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Psicopatologia delle realtà virtuali e influenza sui

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Psicopatologia delle realtà virtuali e influenza sui
Religiosità e valori etici
nella società tecnologica
Costruzione storica
della mente
Le nuove tecnologie, non possono considerarsi
neutrali rispetto alle complesse dinamiche di
un dato tessuto storico, culturale e sociale;
esse, infatti, si pongono come trame di
significazione per la nostra mente.
A partire dalla loro “comparsa”,
sono state di volta in volta
rivestite di valenze cognitive
e affettive, che ne hanno fatto
terreno di proiezione di emozioni,
aspettative, progetti e paure
rispetto al nuovo, all’incerto,
all’imprevisto.
Il gioco delle distanze
L’impatto degli oggetti tecnologici
ha visto, come conseguenza, l’affiorare di un
pensiero magico legato a fantasie di onnipotenza
infantile; essi infatti mantengono, quasi
magicamente, i legami di continuità, esaltando il
primato della presenza assoluta e della
rappresentazione immediata, rendendo angusti i
margini e gli intervalli per le
differenze e le alternanze nell’ordine
del tempo e dello spazio, schiacciando
gli interstizi per il desiderio, per il simbolico.
► «Gioia
come stai? Mi sei mancata. Tutta la
giornata che ti penso, non vedevo l’ora di
parlarti; amore sei splendida, veramente sei
unica»
Costruzione storica
della mente
Con questa espressione Lev Vygotskij fa
riferimento ai molteplici e infiniti cambiamenti del
modo di pensare offerti dall’invenzione di
strumenti, in una determinata cultura, che
definiscono una peculiare possibilità di sviluppo
per l’individuo che vive quel contesto.
CERVELLO TESTUALE
CERVELLO IPERTESTUALE
Paziente
Stabile
Riflessivo
Profondo
Introspettivo
Elaborativo
Attentivo
Monadico
A basso carico cognitivo
Costruttore di schemi
di conoscenza
Creativo
Originale
Impaziente/Impulsivo
Instabile/Rapido/Veloce
Reattivo
Superficiale
Esplorativo
Accrescitivo/Giustappositivo
Disattentivo
Connettivo
Ad alto carico cognitivo
Consumatore di dati e
informazioni
Multitasking
Convenzionale
Il gioco delle distanze
Nel rapporto intensivo con le
tecnologie della comunicazione e
dell’informazione si determina uno
sbilanciamento tra dimensione
interiore ed esteriorità; la mente,
i
sensi,
le
emozioni
sono
costantemente stimolati dall’esterno
e
lo
psichismo
tende
ad
esternalizzarsi; la vita interiore,
premessa per l’esperienza religiosa,
la preghiera, la meditazione, la ricerca
del
sacro,
l’approccio
alla
trascendenza, la percezione dei valori
etici, l’intuizione, o la fede nel
sovrannaturale, si indebolisce e
l’unità psicosensoriale è sempre più
catturata dal gioco di riflessi infiniti
dei sistemi tecnologici e mediatici
Il gioco dell’ubiquità
Forse la nostra sensibilità non è abbastanza
attrezzata per indossare con disinvoltura i
panni di un’ubiquità (fino ad ora concessa
solo a Dio) che trova i suoi limiti solo nella
presenza fisica di un corpo drammaticamente
ancorato ad un orizzonte geografico limitato.
…tutto ciò che supera la soglia di una
certa misura d’uomo evoca
dall’inconscio umano potenze
ugualmente disumane.
Jung C.G. (1946), “Lotta con l’ombra”
Il teatro della
ragione
Possiamo ipotizzare che l’umanità del ventunesimo
secolo sia vittima di una nuova maschera, tanto
più aliena alla sua stessa natura, quanto più
impone di abitare un nuovo Olimpo,
assolutamente immanente, tecnologico,
razionale, “illuminato”, disdegnando, al
contempo, ogni aspetto
irrazionale del suo essere,
ogni originaria aspirazione
extra-mondana.
Il teatro della ragione
È possibile rilevare il caos di un momento di
transizione, non a caso definito postmoderno
(come a voler indicare la fine di qualcosa, senza
tuttavia ravvisare l’inizio di un “dopo”), in cui i
vecchi riferimenti diventano obsoleti anzi-tempo
e i nuovi orientamenti appaiono ancora troppo
audaci.
È così che da questa “illuminata” epoca di
tensioni sembra protendersi minacciosa
un’inevitabile Ombra compensatoria, volto
nascosto dell’umana follia, dalle potenzialità
distruttive.
