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Perché Settimio è il nostro protettore

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Perché Settimio è il nostro protettore
Settimanale d’informazione
ANNO LVII- N. 31
euro 1
www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 19 settembre 2010
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
Perché Settimio è il nostro protettore
Una secolare e antichissima tradizione attribuisce a San Settimio, primo Vescovo di Jesi,
l’origine del Cristianesimo in questa città e lo
considera e venera come fondatore della Chiesa jesina, all’inizio del quarto secolo. Dell’esistenza della diocesi di Jesi, però, la critica storica non trova tracce concrete sino al settimo
secolo. Alcuni studiosi locali fissano al 680 la
prima data storica dell’esistenza della Diocesi
di Jesi, quando il vescovo Onesto sottoscrisse
una lettera sinodale con il Papa Agatone.
La tradizione narra che San Settimio era un
cittadino romano proveniente dalla Germania
e che, convertitosi al Cristianesimo sul finire
del terzo secolo e rivelatosi fervente apostolo
della nuova religione di Cristo, dal pontefice
Marcello I sia stato inviato nella antica città,
forse pre-romana, di Aesis, l’odierna Jesi. In
questo centro il presule Settimio avrebbe convertito dal paganesimo molta gente, e, per tale
ragione, all’inizio del secolo quarto, sarebbe
stato martirizzato durante la persecuzione
ordinata dall’imperatore Diocleziano.
Su questo antico fondamento storico si sono
poi innestate, nel corso dei secoli, varie vicende e leggende.
Il primo documento a noi giunto è quello del
1119, pubblicato dal Pierucci e dal Polverari
nelle “Carte di Fonte Avellana” nel quale si attesta di un contratto, rinnovato poi nel 1229,
tra i vescovi di Jesi e i priori del celebre eremo
camaldolese, ai piedi del monte Catria.
Il titolo antichissimo di San Salvatore della
cattedrale ha fatto sorgere l’ipotesi, non suffragata da alcun serio elemento storico, che
per qualche secolo la Cattedrale di Jesi fosse
l’antica chiesa di San Nicolò, allora denominata San Salvatore.
Accanto a San Settimio, fondatore e patrono
della Chiesa di Jesi, si è posto a protettore
della comunità civica jesina, appena divenuta
un libero comune, il giovane soldato martire, di origine tedesca, san Floriano. Di qui la
presenza storica nella religiosità di Jesi di due
patroni.
Da “La basilica cattedrale di Jesi” edita dalla
Diocesi nel 2002
La festa del patrono della
città e della diocesi, San
Settimio, ci richiama a
riflettere sul grande tema
della trasmissione della fede
e dell’annuncio di Gesù.
San Settimio missionario,
vescovo e martire ci ricorda
come la Parola di Dio
debba avere il primo posto
nella nostra vita.
La comunità della Diocesi è
invitata alle celebrazioni ed
incontri che si svolgono nella
chiesa Cattedrale in onore
del patrono San Settimio,
primo evangelizzatore,
vissuto nel quarto secolo. Un
appuntamento tradizionale
è quello del Vescovo con i
ragazzi che hanno ricevuto
la Santa Cresima nell’anno
in corso, accompagnati dai
loro parroci e catechisti
e secondo le zone
e le unità pastorali.
Il Vescovo di Jesi
Solennità
di
Comunità Parrocchiale e
Capitolo dei Canonici
Della Basilica Cattedrale
SAN
SETTIMIO
Primo Evangelizzatore, Vescovo e Martire della Città di Jesi
e della Vallesina (sec. IV d.C.)
13-20 settembre Visita dei Cresimati del 2010
Lunedì 13 settembre: Zona Pastorale Monsano,
S. Maria Nuova, S. Marcello
Martedì 14 settembre: Zona Pastorale Cupramontana
Giovedì 16 settembre: Unità pastorali di Jesi Sud e Jesi Est
S. Giuseppe, S. Pietro M., S. Maria del Piano,
S. M. del Colle, S. Antonio Ab., Divino Amore, S. Sebastiano
Lunedì 20 settembre: Unità Pastorali Jesi Centro e Jesi Nord
Cattedrale, San Pietro Ap, San Giovanni Battista,
S. Francesco, S. Francesco di Paola, Regina della Pace
S. Massimiliano Kolbe
15-21 settembre: novena di S. Settimio
Dal 13 al 20 settembre S. Messe ore 9 e ore 17.30
dal 15 settembre: novena al termine di ogni celebrazione
e supplica a S. Settimio per la nuova evangelizzazione, le
vocazioni e l’impegno della Chiesa nell’emergenza educazione.
Martedì 21 settembre
18.30 Santa Messa di S. Settimio
21.15 Meditazione tra arte poesia e musica sulla testimonianza
di S. Settimio e dei martiri dei nostri giorni
Mercoledì 22 settembre
9.00 S. Messa in latino (forma straordinaria del Rito Romano)
10.15 S. Messa Capitolare di S. Settimio
11.30 S. Messa Parrocchiale di S. Settimio
18.00 Secondi Vespri Capitolari Solenni
18.30 Solenne concelebrazione pontificale
del Vescovo Gerardo Rocconi
Sabato 25 settembre
ore 21 Una Luce nella Notte: adorazione eucaristica notturna in Cattedrale
V. lo delle Terme 1A - 60035 JESI (AN) Tel. Fax: 0731-58-222 - T.mobile 347-83-100-65; www.duomojesi.it - [email protected]
L’anniversario dell’11 settembre acuisce le divisioni negli Usa e nel mondo. Bene l’Italia con Gheddafi, salvo sorprese
Le esortazioni dei pontefici le ritroviamo nell’appello di Obama
É accaduto che, come volevasi dimostrare, dopo l’11
settembre di nove anni fa (la
tragedia delle Torri Gemelle)
niente, nel mondo, è rimasto
come prima. La conseguenza più evidente e più scomoda è stata proprio quella
di un acuirsi delle divisioni
dell’Occidente di fronte al
fondamentalismo musulmano. Si è arrivati al punto che
il progetto di una moschea
prevista a New York in posizione “strategica” e l’ultra fanatismo di un ignoto
pseudo- pastore evangelico
che “spaventa” il mondo con
la più bieca provocazione
creata e ingigantita dai massmedia (“brucerò il Corano”),
costringono il presidente degli Usa a richiamare i principi di tolleranza e di conciliazione tra Occidente e mondo
musulmano. Egli conferma
che va combattuto a fondo
il terrorismo di Al Quaeda,
ma guai se non si comprendono e non collaborano tra
di loro le grandi civiltà che si
ispirano al Vangelo e al Corano. Dobbiamo aggiungere
che se il mondo ascoltasse
un po’ di più le esortazioni
all’ecumenismo e al dialogo
inter-religioso, sempre presenti nelle parole e negli atti
degli ultimi papi, forse certe
dolorose recrudescenze le
potremmo evitare.
Sotto questo profilo mi pare
che l’Italia sia un esempio
che tende ad un’intesa con
il mondo musulmano. Mi
riferisco in particolare alle
ultime vicende cui abbiamo
assistito con la criticata presenza di Gheddafi nel nostro
paese tre settimane fa. È vero
che egli della predicazione e facilmente digeribile. Inoltre
della diffusione dell’islami- è anche vero che la visita del
smo ne ha fatto un vero stru- Colonnello è la conferma
mento di battaglia. Così oggi della nostra politica estera
il Colonnello, al di là delle con il capriccioso vicinato,
tante stranezze, si presen- portata avanti dalla fine delta come un leader dei Paesi la guerra ad oggi. Chiederete
islamici. Ma non ci dobbia- voi: come la mettiamo con
mo strappare le vesti se un la diffusione dell’islamismo?
capo di Stato prega e predica. Semplice: se non la desideSe lo facessero tutti i capi di riamo, le possibili armi di
governo e di Stato con spiri- difesa sono due: o un’altretto aperto e costruttivo, forse tanta fede in Cristo Gesù o
le cose andrebbero meglio. la guerra. Scegliete.
Del resto anche il Papa – un
capo di Stato – prega e pre***
dica con decine di migliaia di Ma quello che più ci ha mepersone quando va all’estero. ravigliato è stata la “faccia
Il programma religioso di tosta” con cui Gheddafi ha
Gheddafi è intelligentemen- chiesto al Vecchio Continente mescolato ad interessi te cinque miliardi all’anno
economico-finanziari delle per far fronte a tutte le spese
due parti (Italia e Libia) e necessarie per trattenere e
appare, almeno al cittadino assistere i tanti africani che
distratto, più malleabile e più – attraverso la Libia – altri-
menti punterebbero alla conquista dell’Europa. L’Italia ha
chiesto un freno a Gheddafi.
E il freno, al momento, regge
bene. Ci siamo scandalizzati della sua richiesta, ma, a
ben vedere, è una richiesta
di gran lunga la più sensata
e la più razionale che avrebbe potuto fare. Attenti a non
mescolarla con i suoi tanti
discutibili comportamenti
folcloristici ed altro.
Riflettiamo. Noi europei
accettiamo l’immigrazione
nei limiti che ci permette la
disponibilità dei posti di lavoro e delle abitazioni. Una
quantità misera rispetto alle
tante richieste che ci vengono soprattutto dall’Africa. Se poi teniamo presente
che, secondo le previsioni
statistiche, nel 2050 l’Africa
potrebbe essere il continen-
te con il maggior numero
di abitanti, se gli africani e i
loro governi volessero, e ancor più se volesse Gheddafi,
è verissimo che l’Europa diventerebbe prevalentemente nera in meno di un secolo.
Non lo desideriamo e non lo
vogliamo, per cui la cosa più
razionale è quella di aiutare
finanziariamente chi frena
la fuga verso l’Europa. Oggi
Gheddafi è uno di questi. E
lo ha dimostrato con i fatti.
Se l’intesa regge, l’Europa
(perché chi arriva in Italia
poi va anche nel resto del
continente), deve aiutare
Gheddafi a suon di euro.
Lui ha ragione a chiedere
aiuto e noi faremmo bene
a non prendere la richiesta
sottogamba.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
Il Museo Diocesano
Fino alla fine del mese di settembre guide specializzate saranno a disposizione di chi volesse approfondire la conoscenza del patrimonio
conservato al Museo Diocesano di Jesi; ma il museo sarà aperto anche a chi volesse semplicemente curiosare
all’interno del palazzo proseguendo nelle sale la passeggiata iniziata nelle vie del centro.
è possibile visitare ancora la mostra “Città ritrovate”, un’esposizione dedicata alla collezione di stampe del museo prodotte nel XVIII secolo ad Augusta
e raffiguranti vedute di città europee. Dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30; venerdì, sabato e domenica dalle 19 alle 22. L’ingresso è libero e gratuito.
Per informazioni: Museo Diocesano di Jesi, Palazzo Ripanti Nuovo, piazza Federico II, 7 - tel. 0731 226749 e-mail: [email protected]
2
Cultura e società
19 settembre 2010
Del più e del meno
Non erano tutte rose e fiori
di Giuseppe Luconi
Nel numero scorso si diceva, in questa
rubrica, che gli sconvolgimenti di questi
anni (terremoti, inondazioni, cicloni, tsunami, ecc.) non sono una novità. Ci sono
sempre stati. E si portava, ad esempio,
quanto era capitato cento anni fa. Come
si è visto, anche il 1910 non era stato tutte
rose e fiori.
Mi è stato fatto notare che le sciagure di
oggi sono più preoccupanti perché hanno
dimensioni e forze
distruttive superiori a
quelle che si verificavano nei tempi andati.
Può darsi, ma siamo
nel campo delle ipotesi, perché il confronto
non è facile: una volta
non c’erano gli strumenti di cui disponiamo oggi per registrare
l’entità di fenomeni
che mettono a soqquadro il pianeta.
E poi – aggiunge il
mio cortese interlocutore – a preoccupare non è solo la natura
che si ribella in maniera sempre più forte ai
guasti che le procuriamo. Oggi è peggiorata la convivenza umana, si sono incattivite
le relazioni fra gli uomini e i popoli: l’odio,
la violenza, il terrorismo, le guerre: siamo
di fronte ad un’escalation inarrestabile.
Sono tornato a sfogliare vecchi giornali
e pubblicazioni che raccontato le vicende
di cento anni fa. No, anche sotto questo
aspetto, non si può dire che il mondo fosse,
allora, un’isola felice. “Le violenze e i delitti
– scriveva la Domenica del Corriere - sono
ormai così frequenti da non fare notizia se
non quando sono conditi da un pizzico di
eccezionalità”. E tra le eccezionalità segnalava la sparatoria in una chiesa di Gianico,
in Val Camonica, dove un “ostinato anticlericale” aveva scaricato la pistola contro
due sacerdoti.
La Domenica segnalava anche un tentativo di rapina conclusosi con un delitto
perpetrato con “fredda inaudita brutalità”.
Era successo a Udine: un impiegato dell’ufficio telegrafico si era
rifiutato di consegnare
l’incasso della giornata
a due assalitori; questi
lo avevano immobilizzato e ucciso con quattordici coltellate.
E anche in fatto di
rivoluzioni e guerre, il
pianeta non godeva
buona salute. Rapidamente, sfogliando le
cronache del 1910: “In
Albania, gravi disordini e violenti scontri tra
albanesi e turchi”. “In
Germania
dimostrazioni
antigovernative e scontri con la polizia”. “In Portogallo,
insurrezione contro la monarchia”. “In
Messico, violenti combattimenti in numerosi scontri tra i rivoluzionari e le truppe
governative”…. Poi ci saranno state anche
allora le guerre dimenticate, ignorate, cioè,
dagli organi di informazione dell’epoca.
Ed ora aspettiamo il 2110, sperando che
fra cento anni la natura starà godendosi il
meritato riposo, gli uomini avranno smesso di farsi del male e delle guerre si parlerà
solo nei libri di storia.
Nel disegno, dalla “Domenica del
Corriere”, l’uomo che aveva sparato a
due sacerdoti (tavola di Beltrame).
L’AUSER ALLA CASA DI RIPOSO DI MAIOLATI spontini
Il servizio del volontariato
In occasione della fine dell’estate,
come durante le festività natalizie
e la festa della Donna dell’8 marzo, i volontari dell’Auser Media
Vallesina hanno fatto visita alla
casa di riposo di Maiolati Spontini con un piccolo gruppo di
suonatori del folklore locale per
alleviare, in piccola parte, le sofferenze degli anziani ospiti della
stessa. L’iniziativa, alla base della
quale si ispira il principio di solidarietà, tenta di recuperare un
certo benessere psicologico che
l’anziano talvolta sente di aver
perduto. Tant’è che, nonostante
l’organizzazione dei servizi alla persona (visite mediche, assistenza, conforto e controlli
giornalieri continuativi) l’ospite o in generale tutta la popolazione ospite delle Case di
Riposo, talvolta si sente estraniata da ciò che
accade fuori e al di sotto del livello minimo
di benessere sociale e spesso prova un senso
di isolamento.
Le nostre iniziative, anche attraverso forme
di folklore musicale, contribuiscono a ridare
un minimo di allegria e un sorriso agli ospiti
della Casa di Riposo i quali, sovente, si sentono orfani della loro intima dignità e del
loro senso di emarginazione e isolamento.
Il diffuso mondo del volontariato costituisce
un supporto al sistema dei servizi rivolti al
sostegno delle persone più fragili con le visite a domicilio, la consegna dei medicinali
e generi di prima necessità e il dialogo, con
In occasione del tricentenario del grande artista
Restaurato il monumento a Pergolesi
Domenica prossima 19 settembre tutta
Jesi si riverserà in piazza
Pergolesi perché, alle ore
18, si procederà alla solenne inaugurazione del
restauro del monumento
a Pergolesi. È la bella notizia che gli assessori Olivi
e Lasca hanno voluto dare
unitamente al presidente
del Lions Club Michele
Campo in quanto la benemerita associazione ha
contribuito ampiamente
in idee e danaro alla realizzazione dell’opera.
Dopo la cerimonia sarà
proiettato all’interno della
chiesa di Sn Nicolò il video “A spasso con Pergolesi” realizzato e prodotto
dalla Costess New Media
di Jesi. Infine, alle 21,30,
sempre all’interno della
chiesa medievale, si terrà
un concerto di musiche
pergolesiane organizzato
dalla Fondazione Pergolesi-Spontini e dall’assessorato alla cultura del
comune di Jesi. I promotori dell’iniziativa hanno
tenuto a ringraziare i tanti
sponsor che hanno voluto
contribuire alle spese. Una originale partecipazione sarà quella della Montecapponi Vini che offrirà a tutti un assaggio
del buon rosè ormai di moda sulle tavole
più raffinate e che l’azienda ha dedicato al
compositore, il “Pergolesi A.D. 1710” che
esprime con delicatezza la poliedricità del
musicista.
Lo scultore Massimo Ippoliti, realizzatore
dell’opera d’intesa con la Sovrintendenza
regionale, ha sottolineato i problemi incontrati durante la lavorazione, il perché
è stato costretto ad “eliminare la patina di
antico” dato il velo di incrostazioni createsi dalla presenza delle resine prodotte
dai pini. Si è ripristinata anche la vasca
e l’acqua corrente applicando tutti gli accorgimenti previsti dalla tecnica di oggi
per conservare e risparmiare al massimo
acque ed energia. La direttrice della pinacoteca Loretta Mozzoni ha richiamato
il valore artistico del monumento che –
vedi un po’ - è stato inaugurato dai nostri
padri esattamente cento anni fa. Ha mortificato un po’ la nostra città quando ha
concluso che il monumento a Pergolesi è
Auguri
ai novelli sposi
Lucia e Domenico
il trasporto sociale… Per quanto di nostra
competenza, continueremo nella disponibilità ad attivarci compatibilmente ai bisogni
sempre maggiori di assistenza e con le risorse disponibili.
Fra tutti i servizi che l’Auser sta sostenendo
nel territorio della media Vallesina con i propri volontari, la promozione di iniziative rivolte alla popolazione anziana è un percorso
fondamentale per il loro benessere sociale.
Agli ospiti, alle suore, agli operatori tutti
della Casa di Riposo di Maiolati Spontini un
arrivederci, quindi, alle prossime festività
natalizie.
Dario Giampieretti, presidente
Nella foto le suore della congregazione
indiana di Sant’Anna di Tiruchirapalli e
da sinistra il volontario Franco Cascia e il
presidente Dario Giampieretti
Voce della
Vallesina
Niente è più bello nella
vita di un giovane sogno
d’amore. Gli auguri più
affettuosi alla jesina Lucia
Bordoni e al fabrianese
Domenico Di Cola che si
sono uniti in matrimonio il
4 settembre nella chiesa
di San Marco
nel corso della
Santa Messa celebrata
da mons. Attilio Pastori.
l’unico che ha un certo valore artistico tra
i diversi che troviamo nelle nostra piazze
e slarghi. Un po’ pochi! Noi diciamo che
forse si salva quello ai Caduti di viale Cavallotti. Certo, quando si pensa al monumento di via Mazzini, a ridosso del supermercato Il Torrione, la Mozzoni avrebbe
tutte le ragioni per scandalizzarsi.
Il monumento a Pergolesi “rappresenta il
musicista in piedi e sovrasta, dirigendole, le figure allegoriche del Canto (figura
femminile) e del Suono (figura maschile);
un raffinato bassorilievo, con le note del
celebre Stabat Mater allude all’Amore e
alla Morte e due mascheroncini simboleggiano la Tragedia e la Commedia. L’opera
del Lazzerini può essere considerata come
una delle rare testimonianze della corrente del naturalismo Liberty nelle Marche”.
v.m.
Foto Anna Vincenzoni
La prima foto risale alla inaugurazione
del precedente restauro nel 1997 e la
seconda propone un momento della
conferenza stampa di presentazione che
è avvenuta in Pinacoteca,
lunedì 13 settembre.
Voce della
Vallesina
scuola
Scusate il bisticcio
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
RE BATTE PAPA
Il 18 settembre 1860 (un secolo e mezzo fa: come
passa il tempo!) le truppe piemontesi battevano
quelle papaline a Castelfidardo: le Marche entravano
a far parte del costituendo Regno d’Italia. L’eco di tale
evento arrivò anche in Valcesano e diede occasione a
un poeta popolare locale per comporre la seguente
stofetta.
I soldat del papa
nn’ en bon manch de cavà na rapa,
i soldat del re
ognun n’ cava tre.
PS – Il testo è naturalmente in dialetto valcesanense.
Tuttavia anche un nativo della Vallesina dovrebbe
riuscire a capirlo agevolmente
RICARICARSI ISOLANDOSI
Cambio di consonante...
per staccare la spina Chi, stressato, si vuole ritemprare
- non che sia d’ogni mal la xxxxxxx su un’isola dovrebbe soggiornare:
Ischia, Procida, Capri, Xxxxyxx.
***
Soluzione del gioco precedente
AR + tiglio = artiglio
La Citazione
a cura di Riccardo Ceccarelli
L’unità essenziale
Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante
dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità,
del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in
una parola dello sviluppo umano integrale.
Benedetto XVI, “Caritas in Veritate”, n. 51, 29 giugno
2009.
La Pulce
Una delle ragazze pagate per assistere alle magistrali lezioni coraniche di Ghedaffi, e da lui convertita al verbo
del Profeta, avrebbe così dichiarato (vedi Corsera del 30
agosto): “Il mio fidanzato adesso mi dice: finalmente ti
sei coperta!”. C’era proprio bisogno del Colonnello libico
(esimio modello di islamica castità) per far recuperare
alle nostre fanciulle un poco dell’antico, comune senso del
pudore?
