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File - IL LABIRINTO DELLA DIVERSITA

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File - IL LABIRINTO DELLA DIVERSITA
Arabi e Occidente
contribuire, smascherando i meccanismi mediatici di
costruzione e diffusione degli stereotipi culturali, al
superamento degli atteggiamenti etnocentrici e dei luoghi
comuni più radicati, fornendo strumenti critici per l'analisi e
la lettura dei messaggi della comunicazione di massa; e
coinvolgendo soprattutto le giovani generazioni, più esposte
all'influenza, talora negativa, degli stessi mass media.
1 - Aprirsi all’alterità e alla diversità e relativizzare le norme e i valori della propria cultura: una
conoscenza di sé e della propria società attraverso la lettura dei testi letterari in didattica delle
lingue e delle culture.
2 - Esaminare comparativamente BRANI LETTERARI significativi(letteratura Francofona, dal
Maghreb, ecc…)
3 - Analizzare il MONDO DEI MEDIA, lessico specifico di TV e giornali, specie nell’opporre
il mondo islamico all’occidente, i clandestini ai cittadini “normali” ecc.
4 - Classificare il lessico in ciascuna lingua e smontare stereotipi e pregiudizi
L’informazione è come l’acqua
Se l'informazione è l'acqua, la
conoscenza è il
suolo sul quale innaffiare le nuove idee.
Premessa, prima di entrare nel LABIRINTO
ALUNNI
Messaggio ai nostri alunni di
Seconda e Terza media e del
Biennio Superiore.
Dovete credere in voi stessi, guardare alla propria vita come un cammino permanente di
crescita. Ogni persona dovrebbe porsi dei traguardi, piccoli o grandi che siano, e non cessare mai di migliorare.
Personalmente penso che i traguardi da porsi devono essere grandi, ma bisogna avere l'astuzia di dividerli in piccole
mete raggiungibili.
Un traguardo troppo piccolo... si può fare, ma tu hai di certo la possibilità di andare molto più in là.
Un traguardo troppo grande... si può fare, ma se non lo dividi in piccole tappe rischi di scoraggiarti e di buttare
tutto all'aria cadendo nello scoraggiamento.
Consulta i SITI suggeriti e Ti auguro una autonoma e serena crescita nel mare delle informazioni
La cultura digitale e le informazioni non si apprendono, ma si costruiscono; non
c’è bisogno di maestri, ma di ispirazioni; non serve la competenza informatica,
ma curiosità!!!
Si enfatizza come voi giovani, a causa dell’uso continuo e costante del
web, finite per considerarlo come unico modus vivendi, allentando il
contatto con la realtà.
Mi viene in mente che anche l’invenzione dell’arcaico pallottoliere ha
modificato il modo di fare i conti, ma non mi sembra che la
matematica sia stata distrutta per questo. Abbiamo solo cambiato
modo di approcciarci, di impostare i calcoli, così come il web 2.0 ha
cambiato il modo di impostare la vita sociale, il lavoro, l’informazione e
la conoscenza
La rete è sicuramente una rivoluzione culturale, ma non mentale.
Cambia il modo di pensare, lo adegua alle esigenze della vita
moderna, non altera valori e morale. La conoscenza è solo all’inizio…
Prendetela così e iniziate il percorso…………………..
Il viaggio senza mappa
Il fascino dell'esplorazione
L'astuzia dell'intelligenza.
Pensare è esplorare: il labirinto è il
simbolo senza tempo e senza luogo della
sfida dell'intelligenza.
Il viaggio senza mappa è quello di chi,
dopo aver varcato la soglia del “sapere”, si
muove per piccoli passi, senza una
superiore visione delle cose, ma attraverso
successive e ragionate decisioni.
Ma tutto questo - il fascino e l'ignoto – deve essere
dominato dall'astuzia dell'intelligenza: la Metis.
Se dopo aver imparato, sapremo ritrovare noi
stessi, quello che avremo acquisito sarà la
nostra mappa del sapere.
PREMESSA
Le persone, i gruppi, le comunità definiscono e ridefiniscono continuamente le
loro identità come risultato delle relazioni con altre persone, gruppi e comunità.
Attualmente assistiamo al tentativo - bizzarro dal punto di vista culturale
e pericoloso dal punto di vista politico - di costruire un’identità molto
ampia, quella occidentale, da opporre a un’alterità, quella musulmana.
In questi estremi processi di semplificazione, in cui gli elementi identificativi
sono dati sostanzialmente dalle religioni, si dimenticano tutte le articolazioni
interne alle due aree, gli scambi culturali e le reciproche influenze.
Si dimentica come lo stesso Occidente, o se vogliamo, anche la stessa
Europa, abbia conosciuto momenti di articolazione interna con scontri molto
forti e violenti.
Gli stessi fenomeni di razzismo verificatisi tra cittadini di Stati diversi, per
esempio ai danni di italiani in Germania, o dello stesso Stato, i cittadini
meridionali nel Nord Italia, ne sono una chiara esemplificazione.
Si dimenticano anche tutti gli elementi sociali e politici che contribuiscono a
creare identità e diversità e che mentre articolano un’area culturale al suo
interno creano ponti con altre aree.
La letteratura ha rappresentato da sempre il tema del diverso,
declinandolo in tutte le accezioni possibili e inserendolo in vari
contesti.
Patto formativo con i nostri alunni:
MOI, LE PROFESSEUR pour réaliser cet
objectif, moi, je devrais:
…partir de l’expérience que chacun a de sa culture telle qu’elle
peut s’expliciter au contact d’œuvres qui révèlent de son aire
culturelle.
Je dois vous faire découvrir les affinités et ensuite les différences
avec les manifestations de la culture de l’autre, avec lesquelles on
entre en contact de manière privilégiée grâce aux textes littéraires.
Dans une perspective interculturelle, la Francophonie littéraire
constitue la forme moderne par excellence d’un ensemble de
phénomènes liés à la rencontre avec l’Autre.
Le texte littéraire est en quelque sorte une fenêtre sur un autre
« monde possible », selon l’expression de Michel Tournier.
Le texte littéraire constitue donc un excellent support d’analyse pour
l’enseignant qui tente d’amener ses étudiants à saisir un système
culturel.
