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Nome scientifico Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758)

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Nome scientifico Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758)
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Nome scientifico Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758)
(Accipitriformes Pandionidae)
Nome comune
Falco pescatore
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione R.
Identificazione
Rapace di medio-grandi
dimensioni (lunghezza totale 55-63 cm, apertura
alare 145-170 cm). Silhouette di volo tipicamente
“da gabbiano”, per le ali
lunghe che vanno restringendosi verso la punta;
quando rotea e mentre plana, le ali vengono tenute ad arco, con angolo carpale accentuato sia verso l’alto, sia in avanti. L’adulto presenta piumaggio tipicamente bicolore, con parti superiori uniformemente bruno cupo ed inferiori pressoché bianche;
banda scura tra gola e petto; capo con vertice biancastro finemente maculato di bruno, candido ai lati e sulla gola e con una tipica banda scura che parte dal becco, attraversa l’occhio e prosegue allargandosi fino ai lati della nuca e sulle spalle. In volo,
osservato dal basso, si nota l’area bianca della porzione anteriore del “braccio” (piccole e medie copritrici), che una banda nera (grandi copritrici) separa dalle remiganti secondarie chiare, leggermente barrate; punta delle remiganti primarie esterne scura; coda chiara leggermente barrata, con una banda sub-apicale scura. Visto dall’alto,
si nota il contrasto tra la colorazione generale scura di corpo ed ali ed il vertice bianco. Iride giallo brillante; becco nerastro, grigio chiaro alla base e sulla cera; zampe
bluastre. Il giovane presenta parti superiori più chiare, a sfumature fulvicce, e d’aspetto squamato; macchia chiara evidente sulla parte interna dell’ala; vertice più densamente macchiettato di scuro. In volo, visto da sotto, presenta una banda scura sottoalare appena accennata, se non mancante; remiganti e timoniere densamente barrate; coda senza banda terminale scura; parti inferiori spesso sfumate di ocra. Iride giallo arancio. Raggiunge l’abito definitivo nell’autunno del secondo anno di vita.
Distribuzione
Nidifica in Europa settentrionale ed orientale, Asia e Nord-America tra i 45° ed i
65° nord e lungo le coste di Australia e Nuova Guinea (isolati siti riproduttivi in Europa meridionale e lungo le coste ed isole minori del Mediterraneo ed Atlantico
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orientale). Sverna in
Africa centrale e meridionale, India, sud-est
asiatico, Centro e Sud
America. In Italia è migratore regolare, nidificava in pochi siti (soprattutto in Sardegna),
ma attualmente risulta
estinto come nidificante ed è localmente
svernante parziale. In
Liguria è rilevabile nel
corso del periodo migratorio quasi ovunque lungo la fascia costiera, i corsi d’acqua
e le principali direttrici di transito che attraversano lo spartiacque; in periodo di sverno si segnalano sporadiche presenze, soprattutto relative alla Val Bormida.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: acque marine costiere, lagune salmastre, foci dei fiumi, corsi d’acqua.
Alimentazione: ittiofaga, preda soprattutto pesci sia d’acqua dolce, che marini.
Fenologia: migratore regolare e parzialmente svernante.
Possibili minacce e fattori di rischio
La diminuzione generalizzata di questa specie è probabilmente da addebitarsi all’uso di fitofarmaci ed insetticidi clororganici (oggi banditi) in agricoltura e nella
disinfestazione da zanzare ed insetti molesti delle zone palustri: questi, accumulandosi lungo le catene alimentari acquatiche, hanno grosse ripercussioni sui predatori ai loro vertici. Detto bioaccumulo, nel caso specifico del falco pescatore, ha
avuto come effetto principale un ben noto fenomeno di fragilità del guscio delle
uova e quindi il crollo del successo riproduttivo. Un altro contaminante che ha
avuto effetti deleteri, almeno localmente, sulle popolazioni è il mercurio. Ulteriori,
seppur oggi sempre meno importanti, fattori limitanti per la specie sono rappresentati dal bracconaggio (negli anni ’60-’70 del secolo scorso venivano abbattuti
annualmente nella sola Italia oltre un migliaio di individui) e dal saccheggio dei nidi. Da non sottovalutare anche: il rischio di collisione con cavi aerei, il disturbo antropico (birdwatchers, fotografi, escursionisti, diportisti), l’urbanizzazione delle coste per fini turistici.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
In generale, come per tutte le specie ittiofaghe appare ovvio che le misure di mitigazione dell’inquinamento marino e delle acque interne ed uno sfruttamento conservativo della fauna ittica (con pianificazione del pescato in quantità adeguate alla produttività delle popolazioni locali) costituiscono fattori positivi. Un uso moderato di
pesticidi a minor persistenza nell’ambiente è da ritenersi estremamente importante
per la conservazione di questa, così come di altre specie animali.
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Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione dei passi non suscettibile di monitoraggio.
Segnalazione di individui svernanti in habitat idonei.
Bibliografia
BAGHINO L., 1996 – The spring migration of raptors over a site of western Liguria
(Italia): results 1985 to 1994. In: Muntanerr J. & Mayol J. (Eds.). Biologia y Conservacion de las Rapaces Mediterraneas, 1994. Monografias n. 4, SEO, Madrid: 387-391.
BAGHINO L. & LEUGIO N., 1989 – La migration printanière des Rapaces à Arenzano
(Gênes, Italie). Nos Oiseaux, 40 (2): 65-80.
BAGHINO L. & LEUGIO N., 1990 – La migrazione prenuziale degli Accipitriformes e
Falconiformes in un sito della Liguria Occidentale nel 1988 e 1989. Avocetta, 14:
47-57.
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2003 – Ornitologia italiana. Vol. 1. Gaviidae-Falconidae.
Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CHIAVETTA M., 1981 – I rapaci d’Italia e d’Europa. Rizzoli, Milano.
CRAMP S. (Ed.), 1980 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. II. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
MOLL K.H., 1962 – Der Fishadler. Westarp Wissenschaften.
PULLAR P., 2001 - Dancing with Ospreys. Crachan Press.
