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inserto_frangipane - Donna Olimpia Frangipane
altri_itinerari_23:Layout 1 8-04-2013 10:09 Pagina 9 Castelbottaccio e il Cenacolo Culturale di Donna Olimpia Frangipane Testo Ida Di Ianni Foto di Tobia Paolone P aesino di quattrocento anime, oggi, silenzioso lungo la via centrale che conduce all’ingresso di Palazzo Cardone, in parte diruto, in parte adibito ad abitazioni private. Qualche anziano all’ingresso delle porte, nulla di quel che era, è. E lungo questa via l’ingresso al Municipio – come fosse una casa –, palazzo De Lisio – Vincenzo De Lisio, intellettuale molisano ottocentesco, padre del pittore Arnaldo -, ed un bar incredibilmente anni ’50 nel suo fascinoso corredo di vecchi bicchieri e targhe di birra e gassosa. All’interno un solo anziano ed un gestore, anch’egli anziano, in camicia bianca, che sembra appena essere tornato dai campi. Campi di grano, appena trebbiato, quelli che si allargano intorno al borgo raccolto su massa tufacea, pietra – quella locale – che ritroviamo in porte e portali che recano il segno della mano dell’uomo. Qui poca terra e tanti scalpellini ed uno spirito libertario – sempre – che pare aleggiare da molto lontano. Chiese chiuse – per via dei furti – nello slargo d’ingresso al paese è il circolo neoilluminista Donna Olimpia Frangipane. Felice l’incontro fortuito con il suo presidente, la professoressa Maria Francesca De Lisio. Ma chi era questa duchessa, divenuta baronessa, e di cui nella memoria del luogo non è rimasta traccia, se non in questo circolo promosso da donne “illuminate”? Olimpia Frangipane Ricciardi, figlia del Duca Don Giuseppe Frangipane Ricciardi, feudatario di Mirabello, e della Duchessa Donna Marianna Bonocore, nasce il 16 luglio 1761 a Mirabello (oggi Mirabello Sannitico, in provincia di Campobasso). Lo studioso Pietro Giordano (nella sua opera “La Rivoluzione napoletana del 1799 – Le donne, Magmata 2010) vuole invece la sua nascita a Napoli: di qui, dopo il contratto di matrimonio con Francesco Cardone, barone di Castelbottaccio in Molise, “voci malevole sulla capacità del cuore di donna Olimpia spinsero Don Francesco a rintanare la famiglia nel borgo avito, 984 abitanti (1781), duemila pecore, nessuna tentazione. Non era così”. In una più romantica versione, un altro studioso della 1. Castelbottaccio sulla sinistra e, in evidenza, il tratturo Celano-Foggia che sale verso Morrone del Sannio altri ITINERARI 9 altri_itinerari_23:Layout 1 8-04-2013 10:09 Pagina 10 2. Il palazzo baronale di Castelbottaccio, residenza e sede del Cenacolo Culturale di Donna Olimpia Frangipane si erge al centro dell’antico abitato medievale. 3. Castelbottaccio, Corso principale e Sede municipale 10 altri ITINERARI 4. Castelbottaccio, portale di accesso a Palazzo Cardone altri_itinerari_23:Layout 1 8-04-2013 10:09 Pagina 11 baronessa, questa volta molisano, Antonio Mucciaccio, scrive: “Mentre il “secolo dei lumi” volgeva al termine, iniziato in tutta Europa con idee di rinnovamento e di riforme e sfociato nella rivoluzione francese del 1789, in un paesino del Contado di molise, Castelbottaccio, ogni estate veniva da Napoli a villeggiare la baronessa donna Olimpia Frangipane.” “Donna bellissima ed affascinante, corpo giunonico ed armonioso, era soprattutto una donna colta e saggia, amante della musica e della poesia”, idealizza il Mucciaccio. “Giovanissima (all’età di ventanni), era andata sposa all’anziano barone Francesco Cardone (di ventisei anni più anziano di lei), al quale aveva dato tredici figli, senza perdere minimamente le proprie grazie e conservando l’amore ed il desiderio per una vita brillante” – continua il Mucciaccio in uno con una schiera di contemporanei maligni, che attribuirebbero invece la numerosa prole non proprio all’anziano consorte. Donna di indubbio fascino, dunque, di lei il Masciotta (Giambattista Masciotta, autore della monumentale opera Il Molise dalle origini ai nostri giorni) scriveva che “del suo tempo ebbe tutti i pregi e tutti i difetti. Di forme scultoree, bella oltremodo e fiorente […]”, aggiungendo tuttavia che “della sua cultura era vanitosa