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L`inizio del declino dei de Sacco di Mesolcina - E

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L`inizio del declino dei de Sacco di Mesolcina - E
L'inizio del declino dei de Sacco di Mesolcina
Autor(en):
Santi, Cesare
Objekttyp:
Article
Zeitschrift:
Quaderni grigionitaliani
Band (Jahr): 73 (2004)
Heft 2
PDF erstellt am:
06.07.2016
Persistenter Link: http://dx.doi.org/10.5169/seals-55725
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STUDI E RICERCHE
CESARE SANTI
L'inizio del declino
dei de Sacco di Mesolcina
del castello di Mesocco, che per almeno quattro secoli tenne
la Signoria di Mesolcina, ha influenzato non solo la storia di questa regione, ma anche
quella di altre zone del Grigioni, dove aveva ampi possedimenti, nonche il vicino contado di
Bellinzona. Ai de Sacco e dovuta anche Timmigrazione dei Walser dcdla Val Formazza,
dapprima in Valdireno e poi in altre zone come la Prettigovia e il Vorarlberg. In questo
articolo si riassumono le cause che segnarono fin dal primo Quattrocento il declino di que¬
sta potente e nobile schiatta.
Im, nobile famiglia dei de Sacco
Va storia della Mesolcina e strettamente legata per almeno quattro secoli a quella della
nobile famiglia dei de Sacco del castello di Mesocco. Fino dai secoli XII/XIII questa stir¬
pe aveva la Signoria di Mesolcina e possedimenti oltre il San Bernardino. Ciö e dimostra¬
to dal documento del 1274 con cui il Signore di Mesolcina Alberto de Sacco, del castello
di Mesocco, figlio di altro Alberto, accettava il giuramento di fedeltä e vassallaggio dei
fratelli Giacomo e Uberto di Val Formazza che si erano insediati in territori di Valdireno
di proprietä dei de Sacco e che furono i primi Walser venuti nella Rezia1. Ma giä un
sessantennio prima i de Sacco avevano dimostrato la loro potenza con Pistituzione del
Capitolo dei santi Giovanni e Vittore di Mesolcina che, con la prebenda garantita a 5
Canonici e a un Prevosto su beni dei de Sacco, permetteva di avere in Mesolcina e Val¬
direno il servizio ecclesiastico continuo, a scadenze regolari2. In seguito, con opportuni
matrimoni i de Sacco acquisirono altri importanti possedimenti. Gaspare de Sacco si spo¬
sö con Elisabetta di Räzüns, nipote ed erede di Walter di Belmont, che gli portö in dote
ereditaria buona parte dei vasti possedimenti dei Belmont: Flims, Fidaz, Gruob (Foppa),
Lugnez (Lunganezza), Valsertal (Val San Pietro) e Wartau. Giovanni de Sacco figlio del
precitato Gaspare si sposö con Caterina di Werdenberg che, come erede degli ultimi con¬
ti di Toggenburgo, gli portö in dote ereditaria la Prettigovia, Davos, Beifort, Schanfigg,
Churwalden e Strausberg3. Ma non furono solo i matrimoni con donne dell'interno della
Rezia che incrementarono la potenza e importanza dei de Sacco. Alberto de Sacco si sposö
1
2
3
Archivio di Stato di Milano, Fondo TAN, cartella 23, documento n. 6 del 24 luglio 1274, edito in BUB
(Bündner Urkundenbuch) vol. III, n. 1221.
Archivio comunale di San Vittore, doc. n. 1 del 28 aprile 1219, Atto di fondazione del Capitolo della
Collegiata di San Vittore.
HBLS (Historisch-Biographisches Lexikon der Schweiz) vol. VI, Neuchätel 1931.
150
«Quaderni grigionitaliani» LXXIII, 2 (aprile 2004), pp. 160-184.
STUDI E RICERCHE
con Caterina Pusteria figlia di Balzarino della nobile famiglia milanese che era molto
vicina ai Visconti duchi di Milano; Gaspare de Sacco del castello di Norantola si ammogliö con Antonia figlia di Gentile Visconti di Milano, Margherita de Sacco figlia di Enrico
andö sposa al conte Annibale de Balbiano Signore di Chiavenna e della Val San Giaco¬
mo. I de Sacco consolidarono il loro potere anche con opportune alleanze e conquiste.
Giä nel 1242 Enrico de Sacco, alleatosi con Simone de Orello di Locarno, conquistö e
si impadroni di Bellinzona. Ma poi Bellinzona venne tolta ai de Sacco nel 1249. Alberto
de Sacco nel 1395 fece Lega con Ulrich Brun di Räzüns, l'abate Giovanni di Disentis e
poi col conte Giovanni di Werdenberg, nel 1399 a Ilanz si alleö col conte Rodolfo ed
Enrico di Werdenberg, l'abate di Disentis e i Signori di Räzüns, mentre il 24.5.1400, coi
suoi fratelli Giovanni e Donato e le loro genti di Gruob, Lunganezza e Valdireno si alleö
con Glarona. £ noto poi che Giovanni de Sacco nel 1424, con tutte le sue genti, eccettuate quelle di Mesolcina, giuro a Truns la fondazione della Lega Grigia.
