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Il suicidio negli adolescenti

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Il suicidio negli adolescenti
Ragazzi autodistruttivi…
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Dott. Prof. Vincenzo MANNA
Medico Psicoterapeuta
Specialista in Neurologia - Specialista in Psichiatria
Docente di Neurologia e Neuro Psicologia
nel Corso di Laurea in Logopedia
della Università degli Studi “La Sapienza” di Roma
Dir. Resp. Centro di Salute Mentale ASL ROMA H
Genzano di Roma
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Parte I
 Il disagio in età evolutiva
 Definizioni
 Aspetti generali
 Epidemiologia
 Valutazione del rischio reale: esercitazioni
 Omicidio-suicidio: esercitazioni
 Analisi di morti equivoche/ Morti sospette
 Autopsia psicologica:esercitazioni
 Suicide in young people aged 15-24:
a psychological autopsy
study
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
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Ragazzi autodistruttivi...
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Parte II
 Cocaine and alcohol use preceding suicide in african american







and white adolescents.
Studio sugli atti di autolesionismo e sui comportamenti
suicidari nell’adolescenza.
L'attacco al corpo in adolescenza
Aspetti psichici
Depressione: sintomi e neurobiologia
Suicide in Youth and Young Adults Spiked in 2003–2004: CDC
Report
Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment
of depression. Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
La presa in carico dell’adolescente problematico e della famiglia
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
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Ragazzi autodistruttivi...
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Il disagio in età evolutiva:
definizioni
Il termine “disagio” è largamente in uso nel linguaggio corrente,
ma la ricerca sistematica di tale voce su svariati Dizionari ed
Enciclopedie della Lingua Italiana, si rivela spesso infruttuosa.
Una definizione del termine disagio utilizzando l’Avviamento
all’Etimologia Italiana di G. Devoto è il seguente:
“Il termine disagio ha molteplici valenze semantiche, è composto
da dis e agio: il primo è un prefisso che indica separazione,
dispersione, movimento in direzione opposta, negazione, il
secondo deriva dal provenzale aize, vicinanza, dal latino
adiacens, nel senso di vicino, comodo.”
Prof. Vincenzo
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Il disagio in età evolutiva: definizioni
Nell’Enciclopedia Italiana Treccani troviamo:
“Mancanza di agi, di comodità e simili; condizione o
situazione incomoda: soffrire, patire, sopportare
disagi di ogni specie.
Senso di pena e di molestia provato per l’incapacità di
adattarsi a un ambiente, a una situazione, anche per
motivi morali, o più genericamente, senso di
imbarazzo.”
Prof. Vincenzo
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Il disagio in età evolutiva: definizioni
Per ciò che concerne in particolare il termine “disagio
psichico” vale ancor più quanto detto finora:
• usato frequentemente,
• un insegnamento universitario della Facoltà di
Psicologia
• non esiste un manuale che dedichi un capitolo a tale
argomento,
• non si trova nell’indice generale o analitico di
numerosi testi fondamentali.
Prof. Vincenzo
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Il disagio in età evolutiva: definizioni
Il “disagio psichico” viene menzionato di recente solo nell’articolo
di E. Marchiori: “Crisi emozionale e disagio psichico:
opportunità di un trattamento psicoterapico breve” ed è stato
pubblicato sulla Rivista sperimentale di freniatria e medicina
legale delle alienazioni mentali nel 2000.
Il termine disagio suggerisce l’idea di un
allontanamento da uno stato di benessere,
la perdita di una condizione di vita comoda e
vantaggiosa.
Prof. Vincenzo
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Il disagio in età evolutiva:
definizioni
Il disagio psichico non si configura come una
condizione patologica specifica, ma piuttosto
come una situazione di malessere psicologico
della più diversa intensità derivante da
cause molto diverse l’una dall’altra ed
interessanti numerosi ambiti.
Prof. Vincenzo
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Disagio psichico
“Condizione di sofferenza psichica che investe
la vita emotiva, affettiva e relazionale del
soggetto.
In età evolutiva esso è strettamente correlato
alle funzioni dello sviluppo e alle variabili
dell’ambiente.”
Definizione emersa dal gruppo di lavoro interno alla AUSL di Bologna che operò nell’ambito del P.A.L.
GRUPPO SALUTE INFANZIA – SOTTOGRUPPO DISAGIO
(Il
disagio in età evolutiva Analisi del
fenomeno Organizzazione e attività della NPEE della AUSL di Bologna a cura di Giancarlo
Rigon 15 Maggio 2006)
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Disagio psicosociale
Il "disagio psicosociale" è espressione di uno
squilibrio non patologico (o non ancora patologico)
nel processo di costruzione dell'identità
personale, sociale, familiare che si esprime
nella difficoltà ad assolvere i compiti
evolutivi propri delle varie fasi dello
sviluppo psicosociale.
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Disagio scolastico I
“La condizione di soggetti in età scolare che,
per deficienze o scompensi di ordine
psicologico-caratteriale, trovano difficoltà ad
inserirsi nell’ambiente scolastico, specialmente nella classe, e a seguire proficuamente
l’attività didattica; a ciò si cerca di rimediare
con forme di assistenza e di educazione
specializzate.”
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(Enciclopedia italiana TRECCANI) 11
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Disagio scolastico II
Una sindrome di malessere psicologico causato da un’esperienza
scolastica insoddisfacente da vari punti di vista. Si tratta di
un’esperienza a volte assai negativa, provocata da una
molteplicità di fattori:
1. scarso rendimento scolastico,
2. insofferenza derivante dall’incapacità di adattarsi al
regolamento scolastico,
3. una percezione negativa di sé che deriva sia dal confronto con
gli insegnanti da vari punti di vista (abilità intellettuali,
competenze sociali), sia dal confronto con i propri compagni di
scuola sul piano delle prestazioni scolastiche, delle abilità sociali,
dell’aspetto fisico, ecc.
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[Augusto Polmonari “Gli adolescenti”; 2001. Il Mulino]
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Dati attività 2005 Area Funzionale NPEE AUSL Bologna
DESCRIZIONE
Numero utenti in carico
AREA
CENTRO
AREA
NORD
AREA
SUD
TOTALE
NPEE
3.070
2.809
2.363
8.242
Nuovi utenti
958
891
810
2.659
Utenti in carico certificati
(Legge 104)
915
689
699
2.303
61.059
36.763
30.349
128.171
Totale prestazioni NPEE
(Il disagio in età evolutiva Analisi del fenomeno Organizzazione e attività della NPEE della
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AUSL di Bologna a cura di Giancarlo Rigon 15 Maggio 2006)
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Dati attività 2005 Area Funzionale NPEE AUSL Bologna
Aggressione contro di sé risultati di una ricerca
Gli adolescenti che hanno presentato ideazione
suicidaria sono stati il 19% (101/517).
La percentuale dei ragazzi che ha dichiarato di aver
compiuto atti di autolesionismo è stata del 9 %
(46/517)
quella che ha dichiarato di aver tentato il suicidio è
stata del 5% (26/517).
(Il disagio in età evolutiva Analisi del fenomeno Organizzazione e attività della NPEE della
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AUSL di Bologna a cura di Giancarlo Rigon 15 Maggio 2006)
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Dati attività 2005 Area Funzionale NPEE AUSL Bologna
Aggressione contro di sé risultati di una ricerca
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Ideazione
suicidaria
15
Autolesionismo
10
Tentato suicidio
5
0
Femmine
maschi
(Il disagio in età evolutiva Analisi del fenomeno Organizzazione e attività della NPEE della
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AUSL di Bologna a cura di Giancarlo Rigon 15 Maggio 2006)
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Fattori di rischio,
favorenti o precipitanti l’evento autolesivo