THIBAULT J.C. & PATRIMONIO O., 1993 – Falco pescatore Pandion haliaetus (Linnaeus,
1758). In Brichetti P., De Franceschi P. & Baccetti N. (Eds). Aves I. Gaviidae-Phasianidae.
Fauna d’Italia. Vol. XXIX. Calderini, Bologna: 622-632.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1997 - Falco pescatore Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758). In
Spano’ S., Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 79.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Falco peregrinus Tunstall, 1771
(Falconiformes Falconidae)
Nome comune
Pellegrino
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della
Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione R. Lista Rossa nidificanti in Italia: vulnerabile.
Identificazione
È un falco di dimensioni medio-grandi
(lunghezza totale 36-48 cm, apertura
alare 95-110 cm). Il maschio presenta
parti superiori blu-ardesia scuro, debolmente barrate di nero sul dorso e
sulle copritrici e più marcatamente sulla coda, che è di un grigio più pallido;
ha un cappuccio grigio scuro che si
prolunga a formare due mustacchi sotto l’occhio, nettamente contrastanti
col bianco di guance e gola; il petto è
bianco-rosato con una punteggiatura
nera, più fitta verso il ventre; ventre,
coda e parte inferiore delle ali presentano una fitta barratura; la coda termina con una banda scura più ampia delle restanti barrature, mente nel sottoala le copritrici appaiono più scure delle remiganti; cera
e zampe gialle. La femmina, difficilmente distinguibile dal maschio, è spesso più nettamente barrata nelle parti inferiori, con punteggiatura più evidente sul petto e barratura più spessa su fianchi e calzoni; dorso più scuro; spesso più rossiccia sulla nuca. Il giovane presenta penne del capo marroni scure con bordi crema che, sulla nuca, formano una banda chiara che l’attraversa, estendendosi spesso fino all’occhio;
fronte color crema; mustacchi marrone scuro più sottili che nell’adulto; gola bianca;
penne del dorso bruno scuro con stretti margini rossicci; coda marrone scura con
numerose ed incomplete barrature rossicce, terminante con una sottile banda chiara
apicale; remiganti marrone scuro, con punta chiara; cera e zampe grigiastre (spesso
con sfumature azzurre).
Distribuzione
Specie ad ampia distribuzione, è presente con differenti sottospecie in tutte le regioni biogeografiche: le popolazioni oloartiche più settentrionali sono esclusivamente
estive nidificanti. In Italia è stanziale su buona parte del territorio, in particolare lungo il versante tirrenico (popolazione complessiva 800-1.000 coppie, in lieve incre290
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mento). In Liguria è distribuito in modo
piuttosto discontinuo
in tutte le province e
mostra una marcata
predilezione per le falesie costiere e, nell’Imperiese nonché nel ponente Savonese, per le
pareti rocciose delle
vallate alpine. Normalmente lo si trova a
quote non superiori ai
600 m anche se è stato segnalato fino ai 1.700 m. In inverno sembra che la nostra
regione ospiti individui (per lo più giovani in dispersione) originari dell’Europa settentrionale.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: falesie costiere e pareti di roccia con ampia visuale, piccole isole ed aree urbane. Nidifica su pareti naturali o artificiali, circondate da zone aperte di caccia.
Alimentazione: carnivora, cattura soprattutto uccelli; saltuaria la predazione di piccoli mammiferi.
Fenologia: sedentaria.
Possibili minacce e fattori di rischio
In passato, ma in parte ancor oggi, il pellegrino è stato oggetto di bracconaggio, e di
saccheggio dei nidi (prelievo di uova e pulli) ad opera dei falconieri. A questi fattori
va aggiunto l’impatto crescente legato alla sempre maggior diffusione dell’attività d’arrampicata. Non va per altro sottovalutato il disturbo legato alla pratica del
birdwatching e della fotografia naturalistica ad opera di dilettanti con scarsa conoscenza delle caratteristiche eco-etologiche degli animali e degli accorgimenti da adottare
onde minimizzare il disagio ad essi arrecato, specialmente nelle adiacenze del nido.
Il passato massiccio uso di pesticidi (tra il 1950 ed il 1970) organocloridrici in agricoltura ha causato un forte declino della specie: i residui di questi composti tendono a persistere nell’ambiente, dando luogo a fenomeni di bioaccumulo lungo le catene alimentari, con conseguente mortalità degli adulti e riduzione del successo riproduttivo dei predatori ai loro vertici. Il bando di detti composti a partire dai primi anni ’70 del secolo scorso ha pertanto consentito un recupero, in termini di consistenza numerica e distribuzione, delle popolazioni.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Tutela delle pareti rocciose ove nidifica (come previsto dalla L.R. 29/1994 - art. 11),
con interdizione di attività di arrampicata e regolamentazione delle altre forme di disturbo antropico (es. osservazione e fotografia naturalistica); controllo del bracconaggio e di eventuali interventi illeciti che possono causarne la morte; diffusione della
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cultura della conservazione e della fruizione consapevole della natura. Nei centri urbani la nidificazione della specie può essere favorita dall’allestimento di nidi artificiali a casetta (delle dimensioni di circa 1m x 1m x 60 cm) in punti poco disturbati su
tetti o cornicioni di edifici dominanti.
Metodi di monitoraggio
Censimento visivo delle coppie nidificanti (maggio); periodiche osservazioni dei nidi
per una valutazione del successo riproduttivo.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat rupestri idonei alla nidificazione della specie. Individuazione di resti della predazione.
Bibliografia
BAGHINO L., 1997 - Pellegrino Falco peregrinus Tunstall, 1771. In Spano’ S., Truffi G.
& Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria,
Genova: 82.
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2003 – Ornitologia italiana. Vol. 1. Gaviidae-Falconidae.
Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CHIAVETTA M., 1981 – I rapaci d’Italia e d’Europa. Rizzoli, Milano.
CRAMP S. (Ed.), 1980 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. II. Oxford University Press, Oxford (UK).
FASCE P., 1993 - Pellegrino Falco peregrinus. In Meschini E. & Frugis S. (Eds.). Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: 83.
