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I.C. A. MANZONI Classi I° G e I° H Docenti Giusy Arcidiacono Maria

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I.C. A. MANZONI Classi I° G e I° H Docenti Giusy Arcidiacono Maria
Le fontane di Catania
I.C. A. MANZONI
Classi I° G e I° H
Docenti
Giusy Arcidiacono
Maria Conti Mago
Daniela Farruggia
Silvana Riscica
Le fontane di Catania
…e dalla pietra sgorgò l’acqua
Quest’acqua è ben altra cosa
che un alimento.
E’ nata dalla creatività dell’uomo,
dal canto dello scalpello sulla pietra,
dallo sforzo delle braccia umane.
Fa bene al cuore e anche agli occhi.
[liberamente tratto da “Il piccolo principe”].
FONTANA DEI SETTE CANALI
(1612)
E’ la più antica fontana
di Catania e si trova
alla Pescheria, in p.zza
Alonzo Di Benedetto,
alla base del
settecentesco Palazzo
dei Chierici.
LA FONTANELLA DI SANT’ AGATA
O FONTE LANARIA
(1621)
Nell’ultimo tratto della
via Dusmet, a ridosso
delle cinquecentesche
mura di Carlo V, c’è una
piccola fontana dedicata a
sant’Agata fatta erigere
dal governatore Francesco
Lanario, a ricordo del
punto da dove il corpo
della santa venne
imbarcato alla volta di
Costantinopoli dal generale
bizantino Giorgio Maniace
nel 1040.
LA FONTANA DELL’ELEFANTE
“U LIOTRU”
( 1735)
E’ la fontana simbolo di Catania, in quanto viene raffigurata nel vessillo
della città sormontata dalla A di Agata e dà il nome al Palazzo di città
(Palazzo degli elefanti).
Il monumento è stato composto e sistemato al centro della piazza da
G.B. Vaccarini quando la città fu ricostruita dopo il terremoto del
1693.
I vari pezzi del monumento hanno età e provenienza diverse: l’ elefante
è antichissimo e forse è stato fatto a ricordo della vittoria sui
Cartaginesi; sul dorso dell’elefante c’è una stele di granito di Siene alta
3,61 m, di forma ottagonale con incisi geroglifici che parlano del culto
della dea egizia Iside.
Sopra l’obelisco il simbolo cristiano della croce e la tavoletta con
l’iscrizione agatina (di epoca medievale).
Solo il basamento è settecentesco, ornato da putti e da due bassorilievi
che rappresentano i due fiumi di Catania ( Simeto e Amenano).
La “fontana dell’Elefante”
Diotru o Liotru
animali di sedda o di circu,
maistusu, ‘mpunenti,
‘ntra sacru e làicu
sì testimoniu di la notti di li
tempi.
E si ‘n pueta dialittali
di tia scriviu
“ca ‘mprima ci pari
‘na varca su l’ali”
ppi ‘ncatanisi, marca liafanti,
si sempri mutivo
d’onuri, difisa e vanti.
FONTANA DI CERERE
Eretta originariamente in
piazza Università nel 1757
da Giuseppe Orlando,
passò poi a piazza Cavour
(pzza Borgo). Cerere, dea
delle messi, era
particolarmente venerata a
Catania, come ricorda
Cicerone nelle Orazioni
contro Verre.
FONTANA DELL’AMENANO
(1867)
Realizzata dallo scultore
napoletano T. Angelini,
costata £ 26.000. Celebra
l’imbrigliamento delle acqua
del fiume Amenano. E’
conosciuta come “l’acqua a
lenzuolo”, dalla caduta
dell’acqua dai bordi della
vasca su cui sorge la statua
del Dio, che pare sfidare gli
uomini a trovare le
misteriose sorgenti del
fiume. In basso, ai lati, due
tritoni anch’essi in marmo di
Carrara.
La fontana dell’Amenano
Scroscio d’acqua, odore di pesce
vocio quotidiano, rumore di vita.
Dopo lungo e sinuoso percorso
il dio Amenano compare dal suolo
e,dritto sul suo letto conchiglia,
sorride,
ma il suo mistero non svela
a chi, ammirato, intorno gli gira.
FONTANA DEI DELFINI
Si trova in piazza V. Bellini,
davanti al Teatro Massimo.