II culmine della potenza dei de Sacco avvenne all'inizio del Quattrocento, quando,
approfittando dello sfacelo del ducato di Milano, dopo la morte di Gian Galeazzo Viscon¬
ti, Alberto de Sacco nel 1403 occupö il contado di Bellinzona, la Valle di Blenio e la zona
del Monte Dongo che scende fino al Lago di Como. Ma presto nacquero delle ostilitä con
i Confederati di Uri e di Unterwaiden, che giä avevano occupato la Leventina e che obbligarono i de Sacco a tenere loro aperta la cittä di Bellinzona. Poi le cose peggiorarono e i
de Sacco cedettero Bellinzona ai detti Confederati nel 1419 per la somma di 2000 fiorini.
Alberto de Sacco mori assassinato nella torre Fiorenzana di Grono nel 1406 e gli suc¬
cesse nella Signoria il fratello Giovanni. Nel 1413 l'Imperatore Sigismondo di Lussemburgo elevö alla dignitä di conti i due fratelli Giovanni e Donato de Sacco.
La famiglia de Sacco
Ricostruire con esattezza la genealogia dei primi antecessori dei de Sacco non e cosa
facile, anche perche la documentazione conservata non e molta. II Meyer indica che un
figlio di Alcherio de Torre, Alberto, sposö una de Sacco del castello di Mesocco, assumendone il cognome e divenendo quindi Signore di Mesolcina4. Egli si basa, oltre che su
documenti di archivio, anche sugli studi precedenti in particolare quello del von Liebe¬
nau5. La Hofer-Wild nella sua dissertazione di dottorato contesta alcune affermazioni del
von Liebenau6. A mano di documenti rinvenuti ulteriormente sono confutabili alcune af¬
fermazioni, sia del von Liebenau, sia del Meyer nonche della Hofer-Wild.
Resta il fatto acquisito e documentato che il 28 aprile 1219 il Signore Enrico de Sacco
del castello di Mesocco, per rimedio dell'anima sua e dei suoi antecessori, tra cui suo
padre Alberto, allora giä defunto, istitui il Capitolo dei Santi Giovanni e Vittore di MesolKarl Meyer, Blenio e Leventina da Barbarossa a Enrico VII, Bellinzona 1977, traduzione in italiano di
Blenio und Leventina von Barbarossa bis Heinrich VII, Lucerna 1911.
Theodor von Liebenau, / Sax Signori e Conti di Mesocco, in BSSI (Bollettino Storico della Svizzera Italia¬
na) 1888-1890.
Gertrud Hofer-Wild, Herrschaft und Hoheitsrechte der Sax im Misox, Poschiavo 1949.
161
STUDI E RICERCHE
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Stemma sulla tomba del conte Giovanni de Sacco, morto nel 1427, nella chiesa di Castrisch.
cina. Dopo Alberto e suo figlio Enrico la documentazione si fa piü presente per cui si
arriva nella seconda metä del Duecento al famoso Alberto de Sacco Signore di Mesolcina,
abitante nel castello di Mesocco e che nel 1274 accetto il giuramento di fedeltä dei primi
Walser giunti nella Rezia. E tutti gli alberi genealogici conservati dei de Sacco partono
da questo Alberto7.
Dai documenti risulta che i de Sacco erano una famiglia molto numerosa che com¬
prendeva, oltre al ramo dei Signori di Mesolcina abitanti nel castello di Mesocco, anche
altri tralci con loro imparentati: quello del castello di Norantola, quello della torre Fio¬
renzana di Grono, quello del Palazzo di Roveredo. Inoltre ci sono tutti i discendenti de
Sacco naturali, ossia non nati da legittimo matrimonio e costoro non sono mai stati consi¬
derati dagli studiosi, ma pure hanno la loro importanza storica. Essere figli naturali nel
Medio Evo era cosa normale e riconosciuta; esserlo dei nobili de Sacco comportava anche
dei vantaggi, anche se non presupponeva la successione ereditaria8.
7
8
Archivio di Stato Coira, Genealogia Nobilium Dominorum de Sacco olim Comitum Vallis Misolcine ab Anno
Christi MCCLXXII usque ad haec nostra tempora ad annum ejusdem 1636, segnatura A l/3a Nr. 35;
Archivio privato Grono, Schema genealogicum Nobilium Dominorum de Sacco Vallis Misaucinae, a tempo¬
re fundatae ibidem Ecclesiae Collegiatae Sancti Joannis et Victoris, id est ab anno 1219 progenitorum, qui
ab immemorabili usque ad Annum 1548, etiam Domini in dieta Valle fuerunt; Primum Anno 1272 Coeptum, dein Annis 1636 et 1740 ac postremo 1815, renovatum atque continuatum ex chartis seu Testimonijs
publicis Notariorum manu aut foederis vel Magistratus palrij Sigillo et auctoritate munitus deseeptum atque
in hanc formam redactum.
Per esempio Simone de Sacco, Signore di Mesolcina, citato negli anni 1280-1325, ebbe solo dei figli na¬
turali, per cui la successione nella Signoria spettö a suo nipote Alberto, figlio legittimo di suo fratello
minore Enrico detto Piceno. Ma uno dei figli di Simone, Alberto, pote studiare e divenne pubblicö notaio
in Mesolcina, attivo negli anni 1343-1346.
