monsignor Mani ha dichiarato
di accogliere con trepidazione
ma anche con coraggio. “Il coraggio – ha detto – di chi sa di
aver un solo compito: quello di
portare il Vangelo a tutti la
Chiesa di Cagliari”.
P.M.
che hanno il sacrosanto dovere
di animare cristianamente le
strutture, come insegna la Lumen Gentium”.
La Giunta comunale di Cagliari il 23 ottobre 1998 e il Consiglio, otto giorni dopo, non
hanno faticato a motivare il conferimento della cittadinanza
onoraria al presule.
“In considerazione delle non
comuni doti umane e religiose e
per il suo illuminato, generoso,
infaticabile impegno pastorale
in diocesi, per cui è circondato –
si legge nella delibera del Consiglio comunale – da profonda
stima non soltanto tra i fedeli,
ma anche in ambienti laici”.
Con questi ultimi è entrato facilmente in sintonia, anche per il
notevole contributo dato dal
presule in campo culturale.
Dopo meno di due anni di permanenza in città, Alberti è già
agli “Amici del libro” per parlare di un “cagliaritano illustre”,
anche se nato a Milano: il suo
predecessore Ernesto Maria
Piovella, “casteddaiu” di adozione per l’attaccamento verso
la città piagata dai bombardamenti del 1943. Se ne avesse
avuto il tempo, sicuramente si
sarebbe messo a organizzare come faceva a Spoleto – seminari e convegni per focalizzare
importanti aspetti della Storia
della Chiesa sarda.
“Negli archivi delle nostre
parrocchie e delle diocesi, in
antichi conventi sono conservati, ancora inesplorati – ripete
spesso Alberti – documenti sconosciuti che potrebbero far riscrivere la storia non solo ecclesiastica, ma anche civile e politica della Sardegna”.
Vescovo della parola e dell’azione: questo è stato Alberti
nei suoi 15 anni cagliaritani. Per
la “parola” basta riascoltare le
sue omelie e rileggere i suoi
scritti sempre centrati sui problemi, portavoce del sentire comune e interprete del magistero
ecclesiale. “Prediche” pensate a
lungo, poi battute di persona in
una macchina da scrivere elettrica, perché anche i vescovi qualche volta faticano a convertirsi
al PC. Per l’azione basta guardare la sua agenda, sempre fitta di
appuntamenti e celebrazioni,
con ritmi forsennati, conservati
anche quando alcuni anni fa il
fisico ha cominciato a ribellarsi.
Parola e azione si ritrovano nei
suoi documenti sui sacramenti
dell’iniziazione cristiana e nella
lettera preparatoria alla visita
pastorale; nella fondazione, nel
1990, della “Scuola di fede e coscienza politica”, nella valorizzazione di importanti figure del
clero cagliaritano, come il Beato Fra Nicola da Gesturi e monsignor Virgilio Angioni. Una
missione in terra cagliaritana
resa ancor più onerosa da un’eredità che Alberti si è trovato a gestire: il Concilio Plenario Sardo.
Un’intensa attività, dunque. Dice
monsignor Tarcisio Pillola, che
di Alberti è stato vescovo ausiliare per dieci anni: “La fede, la preghiera, la vita interiore, la serenità nel compiere la volontà di Dio
, sono alla base della fecondità
del suo ministero”.
Quindici anni vissuti dentro la
storia della città, della diocesi e
degli uomini. “Non mi è mai
mancato – riconosce l’arcivescovo – un gesto di comprensione, di solidarietà, di affetto vero
e sincero; il sorriso dei fanciulli
nel loro aprirsi alla fede; il sorriso dei peccatori liberati dal rimorso; il sorriso degli infermi ai
quali solo la speranza può offrire conforto”.
IL MESSAGGERO SARDO
25
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
U
n turismo diffuso nello
spazio e nel tempo che
abbracci unitariamente il
territorio nei suoi diversi aspetti diventando fonte economica
di ricchezza in ogni parte dell’isola e non solo nelle più frequentate aree costiere. La Sardegna non vuole essere solo la
meta preferita dei vacanzieri di
luglio e agosto. Punta, invece,
alla qualità offrendo a ciascun
potenziale ospite quanto di meglio possa desiderare con proposte che spaziano dall’enogastronomia alle cattedrali, dai nuraghi alle produzioni artistiche tipiche, dalle sagre tradizionali
alle manifestazioni sportive internazionali. Si chiama sistema
turistico locale integrato ed è la
parola magica per tutelare il territorio, valorizzare le peculiarità delle aree, sostenere il ruolo
degli enti locali e delle imprese
e incrementare le presenze degli
ospiti nelle quattro stagioni.
Con queste principali finalità
sono state, infatti, approvate
dalla Giunta ed emanate le direttive e le linee di indirizzo che
consentiranno agli operatori
pubblici e privati di attivare i sistemi turistici locali cioè i distretti previsti dall’apposita legge nazionale.
In pratica – ha spiegato l’assessore regionale del Turismo
Roberto Frongia nella conferenza stampa indetta per illustrare i contenuti delle direttive
- significa programmare lo sviluppo rispettando la “naturale”
vocazione di ogni zona, senza
forzature o imposizioni esterne.
Un “sistema” che implica accordi tra le diverse componenti
della società e progetti condivisi dagli operatori privati e dagli
enti locali. Una sfida che tende
a compattare le forze in campo
e a rimuovere quegli ostacoli
che limitano le opportunità di
sviluppo.
Secondo le direttive i “distretti” saranno otto, non necessariamente coincidenti con i territori
delle province dell’isola, ma per
il responsabile regionale del Turismo sarebbe ancora meglio se
si mantenessero entro il numero
G
iacevano nei cassetti da
troppi anni per continua
re a restare carta straccia.
Così, potere dell’instabilità politica di quest’ultimo periodo in
Consiglio regionale, a Villa Devoto venerdì 8 agosto sono stati
firmati numerosi atti aggiuntivi
di accordi di programma relativi
a sei Piani integrati d’Area. Una
firma da 47 milioni di euro, tale
da far aprire quei cassetti e attuare progetti che riguardano la
Sardegna nella sua lunghezza e
larghezza. Da Cagliari a Sassari,
da Oristano a Nuoro: Mauro
Pili, presidente ancora dimissionario, prima della rielezione del
11 agosto con 22 voti, insieme
all’assessore alla Programmazione Italo Masala, hanno ricevuto sindaci, amministratori comunali e delle comunità montane, autorità religiose, sbloccando interventi che serviranno al
rilancio e al recupero di diversi
territori della Sardegna. Ma la
Giunta ha stanziato altri cento
milioni (per un totale di circa
150 milioni di euro) per dei progetti che, probabilmente, saranno presentati più avanti, nella
nuova moda politica delle conferenze stampa.
Il “regalo” più grande è spettato a Cagliari. Al tavolo ovale di
Villa Devoto il sindaco del capoluogo di regione, Emilio Floris,
ha visto transitare, grazie “all’autografo” del presidente Pili,
dalle casse regionali 16 milioni e
ECONOMIA / Presentato dall’assessore Frongia
PUNTA SULLA QUALITÀ
IL PROGETTO TURISTICO
CHE VALORIZZA L’AMBIENTE
di Maria Grazia Caligaris
di quattro per favorire, grazie al
coordinamento regionale, un’interlocuzione meno dispersiva e
più efficace. I progetti dovranno
essere presentati all’assessorato
al Turismo della Regione e otterranno l’eventuale approvazione nell’arco di 60 giorni. In
ogni distretto confluiranno enti
pubblici, soggetti privati, albergatori e operatori del settore. La
normativa prevede anche la possibilità di accedere a fondi nazionali.
L’iniziativa – ha detto Roberto Frongia alla presenza degli
aderenti ad alcuni consorzi della Sardegna meridionale – consentirà di costruire una vera e
propria “macchina da guerra”
per realizzare progetti mirati
alla destagionalizzazione. L’intento di raggiungere in 10 anni
la soglia dei 20 milioni di presenze alberghiere annue con un
flusso turistico distribuito su
dieci mesi diventerà maggiormente praticabile con il concorso dei diversi soggetti. Le direttive sono inoltre importanti perché favoriranno la qualificazione della programmazione, grazie alla semplificazione dei rapporti tra i “distretti” e l’assessorato. Migliorerà quindi l’offerta
che sarà incentrata sulla diversificazione delle opportunità.
Sarà anche determinante l’integrazione tra i beni ambientali e
culturali, nonché tra le produzioni tipiche di artigianato e
agricoltura. Attori della nascita
dei sistemi saranno gli enti locali, che li promuoveranno attraverso partenariati, e le imprese
del settore turistico singole o associate. Potranno essere coin-
volte le Camere di Commercio e
gli Enti provinciali. Entro 3-4
mesi il sistema diventerà operativo. Soddisfazione per l’emanazione delle direttive è stata
espressa da Giovanni Pusceddu,
Sindaco di Villanovaforru e rappresentante del consorzio “Sa
Corona Arrubia”, e dai Presidenti di “Sardegna Costa Sud”
Renato Serra e de “L’altra Sardegna” Cesare Bettini.
La programmazione regionale
per rendere sempre più competitivo il settore del turismo, guarda inoltre a un aspetto, quello
religioso, finora trascurato. In
quest’ottica è stato sottoscritto il
protocollo d’intesa tra la Regione, l’Istituto di Scienze Religiose e l’Istituto Euromediterraneo
di Cultura di Tempio Pausania
che opera in stretto rapporto con
la Conferenza Episcopale Italiana. L’intesa, che permetterà di
promuovere iniziative di formazione e di ricerca ma anche attività legate all’organizzazione
mondiale del turismo, è stato
sottoscritta a Villa Devoto dal
Presidente Mauro Pili e dal Vescovo di Tempio mons. Paolo
Atzei. L’accordo è stato siglato
anche dagli assessori del Turismo Roberto Frongia, della Pubblica Istruzione Beniamino
Scarpa e dal Direttore dell’Istituto di Scienze Religiose don
Gianfranco Saba.
Attraverso questo accordo –
ha sottolineato il Presidente Pili
– il turismo religioso assume
una specifica qualificazione caratterizzandosi come momento
di aggregazione multiculturale.
La Sardegna si propone come
“isola di pace” in cui trovano
spazio più etnie e più religioni,
ma da cui possono nascere anche occasioni di sviluppo. Si
apre, infatti, la concreta prospettiva di un “progetto pilota” per
favorire il flusso turistico religioso mondiale. L’iniziativa –
ha evidenziato mons. Atzei – da
un lato guarda al percorso turistico delle cattedrali di Sardegna, in fase di completamento,
proponendosi di concorrere a
perfezionare le figure professionali che vi opereranno, ma non
trascura le opportunità offerte
dall’identità del territorio e dai
flussi di visitatori. L’esperienza
religiosa in Sardegna non si caratterizza in senso folcloristico,
ma per la profondità della fede.
È però questo un elemento che
può essere valorizzato costruendo un nuovo turismo.
L’Istituto Euromediterraneo
– ha evidenziato il Direttore
don Gianfranco Saba – condensa nel titolo il progetto culturale che intende realizzare. Si
propone infatti come punto di
riferimento dei popoli del Mediterraneo favorendo l’integrazione interreligiosa. A breve
saranno istituiti corsi di formazione e alcuni master in scienze
turistiche storico religiose, comunicazione e beni culturali.
L’Istituto è una realtà nata dall’esperienza ventennale dell’Istituto di Scienze Religiose
ed intende prestare attenzione
al flussi multiculturali, multietnici e multireligiosi. Il fatto che
abbia sede in un’isola del Mediterraneo favorisce i processi
di dialogo con altri Stati per
promuovere un futuro fondato
su valori comuni spirituali, mo-
POLITICA REGIONALE
FIRMATI DALLA GIUNTA
SEI NUOVI PIA
PER 47 MILIONI DI EURO
di Matteo Vercelli
800 mila euro destinati, come
atto aggiuntivo, al programma
integrato d’area CA 17. In sostanza si tratta di un finanziamento per la riqualificazione del
Centro storico di Castello: 15
milioni serviranno alla costruzione di un parcheggio multipiano interrato a tre livelli (350 posti auto in 5500 metri quadri)
proprio sotto il bastione di Santa
Croce, all’installazione di undici
scale mobili e tapis roulant, che
insieme a tre ascensori, collegheranno le strade che circondano
Castello. Con l’altro milione e
800 mila euro saranno sistemati
gli spazi lungo le mura del Castello, tra i quartieri di Marina,
Stampace e Villanova. Tempi
d’attesa: 30 mesi dall’inizio dei
lavori. «Un rilancio del Centro
storico che si inserisce nel progetto “città capitale” di Cagliari», ha ricordato il primo cittadino.
Spostandosi nella zona del
Sulcis-Iglesiente, l’area di Nebi-
da, colpita dalla recente inondazione delle acque della miniera,
sarà recuperata con 12 milioni e
300 mila euro. Il Pia “Ovest-nord
ovest” permetterà di realizzare la
variante della strada provinciale
numero 83 Nebida-Masua-Buggerru (tre milioni di euro lo
stanziamento), resa inagibile
dalla frana. Saranno inoltre risanate le aeree minerarie di Acquaresi (tre milioni) e Masua
(tre milioni) e sarà ristrutturato
il porto di Buggerru (tre milioni
e 300 mila euro). Soddisfazione
è stata espressa dal responsabile
della Comunità montana Marco
Marras.
È stato lo stesso vescovo della diocesi di Ales e Terralba,
monsignor Antonino Orrù, a
presenziare alla firma del Piano
integrato d’area che riguarda la
ristrutturazione e il restauro del
Seminario tridentino di Ales. I
348 mila euro saranno così il
punto di partenza per il rilancio
dell’edificio costruito tra il
1819 e il 1826 che insieme alla
cattedrale di San Pietro rappresenterà un importante polo culturale e religioso.
Proseguendo nel viaggio di
“riqualificazione” dei territori
della Sardegna, è toccato a Nuoro ricevere 5 milioni e 960 mila
euro. Una parte (due milioni) è
destinata a ristrutturare diverse
strutture sportive (quattro campi
di calcio, uno polifunzionale,
una piscina, un ippodromo e una
palestra). Un’altra (poco meno
di quattro milioni) servirà a sistemare le reti idriche e fognarie
della città e a dotare il Monte
simbolo di Nuoro, l’Ortobene,
di un sistema di tutela e messa in
sicurezza delle sue strutture,
dopo l’assalto dei teppisti e degli incendi.
Due i Pia riguardanti il Sassarese. Il primo, Monte Acuto –
Lago Coghinas, di un milione e
164 mila euro: soldi destinati alla
viabilità di Mores (500 mila euro
per il completamento della strada
rali ed economici. A caratterizzare il progetto didattico e di
ricerca è la promozione dell’umanesimo integrale come attenzione alla persona nella globalità dei bisogni. L’Istituto,
oltre a promuovere l’integrazione culturale, intende riscoprire – ha concluso don Saba –
le potenzialità del territorio, le
risorse umane ed economiche e,
se necessario, contribuire a ricostruire il tessuto sociale, culturale e spirituale.
L’accordo – ha ricordato l’assessore Frongia – s’inserisce nel
quadro di riferimento delineato
con i sistemi turistici locali. La
Regione, inoltre, parteciperà al
IV congresso mondiale della Pastorale del Turismo in programma a Bangkok nell’estate del
2004. In autunno invece un convegno tra le Università di Cagliari e Sassari e l’Istituto Euromediterraneo metterà l’accento
sul ruolo della formazione e della ricerca. L’intesa – ha evidenziato l’assessore Scarpa – integra una serie di iniziative che intendono valorizzare la cultura
religiosa e i percorsi individuati
con il progetto sulle Cattedrali
di Sardegna. Una prospettiva innovativa che pone per la prima
volta in primo piano i valori e la
storia del Cristianesimo.
Tra le iniziative dell’Istituzione religiosa di Tempio Pausania c’è anche la definizione
di un programma con l’Università di Perugia per l’attivazione
di un corso di formazione per
l’integrazione culturale. È stato, infatti, attivato un dialogo
con l’Ufficio Nazionale per le
Comunicazioni Sociali della
CEI (Conferenza Episcopale
Italiana), con il quale sta lavorando alla creazione di un master che sarà inaugurato nel
prossimo mese di novembre.
Collabora inoltre con gli Istituti di Ricerca “Sturzo” e “De
Gasperi”, con l’Osservatorio
Permanente della Santa Sede
dell’Organizzazione Mondiale
del Turismo, con la Scuola Internazionale di Scienze Turistiche di Roma e con il Pontificio
Consiglio per la Cultura.
comunale Mores - Su Sassu, che
collegherà il paese con la strada
statale 131 e con l’autodromo) e
Oschiri (514 mila euro per il sistema di comunicazione viaria
tra il lago Coghinas e il centro di
Oschiri), e alla valorizzazione turistica della zona di Tula (150
mila euro). La seconda firma
“sassarese” è invece a vantaggio
del territorio algherese e del golfo dell’Asinara, con nove milioni e 500 mila euro. Sei i progetti
da attuare: adeguamento del depuratore di Olmedo e collegamento con quello di Alghero
(900 mila euro), costruzione di
un centro polifunzionale a Sorso
(190 mila euro) e uno a Porto
Torres (un milione e 715 mila
euro), realizzazione di un centro
d’aggregazione nel complesso
dell’Opera salesiana a San Giorgio (un milione e 700 mila euro)
e la ristrutturazione del convento
e della basilica di Santa Maria in
Bethlem a Sassari (un milione e
995 mila euro). Altri 3 milioni
verranno impiegati per raddoppiare le corsie lungo quattro chilometri, nel tratto urbano “Buddi
Buddi”, nella strada che collega
Sassari alla bassa Gallura.
Per alcuni territori una manna che permetterà in tempi brevi, questa almeno la promessa
dei rappresentanti della Giunta,
di recuperare servizi e strutture
importanti. Per altri la possibilità di continuare i progetti di
ammodernamento.
PAESI DI SARDEGNA
26
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
M
entre chi arriva da
Bono scopre il castello di Burgos quando è
ormai vicino e sovrastante, chi
percorre la Statale 128 bis provenendo dalla Cantoniera del
Tirso ha modo di vederlo in
lontananza, tutt’uno con la
collina conica che lo sorregge;
e poi farsi più distinto e alto al
di sopra della strada.
Da Bottidda si prede la salitella per Esporlatu poi, voltando a destra, si è subito dentro
Burgos, dove qualche cartello
e i bambini che giocano per
strada indicano la direzione da
prendere: l’importante è comunque salire, bisogna arrivare a 650 metri sul mare. Si arriva a un’area di parcheggio da
dove bisogna continuare a piedi: qua e là si stanno eseguendo lavori di sistemazione, e i
resti del grande edificio recano
i segni di un recente restauro.
Sono ancora imponenti i
tratti residui della triplice cerchia di mura che circondava la
sommità del colle, e la torre
svetta in tutta la sua altezza, 16
metri. Dell’edificio principale
si individua la cisterna per
l’acqua e si riconoscono i resti
degli ambienti che dovevano
essere numerosi perché l’edificio, a differenza di altri in Sardegna, fu abitato a più riprese
dai signori che ne ebbero di
volta in volta il possesso e dai
loro familiari. Pare che esistesse anche una cappella, dalla
quale proverrebbe un calice
oggi conservato nella chiesa
parrocchiale di Bono, che reca
A
l termine della lunga e
incantevole litoranea
proveniente da Porto
Torres, appoggiato su un breve
promontorio sulle Bocche di
Bonifacio, il centro balneare di
Santa Teresa di Gallura ( m 40,
abit. 4200 ) colpisce per il suo
ordinato nucleo centrale, con
la maglia quadrata delle vie
originarie che ricorda la fondazione piemontese, avvenuta
nel 1808. Lo stesso re di Sardegna Vittorio Emanuele I ne
disegnò la pianta durante il suo
esilio cagliaritano, dedicando
il nome del borgo alla moglie
Maria Teresa. In quel sito esistevano prima soltanto un porto e una torre.
Da paese di pescatori, Santa
Teresa si è trasformato negli
ultimi decenni in una ridente
cittadina costiera che il turismo estivo rende il più delle
volte caotica. Il suo successo
mondano nasce dalla straordinaria sequenza di spiagge che
ne anima la costa, a cominciare da quella della Rena Bianca,
uno specchio d’acqua trasparente e di sabbia candida proprio ai piedi del paese, chiusa
ad ovest dalla piccola isola
Monìca (Munìcca ).L’orizzonte a nord è dominato dall’imponente sipario della Corsica,
distante 12 chilometri con le
sue bianche scogliere e le
quinte azzurrine dei monti più
lontani.
Santa Teresa è anche importante per il suo porto, che sorge al fianco dell’abitato, in un
profondo fiordo frequentato
FESTEGGIATI A BURGOS
I 650 ANNI
DALLA FONDAZIONE
di Salvatore Tola
inciso un nome, Donno Gunari di Schano.
La vista è molto ampia da
questo punto, spazia oltre che
sulla vallata del Tirso – che
scorre poco sotto – su ampie
zone del Sassarese e del Nuorese, compresa l’inconfondibile punta montana di Nostra Signora di Gonare.
La costruzione della fortez-
za ebbe inizio nel XII secolo
per disposizione del giudice
Gonario di Torres; ma la figura che resta più strettamente
legata a queste rovine è quella
di Adelasia di Torres che, già
moglie di Ubaldo Visconti e di
Enzo, figlio naturale di Federico II di Svevia, vi si ritirò in
volontaria prigionia e vi chiuse i suoi giorni nel 1257.
La fortezza passò poi agli
Arborea di Oristano, e fu Mariano IV – il padre di Eleonora
– a favorire il sorgere del villaggio che si stende poco sotto,
e trae il nome proprio dal fatto
di essere un “borgo” ai piedi
del castello. Si sa che il 1353 è
la sua data di nascita. Burgos
è uno dei pochi paesi dell’isola che conosce con esattezza la
propria genesi. Quest’anno cadeva il 650° anniversario dell’avvenimento, e la ricorrenza
è stata adeguatamente festeggiata e celebrata nel corso del
mese di agosto, con un arricchimento delle iniziative che
da quattro anni vengono intraprese per il quarto anno, da
quando è avvenuto cioè il gemellaggio con la città della
Spagna che porta lo stesso
nome. Alle consuete manifestazioni di folklore delle due
regioni, alle mostre, alle iniziative conviviali e alle proiezioni si è aggiunta quest’anno
la prima edizione della Rassegna Burgos Jazz. Nel frattempo si sta allestendo un piccolo
museo che dovrà raccogliere
documenti e testimonianze
SANTA TERESA DI GALLURA
DA BORGO DI PESCATORI
A PERLA DEL TURISMO
di Franco Fresi
nell’antichità e nel Medioevo
(quando il paese si chiamava
Longon Sardo). Ora ospita, accanto alla banchina per i pescherecci, anche una serie di
moli per il turismo nautico, e
le bitte d’attracco delle linee
dei traghetti in servizio per
Bonifacio, per altri porti della
Corsica e per La Maddalena.