Festival Pergolesi Spontini
La decima edizione del Festival Pergolesi Spontini prenderà il via il 17 settembre e si concluderà il 25 con importanti appuntamenti musicali ed operistici. Si parte
questo fine settimana: venerdì al Teatro di Monte San
Vito con il concerto per clavicembalo di Gustav Leonhardt, sabato 18 settembre al Teatro di Montecarotto
con l’opera La servante maîtresse di Pergolesi in prima
rappresentazione italiana, domenica 19 settembre alla
Chiesa degli Aroli di Monsano alle ore 18 con il concerto Musica al quadrato.
Tra gli eventi più attesi, è il ritorno a Jesi di Claudio
Abbado e dell’Orchestra Mozart, il 25 settembre con
il capolavoro di Pergolesi, lo Stabat Mater. Per questo concerto i biglietti in prevendita sono terminati. Il
giorno del concerto saranno messi in vendita i biglietti
di Loggione: n. 50 a partire dalle 9.30 e n. 50 a partire
dalle 17. In caso di fila al botteghino non sarà possibile acquistare più di 3 biglietti a persona.
19 settembre 2010
3
L’indimenticabile professore che insegnava ad amare la scienza dei numeri
Che bel gioco, la matematica!
Esistono persone delle quali si
conserva un ricordo indelebile per tutta la vita; che lasciano un segno nell’anima, nella
sensibilità, nella mente di chi
le ha conosciute. Non sempre
sono coloro con i quali si è
vissuto più a lungo o che si è
più spesso frequentato, come
genitori, parenti o amici. A
volte può essere indimenticabile anche un breve, ma folgorante incontro, un’intuizione,
una intensa condivisione.
Persistenti sono spesso i ricordi di scuola. Lo è per me quello
di un insegnante che ho avuto
alle medie: il prof. Arnaldo
Bellagamba. E certo lo è anche per tanti altri suoi alunni
che per averlo conosciuto lo
hanno molto stimato e non
hanno potuto fare a meno di
volergli bene. Un piccolo libro,
stampato anni fa, ha raccolto le testimonianze di quanti
gli sono stati vicini, lo hanno
frequentato e hanno apprezzato le sue energie intellettuali
e morali, la sua dolcezza, ma
anche la fermezza di carattere, la sua coscienza civile, la
sua onestà, le sue virtù sociali
e cristiane, l’impegno politico
che mai sconfinava nel fanatismo, lo spirito di servizio, la
sua gioiosa serenità interiore
che sapeva trasmettere agli
altri; specialmente ai giovani
per i quali con iniziative diverse molto si impegnava.
Non potevo certo sapere allora
tutto questo di lui. Mi rendevo
conto però della stima che lo
circondava. Intendevo anche
quale ottimo insegnate fosse:
un alunno intuisce sempre se
chi è in cattedra di fronte a lui
è indifferente o annoiato, se
ama la sua materia, o viene a
scuola controvoglia, o ha altro
per la testa. Mi suscitò subito
simpatia il suo sorriso gentile
e rassicurante che aveva quando entrava in classe; quando
ci guardava prima di iniziare
la lezione per controllare non
che tutte fossimo sull’attenti
(era una classe femminile), ma
che tutto fosse a posto. Osservava se mai, con indulgenza,
che mancava ‘la donna che
usciva sempre’. Era l’alunna
che, approfittando del cambio dell’ora, sistematicamente
sgattaiolava via per sfuggire all’interrogazione. Non la
aspettava però al varco come
il gatto in agguato pronto ad
arraffare il topo fuori dalla sua
tana. Non infieriva. Quando la
ragazzina rientrava in classe
non la interrogava a dispetto:
tanto, prima o poi, sarebbe
toccata anche a lei.
Sapeva disporre volentieri
all’apprendimento.
Eppure
non erano facili i programmi di matematica. Equazioni,
teoremi, proporzioni, radici
quadrate, proiezioni ortogonali erano argomenti del tut-
to nuovi per chi veniva dalle
elementari. Per quanto mi
riguarda poi ero stata sempre
portata più per le materie letterarie che per la matematica. All’inizio le difficoltà non
furono effettivamente poche
per tutte noi. Il professore se
ne rendeva conto, ma non
drammatizzava, non infieriva. Spiegava con semplicità,
semplificava con chiarezza,
ripeteva con pazienza. Si voltava dalla lavagna con il gessetto in mano, ammiccando
con uno sguardo malizioso
come per dire: ‘Ma guarda in
fondo come è facile!’. Risolveva un problema o un’equazione come se si trattasse di un
rebus, di una sciarada, di un
curioso enigma. Così la matematica finì per divertirmi e
per appassionarmi. Divenne la
mia materia preferita. Equazioni, proporzioni, teoremi e
proiezioni ortogonali si trasformarono in un gioco. E
quanto imparai con lui mi fu
utilissimo anche per riuscire
bene in un’altra materia: per
preparare cioè con precisione
le tavole di disegno geome-
trico. Agli esami finali venni
promossa addirittura con un
‘otto’: voto eccezionale allora,
quando il sette si dava al primo della classe, l’otto al professore, nove al preside e dieci
al Padre Eterno.
Lo so, non sono l’unica alunna
a ricordare con grande stima
ed affetto il professor Arnaldo Bellagamba. É significativa
una foto scattata anni fa al Liceo Classico di Jesi. Lo mostra
mentre viene portato a braccia
in classe dai suoi allievi che sapevano come egli avesse avuto
un grave intervento al cuore
e volevano evitargli la fatica
di salire la lunga rampa delle
scale. E dire che si era nel ’68,
tempo già di fermenti giovanili e di contestazione.
Ora, all’inizio di un nuovo
anno scolastico, il ricordo
del professor Bellagamba si
è fatto più vivo. Era un docente preparatissimo, ma
che non esibiva il suo sapere.
Si intuiva che amava ciò che
insegnava, che stava bene
con i suoi alunni. Riusciva
con straordinaria capacità di
persuasione a suscitare interesse e amore per la sua materia: un’abilità che è sempre
stata la chiave di volta del sapere. Per questo poteva essere considerato, e lo sarebbe
ancora, un maestro ideale:
per questo anche oggi non
posso fare a meno di augurare a tutti gli scolari d’Italia,
‘remigini’ o maturandi, di incontrarne uno simile.
Augusta Franco Cardinali
Foto da “Un laico jesino per
una testimonianza cristiana
oggi: Arnaldo Bellagamba”,
Jesi 1983
Castelbellino: Chiusura della rassegna musicale concertistica
Danze popolari etniche per fisarmonica
Nella serata di sabato 31
agosto si è svolto, presso la
chiesa San Marco, l’ultimo
concerto patrocinato dal
comune di Castelbellino. La
stagione estiva si è conclusa
con il duo Mazzoni-Rigatelli, Massimo Mazzoni al sassofono e Christian Riganelli
alla fisarmonica, entrambi
specialisti di un itinerario
dell’Ottocento - Novecento
composto da brani di danze etniche. Da quelle che ci
descrivono la vita dentro gli
anni di solitudine, a forme
più accese e vibranti che
uniscono il mondo. Le variazioni, nate da collaborazioni sorte per caso; come
in Oblivion e Vuelvo al sur
di Astor Piazzola. Sussurri,
echi lontani che non esitano a rimuovere nostalgie a
cui l’uomo torna inevitabilmente. Da “Gabriel’oboe” di
Morricone, al “Postino” di
Bacalov, a “Schindler’s list”
di J. Williams, la struggenza
del cuore sembra una possibilità stessa di rinascita.
Le note della fisarmonica si
destreggiano pennellando
un paesaggio dell’anima che
l’eco sonoro del sax raggiunge come un racconto a
due voci sorvegliate da un
filo conduttore. Il mantice soffia e comunica con le
storie dell’uomo ed ognuno
si ritrova a contatto con ciò
che non si può abbandonare di se stessi. Il nulla. Ed
allora il ritmo si esaspera,
con aperture e chiusure
sempre più giocate dai ritmi. Le pressioni del cuore diventano lamentose e
grottesche verso la fine con
E. Schulhoff ed altre danze
bulgare come la Ballad for a
Klezmer di Panzera, come
se non potessero sostenere a lungo l’equilibrio e la
gioia realizzate nella parte intermedia dalle danze
greche così estreme ma in
equilibrio, dal funky capace di addolcire il percorso
umano, ai valzer ebrei che
ci unificano e confortano
come l’ondulazione della
storia.
Elisabetta Rocchetti
Luc e Jean-Pierre Dardenne: i cineasti più dotati del mondo
C inema Poesia e trascendenza in ogni pellicola
Basandosi su un realismo sociale, i
fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne
costruiscono drammi umani semplici
ma non semplicisti, analizzando i dilemmi morali ed etici di personaggi
appartenenti alla classe operaia che
trascinano una misera esistenza lungo
le strade di Liegi, città natale dei due
cineasti belgi.
Beniamini della critica, i Dardenne,
premiati in due occasioni con la prestigiosa Palma d’oro del Festival di
Cannes, iniziano la loro carriera cinematografica nel 1975, anno in cui
fondano la casa di produzione Dérives
con la quale realizzano più di 50 documentari. Nel 1996 passano al cinema narrativo con il film La promesse
(1996). Attraverso le seguenti proposte, i Dardenne dimostrano con il
metodico garbo dei professionisti affermati, il motivo per il quale vengono
annoverati tra i cineasti più dotati del
mondo. Con Il figlio (2002), i due fra-
telli utilizzano la cinepresa in stile cinema verità per raccontare la storia di
un falegname belga (Olivier Gourmet,
vincitore del premio per il miglior attore al Festival di Cannes con la sua
interpretazione) che accoglie un giovane apprendista pur sapendo che si
tratta dell’assassino di suo figlio.
Il concetto più estraneo alla creatività
dei Dardenne è quello del castigo – la
cinepresa è collocata sulle spalle del
personaggio interpretato da Gourmet,
una tecnica che permette agli spettatori di vedere il film attraverso gli
occhi del falegname. Le produzioni
dei Dardenne sono caratterizzate da
una sensazione di banalità deprimente, intrappolate in un presente intenso,
come la pellicola L’Enfant (2005), in
cui un giovane ladro disperato (Jérémie Renner) vende il suo bambino
appena nato ad un’organizzazione
criminale per una manciata di soldi.
L’Enfant come Rosetta (1999) hanno
vinto entrambi la Palma d’oro a Cannes. L’ultima fatica dei fratelli Dardenne è datata 2008; Il matrimonio
di Lorna (Le silence de Lorna), storia
di immigrazione, droga, disperazione
e sogni infranti. Un film la cui sceneggiatura viene premiata sempre a Cannes, Festival che conferma di amare i
due fratelli belgi. Lorna, emigrante albanese in Belgio, si sposa con un tossico per ottenere la cittadinanza. Una
volta sposato Claudy morirà di overdose, come da programma, ma Lorna
aveva iniziato ad amarlo. Tutte le altre
vicende che si susseguiranno saranno
condizionate da questo sentimento
che porterà Lorna alla deriva.
La qualità più straordinaria del cinema dei due fratelli sta nella capacità di
individuare la poesia e la trascendenza
nascosta nella vita, altrimenti grigia e
patetica, dei protagonisti di ogni loro
pellicola.
Andrea Antolini
4
Una fiaccolata per i giovani
e il loro futuro…
di Remo Uncini
Castelplanio. Un piccolo paese, una piccola comunità che
sale durante la notte insieme
al parroco, al sindaco, a imprenditori, a giovani con le
fiaccole accese: silenzi e riflessioni in un camminare con la
preoccupazione del lavoro. Ci
si interroga mettendo al centro i problemi delle famiglie
e dei giovani che si domandano come possono inserirsi
professionalmente e come
costruirsi un futuro. Camminando insieme ci si sente
meno soli. Le fiaccole accese
nella notte illuminano il cammino che come nella realtà ha
bisogno di segni di speranza,
quella luce che proviene solo
da noi e che si chiama “speranza”. La comunità cristiana
denuncia lo stato di malessere
con le parole. Le fiaccole accese non sono nient’altro che testimonianze che ardono, perché il nemico peggiore nelle
crisi economiche e sociali è il
“pensare per sé” ed è il rifugiarsi nel “fatalismo”, è il non
mettersi in “relazione”. Si
cerca di sconfiggere il grigiore
del qualunquismo, l’idea che
sia meglio aspettare, cercare
la propria soluzione. La storia
Terre
Elementari
Voce della
Vallesina
attuALITà
19 settembre 2010
dimostra che nel “pensare” si
crea la forza per reagire. La
crisi ha rilevato che oggi non
è tanto in discussione il livello di sviluppo, quanto invece
la sostenibilità di uno sviluppo che viene messo in crisi
da una società che, come un
mito, aveva messo al primo
posto il marketing. Invece
al primo posto c’è l’Uomo!
Lo abbiamo dimenticato!
Al suo posto abbiamo messo
le sue voglie e il suo benessere, quando invece l’esigenza
primaria è mettere l’Uomo in
relazione. I giovani, al centro
delle riflessioni del cammino,
si trovano schiacciati da una
società vecchia che non libera spazi, si sentono esclusi
da giochi politici e grandi interessi. Si sentono ancora tutelati dai genitori che hanno
lo stipendio fisso o la pensione. L’oggi è ancora sicuro, ma
fino a quando? Le vecchie generazioni stanno erodendo il
sistema. Da una parte si vuole
portare la pensione a 65 anni
per diminuire i costi sociali,
dall’altro la crisi espelle dalla
produzione uomini e donne
di 40 o 50 anni che si ritrovano senza una professione.
Questo sistema
L’attualità del pensiero
del cardinale Newman
di Riccardo Ceccarelli
Lo prevedo già in anticipo.
I giornali daranno più spazio alle contestazioni che
il Papa avrà nel corso della
sua visita nel Regno Unito
di questi giorni, dal 16 al 19
settembre, che non al significato della visita e soprattutto alla beatificazione del
card. John Henry Newman
e alla sua figura. I contestatori della visita hanno avuto già abbondante spazio su
giornali e Tv: due tra i più
famosi atei militanti e combattenti, Richard Dawkins
e Christopher Hitchens,
hanno proposto addirittura
di arrestare Benedetto XVI
non appena metta piede sul
suolo inglese per crimini
contro l’umanità. Libertà
di espressione, folklore, faziosità, ignoranza e anche
malafede si intrecciano in
un colorito cocktail informativo che poco rispecchia
la verità dei fatti ed il loro
significato. Per altri commentatori la visita del Papa
ha scatenato “attese da popstar”. Nei giorni della visita
comunque avremo servizi
sia dal Regno Unito che
sulla figura del nuovo bea-
segue a pag. 16
Il mercato delle erbe
e i centri commerciali
Adesso che c’è il tema-problema di E allora perché definirlo “naturaspostare (come e dove e quando) le le”? Come se ci fosse stato regalato
bancarelle dalla loro temporanea da madre natura, come se fosse un
sistemazione “giù Porta Valle”, sui parco naturale, un bosco naturacomunicati stampa si ri-legge la le, o un fiume o un torrente o un
definizione di “mercato delle erbe”. monte etc.
Ovvero di quello spazio dedicato Invece non è così: è nei secoli che
alla vendita di beni alimentari che quelle strade e quelle piazze si
sta in via Nazario Sauro.
sono trasformate in come sono
Si tratta di una costruzione ot- oggi, e per mano dell’umano intetocentesca di rilievo e di qualità resse economico e sociale. La nafunzionale. Per noi, è il “mercato tura non ha fatto niente, in questo
delle erbe”. Infatti, per anni e anni caso, se non depositare i segni del
la mercanzia principale era quel- tempo sui palazzi e le strade con la
la proveniente dagli orti delle vi- pioggia, il vento, la neve, il sole.
cinanze: frutta e verdura fresca a Nei centri commerciali pioggia,
prezzi convenienti. “Il mercato del- vento, sole e neve non entrano mai.
le erbe” è una definizione popolare Essi – i centri commerciali – riefficace, e forte, per identificare da mangono intatti nel tempo, salvo
subito un posto e la sua funzione.
restyling per pulizia o adeguamen“Centro commerciale naturale” è to alle mode.
una definizione molto più recente Cosicché, pensiero su pensiero, mi
che… definisce appunto un luogo viene da dire che non si capisce
ricco di spazi commerciali fissi. Un perché vengano definiti “centri”.
centro storico e i suoi negozi. Salvo Sono luoghi deputati al commerche l’aggettivo “naturale” sta a fare cio – dunque commerciali, sì – ma
da contrappunto: per dire che ci non stanno al centro di niente e per
sono centri commerciali “innatu- nessuno.
rali”?
Centro commerciale. Mh, forse
Ovvero? I famosi centri commer- c’era bisogno di dare una patina di
ciali costruiti con la logica del eleganza storico-artistica alla fungrande magazzino, che hanno solo zione pura e semplice della comnegozi e dove si passeggia tra ne- pravendita. Allora si è scelto di
gozi e basta, tra gente che compra abbinare l’aggettivo commerciale
e basta, con l’aria condizionata fre- con il sostantivo “centro”. Non fa
sca in estate e calda d’inverno.
male a nessuno, certo; nemmeno al
Il “mercato delle erbe” sta lì da mol- “mercato delle erbe” che (lui ricco
ti anni e le sue… erbe le commer- di qualità architettonica e di valori
cializza nel modo più naturale del naturali di frutta e verdura) invece
mondo: qualcuno vende, qualcuno è solo mercato e di sole erbe.
compra e porta a casa.
Considerazioni sulle parole. CiaIl centro commerciale naturale? In scuno deciderà dove gli conviene
effetti è corso Matteotti e via Per- fare spesa.
golesi con i suoi negozi. Di naturale Semmai ci incontrassimo per corso
c’è che è… naturalmente frequen- Matteotti, o in qualche grande matato dai cittadini per fare acquisti e gazzino, o nei centri commerciali
fare passeggiate d’estate e d’inver- più o meno naturali, ebbene, tra una
no. Non solo, in estate serve anche chiacchiera e l’altra, ricordiamoci del
a fare notti bianchi e spettacoli e “mercato delle erbe”.
parate di vip.
Le nostre radici, metaforiche,
Insomma, funziona, con tutti i li- sono lì.
miti che ciascuno può vederci.
Silvano Sbarbati
to. Ed è proprio su questo
“personaggio” che dovrebbe
orientarsi l’attenzione dei
cattolici e dei cristiani non
solo in questi giorni della
sua beatificazione. Il card.
Newman (1800-1890) deve
ritornare ad essere uno dei
punti di riferimento del
mondo cattolico, come ha
detto il prof. Osnaghi rettore dell’Università Cattolica
di Milano: il suo guardare
con coraggio al mondo, il
suo pellegrinaggio e il suo
guardare dentro il cuore,
il suo insegnamento sulla
coscienza, sono solo alcuni dei nodi focali della sua
teologia tanto da farlo considerare una dei “padri” del
Concilio Vaticano II. Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga,
studioso del pensiero del
cardinale inglese, individuava, almeno in tre punti,
le “anticipazioni” conciliari di Newman: il primato
e la liberta della coscienza,
l’esaltazione del laicato, il
ritorno alla Bibbia e ai Padri della Chiesa. “Newman
è uno dei più grandi teologi
del diciannovesimo secolo”
(Sheridan Gilley, in “Avvenire” del 28 luglio 2010, p.
25), profondità di pensiero erano la sintesi necessae grande spiritualità furono ria contro queste derive.
le sue caratteristiche. Tante Fede e ragione erano per
le analogie con Benedetto lui due ali per raggiungeXVI che lo ha voluto be- re la contemplazione della
ato presiedendo anche la verità” (Card. José Saraiva
cerimonia di beatificazio- Martins, in “Il Foglio”, 29
ne. “La ricerca della verità luglio 2010). Ricevendo il
è stata una costante della Biglietto di nomina a cardisua vita. Fin dalla giovanis- nale da parte di Leone XIII,
sima età. Come Ratzinger, Newman, tra l’altro disse:
anche Newman era uno “Il liberalismo religioso è la
studioso appassionato dei dottrina secondo la quale
padri della chiesa dei primi non esiste nessuna verità
secoli. Furono i padri a tra- positiva in campo religioscinarlo verso Roma, verso so, ma che qualsiasi credo
il Papa. Dai padri apprese è buono come qualunque
la perfezione evangelica. altro; e questa è la dottrina
La purezza del cristiane- che, di giorno in giorno, acsimo, quella purezza che quista consistenza e vigore”.
oggi il Papa chiede che la Newman lo diceva nel 1879.
chiesa cattolica riscopra. Attualissimo. Perché il “liNewman nacque in un’epo- beralismo religioso” come
ca travagliata molto simile lo chiamava il neo cardinaalla nostra. Ogni certezza le non è che il relativismo
vacillava. I credenti dove- imperante oggi, e non solo
vano combattere contro la in materia religiosa, relatiminaccia del razionalismo vismo che preoccupa Benee del fideismo. Il razionali- detto XVI che non manca
smo rifiutava l’autorità e la occasione per denunciarlo.
trascendenza, il fideismo Parole ed esempi che con
distoglieva le persone dalle più attenzione e “intellisfide della storia e generava genza” del nostro tempo
in loro una dipendenza in- dovremmo far nostri, acsana dall’autorità e dal so- coglierli ed approfondirli
prannaturale. Per Newman allontanando la non rara
l’unione di fede e ragione tentazione di snobbarli.