Cf. la définition que donne l’UNESCO d’un système culturel :
« système de valeurs dynamiques formé d’éléments acquis, avec des
postulats, des croyances et des règles qui permettent aux membres
d’établir des rapports entre eux et avec le monde, de communiquer et
de développer les capacités créatrices qui existent chez eux »
LES RAISONS DES NOS ETUDES
L’identité culturelle comme construction et affirmation par les textes ne
concerne pas que les enfants de migrants.
Les réactions autour de ces textes et leur confrontation avec issus de la
littérature de France et du Maghreb ou des pays francophones, amèneront
les élèves du groupe majoritaire à s’ouvrir à l’altérité et à la diversité
culturelle, et, par là, à relativiser les normes et les valeurs de leur propre
culture.
Elle constitue la voie prioritaire du succès du dialogue en s’appuyant sur le
partage des expériences et des cultures vécues par chacun, en sensibilisant
à la pluralité des points de vue et en apprenant à prendre ses distances par
rapport à ses propres références, sa propre culture.
Punto di ARRIVO!!!!
L’AUTRE ET SOI-MÊME
Notre objectif pédagogique est d’aider à construire une
connaissance de soi et de sa société à travers la lecture de textes
littéraires en didactique des langues et des cultures.
Car si une connaissance objectivée, une attitude distanciée,
peuvent favoriser la reconnaissance de l’autre, l’inverse ne va pas
de soi : la reconnaissance de l’autre sans la connaissance de soi, de
sa société, de son histoire, nous parait une entreprise à risques, celle
de renforcer les préjugés, les malentendus et les incompréhensions.
En partant à la découverte de l’Autre, on est amené à se découvrir
Soi-même en tant que cet autre nous enrichit et nous confère une
part de notre propre identité.
Girando per il mondo ecco alcuni stereotipi tipici sui popoli europei:
Italiani: mangiate pasta tutti i giorni le donne non si depilano e hanno i baffi
mafia
guidate male
francesi: nazionalisti non si lavano
spagnoli: zingari
irlandesi: stupidi ubriaconi criminali( detto da alcuni inglesi), e per finire molti di loro sono
terroristi
inglesi: tutti perfettini ma puzzano e non si lavano
tedeschi: nazisti e razzisti
polacchi: le donne tutte p-----e uomini ubriaconi sono dei criminali
olandesi: sono dei cannaioli ecco perche tanti di loro soffrono di malattie mentali , e tanti di
loro sono avari , infatti molti di loro sono ebrei
gli scandinavi: non vedono tanto la luce del sole ecco perche molti di loro sono depressi alto
tasso di suicidi pure anche loro ubriaconi
queste sono solo alcune cose che ho sentito dire potrei continuare ............
Non solo con i popoli europei, ma anche con gli abitanti della stessa Nazione, da Nord a Sud,
e così via….
IN FRANCIA
Racisme et exclusion manifestés sous diverses formes
ALCUNE ESPRESSIONI:
'bicot', 'bougnoule', 'sale Arabe'
proférés de vive voix ou s’étalant sur les murs :
“Des inscriptions menaçant les immigrés, blanches de chaux, injurieuses et meurtrières,
imposaient leur ignoble anonymat.”
“Vous les ‘crouilles’, on devrait rétablir le couvre-feu pour vous. Comme au bon vieux temps.”
“Retourne dans ton bled, sale raton!”
“La France aux Français !”
“Si par malheur tu as une carte d’identité française on te fait la peau, on ne veut pas de basanés
dans les mêmes registres que nous, Bicot tu es, Bicot tu resteras.”
“Je ne veux pas que le petit Arabe vienne jouer dans le magasin... Les Arabes ça vole...”
« - Mes parents sont algériens. Mais j’suis né en France. - C’est pareil, vous êtes tous de la
même race d’emmerdeurs.”
Archivio Immigrazione
http://www.archivioimmigrazione.org/mostre.ht
m
http://filmup.leonardo.it/sc_quandoseinatononpuoi.htm
Approfondire le iniziative per combattere il razzismo
http://www.sos-racisme.org/
Cos’è la Francofonia?
http://www.france-italia.it/LINGUAFRANCESE/Francofonia/cos'%C3%A8_la.php?c=5335&m=128&l=it
www.france.it
Histoire de l’Algérie: l’indépendance de
l’Algérie
http://www.voyagesphotosmanu.com/pages/independance_
algeriepag.html
La nostra attenzione si rivolge a un fenomeno che spicca nel romanzo
contemporaneo francese, a partire dagli anni 1980, circa.
Si tratta del cosiddetto "roman beur" o "littérature beure", cioè i romanzi
scritti dai figli di emigrati, in gran parte algerini, ma anche marocchini, nati in
Francia da genitori arabi.
Si tratta di autori che appartengono alla seconda generazione di emigrati, i cui
padri sono giunti in Francia alla ricerca di lavoro, e i cui figli, nati in Francia,
hanno studiato nelle scuole francesi.
La denominazione, strana e nuova, e che non appartiene alla lingua francese,
è tuttavia entrata ultimamente nei dizionari.
Usato come aggettivo e come sostantivo negli ambienti della "banlieue"
parigina, il termine indica in quegli anni l’arabo nato in Francia, e la sua
apparizione ufficiale nei media viene sancita a partire dalle diffusioni emesse
da una "radio beur", nel 1981.
La derivazione della parola ha una natura argotica, o del "verlan" che è un
gioco linguistico tipico del neologismo nell’argot (l’uso dell’ "envers"), secondo
cui si invertono i suoni di una parola preesistente: per cui da arabe si ha beara
e poi ber o beur.
Il Maghreb: “pays au soleil
couchant”
En arabe, le Maroc s’appelle « ‫» ﺏﺮﻐﻣﻟﺎ‬, « el maghrib » ou
« maghreb », ce qui signifie l’ « occident ».
« occident » vient du latin « occido, is, ere » qui veut dire
« tomber » et lorsqu’on parle des astres « se coucher ».
De la même façon, l’origine du terme« orient », c’est le verbe
« orior », « se lever » en parlant des astres, et aussi par la suite
« naître, commencer »…
L’occident, c’est donc le lieu où le soleil « tombe », se couche, et
l’orient, celui où il se lève, « naît ».