Abbandono scolastico
Scarso supporto familiare e sociale
Pubertà precoce
Disturbo del controllo degli impulsi
Uso, abuso e dipendenza da sostanze
Trasgressività, violazione di norme
Vivere in "quartieri a rischio"
Partecipazione a gruppi devianti
Genitori affetti da patologia psichiatrica
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Definizioni
 Suicidio
“…ogni caso di morte direttamente o indirettamente
risultante da un atto positivo o negativo compiuto dalla
stessa vittima pienamente consapevole delle conseguenze
del suo gesto…” Emile Durkheim
 Mancato suicidio
Atto suicidario senza esito fatale per fattori intercorrenti
 Tentato suicido
Atto suicidario senza esito fatale per fattori intrinseci al
gesto (richiesta di attenzione con scarsa o nulla
intenzionalità suicidaria)
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Intento: desiderio di morire
Letalità: attesa che la morte sia la conseguenza dell’atto programmato
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Aspetti generali
 Rilevanza. Ogni anno muoiono circa 800.000 persone per suicidio.
 Complessità socio-culturale. E’ un fenomeno complesso che
non interessa solo i paesi occidentali.
 Difficoltà interpretativa. Del suicidio non si ha ancora una
comprensione soddisfacente in termini scientifici, nonostante i molti
studi svolti da diverse discipline, tra cui:
1. Psicologia; 2. Sociologia; 3. Medicina.
 Nel Piano Sanitario Nazionale e nel Progetto Obiettivo di Tutela
della Salute Mentale è indicato come obiettivo prioritario il ridurre
l’incidenza dei suicidi nella popolazione generale ed in quella
psichiatrica, in particolare.
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Aspetti generali largamente condivisi
 E’ più frequente nel sesso maschile
 Aumenta con l’avanzare dell’età
 E’ più frequente tra single, vedovi e separati.
 E’ più frequente tra gay, lesbiche e transessuali.
 E’ più frequente nei paesi nordici che nei paesi
meridionali.
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Nel mondo
 I suicidio rappresenta, ovunque nel mondo,
una tra le dieci cause più frequenti di morte.
 La WHO l’ha definito “problema di salute pubblica”.
In Italia
 Nel 1971 la media nazionale italiana era di
4,67 suicidi ogni 100.000 abitanti.
Dal 1976 progressivo incremento della media.
Nel 1982 la media nazionale italiana e’ passata a
5,22 suicidi ogni 100.000 abitanti.
Nel 2002 la media nazionale italiana e’ passata a
7,1 suicidi ogni 100.000 abitanti (dati ISTAT).
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Trend dei suicidi in Italia
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Tra le regioni italiane
 Nel 1982 a detenere il triste primato era la Valle d’Aosta
con un valore di 16.8 / 100.000 ab. seguita da Umbria 10.3,
dal Trentino Alto Adige 10.2 e dall’Emilia Romagna 10.1.
Il tasso più basso era registrato in Campania con
1,8 / 100.000 ab. seguita da Lazio 2.5, Puglia e Calabria 2.7,
Sicilia 3.6, Sardegna 3.8.
 Nel 2002 la regione con il più alto tasso è ancora la Valle
d’Aosta seguita da Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto
Adige e Liguria.
E’ confermato, anche in Italia, un tasso
medio di suicidi più elevato nelle regioni
settentrionali rispetto a quelle meridionali.
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REGIONE
ANNO 1982
ANNO 2002
PIEMONTE
7.2
9.3
VALLE D’ AOSTA
16.8
14.1
Attacco al corpo.
LOMBARDIA
4.7
Autolesionismo
e
suicidio
in
età
adolescenziale
TRENTINO ALTO ADIGE
10.2
Tassi di
suicidio
nelle
diverse
regioni
italiane
nell’anno
1982 e
nell’anno
2002
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6.7
11.5
VENETO
5.3
8.1
FRIULI VENEZIA GIULIA
9
11.7
LIGURIA
7.4
10.7
EMILIA ROMAGNA
10.1
9.3
TOSCANA
6.4
7.2
UMBRIA
10.3
11.3
MARCHE
7.2
5.9
LAZIO
2.5
6.6
ABRUZZO
7.1
6.7
MOLISE
6.3
9.0
CAMPANIA
1.8
4.0
PUGLIA
2.7
4.2
BASILICATA
6.3
5.2
CALABRIA
2.7
4.6
SARDEGNA
3.8
10.3
SICILIA
3.6
ITALIA
5.22
5.6
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7.1
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Tasso medio di suicidio in Puglia
dal 1996 al 2002
distinto per provincia
PROVINCIA
Media del numero
suicidi
/ 100.000 ab.
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FOGGIA
3.40
BARI
3.62
TARANTO
4.95
BRINDISI
3.57
LECCE
4.04
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Suicidio e fasce d’età a rischio
 Il rischio di suicido cresce in modo direttamente proporzionale






all’invecchiamento della popolazione.
Nella fascia d’età tra 0 e 24 anni, per esempio il suicidio è nettamente
più frequente nella fascia d’età 18-24 anni.
Anche i tentati suicidi risultano essere molto più frequenti con il
crescere dell’età nella popolazione tra 0 e 24 anni, prevalendo
nettamente nella fascia d’età tra i 18 ed i 24 anni.
I tentativi di suicidio sono circa il triplo dei suicidi con esito fatale.
Il suicidio, inteso come atto intenzionale, non accidentale, è raro al di
sotto dei 13 anni di età.
Dai 25 anni in su si osserva un incremento progressivo del numero di
suicidi.
Oltre i 65 anni di età, i tassi di suicidio sono in media quattro volte
superiori a quelli dei giovani.
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Suicidi in Italia distinti per fascia dì età 1996-2002
1200
1000
0- 13 anni
14-17 anni
18-24 anni
25-44 anni
45-64 anni
oltre 65 anni
800
600
400
200
0
1996
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1998
2000
2002
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Suicidio e sesso biologico
In tutti i periodi della vita ed in
tutti i paesi del mondo i suicidi
risultano essere più frequenti nei
maschi rispetto alle femmine con
un rapporto di circa 3 m / 1 f.
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Suicidi in Italia distinti per sesso 1996 - 2002
3000
2500
2000
Suicidi M
Suicidi F
1500
1000
500
0
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
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Epidemiologia del suicidio in Italia
 Quanti in Italia?
2.949 di cui 2260 uomini (77%) in Italia nel 2002
(dati PS e CC)
 Quanti suicidi in Europa in un anno?
120.000
 In Italia, qual’è la prevalenza?
circa 7-8 / 100.000 abitanti
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Epidemiologia del suicidio in Italia
Suicidi nella fascia 15-24 anni:
3- 4 (M) e 2 (F) per 100.000;
8% dei suicidi totali
 Suicidi nella fascia oltre 65 anni:
21(M) e 5 (F) per 100.000;
34% dei suicidi totali
 Qual’è la ratio maschi: femmine?
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3:1 circa
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Epidemiologia del suicidio in Italia
 In quali mesi è più frequente?
nei mesi da marzo a luglio
dopo Natale e dopo Capodanno
(pochi giorni prima diminuzione, ipotesi della “aspettativa disattesa”)
 In quale giorno della settimana è più o meno
frequente?
meno il mercoledì e più il sabato, la domenica e il lunedì
 In quale orario?
la maggioranza nelle tarde ore della notte e nelle prime
ore del giorno
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Distribuzione degli omicidi in Italia in base al giorno
della settimana - Anno 2004
Giorno
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Valori assoluti Percentuale
lunedi
96
13,7
martedi
100
14,3
mercoledi
68
9,7
giovedi
108
15,4
venerdi
116
16,5
sabato
103
14,7
domenica
110
15,7
Fonte: EURES Ricerche Economiche e Sociali - Archivio omicidi dolosi in Italia
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Distribuzione degli omicidi in Italia in base
alla fascia oraria
19,9
ore 00.00-05.59
36,1
Valori in
percentuali
su n. 488 casi
ore 06.00-11.59
ore 12.00-17.59
27,4
16,6
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ore 18.00-23.59
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Metodo autolesivo (fonte: Istat, 1997)
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Effetto trascinamento sociale
 Epidemia di suicidi dopo la pubblicazione de:
"I dolori del giovane Werther" (1774) di J. W. Goethe.
Libro per qualche tempo bandito.
Altri esempi storici:
 “Lettere di Iacopo Ortis”, protagonista del libro di Ugo Foscolo.
 A Los Angeles, i suicidi ebbero un incremento del 40% dopo il
suicidio di Marilyn Monroe.
 Dopo trasmissione "Morte di uno studente“ della TV tedesca (198182), aumento dei suicidi, soprattutto giovani d'età compresa tra 15 e
19 anni (+175%).
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Tre sono i principali parametri da verificare per
valutare con obiettività il rischio reale
di suicidio:
1. L’accuratezza della pianificazione
2. Il metodo autolesivo preferito o scelto
3. Misure di prevenzione dei soccorsi
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Accuratezza della pianificazione
 0: nessuna preparazione. Riconoscimento di una ideazione.
 1: intenzione inferita da azioni impulsive. Apparente assenza di
pianificazione in soggetto impulsivo.
 2: intento implicito con verbalizzazione. Pianificazione superficiale
(qualche idea opportunistica sul metodo e il luogo).
 3: intento esplicito. Qualche tipo di preparazione con un qualche
pensiero su come procurarsi agenti lesivi (farmaci, pistola, etc.) ma senza
pianificazione su dove e quando.
 4: pianificazione con valutazione della disponibilità del metodo, luogo
o tempo.
 5: pianificazione accurata e definita con metodo, luogo e momento.
Può menzionare l’uso di alcol per darsi il “coraggio” di farlo.
 6: pianificazione decisa, prepara le note, gli ultimi desideri, costruisce
il metodo.
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Metodo autolesivo preferito o scelto
 0 : simulazione. Apparente autolesione senza reale danno possibile.
 1: metodo inadeguato o inefficace. Es. overdose di olio per auto, ingoiare
bottoni, ecc..
 2: efficacia bassa. Es. tagli superficiali sui polsi, sfregarli sopra un vetro,