La costa intorno è molto
suggestiva: con la sequenza
delle piccole spiagge e di grandi rocce di granito arriva, verso ovest, fino a Capo Testa,
verso est fino a La Mormorata
e alle basse rive di Porto Pozzo, denominate dal teresino
Popò Vincentelli “Costa dei
Lestrigoni”: sembra infatti che
l’errabondo Ulisse vi sia approdato.
La torre di Longon Sardo è
una robusta costruzione cilindrica che da un promontorio
roccioso appena fuori dall’abitato, domina verso nordovest, l’ingresso del porto.
Pare sia stata eretta nel XVII
sec., sotto Filippo II e distrutta da Alfonso D’Aragona, nel
1422: vi si accedeva con una
scala a pioli che poteva essere rimossa in breve tempo.
Ora è in muratura. Dalla terrazza si gode una splendida
vista sulla spiaggia sottostante, le pareti rocciose del fiordo e le Bocche di Bonifacio.
A due passi, per chi voglia associare la bella vista al bel
mangiare, quasi a picco sul
mare, il ristorante La Torre.
Piatto principe, inimitabile:
riso ai frutti di mare servito
caldissimo su piatti di ceramica a forma di barca.
Chi va a Santa Teresa non
può andar via senza aver visitato Capo Testa: è un promontorio granitico, di forma cir-
scopri il sito
www.ilmessaggerosardo.com
sulla storia del fortilizio e la
vita che vi si svolgeva.
Il giorno 16 si è tenuta la celebrazione vera e propria, abbinata ad un gemellaggio con
Villanova Monteleone, paese
dal quale proveniva la maggior
parte degli abitanti che diedero vita al nuovo insediamento.
In questo modo le originarie
vicende storiche ed il castello
– per quanto in condizioni non
ottimali – stanno offrendo a
questo piccolo centro del Goceano la possibilità di valorizzare le proprie risorse e di
scoprirne di nuove, di tipo turistico.
Gli abitanti, che erano 1068
al censimento del 2001, vivono soprattutto dall’allevamento: il patrimonio zootecnico
comprende 1300 bovini,
17.000 ovini e 200 cavalli. Altre risorse vengono dalle aree
ricoperte da foreste, tra le quali particolarmente pregiata
quella che si stende presso la
frazione di Foresta Burgos e
annovera lecci, tassi e roveri,
ma anche cipressi e sequoie.
Qui sono in allestimento importanti strutture per il turismo
montano e la pratica dell’equitazione; e il grosso centro di
allevamento dei cavalli per
l’Esercito, che l’animava un
tempo, è stato sostituito dagli
allevamenti equini dell’Istituto di Incremento Ippico della
Regione Sarda, rinomati per le
cure che vengono rivolte alla
valorizzazione e al perfezionamento della pregiata specie
anglo-arabo-sarda.
colare, collegato alla terra ferma da un sottile istmo. A poco
più di cinque chilometri da
Santa Teresa, è conosciuto e
frequentato fin dall’antichità:
nella parte nord-occidentale
mostra ancora resti, e intere
colonne, di granito, abbandonate. Le cave, sfruttate dai
Romani (alcune colonne del
Pantheon pare provengano
proprio di qui), furono utilizzate anche dai Pisani, che costruirono con i graniti di Capo
Testa parte dei colonnati del
Duomo di Pisa.
Ora Capo Testa è uno dei
siti costieri più ricercati dai
turisti: ospita, nei pressi dell’istmo, che ha una grande
spiaggia sul lato occidentale,
(cara per la memoria di Peppino Fiori che la frequentava
con i suoi amici), alberghi e
ristoranti. Verso ovest è sorto
un vasto quartiere di vacanza
detto Santa Riparata da una
chiesetta medioevale che dà il
nome anche alla baia.
All’estremità del Capo, un
breve spiazzo avanti al faro è il
punto più adatto per ammirare
la sottostante Cala Spinosa,
una piccola baia di acqua verde e blu delimitata da alti contrafforti di massi granitici che
il vento e gli altri agenti atmosferici hanno lavorato in modo
da farli rassomigliare a sculture naturali di impareggiabile
bellezza e luninosità che richiamano le opere di Henry
Moore. Non a caso qualcuno
ha chiamato quell’angolo di
sogno “La valle della luna”.
PARLIAMO DELLA SARDEGNA
27
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
È
davvero esistito, e in
quale epoca e zona del
la Sardegna, “l’uso
d’affrettare la fine dei moribondi – per dirla con Alberto
Della Marmora? E quindi anche le donne, “professioniste
della morte” che lo praticavano? Sulla singolare figura
dell’accabbadòra – la donna
che secondo una radicata tradizione orale, tuttora viva in
Sardegna, interveniva per abbreviare l’agonia ed indurre
una bòna morte – non esisteva
finora una trattazione sistematica. Le notizie disponibili
sono, infatti, sparse in vecchie
raccolte di tradizioni popolari,
nella letteratura di viaggio,
negli scritti di folkloristi e cultori di cose sarde, nella memorialistica. Tanto più interessante appare dunque il tentativo di ricostruire l’orizzonte culturale in cui si colloca
questo fenomeno nell’ambito
dell’ideologia arcaica della
morte, i cui risultati sono illustrati in questo agile libretto
Eutanasia ante litteram in
Sardegna. Sa femina accabbadòra, corredato da immagini e preceduto da una breve,
ma intensa riflessione del professor Alessandro Maida, rettore dell’Università. Pur rien-
I
n passato questo concorso
letterario ha consacrato due
giovani esordienti sardi,
come Marcello Fois e Flavio
Soriga, che poi si sono affermati pubblicando con grossi editori nazionali. Quest’anno l’ha
spuntata, su oltre cinquecento
partecipanti, un altro scrittore
della regione. Insegnante di storia e filosofia al liceo scientifico
Alberti di Cagliari, Gianni Marilotti ha pubblicato saggi su tematiche di storia contemporanea. Poi ha scritto un romanzo,
dal titolo La quattordicesima
commensale, che ha mandato al
premio Italo Calvino.
Quest’opera prima enedita è
stata prescelta da una giuria
composta da Silvia Balestra, Paolo Nori, Giulio Mozzi, Sandro
Gerbi. Qualche mese fa a Torino, all’interno del palazzo Barolo, c’è stata la cerimonia della
premiazione. Da chi sarà pubblicato questo romanzo che ha
sbaragliato un’agguerrita concorrenza? L’autore ha ricevuto
molte proposte, da parte di editori isolani ed italiani. Ma non
A
lbina Angioni, Imbentu
sa luxi (ed. Grafica del
Parteolla, pagine 130,
Euro 10). In quest’opera prima
l’autrice raccoglie le sue migliori poesie scritte nel dialetto campidanese. I temi affrontati sono
parecchi: vicende private, paesaggi, momenti di vita comunitaria. Il lettore s’identifica, nelle situazioni e nei personaggi
raffigurati, perché provocano
emozioni immediate. Il libro è
stato presentato a Monserrato,
dove l’autrice risiede, davanti a
un pubblico numeroso.
Gian Luigi Gessa, Intervista
sulle neuroscienze (ed. Cuec,
pagine 100, Euro 10). Il maggiore farmacologo sardo illustra le
più importanti scoperte da lui
fatte negli ultimi decenni, in collaborazione con gli allievi della
scuola di cui è il fondatore. Parla
anche delle sue convinzioni personali su questioni come droga,
alcolismo e tabagismo. Settori
nei quali ha acquisito conoscenze dirette e per i quali viene interpellato come esperto dalla stam-
a cura di Manlio Brigaglia
CULTURA
MISTERO SULLA FIGURA
DE “S’ACCABBADORA”
di Eugenia Tognotti
trando nel campo dell’antropologia culturale, il saggio è
scritto da due “specialisti” che
fanno capo ad un altro ambito
scientifico, la Medicina legale, che ha forse acceso la prima scintilla dell’interesse per
la ricerca.
È stato a lungo professore
d’Antropologia criminale e di
Criminologia a Cagliari,
Alessandro Bucarelli, specialista in Psichiatria forense, attuale direttore dell’Istituto di
Medicina legale all’Università di Sassari, dove svolge attività medico-legale il coautore, Carlo Lubranu. La loro ricerca non ha potuto contare
sulla più piccola documentazione storica che, peraltro, sarebbe difficile attendersi data
“l’antigiuridicità” dell’atto.
Tuttavia, la diffusione ubiquitaria in Sardegna, la tenace
persistenza della memoria di
quest’usanza nelle comunità
rurali, sembrerebbe escludere
la possibilità che si tratti di
una leggenda o di una costruzione fantastica. Lo studio
propone più di una suggestione. Se si accetta che l’accabbadòra (dallo spagnolo “accabbo” = fine) sia esistita e si
sia assunta il tremendo onere
di rimuovere definitivamente
gli atroci patimenti del malato
terminale, si deve concludere
anche che nell’isola abbia attecchito una forma di “eutanasia”, di “suicidio assistito”
nell’ambito di un’etica laica
(fuori del paradigma della
“sacralità della vita” propria
della tradizione morale del
Cristianesimo) nella quale la
morte era concepita come beneficio per colui che moriva e
per chi restava. Una morte
pietosa, insomma. Non per
niente “accabbadòra” – spie-
gano gli autori – non significa
“colei che uccide”. Ma “colei
che pone fine (ad una vita divenuta insopportabile a causa
delle sofferenze)”, “colei che
aiuta a morire”, nel buio e nel
silenzio, con un cuscino o con
dei rapidi colpi assestati con
un arnese detto “mazzoccu” o
“mazzolu”.
Se esistono prove storiche e
antropologiche della diffusione, ad esempio, del gerontocidio presso alcuni popoli primitivi, in Sardegna la pratica
s’iscrive quasi nella contemporaneità se è vero che due
episodi si verificarono l’uno
in Gallura, a Luras, nel 1929,
l’altro ad Orgosolo nel 1952.
Ma, l’interesse del libro- al di
là, forse, della sfuggente figura dell’accabbadòra, indagata
nell’origine e nell’evoluzione
– sta nell’accurata descrizione
delle strategie nei confronti
CULTURA / Con il romanzo “La quattordicesima commensale”
IL PREMIO “CALVINO”
A UNO SCRITTORE SARDO
di Giovanni Mameli
ha ancora deciso a quale marchio editoriale affidare un romanzo attorno al quale c’è un
grosso interesse.
L’attenzione di cui si è sentito circondato di colpo Gianni
Marilotti (con continui inviti a
parlare in pubblico di un libro
ancora inedito) dipende in larga
misura dal prestigio del premio
che ha vinto. Nel panorama dei
concorsi letterari per opere di
esordienti il “Calvino” occupa
senz’altro il primo posto e ha
una grande risonanza sulla
stampa nazionale. Questo succede perchè da sempre questo
premio ha scoperto autori sicuri,
che hanno fatto una carriera let-
teraria di tutto rispetto.
Ma di cosa parla La quattordicesima commensale? Non affronta un argomento facile e i
personaggi non fanno acrobazie
erotiche per conquistare il pubblico dai gusti dozzinali. Il tema
del libro è il terrorismo e lo scenario delle vicende narrate si
sposta dalla Francia all’Italia,
dando un risalto particolare alla
Sardegna. Gli anni della storia
(che non è ispirata dalla cronaca, ma il contesto sociale è reale) sono compresi tra il 1982 e il
1994. Un elemento della vicenda che ha colpito favorevolmente la giuria del premio Calvino è
dato dal ritmo della narrazione,
che ricorda quello di un film
d’azione.
Nello scrivere questo libro,
Marilotti sicuramente ha fatto
tesoro delle ricerche da lui effettuate per il suo lavoro di saggista (ha scritto tra gli altri un lavoro sull’Algeria contemporanea, nella quale guerre e terrorismo svolgono un ruolo senz’altro importante). Poi ci sono le
sue predilezioni letterarie. Più
che far riferimento a modelli
precisi, nel comporre questo libro ha subito il fascino di predilezioni letterarie particolari.
Le sue simpatie vanno a diversi scrittori italiani e stranieri
di cui è un lettore assiduo. Tra i
CULTURA
FRESCHI DI STAMPA
pa e dalla tv nazionali.
Giorgio Todde, Paura e carne, (ed. Il Maestrale, pagine
250, Euro 14). È il terzo romanzo di uno scrittore che si è affermato in tempi brevi con due
opere come Lo stato delle anime e La matta bestialità. Cagliaritano di nascita, medico di
professione, in questo nuovo libro si parla di delitti inspiegabil,
che suscitano l’attenzione di
Efisio Marini, un medico-imbalsamatore vissuto alla fine
dell’Ottocento (il romanzo è
ambientato a Cagliari in quel
periodo). Lo stile di Todde non è
quello di un gallerista seriale,
ma è ricco di finezze espressive
e contaminazioni con il sardo
campidanese.
Claudia Musio, Streghe (Aipsa edizioni, pagine 275, Euro
6,20). Nata a Serrenti il 16 ago-
sto 1981, la giovane autrice di di
questo romanzo del filone fantasy studia ingegneria elettronica all’Università di Cagliari. I
riferimenti alla Sardegna del
passato sono numerosi nel corso
di una vicenda di stregoneria
che parte dal Quattrocento e arriva ai giorni nostri. Ma il grande tema del libro è l’universo
femminile esplorato in molti dei
suoi aspetti più inquietanti.
Giuseppe Marci, Bingia (ed.
Poliedro, pagine 70, Euro 9,30).
È la seconda parte della trilogia
che è iniziata con la cavalleresca
avventura di Torres. Il protagonista è un eroe contadino che
vive in un mondo segnato da
profondi cambiamenti. Storia e
mito s’intrecciano in questo romanzo che si richiama ad un illustre tradizione sarda. Anche
dal punto di vista linguistico si
avverte questa mescolanza tra
l’italiano e il sardo.
Giulio Angioni, Il mare intorno (ed. Sellerio, pagine 200,
Euro 9). Lo scrittore- antropologo di Guasila ripropone storie e
personaggi, che compaiono nei
suoi precedenti racconti e romanzi, inserendoli in una cornice
narrativa diversa. In questo denso libretto c’è tutto il suo mondo,
vicende che partono da epoche
remote e arrivano fino ai giorni
nostri. ma non mancano figure e
situazioni inedite in questo libro
fatto di frammenti, che messi insieme formano un disegno unitario. Ironia e serietà si alternano in
pagine a volte memorabili.
Efisio Cadoni, In absentia
(ed. Bastogi, pagine 120, Euro
10). Nella collana di poesia Il
Capricorno sono compresi gli
ultimi componimenti del poeta-
della morte dalla società tradizionale sarda, opposte a quelle della civiltà industriale. Se
quest’ultima ha scacciato e rimosso l’idea della morte, la
prima ha operato una plasmazione culturale del fenomeno,
attraverso la familiarizzazione con l’idea della morte, la
creazione di canali di comunicazione col mondo dell’aldilà,
l’istituzione di forme di contatto e di dialogo con i defunti. Il saggio offre un vasto
campionario di credenze e
comportamenti rituali (ad
esempio le pratiche messe in
opera per facilitare il trapasso
ritenendo che ciò fosse attribuibile a colpe commesse in
vita) di cui si era perduto il significato originario (ad esempio accostare un giogo di buoi
al capezzale del morente),
considerate curiose sopravvivenze del passato, laddove rispondono a motivazioni profonde e complesse funzioni
culturali su cui questo lavoro
fa chiarezza.
A. Bucarelli, C. Lubrano, Eutanasia ante litteram in Sardegna.
Sa Femina accabbadòra, Usi, costumi e tradizioni attorno alla
morte in Sardegna, Scuola Sarda
Editrice, pp.101, A 20.
narratori sardi, antempone Salvatore Satta (per il romanzo Il
giorno del giudizio). Invece le
ultime leve della “scuola isolana” del poliziesco lo convincono meno. Manifesta una predilezione particolare per i romanzi
di Sergio Atzeni, che ritiene il
migliore tra gli scrittori sardi
dell’ultima generazione.
A questo punto c’è da chiedersi perchè la stampa isolana
abbia seguito con tanto interesse l’affermazione di un nuovo
scrittore. La risposta va trovata
nel fatto che ultimamente in
Sardegna c’è stata una ricca fioritura di autori di romanzi, come
non era mai successo in passato.
A differenza di altri settori della cultura che stentano ad emergere fuori dall’isola, la fiction
ha un successo inarrestabile.
Basti pensare ai nomi di Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois,
Giulio Angioni, Giorgio Todde,
Flavio Soriga e altri. Presenti
alle maggiori rassegne editoriali nazionali e internazionali,
grazie alle traduzioni in varie
lingue.
scultore di Villacidro. Nella sua
ampia prefazione Cristina Lavinio scrive: «Con piccole pennellate i versi dipingono e fissano
sulla pagina pochi essenziali
tratti fisici, oppure piccoli gesti
quotidiani, compresi quelli che
intercalano o accompagnano lo
stesso atto dello scrivere». Oltre
a immagini forti, queste poesie
trasmettono al lettore una musicalità particolare.
Le tavole di diversi artisti arricchiscono visivamente il libro.
Giuseppe Dessì - Claudio Varese, Lettere 1931 - 1977 (ed.
Bulzoni, pagine 500, Euro 25).
Il fittissimo carteggio tra l’autore di Paese d’ombre e il critico
suo migliore amico sono state
raccolte da Marzia Tedile in un
libro riccamente commentato.
Dietro centinaia di lettere, lunghe o stringate, c’è un rapporto
di amicizia ininterrotto e il comune amore per la Sardegna. Di
tutti i libri di Dessì si raccontano i retroscena e la gestazione
fino al momento della stampa.
G. M.
PARLANDO IN POESIA
28
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
a cura di Salvatore Tola
C
hi conosce i circoli dei nostri
emigrati avrà notato che ormai
non sono frequentati più soltanto dai Sardi: si sono aggiunti mariti e
mogli provenienti da altre regioni, e
poi altri parenti, ma anche puri e semplici amici: persone che hanno conosciuto qualcuno di noi, hanno apprezzato il nostro modo di comportarci e
hanno cominciato ad avere i nostri
luoghi d’incontro come punto costante di riferimento.
È il caso di Rino Zucca, che è nato e
vive a Pavia ed è poeta in italiano e nel
dialetto di questa sua città. L’occasione è venuta per lui attraverso Paolo
Pulina, ploaghese, conosciuto ai lettori del “Messaggero” per i suoi articoli, e perché membro del direttivo della Fasi, nonché vice presidente del circolo “Logudoro” di Pavia. Si sono incontrati perché Pulina tiene delle lezioni alla locale Unitrè, l’università
della terza età della quale Zucca è assiduo frequentatore; i legami si sono
consolidati e il nuovo amico dei Sardi
ha cominciato a frequentare il circolo
e a seguire le sue iniziative culturali:
SARDEGNA
Nave ancorata al suo mare,
limpide acque color smeraldo
percorse dai venti
che le fanno innalzare;
coste multiformi,
bellezze scultoree,
arte della natura
e umano sudore.
Madre di genti illustri
avide delle loro tradizioni,
che il profumo di quella terra
non sanno scordare.
Lembo d’Italia
di storica memoria,
contagiata da profonde ferite,
nel suo mare si fa cullare.
Rino Zucca
PAUL PULINA ’N OM AD
CULTÜRÂ
L’ha lasà la Sardegna
se pur ’namurà a dla so tèra,
l’è gnüd a Pavia, cità degna,
cun l’impègn da fa cultura;
stà ad ca ’n l’Ultrapò
magnifica val,
al presta la so opera
a l’Aministrasiòn pruvincial…
Al perda tânt del so temp
se pur presius
a gni a l’Unitre
a cuurdinà ’n curs; l’ha ’ntitulà:
“Scritur om e don ’mpurtant”,
che da chi jén pasà
e pâr metas a dos l’ebresa.
Ogni an finisuma ’n belèsa.
Rino Zucca
S’INCIDENTE
IN
In s’incidente de
chi cussu gruppu
est miraculu a si
affrontande paura
S’AEROPORTO
s’aeroporto
sardu est incappadu
nd’aer salvadu
e iscunfortu.
Ma s’ispiritu sardu no est mortu,
anzis e’ sempe bene cunservadu,
si tantos lu creian affossadu
como cun Marco Sulis e’ risortu.
Aginde pro istintu de seguru
cun iscattu e cun rapida destresa
cun fortza de sa disperatzione
at abbattidu cussu portellone
aperinde sa via a sa salvesa,
salvandes’issu e sos ateros puru;
ma sentza cuss’eroica ispallada
fut sa bara pro tottus preparada.
Salvatore Demurtas
AMICO DEI SARDI
così che, quando di recente ha raccolto alcune sue poesie in un opuscolo, ha
collocato nella prima pagina alcuni
versi italiani dedicati alla Sardegna; e,
a seguire, opere in pavese dedicate al
suo amico-docente e agli altri personaggi isolani che ha avuto modo di conoscere, da Franco Fresi a Pinuccio
Sciola a Virgilio Tetti.
Pubblichiamo la prima e parte di
una di quelle che seguono all’interno;
e completiamo la pagina con poesie
dedicate da altri autori a personaggi
sardi del passato e del presente.
Sono personaggi più o meno famosi, ma importanti tutti perché hanno
S’AMIGU
In memoria di Dario Sechi
BINTICHIMB’ANNOS
De su circulu sardu presidente
Mario Bellu as fattu carriera,
custu l’as fattu tue solamente
vivende in custa terra istraniera
pro s’unione de sa sarda zente;
bintichimb’annos as fattu a manera
mancari calchi ’olta disturbadu
fis tranquillu mai ti ses isfadadu.
Andadu ti che ses lassende in pena
a chie t’at connottu in custa vida;
fis s’amigu, su frade, sa guida
de sos Sardos in custa terr’anzena.
Cantu
cantos
custa
eterna
bene as ispartu a manu prena,
consizos, anima pulida:
Comunidade sarda, unida,
paghe ti pregat serena.
De te nos restan solu sos ammentos
chi costoimus in coro e in mente,
cussos cu tegus passados momentos
meritos t’an connotu dignamente,
fruttu ’e sos tuos sanos sentimentos:
onzunu ’e nois t’est riconnoschente.
Antoni Manca
S’ISCUSORJU ’E TISCALI
Crobas pro Renato Soru
Renato, cun intelletu e fortuna
as fatt’a modu ’e ti ponner in mostra,
e t’est istada sa sorte opportuna
pro dare vantu a s’isola nostra.
In “Andalas” istrintas ses passadu
pro incontrare sas janas antigas,
e pustis chi ti l’as fattas amigas
t’an s’iscusorju ’e Tiscali mustradu:
de su lumen su tesoro cuadu
fit in lacan’e Olieni e Durgale,
chi tue as iscopertu e inalzadu
che bandera in su mundu mediale.