DA QUESTA DEFINIZIONE ETIMOLOGICA DEL TERMINE “OCCIDENTE” E
QUINDI “MAGHREB”, ASSOCI UNA VISIONE NEGATIVA O POSITIVA
DELL’OCCIDENTE STESSO, IN RAPPORTO ALL’ORIENTE?
http://www.meltingpot.org/
Clicca qui:
per una
Informazione di fatti e di leggi sul fenomeno dell’immigrazione
e della mescolanza
Melting pot letteralmente significa "crogiolo". L'espressione si usa per indicare
l'amalgama, all'interno di una società umana, di molti elementi diversi (etnici,
religiosi, ecc.).
Melting pot è inoltre un nomignolo di Londra, in ragione del fatto che proprio in
questa grande metropoli vivono milioni di persone di culture tra loro molto
diverse, proprio come in un grosso calderone. Il melting pot è un fenomeno
complesso, che sta avvenendo, in proporzioni minori, anche in Italia, paese nel
quale comincia a delinearsi una fusione tra la popolazione italiana e quella
immigrata.
La banlieue et les jeunes
http://www.db.acec.it/acec/seed/cn2_acec.c_vedi_film?c_doc=843&origine=0
Le rapport initial des enfants à cette culture d’origine est évidemment
tout autre, comme l’écrit Joubert (1988 :20) :
Le développement de cette « culture immigrée » procède du constat
d’une triple impossibilité : celle de prolonger ailleurs et sans
altération la culture du pays d’origine, celle de s’intégrer sans
douleurs dans la société d’accueil et celle de retourner, comme si
rien ne s’était passé, dans le pays des parents.
Les jeunes issus de l’immigration, porteurs de deux cultures : l’une
minoritaire et l’autre majoritaire, courent plus que d’autres un risque
de déstabilisation lorsqu’ils se heurtent aux confrontations
interculturelles. Ils cumulent des difficultés de plusieurs ordres :
familial, social, de minorité ethnique et de double « nonappartenance culturelle ».
Analizzeremo alcune
sequenze scelte, di
letteratura Francofona
LA STATUE DE SEL
Premier roman d’Albert Memmi, se situe dans la Tunisie
colonisée et se déroule avant et pendant la Seconde guerre
mondiale. Largement autobiographique, la Statue de sel
raconte la vie et rapporte les interrogations d’un héros
appartenant à la minorité juive et, dans cette minorité, à la
classe la plus pauvre. Dans un pays majoritairement arabe
et musulman et dominé par les colons français, la condition
de ce personnage en fait un observateur et un acteur
privilégie des conflits sourds ou déclares qui agitent les
communautés qui voisinent la capitale.
(…) je suis de culture française mais Tunisien (…) je suis
Tunisien mais Juif, c’est-à-dire politiquement, socialement
exclu, parlant la langue du pays avec un accent particulier,
mal accordé passionnellement à ce qui émeut les musulmans,
juif mais ayant rompu avec la religion juive et le ghetto,
ignorant de la culture juive et détestant la bourgeoisie
inauthentique, je suis pauvre enfin et j’ai ardemment désire
en finir avec la pauvreté, mais j’ai refuse de faire ce qu’il
fallait. (p, 364)
Avec l’impasse j’ai rompu, parce que ce n’était qu’un rêve
d’enfance, avec mon père et ma mère et j’ai eu honte d’eux,
avec les valeurs de la communauté parce qu’elles sont
périmées, avec l’ambition et le bourgeois parce qu’ils sont
injustes et d’idéal frelaté, avec la ville parce qu’elle vit au
moyen âge oriental et je n’aime pas, avec l’Occident parce
qu’il est menteur et égoïste (p.368)
1. L’auteur se trouve dans une impasse, dans une situation
sans issue. Lis les extraits et essaie à imaginer de quoi
s’agit-il ?
Camus disait de mettre de l’ordre dans le désordre et
entrevoir un avenir porteur de rêves déçus
2. L’auteur s’aperçoit de la fausseté du monde dans lequel il
vit. Il appartient et il n’appartient pas, il se retrouve une
identité déchirée. Toutefois il entrevoit un espoir.
3. Lis l’extrait suivant et explique
Je ne serais pas Alexandre Mordekhai Benillouche, je
sortirais de moi-même et irais vers les autres.
Je n’étais ni juif, ni oriental, ni pauvre, je n’appartenais
pas à ma famille ni à sa religion, j’étais neuf et
transparent : j’étais à faire, je serais professeur de
philosophie (p.248)
Mehdi Charef (Algeria, 21 ottobre 1952) è uno scrittore e
regista francese.
Charef ha abbandonato il proprio paese all’età di dodici
anni con la madre e i fratelli per raggiungere il padre che,
da tempo, lavorava in Francia. Cresciuto nella periferia
parigina, tra la baraccopoli di Nanterre e una Cité di
Gennevilliers, Charef è un figlio dell’immigrazione
magrebina, un Beur secondo il neologismo che definisce
gli Arabi nati o cresciuti in terra francese.
Con il suo primo romanzo, Le thé au harem d’Archi
Ahmed, edito nel 1983, Charef inaugura una corrente
letteraria che verrà chiamata Letteratura Beur.
Mehdi Charef et son ouvrage « Le harki de Mériem »
Nel quadro complesso delle guerre di decolonizzazione, il
racconto sottolineava la difficoltà, in una prospettiva di
ricostruzione storica, di separare in modo netto i giusti dai malvagi,
i comportamenti legittimi dalle azioni inaccettabili. Era difficile
negare una parte di ragione a quei francesi di umili origini nati in
Algeria che, come Camus, avevano rivendicato la loro
appartenenza ad una patria profondamente amata, non
riconoscendo come proprie le colpe dei coloni, responsabili della
feroce politica di assimilazione e di esclusione. Ugualmente
difficile accettare che un gruppo di indigeni poveri e spinti dal
bisogno come gli harkis, diventassero soggetti senza diritti,
doppiamente perdenti, sul piano militare e dell’identità. Senza
patria, rifiutati da tutti, gli harkis apparivano come figure tragiche di
vinti che avevano combattuto dalla parte sbagliata e dovevano
lasciare l’Algeria insieme a quei pieds noirs che comunque in
Francia avrebbero ritrovato una terra madre (o forse matrigna).