colpire vetri con la testa.
3: efficacia moderata. Es. buttarsi in acqua sapendo nuotare, ingestione dei
farmaci da banco a casa.
4: esiti incerti potenzialmente letali. Es., ingestione incerta di farmaci da
ricetta, con eventuale consumo di alcol, accensione del gas, saltare in strada
per farsi investire da un auto, buttarsi in acqua non sapendo nuotare.
5: efficacia elevata. Es., tagli o pugnalate ad organi vitali, assunzione di
cloroformio o veleni conosciuti, soffocamento da monossido di carbonio
tramite auto..
6: efficacia molto elevata. Es., metodo irreversibile con nessun tempo per i
soccorsi, arma da fuoco, impiccagione, precipitazione da edifici elevati o
salto di fronte a treni, iniezione intravenosa di sostanze tossiche.
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Misure di prevenzione dei soccorsi
 0: il soggetto si soccorre prima, durante e dopo
 1: il sogg. tenta in presenza di altri ignaro della letalità del





metodo
2: qualcuno è avvvisato prima o cercato immediatamente
prima dell’evento, spec. operatori sanitari o sociali
3: qualcuno deve arrivare a momenti, il sogg. ne è consapevole
4: il sogg. non si sforza di facilitare o prevenire il soccorso,
lascia al caso
5: per il metodo o il luogo scelto, le possibilità di intervento
sono minime
6: il sogg. elabora attivamente misure per evitare l’intervento
(es., in hotel con altro nome)
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Esercitazione 1
1. Se possibile misura i tre parametri
nei seguenti casi clinici
2. Confronta la tua valutazione e
verificala in un piccolo gruppo
insieme agli altri componenti.
Prof. Vincenzo
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Caso clinico 1
Maria, 45 anni vi dice:
“Da quando ho scoperto di avere un
tumore grave, non voglio più vivere.
La mia vita non ha più senso.
Ho voglia di prendere tutti i sonniferi
che ho in casa.
Meglio una dolce morte…”
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
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Caso clinico 2
Trovate un biglietto di Ciro, 55 anni:
“Vivo solo con mio figlio disabile.
Non ce la faccio più.
E’ solo una sofferenza.
Ho un fucile da caccia.
Lascio mio figlio dai vicini, e domani
mattina la faccio finita. Non venite a
cercarmi tanto non mi trovate…”
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
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Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Caso clinico 3
Tenta suicidio steso sui binari, salvato in extremis
dai carabinieri. Si è steso sui binari in attesa
dell´arrivo del treno, a ridosso della stazione
ferroviaria di *, dopo aver avvertito il suo medico
curante dell´intenzione di suicidarsi.
Un 50enne calabrese di passaggio a *, è stato
salvato dai carabinieri, a loro volta avvertiti dal
medico, che hanno raggiunto la stazione e indotto
l´aspirante suicida a spostarsi dai binari proprio
mentre arrivava l´Eurostar da *. Il tutto è avvenuto
sotto gli occhi di numerosi passeggeri, che
attendevano in stazione il loro treno.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
44
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Caso clinico 4
Una donna di 34 anni che voleva uccidersi
gettandosi nel fiume *. E' stata salvata dai
poliziotti, ai quali poco prima aveva
annunciato al telefono la sua intenzione.
E' accaduto ieri a *. L'allarme e' scattato
quando alla sala operativa del 113 e' arrivata
la telefonata della donna che ha iniziato a
sfogare tutta la sua disperazione per la
difficile situazione familiare ed economica.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
45
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Omicidio-suicidio
1.
Incidenza 0.3 per 100.000 abitanti
2.
Nel 2002 in Italia, 68 uomini e 5 donne hanno ucciso
un familiare e dopo hanno tentato di suicidarsi (58
uomini e 1 donna riuscendoci
3.
Ratio tra omicidi tra sesso diverso (SD) e stesso sesso
(SS) considerando vittima-assassino 0.60 SD : 1 SS
in omicidi non seguiti da suicidio 9 SD : 1 SS in
omicidi – suicidio
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
46
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Profilo dell’uomo che commette OS
1.
Uomini che commettono OS sono meno giovani,
hanno meno precedenti criminali, sono di classi
sociali più agiate rispetto agli uomini che
commettono omicidio senza suicidio.
2.
Uomini che commettono OS domestico soffrono con
più probabilità di depressione, schizofrenia e
gelosia morbosa. Nella maggioranza dei casi, il
contesto è una relazione duratura marcata da
problemi cronici (violenza, persecuzione) o acuti
(separazioni).
Prof. Vincenzo
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47
Caso clinico n. 5
Attacco aliericorpo.
Omicidio-suicidio
sera in un casale
Autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Un padre ha ucciso il figlio trentenne, con un colpo di fucile, per poi
uccidersi a sua volta.
A quanto sembra, è stato un gesto frutto di un momento d’esasperazione.
L'uomo, 65 anni, conosciuto come buon padre di famiglia ed un agricoltore
laborioso e serio, con il suo lavoro aveva sempre garantito un buon tenore di vita
alla famiglia. L’armonia della famiglia era stata gravemente scossa, anni prima dai
comportamenti trasgressivi del figlio. Il giovane, descritto da chi lo conosceva, come
un ragazzo violento, con precedenti penali, già in trattamento per tossicodipendenza,
era da alcuni anni in cura per disturbi mentali. Ultimamente, però, il suo male si era
aggravato, ispirandogli visioni di morte, benché ciò non gli impedisse di avere
alcuni lavori saltuari.
Poco prima delle 19, mentre la donna stava uscendo per la spesa, il giovane
sembra aver aggredito la madre in casa, estorcendole violentemente l’ennesima
somma di danaro. Si è allontanato dalla casa entrando nel sottostante garage. Il
padre richiamato dalle urla della moglie, dopo un violento alterco, esasperato, ha
preso il suo fucile da caccia, legalmente detenuto, e gli ha sparato un colpo al torace,
mortale. Hanno ritrovato il giovane riverso a terra in garage ed il padre in auto
deceduto dopo essersi sparato un colpo alla testa. Quando la moglie, che aveva
chiesto aiuto al fratello, confinante, è arrivata non c'era più nulla da fare.
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Caso clinico n. 6
Attacco al corpo.
Un padre ha ucciso il figlio ventinovenne, gravemente handicappato, con un
colpo di pistola alla testa, per poi uccidersi a sua volta, nello stesso modo e sullo
stesso letto.Autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
A quanto sembra, non è stato un gesto frutto di momento di esasperazione, ma
un progetto che l'uomo, 60 anni, commerciante, aveva accuratamente preparato.
In un'altra stanza è stato trovato un biglietto al fratello con una serie di dettagliate
consegne relative alla propria attività lavorativa e patrimoniale: dai crediti e debiti
ancora sospesi ai recapiti dei referenti fino al valore della propria autovettura. Gli
raccomandava poi di prendersi cura dell'altra figlia e della moglie, gli ricordava
l'affetto che li aveva a lungo legati e concludeva annunciando che, quando il
fratello avesse letto la lettera, lui non ci sarebbe stato più. Nessun accenno
invece all'intento di uccidere anche il figlio Vittorio, di 29 anni, prima di
togliersi la vita. L’uomo, che con il suo lavoro di commerciante garantiva un buon
tenore di vita alla famiglia, ha messo in atto il suo tragico progetto. Poco prima delle
11.00, quando la moglie era uscita per la spesa, ha preso la sua pistola Beretta,
legalmente detenuta. E’entrato nella camera dove il figlio era a letto, forse
addormentato. Gli ha sparato un colpo alla testa e poi si è disteso accanto a lui,
sparandosi a sua volta. Quando la moglie ha fatto ritorno a casa, non c'era più nulla
da fare. Il giovane, descritto da chi lo conosceva come un ragazzo con grave ritardo
mentale e molto problematico, era da alcuni anni in cura per disturbi mentali.
Ultimamente, però, il suo male si era aggravato. Ma la sua condizione doveva avere
minato nel Prof.
tempo
anche la capacità di resistenza del padre, che ad un certo punto ha
Vincenzo
49
sentito di non
farcela
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2007più.
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Analisi di morti equivoche/ Morti sospette
(Death equivocal analysis)
 Pilota muore contro grattacielo o montagna:
incidente o suicidio?
 Un detenuto muore in carcere:
omicidio o suicidio?
 Una donna, consumatrice di sostanze, precipita dal
terrazzo: incidente, suicidio o omicidio?
 Un aereo di linea, senza lanciare SOS, precipita:
incidente, attentato o suicidio del pilota?
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Analisi di morte sospetta
(Death equivocal analysis)
Nel 1989 esplosione a bordo della nave USA Iowa con la
morte di 46 marinai.
Analisi della FBI: suicidio di un marinaio che provocò
incidente
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Autopsia psicologica (Ebert, 2002)
Valutazione indiretta socio-psicologica di un individuo
suicida o con mancato suicidio
 L'indagine è svolta attraverso le testimonianze di
parenti e conoscenti, dei comportamenti emessi dal
soggetto, per valutarne se lo stato mentale del soggetto
possa essere compatibile con la scelta di compiere con
il suicidio.
 Interviste con informatori da 3 a 12 mesi dopo il
suicidio.
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Autopsia psicologica (Ebert, 2002)
 Analisi di testi scritti e documenti (diari, ecc.)
 Uso di droghe e/o alcol
 Relazioni interpersonali e di coppia (p.es. separazioni,