162
STUDI E RICERCHE
II ramo dei Signori di Mesolcina, dimoranti nel castello di Mesocco, continuo fino al
conte Giovanni Pietro che nel 1479 ricevette dal padre conte Enrico, la Signoria di Me¬
solcina, ma che poi la vendette giä nel 1480 al condottiero milanese Gian Giacomo Tri¬
vulzio. II conte Enrico mori poi a Coira nel 1488, mentre suo figlio conte Giovanni Pietro
mori nel 1540, dopo una vita travagliata in cui dilapidö anche gli altri suoi possedimenti
al di lä del San Bernardino.
II ramo del castello di Norantola si era giä separato da quello del castello di Mesocco
almeno dal 1286 con Giovanni Enrico e poi, tramite parentela passö nuovamente ad un
ramo dei de Sacco del castello di Mesocco. Nei primi decenni del Cinquecento discen¬
denti dei de Sacco del castello di Norantola vivevano ancora in Mesolcina e dal castello
si erano trasferiti a Cama. In seguito risulta che si trasferirono nella Surselva e se n'e
persa la traccia9.
II ramo della Torre Fiorenzana di Grono vi e giä documentato in loco nell'anno 1300
e si e estinto nel 1923 con la morte a Milano dell'ultimo discendente, Carlo10. Si noti che
la Torre Fiorenzana era la dimora di abitazione di questo tralcio11.
II ramo del Palazzo di Roveredo che ebbe origine da Melchiorre de Sacco, fratello del
Signore di Valle Gaspare del castello di Mesocco, che si era sposato con Clarastella de
Sacco figlia di Raimondo del castello di Norantola, si e estinto alla fine del Seicento con
la morte dell'ultimo rappresentante maschio, Giovanni Antonio12.
Un ulteriore ramo proveniente dal castello di Norantola, dimorava giä alla fine del
Trecento nella Torre di Paia a San Vittore. E qui giova ricordare che praticamente tutto
il territorio della frazione di San Vittore detta Monticello apparteneva ai de Sacco, come
risulta da una copiosa documentazione riguardanti i cosiddetti livelli di Monticello13.
Poi il ramo di tutti i discendenti naturali de Sacco. Si tratta di un tralcio suddiviso in
molte entitä sparse in tutta la Val Mesolcina, ma particolarmente a Mesocco. Nei docu¬
menti questi de Sacco sono correntemente menzionati come naturali de Sacco e grazie al
fatto che non erano legittimi de Sacco, avevano il diritto di accedere a tutte le cariche
pubbliche vallerane14. E cosi si trovano parecchi di questi naturali de Sacco che rivestirono l'importante carica di Vicario della giurisdizione di Mesocco e di Roveredo, oppure
di Giudici nel Tribunale di Valle.
Parecchi di questi naturali de Sacco avevano anche dei soprannomi che poi divennero
dei cognomi definitivi di alcune famiglie mesolcinesi. Cito i casi dei Broggi di Roveredo
Francesco de Sacco, figlio del fu Antonio Gaspare del castello di Norantola e di Antonia Visconti, nel
1506 abitava ancora a Cama, ma nel 1509 figura giä residente a Monasterio de Cruala, ossia a Disentis.
Ufficio di Stato civile di Grono.
Oggi la Torre Fiorenzana di Grono, di proprietä della Fondazione Museo Moesano, e stata restaurata e
viene adibita a mostre e incontri organizzati dalla Pro Grigioni Italiano.
Ufficio di Stato civile di Roveredo.
Archivio a Marca Mesocco, segnatura 0 9/5 (1-18), anni 1439-1790.
La non accessibilitä alle pubbliche cariche dei legittimi de Sacco risulta evidente dai vecchi Statuti di
Mesolcina del 1452 dove e affermato che "non sit aliquis vicarius de Saco de legiptimo matrimonio" (Cfr.
Paul Jörimann, Die Statuten des Tales Misox von 1452 und 1531, in Zeitschrift für Schweizerische Geschi¬
chte 1927).
163
STUDI E RICERCHE
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Stemma dei de Sacco, del 1485. Proprietä privata a Zurigo.
da un Zane naturale de Sacco detto Brogio, i Merini pure di Roveredo, da un Albertolo
naturale de Sacco detto Merino, la dinastia di notai del Piceno di Roveredo, discendente
quasi certamente da uno dei figli naturali di Piceno de Sacco del Palazzo, e pure i del
Piceno di Soazza, i Gualzero di Mesocco. Molto probabilmente anche gli a Marca di
Mesocco discendono da un naturale de Sacco, in questo caso da un sacerdote della fami¬
glia de Sacco13. Ritengo pure che altre famiglie come i de Aira o Dhera di Cama, che poi
15
Mi ha sempre colpito il fatto che lo stemma degli a Marca, oltre agli stessi colori dei de Sacco, oro e rosso,
e sopra il cimiero l'orso imbavagliato uguale a quello dei de Sacco, comporti anche il sacco ed inoltre la
scala a piuoli dei Belmont. Poiche questo stemma e giä documentato nel Cinquecento e poco probabile
che gli a Marca se lo siano creato di sana pianta, anche perche allora erano ancora presenti in Valle i due
rami dei de Sacco di Grono e di Roveredo al tempo assai potenti e che certo non avrebbero permesso di
copiare cose contenute nella loro arma.