Gai vives su sognu triunfale
chi ti ponet in mesu de sos mannos;
e t’auguro senza tenner dannos
chi pares fronte a dogni rivale…
Giuanne Noli
CHE DELEDDA E CAMBOSU
Augurios a s’icrittore
Larentu Pusceddu
Sas campanas a festa las sonade
e pro li fagher onore a Larentu
s’eco lontanu che pighet su ’entu
chi che l’intendan in Tiberiàde!
Che a Deledda
in Oroteddi su
tantos augurios
chin salude a
as fama e calidade,
nadale as tentu:
sa sotziedade,
nd’iscriere fin’a chentu!
Ses gentil’e onestu cittadinu,
a babbu tuo e mama as fattu onore
ca pro issos fis tue affettuosu.
Ti beneigat su Deus divinu,
acquistadu t’as fama e valore
chei s’illustre Bobore Cambosu.
Micheli Morittu
Si Mario Bellu at sacrificadu
mira chi no est fatzile su giogu,
chie cumprendet si nd’est abbizadu
tottu sos chi che sun in custu logu.
A fagher tottu bi cheret isfadu
ma a issu li pariat un’isfogu,
sempre sa moda sarda at rispettadu
e si at su rispettu meritadu.
Mario Lodde
ORGOGLIU DE SOS SARDOS
De improvvisu a tottus ses mancada,
comente nat de Cristos s’Evangelu:
«Ses torrad’a su Babbu naturale».
Joyce Lussu, as a esser in chelu
dae sos cherubinos onorada
ca su ch’as fatt’in bida est immortale.
Attiva militante partigiana,
de sa classe operaia garantzia
e pronta in su bisonzu a l’azzudare,
ses s’orgogliu de tottu sa Toscana,
de Fiorenza inue ses naschida
e de sos sardos in particolare.
Mario Zichi
IN TERRA BELGA
Tore Cocco fit sardu che a mie,
l’appo connotu in situ minerariu,
in d’unu tristu e miseru iscenariu,
in terra belga fritta chei su nie.
Su Borinage fit tando gasie,
de animas in pena su calvariu;
tando de su carvone jà fit s’era
et su disisperu de sa miniera...
In sas tancas eternas e frundosas
chelzo isperare chi sias cuntentu,
inghiriadu de liras armoniosas
e piagheres ch’in terra no as tentu.
Pro tie est arrivadu s’ausentu
lassende custas baddes dolorosas,
ti promitto chi cando arrivat s’ora
in s’Altu Situ cantamus ancora.
Silviu Piredda
SA FIZA DE MARIANU
Cussa fit Eleronora d’Arborea,
sa fizza prediletta de Marianu,
guerriera de coro e de manu,
nobile de sentidu e de idea…
Su tou monumentu Eleonora
in Oristano ammirat sa zente,
tue ses morta ma semper vivente,
su nomen tou no est mortu ancora,
sa fama tua risplendet ogni ora
in passadu, futuru e in presente;
pro cussu ti ripeto amada dea:
salve, Eleonora d’Arborea!
Mario Selis
lasciato o stanno lasciando buona
memoria di sé. C’è ad esempio il cavalier Dario Sechi, che si era impegnato per migliorare le condizioni di
vita dei Sardi in Olanda; e poi Renato Soru, che ha creato in Sardegna
un’azienda leader in Europa; lo scrittore Larentu Pusceddu, il primo a
pubblicare un romanzo in Sardo; Mario Bellu, per lunghissimi anni presidente del circolo di Sittard, in Olanda; il giovane Marco Sulis, che aveva
contribuito a salvare i passeggeri di
una aereo caduto in mare, a Genova;
Joyce Salvadori, moglie e compagna
di Emilio Lussu e amica dei sardi;
Salvatore Cocco, a lungo collaboratore di questa pagina, scomparso di
recente; Eleonora d’Arborea, che non
sarà mai dimenticata nell’isola; il
medico dottor Barbieri, benefattore a
Sindia; il cardinale Francesco Pompedda, ozierese; Francesco Chicconi,
l’ultimo dei cossoinesi a conservare
l’uso della >AHHEJJ=; e Vittorio Mura,
lussurgese, noto come poeta ma anche come creatore di magnifici coltelli a serramanico.
SU DUTTORE
DE SOS POVEROS
Su duttore de sos poveros, pro
cumbeniensa,
de sa ’idda de Sindia fut giamadu,
e da tottu riveridu e rispettadu,
dotadu de una generosidade immensa.
Mai at dimandadu ricumpensa
a chie tottu at visitadu,
de giann’in gianna in dogn’ighinadu
cun sa buscia sempr’a manu tenta.
Ma como duttor Barbieri si ch’est mortu,
in nois restat biu s’ammentu
de cussu grand’omine de importu.
Faghimuli de brunzu unu monumentu,
ca sias a ognunu dimandadu aiat su contu
istatuas bi nd’aiat essidu pius de chentu.
Piero Fais
FRANTZISCU
POMPEDDA
CARDINALI
Dae tempos antigos sa Sardigna
no cunprendo proite ’enit giamada
isula de bandidos e pastores,
si tantos Sardos s’ana fatt’onore
in ogni campu de s’ischir’umanu.
Patria de biados e de santos,
martires, mazistrados e eroes,
politicos de fama, presidentes,
istudiosos, mastros e duttores,
gloria e bantu de ogn’isulanu.
Feminas mannas che Eleonora
ei su Nobel Grazia Deledda
chi pro iscrier fit naschid’apposta.
Pro dare lustru a sa Sardigna nostra
como si b’est aggiuntu don Pompedda.
Gavino Finà
FRANTZISCU
CHICCONE
S’ultimu berrittadu
de Cossoine
Frantziscu ti che ses andadu
ca s’edade l’aias mannitta,
ma unu ammentu as lassadu
in Cossoine: sa tua berritta.
Fin’a s’ìultimu ses restadu
e non l’as mai posta in soffitta,
tantu chi ses istadu a sa fine
s’ultimu berrittadu de Cossoine.
Salvatore
Unali
FRAILALZU E POETA
Vittoriu pro passar’a mezus vida
as lassadu custa vida terrena,
però as laassadu sa Sardigna piena
de operas tuas cun marca imprimida.
Fizos tuos chi s’arte l’an sighida
naran chi mezorare ’alet sa pena
pro chi su lumen de Vittoriu Mura
siat connotu in s’era futura…
Ses istad’un’omine onoradu,
pienu de ideas e fantasia,
dedicadu a cumponner poesia
su cantu in salude se istadu,
cun maestria chitarr’as sonadu
poninne in dogni coro s’allegria,
oe sonas e cantas cun sos santos
sos arcanos melodiosos cantos.
Salvatore
Corbinzolu
SARDEGNA NOTIZIE
29
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
Un forte filo di solidarietà
lega la Sardegna al Kosovo.
Lo scorso 22 luglio, dal piazzale antistante la chiesa cagliaritana del Santo Sepolcro
è partito un camion carico di
indumenti, materiale per
l’igiene personale e attrezzature scolastiche destinato ai
bambini che abitano in tre
villaggi situati nel cuore delle montagne del Kosovo, nello sperduto distretto di Sthime (Rance, Carraleve, Karacice e Duga).
L’iniziativa, che segue di
qualche mese la spedizione di
un carico di stivali (avvenuta
lo scorso Natale) fa parte del
progetto “Stivali per continuare”, messo a punto dall’associazione Fonlevar “Alleviare la povertà” in collaborazione con gli amici del
Kosovo in Sardegna e con la
parrocchia di Sant’Eulalia,
che dallo scorso anno sta indirizzando molte attività solidali in favore del Paese balcanico.
Fondata dal medico sardo
Andrea Cadelano, l’associazione Fonlevar (che ha sede
in Kosovo e in Sardegna) sta
portando avanti una serie di
progetti volti a sostenere
l’economia delle famiglie kosovare e favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del
lavoro.
Il progetto di cooperazione
è nato dall’impegno del medico sardo, che da anni lavora in quel Paese come volontario. Una scelta coraggiosa,
dato che Cadelano ha rinunciato a un lauto stipendio dell’Onu per stare più a contatto
con la gente e farsi promotore di una serie di iniziative
che fanno esclusivo affidamento sulla solidarietà.
Decorato a Pristina con la
medaglia d’oro per avere aiutato migliaia di feriti durante
la guerra, Cadelano è nato a
Terralba ma ha sempre vissuL’assessore provinciale
alla Tutela dell’Ambiente ha
presentato a Ballao il “Piano
di rinaturalizzazione del Flumendosa”. Si tratta come ha
spiegato Gianluca Grosso del
primo lotto funzionale di un
progetto generale più ampio
per la rigenerazione del greto
del Flumendosa nella zona di
Ballao (il fiume attraversa il
territorio comunale per circa
8.700 metri), in particolare
l’area contigua al sito del
Corru ’e Arenas.
Con particolare riferimento
ad uno specchio d’acqua di interesse per le popolazioni della zona che a causa della siccità degli ultimi anni e del prelievo di inerti utilizzati per
l’edilizia abitativa, ha registrato un crescente aumento di
materiali fangosi, determinando quindi variazioni delle
dimensioni ed alterazioni sia
della flora che della fauna.
Il fiume, quindi, necessita
di manutenzione e di pulizia
dell’alveo e delle aree adiacenti, anche mediante la rimozione della vegetazione in
eccesso che limita il regolare
deflusso dell’acqua, ingenerando fenomeni di sedimen-
SOLIDARIETÀ
DELLA SARDEGNA
PER IL KOSOVO
di Alessandro Zorco
to a Cagliari. Per due anni ha
fatto la spola tra Albania e
Macedonia per conto dell’Ue
e del Ministero agli affari
esteri, prestando servizio
come supervisore dei progetti sanitari del governo albanese. Durante la guerra la sua
casa è diventata un punto di
riferimento fondamentale per
i profughi. Una volta terminata la missione il medico ha
preso a cuore la causa del
Kosovo, stabilendosi nel devastato paese dove oggi lavora come economista sanitario
e si occupa di pianificazione
e sviluppo.
Le sue parole descrivono
una nazione ancora dilaniata
dalla povertà, dalla fame e
dal freddo, dove mancano
ospedali e scuole nonostante
la maggior parte della popolazione sia costituita da invalidi di guerra. Un Paese in
costante emergenza sanitaria,
dove microcitemia, leucemie
e malattie degli occhi sono le
patologie più diffuse.
Su impulso del medico, la
scorsa estate la solidarietà dei
sardi ha contribuito alla realizzazione di un Centro di salute nella cittadina di Gorance, un piccolo villaggio agropastorale di mille abitanti situato al confine con la Macedonia.
Il piccolo ambulatorio, intitolato al giovane chierichetto
cagliaritano di Sant’Eulalia
Danilo Durzu (scomparso lo
scorso anno), è stato realizza-
to nel luogo in cui sorgeva il
vecchio presidio ospedaliero
distrutto dalle bombe. Nelle
adiacenze della nuova struttura sanitaria il prossimo
mese sarà inaugurato un
grande parco destinato ai
bambini e agli anziani, nel
quale sono già stati impiantati cinquanta abeti e ora si attende l’installazione di giochi e servizi.
Ma non è tutto. Visto che
nei paesi balcanici, come accennato, il tasso di microcitemia è molto alto, insieme
ad altri due sardi che lavorano all’ambasciata di Tirana
(Ettore Sequi e Silvia Fadda), il dr. Cadelano ha messo
a punto un progetto di lotta
contro questa malattia cercando i contatti per creare un
“ponte” con l’ospedale Microcitemico di Cagliari.
Dato che molti kosovari
giungono (anche illegalmente) in Italia solo per farsi curare, tra i sogni del medico
sardo c’è appunto quello di
permettere loro di effettuare
il trapianto del midollo osseo direttamente in Sardegna. Un progetto ambizioso,
visto che il trattamento è
molto dispendioso (circa 50
mila euro ad intervento): per
questo, il dr. Cadelano auspica un contributo economico da parte della Regione.
L’attività del medico non
si limita però alle cure sanitarie. Con l’aiuto dei volontari e degli imprenditori di
tutta Italia, attraverso la
Fonlevar, Cadelano sta attivando una serie di progetti
finalizzati ad incrementare
la dissestata economia delle
famiglie del Kosovo. Tanto
per intendersi, il reddito medio di un nucleo familiare in
Kosovo non supera i 150
euro e la piaga della disoccupazione colpisce il 70% della popolazione. Secondo il
medico, dunque, la rinascita
del Paese deve passare attraverso la valorizzazione del
lavoro e dell’impegno dei
suoi abitanti. Per fare solo
qualche esempio della frenetica attività del medico, lo
scorso anno dalla Sardegna
sono giunte alle famiglie kosovare le arnie per la produzione del miele biologico
mentre alle vedove di guerra
sono state donate le macchine da cucire. Tra gli altri
progetti dell’associazione
Fonlevar quello di realizzare, con l’aiuto di alcuni pastori di Bortigali, un minicaseificio nel villaggio di Dreniza. «In Kosovo – spiega il
dr. Cadelano – manca del
tutto la cultura della pastorizia e le stalle sono desolatamente vuote: mancano gli
animali, le attrezzature e le
conoscenze tecniche, c’è un
urgente bisogno di persone
che insegnino alla gente a
produrre formaggio e prosciutti».
Proprio questa trasmissione di conoscenze è uno degli
PARTE DA BALLAO
IL PROGETTO DI RECUPERO
DEL FLUMENDOSA
tazione con conseguenti diminuzioni della sezione utile.
Più specificatamente gli interventi previsti nel progetto
sono la bonifica da mine ed
eventuali residuati bellici,
l’eliminazione completa dei
detriti e rifiuti presenti nelle
aree adiacenti agli argini fluviali, il ripristino della vegetazione più idonea.
La rinaturalizzazione per ricreare, almeno in parte, la
spiaggia preesistente, la risagomatura fluviale, il ripristino
dello stradello esistente per la
completa funzione dell’accesso all’area, anche per i disabili, la realizzazione di staccionata in legno castagno per la
protezione dello stesso stradello, la realizzazione di una
barriera stradale di protezione
in ferro lavorato, la sistema-
L'ASSESSORE FRONGIA
SMENTISCE GOLETTA VERDE
“Ancora una volta i numerosi portavoce di Goletta Verde
dimostrano di essere poco informati non solo sullo stato di
salute del mare sardo, ma anche
in merito al lavoro svolto dall’assessorato al Turismo e dalla Giunta regionale”. Lo ha ribadito l’assessore regionale
Roberto Frongia che aveva
contestato i dati forniti dal-
l’Ammiraglia di Lega Ambiente sulla salubrità del mare sardo. “L’ultima azione proposta
dalla Regione – ha sottolineato
– riguarda il Programma ‘Acqua Nuova Coste Pulite’ che
prevede finanziamenti per
38.902.599 euro per la realizzazione e il completamento di interventi emergenziali del comparto
fognario-depurativo.
Inoltre, ci piace ricordare l’attività svolta dai presidi multizonali, dunque dall’Arpas e l’accordo siglato tra l’assessorato e
quest’ultima. “Pertanto – ha
concluso Frongia – “i rappresentanti di Goletta Verde anzichè montare in cattedra farebbero bene ad avere un atteggiamento più prudente e riconoscere gli errori commessi”.
obiettivi dell’associazione
Fonlevar che, precisa il medico, si basa sulla filosofia
della compartecipazione. «In
ogni progetto – afferma – la
popolazione locale deve mettere a disposizione le sue risorse e il suo lavoro».
Dunque, per far rifiorire il
Kosovo, una sorta di paradiso naturale di lecci, abeti e
faggi, il dr. Cadelano cerca
di coinvolgere i Sardi. Ma
ora chiede una maggiore
partecipazione da parte delle
istituzioni e delle aziende,
convinto che queste possano
dare un contributo decisivo
alla rinascita del Paese che,
confida, da qualche anno è
stato un po’ abbandonato
dalle organizzazioni internazionali.
Tra gli altri progetti ideati
dal medico, l’impianto di un
allevamento di pesci d’acqua dolce con l’ausilio dei
pescatori di Marceddì e l’arrivo in Kosovo di 10 mila
piante di peperoncino donate dalle aziende agricole di
Terralba, i cui proventi serviranno alla ristrutturazione
di un ospedale psichiatrico.
Alcuni Comuni sardi, su suo
invito, hanno dato la disponibilità per formare i giovani kosovari alla lavorazione
delle carni di cinghiale e
l’allevamento di bovini e
oche.
Ma in Kosovo, come ricorda il medico sardo, c’è
un’altra grande emergenza:
il territorio è disseminato di
mine antiuomo. Per questo
motivo, un Centro cinofilo a
Skenderai (la cittadina dove
il dr. Cadelano abita e ha ottenuto l’anno scorso la cittadinanza onoraria) sta addestrando i cani appositamente
per trovarle: non è un caso
che la maggior parte dei pastori tedeschi del Centro
provengano proprio dalla
Sardegna.
zione a verde di un’ampia area
(3.000 metri quadrati).
Inoltre – a cura del Servizio
Insetti e Protezione Civile
dell’Assessorato Provinciale
alla Tutela dell’Ambiente –
verranno realizzati alcuni lavori di manutenzione e ripristino di funzionalità idraulica. I rallentamenti alla velocità di scorrimento dell’acqua sono dovuti, oltre a problemi – come già detto – di
eccessiva larghezza dell’alveo, alla presenza di detriti
inorganici (lima, argilla, sabbia, pietre, ecc.) che hanno
determinato il sollevamento
del fondo, la formazione di
“piscine” ove l’acqua ristagna provocando forme di eutrofizzazione e rapida proliferazione di insetti nocivi
delle zone palustri.
Gli interventi – che riguardano anche un tratto del Flumendosa particolarmente degradato situato a monte e a
valle del ponte che attraversa
la strada principale n. 22
(Ballao, Escalaplano porteranno graduatamente a nuova
vita l’unico fiume sardo degno di questo nome.
Raffaele Serreli
SARDEGNA NOTIZIE
30
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
UN’ORDINANZA PER TUTELARE INGIUSTE LE MULTE
L’OLIVASTRO DI LURAS
AGLI ALLEVATORI SARDI
MONUMENTO NATURALE
SULLE QUOTE LATTE
Da oggi l’olivastro di Luras, in Sardegna, monumento
nazionale per via dei suoi
2.500 anni d’età, è tutelato da
un’ordinanza comunale. Il
gigantesco albero, in agosto,
è stato danneggiato da un
gruppo di turisti. Un ramo ha
ceduto sotto il peso di almeno
cinque persone che vi si erano sistemate per una foto ricordo. Il comune gallurese,
per evitare altri danni, ha deciso di correre ai ripari, vietando “ogni comportamento
o azione che possa causare il
deturpamento o la distruzione degli olivastri di Carana”,
la località dove si possono
ammirare gli alberi millenari.
Vietato arrampicarsi, spezzare rami e staccare foglie, scrivere e fare incisioni sui tronchi,
mangiare
sotto
gli alberi o nelle vicinanze e,
naturalmente, gettare rifiuti e
accendere fuochi. I visitatori
dovranno stare al di là della
barriera di protezione che delimita l’area.
La Sardegna è spesso vittima di episodi dissennati
compiuti da turisti. La spiaggia rosa dell’isola di Budelli,
nell’arcipelago di La Maddalena, è divenuta bianca a causa della scriteriata abitudine
di raccogliere manciate di
sabbia da portare a casa come
souvenir. Clamoroso fu il
caso della “tartaruga” di Cala
Girgolu (SanTeodoro), scoglio che fu una celebre cartolina dell’isola, decapitata a
colpi di pietra da un manager
milanese, il 20 agosto del
1993. Il vandalo fu condannato dal pretore di Siniscola a
otto mesi di reclusione con la
condizionale. La testa della
tartaruga fu rincollata ma,
quattro anni dopo, fu nuova-
mente distrutta e deturpata
con la vernice da ignoti.
Alla razzia dei predatori di
ricchezze sarde non sono
sfuggite neanche le celebri
grotte del Bue Marino, a Cala
Gonone (Dorgali). Due anni
fa una famiglia di italo-americani staccò dalle pareti di
una delle suggestive grotte
un’ostrica fossile per farne
un soprammobile. Denunciati, come i cinque turisti lombardi che spaccarono a colpi
di pietra le splendide rocce di
quarzo della spiaggia di Cala
Goloritzè, in Ogliastra. Sono
rimasti ignoti, invece, gli autori dello scempio di Cala
Fuili, dove sono stati trovati i
resti di stalattiti spaccate nelle grotte del golfo di Orosei.
Denunciata una giovane donna sorpresa a sottrarre i quarzi colorati della spiaggia di
“Is aruttas” di Cabras.
MEZZO MILIONE DI CHIAMATE
AL NUMERO VERDE
SULLA TRATTA DELLE DONNE
Oltre mezzo milione di chiamate in meno di 3 anni, 5.000
dalla Sardegna. Il 54% dei
contatti nelle regioni del Sud,
l’1% in Sardegna. Questo il
bilancio del Numero Verde
(800.290.290) a sostegno delle
donne vittime della tratta, situate nel territorio delle regioni del Sud d’Italia (6 sedi operative, fra cui Cagliari) e del
centro-nord (altre 9 postazioni). Gestito dalla Telecom Italia, il numero, attivo 24 ore su
24, è stato affidato all’Ati
“Atesia”. Su un totale di oltre
mezzo milione di telefonate
complessive a livello nazionale arrivate fino al marzo del
2003 (per la precisione
520.936), per quanto riguarda
le vittime, le chiamate provengono dalle regioni del Sud; nel
54% dei casi (Campania-Basilicata 33%, Puglia 10%, Sicilia
8%, Calabria 2% e Sardegna
1%). Seguono Lazio (10%),
Liguria (8%), Lombardia
(8%),Veneto-Friuli-Trentino
(7%), Emilia- Romagna (5%),
Piemonte-Valle d’Aosta (3%),
Toscana (3%), Umbria (1%),
Marche-Abruzzo-Molise.
Il Numero Verde anti-tratta
gestisce forme d’intervento per
offrire alle vittime una possibilità di sostegno e tutela, garantendo un riferimento anche in
aree dove non sono presenti
progetti di protezione sociale.
Un’iniziativa che rientra nelle
azioni di sistema previste dalla
normativa vigente. Gli operatori (tra cui anche mediatori interculturali, medici, psicologi e
assistenti sociali) in servizio
nelle postazioni del Numero
Verde hanno il compito di fornire informazioni di carattere
legale psicologico e medico
alle donne anche nelle lingue
del paese di provenienza.
