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lezione 3 – cenni sulle politiche di sviluppo

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lezione 3 – cenni sulle politiche di sviluppo
SISTEMI ZOOTECNICI PER LA
GESTIONE DELLE AREE
MARGINALI
Massimo Lazzari
Dipartimento di Scienze e tecnologie Veterinarie per la
Sicurezza Alimentare
Università degli Studi di Milano
Modelli di consumo alimentare e
di turismo tra globale e locale
Massimo Lazzari
Dipartimento di Scienze e tecnologie Veterinarie per la
Sicurezza Alimentare
Università degli Studi di Milano
GLOBALIZZAZIONE DEL SETTORE
AGRO-ALIMENTARE
• Commercio globale
• Concentrazione nel settore degli
input
• Concentrazione della produzione
• Concentrazione nel settore al
dettaglio
• Marginalizzazione dei piccoli
agricoltori
• Convergenza negli stili alimentari
COMMERCIO GLOBALE
1. For most products (cereals, meat and dairy) only 10 to 20%
of the total production is internationally traded. In other
words: the bulk of production is traded on the domestic
market (where the European Union is considered as one
unified market and had the 10% of total production sold on
global market in 2005).
2. For some products the international market is of vital
importance as well as for some countries, being their main
source of obtaining foreign currency.
3. When talking about WTO and liberalisation, these
differences between various products have to be taken
intoconsideration.
4. Nonetheless, world trade in agricultural commodities
is not the rule, but it determines the product prices
CONCENTRAZIONE NEL SETTORE
SEMENTIERO
55 % of the total market
CONCENTRAZIONE NEL SETTORE DELLA
CARNE
About 35 million cattle are slaughtered in
the U.S. annually by 60 major beef-packing
operations processing around 26 billion
pounds of beef. Four firms control over 80
percent of all the beef slaughtered.
CONCENTRAZIONE NEL SETTORE DELLA
CARNE
Con un fatturato netto 2012
di 29 miliardi di euro, JBS SA
occupa nel mondo 140.000
dipendenti impiegati su 307
unità produttive dislocate
in 5 continenti.
Nel 2011 Jbs ha restituito al
gruppo Cremonini il 50% del
capitale sociale di Inalca e
Cremonini (218.855.219,50
Euro) investito nel 2009. JBS ha
acquisito il rimanente 30% del
produttore di bresaola
Rigamonti. JBS gia' aveva il 70%
(valutato circa 130 milioni di
euro) della societa' valtellinese
in seguito all'acquisto della
francese Bertin, avvenuto nel
2009
CONCENTRAZIONE NEL SETTORE
ALIMENTARE
Sono dieci i signori che controllano da soli più del 70 per cento dei piatti del pianeta. Queste multinazionali gestiscono 500 marchi che
entrano nelle nostre case quotidianamente. Così pasta, biscotti e caffè diventano globali, anche in Italia. E le grandi questioni, come
l’uso di oli e grassi nei prodotti, vengono decise a tavolino
di PAOLO GRISERI
Lo leggo dopo
STANNO seduti intorno alla tavola del mondo e controllano da soli più del 70 per cento dei piatti del pianeta. Sono i 10 signori dell’industria alimentare: 450 miliardi
di dollari di fatturato annuo e 7.000 miliardi di capitalizzazione, l’equivalente della somma del pil dei paesi più poveri della Terra. Non sempre sono nomi noti in Italia
Da un secolo la Coca Cola è il sinonimo della multinazionale ma solo gli addetti ai lavori conoscono la Mondelez. Un po’ più numerosi sono gli italiani che ricordano
la Kraft, vecchio nome proprio della Mondelez. Quasi tutti invece hanno incontrato al supermercato marchi come Toblerone, Milka e Philadelphia. "I 500 marchi
riconducibili ai dieci signori della tavola — spiega Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia — sono spesso vissuti dai consumatori come aziende a sé
stanti. In realtà fanno parte di multinazionali in grado di condizionare non solo le politiche alimentari dell’Occidente ma anche le politiche sociali dei paesi più poveri
La mappa dei padroni del cibo
•
A rendere chiaro il quadro c’è il paradosso del ricco Epulone, il protagonista della parabola evangelica. Mentre sono 900 milioni le persone che soffrono la fame (da
Onu settembre 2014) e che vivono sotto la tavola del banchetto sperando nelle briciole, sono 1,4 miliardi gli uomini e le donne che nel mondo hanno il problema del
sovrappeso. "Sono due prodotti dello stesso sistema — osserva Barbieri — perché l’80 per cento di coloro che non riescono a sfamarsi vivono nelle campagne e
lavorano per produrre cibo". Oxfam è un’organizzazione che si propone di aiutare le popolazioni povere del mondo cercando di redere virtuosi, con campagne e
raccolte di firme, i comportamenti delle multinazionali del cibo. Il sistema è quello di fare pressione sull’immagine dei gruppi alimentari in Occidente per spingerli a
migliorare le politiche sociali nei paesi produttori. È accaduto con Nestlé, Mondelez e Mars per quel che riguarda i diritti delle donne che lavorano nelle piantagioni d
cacao. Si chiede che accada con Coca Cola e Pepsi per evitare il fenomeno del land grabbing, l’esproprio forzoso delle terre dove si coltiva la canna da zucchero.