Pour la famille algérienne de ce film-roman, vivant en France,
la confrontation des différences, s’expérimente à travers la vie
sociale des enfants Sélim et Saliha.
Nés en France ou venus en bas âge dans le cadre du
regroupement familial, les enfants d'immigrés maghrébins vont
subir de plein fouet, tout comme leurs parents, les
contradictions de la politique qui leur est appliquée.
Les autres mettent en évidence la différence honteuse de
Saliha en la surnomment « fille de harki », qui signifie « fille de
traître ».
La difficulté pour la jeune à se situer dans son groupe de pairs
est crainte puisque ce groupe l’insulte et la rejette.
Va jouer avec tes frères français, lui balançaient les
petits immigres, dès qu’elle s’approchait d’eux à la
récré. Chez toi, tu manges du porc et tu bois du vin, et le
midi t’oses venir à notre table ! lui envoyaient les petits
arabes. (p. 45)
C’est effectivement le choix de certaines familles algériennes de
rompre avec les principaux interdits (manger du porc et boire de
l’alcool) associés à la religion musulmane. Ces choix s’inscrivent aussi
dans des stratégies de mise en conformité et d’invisibilisation pour
s’intégrer à la France.
1. Est-ce que tu penses que le choix d’abandonner ses propres traditions soit
nécessaire pour un immigré ? C’est une décision complexe, collective ou
individuelle ?
Yamina Benguigui avec « Mémoires d’immigrés ».
C’est une histoire personnelle, si l’on veut : celle d’une jeune femme, la
réalisatrice de ce documentaire, qui a vu son père et sa mère, émigrés
algériens, rêver à haute voix de rentrer un jour au bled et qui sont,
finalement, restés, ici, en France, et s’y sont plus ou moins bien
enracinés. Comme des centaines de milliers d’autres, comme les
enfants de ceux-là qui, ensemble, aujourd’hui, constituent cette
abstraction passe-partout : l’« immigration maghrébine ».
Yamina Benguigui a voulu comprendre.
Et pour cela, elle fait mieux que de parler d’eux : elle leur donne la
parole. Un visage. Une identité. Elle fouille les mémoires, et, après des
décennies de silence, des hommes et des femmes retrouvent derrière
les mots les souffrances enfouies, les humiliations accumulées, les
espoirs anéantis. Et le sentiment, largement partagé, d’être passés à
côté de leur vie...
Deux auteurs algériens, cinéastes par ailleurs : Mehdi Charef et
son ouvrage « Le harki de Mériem » et Yamina Benguigui avec
« Mémoires d’immigrés ».
Ces deux œuvres explorent des processus, produits de l’histoire de
la France avec l’Algérie, qui ont été longtemps des tabous. Dans
ces
histories,
le
statut
et
le
rôle
de
mémoire se trouvent ainsi interpellés.
Cette mémoire, revisitée, autorise à faire de nouvelles
interprétations sur les parcours des immigres qui ont quitte leur
pays d’origine. En ce sens ces récits s’inscrivent dans un processus
de réappropriation de l’histoire par les lecteurs.
Le mythe de la France ou de la patrie d’adoption (Italie, PAR
EXEMPLE)
La France te prend en charge et te félicite de la rejoindre
(..) Et d’ici quelques mois tu sauras lire et écrire, tu
passeras ton permis de conduire et t’auras une bonne
solde.
A un certain moment Myriem pense :
A partir de ce moment-là je n’ai plus regardé mon père de
la même façon. J’ai pense que la politique française s’était
servie de son courage, car il lui en avait fallu beaucoup à
ce paysan, analphabète, pour se faire pionnier, pour avoir
le projet de traverser la mer, de s’exiler, seul dans un pays
inconnu, avant de faire venir sa famille.
C’est une mémoire reconstruite qui a pour but de rendre
hommage à la dignité des immigrés, de leur vie de labeur pour
faire vivre leur famille, pour les leurs et contre la honte
stigmatisante.
Ainsi, les récits de ces écrivains immigrants sont un vecteur de la
transmission de l’histoire qui participe et contribue a l’identité.
INTERVISTA ALLA SCRITTRICE :
Di mia nonna non so niente, non l’ho vista che una sola volta. Mia madre si è
sposata in Algeria e papà l’ha portata in Francia. Aveva 16 anni e non si poteva
abituare al freddo, alla neve. Era sbarcata con un vestito leggero all’europea.
A quell’epoca gli immigrati mussulmani ci tenevano a far vedere che le loro donne
avevano abbandonato il velo.
Per loro, invece, era difficile. Avevano l’impressione di essere nude. Mia madre si
era trovata di colpo a dover decidere tutto per sé e per noi bambini.
Mio padre, infatti, non c’era mai, era sempre nascosto o intento a organizzare
scioperi nelle fabbriche. Noi bambini, a casa, vivevamo in Algeria ma appena
aperta la porta ci trovavamo in Francia.
Ci vergognavamo quando nostra madre veniva a prenderci a scuola. Aveva le mani
dipinte con l’henné, d’inverno portava una giacchetta rosa e le ciabattine e gli altri
bambini commentavano: “Ma ha le mani sporche…”
Sono nata in piena guerra d’Algeria e ho trascorso l’infanzia a Saint Quentin dove
mio padre, militante del MNA (Movimento Nazionale Algerino) era confinato.
La mia famiglia proveniva da Bougie in Kabylia e in casa i bambini parlavano
sia il francese che l’arabo. Il berbero era la lingua intima dei miei genitori. A
16 anni ho scelto la nazionalità algerina pur essendo nata in Francia.
Era mio padre a volerlo; dieci anni più tardi per ottenere la “reintegrazione”
ho dovuto affrontare il terribile “percorso di guerra” nella giungla
dell’amministrazione. Allora ero praticamente prigioniera in casa come le mie
sorelle.
Non potevamo andare in biblioteca, dovevamo rifiutare gli inviti per le feste di
compleanno. I miei genitori avevano ancora paura di tutto. Il postino in arrivo
poteva avere una lettera raccomandata di espulsione. Loro abbassavano la
testa e si vergognavano.