164
STUDI E RICERCHE
diedero origine alla famiglia Salvini siano un tralcio naturale dei de Sacco di Norantola.
Owiamente tra i discendenti naturali dei de Sacco c'erano anche i figli dei preti di
questo casato e qui giova ricordare che nel Medio Evo buona parte dei sacerdoti teneva
famiglia, con tanto di concubina e figli, cosa del tutto normale allora. Talvolta giungeva
un conte palatino che legittimava tali figli naturali, come capito per esempio il 3.5.1455,
quando il conte palatino Porfirio legittimo Gaspare e Melita de Sacco figli di un prete e di
una monaca16. Tra i sacerdoti usciti dalla famiglia de Sacco di Mesolcina ce n'e piü di
una quindicina che owiamente il beneficio lo trovavano immediatamente sia nel Capitolo
di San Vittore, sia in parrocchie per esempio della Lunganezza di cui i de Sacco del ca¬
stello di Mesocco avevano il patronato. Alcuni d'essi si trovano menzionati nell'opera del
Wirz17. A mio parere quell'Enrico di Mesocco menzionato come Canonico nel 136518 e
che mori prima del 1391, di cui non figura il cognome nei documenti, e un sacerdote del
casato de Sacco. Da Alberto figlio di questo sacerdote, sempre menzionato come Alberto
del prevedo, abitante nella frazione di Crimei di Mesocco, nacque poi quel ser Melchione
figlio di Alberto del prevedo, da cui discende poi Antonio detto Marca fu Donato di ser
Melchione del prevedo, antenato comune di tutti gli a Marca di Mesocco19.
Infine ci sono i Sacchi di Bellinzona giä presenti nella attuale capitale ticinese nel Due¬
cento e, a mio modo di vedere, appartenenti al casato dei de Sacco di Mesolcina per alcune
considerazioni. Tutti gli stemmi dei Sacchi bellinzonesi presenti sono identici a quello dei
de Sacco della Fiorenzana di Grono. I Sacchi di Bellinzona avevano il proprio monumento
sepolcrale, come del resto altre famiglie patrizie bellinzonesi come i Chicherio, Cusa, Ghi¬
ringhelli, Molo, Tatti, Zezio, eccetera nella chiesa collegiata di Bellinzona. Perö nei registri
parrocchiali le iscrizioni non parlano solo di proprio monumento di famiglia, bensi in «tu¬
mulo familiae Dominorum de Saccis in Ecclesiae Collegiatae Berinzonae»20. E negli anni
1303-1321 Arciprete della Collegiata di Bellinzona fu Pietro Enrico de Sacco del ramo di
Grono21. Analogamente nella chiesa Collegiata di San Vittore c'era il sepolcro dei de Sacco,
dove venivano sepolti i de Sacco per esempio del Palazzo di Roveredo.
In appendice presentö le ricostruzioni genealogiche che ho fatto dei diversi rami dei
de Sacco di Mesolcina. Si tratta di Tavole genealogiche suscettibili di aggiunte e modifi¬
che che deriveranno da ulteriori verifiche in molti manoscritti non ancora compulsati.
I primi segni del declino
I de
Sacco, come giustamente ha rilevato il Vieli, ebbero una debolezza congenita cioe
«Essi come amministratori non si curano delle buone norme dell'economia; sono impru-
Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 24, doc.n. 57.
Caspar Wirz, Regesten zur Schweizergeschichte aus den päpstlichen Archiven 1447-1513, Berna 1911-1918.
Rinaldo Boldini, Storia del Capitolo di San Giovanni e San Vittore in Mesolcina 1219-1885, Poschiavo
1942.
Marca/Cesare Santi, Iconografia della Famiglia a Marca di Mesocco GR, Locarno 1991.
Archivio Capitolare Bellinzona, Registri dei defunti.
Gian-Carlo
a
Cesare Santi, La famiglia Sacchi di Bellinzona, in "Bollettino Genealogico della Svizzera Italiana"
VII,
7
(dicembre 2003).
165
STUDI E RICERCHE
denti, imprevidenti: pur possedendo un cospicuo patrimonio su estesi territori, pur acqui¬
stando spesso rieche ereditä per via di matrimonio, essi non seppero mai bilanciare, nella
amministrazione della loro casa, le entrate con le uscite. Ricorsero spesso all'espediente
di contrarre grossi debiti che li misero in strettezze, vincolarono la loro libertä, sminuirono e rovinarono, per tanta parte, la loro potenza»22. Di questa loro debolezza approfittarono sicuramente i vallerani di Mesolcina e di Calanca che pian pianino, anche con note¬
voli sacrifici finanziari, si impossessarono di molti alpi e boschi che prima erano di pro¬
prietä dei de Sacco e questo giä dal Duecento. Ciononostante i de Sacco avevano ancora
moltissimi possedimenti immobili (per esempio gli alpi di Roggio, Corciusa, Trescolmine
in territorio di Mesocco e Stabio in Val Calanca), boschi, prati, campi (per esempio tutta
la zona detta Suossa sita a San Bernardino tra l'attuale autostrada e la strada vecchia).
Normalmente i loro beni immobili i de Sacco li davano da lavorare a vallerani con il con¬
tratto agrario medievale detto livello, il che significava che i fondi erano sempre di loro
proprietä de iure, ma de facto erano di chi li lavorava e aveva il diritto di tramandarli in
ereditä perpetua23.