Solidarietà, ma non fino in fondo
Jesi per Sakineh
La penombra scende nei vicoli del centro storico che portano alla piazza. Corro per vincerla.
Voglio scattare una foto dell’immagine di Sakineh esposta nel balcone del Municipio assieme ad un grande stendardo con la scritta “Jesi
per salvare Sakineh” e alle bandiere sospese
a mezz’asta. Corro e intanto guardo quasi con
ossessione le fughe dei sampietrini. Gli occhi si
smarriscono nel fitto gioco degli incroci che nel
pensiero disegnano una griglia. La griglia di una
grata sulla bellezza perfetta e pura del suo viso
avvolto nelle tenebre del velo. La trama di una
prigionia assurda e infamante, disegnata per
l’epilogo più crudele e vile che esista.
Solo un filo di speranza impedisce, mentre scrivo, che accada. Un esile ponte che l’amore del figlio è riuscito a gettare tra chi si è impossessato
della vita e della dignità di Sakineh e l’Umanità
solidale.
Sì, solidale, ma non fino in fondo.
In tanti hanno scritto. Cito, a caso, alcune frasi di Daniel Salvatore Schiffer: “Quali i crimini
commessi da Sakineh agli occhi delle autorità
politico-religiose di questo Paese? L’adulterio, un
fatto comprovato, che tuttavia non è un crimine
e neppure un reato. Ma soprattutto la complicità nell’omicidio di suo marito, perpetrato dal
suo amante; quest’ultima effettivamente confessata - sotto una pressione morale orrendamente
simile a una tortura psicologica - ma poi negata
con disperata ostinazione”.
Il mondo ha rivolto alla vicenda di Sakineh pensieri di solidarietà, ha espresso indignazione e
orrore per la pena inflitta alla giovane donna,
ha dichiarato che nessun essere umano, uomo o
donna che sia, debba essere sottoposto a simili
punizioni.
Il mondo però ha trascurato di riferire un grave
dettaglio: nei paesi islamici le donne che subiscono una violenza sessuale vengono automaticamente accusate di adulterio. Anziché ottenere
giustizia rischiano di venire lapidate perché, se
sono sposate, la violenza subita da un uomo che
non è il marito viene considerata adulterio e la
donna viene giustiziata in quanto tale; se non
sono sposate, spesso i fratelli, cugini, padri decidono di giustiziarla in quanto non più vergine
e quindi non più accettata da un uomo musulmano.
Guardo ancora una volta, nell’ultimo respiro
di luce del giorno che sta finendo, il viso puro
di Sakineh. E vado via pensando che, più della
lapidazione, siano l’infamia e l’insulto della violenza carnale il dolore più grande per il cuore di
una donna dell’Islam. E di tutte le donne. Probabilmente anche di Sakineh.
Fotoservizio Paola Cocola
Mercoledì 8 settembre, la tv di stato iraniana Press Tv
ha riferito che Ramin Mehmanparast, un portavoce
del ministero degli Esteri, aveva affermato che l’esecuzione per adulterio di Sakineh Mohammadi Ashtiani era stata “fermata”. Ha ribadito che il caso era
in fase di revisione, aggiungendo però che “la sentenza per complicità in omicidio va avanti”. Grazie
all’appello di Amnesty International, sezione italiana,
sono state inviate 53.160 firme alle autorità. Il 10
luglio, il capo dell’Alto consiglio per i diritti umani
dell’Iran ha dichiarato che il caso sarebbe stato riesaminato e anche che la legge iraniana consente la
lapidazione. Sakineh Mohammadi Ashtiani era stata
condannata a morte in relazione all’omicidio del marito: questa affermazione è stata contestata da uno
degli avvocati, il quale ha sottolineato che la donna
era stata perdonata dalla famiglia dell’uomo, ma era
stata condannata a 10 anni di detenzione in quanto
complice del crimine. A seguito della mobilitazione internazionale delle ultime settimane contro la sua esecuzione, l’Ambasciata iraniana a Londra, l’8 luglio, ha rilasciato una dichiarazione affermando che la condanna di
Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarebbe stata eseguita tramite lapidazione. Durante il processo, Sakineh
Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una “confessione”
rilasciata sotto minaccia e ha negato l’accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata
sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver
trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico.
Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del
tribunale, l’hanno ritenuta colpevole sulla base della “conoscenza del giudice”, una disposizione della
legge iraniana che consente ai giudici di esprimere
il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e
decisive. Giudicata colpevole dalla maggioranza dei
cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata
condannata alla lapidazione.
Voce della
Vallesina
immigrazione
19 settembre 2010
Fondazione
Federico II:
il 19 settembre
In ricordo
del presidente
Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio
di Gabriele Gabrielli*
Non possiamo più fare a meno degli immigrati. Cosa possono fare la politica, il diritto e l’economia?
Cosa si può fare per gestire la crescente mobilità delle popolazioni
nell’epoca globale e l’integrazione degli immigrati? Con quale approccio si
deve guardare a una questione così
complessa? Certamente questo tema
che caratterizza la “seconda modernità” non è semplice da maneggiare
e coinvolge molteplici prospettive
ed altrettante discipline. è proprio
per questa sua natura estesa e multidimensionale che i suoi contenuti
vanno dritti al cuore della società, capaci di disegnarne la filosofia e il suo
perimetro, la fisionomia e le finalità
del nostro vivere insieme (sul pianeta, nei continenti, paesi, regioni, comunità locali…), i suoi protagonisti,
l’efficacia degli strumenti culturali,
giuridici ed economici che la strutturano. Le risposte a questo tema,
qualunque siano, incrociano in pieno
la concezione che abbiamo dell’uomo, quella del diritto e dell’economia.
Segnano profondamente l’azione di
governo di tutte le comunità (famiglia, scuola, amministrazioni locali,
paese, unione europea ...); c’è poco da
fare. É bene riflettere allora con quale filosofia si vuole affrontare questa
nostra società sempre più “plurale”
e attraversata da processi pervasivi
di progressivo “meticciato”, come li
ha chiamati il Patriarca di Venezia,
Angelo Scola [“Sinfonia dei diritti se
sono sostenibili”, Il Sole 24 Ore, 5 settembre 2010], dove le diverse “iden-
tità” sono in costante interazione. Le
prime pagine dei media di questa fine
estate ci hanno proposto numerose
dichiarazioni, atteggiamenti, prese di
posizione e reazioni sulle questioni
che coinvolgono gli stranieri e gli immigrati. Per lo più ci sono sembrate
orientate a conservare o restaurare
condizioni e diritti che appaiono per
nulla produttive per questa nuova
modernità che dobbiamo costruire
sulle ceneri di un’epoca divenuta “insostenibile” [si leggano al riguardo le
illuminanti pagine del recente saggio
di Enzo Rullani, Modernità sostenibile, Marsilio, Venezia, 2010]. Solo per
ricordare qualche circostanza, si pensi alla dichiarata volontà del governo
francese di rivedere in senso restrittivo le norme sul riconoscimento della
cittadinanza agli stranieri. O alle posizioni prese dal Ministro degli Interni Roberto Maroni commentando le
iniziative d’oltralpe e la vicenda dei
Rom. Il tema di cui parliamo, proprio
per il suo intrinseco valore fondativo
della società, rischia di sollevare quotidianamente -con le decisioni che lo
riguardano, con la loro interpretazione e discussione- conflitti di diversa
natura, incentivare o disincentivare
atteggiamenti prossimi alla xenofobia, spingere o raffreddare l’intento di
costruire ostacoli alla convivenza difficili da superare. Tra i vari rischi, poi,
c’è anche quello di alimentare conflitti istituzionali. Nel nostro Paese sono
molte le Regioni intervenute legisla- no ispirare i principi di una antropotivamente sulla questione per dotare logia sociale più che individuale, fonla comunità di strumenti di integra- data sull’idea cioè che l’uomo è tale in
zione irreperibili nella legislazione quanto soggetto in-relazione-con-glistatale. Sono iniziative che interven- altri. Ma ci sarà di aiuto anche una
gono in molteplici campi: da quello “concezione politica” che considera
della partecipazione degli stranieri coloro che governano ad ogni livello
immigrati a una qualche forma di il “consorzio umano” come amminiattività politico-amministrativa della stratori di un bene che ci è stato doRegione, all’accesso all’edilizia abita- nato e che appartiene a tutti, nessuno
tiva; dall’istruzione, alla formazione escluso. Ne uscirebbe rafforzato non
professionale e all’accesso al mercato soltanto il profilo della responsabilità
del lavoro, per arrivare alla questione di chi guida le comunità, ma anche il
delle prestazioni sanitarie ed assi- mandato affidato loro di ricercare il
stenziali a stranieri extracomunitari bene comune e senza confini. L’insieanche irregolari. Tutte iniziative che me di queste considerazioni di natutrovano l’altolà del Governo attraver- ra filosofica, giuridica ed economica
so l’impugnativa dei provvedimenti dovrebbero convincere anche i più
di fronte alla Corte Costituzionale. ostinati. Anche quanti si fanno guiQuesta vicenda dell’“accoglienza fai- dare solo dall’utilitarismo più spinto,
da-te”, come è stata chiamata [Karima infatti, sanno bene che le economie e
Moual, Il Sole 24 Ore, 8 agosto 2010], i sistemi di welfare che abbiamo coripropone con evidenza e da un’altra struito in ambito europeo non posprospettiva l’urgenza del tema, chia- sono più fare a meno degli immigrati.
mando all’appello approcci e politi- La seconda modernità chiama tutti
che, però, che sappiano cogliere le allora, seguendo l’ispirato e compeistanze che provengono da quella tente invito rivolto da Maurizio Fersocietà aperta e plurale da cui siamo rera sulle pagine del Corriere della
partiti con questa riflessione. Impe- Sera [2 agosto 2010], a lavorare per
gnare tempo ed energie nell’esegesi costruire nuove politiche di cittadidi “vecchi” diritti non serve a molto. nanza ricorrendo a criteri e incentivi
Piuttosto occorrerebbe concentrarsi diversi da quelli in essere. Filosofia
per riuscire a scrivere “nuovi diritti”, e pragmatismo possono trovare un
più adeguati a rendere sostenibile cammino comune e sostenibile.
quest’epoca per noi e per le gene(*) Docente Università Luiss
razioni che verranno. Sulla difficile
Guido Carli
strada di questo percorso ci potranwww.gabrielegabrielli.com
“Il filo rosso della storia”: la
manifestazione che si svolgerà domenica 19 settembre dalle ore 17,30 presso il
Palazzo Baldeschi Balleani.
Organizzata dalla Fondazione Federico II Hohenstaufen di Jesi e con il patrocinio
del Comune, è dedicata al
presidente Vittorio Borgiani, recentemente scomparso.
Saranno presentati l’albero
genealogico dell’imperatore Federico II di Svevia e le
famiglie nobiliari di Jesi nel
XVIII secolo; si alterneranno performance musicali di
Mariella Martelli all’harmonium e di Andrea Zepponi
al clavicembalo.
Il materiale di ricerca è stato fornito dall’Archeoclub di
Jesi, le fotografie sono state
realizzate dallo Studio Ubaldi e l’illuminazione è curata
da Elettrocentro.
Santa Maria Nuova: presentazione dell’antologia “L’identità sommersa”
La tradizione della gente delle carovane
Sarà presentata a Santa Maria Nuova sabato 18 settembre, alle ore 17.30, presso
l’ex scuola “De Amicis”, l’antologia di poeti Rom L’identità sommersa, curata da
Francesca Innocenzi, giovane e apprezzata scrittrice
marchigiana. L’incontro è il
primo della rassegna Cinecultura, nell’ambito delle attività dell’associazione culturale Il Risveglio. Durante
la presentazione saranno
proiettati due documentari
sulla cultura Rom e sul nomadismo: Now - From The
Start di Meenakshi e Vinay Rai e La vita di Ambra
di Laura di Nitto e Andrea
Camerini. «L’idea di un’antologia di poeti Rom nasce
da un autentico interesse
per la cultura di questo popolo – spiega Francesca Innocenzi- e da una passione
letteraria vissuta in maniera spregiudicata, come occasione di disvelamento di
realtà altre, senza schematismi, né chiusure preventive. La tradizione millenaria
della gente delle carovane
è stata, nel corso dei secoli,
costantemente
misconosciuta. E nonostante gli indubbi progressi compiuti
negli ultimi decenni, il patrimonio culturale romanì
rimane per lo più circoscrit-
to in un ambito ristretto,
mentre manca un’informazione seria e approfondita in
circuiti più ampi. L’augurio
è che la pregnanza archetipica della poesia, la sua intrinseca capacità evocativa,
costituiscano il primo passo
per sconfiggere stereotipi e
resistenze e creino le premesse per un incontro tra i
Rom e i gagè (i non Rom).»
L’opera comprende settanta
liriche composte a partire
dalla seconda metà del ventesimo secolo da trentasei
autori Rom italiani e stranieri. I primi appartengono per lo più al gruppo dei
Sinti, presente nell’Italia
centro-settentrionale, o a
quello dei Rom abruzzesi.
Gli altri provengono dalla
regione balcanica, o comunque dall’Est europeo; fanno
eccezione Nicolàs Jimènez
Gonzàles, dalla penisola
iberica, e Mariella Mehr, di
origine svizzera. «Nel selezionare i testi ho tenuto
conto della varietà dei temiprecisa la Innocenzi- così da
offrire una panoramica il più
possibile ampia del mondo
Rom. Questa raccolta vuole
essere un incentivo ad accostarsi ad una cultura ancora troppo poco conosciuta,
per seguirne con interesse
gli sviluppi futuri.» La cu-
ratrice Francesca Innocenzi
dirige la collana di poesia
La scatola delle parole di
Edizioni Progetto Cultura.
Ha dato alle stampe raccolte di racconti e di versi. Ha
conseguito un dottorato in
discipline di età tardoantica. Il suo innato nomadismo
esistenziale e culturale l’ha
portata a incontrare il mondo rom. Per Edizioni Progetto Cultura ha già curato, nel
2007, l’antologia Versi dal
silenzio - La poesia dei Rom.
Per info e ordini: www.
progettocultura.it e-mail:
[email protected] tel.
0697841027 – 0697617077
Tiziana Tobaldi
Servizio civile presso l’Associazione Organistica Vallesina
Una proposta per i giovani
Anche quest’anno tutti i ragazzi
tra i 18 e i 28 anni residenti nella Provincia di Ancona possono fare domanda per svolgere il
Servizio Civile Nazionale presso
l’Associazione Organistica Vallesina di Staffolo. L’Associazione,
infatti, ospiterà presso i propri uffici un volontario di Servizio Civile per l’anno 2011. La domanda di
ammissione è scaricabile dal sito
www.csv.marche.it (settore Promozione - Servizio Civile Volontario). I candidati dovranno sostenere una prova di selezione: criterio
di preferenza sarà la buona conoscenza della musica, o almeno della notazione musicale. Una volta
entrato in Associazione, il volontario prenderà parte attiva all’organizzazione degli eventi promossi
dall’Associazione, primi fra tutti
la Rassegna Organistica “Suoni dal
Passato” e la Vacanza Studio “Insieme per fare musica”. Il volontario avrà anche il compito di proseguire una ricerca storico-musicale
che l’Associazione sta portando
avanti da due anni, quella sui fratelli Fabio e Alessandro Costantini,
due musicisti di Staffolo operanti a
Roma nel XVII secolo.
Nel corso di questa esperienza il
volontario avrà la possibilità di
acquisire competenze di segre-
Autoscuole
Corinaldesi s.r.l.
Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale
CAP – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica
Jesi – Via Mura Occidentali, 31 – tel. 0731 209147 c.a. – fax. 0731 212487 - Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 – fax 0731 226215
Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 (Sede Consorzio Cons. A.C.) - Jesi – Via Marx, Zipa – tel. e fax 0731 211481 (Uff. oper. collaudi)
Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi – Adriatica – Falconarese) – Ostra – Marina di Montemarciano – Marzocca di Senigallia
5
teria, contabilità e informatica,
nonché di lavorare a stretto contatto con personalità di spicco
del panorama organistico nazionale ed europeo.
Il Servizio Civile ha durata di 12
mesi; al volontario è richiesto un
impegno di 30 ore settimanali
per un compenso mensile di 433
euro (assimilato a reddito da lavoro dipendente).
Inoltre, svolgendo il Servizio Civile è possibile accedere a crediti
formativi o tirocinii riconosciuti
nell’ambito dell’istruzione superiore, universitaria o della formazione professionale.
La domanda di ammissione dovrà essere presentata entro le 14
del 4 ottobre (non fa fede il timbro postale). Dell’ammissione
o meno alla prova di selezione,
sarà data comunicazione scritta
in tempo utile a tutti i candidati (la mancata presentazione alla
selezione equivale a rinuncia). Gli
interessati, per avere maggiori
informazioni, possono rivolgersi
ai numeri 349 8839866 (Fabiola Frontalini, direttore artistico
dell’Associazione) o 347 7495626
(Saverio Santoni, volontario di
Servizio Civile 2010), oppure consultare i siti www.csv.marche.it e
www.serviziocivile.it.
6
Umanizziamo anche noi le terapie
Un aspetto rilevante
è la solitudine
Ho seguito con grande interesse il servizio televisivo
di Super Quark, relativo
al’Umanizzazione della Terapia Intensiva e Rianimazione. Senza nulla togliere
alla attuale professionalità e
umanità che caratterizzano
il personale tutto dell’Asur
5 di Jesi, soprattutto nei
confronti dei degenti di tale
struttura, da alcuni anni,
anche in Italia, come in Sve-
Semplificare
l’accesso dei
familiari ai
ricoverati
in terapia
intensiva e in
rianimazione
favorirebbe
l’evoluzione
del quadro del
paziente
l’asterisco
zia e negli Stati Uniti, si sta
sperimentando un modello di “terapia intensiva con
politica di visita aperta”, rispetto al vigente modello
“chiuso”.
É questo il caso dell’Emilia
Romagna che sta sperimentando questo nuovo modello, in circa dieci reparti
di Terapia Intensiva, ma
così anche in Sardegna e
a Padova. Dopo un lavoro
multidisciplinare, svolto nel
2006, tra medici, infermieri,
giuristi e psicologi, accomunati tutti dal tema della
umanizzazione delle cure
in terapia intensiva, nella
*
Voce della
Vallesina
psicologia e società
19 settembre 2010
conduzione di assistenza in
area critica, con la presenza dei parenti dei degenti,
considerando il paziente
come “una persona”, essere
unico ed insostituibile.
Un aspetto preso in considerazione, assai rilevante,
è quello della solitudine:
quella del paziente, sospeso nel limbo, tra coscienza e incoscienza, oggetto
passivo di cure; quella dei
familiari, in attesa di soluzione, lontani dai loro cari,
senza sapere cosa stia loro
accadendo; quella del personale sanitario, impegnato nell’impresa di salvare la
vita di una persona, come
un corpo, una macchina
da far funzionare. Questo
nuovo metodo di interagire
tende a creare una squadra
affiatata tra medici, paramedici e parenti, tutti uniti
in un’unica missione che è
quella del benessere di tutti. É la struttura che deve
modificarsi, superando certi parametri, quali la lunga
vestizione e l’osservanza
di norme igieniche, prima
dell’accesso in Reparto, che
sono risultate inutili, dopo
anni di valutazione adeguata allo scopo. Aprire ai
familiari e alla relazione,
favorisce l’evoluzione del
quadro del paziente e della
famiglia, legata allo stress
del paziente ricoverato.
É pur vero che gli stessi professionisti, legati ai vecchi
schemi relazionali e terapeutici, possono essere i primi a trovare delle difficoltà,
ma l’esempio che ci proviene da altre realtà, può farci
ben sperare, per arrivare,
anche nel nostro ospedale
e, perché no, anche in altri
ospedali della regione Marche, alla caduta di queste
barriere che sembrano, apparentemente, insuperabili.
Dr. Francesco Bravi
Dirigente Medico
Pneumologo
dell’ASUR 5 Jesi
di Giacomo Galeazzi
Wojtyla e i suoi incontri
con la politica americana
Critico verso il consumismo Usa ma innamorato
della libertà su cui poggiano gli Stati Uniti. Karol
Wojtyla è stato il primo Papa ad essere ricevuto
alla Casa Bianca (il 6 ottobre 1979) dal presidente
degli Stati Uniti. «Non viene come straniero, viene
come campione della libertà e della speranza
umana», disse allora il gesuita padre Giovanni
Giorgianni, inviato della Radio Vaticana. I temi
trattati: ancora una volta pace, giustizia e disarmo.