"Già oggi — spiega Oxfam — sono coltivati a zucchero 31 milioni di ettari di terra, l’equivalente della superficie dell’Italia".
La tendenza alla concentrazione dei marchi è in atto da tempo e riguarda praticamente tutti i settori alimentari. Ci sono eccezioni quasi inevitabili come il latte e il
vino. Stiamo naturalmente parlando di grandi multinazionali. Ma se nel settore vinicolo il blocco alla creazione di grandi gruppi è dovuto a un legame strettissimo con
il territorio (ogni collina è una diversa cantina sociale), nella birra non è più così da tempo: i tre principali marchi mondiali, i belgi in In Bev (Artois, Beck’s e la
brasiliana Anctartica), i sudafricani di SAB Miller e gli olandesi di Heineken controllano da soli il 60 per cento del fatturato mondiale e raccolgono l’80 per cento degli
utili. Analoga concentrazione sta per avvenire nel settore del caffè. "L’esempio della birra — spiega Antonio Baravalle, ad di Lavazza — dimostra che nei settori
dell’alimentare la concentrazione delle proprietà fa aumentare i profitti". Dunque c’è da immaginare che nei prossimi anni i dieci signori che governano le tavole del
mondo si ridurranno ancora? "Penso che ci sia un limite. Fondersi ancora di più non sarà facile. Mi sembra più probabile che ciascuno di quei dieci gruppi assorba
nel tempo altri gruppi minori".
Anche se, a ben guardare la composizione della tavolata, non tutti i signori del cibo hanno la stessa consistenza. Provando a metterli in fila per fatturato, la Nestlé è
di gran lunga più grande (90,3 miliardi) della seconda classificata, la Pepsicola (66,5 miliardi). Nonostante il suo valore iconico, come si dice oggi, la Coca Cola è
ben distaccata dalla storica rivale ed è ferma a 44 miliardi di fatturato, scavalcata da Unilever (60) e Mondelez (55). A fondo classifica la Kellogg’s con 13 miliardi di
dollari di ricavi annui. Con queste marcate differenze tra i dieci primi in classifica c’è, in teoria, ancora spazio, per i matrimoni. "Ma può anche accadere — spiega
Baravalle — che uno dei grandi gruppi decida di liberarsi di un marchio perché non lo considera abbastanza globale". È quel che è successo, ad esempio, con la
scelta di Mondelez di cedere i suoi marchi del caffè. Ed è quel che è accaduto negli anni scorsi a Findus, un tempo di Nestlé e Unilever e oggi in maggioranza
detenuta da un fondo di investimento. Findus continua ad essere un ottimo marchio ma il suo difetto, secondo le valutazioni delle multinazionali, è quello di essere
forte solo su alcuni mercati. Un’altra tendenza è quella di rilevare un marchio alimentare locale perché faccia da veicolo alla penetrazione di un grande gruppo in un
CONCENTRAZIONE NEL SETTORE DELLA
DISTRIBUZIONE
100
96
90
85
85
85
80
78
72
70
70
60
51
50
50
46
44
40
40
30
20
14
10
10
6
5,5
0
DK
FI
FR
DE
IT
% sales through discounts
NL
SP
SE
UK
% sales through large retail chains
PL
CZ
CONCENTRAZIONE NEL SETTORE DELLA
DISTRIBUZIONE
It is expected that in the future only ten retail companies will
dominate the international food supply market, turning the
global food market into even more of an oligopoly.