Oltre ai beni immobili i de Sacco usufruivano di molte e svariate entrate, privilegi e
diritti, ossia decime, taglie, regalie, peschiere e diritti di pesca, diritti venatori (per
esempio la caccia col falcone24), affitti e canoni di locazione a livello, vassallatici, dazi,
pedaggi, ecc.
Una situazione del tutto invidiabile inficiata perö dal costante vizio di famiglia di spen¬
dere di piü di quanto si incassasse. Inoltre la potenza dei de Sacco era anche rappresen¬
tata dal controllo di due dei valichi alpini piü importanti in passato, quello che poi venne
chiamato San Bernardino e per un certo periodo il Lucomagno, cioe due vie attraverso le
quali passavano molti traffici tra il meridione e il settentrione dell'Europa, in altre parole
tra l'Italia e la Germania25, quando ancora il San Gottardo era poco piü che un sentiero
solo per il transito del bestiame alpeggiante.
II declino dei de Sacco di Mesolcina, a mio parere avvenne per almeno tre cause prin¬
cipali:
1° I
tempi che stavano mutando con gli eventi e che preannunciavano un grande cambia¬
mento dal regime e dagli usi feudali medievali;
2° La congenita attitudine dei de Sacco ad un'amministrazione dei beni non proprio redditizia;
3° La grande litigiositä tra i diversi membri e rami del casato che portö a successive e
frequenti divisioni, spartizioni e quindi ad un indebolimento dell'insieme della Signo¬
ria.
Qui di seguito cercherö di spiegare con due esempi questa terza causa.
Francesco Dante Vieli, Storia della Mesolcina, Bellinzona 1930.
Cesare Santi, // livello di San Bernardino del 1467, in QGI 1/2003.
Negli Statuta vetera di Mesolcina pubblicati da Jörimann, ben due articoli riguardano questo privilegio
dei de Sacco per la caccia col falcone.
Aloys Schulte, Geschichte des mittelalterlichen Handels und Verkehrs zwischen Westdeutschland und Ita¬
lien mit Ausschluss von Venedig, Berlino 1900.
166
STUDI E RICERCHE
I patti
e
le convenzioni tra i de Sacco del 1422
Come accennato precedentemente nel 1403, con l'occupazione da parte dei de Sacco
del contado di Bellinzona, della Val di Blenio e della regione del Monte Dongo, si venne
a creare un vero e proprio stato cuscinetto nel cuore delle Alpi, ma le mire espansionistiche dei de Sacco erano controbilanciate da quelle dei Cantoni primitivi come Uri e Un¬
terwaiden che per recarsi col loro bestiame nei mercati lombardi volevano avere la via
libera e quindi male accettavano che sul loro passaggio ci fossero degli ostacoli. Ciö portö
alla cessione nel 14f 9 del contado di Bellinzona a questi due Cantoni. Nel frattempo c'era¬
no State anche delle rivalitä tra diverse fazioni dei de Sacco che culminarono con l'assassinio di Alberto de Sacco nel 1406. A lui succedette come Signore di Mesolcina il fratello
Giovanni che perö si vide confrontato con varie pretese dei parenti de Sacco. Per questo
il 13 febbraio 1422 le parti litiganti addivennero ad un patto e convenzione per la suddi¬
visione di proprietä e diritti. Riassumo questo strumento di patti e divisioni il cui origina¬
le e conservato nell'Archivio di Stato di Milano26.
Giovanni de Sacco, Signore generale delle Valli di Mesolcina e Blenio nonche del
Monte Dongo, suo fratello Donato e il loro nipote Gaspare2', procedono alla divisione di
tutti i loro beni, proprietä e diritti, alla presenza di Pietro de Sacco28, Hans di Zano, Artvico, decano, beneficiale e Prevosto in Lunganezza, Gaspare, beneficiale e Canonico del
Capitolo dei Santi Giovanni e Vittore di Mesolcina, Antonio de Sacco, Vicario della giu¬
risdizione di Mesocco29, Zano detto Lamarengo di Lamarengo in Lunganezza, Brecardo
de Monte di Lunganezza e Albertolo detto Margono di Mesocco. Unanimamente e concor¬
demente giungono a questi patti e convenzione:
1° Giovanni sia ed essere debba Signore generale delle dette Valli di Mesolcina e di
Blenio nonche del Monte Dongo, reggerle ed amministrarvi giustizia come fu per il
passato.
2° Tutto
il
3° Tutto
il
castello di Mesocco resta di proprietä esclusiva di Giovanni e di Donato.
castello di Norantola resta di proprietä di Gaspare, dove egli dovrä stare e
abitare.
4° Gaspare dovrä avere un terzo di tutte le entrate, redditi, taglie, decime, vassallatici,
regalie, peschiere, caccia, frutti e di tutti gli altri beni mobili ed immobili, dal culmi¬
ne del Payello30 in qua verso la terra e borgo di Bellinzona e ancora a monte dal
culmine del Lucomagno in qua verso Bellinzona e sopra tutto il territorio del Monte
Dongo. Se il reddito del castello di Norantola corrisponderä a un terzo delle entrate
complessive della Signoria, Gaspare dovrä stare contento e quieto. Se tale reddito
Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 23 documento n. 35.