D’altronde, ancora da arcivescovo di Cracovia,
Giovanni Paolo II era in regolare contatto epistolare
con il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, il
polacco Zbigniew Brzezinski, che si trattenne a
Roma per tutta la durata del conclave che nel 1978
portò all’elezione del suo conterraneo; Carter si
recò poi, a sua volta, in Vaticano l’anno dopo. Negli
anni successivi, le frequentazioni tra papa Wojtyla
e il presidente Usa si fecero più intense con la
crisi dei governi comunisti dell’Europa dell’Est, in
funzione anti-sovietica. Risale al giugno 1982 il
primo incontro “de visu” con Reagan (nel discorso
di benvenuto pronunciato il 7 giugno ‘82, Wojtyla
afferma di aver già avuto “molti contatti” con lui)
e certamente uno dei temi trattati fu il sostegno
all’organizzazione polacca Solidarnosc. Nel giugno
1987 Giovanni Paolo II ricevette nuovamente
Reagan (che tre anni prima aveva stabilito relazioni
diplomatiche ufficiali con la Santa Sede) in Vaticano
e lo rivide pochi mesi dopo, a settembre, quando,
nel corso del suo secondo viaggio negli Stati
Uniti, Wojtyla parlò a Reagan al Museo “Vizcaya”
di Miami, pronunciando un grande elogio della
le nostre radici
di
Ci dicevamo, le ultime due
settimane, che questi sono
giorni ‘caldi’ per alcuni dei
nostri fratelli nella fede. Abbiamo incontrato i musulmani nel loro mese di Ramadàn.
Oggi proviamo ad incontrare
gli ebrei che, proprio questi
giorni, vivono due grandi
feste della loro tradizione.
Il Capodanno e il Giorno
dell’Espiazione.
Ora proviamo ad entrare
nello spirito di queste due
festività. Poi ci faremo una
riflessione su certi rischi che
noi, oggi, possiamo correre
con gli ebrei.
Giovedì 9 settembre: il Capodanno (in ebraico Rosh
Hashanàh). Nella tradizione
ebraica è l’anno 5771 dalla
creazione del mondo. Viene anche considerato come
il Giorno del giudizio, o il
Giorno del ricordo. Ma la riflessione teologica più recente lo guarda come il giorno
della rinascita e del rinnovamento. Superando immagini
antiche di giudizio - come
se Dio sedesse in un’aula di
tribunale per giudicare le
azioni buone o malvagie degli uomini -, per buona parte
della riflessione odierna questi giorni di festa rappresentano un momento prezioso
per il rinnovamento interiore. Per ritrovare l’impegno
alla crescita spirituale e al
cambiamento di abitudini e
stili di vita che impediscono
l’evoluzione umana.
Gli ebrei si scambiano gli auguri per un anno buono. Partecipiamo anche noi a questi
auguri.
Sabato 18 è il Giorno
dell’Espiazione (in ebraico
Yom Kippùr). Noi sappiamo
che il sabato per gli ebrei è il
giorno del riposo e della preghiera - come il venerdì per
Federico Cardinali
i musulmani o la domenica
per i cristiani. Questo giorno
è il sabato dei sabati, il giorno più santo dell’anno. L’unico giorno in cui il sommo sacerdote poteva entrare nella
parte più sacra del Tempio, il
Santo dei santi. È un giorno
di digiuno completo. Ed è
una delle festività più antiche: se ne parla nel Levitico
(terzo libro della Bibbia, cap.
16).
Nell’antichità era accompagnata dal rito del capro
espiatorio. Queste parole
sono diventate poi un modo
di dire che usiamo anche noi:
quando diciamo che una persona è ‘il capro espiatorio’ in
una certa situazione, intendiamo riconoscere che si sta
mettendo sulle spalle di questa persona tutta la responsabilità per le cose che non
vanno bene. Nella cerimonia
antica, attraverso gesti rituali,
venivano ‘messi sulle spalle’
di un capro tutti i peccati del
popolo, poi quest’animale
veniva cacciato nel deserto.
Così, allontanato dalla società civile, il capro portava via
tutto il male che gli uomini
avevano commesso.
Oggi, nella tradizione rabbinica, per gli ebrei questo
giorno è diventato un giorno di preghiera e di ricerca
interiore. Arricchito dall’impegno di chiedersi reciprocamente perdono per le offese
che, nel tempo, ci si è potuti
arrecare.
Perché queste riflessioni sulle feste ebraiche? Perché tra
noi vivono anche gli ebrei.
In Italia ce ne sono circa 45
mila. Magari non ci facciamo molto caso, dato che la
convivenza ha ormai una
lunga storia. Storia di solidarietà e, purtroppo, di tradimenti. Divenuta drammatica
negli anni del regime fascista.
Superata, ormai, almeno nel
mondo occidentale, da una
vicinanza e convivenza senza
più separazioni. Anche con
le varie chiese cristiane (cattolici, ortodossi e protestanti) le relazioni hanno vissuto
vicende alterne: tra buone
relazioni e relazioni di diffidenza e di sospetto. Antiche
e nuove.
C’è un rischio, poi, che oggi
possiamo correre. Quello
di confondere gli ebrei, con
la loro tradizione culturale e religiosa, con lo Stato
d’Israele. Israele è uno Stato,
autonomo e sovrano. Nato,
per volere della comunità internazionale, dopo la seconda guerra mondiale. Come
Stato sovrano esso conduce
una politica che a volte crea
divisioni nei paesi occidentali e nelle forze politiche che li
governano.
Condividere o non condividere le sue scelte politiche,
soprattutto per quanto attiene alla questione di una
necessaria convivenza dello
Stato d’Israele con uno Stato
Palestinese, autonomi e sovrani, non deve coinvolgere
il nostro atteggiamento di
rispetto per gli ebrei e per le
loro tradizioni. Per comprendere meglio: sarebbe come se
noi confondessimo la Chiesa
(= la comunità dei credenti)
con il Vaticano (= uno Stato
sovrano).
In un’altra occasione abbiamo avuto modo di riflettere
sulle origini comuni di ebrei
e arabi. E su come, in una
dimensione più spirituale, a
queste origini anche noi cristiani facciamo riferimento.
Il mito di Abramo ci riporta
ad una ‘paternità condivisa’.
Padre degli ebrei (attraverso
Isacco, figlio di Sara) e degli
arabi (attraverso l’altro suo
figlio, Ismaele, avuto con
Agar), e padre di tutti i credenti.
E quando noi cristiani leggiamo nella Bibbia la parola
Israele, dobbiamo ricordare
che essa non rappresenta
l’attuale Stato, ma l’antico popolo di Dio con la sua storia,
le sue luci e le sue contraddizioni. Quel popolo attraverso
il quale ci è stato dato Gesù.
La parola Israele è di significato incerto (può significare ‘Dio lotta’ oppure ‘Dio
è il Signore’). Il mito biblico
ci racconta che con questo
nome viene chiamato Giacobbe (figlio di Isacco, nipote
di Abramo) dall’angelo con
cui ha ‘lottato’ per una notte
intera (Genesi 56,29). D’ora
in poi i figli di Giacobbe (=
gli ebrei) si chiameranno ‘figli di Israele’, quindi ‘popolo
di Israele’.
Accanto a ragioni di attualità
politica legata alla situazione
mediorientale, a ragioni legate alla convivenza civile con
gli ebrei che vivono in Italia,
e a ragioni religiose - per i
credenti - essendo il popolo
cui apparteneva Gesù di Nazareth, c’è un altro motivo
che dovrebbe spingerci a conoscere meglio la tradizione
culturale ebraica.
Questa tradizione e, insieme,
il pensiero filosofico dell’antica Grecia, rappresentano
le due radici più antiche, le
radici sulle quali è nata e si
fonda tutta la nostra cultura
occidentale.
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
democrazia del Paese. Al maggio 1989 e al novembre
1991 risalgono le due visite che George Bush senior rese al
papa mentre nel 1993, nel corso del suo terzo viaggio negli
Usa, fu ricevuto, in occasione della Giornata mondiale
della gioventù di Denver, dal presidente democratico Bill
Clinton (incontrato in tutto quattro volte, tre negli Stati
Uniti ed una a Roma, nel 1994). Clinton donò al papa un
bastone da passeggio con l’impugnatura a forma di angelo.
Tra loro, un radicale disaccordo sul tema dell’aborto, al
quale i media diedero molto spicco, sottolineando l’appello
pontificio ad uno “standard morale più elevato” per gli
Usa. Nel 1999, in occasione dell’ultimo viaggio di Wojtyla
negli Stati Uniti, Clinton lo accolse come “messaggero di
dialogo e di pace e dei diritti umani”, ma i rapporti tra i
due erano ormai incrinati da gravi conflitti.
“Jesi Barocca” il 18 settembre
Jesi fa un salto nel passato con la rievocazione “Jesi Barocca”.
Sabato 18 Settembre, a partire dalle 18 e fino alle 23, le
piazze del centro storico, da Piazza Spontini a Piazza Colocci e Piazza Federico II, saranno popolate di figuranti che,
sotto la regia e il coordinamento dell’associazione Culturale Tabularasa di Jesi, proporranno scene di vita quotidiana,
spettacoli itineranti in abiti d’epoca, addestramenti, duelli e
scaramucce. Musici e danzatori attraverseranno le tre piazze,
il caffè Hemingway e il Bar Imperiale preparano gli stand gastronomici. La manifestazione è promossa dall’Assessorato
al Turismo e allo Sviluppo Economico di Jesi come prologo festante alle fiere patronali e come citazione storica del
periodo in cui nacque Pergolesi (1710).
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Voce della
Vallesina
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 16 settembre
Mattino: incontro sacerdoti della zona pastorale
di Jesi
Ore 18.30: Duomo, incontro con i Cresimati
Ore 21: Angeli di Rosora, incontro con ragazzi e
giovani
Venerdì 17 settembre
Ore 18.30: Duomo, incontro con i Cresimati
Ore 21: incontro con gli insegnanti di Religione
Sabato 18 settembre
Ore 10: Palazzo dei Convegni, Inaugurazione
mostra dell’AVULSS
Ore 18: San Marcello, Santa Messa
Domenica 19 settembre
Ore 9: Duomo, incontro con Vigili del Fuoco
Ore 10: Parrocchia S. Antonio Ab. S. Messa e
Cresima
Ore 11.30: Montecarotto, S. Messa e Cresima
Ore 15: Seminario, Corso per Operatori Familiari
Ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento
Vocazionale
Lunedì 20 settembre
Ore 18.30: Duomo, incontro con i Cresimati
Ore 21.15: Episcopio, consiglio Pastorale
Diocesano
Martedì 21 settembre
Ore 15: Il vescovo, dalle 15 in poi, riceve senza
appuntamento in Duomo - cappella di San
Floriano - per colloqui, confessione ecc.
Ore 21.15: Riunione della Commissione per la
Pastorale Familiare
Mercoledì 22: Festa di San Settimio
Ore 18: Vespri in Cattedrale
Ore 21: Parrocchia del Portone, Riflessione su “Il
Sacerdozio Ministeriale”
Venerdì 24 settembre
Ore 15.30: Convegno: Problemi etici in medicina
Ore 21: Incontro con gli insegnanti di Religione
Sabato 25 settembre
Ore 15: Al Beato Angelo, incontro con operatori
pastorale della parr. San Giuseppe
Ore 18.30: Cattedrale, Inaugurazione religiosa
dell’anno scolastico
Ore 21: Monsano, Pastorale vocazionale e
Sacerdozio Ministeriale
Domenica 26 settembre
Ore 8.30: Casa di riposo di Maiolati, S. Messa
Ore 11: Monsano, 50° di Sacerdozio di don Savino
Ore 18.30: Cattedrale, Inaugurazione religiosa
dell’anno scolastico
Ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento
Vocazionale
Un invito al Centro di Casteplanio
Domenica 19 ottobre dalle ore 17, la comunità del Centro di
Spiritualità di Castelplanio invita gli “amici” per un momento
di festa e di rilancio del proprio servizio. Il centro è sempre
disponibile per accogliere e animare tempi di spiritualità, anche nelle parrocchie.
Settimanale di ispirazione cattolica
fondato nel 1953
vita ecclesiale
Parola
di Dio
19 settembre 2010
7
19 settembre 2010 - 25a domenica del tempo ordinario - anno c
Il mondo futuro che si apre davanti a quello presente
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 1-13)
In quel tempo, Gesù diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che
cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare non ne
ho forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto
devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la
tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto
devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò l’amministratore disonesto, perché aveva agito con
scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei
figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta,
perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele in cose importanti; e chi è disonesto
in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete
stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la
ricchezza».
Commento
Il peccato non è un impedimento per la
salvezza, purché ci sia il cambiamento di
vita con una vera conversione. Quali sono
gli impedimenti alla salvezza? I farisei dicono che è necessario l’osservanza della
Legge per salvarsi; Gesù dice, invece, che
si può ottenere la salvezza usando bene i
possedimenti terreni, portando l’esempio
dell’amministratore che si preoccupa del
proprio avvenire facendo donativi.
Mi soffermo su due espressioni: Tu quanto devi (in greco: ofèilo) al mio padrone?
(in greco: kýrios); e: Il padrone lodò (in
greco: ep-ainèo) l’amministratore disonesto (in greco: tes adikìas), perché aveva
agito con scaltrezza (in greco: fronìmos).
Tu quanto devi al mio padrone?
Provo a tradurre alla lettera: Quanto sei
debitore al mio signore? Si tratta di un
debito da estinguere e verso un signore.
Il verbo essere debitore (ofèilo), qui al presente indicativo, è tipico del linguaggio
popolare e ha la sua radice nell’aramaico,
il dialetto del popolo ebraico parlato da
Gesù per farsi capire da tutti. Chi sono i
debitori? Possiamo paragonarli ai nostri
grossisti che sono in ritardo con i pagamenti, soprattutto per i prodotti agricoli,
come l’olio e il frumento. Il fattore, o economo della casa, abbuona ad uno di essi
il 50% del debito e all’altro il 20%. Inoltre
un denaro d’argento è la paga giornaliera di un bracciante. Quindi l’amministratore, per conquistarsi un sicuro e
lungo avvenire, rischia molto. Costui ha
perduto, prima di tutto, il buon nome e
poi anche la possibilità di trovare un’occupazione sufficiente per vivere. Poi non
è capace di fare altri lavori, specie se pesanti, perché non è abituato, e dall’altra
parte si vergogna di andare per l’elemosina: sarebbe stata un’ulteriore umiliazione. Perciò decide di darsi ai donativi,
confidando nella bontà degli altri. Pensa
alla possibilità di farsi degli amici, creando in loro degli obblighi di riconoscen-
za, dato che è ancora amministratore.
Gesù vuol far capire, con questa parabola, che non è importante riflettere sulla
disonestà dell’amministratore, ma sulla
sua capacità di assicurarsi un futuro dignitoso.
Che senso ha la mia vita, se non ha come
punto di riferimento ciò che mi attende
dopo questa vita terrena?
Il padrone lodò l’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza
Anche questa frase provo a tradurla alla
lettera: E il signore approvò l’economo
dell’ingiustizia, poiché agì intelligentemente. Bisogna fermarsi al punto saliente della parabola, perché è certo che non
si può umanamente approvare un tale
amministratore. Non si tratta semplicemente di astuzia e spudoratezza, ma
della rischiosa decisione di utilizzare il
presente in vista del futuro che lo attende.
Il vero discepolo di Gesù Cristo è colui
che tiene presente il fatto che un giorno
sarà chiamato da Lui al rendiconto, per
cui non vivacchia alla giornata, ma agisce con determinazione e coraggio pur di
assicurarsi la gloria futura. Mentre i figli
di questo mondo si lasciano guidare dai
propri princìpi e interessi, quindi non si
curano di eseguire la volontà di Dio, perché racchiudono la loro vita guardando
solo il quaggiù, dall’altra parte i figli della
luce (i cristiani veri) dovrebbero orientare tutto verso il futuro di gloria, vivendo
i valori fondamentali della vita presente,
quali Dio, la vita di ogni persona umana,
la famiglia, ecc. Questo perché i cristiani
riconoscono nella Parola di Dio, mediante la fede, che c’è un mondo futuro che
si apre davanti a quello presente, dove si
realizzeranno tutte le promesse di Dio
e il dono straordinario della vita eterna.
Gesù si lamenta perché i suoi discepoli
sono indecisi e fiacchi nell’agire, quando
si tratta di occuparsi del loro stupendo
avvenire.
Il mio sguardo è capace di spingersi seriamente oltre questo mondo?
P. Silvio Capriotti ofm
Il libro di don Giacomo Ruggeri sulla difficile arte del comunicare
“Nuovi media. Diocesi e parrocchia: istruzioni per l’uso”
“Nuovi media. Diocesi e parrocchia: istruzioni per l’uso” è
il nuovo libro di don Giacomo
Ruggeri pubblicato dalla Tau.
Sono pagine che nascono “dalla passione, dall’intelligenza
e dal discernimento di laici e
operatori della pastorale, consapevoli della potenza profonda dei new media” scrive nella
prefazione mons. Domenico
Pompili, Direttore dell’Ufficio
Comunicazioni Sociali della
CEI. L’autore, parroco, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali di Fano e docente di Teologia e Pastorale della Comunicazione così introduce il libro:
È il caso di dire che di acqua sotto i ponti
ne è passata tanta. Anzi: d’inchiostro. Con
il presente testo si desidera offrire ai sacerdoti, agli operatori della pastorale delle
comunità cristiane, ai laici che si appassiono alla diffusione del Vangelo anche
mediante i new media, alcune proposte
concrete pensate ad hoc e calibrate su ciò che serve, è utile.
Vi è una domanda che dobbiamo avere sempre presente:
come possiamo garantire che
la rivoluzione dell’informazione e delle comunicazioni, che
ha in internet il suo motore
primo, operi a favore della
globalizzazione dello sviluppo umano e della solidarietà,
obiettivi strettamente legati
alla missione evangelizzatrice
della Chiesa? Con questo alto interrogativo e riferimento costante siamo chiamati,
poi, a confrontarci con le situazioni locali,
particolari delle comunità cristiane e la
comunicazione di ciò che in esse accade,
avviene, succede e rende vivo il tessuto
sociale.
Non è scontato per un sacerdote, un
operatore pastorale elaborare un articolo – diverso da un commento e un approfondimento – che racconti bene una
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145
Fax 0731.208145
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del 10.1.1953 • Composizione grafica Giampiero Barchiesi • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it •
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i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) • Comitato di
redazione: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Quaranta, Antonio Lombardi
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo
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festa parrocchiale, l’anno catechistico, la
festa degli anniversari di matrimonio e
così via. Un conto è il parlato, un conto lo
scritto. Si può parlare con parole facili e
comprensibili, ma al momento della stesura del testo si diviene difficili e complicati. E viceversa: scrivere in modo fluido,
ma nell’esposizione ci si perde un po’. Non
è un ostacolo insormontabile perché tutto ciò fa parte della difficile e affascinante
arte del comunicare. Nelle pagine del libro
vengono proposti ambiti concreti che nella stragrande maggioranza delle parrocchie in Italia sono presenti: il giornalino
parrocchiale, il sito web, come costruire
un sito parrocchiale e diocesano, come si
pensa ed elabora un video da usare nella
pastorale, la newsletter parrocchiale e il
modo di raggiungere i parrocchiani via
Internet, come scrivere un articolo, diverso da una riflessione ed un editoriale.
“Nuovi media. Diocesi e parrocchia: istruzioni per l’uso” Ed. Tau. Pagg. 87, € 7
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Voce della
Vallesina
meditazioni
19 settembre 2010
DOMANDE LEGITTIME Una riflessione sul valore della vita e sul dramma della morte. Fine di tutto o vita per sempre?
Thomas Pettinari: morire d’improvviso a sedici anni
In povertà di carne, come sono,
eccomi, Padre; polvere di strada
che il vento leva appena in suo perdono.