Ma chi si rivolge al numero
verde antitratta? Sono ovviamente vittime del traffico
(11,29%), clienti (7,28), parenti (8,70), agenti di pubblica
sicurezza (7,03) persone sospette (1,35) e persone che
sfruttano la prostituzione
(2,73). Ma a chiamare in numero verde antitratta, secondo
il monitoraggio fornito dal Dipartimento Pari opportunità,
sono soprattutto i cittadini,
con una percentuale sulle telefonate pari al 61,61%. Quanto
alle vittime, sono soprattutto
albanesi, nigeriane, donne dell’Europa dell’Est e provenienti da altri paesi dell’Africa. Le
chiamate per le quali sono state fornite informazioni oppure
predisposti interventi sono state 194.350 mentre quelle non
gestite sono state 326.586. La
grande maggioranza delle telefonate avviene per chiedere
informazioni sul numero verde. Le donne che telefonano
chiedono anche informazioni
sui programmi di protezione
nel (27.52%) dei casi, mentre
risultano da parte loro scarsissime le richieste che riguardano problemi legali (2,83%) e
sanitari lo (0,64%). Per i cittadini risultano di una certa rilevanza le informazioni giuridiche, il 14% delle chiamate. I
parenti sono gli unici che arrivano al 2,56% nel chiedere informazioni sanitarie oltre a
quelle generali sui programmi
di protezione e giuridiche.
Un pool di legali è stato
costituito a tutela dei produttori di latte vaccino costretti a pagare ingiustamente una multa di circa 3
milioni e mezzo di euro per
aver superato il plafond
delle quote.
L’iniziativa è stata assunta dalle organizzazioni professionali agricole e della
cooperazione della Sardegna. L’obiettivo – ha detto
il direttore regionale della
Coldiretti Aldo Mattia durante l’incontro con i giornalisti – è quello di recuperare il 90% della somma
non dovuta e pagata dagli
allevatori.
I legali hanno avuto l’incarico di predisporre, tra le
diverse iniziative, un ricorso di responsabilità penale
nei confronti del Ministero.
L’ingiustizia commessa in
danno degli allevatori sardi
è talmente palese che il
Governo dovrà risponderne
direttamente per il mancato
rispetto della legge approvata dal Parlamento.
La “battaglia” di riequilibrio delle compensazioni
sarà condotta – ha conclu-
PASSA DALLA PROVINCIA
AL COMUNE DI QUARTU
UN PEZZO DI LITORANEA
Il tratto di strada provinciale litoranea, che collega Margine Rosso ai centri residenziali e turistici ubicati nel territorio di Quartu Sant’Elena
diventerà presto di competenza del Comune. Lo ha annunciato l’assessore alla Viabilità della Provincia di Cagliari Renzo Zirone rispondendo ad un’interrogazione
ISTITUITO IN SARDEGNA
IL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI
DEI GENITORI DEGLI STUDENTI
È stato istituito in Sardegna
il Forum delle Associazioni
dei genitori degli studenti.
L’iniziativa è stata assunta dal
Direttore regionale scolastico
Armando Pietrella in attuazione della riforma scolastica. Il
Forum, che si riunisce almeno
tre volte l’anno, elegge all’inizio di ciascun incontro un coordinatore e si dota di un regolamento.
Partecipano alle riunioni, oltre a due rappresentanti di ciascuna associazione riconosciuta, il Direttore Scolastico
Regionale o un delegato e un
dirigente tecnico dell’Ufficio.
Tra i compiti del Forum, quello di favorire il dialogo e il
confronto fra la Direzione Generale e i genitori in merito
alle problematiche studentesche e scolastiche esistenti nel
territorio, coerentemente con
gli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione e
nel rispetto delle scelte educative della famiglia. La finalità
principale del Forum – ha
spiegato Pietrella – è stabilire
un rapporto di cooperazione
tra scuola e genitori. Nella prima fase di attuazione del nuovo modello di scuola, l’organismo potrà agevolare il coin-
so – anche all’interno delle nostre organizzazioni
nazionali affinchè si giunga ad un’interpretazione
univoca non lesiva delle
aree più deboli.
La multa di 3.347.310,70
euro riguarda 189 allevatori dei 639 produttori sardi,
di cui 364 operanti nelle
aree di pianura e 275 nelle
zone svantaggiate.
La produzione di latte in
Sardegna è pari a 2.332.000
quintali (2,2% della produzione nazionale) a fronte di
una commercializzazione di
2.200.000 quintali.
A fornire il 75% del latte
del Paese sono Piemonte,
Lombardia, Veneto ed
Emilia Romagna.
La Regione Sardegna, a
differenza di quanto accade
in altre parti d’Italia, non
può però effettuare alcuna
compensazione interna essendo suddivisa in solo due
aree.
Dei 189 produttori sardi
multati, 90 hanno pagato
circa 25 mila euro ciascuno; 40 dai 50 mila ai 75
mila euro; alcuni oltre i 75
mila ed uno 250 mila euro.
volgimento delle associazioni
dei genitori nella diffusione
del processo di riforma del sistema scolastico, anche al fine
di favorire la partecipazione
delle famiglie alle scelte educative e all’orientamento dei
giovani nei nuovi percorsi di
istruzione e formazione. Il Forum è l’organismo delegato a
rappresentare le esigenze e a
formulare le proposte delle associazioni dei genitori nonchè
a esprimere pareri sugli atti e
sulle iniziative della Direzione
Generale per migliorare la cooperazione e prevenire i contenziosi.
di Ignazio Congiu (DS) che
ha denunciato “l’astrusità”
della segnaletica e il mancato
rispetto del progetto originario. Il progetto – ha spiegato
Zirone – ha subito modifiche
concertate con il Comune di
Quartu.
La strada non avrà pertanto
due corsie per ogni senso di
marcia visto che presto diventerà una strada urbana.
Per quanto riguarda la segnaletica, al termine della stagione balneare e dopo un attento
monitoraggio, verranno apportate le necessarie modifiche. L’assessore ha infine
precisato che la pista ciclabile è stata tracciata ma, nonostante ciò, i ciclisti non la
usano.
La litoranea che unisce
Cagliari a Villasimius è una
delle più trafficate per la
presenza di numerosi insediamenti turistici ed una della più suggestive dell’isola
per la bellezza del panorama
che si ammira dai tornanti, in
alcuni casi, a precipizio sul
mare. Il tratto di competenza
del Comune di Quartu è inoltre interessato dall’intenso
traffico quotidiano dei residenti nei quartieri in espansione lungo la costa e nell’entroterra.
EMIGRAZIONE
31
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
Bruno Orrù, originario di
Mogoro, è stato eletto presidente del circolo dei Sardi di
New York. Le elezioni del
Consiglio Direttivo del “Circolo Shardana-USA” si sono
tenute tra maggio-giugno a
New York con una folta partecipazione di soci.
Il nuovo Direttivo risulta
composto da Gavino Arru (originario di Siligo), Gianni Ciuffo (Cagliari), Gianni Deriu
(Pozzomaggiore), Salvatore
Frassetto (Castelsardo), Pina
Giagu (Pattada), M. Lucia
Morrocu (Esporlatu), Bruno
Orrù (Mogoro), Carlo Piu (Cagliari), Bonita Serra di Santamaria (Cagliari), Andreina
Sortino (Cagliari), Giovanni
Scano (Palau), e Franco Soru
(Sorradile).
Il Consiglio Direttivo si è
successivamente riunito il 22
giugno ad Hackensack (New
Jersey) ed ha proceduto alla
nomina dei responsabili che
guideranno il sodalizio per i
prossimi due anni. Oltre al
Presidente Bruno Orrù sono
stati nominati Pina Giagu e
Gianni Ciuffo (Vice-Presidenti:), Franco Soru (Segretario),
Giovanni Scano (Tesoriere).
Il Collegio dei Sindaci è
composto da Maria Lucia
Morrocu, Carlo Piu, e Andreina Sortino.
Il Collegio dei Probiviri è
costituito da Tonino Aisoni,
Salvatore Frassetto, e Antonello Mua.
Bruno Orrù ha ringraziato gli
Il circolo sardo di New York
si sta espandendo come confermano le continue adesioni
di nuovi soci. Dopo anni di letargo la comunità sarda della
Grande Mela (e non solo) sembra essersi svegliata, anche
grazie alle iniziative di Bruno
Orrù, che ha dato impulso al
circolo Shardana-Usa. In occasione delle elezioni per il rinnovo della cariche sociali il
circolo si è arricchito della
partecipazione attiva di un sardo di prestigio, il prof. Giovanni B. Ciuffo, un sardo doc.
Il professor Ciuffo, infatti, è
nato e cresciuto a Cagliari e la
storia della sua vita richiama un
pò il sogno americano di tantissimi immigranti. È il primo di
cinque figli. Suo padre è un abile fabbro artigiano, sua madre
una casalinga. Si è laureato con
110 e lode presso una delle più
antiche facoltà di Medicina italiane, all’università di Cagliari.
Ha imparato l’inglese durante
le vacanze che trascorreva a
Londra, mantenendosi con il
suo lavoro in ristoranti e coffee
shops. Dopo la laurea ha fatto il
servizio militare col grado di
sottotenente d’artiglieria ed ha
poi deciso di trasferirsi negli
Stati Uniti per perseguire quello che lui definisce “senza dubbio il miglior insegnamento ed
avviamento alla professione
chirurgica al mondo”. Quando
arrivò all’aeroporto JFK di
New York aveva con sè solo
una lettera di congratulazioni
dell’ospedale che lo ammetteva
al primo anno di specializzazione.
Completò le specializzazioni in chirurgia generale, cardiovascolare e toracica, a pieni voti ed in cima alla graduatoria nazionale americana,
presso l’Albert Einstein College of Medicine in New York,
con un’intensa esperienza clinica e di ricerca al Sloan Kettering Memorial Cancer Cen-
BRUNO ORRÙ ELETTO
PRESIDENTE DEL CIRCOLO
SHARDANA - USA
amici del C.D. per la fiducia accordatagli e per la stretta collaborazione che ognuno certamente offrirà. È stato auspicato
che presto l’Assessorato del
Lavoro della Regione Sarda
proceda al riconoscimento ufficiale del circolo, garantendo,
quindi, quel minimo di finanziamento per alleviare i costi,
che fino ad ora sono stati soste-
nuti individualmente dai soci.
Ultimamente, ha informato il
Presidente, si è registrato (anche in conseguenza delle notizie pubblicate dal Messaggero
sardo) un crescente interesse
intorno alla associazione dei
Sardi, da parte di corregionali
residenti in numerosi altri stati
USA. Tra i progetti in cantiere
nel prossimo futuro, l’organiz-
zazione di una serata gastronomica sarda a Manhattan (dove,
tra l’altro, lavorano diversi apprezzati cuochi sardi).
Orrù ha informato tutti a proposito della mostra sul compianto scultore sardo Costantino Nivola, nativo di Orani, che
visse e lavorò per decenni a
Long Island. La mostra, organizzata nel “Parrish Art Mu-
IL “SOGNO AMERICANO”
DI UN CARDIOCHIRURGO
CAGLIARITANO
ter, Albert Einstein Hospital,
Flushing Hospital Medical
Center e il Long Island Jewish
Medical Center.
Dopo l’esperienza newyorchese, si trasferì all’Università
di Pittsburgh dove ebbe l’opportunità di coltivare ulteriormente la sua esperienza nel
campo dei trapianti di cuore e
polmone e dei cuori artificiali.
Durante la sua permanenza a
Pittsburgh è stato attivamente
coinvolto in una missione internazionale con lo scopo di
implementare un reparto clinico e di ricerca in cardiochirurgia e trapianti a Palermo in
collaborazione con la Regione
Sicilia ed il Ministero della
Sanità ed un altro al Cairo sotto gli auspici del Ministero
della Sanità egiziano.
Una volta completata la mis-
sione internazionale ha accettato la posizione di docente al
New York University Medical
Center dove pratica ed insegna
le modalità terapeutiche e tecnologie più avanzate nel campo della cardiochirurgia.
Il professor Ciuffo non ha
mai dimenticato l’affetto ed il
supporto della comunità
newyorchese ed ha dimostrato
un impegno costante nell’offrire loro la sua assistenza ed
esperienza clinica ed accademica.
È un assiduo promotore della divulgazione scientifica e
medica ed è spesso impegnato
in conferenze e seminari su argomenti legati alla sua specialità. È l’autore di una rubrica
sulla salute sul quotidiano
America Oggi e sta preparando
una trasmissione televisiva su
argomenti di Cardiochirurgia e
Cardiologia che andrà in onda
a partire dal prossimo mese
nell’area metropolitana di
New York. È in collaborazione
coi suoi colleghi della New
York University nel “Kids
Worldwide Project”, un’iniziativa nata dalla generosità di
molti benefattori che aiuta
bambini cardiopatici da tutto il
mondo ad ottenere sofisticati
interventi di cardiochirurgia
pediatrica presso il suo ospedale. Uno dei suoi progetti più
recenti lo porterà in Europa e
Cina con altri componenti della sua equipe per offrire
l’esperienza clinica e tecnologica della New York University nella cardiochirurgia su pazienti ad alto rischio, valvolare, coronarica, mini invasiva e
pediatrica.
seum” di Southampton, Long
Island e curata nei minimi dettagli dalla studiosa Micaela
Martegani, resterà aperta fino
al 12 ottobre p.v. È un evento
molto interessante, al quale si
raccomanda ai corregionali di
partecipare. Le opere di Nivola,
sardo di razza, sono disseminate un poco dappertutto, a New
York, Washington, St. Louis,
Cagliari, Orani.
Sempre nella riunione del
C.D., sono stati sottolineati e
favorevolmente commentati
anche gli sforzi di alcuni ambienti politici sardi per il varo
di una legge che permetta la
rappresentanza ed il voto alle
elezioni regionali per i Sardi
residenti all’Estero, sulla falsariga della legge nazionale.
Nel frattempo, soci e simpatizzanti di ShardanaUSA si preparano al grande incontro annuale di Lodi, nel New Jersey,
fissato per il 13 settembre. Per
quella “serata sarda” si prevede
il gran pienone. È attesa anche
la partecipazione di una delegazione di Sindaci e amministratori locali sardi, guidata dall’
On. Michele Cossa, a cui il Circolo Shardana ha offerto la collaborazione per la messa a punto di incontri con i colleghi di
cittadine americane. Uno dei
motivi principali del viaggio
della delegazione è, infatti, vedere come le piccole città americane affrontano problemi comuni,
approvvigionamento
idrico e smaltimento dei rifiuti
in primo luogo.
Il primo contatto con Orrù e
con gli altri soci del circolo
Shardana è avvenuto in una
pizzeria di Manhattan. “Capii
subito – ricorda Bruno Orrù che avevamo a che fare con un
sardo di razza, simpatico, preparatissimo nella sua professione, colto, ma allo stesso tempo
una persona alla mano ed estremamente generosa. Quando
stiamo tra sardi spessissimo si
parla in limba, e lui naturalmente usa “su casteddaiu”, che
non ha dimenticato”.
Ciuffo – conferma Orrù - e’
molto stimato nella comunità
italiana e italo-americana e la
sua pagina settimanale di
“Amico del cuore”, che appare
nel maggiore quotidiano in lingua italiana fuori dall’Italia,
“America Oggi”, è letta con
grande interesse da tutti perché
scritta con un linguaggio tale
che tutti possano capire argomenti di medicina, teorica e applicata, complicati come quelli
riguardanti la cardiochirurgica.
Il Prof. Ciuffo ha subito mostrato interesse e apprezzamento per il difficile lavoro di
promozione del nome Sardegna, che il Circolo Shardana
con impegno e ostinazione si è
proposto di portare avanti. E’
stato eletto Consigliere del
Circolo prima e Vice Presidente ora. “Il suo apporto – sostiene Orrù - sarà preziosissimo ed
assieme contiamo di sviluppare un piccolo-grande progetto
a beneficio dei giovani sardi. È
superfluo dire che per Shardana-USA il Prof. Ciuffo è una
punta di diamante e che tutti i
Sardi dell’area metropolitana
di New York, e non solo, ne
sono fortemente orgogliosi”.
Per questo gli è stato affidato il
ruolo di speaker in occasione
della grande festa che il Circolo Shardana-USA ha organizzato per il 13 Settembre, per i
Sardi residenti in una decina di
stati americani.
EMIGRAZIONE
32
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
Gli anni passano ma la memoria di così grande lutto è
nitida, intatta.
Il tempo non ha rimosso la
consapevolezza delle responsabilità dirette ed indirette di
tante morti ed è bene che le ragioni di coloro che morirono,
non per un loro volere, in condizione subalterna, siano sempre ricordate a monito: mai
più nei posti di lavoro l’uomo
sia responsabile della morte
di un altro uomo.
Italiani e non Italiani, molti
sono morti, per il lavoro, anche per odii dissennati di chi
non accetta la diversità.
Dagli emigranti italiani uccisi nel sud della Francia, un
paese a noi così vicino ma con
pulsioni negative profonde che
nel tempo l’hanno attraversata,
agli immigrati in Italia morti
perché uccisi da persone che
non rispettano la persona umana e vorrebbero servirsene
come merce-lavoro.
Da Maslo, occasionale raccoglitore di pomodori ucciso
a Villa Literno al giovane
operaio rumeno che viveva,
con la sua famiglia nel nord
del paese, cui è stato dato fuoco ed è per questo morto.
Il nostro paese non deve mai
dimenticare gli Italiani che
dalle diverse regioni, dai paesi della montagna povera sono
arrivati ai porti ed hanno dovuto lasciare l’Italia per andare in altri paesi. Il sacrificio,
la dura esistenza, le mortificazioni, le discriminazioni, la
troppo lunga indifferenza,
l’oblio dei governi sono pesi
negativi che devono essere
riequilibrati.
Una strategia dell’Italia
verso quel mondo a cultura
multipla rappresentato dagli
Italiani all’Estero non c’è
oggi ed è un male.
Tale assenza non può essere coperta dall’enfasi sulla
storia a buon fine degli Italiani che hanno fatto e/o hanno
avuto fortuna.
Non sarà l’esempio da seguire l’evidenziazione dei
RICORDARE MARCINELLE
E TUTTE LE TRAGEDIE
DELL’EMIGRAZIONE
Risultano incomprensibili i richiami ai valori cristiani che
spesso partono dall’interno
della componente d’ispirazione cattolica del governo se poi
le soluzioni interpretative di
una legge che molti non hanno
voluto, sono addirittura peggiori del testo letterale, se non
esiste una strategia per l’inclusione sociale ed i soli che
alzano la voce sono gli imprenditori che sono a corto di
forza-lavoro mentre ci sono
ministri che affermano di essere pronti a lanciare un missile sulle carrette del mare
dove vivi., mezzi morti e morti, a caro prezzo, cercano
quella “Merica” che noi italiani, allo stesso caro prezzo
abbiamo cercato nel freddo
dell’Antartico, nelle distese
aride dell’Australia, in fondo
ai pozzi delle miniere.
E se invece di cavalcare la
paura del diverso a fini elettorali si cominciasse ad integrare gli immigrati non solo nel
lavoro ma anche, come cittadini nelle comunità in cui
operano e vivono o dovrebbero vivere con le loro famiglie.
Non è questo quello che
volevamo quando eravamo
emigrati e per cui come emigrati ci siamo battuti costituendo associazioni, iscrivendoci al sindacato, militando
nelle forze politiche democratiche. Sarebbe una cosa formidabile se tutte le associazioni impegnate sui temi dell’emigrazione italiana trovassero l’intesa per proporre la
partecipazione attiva degli
immigrati in Italia, perché sia
loro riconosciuto il diritto al
voto amministrativo nei comuni di residenza.
Questo sarebbe un importante primo passo per dare
uno sbocco concreto a sensibilità e disponibilità che attraversano l’insieme del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.
Piero Puddu
casi fortunati né una sorta di
“museizzazione” di quella realtà che si seguita a chiamare
con inesattezza “l’altra Italia”, sorta di riassunto di valori buoni mantenuti nella difficoltà di chi è fuori, contrapposta, di fatto, ad un’altra Italia
ingrata i cui connotati attuali
poco sono riconoscibili da chi
ha in mente un paese che non
c’è più.
Il 9 agosto, quando saranno
riavvolte le bandiere ed i rappresentanti delle nostre istituzioni avranno ormai terminate le commemorazioni, al
Bois du Cazier, a Marcinelle,
e nelle altre sedi nelle quali ricorderemo il sacrificio del lavoro italiano, tutte le questioni che compongono il voluminoso dossier degli Italiani all’Estero sarà di nuovo là dove
l’insufficiente impegno del
governo lo ha relegato.
La legge finanziaria per il
2004 è ormai prossima e se le
avvisaglie del DPEF saranno
confermate avremo la conferma dello scarto fra le affermazioni retoriche, le promesse
fatte e le risorse finanziarie
acquisite per una vera politica
italiana verso le nostre Comunità all’Estero.
Anche oggi gli Italiani all’Estero compiono molti sacrifici. Alcuni, in Europa potrebbero essere molto meglio
evitati se le soluzioni venissero studiate ed applicate concordemente dai e nei paesi
dell’Unione europea.
È un fatto che il tasso di
sensibilità europeistica del
nostro governo è ed appare il
più basso della nostra storia.
Siamo un paese che non
riesce a conciliare una politica di amicizia con gli Stati
Uniti con la costruzione di
una Europa più forte, in partnership con gli USA ma con
un proprio peculiare ruolo
planetario.
La stessa politica italiana
verso i paesi latino americani
ha bisogno di un ruolo della
Europa e nostro al suo interno.
È difficile pensare che le
nostre Comunità possano sentirsi più avvantaggiate da una
politica estera americana che
seguiti a considerare molti
paesi del Cono Sud come “il
cortile di casa”.
C’è infine una gerarchia fra
i valori da assumere come linee-guida nell’azione individuale e collettiva.
Si può riconoscere, sia pur
tardivamente, che per esercitare il diritto al lavoro, i sacrifici delle singole persone e
delle collettività italiani sono
stati altissimi e che, in molti
casi, vi è stato il sacrificio supremo, quello della vita.
Si può legare tale riconoscimento ad un nobile atto
quale la perpetuazione attraverso la memoria dei fatti accaduti e la loro consegna alle
future generazioni.
Ma tutto ciò che senso ha se
noi che direttamente o indirettamente conosciamo tutto ciò
non traiamo dal contesto una
lezione morale in grado di far
determinare comportamenti
diversi verso quelle persone
che immigrate vivono operosamente nel nostro paese o
sono alla ricerca di un lavoro.
“SARDI IN CANADA”
UN NOTIZIARIO ON-LINE
PER ESSERE INFORMATI
LUTTO PER I SARDI
DI AMBURGO
PER LA SCOMPARSA
DI ANGELO SECCHI
“OMAGGIO A ELEONORA”
UNA MOSTRA A BIELLA
PER I 25 ANNI DEL CIRCOLO
I Sardi emigrati in Canadà
dal 15 luglio scorso hanno a
disposizione un nuovo strumento per informarsi e documentarsi sull’attività dei connazionali che operano a Montreal, nel Niagara, a Toronto ed
a Vancouver. È il notiziario online “Sardi in Canada” e può essere consultato nel sito
[email protected] . Nel
primo numero i responsabili del
periodico si presentano con una
nota redazionale. Le distanze –
affermano - hanno sempre spaventato i Sardi: un tempo si diceva “parto” quando si andava
da Macomer a Bonorva! Il Canadà dovette sembrare un incubo bianco e sterminato ai
primi Sardi che vi vennero ad
abitare. Ora all’inizio del 21/
mo secolo, la distanza è ormai
solo una scusa. Ciò che non era
possibile vent’anni fa oggi è
diventato banale: trasmettere
fotografie,
chiacchierare,
scambiarsi documenti e visitare luoghi remoti. Se non ci fosse internet, noi – conclude la
nota – non saremmo qui: il
“Notiziario dei Sardi in Canada’” è figlio dell’era di internet. È un bollettino leggero,
agile, che attraversa il Canadà
in mezzo secondo e porta a tutti i sardi notizie e notiziole dei
loro corregionali. Pagos e
meda attesu, ma unidos!
