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La dimensione biologica, filosofica e spirituale della dignità

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La dimensione biologica, filosofica e spirituale della dignità
www.filosofia-ambientale.it
il primo sito in Italia dedicato alla:
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La dimensione biologica, filosofica e
spirituale della dignità
Ermanno De Fazi
Esistono concetti riguardo ai quali sappiamo o crediamo di sapere tutto fino al momento
in cui qualcuno ci chiede di definirli! Tra questi si colloca senz’altro la dignità, della quale
spesso si parla senza neanche indicarla come soggetto del discorso. Lucio Anneo Seneca (4
a.C. – 65 d.C.) saggista e oratore romano, scrive:
[…] assignatum a natura locum tuere. Quaeris quis hic sit locus? Viri (1).
L’autore s’interroga sul fatto che l’uomo, nella sua veste sociale, deve difendere il posto che
la natura gli ha assegnato. Nella lingua latina la dignitas è riferita a “merito, prestigio, grado
condizione, carica sociale”. Ritengo che tale significato, esaltando la sola sfera dell’essere, non
rispecchi con fedeltà ideologica
l’essenza del termine e la sua etimologia. La parola, infatti,
deriva da “de igne” (ignis = fuoco, bagliore), ovvero “relativo al fuoco”, inteso sia come calore,
che luce.
Nella storia del pensiero filosofico, il fuoco è l’elemento dal quale dipende ogni
trasformazione naturale. Empedocle, infatti, lo indica tra i quattro elementi costitutivi
dell’Universo: terra, acqua, aria, fuoco. I primi tre sono gli stati di aggregazione della materia,
che si trasformano l’uno nell’altro per mezzo del quarto elemento. Con il fuoco s’introduce in
filosofia il divenire, concetto successivamente elaborato da Eraclito. Qualunque sia la
condizione, che conferisce all’uomo una certa“dignità”, non può essere immutabile, né soltanto
difendibile! L’importanza del divenire è avvalorata dal significato che ha assunto il termine
nella lingua tedesca. Il termine dignità è tradotto in würde, derivato dal verbo werden
(diventare, divenire, trasformarsi) (2): inoltre, nella declinazione del verbo, würde corrisponde
all’italiano “se io diventassi”. Indubbiamente le lingue sono disposte a scambiarsi i significati,
più che le parole. Possiamo, quindi, individuare nel “divenire” l’elemento procedurale della
1
coscienza, la quale produce effetti per mezzo delle proprie componenti biologiche, culturali e
spirituali. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II scrive in una sua Enciclica:
“Nel giudizio pratico della coscienza, che impone alla persona l’obbligo di compiere un
determinato atto, si rivela il vincolo della libertà con la verità” (3). Affidando l’uomo alla
propria responsabilità (4) Dio indica la conoscenza come unico strumento di integrazione fra
ordine biologico e spirituale: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Il vangelo
secondo Giovanni - 8, 32).
Se ispirata a verità e libertà la coscienza concede all’individuo il privilegio di fissare i
criteri del proprio agire e di esprimere la capacità a governarsi con il suo volere. Negare il
senso biblico della coscienza impedirebbe all’uomo stesso di creare, con la sovranità della
ragione, quei valori spirituali, scientifici e morali aventi il carattere irrinunciabile della
“universalità”. In un tale contesto, la dignità è la “natura” dell’uomo che afferma la condizione
del vivere conformemente alla verità profonda del suo essere. E’, altresì, la misura della
cultura cui ogni singolo uomo appartiene e al tempo stesso la condizione che lo eleva al di
sopra delle culture, senza rinunciare a nessuno degli elementi strutturali di cui la natura umana
è costituita. L’uomo si pone così al centro del progresso sociale (5).
Ermanno De Fazi: Docente di Patologia generale – Corsi di Laurea nelle Professioni Sanitarie
- II Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – Anno
accademico 2004/’05
e-mail: [email protected]
NOTE BIBLIOGRAFICHE
1) L. A. Seneca. De costantia sapientis. New Compton editori srl, 1995, XIX, 4.
2) L. Mittner. Grammatica della lingua tedesca. Mondadori Editore, VI ristampa, 1989.
3) Lettera Enciclica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor (6 agosto
1993), 62.
4) “Egli ha fatto l’uomo dal principio e l’ha lasciato in balia del suo consiglio” (La Bibbia, Sir
15,14).
5) “Nutriamo la profonda convinzione che non c’è nel mondo di oggi alcun programma in
cui, perfino sulla piattaforma di opposte ideologie circa la concezione del mondo, non venga
sempre messo in primo piano l’uomo”. Lett. Enc. del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II,
Redemptor Hominis (4 marzo 1979), 17.
inserito nel sito www.filosofia-ambientale.it nell’agosto 2005
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