FASCE P. & FASCE L., 1992 – Pellegrino Falco peregrinus Tunstall, 1771. In Brichetti P.,
De Franceschi P. & Baccetti N. (Eds). Aves I. Gaviidae-Phasianidae. Fauna d’Italia. Vol.
XXIX. Calderini, Bologna: 682-693.
FASCE P. & MINGOZZI T., 1983 – Il Falco pellegrino (Falco peregrinus) sulle Alpi Occidentali. Riv. ital. Orn., 53: 161-173.
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
MINGOZZI T., 1981 – Il Falco pellegrino (Falco peregrinus) nelle Alpi occidentali. Riv.
ital. Orn., 51: 179-190.
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RATCLIFFE D.A., 1993 – The Peregrine Falcon. T & AD Poyser Ltd, London, UK.
RATCLIFFE D.A., 1997 - Falco peregrinus Peregrine Falcon. In Hagemeijer W.J.M. & Blair
M.J. (Eds.). The EBCC Atlas of European Breeding Birds. Their Distribution and Abundance. T & AD Poyser, London: 192-193.
PIERETTI W., 1989 – Pellegrino Falco peregrinus. In Aa.Vv. Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 49.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
ZUBEROGOITIA I., RUIZ J.F. & TORRES J.J., 2003 – El Halcon Peregrino. Diputacion Foral de Bizkaia, Bilbao, España.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Tetrao tetrix tetrix Linnaeus, 1758
(Galliformes Tetraonidae)
Nome comune
Fagiano di monte
Livello di protezione
La sottospecie nominale è
inserita nell’allegato I della Direttiva “Uccelli”
(79/409/CEE). SPEC 3 –
stato di conservazione V.
Identificazione
Galliforme di taglia medio-grande a spiccato dimorfismo sessuale. Il maschio, più grande (lunghezza 50-55 cm, peso
1.100-1.300 g), presenta
piumaggio nero con riflessi bluastri, zone bianche sulle ali e sul sottocoda (che in parata viene esibito a formare un ventaglio bianco contrastante col nero
delle timoniere) e timoniere esterne allungate e ricurve verso l’esterno (a guisa di lira), nonché un paio di evidenti caruncole rosso vivo sopra gli occhi. La femmina, invece, è più piccola (lunghezza ca. 40 cm, peso 800-1.000 g), presenta piumaggio brunastro, finemente barrato di nero e caruncole ridotte. Entrambe hanno i tarsi completamente coperti di piume, mentre le dita, nude, presentano sottili espansioni laterali a pettine utili per la deambulazione sulla neve soffice.
Distribuzione
Relitto boreo-alpino distribuito in Eurasia centrale e settentrionale (tra i 50° ed i 70°
nord), in Italia è presente su tutto l’arco alpino (la popolazione alpina complessiva di
fagiano di monte si aggira intorno ai 40.000 soggetti). In Liguria è presente nell’Imperiese in tutte le aree idonee delle Alpi Liguri, spingendosi fino all’estremo limite
biogeografico delle stesse, nel Savonese, sul Monte Galero. La popolazione post-riproduttiva ligure si attesta nell’ordine di diverse centinaia di individui.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: fascia di transizione tra il bosco montano di conifere e la zona degli arbusti
contorti (a rodoro-vaccinieto) tra i 900 ed i 2.200 m, meglio se inframmezzata da
aree a vegetazione erbacea (pascoli e praterie alpine).
Alimentazione: fitofaga, si ciba principalmente di piante erbacee, germogli, gemme e
foglie d’arbusti, frutti (bacche e drupe) e semi; i pulcini al di sotto dei 100 g si nu294
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trono soprattutto d’insetti (in particolare
formicidi) e ragni.
Fenologia: sedentario,
con sporadici erratismi
stagionali.
Possibili minacce e
fattori di rischio
Le modificazioni ambientali, con predita di
habitat idonei, e l’attività venatoria (oggi assai meglio regolamentata) costituiscono i principali fattori di mortalità aggiuntiva rispetto a quella naturale legata soprattutto alla predazione di adulti (volpe, aquila reale), uova e pulcini (volpe, faina e, in relazione alla sua tendenza a spingersi a quote
sempre più elevate, cinghiale). A questi fattori si aggiungono le avversità climatiche
invernali ed il disturbo antropico diretto ed indiretto legato soprattutto alle attività
turistiche e ricreative (escursionismo, sci, nuove infrastrutture, presenza di cani vaganti, sovrappascolo), particolarmente rilevante in due momenti critici per il ciclo biologico della specie: il periodo riproduttivo e quello invernale.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Conservazione e ripristino degli habitat idonei: ad es. creazione di aree aperte (per taglio, triturazione meccanica o col fuoco) a mosaico in luogo degli arbusteti, soprattutto laddove le essenze legnose spontanee (mirtilli, rododendri, ontani verdi) hanno
preso il sopravvento in aree abbandonate dalle attività pastorali.
Regolamentazione del pascolo brado nelle località idonee, nel periodo della cova e
nei primi giorni immediatamente successivi la schiusa (giuno - metà luglio).
Regolamentazione del prelievo venatorio su basi strettamente censuarie in modo da
fissare carnieri commisurati al successo riproduttivo stagionale.
Interventi di controllo del cinghiale ed altri predatori opportunisti comuni di uova e
pulcini (volpi, faine, corvidi) in aree a maggior vocazionalità per la riproduzione della
specie.
Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (aprile-maggio) mattutino dei maschi nelle arene canto, per
la stima della densità pre-riproduttiva. Indici cinegetici d’abbondanza (settembre-ottobre), ma soprattutto censimenti tardo-estivi in battuta con l’ausilio del cane da ferma, per la stima della densità post-nidificazione e, conseguentemente, del successo riproduttivo.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla specie. Canto dei maschi in primavera ed autunno. Reperimento di penne a seguito della muta (estate-inizio autunno) o di predazione ad
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opera di rapaci (spiumate) ed escrementi (di forma, colorazione e consistenza variabile a seconda della stagione e quindi dell’alimentazione prevalente). Orme e gallerie
sulla neve.