Anticamente si trovava nel
cortile della Badia di
Sant’Agata, postavi dal
Vaccarini.
Smontata nell’800 fu nascosta
nel labirinto del Giardino
Bellini e solo nel 1952 fu
collocata dove oggi
l’ammiriamo. Dei quattro
delfini, soltanto due sono
originali, gli altri due sono
copie rifatte dallo scultore
Giordano.
FONTANA DI PROSERPINA
(1899-1900)
In piazza Giovanni XXIII,
davanti alla stazione F S.
Realizzata in situ senza
bozzetti da Giulio
Moschetti tra la fine
del 1899 e l’inizio del
1900, in soli tre mesi.
Si ispira al mito del ratto
di Proserpina.
Il ratto di Proserpina
Tremò la terra e si aprì:
un vento impetuoso scosse gli alberi,
zoccoli di cavalli infernali percorsero la roccia
e l’acqua zampillò alta.
Terribile e malvagio il dio ghermì Proserpina.
Pazza di terrore lei invocò la madre,
invano: un brivido le velò la voce
intrappolata tra le braccia di pietra dell’uomo.
Il cielo s’oscurò e un vento freddo
inaridì la terra.
LA FONTANA DEI MALAVOGLIA
(1975)
Inaugurata nel 1975.
Opera dello scultore
Carmelo Mendola.
Sorge in piazza Verga e
raffigura il naufragio
della Provvidenza
descritto ne:
“I Malavoglia”
[da “I Malavoglia”]
“…Nessuno osava dire più una parola, in mezzo al
mare che muggiva… E arrivò un’ondata… la
quale fece scricchiolare la Provvidenza come un
sacco di noci, e la buttò per aria… S’udì uno
schianto:… l’antenna insieme alla vela cadde
sulla barca, rotta come un filo di paglia.Allora si
udì una voce che gridava: ahi! Come di uno che
stesse per morire.”
Fontana di Villa Cerami
(1723)
Si trova alla fine di via Crociferi
alla sinistra del bel portale
barocco di villa Cerami (oggi
sede della facoltà di
giurisprudenza).E’ costituita da
una conchiglia su piedistallo ed è
attaccata al muro. La sua
particolarità sta però nella
strana iscrizione latina “Publiconon a publico-hic publicus”
per il pubblico, non dal pubblico
(denaro) questo (fonte) pubblico,
in cui il Principe di Cerami
annunciava di aver fatto
costruire la fontanella per il
popolo, ma senza finanziamento
pubblico.
Le fontane scomparse
FONTE DI GAMMAZITA
Alle spalle delle terme
dell’Indirizzo nei pressi di via S.
Calogero, è stata localizzata una
fonte alla quale è legata la
leggenda di Gammazita, la
giovane catanese già promessa
sposa, che per non cedere alla
violenza di un soldato francese,
preferì gettarsi nell’acqua. La
fonte, un tempo raggiungibile
attraverso una scala è stata in
parte ricoperta dall’eruzione del
1669. Oggi la fonte viene
ricordata da uno dei quattro
candelabri di P.zza Università,
realizzati dallo scultore M..M..
Lazzaro (prima metà del ‘900).
Le fontane scomparse
FONTANA DELLA PORTA DI ACI
(1883)
Fu sistemata in p.zza Stesicoro
(allora Porta di Aci), nel posto in
cui vi è il monumento a Bellini. La
vasca in marmo, aveva un diametro
di circa otto metri, e al centro
una cupoletta, anch’essa di marmo,
cosparsa di fori da cui zampillava
l’acqua, da un buco principale
usciva un “getto spettacoloso di
altezza”.Il popolo la chiamava
“fontana della iettatura”, per tanti
guai che attorno ad essa erano
accaduti. Restano poche tracce: un
disegno dell’epoca e due versi del
poeta Cola Ardizzone:
“…e lu populu cuntrasta s’è funtana
o sculapasta”.
BIBLIOGRAFIA
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V. Lorefice – Miniguida ai
monumenti di Catania
Archeoclub Catania
S. Correnti – La città sempre
rifiorente
ed. Greco
M. T. Di Blasi – Il Cicerone
ed. Greco
F. De Roberto – Catania
ed. Greco
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