abbandoni, etc.)
Stato mentale prima della morte e storia psicopatologica
Stato dell’umore e depressione
Stress psico-sociali
Comportamenti prima della morte (p.es. calma ingiustificata)
Problemi socio-economici della famiglia e sul lavoro (p. es.
licenziamenti, azioni disciplinari, fallimenti, etc.)
Storia medica (es., diagnosi recente di malattia grave)
Libri letti
Linguaggio nelle interazioni (p.es. se dovesse accadermi qualcosa)
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
In caso di morte sospetta, le indagini devono…
 Escludere la presenza di altre persone al
momento del decesso
 Ricercare un messaggio di addio (ev. prova
calligrafica)
 Ricercare tratti di collutazione o spostamento di
cadavere
 Escludere staging e simulazione di suicidio
analizzando la dinamica della morte
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Esercitazione di “autopsia psicologica”
 Il corpo di Anna, 52 anni, ex infermiera dell'ospedale, che 13
giorni fa era scomparsa, e‘ riaffiorato ieri dalle acque del Po.
 Il cadavere e' stato recuperato dai vigili del fuoco, dopo oltre tre
ore di lavoro. Era incagliato in una secca a 300 metri dal ponte
dell'autostrada.
 A dare l'allarme, il giorno della scomparsa della donna, erano
stati gli agenti della polizia municipale, che su un ponte distante
dal luogo di ritrovamento del cadavere avevano trovato un
biglietto con su scritto “Ciao” e sulla balaustra un giubbotto e un
paio di guanti.
 CHE TIPO DI INFORMAZIONI RACCOGLIERESTE PER
DEFINIRE SE E’ UN SUICIDIO O NO?
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Suicide in young people aged 15-24:
a psychological autopsy study
Kelly Houston, Keith Hawton, Rosie Shepperd,
Department of Psychiatry, University of Oxford,
Warneford Hospital, Oxford, febbraio 2000.
 Campione di ragazzi suicidi 87 ragazzi tra i 15 e i 24
anni, deceduti tra giugno ‘93 e giugno ‘95.
 Profilo dei 47 ragazzi selezionati: quasi tutti M,
bianchi, eterosessuali, nati in UK, che vivevano soli, in
aree urbane.
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Suicide in young people aged 15-24:a psychological
autopsy study
 Campione di testimoni significativi: parenti,
amici intimi o medici individuati attraverso i
referti (contattati in ordine di importanza
relazionale).
 Il contatto è avvenuto per via postale, con
allegato un prestampato di ritorno
 Le adesioni sono state 27 (su 47).
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Suicide in young people aged 15-24: a psychological
autopsy study
 Raccolta dati
 Referti medico-legali.
 Annotazioni del medico curante (2 perduti e 1 non
disponibile perché delle forze armate).
 Annotazioni psichiatriche (sui 12 in cura al momento
del suicidio).
 Interviste semi-strutturate ai TS.
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Suicide in young people aged 15-24: a psychological
autopsy study
Risultati
 Storia personale
Infanzia e adolescenza: quasi tutti hanno vissuto con entrambi i
genitori fino alla maggiore età, anche se circa 1/5 con rapporti familiari
instabili e altrettanti con momenti di povertà; 5 i casi noti di abuso
sessuale e 15 quelli di disturbi psichiatrici in famiglia, in 2 casi suicidio
di un familiare e in 6 di un amico.
 Problemi personali: quasi tutti ne soffrivano (mentali, relazionali,
occupazionali, legali, finanziari), molti dei quali più di uno; quelli
considerati più influenti per il suicidio sono quelli mentali, relazionali col
partner e legali (anche se meno comuni).
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Suicide in young people aged 15-24: a psychological
autopsy study
Risultati
Condizioni pre-suicidio
 Metodo: il 55,6% ha preferito metodi violenti (2/3 per
impiccagione) e il 44,4% l’avvelenamento (con gas di scarico).
 Droga/alcol al decesso: tracce di droga per il 7,4% e di alcol
per il 25,9%.
 Pianificazione e volontà: per l’87% dei casi è stato
premeditato, molti dei quali ne aveva comunicato la volontà ad
amici e/o parenti poco tempo prima.
 Umore al momento del decesso: circa 1/3 normalità, 1/3
depressione e angoscia, 1/6 eccitazione.
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Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Suicide in young people aged 15-24:a psychological
autopsy study
Risultati
Condizioni pre-suicidio
 Umore la settimana prima del decesso: circa la metà assenza di
variazioni, in 1/4 notato un deterioramento, in 1/4 un miglioramento.
 Annotazioni suicidiarie: lasciate dal 59,3% dei soggetti, 1/3 dei
quali più di una.
 Precedenti atti autolesivi: 2/3 dei casi, quasi tutti più di una volta,
più della metà nell’ultimo anno.
 Eventi precipitanti (fine di una relazione e litigi con familiari o
amici): per 1/3 nelle ultime 24 ore e per 1/6 nell’ultima settimana.
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Cocaine and alcohol use preceding
suicide in African American and
white adolescents.
Garlow SJ, Purselle DC, Heninger M.
Mood and Anxiety Disorders Program, Department of Psychiatry and Behavioral Sciences,
Emory University School of Medicine, 1841 Clifton Road, 4th floor, Atlanta, GA 30322, USA.
[email protected] J Psychiatr Res. 2007 Sep;41(6):530-6.
The goal of this investigation was to determine whether cocaine and
ethanol use was a differentiating factor between African American and
white teenage suicide victims.
This is a retrospective analysis of medical examiner's records of all
completed suicides in Fulton County, GA from 01/1989 to 12/2003, and
included 1296 cases.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
62
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Cocaine and alcohol use preceding suicide in African
American and white adolescents.
Garlow SJ, Purselle DC, Heninger M.
There were 79 suicide victims aged 19 and younger
during the study interval, and of this group, 49 (62%)
were African American, 26 (33%) were white, and 4
(5%) other race, compared to adults (20 years) where
28.5% were African American, 68.6% white and 2.9%
other race (chi(2)=42.678, d.f.=2, p<0.0001).
Of the black teenaged victims, 82.2% had no cocaine or
alcohol detected at autopsy, while 41.7% of the white
victims were positive for one or both substance
(chi(2)=4.633, d.f.=1, p=0.04).
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
63
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Cocaine and alcohol use preceding suicide in African American
and white adolescents.
Garlow SJ, Purselle DC, Heninger M.
Only 8.9% of the black teenage suicide victims had used cocaine prior to
death compared to 28% of the whites (chi(2)=4.432; d.f.=1; p<0.04).
The suicide rate (suicide/100,000/year) for black teens was 5.48
compared to 4.16 for whites, but the rate of cocaine positive teen suicides
was 1.12 for whites and 0.45 for blacks.
The pattern of cocaine use changes dramatically in the adult group, with
27% of African American suicide victims compared to 7.7% of whites
being positive (chi(2)=73.272; d.f.=1; p<0.001).
Use of intoxicating substances does differentiate
teenage suicide victims, as only a small proportion of
black teenagers had used cocaine or alcohol prior to
death compared to almost half of all whites.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI
NELL’ADOLESCENZA.
Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza
DSM dell’ASS 4
Udine
S.C. Neuropsichiatria Infantile I.R.C.C.S. BURLO
GAROFOLO
Trieste
M. Carrozzi,R.Aliverti, R. Devescovi, S. Battistutta, R. Zin, C. Germani,
A. Saccari, L. Ronfani, M. Montico, D. Sedmark, R. Aliverti, S.
Cremaschi, S. Cremaschi, F. Bin, T. Elena, C. Zanus, M. Panozzo, E.
Prof. Marson,
Vincenzo
MANNA 2007
65
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
PERCHE’ QUESTO PROGETTO?
I tentati suicidi e gli atti di autolesionismo in età
inferiore ai 18 anni sono un fenomeno
frequente in aumento in tutti paesi
industrializzati
Il tentato suicidio in età evolutiva
ed in particolare in adolescenza
è diventato
UN PROBLEMA DI SALUTE DI
PRIMARIA IMPORTANZA
Carrozzi et al. Friuli V.G.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
66
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
SOLO QUALCHE NUMERO ….
Il tasso specifico di suicidio nel 1950 tra i giovani della fascia di
età 14- 24 anni negli USA era di 4,5 per 100.000, mentre nello
stesso gruppo nel 1990 si era triplicato, raggiungendo il 13.2
per 100.000 ( Fisher, 1991)
Nei 15 paesi dell’Unione Europea, nel periodo compreso tra il
1983 e il 1993, sono deceduti 250.000 giovani tra i 15 ed i 25
anni per cause accidentali o violente. Il suicidio ha
rappresentato la seconda causa di morte in questa fascia d’
età (Rigon, 1998)
FRIULI VENEZIA GIULIA
informazioni epidemiologiche, psicologiche e sociali
in età evolutiva
Prof. SCARSE
Vincenzo
MANNA 2007
(Condini e Marinig, 1994)
Carrozzi et al. Friuli V.G. 67
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO:
1. Rilevazione della incidenza e prevalenza del fenomeno
(analisi della popolazione scolastica tramite questionari selfreport anonimi sui fattori di rischio più noti)
2. Indagine retrospettiva nei Pronto Soccorsi Pediatrici di
Udine e Trieste (2002-2005)
3. Monitoraggio del fenomeno (studio della durata di 9 mesi
dei ragazzi con condotte autolesive e/o tentato suicidio
seguiti presso le strutture NPI interessate)
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
Carrozzi et al. Friuli V.G.
68
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
STRUMENTO
YOUTH SELF-REPORT di T. Achenbach
1- COMPETENZE
A- attività
B- socialità
C- scuola
2- SCALE COMPORTAMENTALI ED EMOTIVE
A- Internalizzazione (ansia, depressione, lamentele somatiche)
B- Esternalizzazione (comportamento aggressivo e oppositivo)
C- Né Internalizzanti Né Esternalizzanti (problemi sociali, di
pensiero e di attenzione)
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
Carrozzi et al. Friuli V.G.
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
IL CAMPIONE
 1171 ADOLESCENTI (6,9% questionari eliminati, per un
rimanente di 1090 questionari), 558 maschi, 532
femmine, di età media di 15 anni
 2 PROVINCE (Trieste e Udine)
 4 SCUOLE (1 liceo e un istituto tecnico professionale
per provincia)
 2 GRUPPI (“autolesionismo” vs “normali”) in base alle
risposte agli item (18, 36, 91)
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
Carrozzi et al. Friuli V.G.
70
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…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
RISULTATI
CARATTERISTICHE GENERALI
Le ragazze riportano un grado maggiore di competenze
(marginalmente significativo; p=0,059), legato alle
attività svolte (p=0,00) e al rendimento scolastico
(p=0,00)
Le ragazze riportano maggiori problemi sociali (p=0,00) e di
internalizzazione (p=0,00) rispetto ai maschi
Sesso: (Indipendentemente dall’appartenenza a uno o l’altro
gruppo)
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Carrozzi et al. Friuli V.G.
71
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
RISULTATI
CARATTERISTICHE GENERALI
I ragazzi riportano un grado inferiore di competenze
(marginalmente significativo; p=0,059), legato alle
attività svolte (p=0,00) e al rendimento scolastico
(p=0,00)
I ragazzi presentano un livello maggiore di problemi
esternalizzanti (p=0,00)
Sesso: (Indipendentemente dall’appartenenza a uno o l’altro
gruppo)
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Carrozzi et al. Friuli V.G.
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
I ragazzi a partire dai 15 anni tendono a:
1. Mostrare un calo del rendimento scolastico più evidente
(p=0,00);
2. Manifestare maggiormente anche le altre problematiche:




Sindrome esternalizzante (p=0,00)
Problemi di attenzione (p=0,00)
Problemi di pensiero (p=0,00)
Depressione (poco significativo p=0,06)
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
I ragazzi con fratelli:
 punteggio maggiore nelle scale dell’ansia
(p=0,04)
 punteggio maggiore nelle scale della
depressione (p=0,01
 maggiori problemi di pensiero (p=0,01)
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MANNA 2007
Carrozzi et al. Friuli V.G.
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
RISULTATI
QUANTO AUTOLESIONISMO ?
243 / 1090
adolescenti hanno riportato risposte positive agli
item target
Il 20,8% dei ragazzi riporta di aver attuato negli ultimi 6
mesi un comportamento o pensieri di tipo autolesivo
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Carrozzi et al. Friuli V.G.
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
RISULTATI:
243 adolescenti 118 maschi e 125 femmine
differenze in base alla tipologia della scuola frequentata
più numerosi a partire dai 16 anni,
diminuiscono progressivamente al calare dell’età
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Carrozzi et al. Friuli V.G.
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
RISULTATI
conferma dei dati di letteratura (Rigon)




Crollo del rendimento scolastico,
Difficoltà di relazione con i coetanei
Difficoltà di relazione con il corpo docente e
Abbandono scolastico
rappresentano tutte variabili altamente significative di cui
tener conto nel corso di valutazione del rischio suicidario.
IL PEGGIORAMENTO DEL PROFITTO SCOLASTICO È UN
SEGNALE DI ALLARME IMPORTANTE
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STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
RISULTATI
RAGAZZI CON AUTOLESIONISMO
 competenze analoghe agli altri ragazzi (p=0,33)
 unica differenza significativa
 scala del rendimento scolastico (p=0,00)
I ragazzi con “autolesionismo” riferiscono di andare peggio
a scuola rispetto agli altri.
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Carrozzi et al. Friuli V.G.
78
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
I ragazzi del gruppo “autolesionismo” a partire
dai 15 anni tendono a:
 Mostrare un calo del rendimento scolastico più
evidente (p=0,05);
 manifestare maggiormente le problematiche
legate al comportamento oppositivo (p=0,00)
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Carrozzi et al. Friuli V.G.
79
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
Le ragazze del gruppo “autolesionismo” riportano un
grado maggiore di problemi internalizzanti rispetto ai
ragazzi (p=0,00), legato in particolare alle risposte date
agli item appartenenti alle sottoscale dell’ansia (p=0,00)
e delle lamentele somatiche (p=0,00).
I ragazzi del gruppo “autolesionismo” ottengono invece un
punteggio significativamente superiore alle ragazze
nella sindrome esternalizzante (p=0,00), legata sia al
comportamento oppositivo (p=0,00) che a quello
aggressivo (p=0,02).
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Carrozzi et al. Friuli V.G.
80
Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
STUDIO SUGLI ATTI DI AUTOLESIONISMO E
COMPORTAMENTI SUICIDARI NELL’ADOLESCENZA.
I ragazzi con autolesionismo presentano
maggiori problemi in molti settori fondamentali
della loro vita rispetto al gruppo di controllo.
Hanno un alto punteggio sia alle Sindromi
Internalizzanti che Esternalizzanti,
segno di una difficoltà generalizzata nella
regolazione degli stati affettivi,
che ostacola i processi di sintonizzazione con se
stessi e con l’ambiente che li circonda.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
Carrozzi et al. Friuli V.G.
81
Ragazzi autodistruttivi…
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Campione di 170 giovani di età compresa fra i 14 e i 21 anni seguiti
presso gli Ambulatori della Clinica Psichiatrica dell'Università di
Genova.
L'ATTACCO AL CORPO IN ADOLESCENZA:
SIGNIFICATI E TRATTAMENTO.
UN'ESPERIENZA DI PRESA IN CARICO DI
RAGAZZI "AUTODISTRUTTIVI".
Ferrigno G., Marcenaro M., Penati S., Fizzotti C., Natta W., Fenocchio
M., Fogato N., Giacomini G., Giulianelli S., Rossi P., Vinciguerra V,
Camposano L., Vannozzi R.
Dipartimento di Neuroscienze Oftalmologia e Genetica - Sezione
Psichiatria -Università degli Studi di Genova., Direttore Gabrielli F.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
82
Ragazzi autodistruttivi…
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
All'interno del campione, hanno identificato due sottogruppi
costituiti rispettivamente da
1.
pazienti che avevano messo in atto tentativi di suicidio
2.
pazienti che avevano mostrato comportamenti autodistruttivi.
In questo secondo gruppo sono stati inclusi:

ragazzi che abusavano di sostanze in maniera rilevante,

ragazzi che avevano comportamenti sessuali ad alto rischio con
promiscuità e frequentazione di compagni con aspetti
delinquenziali,

ragazzi che a causa della guida spericolata avevano avuto
numerosi incidenti stradali,

ragazzi che avevano compiuto gesti autolesivi eclatanti.
(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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Il gruppo di ragazzi che hanno tentato il suicidio comprende 1 maschio e 7
femmine con un'età media di 17,3 anni e uno stato socioeconomico
equamente distribuito tra livello alto, medio e basso.
(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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Tutti i ragazzi frequentavano regolarmente la scuola e solo uno
proveniva da una famiglia in cui i genitori erano separati.
Era presente familiarità psichiatrica nel 28,6% dei casi con
prevalenza di Disturbo dell'Umore Depressivo o Bipolare.
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(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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Tentati suicidi
Genitori separati 17 %
Altro 83 %
(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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Modalità di esecuzione del tentativo di suicidio:
 5 precipitazioni
 2 assunzioni incongrue di farmaci.
Le diagnosi poste sono state:
 disturbo dell'umore (28,6%),
 disturbo della condotta (28,6%)
 disturbo psicotico (42,9%),
distribuite tra le due diverse modalità di esecuzione con una
prevalenza dei disturbi psicotici nelle precipitazioni e dei
disturbi dell'umore nelle assunzioni di farmaci.
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(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi …
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Il gruppo che mostra comportamenti autodistruttivi
è costituito da 21 ragazzi (7 maschi e 14 femmine)
con età media di 17,1 anni.
Comportamenti autodistruttivi
Maschi 33%
Femmine 67 %
(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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Nel gruppo “autodistruttivo” è stata evidenziata:
 una provenienza equamente distribuita tra le classi
socioeconomiche
 maggiori difficoltà ambientali e familiari
• Il 23,8% di questi ragazzi aveva interrotto la scuola
• Il 42,9% aveva genitori separati
• Il 33,3% aveva una familiarità psichiatrica
Comportamenti autodistruttivi
Genitori separati 42,9 %
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(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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Le diagnosi poste sono state:
 disturbo dell'umore (28,6%);
 disturbo della condotta (che poteva far pensare, per alcuni,
a una possibile evoluzione verso un disturbo borderline di
personalità) (33,3%);
 abuso di sostanze (38,1%).
Esito del trattamento psicoterapico:
 buono per i ragazzi con un disturbo dell'umore;
 non buono per i ragazzi affetti da disturbi della condotta e
abuso di sostanze che hanno interrotto prematuramente il
(Ferrigno et al. Univ. Genova)
trattamento.
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Ragazzi autodistruttivi …
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Sono stati organizzati per una buona parte dei
pazienti “interventi di rete” con:
 ricoveri ospedalieri (42,3%)
 invio al Consultorio del Distretto Sanitario (23,8%)
 invio al Centro di Salute Mentale (9,5%)
 invio al Servizio Tossicodipendenze
 invio a Comunità Terapeutica.
(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi …
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In tutti i giovani che hanno messo in atto un "attacco al
corpo" si sono riscontrate le seguenti caratteristiche:
 un'estrema sensibilità a perdite e frustrazioni di ogni







genere;
forte dipendenza esclusiva da uno dei due genitori;
netta propensione all'agire in tutte le sue forme;
disturbi della sessualità, poco o per niente praticata o
eccessiva;
rapporti violenti con i genitori;
disforia;
rabbia vero se stessi e gli altri;
instabilità dell'umore.
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(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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In molte ragazze l’immaturità affettivo relazionale,
il conflitto nell'individuazione, sembrava
esprimersi con messaggi e azioni contradditori:
 da una parte, la richiesta ai genitori di acquisire spazi di
libertà, anche sessuale;
 dall'altra, la necessità di sentirsi ancora protetti, in un
rapporto fusionale e di eccitamento sensoriale (dormivano
nel letto dei genitori strette alla madre).
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(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
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In tutti i pazienti, si è inoltre potuta osservare una
stretta correlazione
tra bassa autostima e ideazione suicidaria.
Dove l'autostima era compromessa, si osservava la tendenza
all'evitamento dei compiti scolastici, rinforzandosi così il
senso di insuccesso e l'autosvalutazione con insorgenza di
ansietà e depressione.
L'autostima risultava essere in rapporto con:
 un buon rendimento scolastico
 una buona percezione del corpo.
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(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi…
..autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Il principale strumento terapeutico utilizzato è
stata la relazione interpersonale, che ha guidato
il terapeuta nell'instaurarsi di un legame, di
un'alleanza terapeutica e del mantenimento di una
"giusta distanza" per ogni paziente.
Un terapeuta né troppo vicino (in quanto eccitante e
intrusivo), né troppo lontano (in quanto gelido e
indifferente), ma partecipe e mobile, poiché
un'eccessiva vicinanza avrebbe potuto riattivare i
fantasmi di fusione e non differenziazione, e un'asettica
distanza non avrebbe consentito la trasmissione del
piacere della condivisione del momento, sostituendo
così nel ragazzo al "dover essere per l'altro" il "piacere di
esistere per l'altro", a iniziare dal terapeuta.
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(Ferrigno et al. Univ. Genova)
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Ragazzi autodistruttivi...
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Aspetti psichici
Gli agiti auto ed eteroaggressivi sono frequenti negli
adolescenti problematici con un contesto familiare
ambientale sfavorevole.
I tentativi di suicidio sono molto rappresentati negli
adolescenti, soprattutto nelle ragazze.
I suicidi sono invece più frequenti negli adolescenti
maschi anche se in numero minore rispetto agli adulti.
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Aspetti psichici
Gli atti autolesionistici o suicidari, gli "agiti sul
corpo" non nascono mai all'improvviso, ma sono
spesso preceduti da segni prodromici,
comportamenti meno drammatici, che rivelano però
la presenza di un disagio interiore, tra cui:




disturbi somatici svariati (emicrania, mal di pancia, etc.),
disturbi del sonno,
abbassamento del rendimento scolastico,
timore del confronto con i coetanei con tendenza a
isolarsi,
 conflittualità accese con i genitori,
 comportamenti impulsivi.
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Ragazzi autodistruttivi...
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Aspetti psichici
L'agito, anche se in modo patologico, sembra
garantire al ragazzo la possibilità di
controllare i conflitti del suo mondo interno,
di contenere, per lo meno transitoriamente, un
senso di precarietà intollerabile.
Nei ragazzi che mettono in atto un tentativo di
suicidio si riscontra spesso una
scarsa fiducia nel futuro e nel proprio
possibile successo personale con
grave compromissione dell'autostima.
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Aspetti psichici
Si evidenzia in questi ragazzi una "strutturale"
fragilità con una specifica tendenza ad
agire impulsivamente per una condizione di
vulnerabilità narcisistica che i genitori e
l'entourage tendono a descrivere come
"permalosità esagerata" associata a vissuti di
umiliazione, mortificazione e vergogna
(più che di colpa), legata alle proprie
aspettative disattese e alla mancata
gratificazione delle attese narcisistiche nei
confronti dell'oggetto (i genitori).
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Aspetti psichici
Per questi ragazzi desiderare qualcuno significa anche
dare all'altro potere su loro stessi e l'agito costituisce
il tentativo onnipotente di superare l'identità minacciata
dalla percezione che ha l'adolescente della sua
dipendenza e della sua passività. (Pommereau, 1996 e Jeammet, 2003)
L'azione suicidale, ma anche tutti i passaggi all'atto
dell'adolescente in crisi, sono l'espressione di disperati
tentativi di difendere la propria identità,
mezzi per stabilire limiti e confini da parte di
adolescenti in cui il narcisismo è gravemente
compromesso.
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Aspetti psichici
Il corpo, oggetto di attacco, non è stato mentalizzato
dall'adolescente, ma viene utilizzato per
proiettarvi un persecutore interno, nell'illusione di
liberarsene con l'attacco a morte. (Jeammet, 2003)
Il tentativo di suicidio è una violenza contro il Sé, ma
attraverso il corpo sono i genitori stessi ad essere
presi di mira, in quanto il corpo per gli adolescenti
simbolizza il legame con le figure genitoriali.
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Aspetti psichici
Nella nostra esperienza, l'attacco al corpo è sempre
preceduto da disprezzo e disgusto verso di esso.
Il corpo sembra, inoltre, essere punito per le
imbarazzanti pulsioni sessuali e aggressive di cui
è contenitore e veicolo, corpo che
improvvisamente si mostra nella sua
imperfezione in quanto mortale e
complementare.
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102
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Aspetti psichici
.
Il corpo, ancora scisso e non integrato nella
corrispondente rappresentazione del Sé, diventa un
nemico di cui liberarsi, in quanto sede dei nemici e
di inaccettabili spinte pulsionali. (Pelanda, 2003)
I comportamenti suicidari adolescenziali sono spesso
riconducibili e all'assenza di limiti e ad una forte
patologia dei legami affettivi, in cui l'agito suicidario
sembra affondare le sue radici nel profondo della
storia del soggetto e di quella dei suoi familiari
nonostante la presenza di apparenti cause
scatenanti.
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Aspetti psichici
I comportamenti autodistruttivi sono spesso preceduti
da relazioni di eccessiva vicinanza con uno dei
genitori, relazioni in cui l'apertura verso gli altri
viene vissuta come minaccia per sé e per il legame
con il genitore.
Il verificarsi di situazioni di disagio ed insoddisfazione
sembrano rendere l’adolescente particolarmente
dipendente dai suoi oggetti di soddisfazione
con l'impossibilità, quindi, di differenziarsi da loro.
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Ragazzi autodistruttivi...
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Aspetti psichici
Il gesto autolesivo può spesso venirsi a caricare di un
senso di trionfo, legato all'appropriazione quasi
magica del corpo che al ragazzo è stato affidato dai
genitori.
In tutto ciò, però, la capacità di pensare viene a essere
mortificata, a vantaggio di messaggi paradossali e
contraddittori:
"Ho bisogno di te e più ho bisogno di te e più non ti
voglio e devo fuggire o farmi del male per
separarmi ed essere me".
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Ragazzi autodistruttivi...
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Aspetti psichici
“Sul mio corpo comando Io”
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106
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Aspetti psichici
La ferita autoprovocata sulla pelle può quindi
simbolizzare il tentativo di separarsi e tagliare il
vincolo con la figura genitoriale.
L'autolesionismo non è solo riconducibile a una bassa
autostima, ma può essere anche espressione, in certe
situazioni, di un tentativo disperato di differenziarsi
da un genitore controllante e possessivo in
una società e in una famiglia
tendenzialmente individualista.
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Fattori psicopatologici correlati al suicidio







Disturbi dell’umore (depressione e disturbo bipolare)
Disturbi di Personalità
Abuso di sostanze ed alcol
Disturbi psicotici
Disturbi psichiatrici e suicidio in famiglia
Isolamento sociale
Orientamento sessuale
Fattori precipitanti:
abbandoni, rifiuti, fallimenti, perdite, cambiamenti
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Depressione: segni e sintomi
UMORE

Sensazione di tristezza, preoccupazione,
pessimismo

Perdita di interesse e di piacere nelle cose
Perdita di energia, vitalità, speranza,
progettualità

SINTOMI FISICI

Disturbi del sonno

Disturbi dell’appetito
Affaticabilità e diminuzione dell’energia





Perdita di interesse in numerose attività,
compreso il sesso
Sintomi gastrointestinali, come bocca secca,
nausea, costipazione
Dolori inspiegabili
Rallentamento o agitazione psicomotoria
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COGNIZIONE

Pensieri negativi circa se
stessi, il presente ed il futuro

Ruminazioni depressive:
pensieri pessimistici ricorrenti
Scarsa concentrazione, perdita
di memoria, difficoltà a
prendere decisioni