quando ponevala in confronto con quella così meschina del vecchio marito”. Altro intellettuale molisano, Angelo Viti, parla della “sua brillante effervescenza femminile” rispetto alla “mediocre figura di gentiluomo” dello stesso marito; lo storico Francesco De Marinis, discendente della famiglia Cuoco per via materna, sostiene addirittura che Costantino Le Maitre, uno dei frequentatori del salotto della Frangipane, “per rendersi, anche per nobiltà, degno di ammirare le grazie del suo spirito, si decise di acquistare nel 1793 il feudo di Guardialfiera”. La studiosa contemporanea Rita Frattolillo, nel definirla “una de Stael sannita formato due Sicilie”, sostiene ad ogni modo che di lei non è rimasto neppure uno sbiadito ritratto per ragioni che si possono, forse, solo intuire. Con Lino Di Stefano, filosofo, scrittore e saggista, autore di un interessante volume dal titolo Il Cenacolo della Baronessa Frangipane (Edizioni Eva, Venafro 2003) andiamo ora ad inquadrare il salotto della Frangipane all’interno di circoli o club ben più famosi nel Settecento europeo ed italiano. Limitandoci all’Italia in questo contesto, citiamo il sodalizio della contessa Maffei a Milano, il circolo di Fanny Torgioni Tozzetti a Firenze ed il salotto di Isabella Teotochi Albrizzi a Venezia (frequentati, tra gli altri, da personaggi di eccezione quali Giacomo Leopardi e Ugo Foscolo), il circolo della contessa Luisa Stolberg-d’Albany, amica ed ispiratrice dell’astigiano Alfieri, per non parlare del salotto di Madame De Stael, che occupò un ruolo notevole nel campo della letteratura e della cultura in genere. Nel contado di Molise, in una società arretrata e sottosviluppata con popoli – per dirla con Salvatore Moffa “vittime dell’oppressione feudale, sottoposte a schiavitù fiscali e prive dei diritti fondamentali di giustizia”, il salotto di Donna Olimpia Frangipane è frequentato da una schiera di intellettuali, che erano in prevalenza medici, avvocati, notai, speziali ed uomini di cultura, che a Na- 5. Pavimentazione cortile interno di Palazzo Cardone 6. Una “inquilina” di Palazzo baronale Cardone altri ITINERARI 11 altri_itinerari_23:Layout 1 12 altri ITINERARI 8-04-2013 10:09 Pagina 12 altri_itinerari_23:Layout 1 8-04-2013 10:09 Pagina 13 poli avevano frequentato le lezioni dei grandi riformatori dell’ingegno di donna Olimpia fu proprio Vincenzo settecenteschi come Antonio Genovesi, Gaetano Filan- Cuoco, che continuerà a frequentare la casa e la famiglia gieri ed i loro allievi molisani Giuseppe Maria Galanti e della donna a Napoli, sia prima della rivoluzione napoletana del 1799 (sempre il Mucciaccio parla di lunghe pasFrancesco Longano. Attraverso la lettura delle loro opere e di quelle degli seggiate sulla collina di Posillipo, parlando d’amore e di illuministi francesi Voltaire, Rousseau, Diderot, D’Alam- poesia), sia al suo ritorno dall’esilio milanese nel 1805 e bert, tali intellettuali vagheggiarono una società rinnovata fino alla sua morte nel 1823. Diversi studiosi, tra cui anche il Di Stefano e il De nelle idee, nei costumi, nell’economia per mettere fine a Lisio, ipotizzano che il Cuoco dovette pensare a donna secoli di miserie e di oppressioni feudali. Proprio con tali finalità essi muovevano dai loro pae- Olimpia e agli incontri avuti con lei quando tratteggiò e descrisse la figura di Mnesilla nel “Plasini, a dorso di cavalli o a bordo di catone in Italia”: lessi che percorrevano le impervie “Io vado ogni giorno da Mnesilla e la ristrade mulattiere delle campagne molitrovo ogni giorno più ammirabile. Talvolta sane, in direzione di Castelbottaccio, ove vado da lei pensando che è bella; e, nelle tre omaggiavano donna Olimpia ed apore che con lei mi trattengo, ella non mi perprendevano notizie, fatti ed eventi avvemette di sentir altro se non che è savia. Talnuti a Napoli, allora capitale del Regno volta son tutto occupato della sua saviezza: e tra le città più importanti dell’Illumila vita e non penso più che alla sua beltà. Dinismo italiano, o in altre parti d’Europa. vina creatura! Come è mai possibile apparir Tali giovani svolgeranno un ruolo di al tempo istesso e tanto savia