Bibliografia
ARTUSO I., 1994 - Progetto Alpe. F.i.d.C. (UNCZA).
BERNARD-LAURENT A., 1994 – Statut, évolution et facteurs limitant les populations de
Tétras-lyre (Tetrao tetrix) en France. Gibier Faune Sauvage, 11 (1): 205-240.
BOCCA M. & SPANÒ S., 1982 - Fagiano di monte Tetrao tetrix Linnaeus, 1758. In Brichetti P., De Franceschi P. (red.). Atlante degli Uccelli nidificanti sulle Alpi italiane. I.
Riv. ital. Orn., 52: 19-21.
BICO G., GROSSO G.F., SPANÒ S. & TRUFFI G., 1995 – Primi dati sulla consistenza del
Gallo forcello Tetrao tetrix sulle Alpi Liguri (1993-1994). In: Fasola M. & Saino N.
(red.). Atti VIII Conv. ital. Orn. Avocetta, 19: 132.
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
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DE FRANCESCHI P., 1988 – La situazione attuale dei Galliformi in italia. Ricerche recenti o ancora in corso. Problemi di gestione e prospettive per il futuro. Suppl. Ric. Biol.
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DE FRANCESCHI P., 1992 – Fagiano di monte Tetrao tetrix Linnaeus, 1758. In Brichetti
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DE FRANCESCHI P., 1993 - Fagiano di monte Tetrao tetrix. In Meschini E. & Frugis S. (Eds.). Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina,
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ELLISON L.N., BERNARD-LAURENT A., MAGNANI Y., GINDRE R. & CORTI R., 1984 – Le Tétras lyre. Dinamique des populations, chasse et biotope de reproduction dans les Alpes françaises. Office National de la Chasse, Paris.
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
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GLUTZ VON BLOTZHEIM U.N., 1985 – Tetraonidi. Staz. Orn. Svizzera Sempach. Buchdruckerei Stäfa, Stäfa.
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The EBCC Atlas of European Breeding Birds. Their Distribution and Abundance. T &
AD Poyser, London: 200-201.
SPANÒ S., 1989 – Fagiano di monte Tetrao tetrix. In Aa. Vv. Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 49.
SPANÒ S., 1997 - Fagiano di monte Tetrao tetrix Linnaeus, 1758. In Spano’ S., Truffi G.
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SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Alectoris graeca saxatilis (Bechstein, 1805)
(Galliformes Phasianidae)
Nome comune
Coturnice delle Alpi
Livello di protezione
La sottospecie alpina è inserita nell’allegato I della Direttiva “Uccelli”
(79/409/CEE). SPEC 2 – stato di conservazione V. Lista Rossa nidificanti in
Italia: vulnerabile.
Identificazione
Galliforme di media taglia (lunghezza
32-35 cm, peso 500-600 g) con sessi
simili: il maschio è lievemente più massiccio e presenta lo sperone metatarsale ottuso; la colorazione dorsale è uniformemente grigio-brunastra, mentre
quella ventrale è bianca sulla gola, grigio-azzurra sul petto e cannella sul
basso ventre e sottocoda. È presente
un collare nero a margini netti che dalla fronte, attraverso l’occhio, scende allargandosi verso il petto. Le penne ornamentali dei fianchi hanno ciascuna due barre trasversali nere che delimitano una
fascia bianco-crema, una barra apicale sottile castana e una parte prossimale grigioazzurrognola. Di importanza tassonomica per la distinzione dall’affine coturnice orientale Alectoris chukar (specie alloctona spesso introdotta tal quale o sotto forma di
ibridi d’allevamento con la coturnice nostrana a scopi di ripopolamento con finalità
venatorie) è la colorazione nera delle redini (tratto compreso tra l’occhio e la base
del becco).
Distribuzione
È presente sulle Alpi, lungo gli Appennini, in Sicilia, sui Balcani, ed in Grecia con sottospecie diverse. Sulle Alpi sud-occidentali è nota l’esistenza di popolazioni naturali
ibride di pernice rossa (Alectoris rufa rufa) con la coturnice alpina: un tempo descritte come specie a se stante (Caccabis labatiei Bouteille, 1843), gli individui di dette popolazioni presentano caratteristiche morfologiche ed eco-etologiche intermedie
a quelle delle specie parentali. In Liguria, si colloca il limite sud-occidentale di distribuzione della sottospecie alpina (A. g. saxatilis), limitata alla porzione nord-occidentale dell’Imperiese.
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Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: la sottospecie
alpina colonizza le praterie ed i pascoli alpini
(1.000-2.500 m) a prevalenza di graminacee
xerofile e arbusti nani,
nei versanti ripidi a
sud con pietraie e rocce affioranti.
Alimentazione: fitofaga, si ciba principalmente di piante erbacee, germogli, gemme e foglie d’arbusti, frutti (bacche e drupe)
e semi; i pulcini (ed in misura minore le femmine in periodo riproduttivo) si nutrono soprattutto d’insetti (in particolare ortotteri, cosa che fanno anche gli adulti a fine estate), ragni e gasteropodi.
Fenologia: sedentaria, con erratismi altitudinali stagionali in relazione alla disponibilità alimentare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Contrazione dell’habitat idoneo (riforestazione spontanea) per l’abbandono delle attività agro-pastorali montane (forse conseguenza della sua precedente espansione in
altitudine); modificazione dei sistemi di conduzione agricola e di allevamento del bestiame; uso di pesticidi; bassa variabilità genetica delle popolazioni poco abbondanti
e distribuite in modo discontinuo; inquinamento genetico; rigori climatici invernali,
sensibilità ad agenti patogeni; prelievo venatorio eccessivo e non correttamente gestito; disturbo antropico durante la nidificazione.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Incentivazione del pascolo d’altura (opportunamente controllato onde mitigare il disturbo che il bestiame potrebbe arrecare alla specie soprattutto in periodo riproduttivo), sfalci o comunque controllo (anche con l’uso del fuoco) delle essenze erbacee
infestanti con selezione positiva di quelle “energeticamente favorevoli” alla specie.