CONCENTRAZIONE DEL POTERE
• Cinque imprese che commerciano granaglie detengono
una quota superiore al 75%. Bunge (Belgium) and
Dreyfuss dominate the oilseed and soy market, Cargill,
Dreyfuss and Tate&Lylle share the sugar market while
only four companies control 40% of the coffee market
• Le 10 più importanti imprese produttrici di sementi
detengono una quota superiore al 50%
• 10 imprese detengono il 75% del mercato dei pesticidi
• Western multinational companies control 80% of
international agriculture trade.
• La più grande catena di supermarkets, Wal Mart, è
quattro volte più grande della seconda
• Il 78-85% del valore aggiunto nella filiera agroalimentare
di USA e UK non è realizzato dagli agricoltori ma da altri
soggetti economici
MARGINALIZZAZIONE DEI PICCOLI
PRODUTTORI
OMOLOGAZIONE DEGLI STILI ALIMENTARI
OMOLOGAZIONE DEGLI STILI ALIMENTARI
The market as it is
seen today is essentially an expression of the wants of
consumers and not of the needs of society
LA LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI
• Crescita delle economie agricole export
oriented
• Ridotta autosufficienza alimentare dei
paesi poveri
• Divisione internazionale del lavoro
– Produzioni di qualità / commodities
– Alimenti per animali / produzioni animali
– Produzione di ambiente/ produzione di
cibo
• Domanda di energia e di cibo nei paesi
emergenti
• La vulnerabilità biologica
PSE
Producer Support Estimate
As a result of previous WTO agreements and domestic
reforms Producer Support Estimate (PSE) in OECD countries
fell from 37% of farm receipts in 1988 to 29% in 2005.
PSE’s vary enormously between OECD countries, ranging
from:
• 5% of gross farm receipts in Australia;
• 20% in the US;
• 35% in the EU;
• up to 70% in Switzerland
INTERMEZZO: UN POCO DI STORIA
The official UN definition of poverty is when a person has
less than $2 to spend per day.
Currently 2.6 billion people, 40% of world population, live
below $ 2 a day.
Joseph Stiglitz points out that in Europe the subsidy per
cow is on average $ 2.40 a day.
it is better to be a cow in Europe
than a poor man in the Third World
INTERMEZZO: UN POCO DI STORIA
•
•
•
•
•
•
•
GATT - ITO
WTO - URUGUAY ROUND
WTO - DOHA ROUND
USA&UE -TTIP
PAC - TRATTATO DI ROMA
PAC – RIFORMA MAC-SHARRY
PAC – RIFORMA FISCLER
GATT
General Agreement on Tariffs and Trade
In 1947 in Havana, the GATT member states agreed for the first
time on a decrease of tariffs against each other:
“recognizing that their relations in the field of trade and economic
endeavour should be conducted with a view to:
•raising standards of living,
•ensuring full employment and a large and steadily growing
volume of real income and effective demand,
•developing the full use of the resources of the world
•expanding the production and exchange of goods,
•being desirous of contributing to these objectives by entering
into reciprocal and mutually advantageous arrangements directed
to the substantial reduction of tariffs and other barriers to trade
and to the elimination of discriminatory treatment in international
commerce”.
GATT
URUGUAY ROUND
A series of trade rounds followed, leading eventually to the Uruguay
round that started in 1986 after four years of extensive
renegotiations.
By that time gradual progress was made on reducing tariffs, but the
process had become slower and more difficult. It was felt that a new
attempt was necessary to get liberalisation back on track. At the
start of the Uruguay round 123 countries participated.