Salvatore Quasimodo, Avidamente allargo la mia mano
Siamo spiriti che vivono ci dice che le cose non stanl’esperienza della terra: una no così.
fiammata nel fuoco totale Umano, troppo umano, è un fatto irrevocabile, come
ed eterno dell’Amore del lecito, è razionale, è plausi- nei sentimenti di Maria e
Padre.
bile, ma non è la vera sinte- della gente che ungono il
Stefania, una madre e il suo si di quel dolore straziante corpo mortale del Figlio di
linguaggio disarticolato di che si sta consumando in Dio per la sepoltura; pridolore: può dare, ella, una un proscenio in cui ella, ma del Golgota non c’era
ragione a questa fiammata Stefania, è sola, inconsola- la Morte, ora, nella tomba
che ora è dentro una bara bilmente sola, nel vivere il scavata nella pietra di Giubianca? Chi le va a dire che dramma della parte maschi- seppe d’Arimatea, la Morte
la salma del suo Thomas è le del suo femminino recisa è un dato di fatto.
l’altra faccia di un chiarore – irrevocabilmente, spezzata Dov’è, allora, il problema? Il
quello del suo bambino, dal con una crudezza che non problema sta in chi sopravquale una mamma non ta- fa sconti.
vive; il problema sta nella
glia mai il cordone ombeli- Il suo cuore di mamma è “gestione” del lutto: nelcale –, che nel progetto mi- all’interno di quel feretro; le lo strazio che si perpetua
sterioso di Dio per la Vita sue carezze al viso di Tho- giorno dopo giorno quanha un suo senso: il senso mas rappresentato in un do dobbiamo confrontarci
della compiutezza, del già e velo appoggiato al cuscino con l’assenza: assenza che è
non ancora?
di rose bianche, il suo ba- non-materia e tutto ciò che,
Il fatto è che nel linguaggio gnare di lacrime quegli oc- lo sappiamo bene, giorno
di Dio la vita di Thomas ha chi che si sono chiusi per dopo giorno, la materia
avuto un “senso”, così come sempre sono gesti che ten- comporta come relazione
si è dipanata nel tempo tano di penetrare la materia e relazionabilità; assenza
umano; ma va’ a dire a una ostacolante di quel feretro e, che è sinonimo di silenzio;
mamma che sedici anni, in credete, voi, che ella non sia assenza che è presenza solo
Dio, hanno un senso!
riuscita a carezzare ugual- nei ricordi, perciò il tentatiSiamo sulla terra per spe- mente il viso di suo figlio?
vo di abbarbicarsi a qualche
rimentare i doni di Dio in Ora mettiamoci davanti ad cosa che deve sopravvivere
noi, ma che cosa abbiamo un evento inaudito come dentro di noi come vissuto
da dire e da dare a Stefania questo, che il papà Alber- che, seppure interrotto, si
per consolare il suo dolore, to, nel suo intervento fina- rinnova nei ricordi e nelle
per farle capire che il suo le, salutato dagli applausi eco delle voci ormai rareThomas ha avuto un “sen- commossi di tutti i presenti, fatte.
so” così, così come è stato aggrappato alla sua dispe- Ci chiediamo, perciò, e abe basta – egli nella sua sa- razione, crede che si potes- biamo il dovere di farlo, e
cra unicità di figlio di Dio –, se evitare con un semaforo in un modo o nell’altro dobnon un giorno in più, non in più o con uno in meno, biamo sentircene tutti reuno in meno?
ignorando – non poteva sponsabili, che cosa possiaIl Vescovo, don Gerardo è fare altrimenti – quel “sen- mo fare per evitare la follia
all’ambone: dice che non so non-senso” che nel pro- dello smarrimento nel lutto
possiamo aspettarci che getto di Dio per il mondo è che non ha consolazione
Gesù venga per ripetere il “senso”.
umana. La fede ci dice che
miracolo della figlia di Nain Nel suo libro postumo On- c’è una consolazione divi(Luca 7,11-17); ma quello tologia della libertà. Il male na: guardare a Gesù, il Ristesso miracolo non è forse e la sofferenza, il filosofo sorto, è fonte di speranza e
l’intima supplica di questa Luigi Pareyson scriveva: di conforto, ma è una fede
mamma che presidia la bara «Vorrei adesso esaminare che ciascuno vive con tembianca di suo figlio? Non è brevemente l’irrevocabili- pi e modi diversi.
forse la pietà che vorrem- tà. Un evento, un momento è importante anche promo che si realizzasse per lei, prima non c’era e ora che porre un sano ed equiliper cancellare il non-senso c’è non può più non esse- brato supporto umano da
umano e il disagio che pro- re».
offrire a chi è nella dispeviamo nel sapere che non Allora, qual è il problema? razione: la solidarietà, non
esiste al mondo soluzione Per assurdo, non esiste, al- il pietismo; la partecipazioal suo dramma esistenziale? meno davanti a quel fere- ne, non la carità; la terapia
Eppure la fede nel Risorto tro: perché la Morte è là, è dell’ascolto, non i dogma-
tismi della scienza. è interessante notare come in un
mondo in cui c’è tanta sofferenza, un gran numero di
persone continui a credere
in un Dio buono e pieno
d’amore.
è nonostante il male, e non
a causa di esso, che la gente
persiste in tale fede. Tuttavia, il fatto della sofferenza
è l’argomento più forte e
più grave che fa precipitare
nel dramma la coscienza del
mondo, la quale si chiede
come Dio possa rimanere
“impassibile” dinanzi al dolore. Se Dio, che ha creato
il mondo, è un Dio buono,
come ha potuto permettere
che la sofferenza pervadesse l’universo? E se Dio è responsabile di tutto ciò che
esiste, è anche responsabile
della sofferenza che sperimentiamo? Perché Dio non
interviene?
Domande legittime.
Molta gente immagina
Dio come un buon papà;
perché non immaginarlo
come una buona mamma?
Dio madre anziché solo
Dio padre si è visto, tangibile e spontaneo, nel gesto
amorevole, delicato, garbato, pudico e riservato ma
autorevole non solo nelle
vesti di pastore ma come
interprete dei sentimenti
di Dio madre, quando, al
termine della liturgia, il
Vescovo don Gerardo, anziché recarsi direttamente
in sacrestia, si è trattenuto
con Stefania, chinandosi su
di lei prostrata sulla bara
di Thomas.
Questo fa un Pastore! Questo fa Dio mamma!
Quando il dolore spazza
le nostre certezze, gridare
a Dio il nostro bisogno di
aiuto è dare voce al salmista: «Proteggimi, o Dio, in
te mi rifugio», «Io dico al
Signore: “Mio rifugio e mia
fortezza, mio Dio in cui
confido”» [Salmi 16 (15);
91 (90) ecc.], oppure dire
– come ci ricorda don Gerardo nella sua esortazione
pastorale – «Signore, da
chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!» (Giovan-
ni 6,68); è dare spazio alla
preghiera: preghiera di abbandono, preghiera di resa
incondizionata al mistero
della Vita e della Morte
come facce complementari
del nostro transito terreno.
è chiaro che senza la fede
nel Risorto nessuno di noi,
neppure Alberto e Stefania,
risponderà alla domanda se
il dramma che si è consumato nella morte di Thomas
è fine di tutto o vita per sempre…
di Oreste Mendolìa Gallino
Se vuoi far felice qualcuno
cui vuoi bene, diglielo oggi.
In vita, amico, in vita.
Se desideri dare un fiore,
non aspettare che muoia,
mandalo oggi, con amore.
In vita, amico, in vita.
Se desideri dire «Ti voglio bene»
alla gente della tua casa
e all’amico vicino e lontano…
In vita, amico, in vita.
Non aspettare che la gente muoia
per volerle bene e perché senta il tuo affetto.
In vita, amico, in vita.
Non visitare pantheon,
né riempire le tombe di fiori,
riempi di amore i cuori.
In vita, amico, in vita.
Allora nessuno pianga,
nessuno più la profani, l’insulti.
Ognuno invece la nutra,
viva per forgiare la sua Morte,
per morire della sua inconfondibile Morte.
David Maria Turoldo, In vita (quasi una conclusione)
La scorsa settimana, mentre tornava a casa da scuola, Thomas Pettinari ha concluso improvvisamente
la sua vita terrena, a sedici anni, a causa di un incidente stradale.
Giovedì 9 settembre, dopo aver partecipato alla
cerimonia di inaugurazione della ristrutturazione
della sua scuola, l’Istituto tecnico Galilei, stava tornando a casa con la sua moto 125 quando ha incontrato la morte nell’impatto con una autovettura.
Il rito funebre si è svolto nella parrocchia di San
Massimiliano Kolbe a Jesi dove Thomas frequentava
l’oratorio ed era il redattore della rivista “La Finestra”. La salma è stata composta nel cimitero del
suo paese, Monsano.
“L’Eucarestia: presenza dell’Agnello immolato e risorto” Meditazione di fra Luca Fàllica al Convegno del Meic
Comunione tra cielo e terra
Del Convegno organizzato dal Meic
(Movimento Ecclesiale d’Impegno
Culturale) delle Marche, che si è tenuto lo scorso luglio nel monastero di
Fonte Avellana sul tema “Eucaristia e
città”, si è già parlato nel numero 27
di “Voce della Vallesina”. Pubblichiamo la sintesi critica della Lectio divina sul tema “L’Eucaristia: presenza
dell’Agnello immolato e risorto”, offerta ai partecipanti da fra Luca Fàllica,
monaco benedettino della Comunità
di Dumenza (Svizzera).
Il tema proposto alla meditazione
ha un alto significato liturgico e una
profonda valenza umana che invitano a ricercare nell’Eucaristia il senso
più autentico del nostro vivere da
credenti. In riferimento al vangelo di
Giovanni (Gv 20, 24-29), il discorso
poggia da subito su tre espressioni fondamentali, che sono prima le
parole di Tommaso e poi quelle di
Gesù: “Se non vedo… io non credo”,
“Mio Signore e mio Dio!” dice Tommaso. “Beati quelli che non hanno
visto e hanno creduto!” dice Gesù.
Parole che coinvolgono immediatamente il nostro sentire e il nostro
pensare. Nella prima espressione del Parola e del Pane spezzato. La visio- ombre del mondo. Solo l’uomo che
discepolo c’è l’uomo, tutto l’uomo di ne dell’Agnello che dissigilla il rotolo raggiunge quella linea di confine può
ogni tempo che di fronte alla scelta della rivelazione di Dio e la visione riuscire a vedere Dio senza toccarlo
di fede si sente lacerato dal dubbio, della porta che si apre nel cielo (Apo- e diventare egli stesso testimonianza
dall’inquietudine, dal limite, fino calisse cap. 4 e 5) si fanno esperien- vivente del Sacrificio di Cristo. Dio,
ad arrivare alla rinuncia quando gli za liturgica ne “Il Giorno del Signo- che nell’Eucaristia si consegna all’uosembra impenetrabile il senso che va re”, quando quella porta che si apre mo, diventa amore dell’uomo verso i
ricercando.
dall’alto lascia passare le cose di Dio suoi simili, disponibilità di colui che
Poi… il momento illuminante del- nella comunità in ascolto. Ascolto “sa morire a se stesso” per donarsi agli
la scoperta del vero che si legge in che si traduce nella condivisione del- altri, di colui che, avendo attraversato
quello splendido, liberatorio, fidu- la Pasqua al momento della condivi- fino in fondo l’esperienza della “faticioso abbandono di Tommaso: “Mio sione del Pane spezzato.
ca di credere”, sa operare una scelta
Signore e mio Dio!”. L’uomo, ogni “Nella liturgia quindi il mondo di Dio alternativa alle cose del mondo peruomo che va in cerca di quella parte scende sulla nostra terra, come la no- ché ha trovato la “grande fede” che fa
di cielo che gli manca, riconosciutala, stra terra viene assunta e portata al sperare.
placa la sua infelicità e appaga il suo cospetto di Dio”. Questa comunione Il tempo dell’uomo diventa così spetormentato bisogno di credere.
tra cielo e terra, tra il mondo degli ranza di Dio nella storia, che è la speA suggello del colloquio tra Gesù uomini e il mondo di Dio, permette ranza di chi crede nella vita anche se
e Tommaso che lo ha riconosciuto, all’uomo di trovarsi in quella linea di segnata dalla tragedia, perché sosteecco le parole che dichiarano “Beati confine che non è segno di demar- nuto dalla luce dell’attesa… Un’attequelli che non hanno visto e hanno cazione ma luogo dove il finito pas- sa simile a quella dello straniero che,
creduto!”. Così risponde Gesù al di- sa nell’orizzonte dell’infinito, dove dopo lungo e sofferto peregrinare, sa
scepolo. Tommaso é dunque “anello l’umano entra in relazione con il di tornare alla patria perduta. “Queldi congiunzione” tra chi ha creduto divino e dove è quindi possibile l’in- lo che tu cerchi è andare avanti per
vedendo e chi è chiamato a crede- contro.
riconquistare un cielo che hai core ascoltando i “segni scritti”. Sono i E nell’incontro l’uomo non è più l’uo- nosciuto nella tua origine e che ti è
segni scritti nei Vangeli, ma anche mo parziale appartenente solo alla stato tolto”, dice Agostino. E ancora:
nella comunità cristiana che in più terra, ma l’uomo che guarda oltre “Ci hai fatti per te, Signore, e l’uomo
di duemila anni celebra l’Eucaristia per mettere a fuoco l’immagine di rimane inquieto finché non ti trova”.
nei due momenti fondamentali della Dio che porta con sé, offuscata dalle
Maria Rita Sampaolesi
Primo anniversario
Per ricordare
Antonella Coloso
Ad un anno dalla sua scomparsa in unione di preghiera sarà celebrata una Santa Messa il 23 settembre
a Montecarotto, presso la
Chiesa del Crocifisso, alle
ore 19.
Voce della
Vallesina
in diocesi
19 settembre 2010
I campi estivi dei gruppi Acr di tre parrocchie jesine
Dalla fiaccolata alla preghiera autentica
Con l’apertura delle scuole e
l’arrivo improvviso dell’autunno, le vacanze estive
appaiono lontanissime. Le
immagini delle belle esperienze vissute dai nostri
ragazzi nel mese di agosto
affollano, oramai, gli album
dei ricordi. Sfogliandoli non
possono mancare le foto dei
campi dell’Azione Cattolica,
che hanno animato l’estate
jesina.
I gruppi Acr delle parrocchie di San Massimiliano
Kolbe e Regina della Pace
(nella foto 1) dal 22 al 28
agosto si sono dati appuntamento a Cingoli per “Sognare i Sogni del Signore”. Ben
47 ragazzi presenti, seguiti
dall’assistente don Claudio
Procicchiani e dai quattordici animatori. Il gruppo ha
ricevuto poi, nella giornata
di venerdì 27 la visita del vescovo Gerardo.
Dal 23 al 29 agosto è stata
invece, la volta del gruppo
Acr (Azione Cattolica dei
Ragazzi) della parrocchia
di San Francesco d’Assisi
(nella foto 2), che ha vissuto sette intensi giorni a Pianello di Cagli, in provincia
di Pesaro-Urbino. Punto di
partenza del campo è stato
il libro di Saint-Exupéry “Il
Piccolo Principe”, dal quale sono stati estratti diversi
temi, come il superare i pregiudizi, creare legami auten-
A Castelplanio domenica
scorsa 12 settembre il bellissimo crocifisso del Nofrischi
(1639) è stato portato nella
piazza principale del paese.
C’erano il vescovo Gerardo,
il sindaco Luciano Pittori e i
parrocchiani. Sullo sfondo,
lo striscione della fiaccolata
della Pace del sabato sera che
raccoglieva la preoccupazione della Chiesa e di tanti sul
lavoro, precario e difficile da
trovare, dei giovani. E a fare
bellezza era stata impiantata
una fontana zampillante. Il
gruppo “Shalom” ha proposto i propri canti che toccano sempre temi di attualità e
temi antichi, attinti dal libro l’amore di Dio, a vivere in atsacro dei Salmi. Diverse pre- teggiamenti di solidarietà e
ghiere sono state espresse di sobrietà. “Nudo è il Signo(la preghiera per la giustizia, re sulla croce – ha ripetuto
la preghiera del lavoratore il Vescovo - più essenziale
precario, la preghiera per deve essere la nostra vita per
la speranza). Il Vescovo ha far posto a chi non ce la fa”. Il
commentato il brano di Isa- parroco don Mariano ha poi
ia che la liturgia ci propone consegnato alla sua comuninel giorno del Venerdì Santo. tà un messaggio e un invito:
Tutti i presenti hanno perce- “Questo è il nostro compito:
pito l’estrema attualità del te- pregare e operare la giustizia”
sto biblico e l’urgenza di stare scriveva il teologo luterano
sotto la croce per imparare tedesco Bonhoeffer dal car-
9
“Sognare i Sogni del Signore” Il Crocifisso in piazza
tici con le persone, guardare
con occhio critico i modelli
di vita con cui veniamo a
contatto, superare le nostre
preoccupazioni e i nostri
limiti. Ventidue i ragazzi
che vi hanno partecipato,
divisi fra classi elementari e
medie. A guidarli in questo
percorso gli otto educatori,
più il parroco padre Bruno
Fioretti, che ha raggiunto il
gruppo per celebrare il sacramento della riconciliazione e la messa finale.
A cura di Giuseppe Papadia
cere. La croce ci ricorda le
due coordinate della vita del
cristiano maturo: quella verticale della preghiera e quella
orizzontale della solidarietà.
Riprendere a pregare personalmente e con la convinzione che il Signore è vivo e
presente in noi e sta pregando a nostro favore. Ripartiamo dalla nostra preghiera
autentica e saremo capaci
di camminare con coerenza,
onestà, amore.
Il circolo Ferrini di Jesi propone un pellegrinaggio al
santuario eucaristico di Bolsena. Guidato dal vescovo
Gerardo, si svolgerà il 22 ottobre. Per informazioni
rivolgersi al Circolo in piazza Federico II, 7.
Si comunica che sono state recentemente realizzate al piano terra e al
primo piano di Palazzo Bisaccioni (Piazza Colocci n. 4 – piazza ove è sita la
Biblioteca Comunale) due sale museali, la prima per l’arte contemporanea
e l’altra per l’arte antica e moderna. La visita, con l’illustrazione della guida,
è gratuita e per ottenere il giorno e l’ora dell’attuazione della stessa basta
semplicemente telefonare al numero della Segreteria:
0731/207523 (n. 4 linee)
10
Voce della
Vallesina
pastorale
19 settembre 2010
Majolati Spontini: dal Gruppo Volontariato Missionario majolatese ancora tanta provvidenza di carattere spirituale e materiale
Il sostegno ai progetti di don Luigi e ad altre realtà
Con costanza, impegno e duro lavoro il
Gruppo Missionario majolatese anche
quest’anno ha raccolto delle offerte per i
nostri Missionari e la parrocchia di Santo
Stefano. Ogni anno, in estate, i volontari
organizzano una Mostra per raccogliere
fondi per le Missioni e per le necessità della
Parrocchia.
Questa azione meritoria a sostegno
dell’azione evangelizzatrice dei nostri missionari era iniziata nel 1991 da Ivonne e
Gina, entrambe scomparse, ma il testimone era stato raccolto già da tempo da altre
signore più giovani che, con maggior lena
ed entusiasmo, hanno continuato a dare
sostegno ai progetti dei missionari inviando loro risorse ed aiuti. Nei primi anni di
attività si erano aiutate le Chiese dell’Est ed
altre Associazioni Missionarie attraverso
organizzazioni non presenti sul territorio
della nostra Diocesi. In queste regioni extra europee erano stati inviati paramenti
sacri, materiali per la liturgia, indumenti
e molti altri oggetti che scaturivano dalla
generosità dei majolatesi. Successivamente,
sempre nei primi anni, ci si è adoperati per
raccogliere dei fondi per i Missionari attraverso una Mostra di cucito, ricami, cesti in
vimini, giochi popolari, raganelle, insomma
semplici lavori artigianali, dove ognuno
portava il suo contributo in base alle competenze.
In questi ultimi anni i lavori esposti sono
stati prevalentemente quelli di cucito, ricamo, tessuti per uso domestico; sono prodotti che ogni volontaria realizza per passione,
per altruismo, per dare un aiuto concreto ai
progetti dei missionari. Il Gruppo Volontariato Missionario è formato in prevalenza
da persone con esperienza, in età non più
giovane, ma estremamente motivate che
dedicano il tempo libero di un intero anno
nella ricerca di tessuti, alla realizzazione di
disegni e alla produzione di ricami. Quando sono venute meno delle volontarie, la
provvidenza non è mancata, si sono aggregate nuove signore, alcune dei paesi vicini
ed anche persone oramai da tempo trasferite da Majolati che frequentano il paese
d’origine solo in alcuni periodi dell’anno.
Le offerte di quest’anno, come in altre occasioni, sono state inviate a don Luigi
Carrescia, missionario in Brasile, presso
la Diocesi brasiliana di Sao Bento, nel Comune di Camaçari. Tra i vari progetti che
stanno più a cuore a don Luigi c’è il completamento della Scuola infantile ed il Centro Socio Educativo, edificio progettato su
due piani. I lavori di questi locali sono iniziati nell’aprile del 2008, ma è stato realiz-
zato solo il piano terra e
limitatamente allo stato
grezzo. Don Luigi è stato
recentemente in Italia, il
15 maggio scorso è stato
ospitato dalla Parrocchia
di Santo Stefano di Majolati dove ha celebrato
la Santa Messa e ha illustrato la sua attività Missionaria. Qualche settimana dopo ha ricevuto
un altro aiuto dal Premio
Vallesina nella giornata
conclusiva che si è svolta
a Filottrano.
Altri contributi del
Gruppo
Volontariato
Missionario majolatese
sono stati affidati alle Missionarie di Maria,
in particolare alla Suora Saveriana missionaria Suor Rosanna Bucci di Poggio San
Marcello, impegnata a Uvirain, Africa, dove
si occupa delle cure sanitarie per i bambini
diabetici.
Benefici anche per il Movimento dei Focolari che ha ricevuto delle contribuzioni
che saranno destinate ai giovani, alle borse
di studio per gli studenti del terzo mondo;
così come un aiuto è stato destinato ai mi-
Il messaggio della festa: in Maria possiamo trovare conforto e speranza
nori in difficoltà del Nicaragua.
Altre beneficenze sono state raccolte per
i bambini indiani in base alle indicazioni
date dalle Suore di Sant’Anna impegnate
nella Casa di Riposo Spontini. Le offerte sono state assegnate ad altre realtà, tra
queste, una parte, come del resto negli anni
precedenti, è stata destinata alla esigenze
materiali della parrocchia di Santo Stefano
di Majolati.
Marco Palmolella
Emanuele Contadini ha detto il suo Sì
Alla Chiesa dell’Adorazione
La parrocchia di Moie ha
celebrato la festa quinquennale, dedicata alla patrona,
Maria Santissima con tante
iniziative religiose e civili: le
celebrazioni, la processione,
la benedizione dei bambini
e degli automobilisti, la cena
comunitaria, la giornata degli anziani, la fiaccolata delle
associazioni, la presentazione di due libri, l’incontro
con i Nomadelfi, la pesca di
beneficienza, la mostra sulla
storia della scuola... La pioggia insistente non ha permesso di godere delle danze
e delle figurazioni acrobatiche preparate dai giovani di
Nomadelfia per la sera dell’8
settembre mentre il tradizionale concerto della banda musicale L’Esina è stato
rimandato alla domenica 12.