Il teatro della ragione
Se è vero allora che una
funzione naturale e da sempre
esistente, come quella religiosa,
non può essere eliminata da una critica
razionalistica e illuministica e se si riconosce (con
Freud, Taylor e Comte) nella componente
animistica la fonte primitiva delle religioni, si
comprende come mai il problematico rapporto tra
pensiero magico-religioso da una parte e scienza e
tecnica dall’altra, si sia recentemente declinato in
forme del tutto nuove, quando non
francamente drammatiche.
Jung C.G. (1957), “Presente e futuro”
Ibridazioni e tecnoanimismo
L’aspetto più interessante di questo fenomeno è
lo sviluppo di una modalità di utilizzazione
delle tecnologie della comunicazione e degli
spazi virtuali di tipo fantastico e dereistico,
accanto a quello che Erik Davis (1998) ha
chiamato tecnoanimismo: la credenza che i
manufatti tecnologici, programmati come forze
intelligenti e autonome, possano vantare una
coscienza propria, che sfugge al controllo
dell’uomo o anche una coscienza collettiva,
come quella della rete che, per ciò stesso,
assume potenzialità esoteriche.
Ibridazioni ed
esoterismo
La prospettiva esoterica
nasce infatti dalla necessità di scorgere,
alla base dei dogmi, miti e riti delle varie
religioni confessionali, contenuti segreti, occulti,
che rinviano ad una dimensione anteriore,
universale ed archetipica, indicata come
Tradizione spirituale originaria, che richiama il
pensiero delle origini quale fondamento di tutti
gli insegnamenti di verità, di tutte le religioni.
Le religioni ufologiche
Fondate sulle voci diffuse, dal secondo dopoguerra
in poi, circa l’avvistamento di Oggetti non
Identificati nel cielo, ad opera dell’occhio umano
e/o dei radar.
Nel 1958, Jung rintraccia alla base di questo tipo
di voci, una tensione affettiva motivata da una
situazione d’emergenza, che ha origine da una
scissione tra un atteggiamento della coscienza
(razionale e potente) e i contenuti dell’inconscio
ad esso contrapposti.
Le religioni ufologiche
Gli UFO sarebbero congetture mitologiche, proiezioni
di esseri superiori venuti a salvarci da un pianeta in
espansione ed in pericolo, che viaggiano su dischi o
sfere che, non a caso, rimandano subito all’analogia
con la figura del mandala, simbolo della totalità, che
riaffiora nell’uomo moderno e razionale in forma
tecnica (e per questo accettabile), come
“cerchio apotropaico”, solare, che limita
e custodisce, che racchiude ed ordina la
totalità psichica, unificando gli opposti.
Le religioni ufologiche
La remota età di questo simbolo ci riporta
perciò negli spazi celesti […] Nulla dunque
si opporrebbe all’ingenua interpretazione degli Ufo
come “anime” […], rappresentazione involontaria,
archetipica o mitologica di un contenuto inconscio, un
rotundum che esprime la Totalità dell’individuo,
nonché la divinità, il deus
ex machina, principio redentore,
ordinatore, risolutore.
Jung C.G. (1958), “Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo”
Le religioni ufologiche
Le religioni “contattiste”, giunte in Italia negli anni ‘50,
contano oggi ben 5 movimenti: due di importazione, la
Religione Raeliana e Unarius, e tre nati in Italia,
l’Associazione Culturale “Giordano Bruno” (erede di
“Nonsiamosoli”), NovaConvivia e la C.O.O.P.
C.O.S.M.O. Secondo queste religioni, che rileggono tutto
il Vecchio e Nuovo Testamento, l’uomo sarebbe stato
creato in laboratorio da extraterrestri simili agli uomini,
gli Elohim, “coloro che sono venuti dal Cielo”, che,
stupiti dall’aggressività delle loro creature, le avrebbero
poi abbandonate sulla terra.
Le religioni ufologiche
Per rivelare la verità, sia pure
inizialmente in forma allegorica e
velata, avrebbero in seguito inviato
sulla terra messaggeri (Mosè, Gesù,
Buddha, e altri ancora).
Ma nel 1945 (l’anno dell’esplosione
atomica e della nascita dei primi fermenti
new age) inizia l’epoca dell’Apocalisse:
l’epoca della “rivelazione”, in cui la verità
può essere presentata in termini scientifici .
Le religioni ufologiche
Secondo queste religioni non esistono limiti etici
alla scienza e tutto quanto è tecnicamente
possibile all’uomo (frutto di una clonazione) è
automaticamente lecito.