Contemporaneamente, in casa, si leggeva molto e non si guardava la
televisione.
Nostro padre voleva che noi studiassimo; diceva “Il sapere è un arma per le
battaglie che dovremo affrontare” ma non accettava che le ragazze scegliessero
da sole il proprio destino. Così, a 20 anni, sono andata via di casa creando un
vero e proprio scandalo.
Da allora, mio padre non ha più pronunciato il mio nome, non parla mai di me.
So che consce il mio lavoro ma non ne parla. Io invece penso a lui molto spesso
anche se non credo che lo rivedrò. Ho trovato il modo di parlargli attraverso il
cinema ma temo che tra noi resterà il solo mezzo di comunicazione.
Il mio primo film, “Mémoires d’immigrés” (1997) era proprio dedicato ai padri come
lui e alle madri che non ci hanno mai parlato chiaramente di quello che accadeva
‘laggiù’ e anche ai loro bambini, quelli nati nelle bidonville, nelle città di transito,
nelle case popolari delle periferie, contesi tra il rifiuto dell’integrazione e la certezza
che la Francia fosse la loro sola vera patria. Quando ho iniziato a fare cinema mi è
sembrato di rinascere, avevo trovato una nuova famiglia. Fare cinema era stato il mio
sogno fin dall’adolescenza. Come tutti, all’inizio, ho lavorato sul set di altri registi, poi
sono entrata nella produzione.
Nel
frattempo
la
storia
aveva
accelerato
il
suo
corso.
In Iran c’era stata la rivoluzione islamica e in Algeria accadevano cose terribilmente
inquietanti. In Francia prendeva forza il Fronte Nazionale, si discuteva sulle ragazze
velate nei licei e si assisteva alla nascita di un pericoloso integralismo laico.
Era arrivato il momento di impugnare la macchina da presa.
Da allora, ho sempre affrontato direttamente i temi legati alla diversità delle culture e
poi
anche
quelli
della
memoria
collettiva
e
privata.
La generazione dei miei genitori sta scomparendo, in questi anni, senza avere avuto
modo di esprimersi e quindi è la mia che deve realizzare i film sull’immigrazione.
Tous les romans de Azouz Begag traitent, d’une manière ou d’une autre, de la
quête identitaire di héros. Son premier roman autobiographique, Le Gone du
Chaâba (1986), raconte ainsi l’histoire d’un jeune adolescent, Azouz, vivant
dans une bidonville lyonnais, qui cherche à savoir s’il est d’abord français et
ensuite algérien ou, au contraire, d’abord algérien et ensuite français. Ces
questionnements en amènent d’autres qui concernent tantôt la religion, tantôt
les rapports aux parents, aux amis, etc..Une fois encore, les jugements que
posent les autres sur Azouz lui permettent, après diverses souffrances, de se
rendre compte que l’important n’est pas de se dire arabe ou européen, mais
d’accepter d’être soi-même, c’est-à-dire un peu des deux.
La recherche identitaire dans Benis ou le Paradis privé
(1989) va également s’opérer grâce aux regards des autres
qui renvoient à l’adolescent une image tantôt positive, tantôt
négative. A travers l’enfant, ce livre veut également
combattre l’injustice, la bêtise et le racisme, de quelque coté
qu’ils proviennent.
Ce qui caractérise fortement ces deux romans, c’est
l’autodérision, cette forme d’humour qui consiste à se
moquer de soi, « à faire rire autrui à ses propres dépens,
tout en soulignant l’universalité du destin dont on est
victime. Le rire ainsi provoqué est généralement bienveillant,
fraternel ».
Voici par exemple, quels sont les sentiments de Béni à l’ approche de la Noël :
Noël et son père barbu ne sont jamais rentrés chez nous, et pourtant
Dieu sait si nous sommes hospitaliers ! Jamais de sapin-roi-desforets devant la cheminée, de lumières multicolores et d’étoiles
scintillantes qui éclaboussent les yeux des enfants, encore moins de
crèche avec des petits Jésus et des moutons en chocolat. Rien du
tout. Et tout ça parce que notre chef à nous c’est Mohamed. Dans
son bouquin, il n’avait pas prévu le coup du sapin et des cadeaux du
25 décembre. Un oubli comme celui-là ne se pardonne pas
facilement. On aurait presque envie de changer de chef, du coup,
pour faute professionnelle ! Alors, pour faire comme tout le monde,
mon père ne voulait pas entendre parler du Noel des chrétiens. Il
disait que nous avions nos fêtes à nous : il fallait toujours en être
fier. Mais les fêtes des arabes n’étaient pas spécialement célébrées
pour les enfants, à part celle où les petits se font découper un
morceau de leur quéquette. Mais c’est pas fait pour rire.
LE GOFF J, La civilisation de l'Occident médiéval, Paris, 1984.
"Le musulman, c'est l'infidèle, l'ennemi élu avec qui il ne peut-être question
de pactiser. Entre chrétiens et musulmans, l'antithèse est totale.... Et
pourtant , à travers ce rideau abaissé entre chrétiens et musulmans ..., à
travers ce front guerrier, des courants pacifiques, des échanges continuent
et même s'amplifient. (...) Echanges commerciaux d'abord. A ce jeu les
Vénitiens passent maîtres. Echanges intellectuels ensuite. Au fort des
croisades, la science arabe déferle sur la Chrétienté et...nourrit ce que l'on
appelle la Renaissance du XIIème siècle. Les Arabes apportent aux
chrétiens la science grecque, conservée dans les bibliothèques orientales,
et remise en circulation par les savants musulmans qui l'apportent jusqu'au
bout de l'Islam occidental en Espagne, où les clercs chrétiens viennent
avidement l'aspirer* au fur et à mesure de la Reconquista. Tolède devient le
pôle d'attraction de ces assoiffés qui sont, dans un premier temps, surtout
des traducteurs."
Plus encore en Terre Sainte des relations de coexistence pacifique
s'établissent rapidement.