Tra le notizie, oltre alle attività dei Circoli, figurano le notizie della manifestazione contro le scorie svoltasi a Toronto;
della presentazione del Sardinia Trade Network e dei suoi
progetti, del grande successo
dell’exposition d’art transculterelle di Montreal organizzata dall’Associazione Sarda del
Quebec; dedlla partecipazione
della Sardegna al Folk arts di
ST. Catharines e della disponibilità a Toronto di prodotti
sardi (bottariga di muggine di
Mogoro, sia intera che grattuggiata, olio extra vergine di
Gonnosfanadiga, pane carasau
e malloreddus.
Il Messaggero Sardo plaude
alla nuova iniziativa ed augura
buon lavoro alla redazione del
Notiziario Sardi in Canadà.
La notizia della scomparsa,
alla fine di giugno, di Angelo
Secchi, ex presidente del circolo culturale di Amburgo, nonché
consultore, ruoli determinanti
che ha ricoperto per il mondo
dell’emigrazione – ha comunicato il presidente del circolo di
Amburgo, Vincenzo Fiorini – ci
ha raggiunto all’improvviso.
Angelo Secchi ci ha lasciati
dopo una lunga malattia. Uomo
stimato di grandi qualità, esempio di impegno e generosità, era
amatissimo soprattutto dai soci
del Centro Sardo “Su Nuraghe”
di Amburgo di cui è stato tra i
fondatori e dirigente serio e rigoroso. Il C.S. di Amburgo
esprime ai familiari le più vive e
sentite condoglianze. Angelo
Secchi lascia, tra noi, un grande
vuoto e perciò il Circolo si dichiara in lutto.
Anche la redazione del Messaggero sardo ricorda con affetto e simpatia Angelo Secchi, il
suo impegno a favore degli emigrati sardi in Germania e nella
amata Amburgo, e si unisce al
dolore della famiglia.
Presidente Istituto Nazionale
Fernando Santi
Cestini di asfodelo, giunco e palma, coltelli, pizzi, minerali sardi e persino
“quadri di stoffa”, realizzati dalle abili mani delle artigiane dell’Alta Valle
Cervo secondo le antiche tecniche sarde: un piccolo angolo di Sardegna riprodotto al Piazzo in occasione della mostra “Omaggio ad Eleonora”.
L’esposizione, curata da Maria Martinero De Melio, dal Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella e dalla Casa Museo di Rosazza si è chiusa
il 22 giugno dopo aver richiamato numerosi visitatori presso l’Atelier Pliniano, che ha fatto da cornice all’iniziativa.
“La maggior parte dei pezzi proveniva da famiglie valligiane che, in occasione della mostra, hanno collaborato con noi all’allestimento – spiega
la curatrice Maria Martinero – molti poi appartenevano alla mia famiglia,
per me infatti la mostra riveste un significato particolare: rappresenta infatti
un omaggio a mia madre che, insieme a mia nonna (che tra l’altro era andata sposa in Sardegna), ha realizzato molti dei pezzi esposti”.
Ad essere celebrata, in questa mostra che espone i frutti di un secolare e
silenzioso lavoro domestico, è poi in senso più generale la figura femminile, la cui creatività si esprimeva in passato tra le pareti domestiche in raffinate creazioni, veri e propri dipinti di stoffa: cuscini, coperte, scialli e abiti
più o meno preziosi, ma sempre da tramandare di madre in figlia.
Tra i pezzi più curiosi ricordiamo un particolare panno rosso su cui è
riprodotta l’intera gamma dei più comuni punti utilizzati per la creazione
dei costumi sardi e un pezzo in legno dipinto proveniente da Osilo e datato 1894, la cui funzione non è del tutto chiara, ma su cui Martinero sta
indagando.
Accanto ai manufatti sardi spiccavano poi numerose immagini delle opere architettoniche realizzate in Sardegna da imprenditori biellesi, molti dei
quali provenienti dall’Alta Valle Cervo, a riprova del filo che legava e lega
tutt’ora il Biellese alla Sardegna.
La mostra infatti si inseriva nell’ambito delle celebrazioni dei 25 anni
di vita del Circolo culturale sardo Su Nuraghe, che per l’occasione ha dato
vita a 15 giorni di festa ricchi di appuntamenti e culminati con la benedizione, domenica 22 giugno, di mille bandiere sarde poi distribuite ai soci
del Circolo.
EMIGRAZIONE
33
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
Si è svolto il 7 ed 8 giugno
scorso nella Comunità Sarda
di Douai, in Francia, un weekend dedicato alla Sardegna,
presso il Castello di Fleurs nel
comune di Villeneuve d’Ascq,
a Lille.
La manifestazione era imperniata sul tema: “Scoperta
della Sardegna”. L’associazione “Sardaigne”, circolo
sardo di Douai – ha spiegato
Giovanni Caria, presidente
del Circolo – ha proposto all’Ufficio del turismo l’organizzazione di un weekend di
promozione della Sardegna a
Villeneuve d’Ascq, una città
di 70.000 abitanti e vicinissima al capoluogo del Nord,
Lilla.
All’inaugurazione della manifestazione erano presenti il
Sindaco di Villeneuve d’Ascq,
Stievenard, ed il presidente
dell’Ufficio del Turismo di
Villeneuve d’Ascq, Renaux,
con il presidente Giovanni Caria e Francesco Laconi, presidente della Federazione dei
Circoli Sardi in Francia, mentre in rappresentanza del Ministero degli Affari Esteri italiano Anna Mondavio.
È stata organizzata anche
una mostra dei dipinti di un
artista di scuola parigina, Orazi (1906-1979) che lavorò
nella cerchia dei pittori di
Montparnasse, ma dopo la Seconda Guerra mondiale, cercando luoghi europei ancora
autentici, volle recarsi nel
1953-’54 in Barbagia dove dipinse e fotografò personaggi e
siti, riportandone un affascinante spaccato di uomini e
luoghi. Sono stati esposti 20
dipinti ed una sessantina di
fotografie dove si potevano
Superata la lunga crisi del
circolo “Nuova Sardegna” di
Peschiera Borromeo, alla periferia Sud Est di Milano, che
aveva comportato la scorsa
estate la cancellazione della
tradizionale festa, quest’anno
il nuovo direttivo presieduto
da Liliana Sanna ha rinnovato
l’atteso appuntamento e lo ha
fatto riscuotendo il meritato
successo.
Non era facile per un gruppo composto in buona parte
da “esordienti” cimentarsi in
una iniziativa che comporta
l’impegno di tante persone
per una decina di giorni ed il
rischio di non rientrare nelle
spese, con conseguenze immaginabili per le casse di un
circolo che non naviga certo
in condizioni floride. Grazie
anche al fattivo contributo
della Fasi e dell’onorevole
Stefano Maullu, il primo consigliere regionale della Lombardia di origine sarda, però,
festa è stata e con soddisfazio-
ALLA SCOPERTA DELLA SARDEGNA
IN UN CASTELLO FRANCESE
INIZIATIVA DEL CIRCOLO DI DOUAI
ritrovare gli abitanti dei villaggi della Barbagia con i loro
costumi antichi. Ha illustrato
il lavoro dell’Artista la responsabile per la famiglia,
Charlotte du Marais citato da
l’Humanité riportò (critico
Pierre Meren): Queste opere
costituiscono una tappa importante negli sforzi del pittore e interpretano la vita popolare in una maniera più diretta e più umana. Orazi ha saputo esprimere la vita degli abitanti della Sardegna con composizioni equilibrate, dipinte
con colori controllati e senza
violenza.
È stato anche presentato
l’ultimo libro in francese del-
SI RINNOVA IL SUCCESSO
DELLA FESTA SARDA
DI PESCHIERA BORROMEO
ne di tutti, dai tanti sardi che
si sono ritrovati per stare insieme e per seguire i vari spettacoli, ai “continentali” che si
sono affollati per degustare la
gastronomia dell’isola, in testa il porcetto, e per pregustare le vancanze che molti di
loro trascorreranno nelle nostre spiagge.
Nonostante il ritardo con
cui, a causa delle perplessità
ed i timori di non farcela, era
partita la fase organizzativa
vera e propria, il programma è
stato ricco di avvenimenti, anche se qualche sera ci hanno
pensato i temporali a rendere
tutto più complicato. Sul pia-
no culturale sono stati apprezzati la mostra fotografica di
Angelo Mereu, milanese d’adozione ma sempre innamorato della sua Dorgali e della
Sardegna in genere, e il dibattito in occasione della presentazione del libro “Dove vanno
le nuvole”, scritto da un altro
emigrato, Eliano Cau.
Per la parte spettacoli, particolarmente gradito ai sardi il
concerto di Andrea Parodi,
l’ex “voce” dei Tazenda, e Lidia Murgia, accompagnati da
Francesco Sotgiu (violino e
percussioni) e Gianluca Corona (chitarra). Il previdibile
clou è stato, però, il tanto atte-
so Benito Urgu, scatenato più
che mai nonostante (o forse
anche per quello) l’impatto
con le zanzare.
Tanti emigrati (ma anche i
loro figli nati in terra lombarda), lo apprezzavano da anni
solo tramite le audiocassette,
ma molti, hanno detto, non lo
vedevano dal vivo da tanti
anni o lo conoscevano solo di
fama.
Urgu era accompagnato da
“I sette in condotta”, un gruppo guidato dal figlio Davide e
con Stefano Casta e Gianmarco Pinna. Troppo giovane, il
trio, per ricordare quanto fosse popolare in Sardegna il
la scrittrice svizzera Lauranne
Milliquet su racconti e favole
della tradizione della Sardegna dal titolo “La porte d’argent - Contes sardes”. La porte d’argent è la traduzione
francese del Gennargentu.
Dalle origini mitiche dell’isola, relitto di un continente inghiottito dalle acque, all’epopea dell’intrepida Eleonora
d’Arborea, passando attraverso le favole raccontate ancor
oggi ai bambini e le leggende
dei pastori e dei banditi, questo libro - ha sottolineato al
Messaggero Giovanni Caria offre un profondo panorama
della cultura popolare sarda.
Per la prima volta in lingua
francese, questi 55 racconti,
favole, miti, invitano ad immergersi in un viaggio favoloso nell’isola mediterranea
piena di misteri. Infine, il
pubblico ha avuto l’occasione
di scoprire nei diversi stands
la gastronomia, l’artigianato,
il turismo della Sardegna. Un
grazie è stato espresso dal
Presidente del Circolo di
Douai a Pasqualina Senes,
presidente del circolo di Annemasse, Francia, per aver
prestato diapositive indispensabili per il diaporama. Infine
l’associazione “Sardaigne” ha
organizzato il sabato sera una
cena sarda a cui hanno partecipato 128 persone.
La manifestazione – ha concluso Caria che ha inviato anche diverse foto – si è svolta
con ottimi risultati con l’aiuto
di collaboratori sardi in Francia, Anna-Maria Gosse, Germaine e Gino Lai, Ignazio Lobina, Graziella e Renato Madau, Antonietta e Valentino
Usai.
gruppo fondato dal “vecchio”
Benito, i “Barritas”, ma quando hanno riproposto quello
che era stato il brano più famoso, “Whisky, birra e Jonny
Cola” erano in tanti, tra il
pubblico, a cantare con loro.
Un’altra serata è stata invece
dedicata al ballo sardo, col
gruppo folk di Ittiri.
Da segnalare, infine, il momento particolare della consegna del premio “sardo doc”.
Quest’anno il riconoscimento
è andato a un personaggio ben
noto a livello nazionale e internazionale, il primo “stilista” dei gioielli per tutti,
Francesco Mereu, noto come
Merù. «Avevo ricevuto altri
premi – ha detto Merù – e a
Milano avevo avuto la massima riconoscenza per chi ha
dato un contributo alla città,
l’Ambrogino d’oro, ma questa
è la prima volta che mi arriva
un riconoscimento dai sardi».
A medas annos.
G. Mario Tomainu
EMIGRAZIONE
34
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
Ricca di appuntamenti la
manifestazione (dall’1 all’8
giugno a La Spezia) “La Sardegna in Liguria”, Settimana
Sarda 2003, una delle 4 feste
nazionali delle Associazioni
Sarde in Italia indette per il
2003.
Nel corso degli otto giorni,
ognuno dedicato ad una argomento di comune e vasto interesse, vi sono stati incontri
pubblici e dibattiti, mostre,
esposizioni di prodotti artigianali ed enogastronomici, spettacoli ed iniziative per adulti e
bambini.
Domenica 1 giugno vi è stata l’inaugurazione della Settimana Sarda alla quale sono
anche intervenuti il presidente
della Giunta, Mauro Pili, l’Assessore dello Sviluppo Economico della Regione Liguria,
Giacomo Gatti, Mons. Bassano Staffieri, vescovo dello
Diocesi di La Spezia, il presidente della Fasi, Tonino Mulas, il sindaco della Spezia,
Giorgio Pagano, ma anche i
Presidenti dei Circoli di Savona, Genova, Livorno, Pisa, Firenze, Fiorano Modenese, Civitavecchia e Ostia. Contestualmente alla cerimonia di
inaugurazione vi è stata l’apertura degli stand, l’inaugurazione delle mostre con prodotti tipici sardi ed uno spazio dell’Ente Poste con l’emissione
dell’annullo postale speciale e
della cartolina commemorativa della Settimana Sarda. La
sera dello stesso giorno vi è
stata il convegno-illustrazione
sulla mostra Sardegna in copertina (ideata da Angelo Mereu) su: Artisti e illustratori
sardi nei libri e nelle riviste del
LA SARDEGNA IN LIGURIA:
A LA SPEZIA UNA SETTIMANA
DI INCONTRI MOSTRE DIBATTITI
‘900. Giovanna Riu, socia del
Circolo, e vice presidente dell’Istituzione Servizi Culturali
del Comune della Spezia e critica d’arte ha parlato su:
L’eroica, storia della omonima
pubblicazione. Alle 21 spettacolo del Gruppo di ballo e tradizioni popolari folkloristiche
“Amedeo Nazzari” Circolo
Sardo di Bareggio-Cornaredo
(Costumi di Sarroch).
Lunedì 2 giugno vi è stato un
incontro-dibattito sul tema:
“Modelli di emigrazione ed
immigrazione: due realtà a
confronto” con interventi di
studiosi ed esperti, mentre alle
21 lo spettacolo musicale-teatrale Sos Sinnos. Il giorno suc-
cessivo alle 16 esibizione di
Atletica leggera nel viale Mazzini della polisportiva Disabili della Spezia.
Mentre nell’ambito dell’Anno internazionale dei disabili
si è tenuto un incontro pubblico su: La disabilità, un problema di tutti, progetti ed esperienze, che ha visto numerosi
interventi di esperti. Alle 21
spettacolo musicale-teatrale di
Moving dance del gruppo “Gli
Introvabili”, gruppo composto
da 15 portatori di handicap tra
gli 8 ed i 30 anni, diretti e supportati da alcuni assistenti volontari. Mercoledì 4 giugno
dalle 15 in via Mazzini, giochi
e svago per bambini mentre
alle 17:30 presentazione del libro “Il tempo grande di Veneranda Siotto Pintor” di Rita
Mastinu. Lettura di una storia
collettiva di emigrazione attraverso una serie di interviste.
Presente l’autrice, ha coordinato il dibattito, rivoltosi prevalentemente all’emigrazione
“al femminile” e sulla salvaguardia della lingua e tradizioni sarde fuori dalla Sardegna,
il vice-presidente della Fasi
Simone Pisano e la coordinatrice delle donne del Circolo
G. Deledda, Luciana Vallarino. Infine alle 22 spettacolo
musicale ed esibizione delle
scuole di ginnastica artistica e
ballo presenti alla Spezia. Il
giorno seguente alle 17:30 incontro-dibattito sul tema: “Turismo, Cultura e Ambiente,
Qualità, formazione, comunicazione.” Francesco Casu di
Tiscali ha deciso di dedicare al
locale Museo Lia uno spazio
su Tiscali Arte. Mentre in serata uno spettacolo musicale è
stato dedicato al cantautore
Fabrizio De André.
Venerdì 6 giugno è stato presentato in prima nazionale il
libro di fumetti di Luca Paulesu “Sotto il Nuraghe” mentre il
giorno dopo alle 16 si è svolto
un incontro-dibattito sul tema
“Le donne che osano” a cura
del Coordinamento Donne del
Circolo Grazia Deledda di La
Spezia.
Fra le intervenute Maddalena Calia, sindaco di Lula ed
insediatasi il 3 giugno 2002
dopo le elezioni svoltesi dopo
ben 13 anni di Commissariamento, Giovanna Angius, presidente della Camera Penale di
Nuoro, il primo legale in Italia
a vincere una causa per stupro;
Francesca Nanni, sostituto
Procuratore della Repubblica
presso la Direzione distrettuale antimafia di Genova; Pierangela Abis, responsabile nazionale del Coordinamento
donne della Federazione Associazioni Sarde in Italia. In serata concerto della Corale polifonica dell’Associazione culturale sarda “Quattro Mori”.
Infine domenica 8 giugno vi
sono state nello specchio d’acqua della Passeggiata Morin
varie gare pre-palio e una regata de Is Fassonis di Santa
Giusta. Entusiasmo per la regata in mare dei cinque equipaggi de Is Fassonis: sono state poste delle buone basi per
un gemellaggio fra i due Comuni, partendo dal fatto che
anche la regata si svolge la prima domenica di agosto, come
il Palio del Golfo, e per la presenza di numerosi ex militari
della Marina nel Comune di
S.Giusta.
Alle 18 premiazioni degli
studenti delle scuole elementari e medie della provincia di La
Spezia che hanno partecipato
al concorso “Filatelia e Scuola”. Per concludere alle 21
concerto del Coro Studenti
universitari sardi a Pisa “Sa
oche noa”.
LA SOLIDARIETA' DEI SARDI
HA SALVATO LA VITA
ALLA PICCOLA MILAGROS
“Il mio nome è Marcelo
Fantasia, sono nato nella città di Moreno (Buenos Aires)
nel 1962, mio genitore è Antonio Fantasia nato a Pattada
nel 1936, emigrato in Argentina nel 1948. Ho avuto la
fortuna di conoscere la Sardegna grazie ai soggiorni organizzati dalla Regione e ho
capito subito che quello che
mi raccontava mio babbo
non era un sogno, anzi una
meravigliosa realtà, son tornato in Argentina innamorato dell’Isola e della sua gente, e quelle indimenticabili
immagini le faccio conocere
ai miei tre figli: due maschi
di 13 ed 11 anni Facundo e
Luca ed una bambina di due
anni: Camila Milagros”.
Così ha scritto al Messaggero sardo, in una bella lettera
appassionata e riconoscente,
Marcello Fantasia raccontandoci una storia toccante e
piena di gratitudine che ha
visto protagonista la sua piccola figlia per la quale ha
chiesto e ottenuto un aiuto
per cure mediche ormai diventate indispensabili.
Tutti abbiamo la cittadinanza italiana - ha continuato Marcello - la mia Camila è
nata con una malformazione
al cuore, aveva appena quattro giorni quando è stata sottoposta ad un intervento chi-
rurgico di emergenza per
salvarle la vita.
Un’altra e più importante
operazione, a cuore aperto,
si doveva realizzare più o
meno 18 mesi dopo, quando
sarebbe diventata più forte.
Ma la crisi economica, che
ha travolto l’Argentina, ha
colpito anche la nostra famiglia per cui ci è stato impossibile affrontare questa spesa. Da qui alla decisione di
far ricorso alla Regione sarda tramite il Circolo Sardegna di Moreno che ha inviato la nostra richiesta e tutta
la documentazione al direttore dell’Uff. Emigrazione
dell’Assessorato del Lavoro,
Marco Ghiani, e all’assessore Matteo Luridiana. L’urgenza del caso è stata subito
capita così come la nostra
angoscia e l’Assessore è in-
tervenuto comunicando il
caso al ministro degli italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia, il quale ci è venuto incontro, e al presidente della
Federazione sarda d’Argentina, Cossimo Tavera, rappresentante della Regione
nella Commissione assistenza che funziona presso
l’Ambasciata d’Italia. Ebbene dopo pochi giorni sono
stato chiamato al Consolato
generale d’Italia dove il console, dott. Placido Vigo, ha
organizzato tutto con il dott.
Mario Frizzera. L’ospedale
Italiano ha affidato l’intervento al direttore di chirurgia cardiovascolare pediatrica, dott Makaroski.
“Le meravigliose mani del
medico in 5 ore hanno fatto
il miracolo di un prodigioso
intervento - conclude il suo
racconto Marcello Fantasia con l’aiuto di Dio ha restituito alla vita alla nostra dolce
Camila. Non mi basterà la
vita per ringraziare tutti
quelli che ci hanno aiutato e
fatto il possibile per il ritorno a casa, sana e felice, della nostra amata figlioletta.
Avrò sempre nel cuore l’orgoglio di sapere che, nonostante la distanza, l’Italia e
la Sardegna ci accompagnano e ci tengono presenti.
Grazie”.
I SARDI IN CORSICA
FESTEGGIANO
LA GIORNATA EUROPEA
Recentemente è stata celebrata ad Ajaccio, come in tutta
la Francia, la Giornata Europea. Le personalità presenti
hanno ricordato la dichiarazione di Robert Schuman all’origine della europea del 9 maggio 1950. Ancora oggi di una
straordinaria attualità tale dichiarazione ha infatti contribuito a fondare la pace tra i
protagonisti delle due guerre
mondiali e allo stesso tempo
ha aperto la via alla Comunità
Europea.
Il circolo “Su Nuraghe” di
Corsica, da molti anni partner
prezioso del Comune di Ajac-
cio, per l’occasione ha allestito uno stand assieme alle altre
comunità presenti in Corsica.
Lo stand del circolo “Su Nuraghe” interamente dedicato ai
prodotti e alle bellezze della
Sardegna è stato come al solito apprezzato dal numeroso
pubblico presente alla manifestazione. Il tutto è stato allietato dai balli del gruppo folk di
Olbia. Il lavoro del circolo “Su
Nuraghe” è stato apprezzato
dalle autorità della Corsica che
hanno ricevuto in Comune,
nella prestigiosa sala napoleonica, i dirigenti del Circolo
Sardo.