Gaspare era figlio di Enrico, che mori nel 1406, fratello di Alberto, Giovanni e Donato
Pietro de Sacco detto Petrolo, della Torre Fiorenzana di Grono, sposato con Caterina sorella dei detti
vanni e Donato.
Antonio de Sacco, figlio naturale del Signore Alberto de Sacco del castello di Mesocco.
Payello, dovrebbe indicare la montagna sopra quello che oggi e il San Bernardino.
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167
STUDI E RICERCHE
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Stemma dei de Sacco, in basso all'albero genealogico che parte da
Alberto de Sacco, nel 1272 Signore. di Mesolcina.
Proprietä del signor Joseph Boldini, Grono.
non raggiungerä il terzo, Giovanni e Donato dovranno dare al loro nipote Gaspare un
conguaglio fino al raggiungimento del terzo.
5° Giovanni e Donato avranno diritto agli altri due terzi di tutte le entrate della
Signo¬
ria, ossia di Mesolcina, Blenio, Monte Dongo e Valdireno31.
6° L'alpe di Trescolmine in territorio di Mesocco sarä tutto di proprietä di Gaspare, il
quäle poträ pascolarvi a suo beneplacito tutto il suo bestiame.
7° In caso di guerra o battaglia Gaspare poträ venire ad abitare nel castello di
Mesocco,
con la sua famiglia, a sue spese. Analogamente Giovanni e Donato potranno andare
con la loro famiglia ad abitare nel castello di Norantola in simili evenienze, a loro
spese.
Nel terzo di Gaspare non
168
b
menzionata la Valdireno (Rheinwald), forse per dimenticanza del notaio.
STUDI E RICERCHE
8° Vicendevolmente dovranno aiutarsi a recuperare castelli e beni che fossero andati
persi per eventi bellici.
9° Margherita sorella legittima di Giovanni e Donato e Maddalena loro nipote legittima
riceveranno come dote ciascuna 2000 fiorini.
10° Le stesse avranno ognuna come rendita annua 100
fiorini per la loro alimentazione
e
nutrimento.
11° Quando Margherita e Maddalena si sposeranno, Giovanni, Donato e Gaspare potran¬
no recuperare i beni dati in dote alle due, sborsando l'equivalente in denari a porzio¬
ne della loro interessenza di un terzo.
Lo strumento venne rogato dal pubblicö notaio ser Biasinolo de Mantelli fu ser Minolo
Ysach, di Cannobio, abitante a Mesocco e ne fece una copia fedele il pubblicö notaio
Alberto del Nigro fu Gaspare di Andergia di Mesocco il 13 febbraio 1434. Sulla stessa
pergamena c'e poi un altro strumento che conferma quanto detto nel primo, dove perö ci
sono alcune precisazioni. Infatti, se le entrate del castello di Norantola saranno superiori
al terzo spettante a Gaspare, questi dovrä restituire il sovrappiü a Giovanni e Donato. Le
chiavi e la potenza del castello di Mesocco dovranno sempre restare nelle mani di Gio¬
vanni e Donato e quelle del castello di Norantola nelle mani di Gaspare e potranno aprire
e chiudere la porta dei loro castelli come a loro meglio piacerä. Viene confermato che
sull'alpe di Trescolmine Gaspare poträ pascolarvi le sue bestie a suo piacimento. Inoltre
i beni e le cose recuperate in caso di guerra o violenza dovranno essere restituiti ai legit¬
timi proprietari.
L'arbitrato tra i de Sacco del 1422
Dopo questi patti si potrebbe pensare che le cose si fossero sistemate. Invece no,
perche giä da tempo erano sorte discordie, liti e controversie tra i fratelli Giovanni e
Donato de Sacco, il loro nipote Gaspare de Sacco, per una parte e il loro parente Gia¬
como de Sacco residente nella Torre di Paia a San Vittore32. Poiche era evidente che le
liti e discordie sarebbero continuate e si sarebbero ingigantite, le due parti decidono di
compromettersi nelle mani di dodici arbitri da loro unanimamente e concordemente
scelti affinche emanassero un arbitrato che ponesse fine alla lite. E come in tutti i compromessi, a garanzia impegnano tutti i loro beni presenti e futuri. Gli arbitri eletti sono:
prete Gaspare fu ser Alberto, prete Enrico Canonico e beneficiale della chiesa di Santa
Maria di Mesocco, Antonio de Sacco figlio naturale del fu Signor Alberto de Sacco del
castello di Mesocco, attualmente Vicario della giurisdizione di Mesocco, Alberto fu
Algisio monaco [sagrestano], Zano detto Bassero fu Maffeo de Sozo, Albertolo fu Monino Mazuro, tutti abitanti a Crimei di Mesocco, Giano fu Martino Ponzellini di Soazza,
Zano fu Giacominetto, Albertello fu Alberto de Percazio di Lostallo, Martino detto Bar¬
ba figlio naturale del fu Signor Albertone de Sacco di Grono, Cristoforo fu Alberto detto
2
Giacomo de Sacco era figlio del fu Comino del castello di Norantola
il
cui padre fu Raimondo de Sacco.
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STUDI E RICERCHE
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Parte iniziale della grande pergamena con l'arbitrato tra i de Sacco del 1422. Archivio di Stato di Milano.