"L'appartenenza non è uno sforzo di un civile stare insieme non è il conforto di un
normale voler bene, l'appartenenza è avere gli altri dentro di se" canta
l'indimenticabile Giorgio Gaber in uno dei suoi testi che tanto hanno da
insegnare.
http://www.giorgiogaber.org/testi/veditesto.php?codTesto=10
Lo "sforzo di un civile stare insieme" è molto importante per una convivenza
pacifica e serena, ma non è sufficiente: è necessario che ciascuno avverta
l'esigenza di sentire gli altri come parte di sé, di identificarsi in un contesto sociale
ampio, dove il contributo di tutti sia il mezzo al fine di creare una società di tutti e
per tutti. Così il contributo di ogni individuo arricchisce la società e contribuisce al
suo miglioramento. Quindi la diversità e la pluralità non sono impedimenti, bensì
necessità senza le quali non è concepibile un'idea di coesistenza pacifica e di
sviluppo, fondamentali per liberare energie creative e benessere. Questo deve
tenere in considerazione l'Europa: non si può sentire un'appartenenza europea
senza sincretizzare i vari elementi culturali presenti, per costituire una reale
società europea aperta e disposta a captare qualsiasi elemento che possa
contribuire al suo sviluppo.
I personaggi che hanno creato l’Europa
http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=737&author=40
Essere cittadini d'Europa significa prima essere cittadini del
mondo, pur mantenendo la propria identità culturale, etnica e
religiosa.
Ci sembra utile in questo ambito far conoscere alcuni aspetti
della realtà artistica della Sicilia sotto la dominazione
Normanna, come esempio di buongoverno basato sulla
tolleranza e la coesistenza pacifica di diversi gruppi etnicireligiosi in cui le varie lingue si intrecciavano e si intendevano,
nelle splendide cattedrali fiorivano straordinarie decorazioni frutto
di sintesi tra oriente ed occidente, allora sconosciute in tutto il
resto d'Europa.
Arabi invisibili: la cultura araba vista senza
preconcetti
http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8807171317
“ C’è un universo di meraviglie che gli stereotipi impediscono
di apprezzare”
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200804articoli/31530girata.asp
Il mondo arabo visto dall’Occidente
http://scuole.provincia.terni.it/ls_galilei/arabi%20fatto/mondo%20arabo%20visto%20da%20noi.
htm#Carlo%20Magno
Cinema: quando l’arabo è cattivo (stereotipi
ricorrenti)
http://www.mondoarabo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=174&Itemid=32
I luoghi comuni
http://www.scudit.net/mdgiotto.htm
“Gli arabi senza gli ebrei, alle radici di una tragedia”
“Storia dolorosa degli “ebrei arabi” e della loro
cacciata”
http://www.nostreradici.it/arabi-senza-ebrei.htm
www.nostreradici.it/ebrei_spagna.jpg
“La passione di Giosuè l’ebreo” Film
di Pasquale Scimeca
http://www.cinefile.biz/giosue.htm
La civiltà Occidentale non sarebbe
esistita senza l’Islam
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=20009
ESEMPIO DI EUROPA PLURILINGUISTICA
Una proposta di pace, DI COESISTENZA PACIFICA, DI
MESCOLANZA REALE, che viene dal passato
FEDERICO II STUPOR MUNDI
FILM
http://www.stupormundi.it/filmstupor.htm
http://www.stupormundi.it/lacorte.htm
LA SUA FANCIULLEZZA
UN’ADOLESCENZA DIFFICILE
http://www.stupormundi.it/adolescenza.html
http://www.stupormundi.it/FANCIULLO.html
La Chiesa inferiore, cappella
personale del conte Ruggero I, è
eccellente esempio di architettura
arabo-normanna. PALERMO
La Cappella Palatina, con lo
scintillio dei suoi mosaici aurei,è
universalmente riconosciuta come
una dei gioielli più preziosi del
patrimonio
storico
artistico
dell’umanità.
Conserva, quasi integri, l’originaria
decorazione
musiva,
con
il
magnifico
Cristo
Pantocrator
dell’abside;
il
meraviglioso
pavimento a tarsie marmoree e lo
stupendo
soffitto
ligneo
a
muqarnas, raffigurano il più
importante ciclo di pitture del
mondo islamico giunto fino a noi.
http://maik07.wordpress.com/2008/08/23/siciliala-bellezza-ti-salveralo-spendore-del-duomo-di-monreale
/
Cattedrale di Monreale, esempio di arte
contaminata e in convivenza fra i popoli
Iscrizione in latino, greco e
arabo relativa all'orologio del
Palazzo Reale di Palermo del
1130.
Iscrizione FUNEBRE
QUADRILINGUE:in latino,
greco, arabo e giudeo arabo
in memoria di Anna, madre di
Grisando, chierico di
Guglielmo I e committente
della lapide. Palazzo della Zisa
Il termine “stele di Rosetta”, può essere usato anche
come metafora per indicare qualsiasi cosa rappresenti
la chiave per un processo di decriptazione, traduzione o
per la soluzione di un problema particolarmente
difficile.
http://www.egittopercaso.net/lasteledirosetta.html
ALTERITA’ e EDUCAZIONE ALLA PACE
Elenco di poesie e brani significativi all’argomento in
questione, tratti anche da prove ministeriali di
maturità.
E “GERUSALEMME”, vista con lo stesso sguardo,
dalle Tre grandi Religioni monoteiste.
Alla fine siamo così diversi?
Giunge qui ramingo. Bisogna prendersi cura di lui, ora: ché
vengono tutti da Zeus, forestieri e mendichi, e un dono
anche piccolo è caro. Su, ancelle, date all’ospite da
mangiare e da bere, e lavatelo prima nel fiume, dove c’è un
riparo dal vento.
OMERO, Odissea, VI, vv. 135-148 e vv. 186-20
Il Vangelo afferma: Beati gli operatori di pace, perché
saranno chiamati figli di Dio [Mt 5,9].
In quel giorno:
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l’orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.
[Is 11,6-9]
“Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in
pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo
in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti
comandò di fare questo. Quando fai la mietitura nel tuo campo e
dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo;
sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché l’Eterno,
il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani. Quando
bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai a ripassare sui rami; le olive
rimaste saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova.
Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai una seconda
volta; i grappoli rimasti saranno per lo straniero, per l’orfano e per la
vedova. E ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d’Egitto;
perciò ti comando di fare questo”
DEUTERONOMIO, 24, 17-22
Lo straniero
“A chi vuoi più bene, enigmatico uomo, di? A
tuo padre, a tua madre, a tua sorella o a tuo
fratello?”
“Non ho né padre, né madre, né sorella, né
fratello.”
“Ai tuoi amici?”
“Adoperate una parola di cui fino a oggi ho
ignorato il senso.”
“Alla tua patria?”
“Non so sotto quale latitudine si trovi.”
“Alla bellezza?”
“L’amerei volentieri, ma dea e immortale.”
“All’oro?”
“Lo odio come voi odiate Dio.”
“Ma allora che cosa ami, straordinario uomo?”
“Amo le nuvole…le nuvole che vanno…laggiù,
laggiù…le meravigliose nuvole!”
C. BAUDELAIRE, Poemetti in prosa, 1869
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognun sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato…
D. WALCOTT, Amore dopo amore, in “Mappa del
nuovo Mondo”, trad. it., Adelphi, Milano, 1992
Da: l’integrazione degli alunni stranieri in Sicilia
Non vivere su questa terra
Ti diano gioia tutti i beni della terra:
come un estraneo
L’ombra e la luce ti diano gioia
o come un turista della natura
Le quattro stagioni ti diano gioia
Vivi in questo mondo
ma soprattutto a piene mani
Come nella casa di tuo padre:
Ti dia gioia l’uomo!
Credi al grano, alla terra, al mare
Ma prima di tutto credi all’uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri
Ma prima di tutto ama l’uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca
Dell’astro che si spegne
Dell’animale ferito che rantola
Ma prima di tutto
Senti la tristezza e il dolore dell’uomo.
Nazim Hikmet – Ultima lettera al figlio
Gerusalemme, Gerusalemme! (nelle tre Religioni)
Se io ti dimentico, Gerusalemme,
che la mia mano destra si secchi!
Che la lingua mi si attacchi al palato
Se io mi dimentico di te,
se non metto Gerusalemme
al sommo della mia gioia!
Canto dei fanciulli esiliati da Israele. Salmi 137
Oh Gerusalemme, tu che uccidi i profeti
E lapidi coloro che ti sono mandati,
quante volte ho voluto adunare i tuoi figli
come una chioccia raccoglie
i suoi pulcini sotto alle sue ali…
Gesù contemplando Gerusalemme dal Monte degli Olivi. Matteo 23 – 27
Oh Gerusalemme, terra eletta da Allah
E patria dei Suoi servi, è dalle tue mura
Che il mondo è diventato il mondo.
Oh Gerusalemme, la rugiada che cade su di te
Guarisce ogni male perché essa discende
Dai giardini del Paradiso.
L’Hadith, parole del profeta Maometto
CITTADINO DEL MONDO
Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche,
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere … straniero.
Graffito Munich
Migranti, il Consiglio
d'Europa: «L'Italia
fomenta la xenofobia»
“Siamo preoccupati.
Sembra che ci sia un progetto teso a creare i presupposti di atti
criminosi che poi accadono: contro i Rom, contro i Rumeni, contro gli
immigrati, contro i docenti meridionali che lavorano al nord. Contro
tutte le diversità, in un trionfo medievale degli steccati, di muri divisori,
di chiusure morali e mentali. Non abbiamo le prove dell’esistenza di
questo progetto.
Ma abbiamo molti indizi che, d’altra parte, sono sotto gli occhi di tutti
coloro che hanno voglia di vedere.
Non è la prima volta che degli stupidi pericolosi rischiano di fare
seriamente del male a chi abita nella parrocchia di Bosco Minniti. Forse
sono gli stessi aspiranti criminali che qualche anno fa iniziarono con il
recapitarmi il bossolo di un proiettile. Non fanno spaventare nessuno.
Ma non è esaltante assistere al tramonto della nostra civiltà.”
Padre Carlo Chiesa di Boscominniti -Siracusa .Tratto da un episodio
di teppismo di marca chiaramente razzista; lunedì 28 luglio nel cortile parrocchiale sito
alle spalle della chiesa di Bosco Minniti.-
IMMIGRATI: CONSIGLIO
D'EUROPA, PREOCCUPATI …………
Roma,
29
lug.
(Apcom)
-
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg
riferisce nel suo rapporto sulla visita di giugno in Italia di aver incontrato
rappresentanti delle ong che hanno "denunciato la quasi totale assenza di critiche
nei confronti di dichiarazioni xenofobe da parte della classe politica". "La
comunità dei rom e dei sinti - spiega Hammarberg - temeva che questa carenza di
risposte, combinata con il 'pacchetto sicurezza', abbia incoraggiato ulteriormente
la violenza e l'incitazione all'odio contro di loro".
Le comunità dei nomadi, prosegue il commissario, hanno "espresso un bisogno di
protezione a dir poco drammatico". Hammarberg ammette la necessità di agire
con fermezza contro i singoli criminali con una "rafforzata cooperazione
giudiziaria a livello internazionale", ma non accetta il ricorso a una serie di
misure che comportano "il chiaro rischio di collegare l'insicurezza a un gruppo
specifico di popolazione, e di generare confusione fra criminali e stranieri".
"Questo rischio - secondo il commissario per i diritti umani del Consiglio
d'Europa - dovrebbe essere evitato con attenzione, se non si vogliono alimentare
ulteriormente le tendenze xenofobe".
Razzismo:
L'Italia, secondo il commissario, ha un
atteggiamento troppo morbido nei confronti del razzismo. "Devono
essere reintrodotte pene più severe per reati legati al razzismo e
rafforzate le norme contro le discriminazioni". E ha ammonito la
classe politica: "L'approvazione, diretta o indiretta, di questi atti da
parte di certe forze politiche, singoli politici e da parte di alcuni
organi di informazione è particolarmente preoccupante”.
http://notizie.alice.it/cronaca/velo_islamico_uguale_suore
.html
Velo nelle culture, da Occidente ad
Oriente, un esempio che ci accomuna
L' Aga Khan: «Mi stupisce l' ignoranza sull' Islam»
http://ismaili.net/timeline/2001/20011022.html
Pensare in Europa
http://www.caffeeuropa.it/pensareeuropa/300jahanbegloo.html
Intervista a Omar Bin Laden inTV7
(Non ritrovabile più su youtube)
L’uso di telecamere sui personaggi, scrutano, con
sguardo sospetto, tutta la loro “esteriorità” culturale.