EMIGRAZIONE
35
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
A Cornaredo, in provincia di
Milano, nello spazio dibattiti
collegato al Centro Sportivo
“Sandro Pertini”, il pomeriggio di domenica 6 luglio, nell’ultimo giorno della sempre
partecipatissima Settima Festa
dei Sardi e Amici della Sardegna, cominciata il 26 giugno
grazie all’organizzazione dell’Associazione culturale sarda
“Amedeo Nazzari” e Amici
della Sardegna di Bareggio e
Cornaredo, presieduta da
Franco Saddi, i più qualificati
rappresentanti degli enti e delle imprese che sovrintendono
alla realizzazione della continuità territoriale tra Sardegna
e Continente hanno fatto il
punto sullo stato dell’arte.
Saddi ha salutato i numerosi
uditori: oltre i soci del Circolo
organizzatore, i rappresentanti
di diverse associazioni di Sardi in Lombardia, il presidente
del Circolo di Genova.
Altre espressioni di saluto
sono state rivolte dal sindaco
di Cornaredo, Claudio Croci,
da uno degli assessori della
nuova Giunta di Bareggio,
Tina Ciceri, e da Giovanni Loi,
coordinatore della Circoscrizione FASI Centro Nord
(Lombardia).
Filippo Soggiu, presidente
onorario della FASI e responsabile Trasporti, ha affermato
che il titolo del convegno “Impegno della FASI per una completa continuità territoriale”
non poteva essere più chiaro.
Dopo le manifestazioni di
protesta civile organizzate,
nell’ottobre 2002, in diverse
città del Nord e del Centro Italia provviste di aeroporto, per
rivendicare
l’allargamento
della continuità territoriale
anche a questi aeroporti; dopo
il convegno di Olbia del 23
novembre 2002 sul diritto alla
continuità territoriale “per cielo, per mare, per terra”; la
FASI ha continuato la sua
azione.
Per quanto riguarda i collegamenti marittimi, si sono ottenuti, attraverso serrate trattative con le singole compagnie
di navigazione, importanti risultati. In generale, sono stati
raggiunti, con ciascuna di
esse, accordi che consentono
di spuntare tariffe agevolate a
favore degli emigrati sardi di
prima e di seconda generazione. Vediamo nel dettaglio.
Con Tirrenia esiste un accordo (conquista delle battaglie
condotte dagli emigrati) consolidato dal 1980, che prevede
l’applicazione della tariffa Residenti (con sconti che vanno
dal 30 al 35%) ai viaggi degli
emigrati di prima generazione
e dei loro familiari a carico.
Per le vacanze estive la FASI
autogestisce, sempre dal 1980,
uno specifico contingente di
posti (“corsia preferenziale”).
Uno sconto tariffario del 50%
è riservato ai gruppi di spettacolo e ai mezzi che trasportano
merci quando si muovono per
iniziative organizzate dai Circoli in Italia e negli altri Paesi
europei. Lo stesso sconto viene applicato alle comitive di
turisti verso l’isola organizzate dai Circoli.
Con la Linea dei Golfi (partenze e arrivi nei porti della
Toscana) possono avere lo
sconto del 35% (in media) tutti gli associati ai Circoli della
FASI: i richiedenti devono rivolgersi all’agenzia di Piombino muniti di una fotocopia
della tessera di iscrizione al
Circolo.
DAL CONVEGNO DI CORNAREDO
PROPOSTE PER ESTENDERE
LA CONTINUITÀ TERRITORIALE
di Paolo Pulina
Anche la Moby Lines riconosce lo sconto del 30% agli
associati FASI (bisogna rivolgersi alle agenzie Moby e
presentare una fotocopia della tessera di iscrizione al Circolo).
Con le Grandi Navi Veloci
(Grimaldi Group) l’accordo
prevede che ciascun iscritto ai
Circoli FASI (dopo che ciascuna Associazione avrà trasmesso i moduli compilati e
firmati da ogni iscritto che lo
desidera, superando così le
questioni legate alla privacy)
riceva una card personalizzata.
I biglietti saranno rilasciati
dalle agenzie autorizzate.
Vale la pena di sottolineare,
ha detto Soggiu, che questa
“continuità territoriale marittima è stata conquistata dalla
FASI autonomamente, grazie
alle lotte degli emigrati”.
Con le compagnie aeree, per
lo meno con quelle attive da
tempo – ha concluso Soggiu –
i rapporti non sono molto facili. Sono attesi buoni risultati,
invece, dai contatti con una
nuova compagnia “Air Freedom”, che diventerà operativa
nel settembre 2003.
Luigi Manca, direttore del
Servizio Attività Aeree e Marittime dell’Assessorato ai
Trasporti della Regione Sardegna, ha osservato innanzitutto
che non esiste un intervento
dello Stato per assicurare una
continuità territoriale marittima passeggeri e merci fra la
Sardegna ed il Continente.
Non esiste per i passeggeri
così come viene intesa normalmente anche se esiste nella
pratica. Infatti sulle relazioni
marittime si è ormai consolidato un sistema di concorrenza
che assicura servizi di qualità
ed in quantità sufficiente a
fronteggiare la domanda. Dalla concorrenza fra armatoria
privata e quella pubblica si è
avuto un miglioramento della
qualità dei servizi a prezzi ormai contenuti. Di tutto questo
oggi possono godere in particolar modo sia i residenti che
gli emigrati che usufruiscono
di tariffe agevolate sui principali collegamenti fra la Sardegna ed il Continente.
La continuità territoriale
marittima merci non è stata
ancora attuata per problemi
che derivano da inadempienze
dello Stato. La legge finanziaria dello Stato aveva previsto
l’impegno di 30 miliardi di
vecchie lire per tale intervento; a questi si erano aggiunti 15
miliardi del Bilancio regionale
per un totale di 45 miliardi.
Non è stato possibile, tuttavia,
concretizzare tale agevolazione per la mancanza di un provvedimento attuativo da parte
del Ministero delle Finanze.
Per quanto riguarda la continuità territoriale aerea, il dott.
Manca si è soffermato sui seguenti punti critici: 1) Le compagnie aeree chiedono di poter
meglio articolare le tariffe per
i non residenti sia nell’arco
della settimana che nei diversi
periodi stagionali.Tale tariffazione flessibile differenziata
consentirebbe un incentivo per
i non residenti nel periodo sia
di bassa stagione, sia infrasettimanale.
2) Da una valutazione compiuta dalle compagnie emerge
l’esigenza di modificare alcune fasce per andare incontro
alle richieste dei passeggeri.
Tale proposta dovrebbe coprire meglio l’arco della giornata.
3) Nel corso del 2002 sono
stati necessari 1.200 voli in più
rispetto a quelli contrattualizzati al fine di venire incontro
alle esigenze degli utenti. È
evidente che occorre passare
da un regime occasionale ad
uno più razionale capace di individuare nuove frequenze e
un numero di voli congruo rispetto alla domanda.
4) Occorre pianificare le risorse finanziarie residue della
gara al fine di evitare problemi
relativi al servizio di continuità territoriale.
5) Alla Regione giungono
sempre maggiori richieste, dal
mondo dell’emigrazione soprattutto, affinché vengano
estese le rotte onerate dal servizio pubblico su altri scali.
Tale possibilità dovrà essere
concretizzata con l’estensione
della continuità soprattutto
LE LIRICHE DI ELISABETTA DE FANTI
E UNA CONFERENZA SU SPANO
ALLA FESTA SARDA DI CORNAREDO
Due conferenze su argomenti culturali hanno caratterizzato la settima Festa dei
Sardi e degli Amici della
Sardegna, che si è tenuta domenica 29 giugno, nel Centro Sportivo “Sandro Pertini”, di Cornaredo per iniziativa dell’Associazione culturale sarda “Amedeo Nazzari” di Bareggio e Cornaredo (Milano), presieduta da
Franco Saddi.
Il giornalista sardo-pavese
Paolo Pulina ha svolto una relazione sul tema “Il canonico
Giovanni Spano (Ploaghe,
SS,1803-Cagliari 1878), iniziatore delle ricerche linguistiche e archeologiche applicate alla Sardegna e raccoglitore dei tesori della poesia po-
polare sarda, nel bicentenario
della nascita”.
Il poeta e pubblicista Gianfranco Brusasca ha presentato
un libro di poesie di Elisabetta De Fanti, edito dall’Associazione sarda di Bareggio e
Cornaredo, intitolato “Un attimo di antico: Iglesias. Omaggio alla città”.
Il sindaco di Cornaredo,
Claudio Croci ha auspicato la
realizzazione di un gemellaggio con una città della Sardegna, il coordinatore della Circoscrizione Lombardia dei
Circoli della FASI, Giovanni
Loi, e il responsabile del Centro Regionale Cultura Lombarda di Busto Arsizio, Andrea Rognoni, hanno concordato che nel recupero, nella
tutela e nella valorizzazione
dei propri dialetti la Lombardia può solo prendere esempio dalla Sardegna.
È stato proposto di organizzare un convegno sui rapporti
tra Francesco Cherubini e Giovanni Spano e Vincenzo Porru
(cui ha dedicato un saggio di
prossima pubblicazione il
prof. Angelo Stella dell’Università degli Studi di Pavia),
da realizzarsi a Cornaredo, a
Milano o in qualche altra città
della provincia di Milano, per
approfondire la conoscenza
dei meriti degli iniziatori dello studio sistematico di una
lingua locale importante come
il milanese e di una lingua regionale significativa come il
sardo.
agli scali del Nord-Italia. Torino, Bergamo (Orio al Serio va
sganciato dal sistema aeroportuale milanese, se no non ha
possibilità!), Venezia, Bologna, Pisa.
6) Si punterà sull’estensione
della continuità territoriale ad
alcune categorie che attualmente non ne beneficiano: familiari non sardi degli emigrati ed emigrati di seconda generazione (“Gli sconti per i Sardi delle seconda generazione,
ha detto il dott. Manca, sono
un investimento: i soldi poi li
lasciano comunque in Sardegna!”).
Luca Cavalli, delle Grandi
Navi
Veloci
(Grimaldi
Group), ha insistito sul fatto
che la sua compagnia ha inteso
attuare una grande campagna
promozionale rivolta innanzitutto ai Sardi non residenti per
convincerli che GNV (che ha
navi nuovissime, con vita media di cinque anni, quindi perfettamente sicure; che sta puntando anche su altri porti, oltre
quelli di Olbia e Porto Torres)
non offre servizi solo per i turisti estivi. Ha ottenuto successo offrendo lo sconto Residenti per tutto l’anno e si è garantita l’entrata di denaro fresco
che serve per gli ulteriori investimenti. Adesso sta per concludere con la FASI l’importante accordo di cui ha parlato
Filippo Soggiu: gli sconti previsti per i Sardi di prima e di
seconda generazione iscritti ai
Circoli FASI varranno per tutto l’anno, tranne alcuni giorni
di punta.
Massimo Mura, attualmente
Direttore Commerciale Merci
della Moby Lines, ha detto che
la sua compagnia, che si muove nell’ottica di mercato per
cui “maggiore è la richiesta
più alta è la tariffa”, è impegnata a migliorare l’accordo
siglato con la FASI in maniera
da rendere effettivo l’accesso
agli sconti a tutti gli iscritti ai
circoli FASI, e quindi ai Sardi
di seconda generazione.
Eugenio Silverio Meroni ha
parlato per conto della nuova
compagnia aerea “Air Freedom”, che, utilizzando capitali esclusivamente sardi, vuole
offrire tariffe speciali ai Sardi
emigrati di prima e di seconda
generazione. Metterà in collegamento, dal mese di settembre, Olbia e Cagliari con diversi aeroporti del Nord Italia,
oggi non serviti dalla continuità territoriale, e del Centro Europa (in particolare la Germania), con 27 voli giornalieri, in
più giorni della settimana. La
prenotazione avverrà esclusivamente via telefono e tramite
Internet. Il catering sarà tipicamente sardo.
Nel dibattito sono intervenuti Gavino Maieli (del Circolo di Bergamo), pioniere
della rivendicazione della
continuità territoriale per gli
utenti dell’aeroporto di Orio
al Serio, oggi portavoce delle
lamentele di chi, oltre al danno, ha subìto anche la beffa
(niente continuità per Orio al
Serio in quanto inserito nel sistema aeroportuale milanese!); Gianni Casu (di Carnate), Giovanni Loi. Numerose
richieste di spiegazioni sono
state rivolte, in particolare ai
rappresentanti delle compagnie marittime ed aeree, da
parte dei sardi emigrati, abituali utenti dei servizi di collegamento marittimo e aereo
tra il Nord Italia e la cara (in
tutti i sensi) isola di Sardegna.
EMIGRAZIONE
36
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
IL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO L'UPIESSE FAVOREVOLE
PUNTA AL RILANCIO
A ELEZIONI ANTICIPATE
DEL CIRCOLO DI GRONINGEN
PER IL CONSIGLIO REGIONALE
Nuovo Consiglio Direttivo
al Circolo “Gennargentu” di
Groningen in Olanda. L’assemblea dei Soci ha eletto
Presidente Salvatore Serra. A
far parte dell’esecutivo sono
stati scelti: Gianni Locci, Vicepresidente; Maria Porru,
Segretaria; Agostino Saba,
Tesoriere. Completano il Direttivo i Consiglieri: Maria
Paola Saba, Giuseppe Jacob
Porru e Francesco Assorgia.
Revisori dei Conti sono
stati eletti: Giacomo Meleddu, Presidente; Donato Porru
e Nicolo’ Cosa, Consiglieri.
Il Presidente Salvatore Serra e gli altri dirigenti si sono
impegnati a dar nuovo impulso alla vita del Circolo anche
con attività specifiche per i
bambini e gli anziani. In particolare – ci ha scritto Elena
Masuri - le prime iniziative
assunte dal nuovo Direttivo
del “Gennargentu” sono state
tre. Per Pasqua è stata organizzata la festa dei bambini
che hanno realizzato dei lavoretti apprezzati dagli adul-
Il movimento politico degli
emigrati “Unità Popolo Sardo
UPIESSE” ha chiesto le elezioni anticipate per “liberare la
Sardegna da quella parte di
politici, incompetenti e senza
tanti scrupoli, che la tengono
in ostaggio per meri interessi
personali”. Lo sostiene un comunicato redatto da Nando
Ceruso in rappresentanza della
Segreteria generale estera. Nel
documento l’UPIESSE manifesta preoccupazione “per gli
effetti devastanti, soprattutto
dal profilo economico e sociale, che genererà il permanente
stato di crisi politica alla Regione”. L’elevato tasso di disoccupazione, quella giovanile
ti e dai simpatizzanti del Circolo. I piccoli protagonisti
sono stati festeggiati con entusiasmo. Successivamente,
a fine aprile, è stato ricordato
“Sa die de sa Sardinia” con
una manifestazione cui hanno partecipato anche diversi
cittadini olandesi. A giugno,
infine, si e’ svolta la giornata
della cucina sarda. L’impegno dei numerosi volontari
nell’allestire un menù con
prodotti dell’enograstronomia sarda è stato premiato dal
successo dell’iniziativa caratterizzato dai consensi unanimi dei partecipanti.
RIMPATRIATA DI DESULESI
DELLE PROVINCE VENETE
A GIAVERA DEL MONTELLO
Annualmente un discreto
numero di Desulesi trapiantati nelle province venete di Padova, Venezia, Treviso e
Belluno, si incontrano per ricordare i momenti trascorsi
nella terra natia.
Promotori, Michele Marcis
di Asuai residente a Treviso,
Pinotto Arangino di Ovolaccio residente a Padova e Marco Zanda di Ovolaccio, residente a Venezia. Giorno del
ritrovo, domenica 1 giugno
2003, presso una antica trattoria risalente al 1780 in località Giavera del Montello nelle storiche colline della Marca trevigiana poco distante
dal Piave, fiume sacro per la
nostra patria.
Hanno risposto all’appello
venticinque persone tra uomini e donne; molto gradita
la partecipazione di Peppino
Brodu di Issiria e della sua
gentile signora, che casualmente si trovavano in zona
per motivi personali.
La simpatica festa si è svolta in questa trattoria molto
nota, circondata da splendidi
alberi di ciliegio e da una verde vegetazione collinare, simile a quella delle campagne
di Desulo. Poco distante è
ubicato il Sacrario alla memoria dei Caduti della guerra
15-18.
Piacevolissima occasione
di incontro, la nostra, sì, perché era presente il sottoscrit-
to, il più vecchio del drappello, protagonista da sempre di
un’inguaribile nostalgia per
tutto ciò che ha lasciato nella
terra natia. Durante il simpatico convivio, tra una portata
e l’altra, ciascuno ha raccontato con parole velate di intensa nostalgia la propria storia e le ragioni che lo hanno
indotto a lasciare il paese, in
ricordo del quale nel praticello di casa alcuni di loro hanno piantato alberi come agrifoglio, oleandri e felci autoctoni.
Il menù non prevedeva
piatti della cucina sarda,
niente spiedo, si è preferito
onorare la squisita cucina locale, grati alla terra veneta
che molto generosamente ci
ospita. La giornata è stata allietata da canti desulesi e
dalla lettura di poesie raccolte nella antologia del poeta
desulese Montanaru e dei
temi in lingua sarda premiati in occasione dell’ultimo
concorso letterario intitolato
al poeta medesimo. Questa
piccola e laboriosa comunità
di Desulesi trapiantata come
un gentile fiore in terra veneta, si è perfettamente inserita nel tessuto locale, rispettosa e rispettata. Tutti svolgono attività lavorative dignitose e alcuni sono piccoli
imprenditori. Tutti si dicono
soddisfatti di vivere nel Veneto, ma nel profondo del
cuore si cela l’anelito e insieme la speranza di un possibile ricongiungimento alla
terra d’origine. In ciascuno
di noi, nei pensieri e nell’iride degli occhi, sono sempre
presenti lo scenario, pittoresco delle montagne di Desulo e del maestoso Gennargentu. La lontananza fa si
che Desulo occupi nei nostri
cuori un posto speciale.
Giovanni Gioi
in particolare, nonché l’avvilente stato di precarietà e di disagio sociale in cui vive una
fascia sempre più ampia della
popolazione evidenzia – precisa Nando Ceruso - la marcata
deriva politica, fonte dei mali
della Sardegna. La rissosità e
l’inadempienza dei politici sta
portando la Regione al collasso economico, mentre rimane
bloccato il potenziale delle risorse di cui dispone. Al lato di
una situazione di grave crisi, di
degrado politico e di stato di
emergenza, tutte le componenti politiche – sottolinea il comunicato - si distinguono per
nichilismo e mancanza di progettualità.
A SAN PAOLO ASSEGNATO
IL PREMIO LICCIARDI
A UN GIOVANE CUOCO SARDO
Augusto Piras, 37 anni di Bonorva (Sassari), chef di cucina, ha vinto l’edizione 2003 del premio “Ugo Licciardi”, indetto per sottolineare i meriti acquisiti dai lavoratori italiani emigrati a San Paolo in
Brasile. Da tre anni e mezzo nella Città di San Paolo dove è titolare
di un affermato ristorante, Augusto Piras, pur essendo nato a Bonorva è vissuto – come ha precisato ad Angela Licciardi che lo ha intervistato – ad Olmedo, un paese tra Sassari ed Alghero dove tuttora risiede la famiglia. Cuoco affermato, dopo 14 anni di attività tra i fornelli, è stato convinto a trasferirsi in Brasile dalla moglie nativa di San
Paolo. Nella nuova terra si è perfettamente integrato e nel suo locale
sfoggia piatti prelibati della gastronomia sarda molto apprezzati dalla folta e fedele clientela.
Entusiasta della terra che lo ospita, ha espresso, nell’intervista ad
Angela Licciardi, giudizi positivi. Il Brasile – ha detto – è un paese che
mi ha conquistato. Nonostante i gravi problemi sociali, le diverse etnie presenti sono riuscite ad integrarsi. È molto spiccato il senso dell’ospitalità e del buon rapporto con lo straniero. San Paolo, malgrado
abbia 15 milioni di abitanti, il traffico asfissiante ed una burocrazia
lenta, offre a chi ha buona volontà e capacità professionali diverse
possibilità di affermarsi sul lavoro e di intraprendere attività commerciali ed imprenditoriali. E poi – ha aggiunto – la notte a San Paolo è
magica ricca di una gioventù allega e spensierata. Ciò nonostante ho
nostalgia della Sardegna e della mia famiglia. Non posso dimenticare
la bellezza ed i profumi dell’isola; li porto nel cuore per la Sardegna è
la terra dove sono vissuto per 34 anni e dove sono nati i miei figli
Laura e Gabriele. Nel ricordo anche della gente e sincera che ho lasciato, non smetterò mai di ripetere “Deo Seu Sardu”.
PITTORI SARDI DI MESTRE
ALLA MOSTRA COLLETTIVA
“ALKIMIE CROMATICHE”
Tre artisti, soci del Circolo
“Ichnusa” di Mestre, sono stati
protagonisti di una collettiva
svoltasi in uno degli spazi espositivi di Palazzo Candiani, la
casa della cultura di Mestre di
recente inaugurazione dopo
un’attesa di decenni. La mostra,
con il titolo “Alkimie Cromatiche”, è stata realizzata dal gruppo d’arte “Materia Prima”. I pittori Guido Baldessari, Giuliano
Negretto e Bruno Pagliaro, che
costituiscono il Gruppo, hanno
avuto il sostegno del Circolo ed
hanno riscosso un lusinghiero
successo di pubblico e di critica.
“Alkimie Cromatiche” ha visto anche la partecipazione del
poeta Maurizio Zanon che ha
presentato l’ultima opera “Un
cuore lacerato” vincitrice successivamente del Premio Internazionaledi Poesia e Narrativa
“Prato un tessuto di cultura”.
L’esposizione si è inoltre avvalsa di un agile libretto di presentazione curato dal critico
Paolo Rizzi con introduzione
del Prosindaco di Mestre Gianfranco Bettin.
I tre pittori – ha scritto il critico Francesco Moisio – fanno
gruppo, ma ognuno mantiene la
propria individualità, il proprio
linguaggio ed i propri referenti.
Tommaso Dellisanti ha invece
sottolineato sul “Gazzettino Illustrato” che “i tre artisti, in
concorso tra di loro vanno a
comporre una scena mirata a
produrre un’intensa emozione
corale”.
Alla soddisfazione di Guido
Baldessari, Giuliano Negretto e
Bruno Pagliaro, si è aggiunta
quella del Presidente del Circolo “Ichnusa”. Sin dalla costituzione, nel 1960, il Circolo sardo di Mestre – ha scritto Saverio Vidili a “Il Messaggero Sardo” – partecipa e assicura il patrocinio alle attività culturali
non solo promuovendo e diffondendo la cultura sarda. Soci
e dirigenti del Circolo sono orgogliosi del successo ottenuto
dai tre pittori e di aver contribuito alla realizzazione di
“Alkimie Cromatiche”.