Il predicatore di quest’anno
è stato don Gian Franco Poli,
sacerdote torinese, teologo, medico, giornalista che
nelle sue omelie e nei colloqui personali è stato capace
di offrire tante riflessioni e
consigli per vivere meglio
le giornate quotidiane e il
rapporto con Dio e con sua
madre Maria.
La celebrazione che ha visto
più unita la comunità parrocchiale e diocesana è stata
la Santa Messa del giorno
Per incoraggiare e facilitare la presenza degli
adoratori, si fa conoscere il programma orario
di ogni giornata.
della festa, alle 11,30 nella
millenaria abbazia: la presenza del vescovo Gerardo
con il parroco don Fabio Belelli, di tanti sacerdoti della
diocesi, dei precedenti parroci don Anselmo Rossetti,
don Aldo Anderlucci e don
Gianni Giuliani, dei diaconi, dei seminaristi del se-
minario regionale e dei loro
educatori mons. Antonio
Napolioni, rettore e don Luciano Paolucci Bedini, vicerettore, ha fatto percepire la
grande misericordia di Dio.
La disponibilità di Emanuele Contadini ha commosso
e dato speranza: il giovane
Emanuele ha espresso al Vescovo e davanti alla sua famiglia e alla comunità il suo sì
ad impegnarsi nella formazione per divenire ministro
di Cristo e della Chiesa. Il
Vescovo ha invitato tutti ad
affidare Emanuele a Maria,
la Madre del Sacerdote e ad
accompagnarlo con la preghiera e l’incoraggiamento.
Il rito dell’ammissione tra i
candidati all’Ordine Sacro è
infatti l’inizio della formazione al sacerdozio e non è un
sì definitivo. “Impariamo da
Maria che ha ascoltato suo
Figlio e si è fidata di Dio - ha
detto il Vescovo – affidiamo
a Lei ogni germe di vocazione che sembra nascere perché il Signore chiama continuamente”. La celebrazione
è stata animata nel canto dal
coro polifonico “David Brunori” di Moie e si è conclusa
con “La canzone dell’amicizia” cantata dagli educatori
dell’Azione Cattolica.
b.t.
Proposte per i catechisti
L’Ufficio Catechistico Diocesano propone alcuni incontri per i catechisti, in vista della ripresa dell’anno catechistico e rivolti anche a coloro che non appartengono a gruppi o associazioni o sono di paesi al di fuori della diocesi.
“Noi facciamo così… per educare alla fede” si svolgerà giovedì 16 settembre alle ore 18,30 al Seminario di via Lorenzo Lotto.
Anna Paola Cardinali guiderà la conversazione mettendo a confronto metodi e percorsi di associazioni, gruppi e catechisti.
“(Non) basta la parola” è la proposta di utilizzo dei “Quadri biblici del Nuovo testamento per narrare il Vangelo”. Don Mariano Piccotti, il 23 settembre alle 18,30, presenterà il dvd che raccoglie i 56 quadri con le relative guide per l’utilizzo.
Radio Duomo
Senigallia in Blu
(95,2 Mhz)
Il programma del giorno
Ore 9,30
Ore 10,15
Ore 11,15
Ore 11,45
Ore 16
Ore 17,30
Ore 18,15






Inno e Salmi dell’Ora Terza.
Liturgia della Parola della
Messa del giorno. Esposizione
solenne della Santissima
Eucarestia.
Adorazione personale e
silenziosa
Adorazione comunitaria
Inno e Salmi dell’Ora Sesta.
Ripresa e commento di una
lettura della Messa del giorno.
Silenzio con risonanze e
intercessioni
Benedizione e reposizione
Recita dell’Ora Nona ed
esposizione della Santissima
Eucarestia. Adorazione
personale e silenziosa
Rosario meditato
Celebrazione del Vespro.
Benedizione. Reposizione del
Santissimo.
Ogni lunedì l’adorazione inizia con la celebrazione eucaristica in cui si inserisce la preghiera di Lode.
Ogni giovedì, alle 17, inizia l’ora di adorazione per le Vocazioni.
Il confessore è presente tutte le mattine e nei
pomeriggi di martedì e giovedì
La presenza degli adoratori è particolarmente
efficace ed opportuna al mattino alle 9,30 e al
pomeriggio alle 16, nei due momenti in cui si
espone il Santissimo.
È importante capire che il tempo dell’Adorazione non deve essere occupato dalle pratiche
di pietà, le più svariate, ma dal silenzio e dalla
riflessione sulla Parola di Dio.
Sono a disposizione diversi sussidi, sopra il
tavolinetto al centro della chiesa. Se ne segnalano due che contengono molti testi per
l’adorazione: “Fate questo in memoria di me”
e “Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo,
pane per la nuova vita”.
Don Gianni Giuliani
Tutte le mattine alle ore 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle ore 12,30 e alle 19,03 con notizie da Jesi
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
1923
Voce della
Vallesina
vallesina
19 settembre 2010
11
SAN MARCELLO: ricordato il farmacista e benefattore Gino Gregorini
Un libro con tante immagini di Rosora, voluto dal Comune
Ricordare il 50° anniversario di un decesso con una
grande festa sembrerebbe
un paradosso, ma nessuno,
tra i circa 200 presenti nel
cuore antico del paese, se
l’è sentita di versare lacrime,
anzi, tutti sono stati felici
per il fatto che a quell’uomo,
deceduto il 21 giugno 1960,
fosse dedicato un busto
bronzeo. Sabato 4 settembre,
la popolazione di San Marcello, le autorità locali, rappresentanti delle istituzioni
regionali e provinciali, rappresentanti di istituti di beneficenza dei paesi limitrofi
e, soprattutto, gli ospiti della
locale Casa di Riposo hanno
ricordato il dott. Gino Gregorini che per tanti anni è
stato l’amico farmacista di
tutto il paese. Un ricordo
riconoscente, direi quasi
dovuto, ad un uomo che un
anno prima di lasciare prematuramente questo mondo
(non aveva ancora 64 anni)
ha deciso di lasciare tutti gli
averi di famiglia alla collettività, non trascurando lasciti
alla Chiesa locale e a qualche figura amica. Non solo.
Nel suo testamento Gino
Gregorini destinava gran
parte dei suoi averi alla creazione di un’Opera pubblica
di beneficenza che portasse
il nome del padre, Cesare, dando così vita a quella
Casa di Riposo che molti
invidiano per la sua funzionalità, per l’atmosfera che si
respira, per la dedizione che
il personale dimostra nei
confronti dei 45 ospiti.
Sabato scorso, come detto,
la grande festa voluta dal
consiglio direttivo di quella
che oggi, per trasformazione
di legge, è chiamata “Fondazione Cesare Gregorini”. Il
Presidente di questa, Augusto Bartolucci, ha organizzato un pomeriggio di celebrazioni iniziato nella sala
consiliare del Comune. Qui,
dopo il saluto ai presenti, il
Presidente ha ceduto la parola al Sindaco, Pietro Rotoloni, che ha tracciato un
profilo interessante del farmacista benefattore; è stata
poi la volta del consigliere
regionale Moreno Pieroni
L’idea di raccogliere in un
volume, quasi si trattasse di
un vecchio album, le fotografie che riguardano Rosora
e i suoi abitanti di qualche
tempo fa, è venuta al sindaco
della piccola cittadina, Lamberto Marchetti, il quale ha
incaricato per la sua realizzazione la giornalista e storica Cristiana Simoncini.
Il volume s’intitola “Oggi… le
tradizioni e la storia di ieri” e,
come spiegato dalla curatrice
Simoncini, ha potuto avvalersi dei contributi fotografici messi a disposizione dalla
cittadinanza rosorana: “Non
avremmo mai pensato che
un così ingente numero di
famiglie avesse potuto sposare il progetto del Comune.
Più di cento famiglie – ha
continuato – hanno fornito
le foto prese da vecchi album,
al fine di avere un’esaustiva panoramica di immagini
della vita nel corso del secolo
scorso, in questo bellissimo
paese. È stato un lavoro certosino e d’equipe, poiché le
foto e le didascalie sono state
suddivise anche per capitoli
e quindi avevamo bisogno
di testimonianze dirette per
svolgerlo al meglio”.
Fiero e gratificato dal lavoro svolto anche il sindaco
di Rosora, Lamberto Marchetti, che nelle proprie dichiarazioni non ha voluto
tralasciare i ringraziamenti:
“Voglio dire grazie in primis
alla Fondazione Cassa di
Risparmio di Jesi, senza la
quale non avremmo potuto
presentare questo lavoro, del
quale stanno beneficiando
sia chi era già nato ai tempi
delle foto, sia i giovani; questi ultimi potranno trovare
sicuro giovamento dagli usi
e costumi del tempo.” Il libro
è nato dal volere del Comune rosorano: “Un sogno che
si avvera, - ha rivelato il Sindaco – ci tenevamo molto,
visto che ognuno di noi nella propria abitazione poteva
vantare reperti fotografici
dei quali ora si potrà fregiare
l’intera cittadina e che rimarranno impressi nella storia di
Rosora”.
“Oggi… le tradizioni e la
storia di ieri” è un omaggio
Cittadini e istituzioni ancora grati “Oggi… le tradizioni e la storia di ieri”
e dell’assessore provinciale
Gianni Fiorentini. Il Consigliere regionale Fabio
Badiali ha portato il saluto del Governatore delle
Marche, Spacca, complimentandosi con i responsabili della Casa di riposo.
Il primo ciclo di interventi
è stato concluso dal Console onorario della federazione russa ad Ancona, il
prof. Armando Ginesi. É
seguita la celebrazione di
una S. Messa officiata dal
Vescovo diocesano, mons.
Gerardo Rocconi che successivamente ha impartito
la benedizione alle tante persone presenti nella
piazzetta antistante il Comune e nel giardino della
casa di riposo dove, poco
prima, accolto da un fragoroso e spontaneo applauso,
era stato scoperto il busto
di Gino Gregorini; un’opera realizzata dallo scultore
Artemio Loretelli. É stato a
questo punto che Bartolucci ha voluto esprimere la
riconoscenza del consiglio
di amministrazione della
Fondazione offrendo una
targa ricordo al Primo cittadino e ai presidenti che
si sono succeduti alla guida
dell’Istituzione in questo
mezzo secolo; hanno ricevuto il riconoscimento dalle mani del presidente in
carica: gli eredi di Arnaldo
Sbarbati, Carlo Giuseppe
Fioretti e Luigi Zenobi, il
figlio del prof. Franco Ernesto Filipponi, assente
per malattia, Aldo Medici
e Luigi Bruschi, quello che
per più tempo ha fatto parte del Consiglio direttivo
sia come consigliere, così
come presidente.
La giornata del ricordo e
della riconoscenza si è conclusa con un buffet servito
dallo stesso personale della
casa di riposo; momento
conviviale al quale hanno
preso parte anche molti
degli ospiti della struttura.
Sedulio Brazzini
Foto Cardarelli
dell’Amministrazione comunale ai propri cittadini: un
libro che descrive attraverso
le immagini, i racconti e le
poesie, la storia e la tradizione di ieri di Rosora. Sfogliando le pagine di questo
bel libro i cittadini potranno
ripercorrere le usanze e le
antiche tradizioni che hanno caratterizzato Rosora,
conoscere i costumi e i personaggi tipici che ne hanno
fatto la storia, al fine di non
cancellarne mai la memoria.
Il volume è suddiviso in
quindici capitoli: dal “Come
eravamo” del sindaco Marchetti, ai ricordi del consigliere delegato Ghislaine
Simoncini e del poeta Aldo
Calderigi, per poi proseguire con il contributo di don
Giuliano Gigli e di Maria
Giannetta Grizi e con le belle immagini raggruppate secondo la tipologia. Immancabili le note conclusive e i
ringraziamenti della brava
Cristiana Simoncini, artefice
dell’opera. In occasione della presentazione, avvenuta a
Palazzo Luminari lo scorso
luglio, è stata allestita una
apprezzata mostra fotografica e preparata una cena comunitaria. La pubblicazione
è stata resa possibile grazie
al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi
e contiene anche un cd con
altre immagini del passato.
Si sono resi disponibili a collaborare con l’autrice Serena
Cappannini, Elisa Carloni,
Elvino Gabrielli, Anna Maria
Sabbatini, Stefano Scaloni e
Ghislaine Simoncini.
Un’opera che ha visto attivarsi l’intero paese della
Vallesina, che d’ora in avanti
potrà vantarsi di un unico
volume nel quale ripercorrere con gioia e con un filo
di nostalgia, gli anni andati,
poveri ma felici, nei quali
ritrovare con piacere il sorriso di una persona cara e
dal quale trovare sicuro giovamento.
Marco Cremonesi
Nella prima foto da
sinistra Cristiana Simoncini,
Ghislaine Simoncini,
Lamberto Marchetti
e Serena Cappannini
Da Jesi sono disponibili due pullman
Beatificazione di Chiara Luce Badano
Chiara Luce Badano (19711990) verrà proclamata beata
sabato 25 settembre. Una gio- il Vangelo anche da giovani” è
vane morta a 18 anni, un anno stato il messaggio della serata
dopo aver scoperto di essere promossa dal Movimento dei
ammalata di tumore. “Ha im- Focolari di cui Chiara Luce
piegato 25 minuti prima di era parte. “Corri, corri, dimmi
dire di sì a Dio e accettare que- che non c’è nulla da temere”:
sta terribile malattia” hanno alcune delle parole del canto
raccontato Paolo e Giovanni “Luce” che Marco Felicioni di
Perticaroli ai tanti giovani pre- Civitanova accompagnato alla
senti a Maiolati, la settimana chitarra da Marco Parlapiano
scorsa, per scoprire la santità di Jesi ha proposto a concludi questa ragazza che è stata sione del toccante incontro.
aiutata dalla sua famiglia ed è “Leggendo la storia di Chiara
un modello di santità dei no- Luce si rimane colpiti dalla
stri giorni. “Si può vivere bene sua semplicità e purezza e dal-
la determinazione del suo sì a
Dio: ogni giorno ci sono scelte
da fare e pensare a questa ragazza ci aiuta a vivere meglio”:
con questa riflessione Giovanni,
del Gen 2, ha invitato a partecipare al solenne rito di beatificazione che avrà luogo sabato
25 settembre, alle ore 16, nel
santuario della Madonna del
Divino Amore a Roma, presieduto dall’arcivescovo mons.
Angelo Amato, Prefetto della
Congregazione delle Cause dei
Santi. Nell’Aula Paolo VI, alle
DAL 1923
20,30, i giovani animeranno un
incontro di festa. La domenica
26 settembre, alle ore 10,30 nella Basilica di S. Paolo fuori le
Mura, sarà celebrata la S. Messa di ringraziamento, presieduta dal Card. Tarcisio Bertone,
Segretario di Stato.”
Da Jesi è disponibile un pullman per partecipare alla beatificazione di Chiara Luce
Badano: per informazioni
telefonare a Teresa e Sauro
Carbonari 0731204137.
Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it
12
19 settembre 2010
Voce della
Vallesina
jesi
Taglio del nastro al “Pieralisi” e al “Marconi”: conclusa la ristrutturazione del complesso che ospita le due scuole
IPSIA e ITIS in cammino verso un più roseo futuro
Hanno trovato una scuola ammodernata e fe- bisogno di strumenti e macchinari, ma anche
stosa i quattrocento studenti dell’IPSIA “Pie- di esperti nel mondo del lavoro che collaboralisi-Salvati” e i seicento dell’ITIS Marconi rino con i nostri docenti per realizzare queldi Jesi al rientro dalle vacanze estive. Il
suono della campanella di giovedì scorso,
oltre a scandire le ore di una stimolante
mattinata scolastica, ha ritmato il fluire
del tempo nell’assolata cerimonia inaugurale delle nuove officine, la cui realizzazione costituisce l’ultima fase di un’importante opera di riqualificazione della
struttura che ospita i due Istituti.
Il primo intervento, conclusosi nel maggio
2007, aveva visto l’ampliamento dell’edificio scolastico e la costruzione di due
nuove palestre; il secondo, nel 2008, la ristrutturazione di tutto l’edificio principale (sostituzione degli infissi, rifacimento
dell’impianto termico e dei servizi, rifacimento della copertura e della tinteggiatura esterna) e la realizzazione di un’aula
magna. Un impegno dal costo complessivo di 7.839.453,00 euro retto in larga parte dalla Provincia e sostenuto anche dalla
Fondazione Cariverona. E, soprattutto, un
impegno contrassegnato dalla partecipazione e dalla interazione di quanti “continuando a credere nel valore della scuola
– ha sottolineato il sindaco Fabiano Belcecchi - hanno collaborato e contribuito
alla realizzazione di una struttura nuova,
efficiente, adeguata ai bisogni formativi di
oggi”.
“Il nostro ringraziamento va alla Provincia, ai vari enti, alle persone, alle famiglie,
ai tecnici, ai docenti, agli alunni, al centro dell’impiego, al territorio, alle imprese, alle Fondazioni – hanno puntualizzato i la formazione professionale di cui la città e il
due dirigenti scolastici, la prof.ssa Costantina territorio hanno bisogno”. Proprio come fece
Marchegiani per l’IPSIA e il prof. Mario Cre- nel 1925 la ditta Guerri che donò un maglio
scimbeni per l’ITIS – Ognuno ha fatto la sua alla scuola, oggi restaurato e in bella mostra
parte, consentendo il normale svolgimento di sé e del passato. E come oggi ha fatto la ditdelle attività scolastiche mediante un atten- ta Pieralisi donando un altro macchinario.
to progetto logistico degli interventi e degli “La messa in sicurezza di questi ambienti è staspazi di volta in volta utilizzati… La scuola ha to l’obiettivo principale perseguito e raggiunto
bisogno ancora di questa collaborazione, ha in questi anni” ha ricordato poi Crescimbeni.
Maurizio Quercetti, assessore all’edilizia scolastica, ha sottolineato “il forte impegno della
Provincia, nonostante il momento particolare
e difficile; un grande sforzo logistico e
organizzativo per portare le due scuole
alla condizione di dare in modo ottimale
e reale il proprio contributo all’economia
futura di un territorio complesso come
la Vallesina; un concorso di tante sinergie, di piccoli e grandi contributi”.
“Si tratta di iniziative concrete e utili al
sistema imprenditoriale, che la Confartigianato ben volentieri accoglie e sostiene: solo così riusciremo a mantenere alte le nostre produzioni e a dare una
continuità al nostro sistema imprenditoriale; a competere e a superare la difficile situazione”.
“Penso che fondamentale sia la collaborazione che guida le scelte che facciamo
e quindi anche le modalità di suddivisione delle finanze per affrontare al
meglio il piano delle opere pubbliche
in cui l’edilizia scolastica è al centro di
tutti i nostri investimenti – ha concluso
Patrizia Casagrande Esposto, presidente
della Provincia di Ancona - Edilizia scolastica intesa come sicurezza ma anche
come modernizzazione della didattica,
come luogo in cui stare bene. L’esigenza
della pubblica istruzione trova spazio
e accoglimento all’interno dell’edilizia
scolastica che non deve essere soltanto
vissuta come un luogo di contenimento ma un luogo di progettazione che ci
guarda con attenzione e ci fa guardare
lontano. Credo che - chi governa - debba tenere sempre presente una modalità: non
mettere nulla che riguarda i giovani, il loro
futuro, come un ritaglio, un dettaglio rispetto alla nostra programmazione”.
La benedizione del vescovo Gerardo Rocconi ha consegnato ad un più roseo futuro
l’avvenire delle due scuole e dei giovanissimi
abitanti.
Fotoservizio Paola Cocola
La cultura per tutti,
fatta da tutti
Si svolgerà a Castelfidardo, domenica 24 ottobre, presso il
Klass Hotel, la seconda edizione di “Incontriamoci tra le
righe”. Visto il successo della prima edizione svoltasi lo
scorso anno, quest’anno molti
sono gli enti, le istituzioni, gli
operatori economici, le associazioni culturali del territorio che
insieme alla Mediateca delle
Marche e al comune di Castelfidardo hanno voluto patrocinare l’iniziativa.
Sarà una giornata di festa per
far incontrare scrittori, poeti,
giornalisti, distributori librari,
istituzioni, editori, operatori culturali e i tanti lettori in
modo amichevole con la possibilità di scambiare esperienze,
progetti e confrontarsi su temi
di interesse specifico, tutti accomunati dalla passione per la
“parola scritta”.
Si inizierà alle ore 9.30 con
un Convegno sul tema “Il
pensiero scritto” guidato da
autorevoli personalità della
cultura nazionale. Seguirà un
pranzo a buffet.
Nel pomeriggio i vari autori
presenteranno le loro opere e
tutti potranno far conoscenza e
conversare con i tanti presenti.
La cultura, veicolo di crescita di
un popolo, è un bene prezioso
per chiunque e l’incontro di varie menti favorisce da sempre
la nascita di idee nuove sviluppando la sinergia necessaria per il miglioramento della
società.
Chi desidera partecipare o ricevere ulteriori informazioni può
rivolgersi alla organizzatrice
Maria Lampa [email protected] tel 335.8374212.
I sacerdoti aiutano tutti.
Aiuta tutti i sacerdoti.
Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro
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Voce della
Vallesina
in dialogo
19 settembre 2010
13
Primo settembre: Giornata e mese del Creato che va difeso anche dal mattone
Un libro coraggioso di Edmondo Coccia
Avete mai visto qualche film
(caratterizzato) da cura delwestern, con l’interminabile forme e dell’aspetto arle conflitto fra indiani e visi
chitettonico, un armonioso
pallidi in cerca di nuove terimpatto estetico, arricchito
re da colonizzare? Ebbene,
dal verde del paesaggio e dei
una delle scene classiche era
giardini pensili. Particolare
quella in cui dall’alto di una
attenzione alla parte postecollina si trovavano schieriore del complesso, quella
rati a cavallo i pellerossa,
affacciata sul monte San Vimentre nella piana sottocino, Cingoli e la Gola delstante passavano gli odiati
la Rossa, dotata di terrazzi
soldati dei nascenti States,
che permettono di godersi
che scortavano magari una
il panorama”. Naturalmente
carovana di coloni in cerca
“ogni intervento è stato esedi nuove terre, con donne e
guito partendo dallo studio
prole dentro quei traballandi fattibilità attraverso tutte
ti carri coperti di tela. Ad
le fasi di progettazione, arun certo punto il piumato
chitettonica, strutturale e
Toro-Seduto di turno alza
impiantistica”. Dove spicca,
solenne il braccio così che
nelle foto allegate al servitutti i guerrieri si scatenano
zio, un palazzo con punta
furiosi fra mille grida stri- de, dolce e suggestivo. Ebbe- sporgente verso l’alto, da far
denti, fra sibili di frecce e ne l’ascia di guerra pare che pensare a qualche pagoda
schioppi di fucili, assetati di da tempo sia stata dissot- birmana (un pizzico di esoscalpi dell’odiato invasore.
terrata. Ne offre ampia re- tismo non guasta mai).
Ebbene, si può dire che tut- lazione l’articolo-pubblicità Chissà se il Gruppo Capecci
te le volte che mi capita di ospitato sul locale periodico e gli assessorati competenti,
fare quattro passi nella val- cugino “Jesi e la sua valle” oltre che a bearsi soltanto
letta sostante Tabano (per dell’11 settembre 2010, pp. della vista “da lungi” di quei
i forestieri, preciso che si 28-29, col trionfante titolo leopardiani “monti azzurri”,
tratta di una contrada rurale “Dalla finestra, i castelli della avessero dato un’occhiata
appena fuori Jesi), mi viene Vallesina” ed esplicativo sot- appena sotto casa, e cioè
alla memoria proprio que- totitolo “È pronto il nuovo alla deturpazione del verde
sta inquadratura cinemato- complesso residenziale in e delizioso paesaggio cirgrafica. In quanto dall’alto via Grotte di Frasassi realiz- costante, definitivamente
della valletta incisa dal tor- zato dal Gruppo Capecci”. E compromesso e deturpato
rente Gorgolungo incom- giù a magnificare “la lumi- da tanto cemento e asfalto?
bono le nuove costruzioni. nosità degli spazi interni, Un ambiente caratterizzato
E mi chiedo invariabilmen- ma anche esterni, la pace da vallette, ruscelli, ridenti e
te quando il Toro-Seduto e l’armonia con l’ambiente verdi colline, disposte attordell’urbanistica comunale naturale (eh!!) che contribu- no al cucuzzolo del “capodarà il via al precipitarsi a iscono al nostro benessere… luogo” di Tabano. Rimasto
valle di nuova edilizia “di Affacciato sulle colline del intatto con la sola chiesa e
pregio” in quell’ambiente contado jesino, in un’area il piccolo, antico ristoranancora incredibilmente ver- bene esposta e soleggiata… te perché proprio non c’era
Chi sono “I nipotastri di
Voltaire”? Sono gli intellettuali atei e agnostici di
oggi, protagonisti di una
persecuzione anticristiana
senza frontiere, reputati da
molti depositari di tutta la
saggezza e di tutta la scienza del mondo. A confutarli
con molto coraggio, forte
di una preparazione culturale di altissimo livello, è
il prof. Edmondo Coccia,
autore di un libro
al quale, al titolo
sopra
riportato,
ha aggiunto come
didascalia ‘Fango
sulla Chiesa’. Pochissimi
molto
probabilmente
sarebbero stati in
grado di accettare
la sfida, di scendere in lizza e di
affrontare uno ad
uno a viso aperto
i personaggi che
il libro presenta:
Dan Brown, autore di un sensazionale romanzo di
fantastoria e fantascienza come ‘Il
Codice Da Vinci’;
Piergiorgio
Odifreddi che dall’alto della sua cattedra punta
il dito contro i cristiani da
lui definiti d’emblée tutti
‘cretini’; lo scettico Corrado Augias tenuto in palmo
di mano dai media; e ancora Claudio Rendina, Marco Politi, Emma Bonino,
Gianluigi Nuzzi, impegnati in lotte attizzate da un
miope fanatismo anticlericale. Più subdola, più insinuante rispetto ai tempi di
Voltaire è oggi l’azione corrosiva, astiosa, disgregante,
di coloro che oggi lanciano manciate di fango sulla
Chiesa, non tenendo minimamente conto di quanto di buono, di giusto, di
bello, nonostante sia stata
insidiata e ferita dal male
essa sia riuscita a realizza-
Tabano: “patrimonio universale” dell’Unesco I nipotastri di Voltaire
posto per costruire altro.
Tutt’attorno le ripide, tortuose stradine, fiancheggiate da fitte querce a formare
spesso verdi e ombrose gallerie naturali. Non a caso in
questi dintorni di via Montesecco e fino all’Acquasanta
si snoda uno dei pochi locali
percorsi ciclo-pedonali, frequentati da tanta gente che,
da soli o a gruppetti, cerca
distensione e aria pulita in
mezzo a questi “lieti colli”
(altra suggestione leopardiana: ma non era forse anche
lui marchigiano?).
Ebbene, dalla pagine di questo nostro settimanale, invece di pubblicare la ben
pagata pubblicità-Capecci,
propongo
solennemente
che le autorità Comunali
avanzino formale richiesta
all’Unesco per dichiarare Tabano intangibile e inalienabile “patrimonio universale
dell’umanità”. Auspicando al
Toro-Seduto locale di sedersi per davvero, sotterrando
la micidiale ascia della follia
edificatoria. E gli consiglierei
di portarsi sotto il pergolato
del ristorante-osteria tabanese, “sedendo e mirando”
(aridaje col tenero Giacomo!)
il paesaggio circostante. E
dopo aver compiuto una visitina nell’antistante chiesetta
per ricevere buone ispirazioni, si gusti beato un bel panino al prosciutto mandato
giù con un bicchiere di buon
verdicchio. Augh!
Don Vittorio Magnanelli
Il dottor Ciro Mingione dirige la clinica Villa Serena
Collaborazioni con il San Raffaele
“Siamo molto soddisfatti di aver scelto
questi due professionisti all’avanguardia nel loro settore – ha detto il presidente Gaetano Martini - ci garantiscono una proiezione verso il futuro
sulla sperimentazione e la diagnostica,
una capacità di gestione in funzione
delle attività della clinica e la capacità
di rispondere al meglio alle esigenze
dei pazienti”. I nuovi incarichi della
clinica sono stati assegnati al dottor
Ciro Mingione, nominato direttore
sanitario e al dottor Oliviero Gorrieri,
direttore scientifico. “La casa di cura
Villa Serena ha una funzione importante nella sanità regionale ma ha
bisogno del supporto concreto delle
istituzioni” ha sottolineato Martini nel
presentarli augurandosi di mantenere
la linea finora adottata nella gestione:
né tagli e neppure cassa integrazione
ma razionalizzazione delle risorse a
favore dell’efficienza, dimostrando
disponibilità al dialogo e determinazione, pur in un contesto economico difficile. Il dottor Ciro Mingione
conosce bene la realtà marchigiana e
della Vallesina, dal momento che ha
diretto la zona territoriale n. 5 di Jesi
dell’Asur dal 2004 al 2010 ed ha ottenuto lusinghieri apprezzamenti. Medico chirurgo, ha conseguito l’idoneità
nazionale per funzioni dirigenziali in
igiene, epidemiologia e sanità pubblica
ed ha al suo attivo
una lunga esperienza di docente e di
manager. “Spero che
l’esperienza maturata
in tanti anni in sanità,
anche nelle Marche,
e la conoscenza che
ho acquisito di questa zona possano risultare utili alla casa
di cura e agli utenti
di questo territorio”
ha detto il nuovo
direttore che ha ringraziato Villa Serena per la fiducia e Abbiamo due importanti collaborasi è augurato che il suo lavoro possa zioni all’orizzonte: una con l’ospedale
portare risultati sempre migliori alla “San Raffaele” di Milano, conosciuto a
struttura.
livello mondiale, che consentirà ai paIl direttore scientifico svolge tale ca- zienti della Vallesina di essere visitati
rica non remunerata e non comporta dai professionisti del San Raffaele e
costi aggiuntivi ma costituisce un va- ciò ridurrà notevolmente le spese per
lore aggiunto per la clinica. Marchi- la mobilità passiva. La seconda colgiano, laureato in medicina e chirurgia laborazione è con l’Inrca di Ancona:
in Ancona, già direttore sanitario della inoltre l’Agenzia nazionale dell’Anziaclinica, autore di numerose pubblica- no sarà creata ad Ancona e questo ci
zioni di ricerca, docente universitario, permetterà di essere in contatto con i
il dottor Gorrieri ha presentato il suo maggiori esperti di gerontologia a liimpegno attuale nella struttura: “Stia- vello europeo.”
mo cercando di fare di Villa Serena la
Nella foto, da sinistra, Ciro Mingione,
punta di diamante della sanità privata.
Gaetano Martini e Oliviero Gorrieri
re. Nella sua infinita pietà
Gesù Cristo aveva previsto
l’infedeltà dell’uomo. ‘Tu
mi tradirai tre volte’ aveva
detto a Pietro, ma nonostante una profezia così
sconsolante aveva voluto
edificare con l’apostolo la
sua Chiesa per l’umanità
che incondizionatamente
amava.
‘Splendido libro del dotto e
gioiosamente polemico Ed-
mondo Coccia’ lo ha definito Giovanni Zenone nelle
pagine di presentazione.
La lettura è agile, serena
l’arguzia:
inoppugnabili
appaiono le argomentazioni. E’ un libro che ha
già fatto drizzare la cresta
e avvampare i bargigli a
qualche spocchioso esemplare dello zoo mediatico e
certo farà ancora molto discutere. Ma sollecita anche
il sorriso ed esorta, conforta, incoraggia, difende chi
crede. E non è poco.
Augusta Franco Cardinali
Edmondo Coccia: “I nipotastri di Voltaire. Fango
sulla Chiesa”. Prefazione
di Giovanni Zenone.
Ed. Fede & Cultura
La foto ritrovata
Un gruppo di operai delle Cartiere di Jesi, uno dei primi
opifici industriali risalenti agli anni 1840, quando Pasquale Mancini ne divenne titolare avvalendosi del lavoro manuale di una cinquantina di operai, compresi i fanciulli.
La foto è stata scattata nel 1930.
14
Voce della
Vallesina
pagina aperta
19 settembre 2010
IL PALAZZO E DINTORNI
Piazza Pergolesi: un passo ancora e poi…
Ho partecipato alla conferenza stampa
promossa dagli assessori Daniele Olivi
e Leonardo Lasca per far conoscere ai
tanti presenti la data della inaugurazione del restauro del monumento a Pergolesi e altre interessanti iniziative che
seguiranno nella stessa serata. In altra
pagina i nostri lettori troveranno tutte
le notizie in merito. In questa sede a me
sembra doveroso sottolineare come la
volontà di tanti, a cominciare da quella
dell’amministrazione comunale per finire a quella del Lions Club e del bravo
Massimo Ippoliti, artefice del restauro,
si impone e rende al meglio quando ci
sono idee chiare e la testardaggine di
rimuovere le difficoltà che sempre si incontrano quando ci innamoriamo della
realizzazione di progetti di rilievo.
Così, con domenica prossima piazza
Pergolesi godrà del rinnovato monumento del nostro grande artista. E lo
sfondo degli alti pini, le sobrie linee
settecentesche della chiesa delle Grazie
e il monumento più antico di Jesi dalle
composte linee romaniche - San Nicolò - riceveranno esse stesse un nuovo
riflesso di bellezza.
Qualcuno fa notare che la presenza di
una struttura tanto moderna quanto
poco adeguata al contesto generale l’edicola - meriterebbe una riflessione,
senza, ovviamente, sacrificare niente e
nulla dell’attività lavorativa dei proprietari. Può darsi che il nuovo assessore
alla cultura, animato da ottimi propositi, sappia escogitare qualche felice soluzione.
Ma quello che l’assessore Lasca non
deve escogitare perché a tutti noto
e che costituisce la pennellata finale
per rendere eccellente l’ampio spazio
pergolesiano è la realizzazione di un
progetto di vecchia data: la ristrutturazione dell’edificio ex Giuseppine con
conseguente “liberazione” dell’abside
e del muro-sud di San Nicolò. Ne ho
scritto tre settimane or sono e ho avuto
assicurazioni verbali dal sindaco e dagli
assessori Olivi e Lasca che se si riuscirà ad andare avanti con il recupero del
vecchio edifico, la richiesta della liberazione di S. Nicolò sarà una conditio sine
qua non per poter procede con i lavori.
È una bella rassicurazione per tutta la
città.
Però, siccome a Jesi si dice, a proposito dei topi, che “bisogna aver fede ma è
sempre bene tenerci il gatto” io scelgo di
fare il gatto e di dare il via alla pubblicità:
“Et censeo Sancti Nicolai monumentum liberandum est”
v.m.
presentato il piano per riportare le bancarelle in centro
Il mercato rianima il centro storico
Non è un semplice ritorno
del mercato da Porta Valle
al centro storico: l’Amministrazione comunale, nelle
linee guida illustrate mercoledì scorso dall’assessore
al commercio Daniele Olivi,
evidenzia come la nuova organizzazione risponda a una
precisa politica di sviluppo,
nel rispetto del progetto di
marketing territoriale del
centro storico elaborato da
Unioncamere con il mondo
produttivo e contenuto nel
Piano strategico del Comune.
Tutto questo nel quadro
dell’integrazione del commercio in area pubblica
con quello in area privata e
la promozione del mercato
ambulante: per intenderci,
una serie d’interventi simili
a quelli che sono stati trattati nel progetto del “centro
commerciale naturale”.
La distribuzione del mercato in centro, oltre a tenere
conto delle esigenze di sicurezza, è stata pensata con
criteri d’integrazione e razionalizzazione degli spazi.
In sostanza, i banchi degli
ambulanti avranno in futuro
dimensioni comuni e saranno suddivisi per settori merceologici. L’intero settore
alimentare sarà ospitato al
mercato delle erbe, all’interno del quale, al piano inferiore, troveranno spazio gli
agricoltori e, a quello superiore, gli alimentaristi.
Di fronte al mercato delle
erbe, sotto le mura di via
Nazario Sauro, comincerà
il mercato non ambulante
che interesserà piazza della
Repubblica e le piazze che
si affacciano su via Pergolesi
fino a piazza Federico II.
Così organizzato, il mercato,
sarà accessibile agevolmente
sia dalla parte di viale della Vittoria, grazie anche al
parcheggio interrato Mercantini e alla scala mobile di
palazzo Battaglia, sia dalla
parte dei parcheggi di Porta
Valle e delle Conce, grazie
al nuovo impianto di risalita che collega il Torrione a
Piazza della Repubblica, per
il quale stanno riprendendo
i lavori.
L’assessore Olivi, nel ricordare che da giugno dello
scorso anno a oggi vi siano
stati al riguardo ben quindici incontri ufficiali che
hanno coinvolto a vario titolo operatori economici,
associazioni di categoria,
residenti e circoscrizione,
ha individuato nella seduta
di Consiglio comunale di
fine mese quella nella quale
sarà discusso questo nuovo
volto del mercato ambulante, permettendo così di
procedere subito alle nuove
graduatorie.
Nel rispetto dei tempi tecnici, si prevede che il mercato torni nel centro storico
nella seconda metà di novembre. Resteranno temporaneamente a Porta Valle
solo quelle bancarelle che
avranno come destinazione
finale l’area sotto le mura di
Via Nazario Sauro, nell’attesa che venga avviata la
pedonalizzazione di Corso
Matteotti, con il conseguente cambio di percorso per i
servizi pubblici, i quali non
scenderanno più da Piazza della Repubblica per Via
Nazario Sauro.
Marco Cremonesi
Grazie al commissariato di Jesi grandi vantaggi per il pubblico
La Confappi al servizio dell’utenza
L’associazione nazionale Confappi di Jesi e
dei comuni limitrofi della Vallesina esprime
sinceri ringraziamenti e profonda gratitudine al commissariato di pubblica sicurezza di
Jesi, il quale, su impulso delle nuove direttive
della questura di Ancona, intese a migliorare
le condizioni di attesa per i servizi dell’utenza degli uffici amministrativi, ha provveduto ad applicare apparecchi di ventilazione
presso i locali di attesa, determinando una
migliore condizione per tutta l’utenza. Il
ringraziamento riguarda anche il posizionamento di apparecchiatura di numerazione
del pubblico in arrivo, con display luminoso, con la quale vengono di fatto eliminati i
disagi delle file di attesa. Inoltre la Confappi
ringrazia per l’ampliamento degli orari di
apertura all’utenza della ricezione delle pratiche relative alla cessione di fabbricati, con
l’apertura dalle ore 8 alle ore 12 e dalle 15
alle 19, festivi compresi.
La Confederazione della Piccola Proprietà
Immobiliare è nata alla fine del 1989 ed ha
per scopo principale la tutela degli interessi dei piccoli proprietari di beni immobili;
cura inoltre l’istituzione di speciali servizi
per l’assistenza e la consulenza a favore dei
soci, compresa l’assistenza alla stipulazione
delle locazioni convenzionate, transitorie e
per studenti universitari.
Della Confederazione fanno parte anche
l’Unione Italiana Condomini (UNICOND)
e la FNA-Federamministratori, Federazione
Nazionale Amministratori Immobiliari. La
Confappi ha dato vita all’IIQ, Istituto della qualità, che è socio ordinario della IMQ,
Istituto del marchio di qualità, registrando
un proprio marchio denominato Qualitalcasa. La Confappi ha sottoscritto accordi
nazionali, regionali e provinciali con tutte
le maggiori organizzazioni della proprietà
e dell’inquilinato. Essa è inoltre centro autorizzato di assistenza fiscale.
Marco Cremonesi
Voce della
Vallesina
sport e tempo libero
Calcio a 5: è iniziata la stagione della Virtus Moie
19 settembre 2010
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BASKET-FILENI: questo fine settimana torneo a Trani
Ci sarà da lottare
Che emozioni per la Notte del Lupo
è iniziata con una sconfitta la stagione
2010/2011 della Virtus Moie. Nella serata di
venerdì i rossoblu del nuovo mister Fabrizio
Gara sono stati sconfitti in casa per 5 a 4 dal
Grande Toro Fermo. Una sconfitta meritata
quella della prima giornata di campionato
considerando le numerose occasioni mancate
dagli ospiti. Anche lo scorso anno, nella stagione d’esordio in serie C1, si era partiti con
una sconfitta per poi raggiungere la salvezza
nel corso del campionato. Riuscire ad uguagliare il risultato dell’ultima stagione sarebbe sicuramente un risultato gratificante per
la formazione del presidente Marco Fabbri.
Formazione quasi completamente rinnovata:
alle numerose partenze dei vari Braconi, Barchiesi e Genangeli sono arrivati molti volti
nuovi. Filannino, Mancini, Ramini, Nicodemi,
Capomagi, Mingo e Manieri si sono aggiunti ai veterani Moronci, Tassi, Ciaffoni e Grizi.
Ci sarà sicuramente da lottare per riuscire a
Per tutti i tifosi dell’Aurora Basket la serata
di venerdì 10 settembre resterà scolpita negli
annali della pallacanestro e nella memoria
dei duemila e passa presenti al PalaTriccoli
per la “Notte del Lupo”, la gara di addio al
basket giocato di Alberto Rossini,
storico capitano dell’Aurora. Ad
omaggiare il grande “Lupo” sono
arrivati tanti campioni di ieri e
di oggi (nella foto di Candolfi, le
squadre in posa), che lo hanno
accompagnato nella sua lunghissima carriera con le maglie di
Jesi e Cantù. Per l’Aurora c’erano Rocca, Maggioli, Maestranzi,
Singleton (che si è anche allenato
con la Fileni di Cioppi), Robinson, Boni, Hoover e Capobianco
come allenatore. Per Cantù Riva,
Ambrassa, Gianolla, Ebeling,
Cessel, Pessina ed il coach Frates.
Prima della gara, hanno premiato l’attuale
vice allenatore jesino, il sindaco Fabiano Belcecchi, l’assessore allo sport del comune di
Treviglio, sua città natale e Pietro Rotoloni,
il sindaco di San Marcello, dove il giocatore ha scelto di vivere. A conclusione della
serata, la maglia numero nove di Rossini è
stata ritirata dall’Aurora: nessuno potrà più
indossarla.
Sabato 11 e domenica 12 però, si è tornati a
rimanere nel massimo campionato regionale
di calcio a 5. Già a partire dalla prossima gara
prevista sabato pomeriggio a Fano contro un
Futsal Fano c/5 vittorioso nella prima giornata con ampio margine sulla Nuova Morrovalle. Mentre per la prossima gara casalinga si
dovrà aspettare venerdì 24 settembre quando
la Virtus Moie ospiterà la Juventina F.F.C. alle
ore 21,30.
