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Il dibattito sulla gratuità dei musei: una recente ricerca del

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Il dibattito sulla gratuità dei musei: una recente ricerca del
Notiziario
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80-82
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Il dibanito
sulla gratuitri dei lftus€i: una recente
ricerca del Ministero della cultura francese
Il
dibanito sulla gratr.rità dell'ingresso ai musei non si è mai spento,
anche in Italia.
Come testimonia I'appassionato afiicolo di
\falter Santagata apparso sul
numero di senembre del "Giomale dell'arte", accanto alle argomentazioni di economisti e gestori del patrimonio culturale che ritengono
indispensabili, almeno nell'attuale situazione, gli introiti derivanti dai
biglieni, esistono considerazioni di natum sociale che in un sistema
culturale democratico potrebbero indune a scelte diverse. Per un fautore della gratuità totale, come Santagata, del resto, I'ammontare complessivo delle entrate (104 milioni di euro nel 2006 per i musei statali),
concentrate in massima parte a Napoli-Pompei, Roma e Firenze, coprono una percentuale dei costi di gestione poco significativa - valuabile tra rl 50k e il 150k, a seconda dei casi - e potrebbero essere
compensate da altre fonti di finanziamento (ad es. meccanismi fiscali
che riguardano l'industria alberghiera, contributi volontari dei visitatori,
finanziamenti pubblici più consistenti).
La politica tarffaria dei musei statali italiani (della quale avevamo delineato brevemente I'evoluzione nel "Notiziario,, W. 62-6412000) preve-
de oggi, di regola, il pagamento, con esenzioni o riduzioni per particolari categorie di utenti (si veda il regolamento pubblicato alle pagine
precedenti). Non sono previste apernrre $atuite regolari e periodiche,
ma liberi accessi a siti e luoghi della culrura sono consentiti in particolari occasioni ed eventi (1o maggio, Settimana dei beni cuhuali,
Giomate eluopee del patrimonio), ai quali si legano iniziative di richiamo e campagne diffuse di informazione e promozione.
Tra le considerazioni che entrano in gioco nelle scelte a favore o
contro la gratuità ve ne è una assai rilevante, ma difficile da valutare,
costituita dall'incidenza del costo del biglieno sulla decisione individuale e collettiva della visita.
Una recente pubblicazione del Dipartimento degli studi, della prospettiva e delle statistiche del Ministero della cLrlrura francese, a cura di
Anne col,rs,{Lrlt e Christine wn, In gratuikí des musríes el des moru ments crítrí publics, (ed. La Documentation francaise, Parigi 2006) rac-
Adelaide Maresca Compagna
coglie i risultati di una ricerca che ha affrontato il tema della gratuità
proprio dal punto di vista del pubblico, effettivo o potenziale, abiruale
e occasionale, dei musei e dei monurnenti.
Bisogna tener conto che l'argomento è all'ordine del giorno in Francia.
Negli Lrltimi anni, mentre i musei nazionali continuano a prestare gmnde
attenzione alle politiche uriffarie e spedrnentano varie fomre di facilitazioni per gli utenti (tra cui la gratuità regolare nella prima domenica del
mese) le cinà di Parigi, Digione, Caen, Calais, Bordeaux e la pLovincia
d'lsère hanno liberalizzato con.rpletamente l'ingresso ai loro n.nnei.
Di qui I'interesse ad indagare il fenomeno sono diversi aspetti. Il volume ne evidenzia tre, che corispondono ad altrettante sezioni: 1) il
ruolo della gratuità nella costruzione e reúizzazrone di un progetto di
vista; 2) Le rappresentazioni della granrità tra logiche collettive e logiche individLrali; 3) gli effetti della gratuità sui comportarnenti di visita.
L'équipe che ha condotto la ricerca ha fatto ricorso a fonti mLrltiple di
dati, raccolti negli anni 2002 e 2003, a livello nazionale e in due siti
campione, con strumenti diversificati: a) cinquantadue interviste individuali molto approfondite (dai 40 rninLrti alle due ore); b) quatro interviste di gruppo della durata di circa tre orc; c) trentasei osservazioni
sul campo con interviste brevi; d) un'indagine quantitativa, con í80
questionari validi, su campioni di visitatoli abituali, occasionali e non
visitatori. Questa metodologia, piuttosto complessa, illustrata in dettaglio in Appendice, riveste di per sé un grande interesse.
Non è facile sntetizzare i risultati dell'indagine senza coffere il rischio
dibanalizzame i contenuti. Le posizioni dlevate, esposte con efficacia e
vivacità grazie a un puntuale dscontro con le parole stesse degli intervistati, appaiono tLrtt'altro che univoche e sono punnralmente ricondot-
te a tipologie diverse di fruitori (o non fruitorj) e di lLroghi (musei/
nonulnenti), e collegate a diverse problematiche affrontate dalla leneratura intemazionale.