Come si può ben immaginare, ciò ha attirato
nelle file di questi movimenti (in particolare
per mezzo del web) diversi ricercatori
insofferenti dei limiti dell’etica e della legge
imposti alla scienza.
Religione online
Il mezzo privilegiato per far
conoscere e diffondere i propri
punti di vista religiosi a milioni
di altre persone nel mondo è Internet,
che si offre come una sorta di biblioteca aperta
al pubblico, sulle cui mensole è possibile
trovare testi dedicati a tutti i culti e le
religioni del mondo, con un investimento di
tempo e di denaro relativamente basso.
Religioni online
Esistono gruppi di discussione, siti, blog, migliaia di
pagine dei SN dedicati ad ogni religione; in più la rete
ha posto in essere creazioni religiose proprie (megasiti di
“cyber-spirituality”, chiese virtuali, religioni
rigorosamente online). Numerosi siti commerciali
forniscono notizie religiose, vendono benefit religiosi e
fanno da nodi di rete per centinaia di altri siti. Alcuni
siti vengono oggi classificati sotto la voce“terziario
esoterico”. Ditte che si trasformano, piano piano, in una
comune e che celano, dietro la ragione economica, riti e
cosmogonie del tutto particolari.
Introvigne M. (1997).
Le porte del cielo
A quest’ultima classe appartenevano, ad esempio, i 39
seguaci della setta “www. Higer Source” (Fonte
superiore della rete), che si sono tolti la vita fra il 22 e
il 27 Marzo 1997, con un cocktail di vodka e
barbiturici, nella grande e lussuosa villa di Rancho
Santa Fe, per raggiungere “Le porte del Cielo”:
un’astronave abitata da esseri superiori nascosta a
160 milioni di chilometri dietro la coda luminosa della
cometa Hale-Boop, che attraversava in quelle notti il
cielo californiano.
Le porte del cielo
Gli adepti erano guidati da una filosofia a metà tra
miti astrali, ufologia e cristianesimo, tra aspettative
new age deluse e science fiction, e dalla loro
guida carismatica ventennale,
Applewhite (in arte Do,
discendente dagli esseri superiori).
Le porte del cielo
Hanno abitato la rete sia per trarre profitto dalla
vendita di pagine Web create per aziende locali, sia
come luogo di autocommemorazione, che come
luogo virtuale per giocare una falsa esistenza,
pronti a lasciarla prima che la terra fosse
“riciclata” (con evidenti angosce da fine millennio)
preparandosi a quella vera, addestrandosi come
soldati, moralisti e intransigenti
«Ci siamo addestrati su un simulatore e adesso è il
momento di fermarsi. Il gioco è finito. È venuto
il momento di mettere in pratica
ciò che abbiamo appreso.
Ci stiamo per sfilare il casco virtuale, stiamo per
lasciare il simulatore e tornare alla realtà, con gli
altri membri dell’equipaggio del cielo».
Il gioco delle distanze
Forse abbiamo giocato troppo confidenzialmente
con la figura del «lontano» (in greco “telos” da
cui tele-visione), servendoci di queste nuove
psicotecnologie (de Kerckhove, 1995), capaci di
supportare, modificare, accrescere, estendere
le percezioni sensoriali e le capacità della
mente, senza tener conto che la nostra
sensibilità non è abbastanza
attrezzata per percepire il lontano
oltre una certa misura.
Galimberti U. (1997), “Tra Dio e internet”.
L’eccesso e la sostenibilità
Lo Sviluppo Sostenibile soddisfa le esigenze del
presente senza compromettere la possibilità per le
generazioni future di soddisfare i propri bisogni.
Si parla della necessità (etica e collettiva a un tempo)
che il miglioramento della qualità della vita non
ecceda la capacità di carico degli ecosistemi di
supporto, dai quali essa dipende.
Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU
► La
normalizzazione della trasgressione
va di pari passo con la scomparsa degli
interdetti, lo sfumare dei limiti e la
propensione per le esperienze estreme
Il concetto di libertà richiama immediatamente il suo opposto,
con il quale i due significati si integrano: non è data infatti
libertà se non si coglie, allo stesso tempo, il limite al
dispiegamento della stessa
Responsabilità
►
►
RESPONSABILITA’ è un vocabolo centrale nella filosofia
morale, nel diritto, nelle scienze sociali in genere e perfino
nel linguaggio aziendale corrente
Con questo termine si designa il complesso di
conseguenze che normalmente discendono da un'azione
umana
► Oggi
il concetto di responsabilità è in
crisi perché:
 l’agire prevale sul pensare
 e all’espandersi di una libertà personale
sempre più vasta non coincide la capacità
di assunzione di responsabilità
► Siamo
diventati voraci di una sempre più
grande libertà senza limiti ma anche
sempre più incapaci di assunzione di
responsabilità che significa anche capacità
di pensare alle conseguenze delle nostre
scelte
►
La sparizione della storia, delle grandi narrazioni e del
senso psicologico ed esistenziale del tempo
verosimilmente è più di quanto sia lecito sopportare.