Despite good intentions and lengthy preparations, negotiations were
thrown back and forth between complete failure and potential
success.
It took 8 years before finally a new agreement could be signed at
Marrakech.
WTO
WORLD TRADE ORGANIZATION
The WTO’s creation on 1 January 1995 marked a big reform
In the 2004 the states agree on four main points:
· a reduction in agricultural aid that encourages distortions
in trade; for example, a substantial reduction in national
aids and grants;
· the suppression of export practices that bring about
distortions in trade. The EU's demand for equal treatment
for all practices of this type was satisfied;
· opening up of agriculture markets. This implies a general
reduction in customs duties, with exceptions for farming
products considered sensitive for each Member State;
· special, differentiated treatment for developing countries.
WTO
WORLD TRADE ORGANIZATION
Doha Development Round
WTO negotiations (Doha Development Round)
came to a complete stop in July 2006
with agriculture as one of the major breaking points.
Progressi parziali sono stati fatti a Bali nel 2013
http://www.europarl.europa.eu/aboutparliament/it/displayFtu.
html?ftuId=FTU_5.2.8.html
If the Doha round would have been completed, this would
have meant a cut back in tariffs for EU agricultural products
from on average 23% to 12%, with a drop in higher tariffs for
those processed products in the escalation system.
WTO
WORLD TRADE ORGANIZATION
Doha Development Round
Where does this leave Europe?
On the current WTO talks the
EU is requesting acknowledgement of and support for the
multifunctional character of agricultural production in
Europe.
The objective of the EU is that there will be a balance
between trade considerations (market access, export
competition and domestic support) and programs belonging
to non-trade concerns
(ENVIRONMENTAL PROTECTION, FOOD SAFETY, RURAL
DEVELOPMENT).
In return for this the EU agrees with the drastic decrease of
domestic support and export refunds.
Where does this leave our farms???
TTIC
Transatlantic Trade and Investment
Partnership
a favore:
• http://ec.europa.eu/trade/policy/infocus/ttip/
contro:
• http://corporateeurope.org/sites/default/files
/english-mep-letter-ttip.pdf
PAC – Trattato di Roma - 1960
The goals, as set out in Article 39 of the Treaty, underlying the
first CAP, have, in legal terms, remained unchanged until today:
• to increase agricultural productivity by promoting technical
progress and by ensuring the rational development of
agricultural production and the optimum utilisation of the
factors of production, in particular labour;
• to ensure a fair standard of living for the agricultural
community by increasing the individual earnings of persons
engaged in agriculture;
• to stabilise markets;
• to assure the availability of supplies and to ensure that
supplies reach consumers at reasonable prices.
PAC – Trattato di Roma - 1960
To make these principles operational three mechanisms
were put in place:
• apply import tariffs an quotas to specified goods imported
into the EU;
• an internal intervention price was set;
• subsidies were used to pay to farmers growing particular
products. Subsidies were generally paid on the area of
land growing a particular crop, rather than on the total
amount of crop produced to assure the availability of
supplies and to ensure that supplies reach consumers at
reasonable prices.
Undesiderated result:
OVERPRODUCTION
PAC – Riforma MacSharry - 1992
The reform of 1992 marked a major change and had as its
principal elements:
• the cutback of agricultural support prices to render them
more competitive in the internal market and on the world
market;
• compensation for farmers for loss of income;
• other measures relating to market mechanisms and the
protection of the environment
PAC – Riforma Fischler - 2003
The most dramatic rupture, at least at first glance, with the
old CAP is the introduction (completed in 2007) of:
• a single farm payment system for EU farmers (FIRST
PILLAR), independent from production (decoupling); linked
to obligatory minimum requirements concerning
environmental, food safety, animal and plant health and
animal welfare standards, as well as the requirement to
keep all farmland in good agricultural and environmental
condition ("compulsory cross-compliance");
• strengthening the rural development policy (SECOND
PILLAR especially for the 2007-2013 programming period)
entailing new measures to help young farmers, to promote
the environment, nature and landscape management, food
quality and animal welfare and to help farmers to meet EU
production standards
PAC – Riforma Fischler - 2003
Aim was to convince the WTO that a major share of support
to agriculture would be moved:
1. from trade distorting classification under WTO-rules
(Amber Box)
2. towards minimal or non-trade distorting category (Green
Box).