In uno sforzo di estrema semplificazione possono essere dprese alcune
delle considerazioni proposte in merito all'incidenza effettiva del nancato pagamento sulla freqr-renza:
a) la granità
costituisce
un fattore secondario, non essenziale nella
decisione della visita, che risulta condizionata principalmente da altri
elementi, quali la notorietà del sito, la plesenza di un evento, il conte-
sto sociale della visita o I'interesse personale a godere di un'offerta
culturale o ad immergersi in un pafiicolare anbiente e periodo storico;
b)la
grauirà. costituisce una spinta maggiore per
i visitatori debolmente
o mediamente interessati, non è rilevante invece per i visitatori che non
si sentono coinvolti dall'arte e dalla sua presentazione nei musei. I
visitatori appassionati, fortemente interessati, pure ne sono scafsamente
influenzati. Per questi ultimi la possibilità di una maggiore frequenza
risulta condizionata da altri fanori concrcti, cone la manc nz di tempo
disponibile, gli urpegni familiari, Ia distanza,l'eccessiva affluenza, etc.
In ogni caso la forma di graruità da essi preferita è quella permanente
o setlimanale o periodica;
c) ai fni di un'effettiva partecipazione alla culrura, la gmtuità non
appare utile, non consente una effettiva "scopefta" se non è accompa-
gn tz. da altri aiuti alla visita: informazioni sulle opeLe, strumenti di
mediazione e comunicazione.
Pel quanto riguarda l, prezzo della visita, esso diventa Lilevante quando
si è numerosi (ad es. una famiglia) e quando ad esso si associano altre
spese (sposhmenti, pasti, etc.); viene
inohe confrontato con quello
relativo ad altre fome di impiego del tempo libero.
Modalitci d'ingrcso e prcmozione integtntla
l{otiziaio / 80-82
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La seconda parte della ricelca tende a verificare la rappresentlzione
che, a livello individuale o collettivo, il pubblico si è fatto della gmruità
in Francia e il giudizio che formula sulle politiche adottate.
Da questo angolo visuale si rileva che le opinioni sono abbastanza
difformi. Mentre per alcuni è vista come un rischio di svalutazione
dei nusei e dei rnonumenti. per altri, al contrario, la gratuità confelisce
loro valore, in qr"ranto ne fa dei luoghi al di fLrori del rnercato, in grado
si suscitare esperienze condivise sul piano sociale. Molti si preoccupano. inolue, sr"rll'onere collenivo per compensarc mancati introiti.
In generale il rapporto di riceLca individua quattro universi, nei quali si
inseriscono le visioni dei pLrbblici intervistati:
- I'universo "saclo", nel quale i mr.rsei sono visti come luoghi eccezionali, sacri, univemali, al di ftrori di relazioni mercantili. Spesso per
questi soggetti la mpprcsentazione dei n.rusei è distinta da quella della
i
loro visita: essi sono a favorc della graruità;
- l'universo "patrimoniale'', nel qr"rale musei e monLlmenti sono considerati come dei "beni", in senso culturale, ma anche econornico e
giuridico, che bisogna rispettare e trasmettere. Per essi mentre i luoghi
sono visti come patrimonio, la visita è associata ad una pLestazione di
servizi. Le amministrazioni devono innanzitntto assicurare una gestione
efficiente, la gLatuità non è la norma (può esserc eventllahnente considerata come un'azione stmtegica per aumentare la frequenza);
- l'universo del "piacere", del godimento, oggi emergente, per il quale
il museo è associato ad altre fome di svago e niesso quindi in concofrenza con esse. In questo ambito le concezioni ideologiche e politiche dei luoghi e della granrità si sfumano e la visita è vista corne un
prodono culrumle;
- I'univemo "estraneo", che conprende soggetti distanti dai musei e i
monumenti. Alcuni di essi non conoscono neppure le pratiche specifi-
MrsEr
che di accesso e di visita né i codici culturali collegati ai musei. AlI'intemo di questo mondo si distinguono quanti considerano il loro
allontanamento solo prcwisorio (ad es. i giovani che non esclr.rdono
di diventare visitatori in età adulta).
Le rappresentazioni dei musei per la rnaggior palte delle persone resta
oggi nolto lontana dall"'ideologia cuhuale" degli addetti ai lavori e si
inseriscono in un quadro di riferimento allo stesso tempo mel:antile e
industriale (come descritto da Boltanski e Tliévenot): per questo la
stessa gratuità si manifesta come un prezzo, il biglietto gntLrito viene
visto come r,rn regalo, un buon affare, un privilegio o uno spreco.
Laterz ed ultima parte della ricercaanalizza gli effeni della graruità sLri
con.rportaurenti di visita.
Le conclusioni a questo proposito sono che la gratuità non solo cambia
il processo di decisione (in quanto prevede uno sforzo ninorc e non
deve essere suppofiata da una preventiva valutazione), ma modLfica
anche la percezione della visita e il progeno di "uso" dei musei. I
compofianenti dei visitatori diventano più distesi, le impressioni negative si attenuano, si crea Lln contesto di convivialità e di condivisione
sociale.
Quest'ultirno aspetto si accentua poi nelle occàsioni legate ad eventi
speciali, come le Giomate del Patrimonio, nelle quali le persone si
ritrovano a vivere, al di là delle loro individualità, un'esperienza comune attomo al patrimonio culturale nazionale.
La ricerca promossa dal Ministero della culura francese non fornisce
forse delle risposte definitive, ma ci rcstiuisce un quadro sfaccettato e
multiforme, ricco di riflessioni teoriche e di verifiche pratiche su di una
questione tanto complessa da non poter esserc affrontata con assunti
ideologici e visioni n.nnichee.
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