Rosso di Monticello, figlio naturale de Sacco, Alberto fu Antonio de Graselo e France¬
sco de Rodis, tutti tre di San Vittore. Nel compromesso e specificata la pena per la
parte eventualmente non attendente all'arbitrato, di 200 ducati d'oro.
170
STUDI E RICERCHE
L'arbitrato pronunciato
l'll giugno 1422 a Lostallo e il seguente:
£ire di
denari nuovi provenienti dalla taglia che spettava ai furono fratelli Giovanni Enrico e
Comino de Sacco, figli del fu Raimondo de Sacco del castello di Norantola, ossia 30
Lire a San Vittore e 20 Lire a Roveredo.
2° Giovanni de Sacco, anche a nome di suo fratello Donato e di suo nipote Gaspare, do¬
vrä dare a Giacomo de Sacco 600 Lire di denari nuovi, di cui 300 da versare al pros¬
simo San Martino e le altre 300 al San Martino dell'anno successivo.
3° Giacomo e i suoi eredi e successori avranno tutte le case, campi, prati, vigne, selve e
ogni altro bene o cosa spettanti ai furono Giovanni Enrico e Comino de Sacco, ossia
tutto quanto di loro pertinenza da Ramo di Vera [in territorio di Roveredo] in giü verso
Bellinzona.
4° Giovanni avrä tutto quanto si trova al di sopra di Ramo di Vera verso Mesocco, compre¬
so tutto il castello di Norantola (quest'ultimo giä assegnato in febbraio a Gaspare).
1° Giacomo de Sacco e i suoi eredi e successori dovranno ogni anno ricevere 50
I due strumenti di compromesso
arbitrato vennero stesi sulla stessa pergamena dal
pubblicö notaio ser Biasinolo de Mantelli fu ser Minolo Ysach di Cannobio, e fedelmente
estratti dalle sue imbreviature dal pubblicö notaio Alberto del Nigro fu Gaspare di An¬
dergia di Mesocco il 13 febbraio f434, copiati in seguito dal pubblicö notaio Enrico di
Beffano figlio di Angelo detto Nigro di Roveredo, ad istanza di Giacomo de Sacco e di ser
Zano di Cama. Testimoni alla stesura dello strumento furono: Rodolfo fu Ottavio Visconti
del castello di Cislago nel ducato di Milano, ora residente a Mesocco, Antonio fu Anzello
di Andergia di Mesocco, abitante a Soazza, Giovanni suo figlio, Antonio fu Pietro detto
Marzianolo di Cebbia di Mesocco, Cristoforo fu Alberto de Pasquario, Giovanni figlio di
Cristoforo Ferrari e Antonio fu Giovanni di Lorenzo, tutti tre di Lostallo.
Dopo
il
e
1422
II conte Giovanni de Sacco, Signore di Mesolcina e cofondatore della Lega Grigia, mori e
fu sepolto nella chiesa di Kästris il 30 maggio 1427.1 suoi due figli maschi legittimi Enrico
e Giovanni erano ancora minorenni per cui ne assunse la tutela il loro cugino Gaspare del
castello di Norantola. Egli assunse anche la carica di Signore di Mesolcina e in tale veste
chiese ed ottenne da Milano per la Mesolcina uguali privilegi come quelli giä concessi
alla Lega Grigia. Ma giä il 20 settembre 1431 il conte Enrico de Sacco risulta avere as¬
sunto la Signoria di Mesolcina poiche in quella data investe a livello un Zanno di Grono
di una pezza di prato a Grono33. E da quest'epoca il conte Enrico de Sacco reggerä la
Signoria per quasi mezzo secolo, cioe fino al 1479, dimostrando notevoli doti politiche e
diplomatiche, pur nelle turbolenze che ci furono sia in Valle sia in campo internazionale.
Nei torbidi della Repubblica Ambrosiana di Milano si alleö con il conte Franchino Rusca
e con i loro eserciti marciarono contro le truppe di Francesco Sforza ma quest'ultimo inflisse loro una pesante sconfitta nella battaglia di Castiglione Olona del 6 giugno 1449.
Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 23, doc. n. 38.
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STUDI E RICERCHE
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Castello di Mesocco come si presentava all'inizio del sec. XVI. Ricostruzione disegnata dall'arch. Eugen
Probst nel 1926.
Da buon diplomatico il conte Enrico si riconciliö col duca Francesco Sforza il 29 aprile
1450 a Lodi, giurandogli fedeltä e ottenendo in cambio una pensione, privilegi commer¬
ciali e franchigie doganali per la Mesolcina34. La copiosa documentazione conservata
specialmente nell'Archivio di Stato di Milano, nel fondo TAN e in altri fondi attesta molto
bene l'attivitä del conte Enrico de Sacco: strumenti di compra-vendita, permute, investi¬
ture a livello, donazioni, privilegi ottenuti dallTmperatore Federico, sentenze del tribuna¬
le di Valle, incameramento di beni di debitori morosi, e cosi via. Una palla al piede che
ebbe sempre il conte Enrico e che in tutti gli atti da lui sottoscritti doveva sempre coin¬
volgere anche il fratello Giovanni detto Zane o Zanetto, comunemente chiamato Groffan¬
zio35. Egli, vantando diritti di compartecipazione alla successione ereditaria, pretendeva
che metä della Signoria fosse a lui assegnata. Finche finalmente il 12 febbraio 1472 riu¬
sci a tacitarlo e a non piü averlo tra i piedi, tanto che poi Groffanzio si trasferi dal castello
di Mesocco a Grono, dove mori tra il 28.2.1488 e il 21.3.148936. Subito dopo il suo av-
Archivio di Stato Milano, Sforzesco, Svizzera, cartella 592, edito in Ticino ducale, vol. I, Tomo I, doc. n.