As a consequence the value of subsidies paid to individual
European farmers will fall by 25-30% in real terms until 2013.
Until 2013 80 % of the support will still go to the same 20
% beneficiaries. They are in general the largest farms, part
of which are in the hands of private investors, producing the
most protected crops or animal products obtained with
standardized, capital intensive techniques, which offer fewer
job opportunities. They are generally less compatible with
the objectives of environmental protection, less diversified,
and less market oriented.
PAC – FUTURO FINO AL 2020
PAC – FUTURO FINO AL 2020
PAC – FUTURO FINO AL 2020
LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
• L’ingegneria genetica
• Le tecnologie dell’informazione e
della comunicazione  la logistica
• I functional food e la nutriceutica
Appropriazione del valore da parte di
settori extra-agricoli
NUOVE FORME DI CONTROLLO
•
•
•
•
La proprietà intellettuale
Gli standards
La comunicazione e il branding
Gli health claims
LE DINAMICHE SPAZIALI
La distribuzione delle attività umane
nello spazio
Fondi
Flussi
LE DINAMICHE SPAZIALI
Esempi
Fondi
Flussi
Strade
Persone, animali, cose
Oleodotti, gasdotti
Risorse energetiche
Impianti industriali
Materia prima, prodotti, reddito,
occupazione, inquinamento
Alberature
Ombra, rifugio ecologico, paesaggio
Identità locale
Condivisione delle regole, azione
collettiva, coordinamento degli attori
Capitale umano
Beni e servizi
LE DINAMICHE SPAZIALI
SPAZI DI LUOGHI
SPAZI DI FLUSSI
LE DINAMICHE SPAZIALI
• Economie totali:
– l’annientamento dello spazio e del tempo come
motore della sopravvivenza
– La modellazione del territorio finalizzata
all’intensificazione dei flussi
• Economie locali:
– Le differenze spaziali come valore
EFFETTI DELL’ECONOMICA TOTALE
• Le economie totali:
– svuotano le economie locali, privando le
comunità locali del controllo sulle risorse
– fanno affluire le risorse nei nodi centrali della
rete
– sono insensibili al concetto di limite
La ‘soizzazione’ dell’agricoltura
argentina
SITUAZIONE ATTUALE
I modelli di produzione e consumo si sono
caratterizzati negli ultimi decenni per profondi
mutamenti, in conseguenza del complesso processo
di riorganizzazione che ha riguardato l’intero sistema
agroalimentare. I meccanismi di modernizzazione e
globalizzazione dei sistemi produttivi e degli scambi
commerciali, uniti ai cambiamenti nelle modalità di
organizzazione del lavoro e della società, hanno
favorito la crescita delle cosiddette “filiere lunghe”.
Tali filiere sono infatti in grado di allacciare
produzione e consumo e sono governate da strategie
commerciali la cui attuazione ha implicato una
standardizzazione e una riduzione del legame tra
processi produttivi e relativi contesti territoriali.