Messa a coltura di piccoli appezzamenti di graminacee adatte (es. segale).
Pianificazione su basi censuarie di prelievi proporzionati al successo riproduttivo annuale. Controllo del bracconaggio. Evitare l’immissione in natura di specie alloctone
(coturnice orientale) o anche autoctone (pernice rossa), interfeconde con la coturnice onde evitarne rischi d’inquinamento genetico.
Regolamentazione delle attività turistiche, escursionistiche, sportive e ricreative in ambienti montani idonei alla specie.
In alcune aree sia alpine che appenniniche sono stati attuati o ancora in corso interventi di reintroduzione.
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Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (aprile-maggio) mattutino dei maschi territoriali al canto con
il metodo del playback (stimolazione con emittenti sonore di richiami preregistrati
della specie) in punti chiave lungo transetti precedentemente stabiliti, per la stima della densità pre-riproduttiva. Indici cinegetici d’abbondanza (agosto-ottobre), ma soprattutto censimenti tardo-estivi in battuta con l’ausilio del cane da ferma su aree campione, per la stima della densità post-riproduttiva.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla specie. Canto territoriale dei maschi in primavera ed altre emissioni sonore (soprattutto ai crepuscoli) anche in altri periodi dell’anno (particolarmente in autunno). Reperimento di penne a seguito della muta (estate-inizio
autunno) o di predazione ad opera di rapaci (spiumate) ed escrementi (tipici della coturnice). Orme e siti di spollinamento (bagni di sabbia).
Bibliografia
BERNARD-LAURENT A., 1986 – Régime alimentaire autumnal de la Perdix Bartavelle
(Alectoris greca saxatilis) dans les Alpes Maritimes. Rev. Ecol. (Terre et Vie), 41:
39-57.
BERNARD-LAURENT A., 1987 – Démographie comparée d’une population de Perdix Bartavelle (Alectoris greca saxatilis) et d’une population d’hybride (A. g. saxatilis x A.
rufa rufa) dans les Alpes Maritimes. Suppl. Rev. Ecol. (Terre et Vie), 4: 189-197.
BERNARD-LAURENT A., 1988 – Les déplacements en automne et en hiver de Perdix Rochassières Alectoris greca saxatilis x Alectoris rufa rufa dans les Alpes Méridionales
et leur déterminants. Gibier Faune Sauvage, 5: 171-186.
BERNARD-LAURENT A. & BOEV Z., 1997 - Alectoris graeca Rock Partridge. In Hagemeijer W.J.M. & Blair M.J. (Eds.). The EBCC Atlas of European Breeding Birds. Their Distribution and Abundance. T & AD Poyser, London: 207.
BERNARD-LAURENT A. & LAURENT J.-L., 1984 – Méthodes de recensement des Perdix
Bartavelles (Alectoris greca saxatilis Bechstein, 1805) au printemps: application dans
les Alpes Maritimes. Gibier Faune Sauvage, 1(4): 69-85.
BOCCA M., 1990 - La Coturnice Alectoris greca e la Pernice bianca Lagopus mutus
in Valle d’Aosta. Reg. Aut. Valle d’Aosta, Aosta.
BOCCA M., 1993 - Coturnice Alectoris graeca. In Meschini E. & Frugis S. (Eds.). Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: 96.
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BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1980 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. II. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
PRIOLO A., 1984 – Variabilità in Alectoris graeca e descrizione di A. graeca orlandoi
subsp nova in Appennino. Riv. ital. Orn., 54: 45-76.
PRIOLO A. & BOCCA M., 1992 – Coturnice Alectoris graeca (Meisner, 1804). In Brichetti P., De Franceschi P. & Baccetti N. (Eds). Aves I. Gaviidae-Phasianidae. Fauna d’Italia. Vol. XXIX. Calderini, Bologna: 766-777.
SALVINI G.P., 1967 – Tetraonidi e Coturnice. Olimpia, Firenze.
SPANÒ S., 1989 – Coturnice Alectoris graeca. In Aa. Vv. Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 51.
SPANÒ S., 1975 – Considerazioni biogeografiche sul genere Alectoris Kaup, 1829. Ann.
Mus. civ. St. nat. Genova, 80: 286-293.
SPANÒ S., 1978 – Nuovi ibridi naturali Alectoris rufa rufa (L.) x Alectoris graeca saxatilis (Bechstein) sulle Alpi Marittime e relative considerazioni tassonomiche. Ann.
Mus. civ. St. nat. Genova, 82: 154-162.
SPANÒ S., 1997 - Coturnice Alectoris graeca (Meisner, 1804). In Spano’ S., Truffi G.
& Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 84.
SPANÒ S. & BOCCA M., 1982 - Coturnice Alectoris graeca (Meisner, 1804). In Brichetti P., De Franceschi P. (red.). Atlante degli Uccelli nidificanti sulle Alpi italiane. I. Riv.
ital. Orn., 53: 104-107.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Porzana porzana (Linnaeus, 1766)
(Gruiformes Rallidae)
Nome comune
Voltolino
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 4 – stato di conservazione S.
Identificazione
Rallide di piccole dimensioni (lunghezza 22 cm, peso
medio 80 g) con piumaggio superiormente brunoolivastro, macchiettato di
bianco, con il centro delle
penne nerastro; gola, collo e
petto grigio-oliva screziato
di bianco; ventre brunastro
con macchie biancastre; fianchi barrati di bruno, nero e bianco; sottocoda fulvo; largo sopracciglio grigio puntinato di bianco; becco verde con base rossastra; zampe verde oliva;
iride bruna. La femmina ha generalmente un piumaggio più pallido, sovente più macchiettato di bianco sul sopracciglio e sulla gola, meno sulle parti dorsali e sui fianchi. I giovani
presentano colori più tenui rispetto agli adulti, con poche macchiettature bianche.