L’effetto è di morbosità e disprezzo, più che di curiosità
verso la diversità.
"God bless America"
«Poiché molti Americani credono che la loro nazione sia
benedetta da Dio in modo speciale. o di avere una
responsabilità speciale verso Dio, l'espressione [God
Bless America] fu impiegata anche per sottolineare il
senso di essere favoriti da Dio, come Abele era preferito
a Caino nella storia biblica. Dopo l'11 settembre, il
senso di essere favoriti da Dio, e il desiderio che questa
benedizione nazionale continuasse, si è mescolato con il
patriottismo statunitense da una parte e la
demonizzazione del nemico dall'altra, e li ha a sua volta
rafforzati» (Da: P. Herbst, Talking terrorism: A
dictionary of the loaded language of political violence ,
Westport, Greenwood Press, 2003, 78).
CONCLUSIONI:
http://www.storicamente.org/1Vaccari.htm
VERSIONE STAMPABILE
http://www.storicamente.org/1Vaccari_print.htm
PUNTO DI ARRIVO - competenze in uscita
1- Conosco la complessità del mondo arabo da esponenti del mondo arabo stesso
e dall’esame di documenti diversificati
2- Rilevo autonomamente gli stereotipi e i pregiudizi legati al mondo arabo e
nella stampa in generale
3- Conosco, approfondisco e studio la necessità di una BIODIVERSITA’ in
natura e “Culturale”; ho idee personali e creative in merito
4- Comprendo che, così come l’uniformità genetica distrugge le numerose
varietà presenti in natura, l’omologazione culturale, la globalizzazione conduce
alla “non diversità” e alla perdita d’ Identità
Prodotto finale, realizzato con le modalità di
lavoro di gruppo, collaborativo e reticolare.
Associare nel prodotto finale, una tela di rimandi
alle informazioni fornite e approfondite, costruiti
in gruppo.
Tessere il “mosaico” finale nel modo seguente:
REIMPIEGO E UTILIZZO DI QUANTOAPPRESO SU IDENTITA’ e ALTERITA’
Uso intertestuale della celebre opera Shakespeariana “GIULIETTA E ROMEO”
“Sulle tracce del tema”: alla luce delle conoscenze acquisite, parti da una storia molto
conosciuta e adattala al tema della diversità, includendo stereotipi, luoghi comuni,
pregiudizi che due famiglie, di religioni e culture diverse, possono opporre l’una all’altra
Cambiando la provenienza dei personaggi, quindi i topos, adatta il tema al contesto di
provenienza e a un’altra significativa interpretazione.
Il tema dell’AMORE è universale e unisce tutti. Sottostante quindi a quanto abbiamo
studiato vi sarebbe la storia d’amore più famosa al mondo, di tipo occidentale,
“GIULIETTA E ROMEO.
La consegna è la seguente: Giulietta sarebbe proveniente da una famiglia Araba e
Romeo invece da una Europea. Due culture a confronto, percezioni diverse, modi
diversi di “fare le feste”, ecc
L’obiettivo è trovare comunque un’unica “matrice”: che è quella appunto
Mediterranea, e capire che poi fondamentalmente non siamo poi tanto “diversi”.
Pensiamo alla cultura araba, origine di quella occidentale.
COSEGNA FINALE
Realizza in chiave ironica, una sceneggiatura dell’opera per uso teatrale, cambiando
la provenienza dei personaggi, la loro cultura e la religione, inserendo punti di rottura
e punti di incontro, valorizzando un atteggiamento interculturale, costituito da una
sana e democratica convivenza tra i popoli.
Consulta i seguenti siti:
Se Giulietta e Romeo fossero invecchiati insieme
http://www.university.it/notizie/vedi_notizia.php?COD
_NOTIZIA=31580
Love’s kamikaze
http://redazione.romaone.it/4Daction/Web_RubricaNuo
va?ID=65662&doc=si
Consulta una versione di opera letteraria, esempio di
intertestualità
“Alì e Nina” (..è solo coincidenza! Non ridete!!!!)
Ai confini tra Oriente e Occidente, nella città multietnica di
Baku, il giovane musulmano Alì e la bellissima Nina, georgiana
di fede cristiana, si amano fin da bambini. Alì ha nel sangue la
passione dei suoi avi per il deserto e le leggende guerresche: non è
un fanatico, ma rispetta la tradizione e ammira il coraggio che la
fede può ispirare. Nina ha origini nobili, un carattere orgoglioso e
non vuole rinunciare alla libertà e all’indipendenza alle quali è stata
educata. La resistenza delle due famiglie e la distanza tra le loro
culture non possono nulla contro il forte sentimento che lega i due
giovani.
Ma la furia cieca della Grande guerra e della Rivoluzione russa avrà
l’ultima parola sul loro destino. Pubblicato a Vienna nel 1937, “Alì e
Nina” venne subito salutato come una delle grandi storie
d’amore del secolo. Dopo un lungo oblio, il romanzo fu riscoperto
per caso in un negozio di libri usati. Ripubblicato nel 2000, è stato
paragonato dalla stampa al “Dottor Zivago” di Boris Pasternak.
Sotto lo pseudonimo di Kurban Said si cela in realtà Lev
Nussimbaum, un ebreo nato a Baku nel 1905 e
convertitosi all’islam. Durante la Rivoluzione bolscevica si
trasferì a Berlino intraprendendo la carriera di giornalista e
scrittore. Per sfuggire al nazismo andò a Vienna, dove
conobbe la baronessa Elfriede Ehrenfels. Alì e Nina è il
risultato del loro sodalizio. Quando anche l’Austria fu
occupata, Nussimbaum riparò in Italia. Morì a Postano nel
1942.
E… per finire, ecco il blog della
manifestazione intitolata “Il Gusto delle
Culture”
Il cibo è veicolo di conoscenza dell’ALTRO
(Consulta sito)
http://webpensiero.myblog.it/archive/2008/07/24/
webpensiero.html
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