Soprattutto perché con essa sparisce il mondo in quanto
sfondo familiare, domestico, appaesato, ovvio, normale.
►
Uno sfondo familiare che, come rifletteva Ernesto Di
Martino, ci parla attraverso l’operosità umana dei
millenni e ci dice: “Avanti, non sei solo, non sei il
primo, non sei l’unico, ma stai in un’immensa schiera
che marcia e che solo per una parte infinitamente
piccola è composta attualmente di viventi”
► «Si
dice dell’uomo che egli ama
appasionatamente certe cose (il bere, il gioco,
la caccia) o le odia…ma queste diverse
inclinazioni non si chiamano propriamente
passioni, ma sono modi differenti di semplice
passività , propri della facoltà di desiderare; per
questo le passioni non vanno classificate in
base agli oggetti (di cui ce n’è una infinità)…ma
secondo il principio dell’uso buono o cattivo che
gli uomini fanno della propria libertà».
Kant, Antropologia pragmatica
►
“Ritengo che per un’emancipazione della passività,
per divenire davvero liberi, sia necessario – per
quanto possibile – praticare una nuova forma di
ascesi, che non sia rinuncia del piacere e meno che
mai rinuncia alla godibilità e alla bellezza delle cose e
del mondo, ma semplicemente discernimento, la
giusta riserva di coscienza per distinguere ciò che
davvero ci serve da ciò che ci asserve. E’ una pausa
nella concitazione del fare, un coraggioso scrollarsi di
dosso l’inedia del non fare, per divenire appieno
padroni di noi stessi e del nostro agire”.
Natoli, Il buon uso del mondo, 2010
Conclusioni…?
Le riflessioni e le analisi fin qui proposte ci portano
a considerare che non può esistere primato
dell’aspetto razionale (e la sua esasperazione!),
senza che ciò riattivi/richiami con forza la sua
controparte, quell’aspirazione metafisica che,
riemergendo dalle profondità del transpersonale si
fa minaccia o, forse, promessa d’individuazione e
integrazione, in attesa di avvistare un qualunque
principio ordinatore.
Conclusioni…?
Nell’attuale , affascinante sviluppo
delle tecnologie esistono risorse e potenzialità
straordinarie per l’evoluzione umana: ma un nuovo
risveglio della coscienza spirituale dell’uomo, un
nuovo umanesimo digitale potrà realizzarsi solo se
riusciremo a recuperare e a preservare il senso del
legame, della presenza, dell’appartenenza, il senso
del limite e la consapevolezza delle limitazioni
umane, il sentimento di stupore e meraviglia, il
rispetto per la vita, per la bellezza e per il dolore.
Ho capito che c’era un
problema quando ho
cominciato a curare gli
alberi da frutto nel nostro
giardino, mi sono accorto
che avevo una premura
irragionevole: volevo che le
piante crescessero più in
fretta, facessero albicocche
a Novembre e limoni a
Maggio. Volevo togliere le
piante infestanti una volta
per tutte – e invece
tornavano sempre, dopo il
fuoco, dopo la vanga,
persino dopo il diserbante.
Dovevo imparare a curare
le piante, non cercare di
risolvere tutti i problemi
per poi passare ad altro.
Stavo trattando le piante
come se fossero dispositivi
meccanici. In realtà
osservo la stessa dinamica
nel mio lavoro educativo.
Mi sono accorto che spesso
non potevo risolvere il
problema di uno studente
che andava invece
accompagnato, passo dopo
passo in un’avventura che è
straordinaria anche quando
non si arriva al risultato
sperato. Con la loro
velocità, le tecnologie di cui
la mia vita era piena mi
insegnavano l’impazienza.
La mentalità efficientista
che aveva preso piede in
me mi diceva che solo il
risultato conta. Ma per il
risultato, insegnano gli
alberi, ci vuole tempo.
► «Oh,
bello innaffiare il giardino, per far coraggio al
verde! / Dar acqua agli alberi assetati! Dài più che
basti e / non dimenticare i cespugli delle siepi,
perfino / quelli che non dàn frutto, quelli esausti /
e avari. E non perdere di vista, / in mezzo ai fiori,
le erbacce, che hanno /sete anche loro».
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