Distribuzione
Nidifica in Europa e Russia (fino ai 95° di longitudine est) nella fascia compresa tra
i 40° ed i 65° nord. Sverna in Africa orientale (a sud dei 15° nord) e India. In Italia
nidifica in Valle Padana, nelle zone umide del litorale tosco-laziale, ed in alcuni siti
della costa adriatica centrale e meridionale e della Sicilia. In Liguria è rilevabile nel corso del periodo migratorio nelle principali aree umide delle quattro province.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: vegetazione ripariale e canneti lungo canali e corsi d’acqua, prati umidi.
Alimentazione: onnivora, si ciba di foglie e semi di piante acquatiche, d’insetti, aracnidi e molluschi.
Fenologia: migratore scarso ma regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Modificazione-contrazione degli habitat idonei alla specie: bonifica delle aree palustri,
periodica bruciatura dei canneti, cementificazione degli argini di corsi d’acqua ed aree
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lacustri con rimozione
della vegetazione ripariale, inquinamento
delle acque. Collisione
notturna con cavi aerei. Diffusione della nutria nei siti riproduttivi. Disturbo antropico:
attività venatoria nelle
aree umide sede di
svernamento, birdwatching, pesca sportiva.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio. Tutelare detti ambienti dalle varie forme di disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi. Vigilare sul rispetto
delle norme per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare
misure di mitigazione dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di
risorse trofiche.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione dei passi non suscettibile di monitoraggio.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1980 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. II. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1997 - Voltolino Porzana porzana (Linnaeus, 1766). In Spano’ S.,
Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 90.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Porzana parva (Scopoli, 1769)
(Gruiformes Rallidae)
Nome comune
Schiribilla
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 4 – stato di conservazione S (P).
Identificazione
Piccolo rallide (lunghezza 18
cm, peso medio 90 g). Il maschio ha le parti superiori
bruno-oliva, con macchie
scure al centro delle penne
e piccole tacche bianche,
poco numerose, sul dorso; il
collo, i lati del capo e le parti inferiori sono grigio ardesia; la parte posteriore dei fianchi ed il sottocoda presentano barrature bianche e nere. La
femmina presenta parti inferiori fulve e gola bianca. In entrambe i sessi il becco è verde con
base rossastra; le zampe sono verdi. I giovani hanno piumaggio simile a quello femminile.
Distribuzione
Nidifica in Europa e Russia (fino agli 85° di longitudine est) nella fascia compresa tra
i 40° ed i 60° nord. Sverna in Africa orientale (tra i 15° nord e l’Equatore) Pakistan
ed India nord-occidentale. In Italia nidifica in Valle Padana e nelle zone umide del litorale tosco-laziale. In Liguria è rilevabile nel corso del periodo migratorio nelle principali aree umide delle quattro province. In periodo di svernamento è stata segnalata
nella media Val Bormida savonese.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: bordi di stagni con ricca vegetazione, paludi erbose, prati umidi.
Alimentazione: onnivora, si ciba principalmente di semi di piante acquatiche e piccoli invertebrati (soprattutto insetti).
Fenologia: migratrice regolare e parzialmente svernante.
Possibili minacce e fattori di rischio
Modificazione-contrazione degli habitat idonei alla specie: bonifica delle aree palustri, periodica bruciatura dei canneti, cementificazione degli argini di corsi d’acqua ed aree lacustri con rimozione della vegetazione ripariale, inquinamento delle acque. Collisione
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notturna con cavi aerei.
Disturbo antropico: attività venatoria nelle
aree umide sede di
svernamento, birdwatching, pesca sportiva.
Interventi gestionali
utili per conservare o
migliorare lo status
delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli
habitat idonei alla sosta in periodo migratorio ed allo svernamento. Tutelare detti ambienti dalle varie forme di disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione
delle attività/presenze umane negli stessi (es. interdizione alla caccia mediante l’allestimento di oasi ai sensi della L.R. 29/94).Vigilare sul rispetto delle norme per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di mitigazione
dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di risorse trofiche.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione dei passi non suscettibile di monitoraggio.
Segnalazione di individui svernanti in habitat idonei.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1980 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. II. Oxford University Press, Oxford (UK).
CAUSA A., 1997 - Schiribilla Porzana parva (Scopoli, 1769). In Spano’ S., Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 91.
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Himantopus himantopus (Linnaeus, 1758)
(Charadriiformes Recurvirostridae)
Nome comune
Cavaliere d’Italia
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della
Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE).
Non-SPEC – stato di conservazione S.
Identificazione
Caratteristico ed inconfondibile limicolo di medie dimensioni (lunghezza
35-40 cm, apertura alare 67-83 cm,
peso 160 g). Si distingue immediatamente per le straordinariamente lunghe zampe rosso-rosate, il becco nero
diritto e la livrea bianca e nera contrastante. In volo (che appare diritto e
veloce) è riconoscibile per le ali scure, appuntite lunghe e strette, e per
tenere il collo e le zampe distesi. Il
maschio in abito invernale ha fronte e
testa interamente bianche, nuca e vertice grigi o grigio scuro; la regione
dorsale, dal mantello alle scapolari, le
remiganti e le copritrici alari sono nero lucente, con riflessi verdastri, il resto del
corpo è bianco. D’estate la nuca ed il vertice si rivestono di nero e le parti inferiori assumono una tinta bianco-rosata. La femmina è simile al maschio in abito invernale, ma non presenta tracce di penne nere sulla nuca e le parti superiori scure sono brunastre opache. I giovani sono simili agli adulti in abito invernale, ma
hanno il capo con vertice, lati e nuca brunastri, con penne ad apice fulvo; ali nerastre, ma a colorazione smorta sfumata di fulvo; remiganti primarie e secondarie
brune con apici bianchi.
Distribuzione
Praticamente cosmopolita è presente con popolazioni stanziali lungo le coste pacifiche dell’America settentrionale, nell’area del Golfo del Messico, in Centro e Sud
America, nelle zone umide della regione biogeografica Paleotropicale, nel Golfo
Persico, e nelle regioni Orientale ed Australiana. Nelle aree palustri settentrionali
e centrali del Nord-America e nella regione Paleartica il cavaliere d’Italia è esclusivamente nidificante e le relative popolazioni migratrici svernano rispettivamente
nelle regioni Neotropicale e Paleotropicale. In Italia nidifica in Valle Padana, nelle
zone lagunari del litorale tosco-laziale, in alcuni siti della costa adriatica centrale e
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meridionale, in Sardegna ed in Sicilia. In Liguria è rilevabile nel
corso del periodo migratorio nelle principali aree umide delle
quattro province.
Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: lagune salmastre, prati umidi, marcite, foci dei fiumi e corsi d’acqua.
Alimentazione: principalmente entomofaga; si ciba in prevalenza d’invertebrati acquatici, soprattutto insetti e loro larve, ma anche di anellidi, molluschi, piccoli pesci, uova e larve di anfibi.
Fenologia: migratore regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Modificazione-contrazione degli habitat idonei alla specie: bonifica delle aree palustri, cementificazione degli argini di corsi d’acqua ed aree lacustri con rimozione della vegetazione ripariale, inquinamento delle acque, uso di pesticidi organoclorurati, variazioni improvvise del livello delle acque (fino al 10-20% nelle
regioni settentrionali), cessazione delle attività in saline e zuccherifici. Siccità estiva nei quartieri di nidificazione. Piogge persistenti nel periodo delle schiuse. Problemi ambientali nelle aree africane di svernamento. Predazione di uova e pulli
da parte di cani vaganti, ricci, ratti, gabbiani reali e corvidi. Disturbo antropico:
attività venatoria nelle aree umide sede di svernamento, birdwatching, pesca
sportiva.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio. Tutelare detti ambienti dalle varie forme di disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi. Vigilare sul rispetto
delle norme per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare
misure di mitigazione dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di
risorse trofiche.
Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (aprile-maggio) degli individui presenti negli habitat idonei
alla sosta, mediante conteggio per osservazione diretta.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio.
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Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
MARANINI N. & TRUFFI G., 1983 – Passaggio precoce di Cavalieri d’Italia Himantopus
himantopus in Liguria. Avifauna, 6: 276-277.
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1997 - Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus (Linnaeus,
1758). In Spano’ S., Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 94.
TINARELLI R., 1990 – Risultati dell’indagine sul Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus (Linnaeus, 1758). Ric. Biol. Selvaggina, 87: 1-102.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Recurvirostra avosetta Linnaeus, 1758
(Charadriiformes Recurvirostridae)
Nome comune
Avocetta
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE). SPEC 4/3
W – stato di conservazione L W.
Identificazione
Limicolo di medio-grandi
dimensioni (lunghezza
totale 42-46 cm, apertura
alare 77-80 cm, peso
320-400 g), appare inconfondibile per la livrea
bianca e nera contrastante ed il lungo becco nero, appiattito e ricurvo
verso l’alto. In volo (lento
e rettilineo) tiene le zampe completamente distese oltre l’estremità della
coda, il collo leggermente raccolto e, vista dall’alto, è evidente la colorazione nera delle scapolari, delle copritrici superiori primarie e delle remiganti primarie (che formano un triangolo nero alla punta dell’ala); dal basso è completamente bianca, salvo la punta delle ali nera. Il piumaggio è bianco candido, con una
calottina nera che interessa fronte, vertice, nuca e si estende alla parte posteriore
del collo. La femmina è quasi uguale al maschio, ma con tinte meno brillanti, in cui
le parti nere tendono al brunastro; le aree bianche dorsali, in inverno, acquistano
sfumature grigiastre. I giovani, che assumono l’abito definitivo a circa due anni
d’età, hanno le ali a tinte nere sfumate di bruno, mentre la fronte, il vertice e la
nuca sono grigi; il piumaggio inferiore è bianco, con la parte anteriore del collo
ed il petto grigio-cenerino.
Distribuzione
Nidifica, con areale molto frammentato in tutta la regione Paleartica nella fascia tra i
35° ed i 55° nord e sverna lungo le coste dell’Africa a sud del Sahara, Golfo Persico, Pakistan ed India nord-occidentale, Cina sud-orientale. Nella regione Afrotropicale si trovano localizzate aree di nidificazione in cui la specie è stanziale. In Italia nidifica in Valle Padana, in alcuni siti della costa adriatica centrale e meridionale, in Sardegna ed in Sicilia. In Liguria è rilevabile nel corso del periodo migratorio nelle principali aree umide delle quattro province.
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Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: lagune salmastre, prati umidi, marcite, litorali limo-sabbiosi, foci dei fiumi e corsi d’acqua.
Alimentazione: carnivora, si ciba d’invertebrati acquatici, ed in
particolare d’insetti,
crostacei ed anellidi.
Fenologia: migratrice
regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Modificazione-contrazione degli habitat idonei alla specie: bonifica delle aree palustri,
cementificazione degli argini di corsi d’acqua ed aree lacustri con rimozione della vegetazione ripariale, inquinamento delle acque. Innalzamento del livello delle acque in
periodo riproduttivo. Cessazione dell’attività estrattiva in saline. Saturnismo e contaminazione da pesticidi organoclorurati. Predazione di uova e pulli da parte di ratti,
cani e gatti randagi, gabbiani reali e corvidi. Collisione con cavi aerei delle linee elettriche. Disturbo antropico: attività venatoria nelle zone umide sede di svernamento,
birdwatching, pesca sportiva.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio. Tutelare detti ambienti dal disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi. Vigilare sul rispetto delle norme per
la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di mitigazione dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di risorse trofiche.
Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (aprile-maggio) degli individui presenti negli habitat idonei
alla sosta, mediante conteggio per osservazione diretta.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio.
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Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
TRUFFI G., 1998 – Specie riscontrate in periodo invernale in anni precedenti l’inchiesta e attualmente non confermate. In: Spano’ S., Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 225-229.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Burhinus oedicnemus (Linnaeus, 1758)
(Charadriiformes Burhinidae)
Nome comune
Occhione
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione V.