EMIGRAZIONE
37
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
Era presente anche la Sardegna alla festa di inaugurazione
dell’acquedotto che ha portato
l’acqua da una sorgente del
monte Kenya al villaggio
Nchyru, nel cuore di quel paese. Gianni Casu, presidente del
Circolo culturale sardo “Raimondo Piras” di Carnate (MI),
ha fatto parte, infatti, del
“Gruppo foresta”, otto volontari che in 33 giorni, lavorando
dalle sei del mattino alle 21, in
mezzo alla foresta, hanno realizzato i sei chilometri di tubazione.
Con lui, che ha svolto l’importante compito di tracciare
lo scavo e coordinare il lavoro
dell’operatore della scavatrice, Andrea Mondelli, (che non
è quasi mai sceso dalla sua
macchina, anche per paura dei
UN SARDO TRA I VOLONTARI
CHE HANNO REALIZZATO
UN ACQUEDOTTO IN KENIA
serpenti!), c’erano Simone
Panzeri, che ha saldato i tubi e
li ha collegati a valvole e serracinesche, Pier Luigi Bovo, Paolo Suvilla, Pier Luigi Viganò,
Andrea Pirola e Luca Brivio.
Alla “Festa dell’acqua” che
si è svolta attorno alla fontana
realizzata al centro del villaggio, sorto a 300 km a nord di
Nairobi, hanno partecipato cir-
ca 60 volontari dell’Associazione “Amici di San Francesco” di Osnago, di casa da
quelle parti, che hanno realizzato interamente, dalle fondamenta ai tetti, una struttura,
quella di padre Francis, capace
di ospitare, e di farli frequentare una scuola, 120 bambini
sottratti alle strade.
C’erano anche il presidente
del Parlamento keniota, Francis Ole Caparro, naturalmente
padre Francis, il presidente
della provincia di Lecco, Mario Anghilleri, che per una settimana ha collaborato con i
volontari, il presidente dell’Ecosystem, la società che ha
fornito il materiale necessario
per realizzare l’acquedotto,
Antonio Conrater, e il diretto-
re Dante Dozio, l’ex presidente della società che distribuisce l’acqua nel Merattese, Antonio Cova, e, infine, il sindaco di Merate, Dario Perego.
Ma c’erano soprattutto i tanti abitanti del villaggio, felici e
sorpresi di vedere l’acqua
zampillare dai rubinetti della
fontana, e che hanno accolto i
diversi discorsi ufficiali con
quello che è diventato il loro
nuovo modo di salutare: un sonoro “Ajoo!”. Segno di una
presenza dei sardi del Circolo
di Carnate, assidua e costante.
Il Circolo ha infatti raccolto per
quel villaggio somme in denaro
e prodotti sardi (pane e formaggio soprattutto), è stato presente fra i volontari con alcuni altri suoi soci, e ha ospitato a Carnate anche padre Francis.
ALLESTITA A TALANA
UNA MOSTRA FOTOGRAFICA
DEI SARDI IN BELGIO
SU NURAGHE DI AJACCIO
ALLA FESTA DELLA MUSICA
LUTTO IN OLANDA
PER LA SCOMPARSA
DI GIOVANNI
COSSIGA
Il presidente della Federazione
dei circoli sardi in Olanda, Mario
Agus, ci ha informati di un grave
lutto che ha colpito il movimento
dell’emigrazione sarda con la
scomparsa di Giovanni Cossiga.
Originario di Sassari, Cossiga
aveva 62 anni e da 34 era emigrato in Olanda. Ad Amsterdam,
dove lavorava in un’azienda che
realizzava i macchinari di precisione per il taglio dei diamanti,
aveva fondato il circolo sardo e lo
aveva presieduto per molti anni.
Era stato negli anni Settanta tra i
più attivi difensori dei diritti degli
emigrati, partecipando a convegni, dibattiti e manifestazioni.
Giovanni Cossiga, dotato di non
comuni doti di intelligenza e generosità, era stato eletto nella
Consulta regionale dell’Emigrazione della Sardegna dove aveva
portato un contributo di idee e di
proposte. Sposato e padre di due
figli, Giovanni Cossiga, dopo la
chiusura del circolo di Amsterdam si era allontanato dalla vita
associativa. Negli ultimi anni se
ne erano perse le tracce. Agus ha
scoperto solo per caso della sua
morte. Il Messaggero sardo si
unisce al dolore dei familiari e di
tutta la comunità sarda in Olanda.
Dopo il successo ed i vasti
consensi ottenuti in Belgio, la
mostra sui lavoratori sardi, ideata dal Circolo “Quattro Mori”
di Charleroi ed organizzata dalla Federazione dei Circoli Sardi,
è sbarcata in Sardegna. “La nostra storia”, questo il titolo dell’esposizione articolata in decine di fotografie inedite degli
anni Cinquanta della collettività
sarda in Belgio, è stata presentata a Talana, Escalaplano e Macomer, in provincia di Nuoro e a
Perfugas nel sassarese.
All’inaugurazione della mostra, nei locali del Site du Bois
du Cazier a Marcinelle, hanno
partecipato i Presidenti dell’ASBL Archeologie Industrielle de la Sambre, Jean
Claude Van Cauwenberghe;
della Federazione dei Circoli
Sardi in Belgio, Sandro Mameli e del Circolo “Quattro
Mori”, Anna Maria Secchi.
Presenti alla manifestazione il
Sindaco di Charleroi, Jacques
Van Gompel ed il Console Generale d’Italia, Giulio Picheca.
Suggestive e commoventi le
immagini, toccanti testimonianze dell’arrivo e della permanenza in Belgio dei lavoratori sardi , con particolare riferimento alla città di Charleroi
e al bacino carbonifero di Marcinelle. Le fotografie mostrano volti, pieni di speranza e di
determinazione nella ricerca
del lavoro che la Sardegna non
poteva loro offrire. Un salto
nella memoria di 50 anni ed
uno spaccato dei lavoratori
sardi protagonisti dell’emigrazione in Europa. Nonostante le
grandi difficoltà sono riusciti
con sacrificio ed abnegazione
ad affermarsi ed integrarsi nelle società ospitanti.
Ogni anno si organizza in
tutta la Francia “La Festa della Musica”.
Il comune di Aiaccio, per
l’occasione ha chiesto la collaborazione del Circolo Sardo di
Corsica “Su Nuraghe”.
Per allietare la Giornata il
Circolo ha invitato i suonatori
di launeddas del gruppo di
Ignazio Mascia e ha pensato di
innovare invitando anche il
gruppo Rock “Nora art” di
Porto Torres accompagnati
dalla rappresentante Adele
Martis responsabile alla Cultura al comune di Porto Torres.
Il numeroso pubblico ha apprezzato la diversità della musica sarda. In serata per ringraziare il comune di Ajaccio ha
ricevuto la delegazione ufficialmente, offrendo la medaglia della città.
SCOMPARSO L'EX PRESIDENTE
DEL CIRCOLO DI AMBURGO
Un altro grave lutto ha colpito la comunità sarda di
Amburgo. Il 31 agosto è
morto Luigi Salis, fondatore
ed ex presidente de “Su Nuraghe”.
«Con immenso dolore e
con profonda tristezza – ha
scritto la presidente Vincenza Fiorini – vi comunico
l’immatura scomparsa di
Luigi Salis, già Presidente
del C. S. “Su Nuraghe”, nonché segretario e cassiere,
compito, quest’ultimo, che
ha svolto durante la sua ma-
lattia.
Luigi Salis era uno dei
fondatori del C. S. “Su Nuraghe”, al quale aveva dedicato gran parte della sua vita
impegnandosi socialmente
per tutta la comunità, essendo anche membro Comites.
Il Centro Sardo “Su Nuraghe” e il mondo dell’emigrazione, ha subito una grande
perdita.
Anche il Messaggero Sardo si unisce al dolore dei familiari e di tutta la comunità
sarda di Amburgo.
IL MESSAGGERO SARDO
38
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
L
’anno scorso furono i diritti televisivi a fare slit
tare (di due settimane)
l’avvio del campionato. Quest’anno, nonostante la serie A
sia partita regolarmente, il torneo cadetto si è fermato a causa della rivolta dei presidenti
di 19 società, sul piede di guerra dopo la decisione della Federcalcio, presieduta dal “nemico numero uno”, Franco
Carraro, di allargare la serie B
a 24 squadre, con il ripescaggio delle retrocesse Catania,
Genoa e Salernitana e della
Fiorentina (per meriti sportivi,
al posto del fallito Cosenza).
Una decisione sorprendente,
senza precedenti, che ha fatto
seguito al cosiddetto decreto
salva-calcio, e che ha creato
non poche polemiche.
Quando ormai erano già stati varati i calendari (e il Cagliari avrebbe dovuto esordire,
il 30 agosto, in casa del Verona), con l’esclusione dalla B
del Catania, è arrivata la decisione presa dalla Federcalcio e
approvata dalla Giunta del
Coni di ripescare non solo la
società etnea di proprietà della
famiglia Gaucci (che, come è
noto, nella scorsa stagione
aveva fatto ricorso al TAR
contro la decisione della Corte
Federale di ribaltare la sentenza della Disciplinare che assegnava la vittoria a tavolino al
Catania contro il Siena, reo di
aver schierato un giocatore che
non aveva scontato una squalifica), ma anche le altre formazioni retrocesse sul campo,
compresa quella Salernitana
che ha disputato l’intera seconda parte del campionato
con un piede in serie C.
Cosa che ha fatto andare su
tutte le furie Massimo Cellino
e i presidenti di Palermo, Atalanta e Torino, subito ribattezzati i presidenti ribelli (anche
se loro rifiutano questa etichetta). Cellino, che proprio
questa estate è stato nominato
vice presidente della Lega Calcio in quota per la serie B, ha
indossato i panni del “barricadiero”, guidando la rivolta dei
piccoli club contro quella che
egli stesso ha definito una
“lobby di potere occulto, composta da persone avide”. Ha
chiesto la testa di Carraro (sfiduciato poi ufficialmente dalla
stessa Lega Calcio), ha inveito
contro Galliani e soci, ha boicottato la Coppa Italia (i club
ribelli di B non sono scesi in
campo per il secondo e terzo
turno della manifestazione,
perdendo tutte le partite a tavolino), ha presentato ricorso
al TAR del Lazio contro il
comma 3.5 del decreto salva
calcio, chiedendo il sostegno e
la solidarietà della classe politica sarda, affinché i parlamentari isolani, in aula, votassero
contro lo stesso decreto.
“Se perderò questa battaglia,
che sto portando avanti a nome
di tutti i presidenti di serie B –
ha detto Cellino – mi dimetterò e venderò il Cagliari al migliore offerente. Certo che se
resterò presidente del Cagliari,
me la faranno pagare e il Cagliari verrà martoriato per vendicarsi della mia persona. Io
non sono uno che va in giro per
l’Italia a comprare squadre,
come Preziosi, che prende il
35% del Modena e compra il
Genoa in C sapendo che tanto
verrà ripescato. Io sono cagliaritano, ho comprato la squadra
della mia città con soldi veri –
ha aggiunto il presidente rossoblù – ho i bilanci certificati
CALCIO
Il Presidente
del Cagliari guida
la ribellione contro
Carraro che
allarga la serie
cadetta
a 24 squadre
CALCIO IN RIVOLTA
I PRESIDENTI DELLA “B”
BLOCCANO IL CAMPIONATO
di Andrea Frigo
da 13 anni e non ho una lira di
affidamenti bancari. Ma questo è un calcio che non ha più
alcuna logica, dove chi vince
non viene premiato e chi perde
invece sì. Mi auguro che tutta
la Sardegna si esponga a favore dello sport per chiedere al
Governo di cassare il comma 5
dell’art. 3 del decreto, che ha
assegnato poteri alla persona
sbagliata che neanche il maresciallo Badoglio aveva”.
In tutto questo caos, il calcio
giocato, la vera ragione per cui
i tifosi continuano a fare sacrifici, soffrendo e gioendo per la
propria squadra, ha rappresentato davvero una piccola parte
in questa torrida estate. Saltata la Coppa Italia, rinviato
l’avvio del campionato, ci si è
dovuti accontentare di qualche
amichevole. E il Cagliari non è
stato a guardare. Cellino, anticipando tutti (cioè prima ancora che Galliani desse l’annuncio ufficiale dello slittamento
della prima giornata), insieme
con il collega Maurizio Zamparini, patron del Palermo, ha
dato vita alla “Coppa dello
Sport”, amichevole di lusso tra
le due formazioni isolane che
quest’anno, a parere di molti,
ULTIM'ORA
CELLINO SI DIMETTE
E IL CAGLIARI
GIOCA A CATANIA
C
on una mossa a sorpre
sa, il presidente del Ca
gliari Massimo Cellino
ha rotto il fronte dei club ribelli, dimettendosi dalla carica di
vicepresidente della Lega Calcio per la serie B e da presidente del Cagliari (società che ha
messo in vendita) e ha deciso
di fare scendere in campo regolarmente la squadra rossoblù domenica 7 settembre, a
Catania, in quella che passerà
alla storia come la giornata più
incredibile che il calcio italiano ricordi, con sole due partite
disputate sulle 12 in programma.
Ed è stato subito un trionfo,
sotto il segno, manco a dirlo,
di Gianfranco Zola, che dopo
aver esordito in Coppa Italia
segnando subito un gol (a Busto Arsizio, su rigore, contro la
Pro Patria), si è ripetuto anche
all’esordio in campionato,
questa volta su calcio di punizione, la sua specialità. Non
solo, l’ex fantasista del Chelsea, al suo debutto assoluto in
serie B, dopo le sette stagioni
ricche di successi trascorse in
Inghilterra con la maglia del
Chelsea, alla bella età di 37
anni, ha regalato assist e giocate di prima di valore assoluto,
dimostrando di essere ancora
in gran forma e uscendo, a un
quarto d’ora dalla fine della
partita, tra gli applausi del
pubblico catanese.
In precedenza, le reti di Loria prima ed Esposito poi avevano spianato la strada alla
squadra di Ventura, apparsa
troppo forte rispetto a quel Catania che, con il suo ricorso al
TAR, aveva dato origine a tutto quel caos che il calcio italiano sta vivendo.
E non poche polemiche ha
suscitato la decisione di Cellino di far giocare il Cagliari,
proprio lui che aveva per primo dichiarato che le squadre di
B, per protestare contro l’allargamento del campionato a 24
squadre, a queste condizioni
non sarebbero mai scese in
campo. Una decisione, accompagnata da quella di voler vendere il Cagliari, che ha creato
malumori e apprensione tra i
tifosi, che ora s’interrogano
sul futuro della loro squadra
del cuore.
partono tra le favorite per la
promozione in serie A.
Si è giocato a Tempio Pausania, sede scelta dalla società di
Viale La Playa per disputare la
prima parte del campionato,
vista l’indisponibilità dello
stadio Sant’Elia (dove sono in
corso i lavori per il rifacimento del
manto erboso), nello stesso giorno – sabato 30 agosto – e alla stessa ora – le 20,30 – in cui sarebbe
dovuto partire il campionato di B.
Ed è stata una bella partita, forse
presa troppo sotto gamba dal Palermo, che alla fine ha visto vincere il Cagliari per 2-0 (reti di Suazo, dopo una magnifica azione e
assist di Zola, e Esposito). Capitan Zola ha potuto così sollevare
al cielo la “Coppa dello Sport”,
premiato dai sindaci di Cagliari e
Palermo.
E la netta vittoria sullo squadrone siciliano (seppur privo delle
“stelle” Toni e Corini, strappati
alla serie A a suon di euro) ha
messo di buon umore l’ambiente
cagliaritano, in un periodo davvero nero per il calcio italiano. Perfino Ventura, tecnico esperto e navigato, si è lasciato andare a commenti entusiastici, al termine dell’amichevole, prevedendo un futuro roseo per la squadra rossoblù.
“Se i nostri tifosi verranno numerosi allo stadio a sostenerci –
ha commentato l’allenatore genovese – penso che quest’anno potremo fare qualcosa di importante. Avevamo programmato la preparazione per arrivare in forma
alla prima di campionato e così è
stato. Il campionato ancora non
c’è, ma prima o poi arriverà, e noi
saremo pronti. Tutti i singoli si
sono comportati bene e, a parte
qualche personalismo di troppo,
credo che tutti si sono dati da fare
per la squadra. Bravi, è questa la
mentalità giusta”.
Il reparto che ha impressionato
di più è stato senza dubbio l’attacco, non foss’altro per la presenza
di quel “ragazzino” di 37 anni che
risponde al nome di Gianfranco
Zola. Con lui, gli scatenati Esposito e Suazo, autori dei gol che
hanno permesso ai rossoblù di
battere il Palermo. “Abbiamo creato una decina di situazioni interessanti – afferma Ventura – quindi dico che in prospettiva avremo
un attacco insidioso”.
Ancora da registrare, invece, il
centrocampo, ovvero il reparto
che ha cambiato di più nel corso
dell’estate. Sulla carta, la formazione titolare prevede tre novità
nei tre ruoli in mezzo al campo,
con Loris Delnevo (classe 1975,
ex Triestina) interno destro, Massimo Brambilla (classe 1973, ex
Siena) in cabina di regia e Marcello Albino (classe 1971, ex Modena) interno sinistro. Ma se per il
primo non esiste proprio concorrenza, non essendoci alternative
in quel ruolo (almeno sino al completo recupero di Sebastiano Pinna), Brambilla dovrà vedersela
con Conti (partito titolare contro il
Palermo) e Albino con Capone. In
difesa, invece, dopo il ritorno del
“figliol prodigo” Modesto, che si
è ripreso il posto di centrale, sono
in tre a lottare per due maglie: solo
Festa sembra sicuro del posto,
mentre tra Lopez e Loria uno è di
troppo.
Ma il campionato di B, come è
noto, è lungo e pieno di ostacoli (e
quest’anno ancor di più, con ben
46 giornate) e proprio i difensori
sono i più esposti al pericolo
squalifiche.
Senza dimenticare poi l’apporto che potrà dare il giovane
brasiliano Di Fabio, a Cagliari
ormai da più di un anno, sul
cui valore in tanti sono pronti a
scommettere.
IL MESSAGGERO SARDO
39
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
I
l Terra Sarda edizione 2003
ha incoronato regina Manuela Levorato.
La splendida atleta veneziana è tornata alla ribalta, dopo
una stagione tormentata, “grazie all’aria di Sardegna”.
Nel Memorial Mirko Masala
a Carbonia ha corso i 100 metri,
giungendo seconda, in 11.31,
due giorni dopo ad Oristano
nella pista del Sacro Cuore, si è
migliorata di otto centesimi, arrivando prima, precedendo la
nigeriana, tesserata per il Cus
Cagliari, Mercy Nku e fissando
i cronometri a 11.23.
Miss Lavorato ha voluto dimostrare che il periodo più
brutto lo ha messo alle spalle e
che ora comincerà a lavorare
ancora più sodo con obiettivo
le Olimpiadi di Atene 2004.
Già lo scorso anno a Cagliari, pista del campo Coni, la bella Manuela non aveva deluso i
suoi tifosi, vincendo la gara
dei 100 in una stagione che
l’aveva proposta tra le più forti velociste europee, bronzo
nei 100 e 200.
“Volevo vincere – ha detto
la sprinter azzurra ad Oristano
– lo volevo fortissimamente
dopo tre mesi bruttissimi e la
sconfitta di Carbonia, rimasta
sullo stomaco”.
Sulla rinascita della Lavorato
il più contento è il suo allenatore, Francesco Uguagliati che ha
affermato “La Sardegna le porta bene. Chi poteva sperare che
in sole tre settimane di allenamento fosse in grado di fare
questi tempi? Dopo la gara era
felicissima”. Manuela Lavorato comincerà ad allenarsi già ai
primi di ottobre perché il 2004
sarà impegnativo con i mondiali indoor di Budapest a mar-
O
rmai alla Costa Smeralda ci avevano fatto più
di un pensierino, il sogno di ospitare la prossima
edizione della Coppa America
sembrava diventare sempre
più concreto. Invece, è arrivata la doccia fredda: Porto Cervo non è stato ritenuto idoneo
per organizzare la regata più
prestigiosa e famosa del Mondo. Una bocciatura che ha provocato polemiche e tanta delusione nell’ambiente ovattato
della costa gallurese.
Ma l’entourage di Stefano
Bertarelli, armatore di Alinghi
nonché socio dello Yacht Club
Costa Smeralda, ha preferito
rivolgere l’attenzione ad altri
club. «Ce l’aspettavamo»,
hanno detto alcuni esponenti
della vela che conta, come Sergio Tacchini e Cino Ricci, che
hanno così stigmatizzato:
«Avete sbagliato a puntare tutto su Porto Cervo, dovevate
candidare Cagliari: ha tutte le
strutture, un grande porto, gli
alberghi, un aeroporto, un
campo di regata dove il vento
non manca mai».
Ma, a dispetto della mancata
Coppa America, la Sardegna
continua ad essere sempre la
capitale mondiale della vela.
Anche quest’anno l’Isola è stata scelta come sede di importanti manifestazioni. A contendersi il primato nel panorama
internazionale sono stati i circoli della Costa Smeralda e di
Cagliari.
La stagione si è aperta in anticipo, prima che arrivasse il
gran caldo, in Costa Smeralda
si è svolto negli ultimi tre giorni di maggio il Campionato
Europeo J 24, preceduto dal-
ATLETICA LEGGERA
MANUELA LEVORATO
INCORONATA REGINA
DEL “TERRA SARDA”
di Andrea Porcu
zo e l’Olimpiade a fine agosto.
Ma Il Terra Sarda e il trittico
internazionale di Carbonia non
passeranno agli archivi solo
per la Lavorato.
Nel salto in lungo uomini,
Nicola Trentin dopo le delusioni dei mondiali parigini, si è
parzialmente riscattto, balzando a 7 metri e 97 nel meeting
oristanese.
Un salto che gli è valso la
vittoria davanti al greco Seralis e il bulgaro Atanassov.
L’atleta iglesiente a fine
gara ha detto “Evidentemente
è l’aria di casa mia che mi offre gli stimoli necessari per
ben figurare. Forse a Parigi ho
sbagliato l’approccio alla gara
e per soli sei centimetri sono
rimasto fuori dalle finali”.
Trentin è stato protagonista
anche a Carbonia nel Golden
Salti disputati in Piazza Roma,
dove è balzato a 7 metri e 99,
stavolta insufficienti per vincere la gara.
Tra le atlete isolane da segnalare Marzia Solinas del
Cus Sassari che ha stabilito il
nuovo record sardo nel salto
con l’asta. La giovane saltatrice ha varcato l’asticella alla
misura di 3 metri e 40, migliorando di cinque centimetri il
suo stesso primato. Altro risultato che conferma la crescita e
le forti speranze in chiave azzurra per la sprinter algherese
Aurora Salvano, che nei 100
ha chiuso il tempo di 12 secondi e dodici centesimi.
Tornando agli atleti nazionali, bella la prova offerta da
Alessandro Talotti nel corso
del Memorial Masala nel salto
in alto. L’atleta del gruppo Carabinieri ha superato l’asticella a 2 metri e 26, sfiorando
successivamente il nuovo record italiano a 2,32.