e tanto bella?” primo piano nella storia e nei rivolgi“La sua immagine era sempre presente a menti che segneranno il Regno di Na(Lapide Palazzo De Lisio) me, ma come l’immagine di una dea, che io tepoli e il Contado di Molise negli anni meva di offendere con qualunque affetto il turbolenti e tragici di fine Settecento. Andiamo a stilare il loro elenco: parliamo di Vincenzo quale fosse altro che ammirazione […]. L’anima mia e quella di Cuoco, in primis, del cui rapporto con la Frangipane ap- Mnesilla perché non potrebbero intendersi, amarsi, riunirsi per profondirò in seguito, e dei fratelli Gabriele e Marcello sempre, compenetrarsi, formarne una sola? Deliziose illusioni, Pepe di Civitacampomarano, attivo centro culturale del come siete mai svanite! Io ho incominciato a provare un nuovo tempo; di Costantino Lemaitre di Lupara, barone di Guar- bisogno: quello di essere amato da Mnesilla!” Ancora: “Ho sofferto molti giorni: ho tentato raddolcir la dialfiera; di Vincenzo Sanchez di Montefalcone; dei fratelli Belpulsi di San Martino in Pensilis e di numerosi altri. pena di oggi colla speranza di domani: il domani è venuto, e la Chi più di tutti giovò delle grazie, della bellezza e mia pena è stata maggiore, maggiore la freddezza di lei […]. 7. 8. A lato: Castelbottaccio, monumento alla botte, simbolo del paese ; Sopra: campo di grano dopo la mietitura. altri ITINERARI 13 altri_itinerari_23:Layout 1 8-04-2013 10:09 Pagina 14 9. Insegna in ceramica del Circolo neoilluminista Donna Olimpia Frangipane Pare che adesso siasi per la prima volta accorta del mio amore; le sue vesti, tutti i suoi atti, tutte le sue parole son composte e con maggiore severità: lo stesso sguardo, altre volte tanto pietoso, è diventato più raccolto”. Tale idillio tuttavia sarà destinato a svilire. A Castelbottaccio, dunque, i giovani che frequentavano il palazzo baronale o il suo “casino” di campagna”, oltre che ammirarne bellezza e fascino, chiedevano avidamente notizie sugli sviluppi delle cose di Francia, particolarmente negli anni della rivoluzione, che seguirono la presa della Bastiglia del 14 luglio 1789. Pertanto non pochi sospetti di giacobinismo gravarono sui giovani che si erano riuniti intorno a donna Olimpia: l’avvenimento che segnò la fine del cenacolo della baronessa fu la visita del barone di Montefalcone e di Ripalta sul Trigno Andrea Coppola, duca di Canzano, sospettato di essere affiliato alla Massoneria e ad uno dei 10. La Presidente intervistata nella Sede del Circolo 14 altri ITINERARI primi club giacobini di Napoli: sembra che questi intrattenesse i frequentatori del salotto della Frangipane con la lettura della costituzione di Francia dell’anno terzo. Ne scattò una severa inchiesta con il conseguente arresto di quasi tutti i frequentatori del circolo di donna Olimpia e la loro traduzione nelle carceri di Lucera e di Napoli, alcuni dei quali frequentatori furono liberati per effetto della proclamazione della Repubblica napoletana del 1799, mentre altri pagarono col sacrificio della vita il tentativo di rendere libere le popolazioni del Mezzogiorno. Donna Olimpia uscì indenne dalle turbolenze della rivoluzione e della repressione, ma vediamo che cosa accadeva realmente nel salotto della colta ma chiacchierata Madame de Stael sannita delle Due Sicilie. Sostiene Rita Frattolillo che agli occhi degli storici e dei biografi locali la smania di vivere e la condotta spregiudicata della baronessa abbiano sminuito i pur indubbi meriti di ispiratrice ed anima del club politico-culturale di Castelbottaccio. “Diciamo pure che ai suoi danni è stata ordita, nel secolo scorso, una specie di congiura del silenzio”, che in pratica perdura tuttora. Sembra infatti che ella sia stata relegata all’oblio nella storia per via di una vita privata non del tutto raccomandabile quale esempio edificante per le fanciulle e questa opinione sembra pacificare un po’ tutta la critica. Oggi la Frangipane salirebbe sull’altare del successo o sugli scranni del Parlamento, ma a fine Settecento la condotta di donna Olimpia, più propensa a ficcare il naso in “faccende maschili” e a brillare nel suo “salotto” che