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE:
FILIERA CORTA
POSSIBILMENTE INTEGRARE I
MODELLI
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE:
INTEGRAZIONE DI MODELLI DI AGRICOLTURA
• L’agricoltura neo-produttivista (neomoderna – neo-industriale)
–
–
–
–
–
Concentrazione
Specializzazione
Intensificazione
Integrazione di filiera
Compatibilità ambientali
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE:
INTEGRAZIONE DI MODELLI DI AGRICOLTURA
• L’agricoltura post-produttivista (postmoderna)
–
–
–
–
–
La scoperta della multifunzionalità
Crescita della componente ‘servizio’
Qualità allargata a funzioni immateriali
Interattività con il consumatore
Autonomia nella distribuzione
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE:
INTEGRAZIONE DI MODELLI DI AGRICOLTURA
• Le nicchie
– Come ‘laboratorio’ protetto
– Come incubatore di imprese creative
– Come produttore di immagine
• La produzione a forte tasso di integrazione
– Partnership strategica con la GDO
– Capitale organizzativo
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE:
INTEGRAZIONE DI MODELLI DI AGRICOLTURA
Sistemi d’impresa
Territorio
impresa
I soggetti
della
competitività
Consumatori / Società
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE:
INTEGRAZIONE DI MODELLI DI AGRICOLTURA
Mercati di
Strade del vino
esportazione
impresa
Esempio:
le strade
del vino
Consumatori / Società
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE:
INTEGRAZIONE DI MODELLI DI AGRICOLTURA
• Capacità di offrire benefici chiaramente
visibili
• Capacità di comunicare con i consumatori
• Creazione di reputazione e immagine
Innovazione, organizzazione, comunicazione
STRATEGIA DELLA RILOCALIZZAZIONE
Rilocalizazione
fisica
Rilocalizzazione
relazionale
Rilocalizzazione
simbolica
RILOCALIZZAZIONE SIMBOLICA
RILOCALIZZAZIONE RELAZIONALE
RILOCALIZZAZIONE RELAZIONALE SECONDO
LA FORMULA SLOW FOOD
Produttori
locali
Attivisti
Slow food
Negozi
specializzati
Istituzioni
locali
Consumatori
sensibili
RILOCALIZZAZIONE FISICA
•
•
•
•
•
•
Varietà e razze locali
Rapporto tra comunità locale e risorse
Riduzione delle ‘food miles’
Stagionalità
Eliminazione del packaging inutile
Circuiti distributivi brevi
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE
•
•
•
•
•
I produttori consapevoli
Il cittadino-consumatore
Sistemi locali di produzione – consumo
Slow/fair trade
Copyleft / Open source
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE
Consumatori o cittadini?
• Consumo effetti sulla propria utilità e su
quella di una cerchia ristretta
• Comportamento civico effetti sugli altri /
sulla comunità
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE
I consumatori come forza di
cambiamento
• Utilizzano la libertà di scelta in modo
radicale;
• Partecipano ai ‘movimenti del cibo’;
• Co-producono nuovi sistemi di produzione
e distribuzione alimentare;
• Riconfigurano il modo in cui il cibo è
integrato nelle pratiche sociali
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE
•
•
•
•
Far leva su ‘visionari’
La comunicazione chiave della transizione
Agire su più livelli
Favorire il consolidamento di networks
ibridi
• Andare oltre!
COME FAVORIRE LA RILOCALIZZAZIONE
•
Qualità igienico–sanitaria
•
Qualità nutrizionale
• Qualità tecnologica
• Qualità organolettica
• Qualità territoriale
• Qualità culturale
UNA RIFLESSIONE
Una intera pagina del Quotidiano Nazionale è stata
dedicata ad un' inserzione pubblicitaria, che contiene un
messaggio meritevole di qualche riflessione. Ai 4 angoli
della pagina sono riportati i simboli di McDonald's, di Expo,
del Mipaaf e di Fattore Futuro (progetto giovani agricoltori
di McDonald's). In basso, in corpo piccolo, si parla del
progetto Fattore Futuro che "McDonald's ha realizzato per i
giovani agricoltori, con il patrocinio del Ministero delle
Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Il progetto si
rivolge a imprenditori agricoli italiani con meno di 40 anni
che abbiano un progetto di innovazione e sostenibilità per
la propria azienda e offre a 20 di loro la possibilità di
entrare a fare parte dei fornitori italiani di McDonald's per
3 anni".
INTERMEZZO:
RIDURRE E QUALIFICARE I CONSUMI
E’ FONDAMENTALMENTE SOLO
UN PROBLEMA EXTRA
AGRICOLO
INTERMEZZO:
RIDURRE E QUALIFICARE I CONSUMI
E’ FONDAMENTALMENTE SOLO
UN PROBLEMA EXTRA
AGRICOLO
INTERMEZZO:
RIDURRE E QUALIFICARE I CONSUMI
E’ FONDAMENTALMENTE SOLO
UN PROBLEMA EXTRA AGRICOLO
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