Sensazione che possa accadere
qualcosa di pericoloso e paure
esagerate
Disperazione
Pensieri di morte e idee di
suicidio
Pensieri irreali di colpa,
malattia, povertà
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NEOCORTEX
Neurobiologia della
depressione
SISTEMA
LIMBICO
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NUCLEI
SOTTOCORTICALI
Funzioni cognitive,
valutative,
simboliche,
neuro-linguistiche
Umore,
arousal,
motivazioni
Controllo
autonomico,
ormoni, sonno
e veglia
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Neurobiologia della depressione in sintesi
 Disregolazione di diversi sistemi trasmettitoriali del
SNC, particolarmente noradrenalina (NA) e
serotonina (5HT)
 Alterazione delle funzioni ipotalamiche, con
disfunzioni neuroendocrine
 Alterazioni del sonno: ridotta latenza REM,
aumentata densità REM, anomala distribuzione
circadiana del sonno REM, riduzione del sonno ad
onde lente
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La depressione deprime la salute
 Nel mondo, la depressione peggiora la salute più di quattro
delle più comuni malattie croniche (angina, artrosi, asma e
diabete), e la maggior parte dei soggetti con patologie mentali
non viene trattata.
 Ai medici di base bisognerebbe raccomandare di non ignorare
la presenza della depressione quando il paziente presenta una
patologia fisica, alla luce dell'effetto marcato che essa ha sulla
salute.
 Fra i soggetti trattati per malattie mentali, vi sono più pazienti
che non ne sono veramente affetti che pazienti affetti da forme
gravi: è dunque necessario effettuare un riallocamento delle
risorse per far sì che questa situazione venga corretta.
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(Lancet. 2007; 370: 851-8, 808-9, 841-50 e 807-8)
112
Eziologia della
depressione
condizioni relative alle fasi
più importanti dello
sviluppo (0-3 anni,
attaccamento e reciprocità,
vissuti di perdita e
abbandono)
eventi di vita
stressanti/supporto affettivo
Fattori
genetici
condizioni predisponenti
di base
(geneticamente
determinate)
Fattori
evolutivi
Tratti di carattere
e stili di vita
Life Events
Malattie
fisiche
diminuzione di neurotrasmettitori
(serotonina, noradrenalina,
dopamina) in specifiche aree
cortico-cerebrali
Episodio
Depressivo
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Suicide in Youth and Young Adults
Spiked in 2003–2004:
CDC Report
Ileana Arias, PhD, director of the CDC's National
Center for Injury Prevention and Control, told a
teleconference on the release of the report,
published September 7 in the Mortality and
Morbidity Weekly Report (MMWR).
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Suicide in Youth and Young Adults Spiked in 2003–2004: CDC Report
September 7, 2007
A study by the Centers for Disease Control and
Prevention (CDC) shows a decline in suicide
among youth and young adults between 10 and
24 years of age of almost 29% between 1990 and
2003, followed by a sharp 8% increase between
2003 and 2004, the largest single-year increase in
15 years.
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Suicide in Youth and Young Adults Spiked in 2003–2004: CDC Report
Significant increase in suicide rates was limited to
girls between 10 and 14 years, followed by those
between 15 and 19, rising by 75.9% and 32.3%
respectively, and among males aged 15 to 19, a
9% increase.
Prior to 2003, rates in all 3 groups had generally
trended downward.
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Suicide in Youth and Young Adults Spiked in 2003–2004: CDC Report
Dr. Arias also reported changes in the methods used for
suicide.
In 2004, hanging and suffocation became the most
common method used by girls, accounting for 71.4%
of suicides in the 10-to-14-year-old age group, and
49% of those between 15 and 19 years.
"From 2003 to 2004, hanging and suffocation suicides
among 10- to 14-year-olds more than doubled and
increased by almost 44% for girls 15 to 19," she
noted.
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Suicide in Youth and Young Adults Spiked in 2003–2004: CDC Report
The report is based on annual data on suicides in the
United States during 1990 to 2004 obtained from
the National Vital Statistics via the Web-based
Injury Statistics Query and Reporting System
(WISQARS) and reviewed by sex in 3 age
groups, 10 to 14, 15 to 19, and 20 to 24 years.
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Suicide in Youth and Young Adults Spiked in 2003–2004: CDC Report
Link to SSRI Warnings?
The CDC report was released almost simultaneously with publication of a study
in the American Journal of Psychiatry, using essentially the same data set but
focusing on children from infancy to 19 years of age.
Researchers, with first author Robert D. Gibbons, PhD, director of the Center for
Health Statistics and professor of biostatistics and psychiatry at the
University of Illinois, in Chicago, looked at selective serotonin-reuptake
inhibitor (SSRI) prescriptions for youths in this age group in the United
States and the Netherlands from 2003 to 2005, after US and European
regulators issued public health warnings about a possible association
between antidepressants and suicidal thinking and behavior.
In 2005, the Food and Drug Administration (FDA) in the United States instituted
a black-box warning for this reason.
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Suicide in Youth and Young Adults Spiked in 2003–2004: CDC Report
They found that SSRI prescriptions for youths decreased by
approximately 22% in both the United States and the Netherlands
after the warnings were issued.
"In the Netherlands, the youth suicide rate increased by 49%
between 2003 and 2005 and shows a significant inverse
association with SSRI prescriptions," the authors write.
"In the United States, youth suicide rates increased by 14% between
2003 and 2004, the largest year-to-year change in suicide rates in
this population since the Centers for Disease Control and
Prevention began systematically collecting suicide data in 1979.“
More research is needed to determine definitively whether
suicide rates are increasing as a result of the decrease
in SSRI prescription rates, they write.
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Suicide attempt pattern is the same regardless of
initial treatment of depression
 July 10, 2007 — According to the results of a large observational
study, the same pattern of suicide attempts occurs in patients who
start depression treatment with initial psychotherapy or with
antidepressant drugs prescribed by family physicians or by
psychiatrists. The risk of making a suicide attempt is highest in the
month prior to starting treatment and then declines steadily during the
next 6 months.
 The study is published in the July issue of the American Journal of
Psychiatry.
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
Author Gregory E. Simon, MD, MPH, at the Center for
Group Health Studies in Seattle, Washington, told:
"We conclude that the risk pattern for suicide attempts has
probably more to do with the natural process of what
happens to people in their treatment, rather than anything
specific about the treatment. People enter treatment when
they are in a crisis. When they start treatment, whatever
the treatment is, they feel better."
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
 Dr. Simon and co-author James Savarino, PhD, aimed to compare the
time patterns in suicide attempts among outpatients starting
depression therapy with medication or psychotherapy.
 More Than 100,000 Cases of New Treatment of Depression
 Simon and Savarino examined computerized claims records from the
Group Health Cooperative health plan and identified 109,256
individuals who started treatment of depression from 1996 to 2005.
They divided the patients into 3 groups depending on their initial
therapy for depression: antidepressant drugs from a primary care
clinician, antidepressant drugs from a psychiatrist, or initial
psychotherapy.
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
Table 1. Three Treatment Groups
Total Patients, No.
(%)
Patients Aged < 25
Years
Antidepressant from a primary care
clinician
70,368 (55)
10,641
Antidepressant from a psychiatrist
7297 (5)
1980
54,123 (40)
11,289
Initial Therapy for Depression
Psychotherapy
Source: Am J Psychiatry. 2007;164:1029-1034.
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
 The investigators looked at the incidence of suicide
attempts or possible suicide attempts in the 90 days
before or the 180 days after the initial antidepressant
prescription or psychotherapy visit.
 The incidence of suicide attempt was highest among
patients receiving antidepressant medications from a
psychiatrist, which was expected, Dr. Simon explained,
because people who are more severely ill see psychiatrists
rather than their family clinicians.
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
Table 2. Incidence of Suicide Attempt
Initial Therapy for Depression
Suicide Attempt Rate Per 100,000
People
Antidepressant from a primary care
clinician
301
Antidepressant from a psychiatrist
1124
Psychotherapy
778
Source: Am J Psychiatry. 2007;164:1029-1034.
Prof. Vincenzo
MANNA 2007
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Ragazzi autodistruttivi...
…autolesionismo e suicidio in età adolescenziale
Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
 The time pattern of suicide attempt was identical
in the 3 treatment groups.
 The highest incidence occurred in the month
prior to the start of treatment, followed by a high
incidence in initial month of treatment and a
subsequent steady decline.
 The results were the same after an analysis that
excluded patients receiving both psychotherapy
and medication.
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
 Among young adults younger than 25 years, suicide
attempts were about twice as common as in the total
group, but the time pattern for suicide attempts for
patients receiving any of the 3 treatments was the same as
for the total group.
 "The practical message is that this is not a reason to avoid
treatment, but a recommendation that people should be
followed more closely," said Dr. Simon.
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
 "Suicidal Behavior Leads to Treatment" Not
the Reverse
 In an accompanying editorial, Dr. Brent writes
that this "elegant" observational study, "while not
proving that antidepressants and psychotherapy
reduce suicide risk, [does] strongly support the
converse conclusion: it is much more likely that
suicidal behavior leads to treatment than that
treatment leads to suicidal behavior."
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Suicide attempt pattern is the same regardless of initial treatment of depression.
Am J Psychiatry. 2007;164:989-991, 1029-1034.
 We need to conduct clinical trials that include
rather than exclude these high-risk patients, he
adds, cautioning that, "In the meantime, the
disturbing increase in the suicide rate in
adolescents at a time when antidepressant
treatment is becoming less frequent in this
population should serve as a warning that the
consequences of not receiving treatment for
depression may be fatal.“
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La presa in carico dell’adolescente
problematico e della famiglia
Con operatori esperti e motivati e con un approccio integrato multimodale è
possibile:
 fornire un intervento terapeutico tempestivo e articolato in cui i
comportamenti autolesivi e i tentativi suicidari non sono mai banalizzati, né
eccessivamente drammatizzanti
 promuovere, almeno, per quanto possibile, una pausa di riflessione
condivisa e partecipe sull’accaduto
 fornire una rilettura del comportamento adolescenziale, al protagonista ed
alla sua famiglia, nel senso di cercare insieme di dare un significato al
gesto.
 motivare e “mantenere" in trattamento i pazienti e le loro famiglie
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Estremamente importante è la qualità del primo intervento,
del primo contatto con il ragazzo e la famiglia nei tempi più
brevi possibili (non oltre una settimana).
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La presa in carico dell’adolescente
problematico e della famiglia
In tutti i pazienti trattati risulta evidente che il processo di
individuazione-separazione è almeno in parte fallito.
L'irruzione pulsionale, il ruolo ipereccitante e intrusivo
dell'oggetto, configurando il rischio di una pericolosa
dipendenza, può determinare il passaggio all'atto,
con il prevalere dell'attacco al legame sul legame,
permettendo così di negare il minaccioso fantasma della
sopraffazione da parte dei desideri e delle pulsioni,
narcisisticamente inaccettabili. (Charmet, 2005 e Jeammet, 2003)
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La presa in carico dell’adolescente
problematico e della famiglia
L'incontro terapeutico deve cercare di tenere conto delle
problematiche di una dipendenza conflittualizzata e minacciosa,
offrendo l'occasione di una nuova relazione nel rispetto di una
grande vulnerabilità narcisistica.
Proprio per non alimentare il timore di una dipendenza
inaccettabile, va strutturato un intervento che prevede incontri
ripetibili nel tempo in accordo col ragazzo e coi genitori.
Vanno individuati spazi nettamente separati per l'adolescente e per i
genitori.
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La presa in carico dell’adolescente
problematico e della famiglia
Nel corso del trattamento, il terapeuta deve divenire via via per il
ragazzo una guida all'esplorazione della propria storia e del proprio
funzionamento mentale, favorendo la nascita di uno "spazio" di
sofferenza condivisa e condivisibile e quindi più accettabile.
Vanno valorizzati gli aspetti positivi del contesto familiare,
trasmettendo ai ragazzi, tra l'altro, il forte messaggio che era
importante comunicare e riflettere anche con in genitori.
Vanno evitati interventi interpretativi precoci, che possono essere
vissuti dall’adolescente come critiche simili a quelle mosse dai
genitori.
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La presa in carico dell’adolescente
problematico e della famiglia
L’adolescente va accolto anche per rimandare al
ragazzo l'immagine di un oggetto provvisto di
valore,
trasmettendogli il piacere di stare e riflettere
insieme,
mantenendo anche nella relazione, in alcuni
momenti, una possibilità di “gioco” che potrebbe
ricondursi a ciò che Kohut chiama “gaiezza”.
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La presa in carico dell’adolescente
problematico e della famiglia
“…Il terapeuta non deve apparire come un'autorità, ma
piuttosto come un equilibrato fratello maggiore che non è
ora coinvolto in quel certo tipo di difficoltà….
Occorre aver conservato qualcosa della gaiezza che è
propria di quella fase dello sviluppo.
Nonostante l'impegno con cui ci si è dedicati alla carriera e
alla propria vita si è conservato un poco di quella
spensieratezza, di quel gusto dell'indeterminato che altre
persone, che hanno raggiunto la dignità di adulti hanno
forse lasciato cadere". (Kohut)
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Prof. Vincenzo
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Grazie per l’attenzione !
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