Riccardo Manieri
A MONTECAROTTO LA FESTA DEL GUS il 18 settembre
Un cuore grande così
Si terrà sabato 18 settembre
la cena di beneficenza per
il quarto compleanno della
“Casa delle genti”, organizzata dal GUS, Gruppo Umana
Solidarietà e dall’associazione Avvocati di Strada.
La cena si terrà a Montecarotto, presso il Parco Pubblico di via Amandola alle
ore 20, e sarà a base di Asado Argentino con musica
pop-latino e tango a cura di
Mariela Flamarique e Mariel transitate nella “Casa delDanieli. Durante la serata si le Genti”, che in tutti questi
terrà anche un incontro con anni non si è limitata ad ofMarcos Lopez, coordinatore frire un pasto caldo e un tetdel GUS di Jesi, l’avvocato to sotto cui dormire, ma gaLorenzo Fiordelmondo, re- rantisce un’assistenza legale
ferente dell’Associazione Av- gratuita, grazie alla collabovocati di Strada onlus di Jesi razione con l’associazione
e di Mirco Brega, sindaco di “Avvocati di Strada” di Jesi e
Montecarotto, moderato dal- favorendo l’accesso ai senza
la dottoressa Susanna Mari.
dimora ai servizio socio-saIn quattro anni di attività nitari del territorio.
sono oltre 400 le persone
Sara Federici
fare sul serio in quel di Veroli, dove la Fileni
era impegnata nel sesto memorial “Zeppieri”. Nella semifinale di sabato, gli arancio-blu
sono stati battuti per 72 a 65 dalla Scavolini Pesaro, mentre domenica nella finale di
consolazione, a trionfare è stato il Cantù
per 77 a 62. Unica nota positiva, il premio di
miglior giovane del torneo, vinto da Matias
Nocedal.
Questo fine settimana, l’Aurora Basket tornerà in campo per un nuovo torneo amichevole a Trani. Sabato le semifinali: alle ore 18.30
Pesaro-San Severo, alle 20.30 Brindisi-Fileni.
Domenica le finali alle ore 18 ed alle 20.
Giuseppe Papadia
Volley Moie: presentata la formazione della B2
Un inno per far volare la squadra
Grafici e scrittori nella Vallesina, il 17 e il 18
Edizione finale di CisInTandem
CALCIO
Venerdì 17 e sabato 18 settembre la Vallesina si tingerà di giallo! Nella due giorni
infatti si svolgerà la fase finale di CisInTandem 2010:
la seconda edizione della
kermesse grafico-letteraria
organizzata da Cis Srl, società composta da 12 Comuni
della media Vallesina, che ha
riscosso un grande successo
di partecipazione con oltre
cento concorrenti provenien- di promozione territoriale
ti da tutta Italia. Gli elabora- lungo il Fiume Esino.
ti dovevano seguire tracce Venerdì 17 alle ore 21 con
legate al territorio e in base “Lo Scrittore dal Vivo”, spetalle quali sviluppare situa- tacolo-laboratorio di scrittuzioni intriganti e di “suspen- ra ospitato dalla Biblioteca,
ce”. La due giorni si svolgerà condotto e gestito dal maalla Biblioteca della Fornace estro Massimo Mongai che
di Moie (venerdì) e il sabato bisserà l’evento la mattina
allo Zen, centro informativo successiva alle 8,30 presso
Serie D
Boccone amaro per i
Leoncelli, piegati 2 a 1 in
trasferta romagnola con
il Santarcangelo: la serie
D ci chiede e ci chiederà
prestazioni di grande
caratura, a denti stretti e ben
concentrate, specie fuori casa,
nonostante l’afflusso di tifosi
jesini.
I più che trecento fans nostrani
hanno sofferto dura delusione
nel vedere una Jesina
irriconoscibile: accartocciata
in difesa sotto le fiondate
la sede di CIS. Alle 17,30 di
sabato il presidente di CIS
Sergio Cerioni presenterà
la tavola rotonda “Luoghi
di Parole e di Segni” presso
la sede societaria. Parteciperanno ospiti importanti
come Giancarlo Trapanese,
Giovanni Bonafoni, Graziella Santinelli, Giordano Pierlorenzi, Marco Bianchini e
Francesco “Ausonia” Ciampi.
Moderatore: Sandro Grizi. Alla fine dell’incontrodibattito saranno proclamati
i vincitori di CisInTandem
2010 e del concorso fotografico “Scatti tra parole e china”
anche questo molto partecipato.
Nella foto il presidente
del cis Sergio Cerioni
dei locali, proiettati a colpire
senza pietà; e il nostro tridente
imbelle e quasi mai pericoloso.
Le due reti hanno avuto il
sapore del regalo, su iniziativa
dell’attaccante Traini che
firma una doppietta al 32’ e
all’11’ della ripresa. Mentre la
nostra segnatura, su bel tiro
di Negro, accorcia le distanze,
nutrendo le vane speranze dei
nostri sostenitori, che si fanno
sentire ancora, alle parate del
portiere Niosi, baluardo contro
il rischio della goleada!
Vir
L’inno dedicato alla squadra del Volley Moie, il cui
main sponsor è l’azienda
Edil Ceccacci, è stato ideato e scritto da alcuni giovani sostenitori che si sono
appassionati alla squadra
locale e si sono inseriti
integralmente nella grande famiglia del volley Moie.
L’hanno intitolato “Cuore
di Moie” per dimostrare
tutto il loro attaccamento
ai colori biancorossi e da
alcuni anni sono gli artefici
del sano “tifo” nella partite
casalinghe, talvolta anche
in trasferta. Sono Fabio Filipponi, Andrea Filipponi,
Alex Sanchioni e Samuele
Barchiesi, ai quali è andato
un grande ringraziamento
da parte della società per
il loro incessante supporto.
Un ringraziamento doveroso alla professoressa Beatrice Calai che ha musicato
l’inno: la professionista si
è gentilmente dimostrata
collaborativa per sostenere
questi giovani così entusiasti. Le cantanti sono sta-
te: Anna Stipa, Annemarie
Homan e la solista Doriana
Pierella; tecnico del suono
Luciano Guerro che hanno
collaborato alla buona riuscita dell’inno. La serata del
5 settembre, non ideale dal
punto di vista atmosferico,
è stata emozionante per la
presentazione alla numerosa cittadinanza della nuova
squadra di volley militante
nel campionato nazionale di serie B/2 Femminile:
le giocatrici sono state magistralmente presentate da
Andrea Valeri e sono salite
sul palco con il sottofondo
del nuovo apprezzato inno.
La presentazione è avvenuta nell’ambito della festa del Volley Moie, una
classica manifestazione di
fine estate caratterizzata
da un’ottima cucina locale, da esibizioni sportive e
musicali. La serata del 5 è
poi proseguita con un interessante concerto tributo
ad Adriano Celentano con
Adolfo Sebastiani.
Daniele Guerro
Jesi: Nucleo Volontariato CB OM di Jesi-Protezione Civile
Corso per operatore radio in emergenza
Il Nucleo Volontariato CB
OM di Jesi-Protezione Civile
organizza un Corso base per
operatore radio in emergenza
nella sede della II° Circoscrizione di Jesi, in via S. Francesco. Le lezioni si svolgeranno
dal 20 settembre al 20 ottobre
con inizio alle ore 21, a cadenza settimanale. Si comincerà il 20 settembre con un
incontro dal titolo: Il volontariato di Protezione civile, relatori Mauro Perugini e Carlo
Alberto Neri della Regione Marche. Il 29
settembre lo psicologo Roberto Ferri tratterà il tema: Psicologia dell’operatore radio.
Seguirà il 6 ottobre: Nozioni di telecomunicazioni, con Egidio Angelini e Marco Baldi.
Parleranno di Radiocomunicazioni in emergenza, il 13 ottobre, Egidio Angelini e Stefano Sabbatini, tema che sarà approfondito
anche nell’incontro conclusivo, il 20 ottobre, da Saverio Olivi e Agnese Massaccesi.
Il corso è gratuito. Al termine, verrà consegnato ai partecipanti un attestato di frequenza. Possono iscriversi tutti i cittadini
che hanno compiuto i 18 anni di età. L’ini-
ziativa è finanziata dal Centro
Servizi per il Volontariato e
sostenuta dal Comune di Jesi.
Per informazioni ed iscrizioni: associazione di Protezione
Civile- Volontariato CB OM
di Jesi tel. 338 7659276-339
4725201- [email protected] - www.
nvcbom.it. Un’iniziativa formativa che vuole sottolineare
l’importanza del volontariato
come parte integrante del sistema nazionale e regionale
di Protezione Civile. L’associazione Nucleo Volontariato CB OM, attiva dal 2005 con interventi in campo nazionale e locale, opera soprattutto nelle
radiocomunicazioni, collabora con tutte le
istituzioni preposte alla Protezione Civile,
promuove progetti formativi per i volontari. In situazioni di calamità o grandi eventi
mette a disposizione mezzi e attrezzature
adeguati e persone (uomini e donne) che
condividono i valori del volontariato. L’associazione aderisce alla Federazione Italiana Ricetrasmissioni Citizen’s Band Servizio
Emergenza Radio (F.I.R - C.BS.E.R.).
Tiziana Tobaldi
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19 settembre 2010
Voce della
Vallesina
esperienze
A Castelplanio, dalla fiaccolata della Pace, le riflessioni sul tema del lavoro e l’invito ai giovani ad essere attivi
In cammino con le fiaccole accese come segno di speranza
Più di cento persone alla terza edizione della fiaccolata
della Pace, tenutasi sabato
scorso a Castelplanio. L’idea
nasce sei anni fa dal parroco
di Castelplanio, don Mariano Piccotti, per ricordare una
data memorabile, che è l’11
settembre. L’iniziativa si inserisce all’interno della festa del
Crocifisso, ed intende attualizzare il riferimento al Crocifisso; ha il patrocinio del
Comune di Castelplanio e la
collaborazione della ProLoco
Castelplanio e delle associazioni Aicu e Diletta onlus.
Tutto ha inizio nel 2004 con la
staffetta della pace, portando
avanti l’idea dell’integrazione razziale; la prima edizione della fiaccolata della pace
avviene nel 2006 trattando il
problema internazionale della
guerra, in particolare la situazione tra Libano ed Israele;
la seconda edizione del 2008
ha visto come protagonista il
percorso da Gandhi a Martin
Luther King. Quest’anno il
lavoro con il tema: “Lavoro:
quale futuro per i giovani?”.
Un tema caldo per il momento. Un tema che ha visto la
partecipazione alla fiaccolata
non solo dei giovani, ma di
gente di tutte le età. Il lavoro,
la sua precarietà, la situazione del mondo del lavoro vista
dai giovani, da imprenditori,
giornalisti, con testimonianze
avvenute durante il cammino.
“Questo percorso che facciamo da Macine a Castelplanio
- spiega l’organizzatore don
Mariano prima di iniziare la
fiaccolata - deve essere un
simbolo che con le fiaccole
accese rappresenti la speranza per il mondo del lavoro, in
particolare di quello giovanile”. La tre chilometri ha inizio
dal piazzale della chiesa di
Macine con la lettura della
testimonianza di una ragazza
universitaria, Francesca Panfoli di Castelplanio, la quale
tocca il problema del precariato puntando l’attenzione
sull’università. Mette in evidenza l’inutilità, a volte, dei
test d’ingresso alle facoltà che
spesso, dice Francesca, non
rispecchia ciò che la persona
andrà a fare. Nella sua lettera Francesca continua affermando che “Quello che più
stupisce è il fatto che anche
giovani con curriculum invidiabili alle spalle non abbiano
aperte le porte del mondo
del lavoro e che questio è un
motivo della fuga dei cervelli
dall’Italia”.
La seconda testimonianza è
di Simone Sebastiano, giovane giornalista di Castelplanio
in rappresentanza dell’associazione no profit Cso Mar-
che (Centro Sviluppo Occupazione). Simone si sofferma
sul cambio di prospettiva da
attuare per vivere al meglio
la situazione di precarietà, facendola diventare un punto
di forza che valorizzi ancora
di più le competenze che ciascuno ha: “L’andare a lavoro,
magari in un posto che non
è proprio la nostra aspirazione, non è una sconfitta...
innanzitutto è un modo per
ampliare le proprie competenze, è un fatto temporaneo,
un momento valido che mi
permette di essere sereno nel
mio cercare un altro lavoro
che si avvicina di più alle mie
esigenze ed al mio desiderio”.
Il cammino può avere inizio,
con le fiaccole accese, nella
notte e lungo la salita di Castelplanio.
La prima testimonianza in
cammino è del dott. Vito
Collamati, responsabile della
commissione diocesana del
lavoro. Una testimonianza
sulla delocalizzazione delle
produzioni che porta ad una
mobilità del lavoro. Continua citando il punto 25 della
“Charitas in veritate” di Benedetto XVI, affermando che “il
giovane, perché tale, ha bisogno di responsabilizzazione,
di solidità sotto i suoi piedi,
culturale, sociale ed economica”. Conclude affermando
che “la formazione al lavoro
non può prescindere dalla
formazione dell’uomo, della singola persona, della sua
originale identità, della sua
integrità, cioè da come egli
coglie se stesso sulla faccia
della terra, da come si scopre
e si indirizza, da come sogna
e da come sa applicarsi”.
A seguire, il dott. Doriano
Marchetti, presidente della
cooperativa agricola Moncaro in rappresentanza del
settore dell’agricoltura. “La
situazione in agricoltura è
preoccupante – comincia
Marchetti - mai come ora
stanno arrivando curriculum
presso la nostra azienda”. Il
presidente prosegue il suo
intervento mettendo in chiaro che l’agricoltura è uno dei
settori che risentono maggiormente della crisi che ha
colpito la nazione, l’agricoltura non ha la possibilità di
delocalizzare, quindi l’esigenza è quella di riuscire a valorizzare la nostra produzione
marchigiana.
Intervellati da momenti di
silenzio, si susseguono le testimonianze, ed è la volta di
Remo Uncini, collaboratore
di Voce della Vallesina. L’intervento è volto ad identificare il problema del lavoro
giovanile per il fatto di avere
politici non capaci di rappresentare i giovani e dal fatto
che i giovani hanno bisogno
di utopie su cui puntare. La
testimonianza ruota attorno
alla critica della gestione politica del mondo del lavoro,
incapace di sostenere i giovani nell’avere un futuro certo
su cui porre delle basi.
L’intervento successivo è
quello del dott. Fernando
Borgani, dirigente Telecom e
responsabile della Diletta Onlus, il quale si scusa dall’inizio
con i politici presenti che nel
suo intervento parlerà male
dei politici stessi. Intende dire
che i politici non sanno fare
il loro mestiere di mediatori
e di creatori di iniziative per
il mondo del lavoro. Cita nel
suo intervento due tra gli svariati progetti che ha in mente
e pronti da realizzare, criticando la loro non accoglienza
da parte degli enti regionali.
Conclude il suo intervento
auspicando uno ‘svecchiamento’ della classe dirigente,
in modo da poter garantire
una proattività rivolta principalmente al mondo giovanile.
Nell’ultimo tratto della fiaccolata, dove le luci del paese
cominciano ad illuminare
meglio il cammino, è il turno
di Enrico Loccioni del Gruppo Loccioni il quale con la
sua testimonianza vuole far
trasparire un messaggio positivo e di speranza, finalmente.
Puntando l’attenzione sulla
realtà dell’impresa, sulla possibilità reale e concreta di poter creare un’impresa anche
con le condizioni che ci sono
attualmente. “Per essere im-
prenditori – afferma Loccioni
- la cosa più importante è la
voglia di lavorare, non i soldi”.
Essere imprenditori significa
liberare anche la propria fantasia per creare un progetto
nuovo, creare una rete di contatti utili, il gruppo Loccioni
porta avanti progetti volti alla
valorizzazione dell’imprenditoria, volta alla creazione di
nuovi imprenditori.”
All’arrivo presso la sala comunale, a conclusione della
fiaccolata, è il momento delle
autorità politiche, a cominciare dal sindaco del comune di Castelplanio. Pittori ha
provocato l’attenzione degli
intervenuti con degli interrogativi atti a valutare la situazione politica nazionale,
raccogliendo il suo discorso
in alcune parole chiave: innovazione, solidarietà e sacrificio. Ha spiegato ciò che
il comune sta facendo, ossia
un bando pubblico per l’assegnazione di fondi economici
ai concittadini più disagiati,
concentrando i discorsi in
chiave politica.
A seguire l’ex assessore regionale al lavoro Fabio Badiali,
che ha raccolto il suo intervento intorno al mondo del
lavoro, raccontando la sua
esperienza in Regione. I temi
toccati hanno riguardato la
globalizzazione, che non si
fermerà, che va gestita, magari a livello mondiale, stabilendo delle regole che portino
tutti sullo stesso piano. Ma
rilievo maggiore è stato dato
all’incoraggiamento ai giovani
verso la formazione e il lavoro,
al formarsi studiando, perchè
la società cerca persone sempre più preparate.
A conclusione della serata,
l’attenzione è puntata sull’intervento dell’assessore al
Lavoro delle Marche, Marco Lucchetti che ha voluto
puntare l’attenzione sulla
capacità che i giovani hanno,
rivolgendosi a loro quasi in
tono paterno. Ha proposto
con forza l’idea che i giovani
oggi hanno bisogno di essere
formati, di crescita professionale, di fare esperienza ed
in una battua dice: “Ragazzi,
dovete lavorare!”, cercando
di far capire che ciascuno si
crea l’esperienza nel mondo
del lavoro. Una persona cresce solo lavorando. Lancia
questa battuta sottolineando
il fatto che le Marche, nonostante la “crisi”, sia la meno
colpita da tale fenomeno
e che di lavoro se ne trova
nella regione, solo che molti
lavori non vengono svolti dai
giovani perché considerati
non all’altezza delle proprie
aspettative e quindi da ripudiare a priori. I giovani hanno bisogno di formazione e
di studiare continuamente
per essere sempre migliori e
maggiormente spendibili sul
mercato del lavoro. Cita, nel
suo intervento, la fatica dicendo che “probabilmente i
ragazzi di oggi non sono più
molto abituati al sacrificio...
ma forse è anche un errore
della mia generazione che
non ha permesso che i giovani di oggi facessero sacrifici,
facendogli trovare la pappa
pronta”. Un discorso allettante e coinvolgente. Chiaro nel
suo messaggio: il lavoro c’è,
ma di sicuro nessuno ti bussa
a casa; il lavoro è un concetto
importante della vita di una
persona; il lavoro fa crescere; la formazione personale è
una cosa importante per proporsi al meglio sul mercato
del lavoro.
La realtà cambia velocemente e, seppur è vero che esiste
la precarietà, la stessa può essere uno stimolo ad avere più
flessibiltà, ad avere più competenze e a tenere sempre
d’occhio quello che accade
nel mondo del lavoro, proprio perchè i cambiamenti
avvengono velocemente. Nasce l’esigenza di vedere la situazione che stiamo vivendo
non come una sfortuna, ma
come una sfida. Nasce l’esigenza di essere punzecchiati
continuamente dalla realtà.
Nasce l’esigenza di avere lo
stimolo di cercare lavoro. Il
lavoro non è una cosa banale: occupa più della metà
del tempo della nostra vita
da svegli! Quindi è una cosa
importante, una cosa per
cui vale la pena impegnarsi. Una cosa per cui vale la
pena crescere.
Fotoservizio
Simone Sebastiano
Una fiaccolata
con i giovani
segue da pag. 4
capitalistico, che anni fa
Giovanni Paolo II definiva
“obsoleto”, non può essere
solo basato sul consumo
e la competitività: in una
società in cui il condividere e la solidarietà si stanno
sempre più emarginando. Gli Stati riducono il
welfare, aumentano l’età
pensionabile e l’immissione nella vita lavorativa
dei giovani è sempre più
precaria e flessibile. Una
politica che ha riaffermato
i sacrifici e le responsabilità ma non riesce a dare
risposte, sociali e politiche,
per affrontare una crisi di
sistema, ma anche con poche armi per combattere
un’economia globale che
decide prima. Per questo
il sistema non riesce a rispondere alle esigenze di
uno sviluppo sostenibile,
ancorato a vecchie cognizioni di un’economia del
capitale che divide tra chi
ha e chi non ha, tra paesi
poveri e paesi ricchi. Invece, i paesi poveri stanno
diventando i competitori
dei paesi ricchi, sfruttati
non più nelle materie prime ma nella manodopera
a basso costo.
Questi giovani che i padri
volevano dottori, avvocati o professori si trovano
disoccupati, aspettano e
presentano curriculum. La
concorrenza è agguerrita,
non si è voluto programmare neanche un’istruzione mirata al sapere e alla
tecnologia per renderli
più utili alla società. La
speranza risiede in una società che sappia distribuire
meglio le proprie risorse,
sappia avere la saggezza di
fidarsi dei giovani. Non dimentichiamoci che la “Parola” che ci è stata data ha
poteri di profezia, in una
società in cui non esiste il
profeta, ma invece esiste
una comunità che camminando profetizza, durante la notte, alla luce delle
candele, illuminando una
speranza nel cuore degli
anziani e dei giovani.
Remo Uncini
Latte Fresco
Alta Qualità
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