ad occuparsi dei molti figli, assai poco ebbe a conciliarsi con i cliché del suo tempo. A Castelbottaccio infatti i maldicenti sostenevano che ben “altre” erano le ragioni per cui tanti intellettuali af- altri_itinerari_23:Layout 1 8-04-2013 10:09 Pagina 15 frontavano i disagi di un viaggio fatto per lo più a dorso di mulo e guadando il Biferno, che allora non aveva ponti. Ma se la baronessa esercitava un indubbio ascendente sia sugli uomini di azione che sugli intellettuali, è vero soprattutto che le adunanze del club di Castelbottaccio servivano, come ricorda autorevolmente Gianbattista Masciotta – “ad affiancarsi, a tenersi al corrente delle cose pubbliche, a trovarsi pronti al cimento al primo appello”. In un clima dunque di tensioni, che interessarono qua e là anche il Molise in azioni antifeudali, vanno debitamente collocate la figura e l’azione della Frangipane: è la giovane aristocratica a fiutare la gravità del momento, ad avvertire le possibili disastrose conseguenze di mutamenti troppo radicali e a proporsi come illuminata interprete dei nuovi fermenti, assumendo un ruolo-guida delle parti sociali più aperte alle spinte di rinnovamento. Il suo, insomma, fu un salotto più politico che mondano. Del resto ne è conferma la soppressione del club e l’arresto o condanna a morte dei suoi aderenti. La baronessa continuerà tuttavia ad esercitare un ruolo di prestigio sia nell’ambiente molisano sia in quello napoletano. Lo conferma l’epistolario di Gabriel Pepe, che neppure dal carcere o dall’esilio dimentica di inviare i propri “ossequi” alla baronessa. Ed è a lei che ricorre in più occasioni, “per le sue conoscenze a Napoli”, come per es. quando si tratta di deci- 12. Manifesto del Concorso letterario (edizione 2008) 11. Disegno a china con contadina castelbottaccese dere sugli studi di Marcelluccio, figlio del fratello Carlo, per il quale l’eroe molisano nutriva un affetto particolare. Sempre tale epistolario ha contribuito proprio ad infittire il mistero sulla baronessa: come spiegare ad es. la dura opposizione di Gabriele al matrimonio tra il fratello Carluccio e Carmela Cardone, vedova Lombardi e figlia di donna Olimpia, opposizione tanto più inspiegabile se si pensa che il padre di Gabriele, Marcello, era stato habitué del club; che un’altra Cardone, Matilde, divenne sposa del cugino dei Pepe, Michele Cuoco, e che comunque gli stretti legami tra le due famiglie erano di dominio pubblico. Difficile credere che Gabriele si fosse fatto contagiare dalla fama di Ape Regina o di mangiatrice di uomini della Baronessa. Più probabilmente non gli era sfuggita l’ostentazione di superiorità culturale di donna Olimpia nei confronti del vecchio marito, che perciò appariva agli occhi di tutti ancor più meschino. (Siamo sempre nelle meditazioni di Rita Frattolillo). E che dire di quel garbo tutto speciale ed artificiale con cui ella lo trattava e che magari serviva solo a renderlo incredulo ed indulgente alle voci insistenti sul suo comportamento di moglie non proprio devota? Fatto sta che, se solo di voci si trattava, Donnas Olimpia finiva col darle fuoco. Infatti in una lettera a Carlo (1813) Gabriele, di solito poco incline ai pettegolezzi, allude esplicitamente a “rapporti carnali” tra il conte di San Biase, don Francesco de Blasiis, e la baronessa, che in seguito sposò. A tale riguardo – a sua discolpa – va detto altri ITINERARI 15 altri_itinerari_23:Layout 1 8-04-2013 10:09 Pagina 16 che la nobildonna era già vedova da tre anni (il Cardone muore a Napoli per colpo apoplettico nel 1810), era al meglio delle sue risorse fisiche e mentali e – quel che più conta – non era per nulla disposta a scendere da sella. Malgrado il veto alle nozze, Carluccio e Carmela si sposarono. Poco dopo, un altro fatto. Per estinguere un debito di famiglia, si rese necessario vendere dei gioielli portati in dote da Carmela ma ancora in mano a donna Olimpia, sua madre, che – pur di non perderli – non esitò ad irretire il succube genero e a seminare zizzania fra i due fratelli, sicché Gabriele – che sempre aveva aiutato la propria famiglia – si trovò accusato di essere egoista ed interessato. Di