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scheda Chiesa e Convento S. Maria della Pace

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scheda Chiesa e Convento S. Maria della Pace
LA CHIESA E IL CONVENTO DI S. MARIA DELLA PACE
Per meglio inquadrare il complesso di proprietà della Società Umanitaria, presentiamo una scheda
con le principali vicende storico-artistiche che riguardano la Chiesa di S. Maria della Pace, cui il
convento di S. Barnaba era originariamente legato.
Con la posa della prima pietra, il 29 ottobre del 1466 inizia la storia della costruzione complesso di
Santa Maria della Pace, legata a doppio filo alla fervida attività religiosa di Amedeo Menez da
Silva, nobile portoghese consacratosi francescano, e al mecenatismo di Bianca Maria Sforza e del
figlio Galeazzo.
Essi donarono al religioso, già promotore di numerose altre costruzioni monastiche in Lombardia e
nel Veneto, l'area destinata ad accogliere una chiesa e l'annesso convento, lotto grosso modo
coincidente con l'attuale isolato compreso tra le vie San Barnaba, Pace, Fanti e Daverio.
Il formarsi di una congregazione francescana attorno al da Silva (i c.d. amadeiti) ed il favore che
egli aveva ottenuto presso l'intera corte degli Sforza furono probabilmente all'origine della denuncia
di un gruppo di francescani minori osservanti al governo della Serenissima, che sfociò, nel 1470,in
una breve pontificia di Paolo II che ordinava la sospensione delle opere nel cantiere di Milano.
Benchè la nuova congregazione - affidata a Santa Maria della Pace e ai Santi Rocco, Sebastiano e
Bernardino - fosse riconosciuta nel 1471 da papa Sisto IV, occorsero quasi trent'anni perchè la
Chiesa venisse ultimata e consacrata nel 1497. Amedeo da Silva non vide il termine dei lavori e la
sua congregazione fu soppressa nel 1517.
Nel 1805 il complesso fu requisito da Napoleone, sconsacrato ed incamerato nel demanio statale;
condivise la sorte di altri edifici religiosi del Norditalia, diventando prima scuderia, poi magazzino,
ospedale ed infine un riformatorio. A cavallo tra ‘800 e ‘900 le sorti della Chiesa e quelli del
convento prendono strade diverse. La famiglia Bagatti Valsecchi, tramite la Società Oratori
Perosiani, acquistò i locali della ex-chiesa adibendoli a sala concerti; in seguito al fallimento della
Società la proprietà passò alle Suore di Maria Riparatrice che la risistemarono e la riconsacrarono al
culto; nel 1967 la chiesa fu acquistato dai cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che ne
gestiscono tuttora la proprietà.
Il convento, invece, passò dalle mani del riformatorio Marchiondi alla proprietà di Prospero Mosé
Loria; all’ombra dei chiostri di questo convento comincia la storia della Società Umanitaria nella
sua sede storica.
L'ARCHITETTURA E L’APPARATO DECORATIVO
La costruzione del complesso conventuale, fu affidata di certo alla famiglia dei Solari: a Guiniforte,
già architetto in S. Maria delle Grazie prima dell'intervento del Bramante, oppure, secondo altri, al
figlio Pietro Antonio. La facciata segnata da due alte monofore a sesto acuto, la navata unica
scandita da cinque campate a volte ogivali a crociera e le cappelle, di forme ridotte e dalle volte
archiacute collocano senza dubbio la Chiesa di Santa Maria della Pace nel solco della tradizione
tardo-romanica e gotica lombarda, di cui i Solari erano tra gli esponenti più conservatori.
Senza scendere nell’elenco dettagliato delle numerose opere che qui trovarono posto, parecchie
delle quali furono asportate e andarono disperse in seguito alla conquista napoleonica, sarà
sufficiente ricordare che alla decorazione della Chiesa parteciparono tra gli altri il Cerano, Tanzio
da Varallo, Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari.
Il convento, che alla fine del ‘500 contava tre chiostri e sessanta celle, già un secolo dopo si era
ingrandito con 30 celle ed un chiostro in più, secondo la Crhonologia Serafica di Bernardino
Burocco da Monza. Il refettorio del convento, il prezioso Salone degli Affreschi, era riccamente
ornato dalla Crocefissione di Bernardino Ferrari (1520) e dalla Cena del Lomazzo, ospitò forse
anche un polittico di Marco d’Oggiono, trasportato qui dalla Chiesa nel XVII sec. A seguito della
costruzione del nuovo coro.
L'aspetto odierno di Chiesa e Chiostri ha risentito in maniera profonda degli avvenimenti sopra
descritti; una serie di restauri invasivi nel XVII sec., le tormentate vicende successive alla confisca
napoleonica ed i bombardamenti del '43 hanno mutato sensibilmente non soltanto l'apparato
decorativo del complesso conventuale ma anche le forme e, in alcuni punti, la disposizione degli
spazi.
M. T. Fiorio (a cura di) , Le Chiese di Milano, Milano, 1985
Aa. Vv., Santa Maria della Pace, in Ca’ de Sass 137, 1997
L. Gremmo, Restauro pittorico della volta e delle pareti del Refettorio (oggi detto “Salone degli
Affreschi”) del Convento di Santa Maria della Pace in Milano, in
http://www.milanoneicantieridellarte.it/cms/wp-content/files_flutter/1258451854rel_storica.pdf
Risorse online
http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB000354/
http://archiviodistatomilano.it/guida-on-line/soggetti-produttori/ente/MIDB000354/
http://www.milanoneicantieridellarte.it/%E2%80%9Csalone-degli-affreschi%E2%80%9Drefettorio-del-convento-di-santa-maria-della-pace-societa-umanitaria/
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