25, Bellinzona 1993.
Molto probabilmente derivato dal tedesco Graf Hans.
Cesare Santi, Rinuncia del conte Giovanni de Sacco ad altre pretese verso
Grigionitaliani 3/1996.
172
il fratello
Enrico, in Quaderni
STUDI E RICERCHE
vento come Signore di Mesolcina, il conte Enrico si trovö confrontata con la litigiositä di
suo cugino Gaspare del castello di Norantola che era stato anche suo tutore. La cosa si
risolse il 12 maggio 1435 con un arbitrato37. Intanto il popolo di Mesolcina38, che nei
secoli precedenti era sempre andato d'accordo con i Signori de Sacco, visti i tempi che
correvano procedette ad una verifica e conferma dei propri Statuti il che avvenne in Cen¬
tena a Lostallo il 3 dicembre 1452, alla presenza del conte Enrico che diede il suo con¬
senso. Due giorni dopo, il 5 dicembre 1452 sempre la Centena degli uomini di Mesolcina
stabili dei patti e convenzioni col conte Enrico de Sacco, con i quali venivano riconosciu¬
te e dovevano essere pagate al Signore di Valle le varie decime, taglie e vassallatici a lui
spettanti di diritto39.
Poi ci furono ancora delle liti tra le varie fazioni de Sacco che sfociarono con alcuni de
Sacco dei rami di Grono e Roveredo morti avvelenati e per i quali fu condannato il Canoni¬
co del Capitolo di San Vittore Simone de Aira40 (...presbyterum Simonem de Cama per
traditorem pro toxago per eum dato certis personis). Lo stesso conte Enrico fu bersaglio di
un tentativo di awelenamento e in questo caso scrisse e chiese aiuto al duca di Milano41. II
15.10.1466, in occasione dell'incoronazione del nuovo duca di Milano Galeazzo Sforza,
Enrico de Sacco rinnovo Palleanza con Milano. Ma poi le cose si misero male e culminarono
con la battaglia di Giornico del 28 dicembre 1478. Enrico, pur essendosi in un certo quai
modo mantenuto neutrale nella contesa, pago lo scotto della rivalitä tra i due contendenti e,
dopo aver parteeipato alla pace tra Milano e i Confederati nell'aprile 1479, cedette la Signo¬
ria di Mesolcina al suo figlio secondogenito Giovanni Pietro 42. II conte Enrico si trasferi poi
a Coira dove pote vivere grazie all'aiuto del vescovo e dove mori nel 1488. II figlio conte
Giovanni Pietro, che non aveva di certo le capacitä politiche e diplomatiche del padre, nel
1480 vendette la Signoria e tutti i beni a lui spettanti in Mesolcina al condottiero milanese
Gian Giacomo Trivulzio. Giovanni Pietro mori nel 1540 e fu sepolto, come il nonno conte
Giovanni, nella chiesa di Kästris. E qui finisce la storia dei Signori de Sacco in Mesolcina
e comincia quella dei conti Trivulzio che durerä fino al 1549.
37
38
Archivio di Stato Milano, Fondo TAN, cartella 23, doc. n.43.
Nel passato, fino al termine del Settecento, quando si diceva Mesolcina si intendevano ambedue le Valli
di Mesolcina e di Calanca. Quando si voleva distinguerle, la Mesolcina era allora nominata come Val
Piana.
VI
TAN, cartella 24, doc. n. 49-52.
Questo Canonico Simone de Aira di Cama, fu processato dal tribunale criminale della Val Mesolcina per
i nominati avvelenamenti e, grazie all'intervento del vescovo di Coira, non fu condannato alla pena capi¬
tale, ma solo al bando perpetuo dalla Valle e alla confisca di tutti i suoi beni. Magnanimamente il conte
Enrico de Sacco restitui poi tutti i beni confiscati al prete Simone, ai di lui figli cioe al prete Pietro, al
notaio Giacomo e a mastro Matteo, con cessione del 13 gennaio 1472 (TAN cartella 25, doc. n.33). Simone
de Aira di Cama fu anche Canonico del Capitolo della collegiata di Bellinzona e nel 1461 venne nominato
beneficiale della chiesa di S. Martino di Camorino, cfr. Luigi Brentani, Codice Diplomatico Ticinese, vol.
IV, p. 229, Lugano 1954.
Archivio di Stato Milano, Sforzesco, Svizzera, cartella 594, pubblicato in Ticino ducale vol. II, tomo II, n.
1502. Bellinzona 2001.
La successione sarebbe spettata al figlio Gaspare, ma costui ne aveva combinate troppe, tanto che il padre
conte Enrico nel suo testamento del 1471, pur concedendogli il necessario per vivere dignitosamente se¬
condo il suo rango, lo privo del diritto di successione (Cfr. QGI 3/1996).
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