Talotti, vanta un personale
di 2,30, ha gareggiato a Parigi
ed è stato quarto ai campionati
europei dello scorso anno.
Il Terra Sarda ha portato bene
anche ad una delle atlete più attese, Fiona May. La saltatrice
di colore, diventata mamma da
un anno, ha vinto nel lungo con
la misura non eccezionale di 6
metri e 48. Fiona ha vissuto
una stagione al chiaroscuro e a
Parigi è andata molto al di sotto delle aspettative. “Avessi
saltato cosi in Francia…. Ha
detto la Signora Iapichino –
ma devo accontentarmi e gareggiare il più possibile per ritrovare la sensibilità”.
Sulla pedana del peso ad
Oristano ha fatto la sua comparsa anche la campionessa
del mondo di Parigi, la russa
Svetlana Kriveljova. Successo
incontrastato per la regina di
questa specialità, che ha chiuso con la misura di 19 metri e
57 centimetri. Alle sue spalle
l’azzurra, Assunta Legnante.
Ma il Terra Sarda 2003 va in
archivio con la morte nel cuore, per la scomparsa ai primi di
giugno in un incidente stradale dei due fidanzatini-atleti
Roberto Sinis e Laura Nurra,
che stavano rientrando dai
campionati sardi.
Roberto e Laura, tesserati
per l’atletica Oristano, sono
stati ricordati con commozione. A loro è stata dedicata questa edizione ancora una volta
vincente del Terra Sarda.
È già fioccano numerose
nella sede della Fidal a Cagliari, le richieste dei comuni isolani per ospitare la manifestazione-spettacolo dell’atletica.
Il presidente del comitato
regionale, Sergio Lai, euforico
SPORT
SARDEGNA
PARADISO
DELLA VELA
l’Italiano della stessa classe.
Subito dopo la vela ha puntato
la prua verso il capoluogo isolano, dove quasi in contemporanea, dal 9 al 15 giugno ha
ospitato il Campionato europeo della classe olimpica Tornado e il Gran Premio d’Italia
Open 60. Due manifestazioni
molto spettacolari che hanno
avuto come scenario due campi diversi. L’Europeo della
classe Tornado organizzato
dallo Yacht Club, al quale hanno partecipato ottanta equipaggi provenienti da 23 paesi,
si è disputato nelle acque del
Poetto, mentre il Gran Premio
d’Italia organizzato da Event
Group si è svolto nello specchio di mare di fronte al porto.
I Trimarani 60 piedi sono
approdati a Cagliari dopo due
anni per disputare la terza tappa del campionato mondiale.
Nove giganteschi trimarani
che hanno trasformato il molo
Ichnusa in una sorta di Auckland, perché fra gli equipaggi
spiccavano skipper di fama internazionale, come il milanese
Giovanni Soldini, che ha condotto Tim, uno dei due trimarani italiani, l’altro è stato Ser-
gio Tacchini, timonato da Karine Fauconnier. E proprio la
skipper francese è stata la regina della manifestazione: ha
vinto il Gran premio d’Italia
dopo aver centrato tre primi,
tre secondi e un terzo posto fra
i parziali. Un exploit che le ha
consentito di precedere il connazionale Groupama di Franck
Cammas, leader della classifica. È la prima volta che un trimarano italiano si aggiudica
una Gran Premio nel circuito
mondiale riservato ai multiscafi: «Cagliari mi ha portato fortuna – ha detto trionfante la velista transalpina – è una città
meravigliosa con un campo di
regata eccezionale e, soprattutto, con tanta gente piena di entusiasmo». Delusione, invece,
tra l’equipaggio di Tim guidato
da Giovanni Soldini, solo settimo nella classifica finale.
Mentre non si era ancora
spenta l’eco per gli Open 60,
l’attenzione si è spostata nuovamente in Costa Smeralda:
Porto Rotondo ha ospitato a
fine giugno la terza tappa del
Mediterranean Championship
Farr 40. Porto Cervo, invece,
ha fatto da scenario la Coppa
di Sergio Casano
dei campioni, una manifestazione che ha visto la partecipazione di diversi skipper di fama
internazionale, come Alessandra Sensini, medaglia d’oro alle
ultime Olimpiadi di Sydney.
Il calendario velico concede
una piccola tregua solo a luglio, poi ad agosto si ricomincia, a Cagliari è in programma
(20-23 agosto - Lega Navale
Cagliari) il campionato nazionale della classe olimpica Europa. Ma il clou è a fine mese
con la manifestazione forse
più spettacolare e originale,
diversa per il suo genere da
quelle classiche della vela
d’altura: Stintino infatti ospita
(28 -31 agosto - Yacht Club
Sassari) la XXI edizione della
Regata di vela Latina del Circuito TNT. Una manifestazione che cresce di anno in anno,
assumendo sempre più carattere internazionale, con la partecipazione, nelle acque del Golfo dell’Asinara, di imbarcazioni che hanno rappresentato diversi paesi del Mediterraneo.
Se ad agosto si raggiunge il
clou anche sotto il profilo turistico, settembre non fa eccezione per i grandi eventi velici
ha detto “Il Terra Sarda non tradisce mai. È stata una gran bella edizione e ora appuntamento
al prossimo anno a Sanluri”.
Il presidente provinciale della Fidal oristanese, Saverio Bisogni, a fine manifestazione
con soddisfazione ma anche
un pizzico di rammarico ha
detto “Siamo stati costretti a
mandare via molta gente, se
avessimo avuto ad Oristano
uno stadio più capiente,
avremmo avuto come spettatori almeno quindicimila presenze”. Magia dell’atletica, forza
di una disciplina che sa entusiasmare e raccogliere attorno
a se nel mondo milioni di “afecionados”.
E in Sardegna grazie al lavoro faticoso ma fruttuoso di dirigenti, atleti, giudici, tecnici e
volontari, questa indiscussa
regina dello sport, regala sempre momenti di grande fascino
e spettacolarità. Le basi per incentivare questa attività ci
sono tutte. Ma non spetta solo
ai dirigenti regionali e provinciali della Fidal promuovere la
politica dello sport e l’immagine che ne consegue. Chi è
seduto nelle poltrone che
“contano” dovrebbe riservare
più attenzione a questa formula dell’atletica decentrata.
Grandi e soprattutto piccoli
comuni hanno capito che lo
sport e l’atletica in primis, offre a “ tutti” momenti di aggregazione e di spettacolo impagabili. E la scuola dal suo canto dovrebbe fare la sua parte,
incentivando attività e atleti
alla formazione umana e sportiva. Più che tagliare, bisognerebbe investire. Il Terra Sarda
è stata una scommessa vincente. Lo è da 17 anni.
in Costa Smeralda: a Porto
Cervo (dal 7 al 13 settembre)
va in scena la Rolex Cup, il
campionato mondiale dei
Maxi Yacht, le splendide e sofisticate imbarcazioni dei vip,
seguito dal mondiale IMS 600
(16-21 settembre), entrambi
organizzati dallo Yacht Club
Costa Smeralda.
A Porto Cervo fa ancora una
volta concorrenza Cagliari,
dove dal 6 al 14 settembre si
disputa la Tiscali Cup. Una
manifestazione spettacolare, la
Barcolana sarda organizzata
dal Sandalion Mare Club, che
l’anno scorso registrò la partecipazione di oltre duecentocinquanta imbarcazioni. La Tiscali Cup, che approda per la terza
volta nel Golfo degli Angeli,
non ha carattere competitivo: è
una grande veleggiata durante
la quale prevale lo spirito amatoriale e turistico. Tra le novità
della kermesse velica di quest’anno vi è la partecipazione
della flotta G 34 del Giro di
Sardegna a vela di Cino Ricci,
che approderà a Cagliari proprio in coincidenza della Tiscali Cup. L’ex skipper di Azzurra
sarà il testimonial della manifestazione, che avrà ancora una
volta come base logistica il
molo Ichnusa.
Chiusa la Tiscali Cup, approdano al Poetto le imbarcazioni
armate con vela latina per disputare, nel weekend del 20 e
21 settembre, il Trofeo Karalis
valido come ultima tappa del
Circuito TNT.
Il sipario, infine, calerà, nei
primi giorni d’autunno, al Poetto, che ospiterà a novembre
il Campionato del mondo Formula Windsurf.
IL MESSAGGERO SARDO
40
AGOSTO-SETTEMBRE 2003
M
amoiada. Al centro
del centro del carnevale
barbaricino,
quando ancora portavano in
giro la maschera dell’Orso –
quello che non gli facevano!–
chiedeva Cosimo Soddu bambino a tziu Frantziscu Gregu,
classe 1872, fratello della nonna: «Tziu Vranzì, dae cando
esistin sos mamuthones, da
quando esistono sos mamuthones?» E tziu Frantziscu: «Est
una cosa troppu longa a la narrer». Cosa troppo lunga ad
esplicarla: a dirne le origini.
Inizia così per Cosimo Soddu,
classe 1932, l’apprendistato a
una passione che è anche una
ragione di esistere. Dopo e insieme alla risposta di tziu
Frantziscu Gregu c’è la figura
di nonnu, il padrino, Costantino
Atzeni. Nome e figura che hanno valenza per il paese intero e
sono un necessario punto di riferimento a ricercatori e studiosi.
Ho chiesto a una donna di Mamoiada che mestiere facesse
tziu Atzeni. Mi ha detto che l’ha
sempre conosciuto a fare il mamuthone. «Si non fit istadu pro
nonnu, non fosse stato per mio
padrino» conferma Soddu,
«avremmo perso la tradizione
del nostro carnevale». Negli
anni quaranta del Novecento, tra
guerra e dopoguerra, Costantino
Atzeni, ha invogliato di nuovo
la gente, ha saputo rinnovare entusiasmo per l’antica tradizione
delle maschere. Costruirle e rappresentarle, rendere istituzione
il fuoco di Sant’Antoni de su
ohu, dominica de carrasegare e
sa die de Juvanne Martis, martedì grasso. “Nonnu”, gli riconosce Soddu, “è stato un grande
stipite de sos mamuthones”. Sostenuto in questo creare e operare da tziu Frantziscu Gregu, da
tziu Pauleddu Mercuriu, dae Juvanne Bindinellu, da Salvatore
Sale-Leporeddu, da Tzicu e Zua
Loi. Tutta gente che senza sapere né di etnologia né di antropologia aveva il senso del mamuthone per il carnevale. C’era chi
parlava di origini greche, chi
ebree, chi saracene. Ancora a
venire gli studi di Raffaello
Marchi che sulle diverse possibilità e varianti inizia a indagare nel mitico numero de “Il Ponte” del 1951. Da lì altri ricercatori sul campo ma anche orecchianti, fotografi, registi e cronisti, etnologi e antropologi
veri. Come Giulio Angioni che
nel libro “Pane e formaggio”
parla di invenzione della tradizione. Via via fino alla tesi portata avanti anche da Dolores
Turchi: Mamuthone che deriva
da Mainoles, appellativo del dio
Dioniso, a indicarne la furia e
l’invasamento, poi corrotto nel
sardo Maimone, divinità della
pioggia. Cose comunque culte,
“discussiones e istorias” cui ha
partecipato da sempre, da quando se ne è iniziato a scrivere,
anche Cosimo Soddu. “Però” ribadisce “sos mamuthones non
hanno storia scritta, molto è basato sull’oralità”. A dire così di
un fatto ancestralmente vissuto.
Prima di ogni altra cosa la maschera era solo mamuthone. Il
necessario completamento verrà
dopo: s’issohadore, il portatore
de sa soha, la fune da lanciare.
“Ego”, continua tziu Cosimo
Soddu noto Coeddu, “issohaio
dae nove annos, lanciavo la fune
da quando avevo nove anni”.
Un tronco come bersaglio serviva per allenarsi, per acquistare
maestria, per imparare sa trassa.
“Ancora oggi che di anni ne ho
settantuno io mi sento un’abile
issohadore”. Cosimo Soddu è il
TRADIZIONI / I Mamuthones di Mamoiada
COSIMO SODDU
IL PIU' ANZIANO
DEGLI “ISSOHADORES”
di Natalino Piras
più anziano dei lanciatori in attività. “Il più anziano e il più
abile?” La risposta dice dell’onestà di intenti. “Su prus abile chi b’amus in Mamujada est
Gesuinu Gungui, Chisina”. E
aggiunge, per altri più anziani di
lui, mamuthones compresi, che
comunque non escono più in sfilata: “Ce ne sono più grandi di
me e certamente anche più istruiti e capaci”. Cosimo Soddu è un
elemento fondamentale dell’associazione culturale “Peppino Beccoi”: mamuthones, issohadores e
gruppo di ballo (www.mamuthones.it), tutti operanti in spirito
di volontariato. L’alto gruppo storico mamoiadino è quello della
Pro Loco. “Perché due parti a
rappresentare lo stesso copione?” È una vicenda di cose non
issohadores deve valutare i percorsi ed evitare gli incidenti. In
gente come Cosimo Soddu e
Franco Sale, altra anima attiva
del gruppo “Beccoi”, c’è coscienza del fare tradizione. Seguitano l’insegnamento di Costantino Atzeni che intuì come
per sopravvivere nella modernità la tradizione ha bisogno di un
ordine. Di questa intuizione fece
scienza. Certo sarebbe piaciuta
a Michelangelo Pira che fa ruotare alcune importante riflessioni sul teatro intorno all’istorchere, il distorcere animalesco delle maschere. E al teatro ritorna il
parlare e il fare di Cosimo Soddu issohadore, noto Coeddu. Il
luogo contingente alla rappresentazione è una casa da lui acquistata e che fu “de sos cava-
TESI DI LAUREA
SULLE MASCHERE
I
l racconto di Cosimo Soddu ritorna spesso all’arte
de su “inghere” che è poi
il rito-impresa della vestizione della maschera. Ne hanno
fatto rappresentazione a Nuoro, due anni fa, alla presentazione della tesi di laurea di
Daniela Bandinu organizzata
dalla Biblioteca Satta e dal
Soroptimist. Riportando anche le parole di Cosimo Soddu, la tesi di Daniela Bandinu
descrive in dettaglio vestizione, numero di campanacci e
maniera di fare sa rughes perché sa carriga sia equilibrata.
Insieme agli strumenti l’abbigliamento. Su mamuthone,
dal basso in alto, porta ai piedi scarponi di fatica, pantaloni e giacca di velluto, camicia
bianca o più frequentemente
scura. Sopra la mastruca, un
chiare e risale agli anni ’50,
quando Costantino Atzeni si dimise da vice presidente della
Pro Loco per fondare un suo
gruppo. Tutti gli amici di Atzeni andarono con lui. “Tra le due
parti oggi c’è competizione ma
anche grande rispetto reciproco” precisa Soddu. “Il passo di
sfilata è sempre lo stesso”. A
Sant’Antoni de su ohu, il 17 di
gennaio, data d’inizio del carnevale, i due gruppi si dividono il
territorio di sfilata e di danza. In
alternanza un gruppo fa la zona
storica e l’altro la periferia. Solo
nella zona storica ci sono 25
fuochi. Considerata la quantità
c’è alternanza anche nell’accettare l’invito. Il vino si sa bisogna
saperlo bere. A sottolineare così
un’etica comportamentale da
parte delle maschere. “Sos mamuthones” ritma Coeddu, “sono
muti, sos issohadores parlano”.
Rifatta la tradizione, la prima
uscita a Mamoiada fu dopo il
’56-57. Il rituale dello scuotere
sos sonazzos, i campanacci da
parte dei mascherati e quello di
lanciare sa soha da parte degli
cappotto di pelle di pecora dal
vello nero, andranno legate
sas càrrigas. Su bonette, il berretto, è tenuto fermo con un
muncadore, fazzoletto femminile. Su tutto domina comunque sa bisèra, la maschera nera di legno ottenuta dal
castagno, oppure pero, perastro, noce, alinu e fico. S’issohadore invece calza scarpine “de cromo”, tirate a
lucido.Veste sas cartzas, sos
cartzones biancos e cinge s’issalletto. Indossa su curittu e sa
hamisa bianca. Sa berritta è
tenuta ferma sulla testa dae su
muncadoreddu. Insostituibile
sa soha. Di traverso la cintura
con sos sonajolos. Non ha
maschera. Nella tesi della
Bandinu, alcune fotografie
degli anni ’50 mostrano però
issohadores in bisèra.
glieris de Mamujata”, ingresso
sotto un arco di via Galilei. In
basso ci sono una ampia corte
con il pozzo e la casa del forno,
ma anche un altro luogo che fu
fabbrica di mattonelle. Ma anche una cucina rustica-museo
che serve da sala riunioni e varie
stanze che divise da un altro luogo aperto sotto un pergolato
sono ancora museo, uffici con
computer che Cosimo utilizza,
ripostigli-laboratorio con appese mastruche e carrigas di sonazzos, una cuchina riscaldata
da un ampio camino. Ci sono
molti camini nella casa-museolaboratorio, luogo di ritrovo per
diversi gruppi e compagnie:
Cosimo è anche capocaccia.
Al piano superiore si accede
lungo una scala in pietra con
barandilla in legno. Anche qui
dopo una sosta davanti a tipi di
carro tradizionale in miniatura, non potevano mancare in
una storia boettones e protomi
bovine, l’accesso in un altro
studio-ufficio-museo-esposizioni di maschere: quelle fabbricate dallo stesso Coeddu,
altre africane e asiatiche. Una
casa dove regna una lieta mancanza di ristrutturazione e comunque adatta alla memoria
del carnevale. Coeddu, uomo
provato dalla vita, è un personaggio vitale, pieno di risorse.
Ha grande capacità di eloquio,
di rappresentazione di se stesso. Passa dal raccontare al mimare, dal “ej-ù-ej-ù” detto a
quello fatto: il dare ritmo al
passo con cui “nonnu fachiat
caminare” gli apprendisti-maschere. Poi mostra lui stesso,
Coeddu, il passo e il saltellare
del mamuthone e dell’issohadore insieme. E commenta: “sa
passione est una cosa chi non
finit mai”. A 9 anni, quando si
allenava a issohare, Coeddu
era tzeracu pastore. Lo è stato
fino al 1951. Da pastore è passato a manovale, poi muratore,
L'UOMO “IMBESTIATO”
C
’è esperienza nel raccontare di Cosimo
Soddu. E la volontà di
comunicarla. Dice di come
l’arte de s’issohadore non sia
un ripetere meccanico.
E lui che avanza e fa avanzare. Affinato dall’esperienza, s’issohadore deve cogliere nei volti di chi assiste al
loro teatrare, partecipazione
oppure distacco, indifferenza o ostilità. A sua volta, a
differenza del mamuthone,
s’issohadore non può celarsi
dietro la maschera. Non ne
può portare, né tingersi la
faccia di nero.
Il suo è un volto esposto e
deve rendere quanto la maschera, pure espressiva, nasconde.
La maschera incapace di
parola è l’uomo “imbestiato”. Subisce l’imbovamento
come inizio della trasformazione in uomo-toro, erchitu,
boe-muliàche. Che sono
mille e mille e mille anni di
mito ma anche di storia. Il
mamuthone, che pure rappresenta tutto questo, non
sa, non può sapere. S’issohadore invece sa e conosce. Su
mamuthone è muto, gesticola; s’issohadore usa della parola.
Su mamuthone è storpiato,
si nasconde. S’issohadore si
manifesta.
È nella dimensione umana. Osservato deve essere
anche acuto osservatore. Prima, dopo e nella contemporaneità in cui sa soha cerca
l’obiettivo.
Mentre parla, mima e recita, Cosimo Soddu-Coeddu
denota questa acutezza di
osservazione.
idraulico, elettricista, massaiu,
vaccargiu dal 1972 al 1980,
mezzadro. Un poco di tutto di
esperienza con il paese al centro e la campagna come estensione. E la grande passione per
la tradizione de sos mamuthones, innata. Ha detto ziu Atzeni al regista olandese Louis
Van Gasteren che lo intervistò:
“Quando io mi sento indossare
i campanacci, allora pure io,
armato di gloria, interna, di
soddisfazione, interna, mi sento entusiasta. Oggi ho quasi
sett’antanni e mi pare che ritorni a venticinque anni: mi
nasce orgoglio, energia, volontà anche senza forze. Io
sono nato squadrato per fare il
Mamuthone”. Parole messe in
epigrafe della tesi di laurea in
iconografia teatrale al Dams di
Bologna, nel 2000, della giovane nuorese Daniela Bandinu. Per documentarsi, Daniela
Bandinu andò anche lei da Cosimo Soddu che appartiene a
una generazione di mamuthones. “Babbu, Juvanne Soddu,
era issohadore. Lo fu anche il
fratello, tziu Tzicheddu, morto
nella guerra del ’15-18. “Tzicheddu Soddu zio e Tzicheddu
nepote”, morto anch’egli in
guerra, in Croazia. “Oje puru
mamuthone, anche oggi mamuthone”, è quindi più che un
modo di dire. È l’eternazione di
quanto fa la storia esterna e interiore del paese. Dicono a Mamoiada che non c’è carnevale
senza questa maschera. Cosimo
Soddu ne è cosciente. “C’erano
questi pitzoccos”, ricorda,
“che andando a lavorare facevano il passo della maschera,
per esercitarsi, per mettere in
pratica gli insegnamenti di nonnu Atzeni. E la gente allora:
ellò, oje puru mamuthone?”
Così, tra l’interrogazione e la
constatazione di un dato di fatto. Come se quei manovali
avessero già su de sé sas carrigas, anche durante quelle prove
fuori orario. Le stesse carrigas
che mostra Coeddu descrivendo di ciascuna numeri e origine
e destinazione. I campanacci
chintos alle spalle, sopra la
mastruca, le campanelle davanti. I campanacci di diversa
grandezza, provengono da Tonara. Hanno limbatzos, batacchi di ossa d’asino, di vitello,
di cavallo, di pecora, di capra.
“Più pesante è sa carriga che
porto addosso”, traduciamo da
tziu Atzeni, “più mi piace farla suonare”. Il suono che dà
brivido. Uomo generoso, Cosimo Soddu mette sempre a disposizione le sue carrigas, anche se più di una volta, cattiva
abitudine, gli ritornano indietro mancanti di qualche pezzo.
Coeddu però è principalmente
issohadore. Anche lui mette
indosso sos sonaiolos, più leggeri dei campanacci, cuciti su
una cintura infilata di traverso.
Poi sa soha, a armucoddu, la
maniera di portarla nel quotidiano dei contadini-pastori, oppure tenuta in mano. Coeddu
possiede sohas di diverso tipo.
Ne mostra una donatagli, molto antica, di cuoio, resa più incanita dal tempo. Le sue sono
più fini. Fare sohas e maneggiarle è un’arte.
Coeddu mostra come avvolgerle e sbrogliarle. S’issohadore,
poi. “Nelle sfilate, io vado davanti, per fare il terreno, per
spiegare. Vanno davanti quelli
che sanno figurare”. Spiega
Cosimo che per la persona presa al laccio, quello è un segno
di buon augurio, di fortuna, di
benessere.
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