qui il cocente risentimento nei confronti della baronessa, “che aveva consigliato Carlo a diffidare di lui, cosa che vi ha fatto una piaga che il solo tempo potrà rendere meno dolorosa”. Da questo episodio si ricava comunque l’immagine di una donna Olimpia non più frivola ed esibizionista, ma concreta soprattutto nel difendere gli interessi della propria prole, prole di cui in parte avrà la sventura di veder morire: proprio la figlia Carmela muore nel 1817, mentre il figlio don Giuseppe Cardone muore nel 1825. In questa circostanza il Pepe userà parole di pietà per la donna, ma meno di un anno prima al fratello Raffaele di lei aveva scritto: “La baronessa sacrifica Carluccio…e se vuoi che io ti dica il vero, uno dei motivi che mi ha indotto a chiedere la divisione è stato affinché Carluccio pensasse seriamente a sé e badasse a’ suoi veri interessi e non si facesse più dominare e trarre a capezza da quell’empia incestuosa donna”. Parole pesanti come macigni, che certo non riscattano la memoria della baronessa Frangipane Cardone, la quale morì a Napoli all’età di 71 anni, nel 1832, portando nella tomba i segreti di un’esistenza irrequieta e densa di eventi, oscurata ancor oggi da lunghe ombre. Un episodio invece onorevole fra altri meno onorevoli vuole che la Frangipane si adoperasse spesso per migliorare le condizioni di vita dei suoi concittadini contro privilegi ed abusi dell’anziano marito. Si narra infatti che in occasione della nascita della prima figlia donna Olimpia pretendesse come regalo speciale dal marito l’assenso all’istanza che l’Università di Castelbottaccio aveva rivolto alla Regia camera, affinché i cittadini potessero costruirsi il forno in casa, togliendoli in tal modo dalla servitù del forno feudale. Il 25 marzo 1785, la richiesta fu esaudita e molti forni furono costruiti nel paese. Entusiasti per la concessione ottenuta dai vicini di Castelbottaccio, anche i cittadini della vicina Lucito cercarono di ottenere il regio assenso, ma il marchese Nicola Capecelatro, feudatario locale, si oppose con forza ed impose – a chi già aveva costruito i forni – di distruggerli. Questo spirito libertario, che ha sempre aleggiato nel paese di Castelbottaccio, avrebbe reso nel tempo la località “diversa” dalle realtà viciniore, come spiega la professoressa Maria Francesca De Lisio, presidente del Circolo neoilluminista “Donna Olimpia Frangipane”, nato a Castelbottaccio nell’estate del 2006 nel nome e nel segno della baronessa, e che oggi promuove – fra le tante altre attività – un concorso letterario interamente dedicato alle donne. 16 altri ITINERARI IL CONCORSO LETTERARIO I l Circolo neoilluminista ‘Donna Olimpia Frangipane’ indice ogni anno il Concorso letterario “DONNE . . . ieri, oggi, domani”.Il concorso è riservato esclusivamente a donne, età minima di 16 anni, che possono partecipare con racconti, testimonianze, ricordi, poesie in lingua italiana o in altra lingua se corredati da traduzione, scritti al computer. I racconti, le testimonianze, i ricordi inediti (cioè mai pubblicati non solo in volume, ma neppure in Internet o su riviste cartacee) devono avere una lunghezza compresa tra le quattro (minimo) e le otto (massimo) cartelle (documento word in formato A4, carattere Times New Roman 12, con interlinea singola, numerato a piè pagina, margini-inferiore, superiore, sinistro, destro- 2cm), mentre le poesie non possono superare i trenta versi. I lavori dovranno essere inviati entro il 30 giugno 2010 all’Associazione Culturale ‘Donna Olimpia Frangipane’, Via Marconi 2, 86030 Castelbottaccio (CB). A titolo di contributo spese per l'organizzazione, è richiesta una quota di partecipazione (da allegarsi in contanti al plico o con assegno non trasferibile intestato a Maria Francesca De Lisio o mediante versamento su c/c postale n°73631442, intestato all’Associazione Culturale ‘Donna Olimpia Frangipane’, causale ’concorso letterario’) pari a: € 10,00 per la prima opera, € 5,00 per ognuna delle opere successive. ASSOCIAZIONE NEO ILLUMINISTA "DONNA OLIMPIA FRANGIPANE" Via Marconi, 2 - 86030 Castelbottaccio (CB) Tel. & Fax 0874 747238 - www.donnaolimpia.org