Identificazione
È un grosso trampoliere
(lunghezza totale 40-42
cm, peso 430-480 g) a
struttura massiccia. Il capo
è arrotondato; le zampe,
giallo-pallido, con una
grossa giuntura e con tre
sole dita; il piumaggio è
brunastro, tendente allo
smorto; gli occhi molto grandi, hanno l’iride gialla, mentre il becco è nero nella parte apicale e giallo in quella basale. La testa presenta il vertice e la nuca fulvi a striature scure, le redini e le guance fulvo chiaro, il sopracciglio bianco, una stria color
seppia sotto l’occhio ed un’altra stria nella zona auricolare e nei mustacchi che presentano screziature seppia. Le parti superiori del mantello (nelle ultime penne) e le
scapolari sono bruno-nerastre, ad orli fulvastri. Il groppone ed il sopraccoda sono
grigio-brunastri a striature nerastre e margini fulvi. La coda presenta le timoniere
complessivamente bruno-cenerine ad apici neri; nella parte sub-apicale è presente una
barratura bianca a tacche irregolari scure, mentre le timoniere esterne sono per la
maggior parte bianche ad apici neri. Il mento, la gola, il ventre e l’addome sono bianchi, mentre il petto e la parte inferiore della gola sono chiari a striature brune. Il giovane è simile agli adulti, ma presenta striature delle parti dorsali più strette e più
smorte; le copritrici primarie delle ali sono bianche nella parte apicale; la gola ed il
petto hanno striature bruno-grigie più strette, l’iride giallo-ambrata.
Distribuzione
L’occhione è distribuito con varie sottospecie nidificanti in Europa centrale e meridionale, nell’Asia sud-occidentale e meridionale e in Africa settentrionale. Nel nostro
Paese questa specie ormai è presente come nidificante sempre più scarsamente, ed è
sempre più localizzata (Pianura Padana, Toscana, Puglia, Sardegna e Sicilia), a causa della graduale trasformazione delle zone adatte. In Liguria è avvistabile ai passi, seppur
raramente, in tutte le zone idonee.
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Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: zone costiere
aride, aree aperte pietrose, zone sabbiose ed
argillose, steppe.
Alimentazione: carnivora, si ciba principalmente d’invertebrati
(insetti, gasteropodi) e
piccoli vertebrati terrestri (lacertidi, anfibi,
uova e piccoli uccelli).
Fenologia: migratore regolare ed eccezionalmente svernante.
Possibili minacce e fattori di rischio
Contrazione-trasformazione delle aree idonee: trasformazioni nei sistemi colturali (uso
dei pesticidi e meccanizzazione), messa a coltura di zone costiere originariamente aride ed incolte (ricche di superfici a vegetazione pioniera o steppica), bonifica delle zone marginali delle paludi e delle lagune salmastre, cementificazione dell’alveo dei corsi d’acqua, distruzione degli ultimi “magredi” (terreni alluvionali grossolani e permeabili, con rada vegetazione erbacea) e delle estese “grave” dei fiumi delle regioni padane orientali, estrazione di ghiaia e inerti dai greti. Disturbo antropico: fuoristrada,
escursionismo a piedi ed a cavallo, addestramento cani, etc. Uccisioni illegali e saccheggio-distruzione dei nidi.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio ed allo svernamento. Tutelare detti ambienti dalle possibili forme di disturbo
antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi (es. interdizione dell’attività venatoria). Vigilare sul rispetto delle norme
per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di
mitigazione dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di risorse trofiche.
Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (marzo-aprile) degli individui presenti negli habitat idonei alla sosta, mediante conteggio per osservazione diretta. Eventuale segnalazione di casi
di svernamento.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio (ed eventualmente allo svernamento).
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Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
TRUFFI G., 1989 – Nidificazioni liguri note in letteratura ma non confermate. In: Aa.
Vv. Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 189-194.
TRUFFI G., 1998 – Specie riscontrate in periodo invernale in anni precedenti l’inchiesta e attualmente non confermate. In: Spano’ S., Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 225-229.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Glareola pratincola (Linnaeus, 1766)
(Charadriiformes Glareolidae)
Nome comune
Pernice di mare
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione E.
Identificazione
Uccello di aspetto “insolito”, che ricorda nella
struttura sia le rondini
(più che altro in volo), sia
le sterne, pur differenziandosene nettamente. Parti
superiori bruno-oliva, parti inferiori fulvastre: ventre
bianco, macchia crema alla
gola, sottilmente ma nettamente bordata di nero, che in inverno perde detto bordo
così ben distinto. Zampe nere e corte. Becco corto, leggermente curvato all’ingiù, nero per la maggior parte e rosso alla base. Il giovane ha le penne delle parti superiori
miste di fulvo e bruno, il collaretto pettorale formato da penne brunastre, timoniere
con macchie subterminali nerastre e basi bianche più larghe. Lunghezza totale 22 cm.
Distribuzione
Nidifica in aree localizzate dell’Eurasia, dalla Penisola Iberica fino agli 80° di longitudine est in Russia e nella fascia latitudinale compresa tra i 30° ed i 50° nord. Sverna
in Africa centrale e meridionale ove sono presenti anche numerosi, sparsi siti di nidificazione. Nel nostro Paese questa specie è in declino come nidificante, ed appare
sempre più localizzata (Laguna di Comacchio, Lago di Massaciuccoli, Saline di Margherita di Savoia, principali sistemi palustri della Sardegna, Saline di Trapani e Biviere
di Gela in Sicilia) a causa della graduale trasformazione delle zone adatte. In Liguria è
avvistabile ai passi, seppur raramente, in tutte le zone idonee.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: praterie, steppe a salicornie, lagune salmastre, paludi, spiagge, rive di fiumi e
laghi.
Alimentazione: entomofaga: si ciba soprattutto d’insetti ed in particolare coleotteri
ed ortotteri.
Fenologia: migratrice regolare.
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Possibili minacce e
fattori di rischio
Fattori di rischio per la
specie sono: contrazione-trasformazione degli habitat nelle aree di
nidificazione, uso di
pesticidi, meccanizzazione in agricoltura,
variazioni del livello
delle acque, pascolo
ovino e bovino, abbattimenti illegali, atti di
vandalismo nelle colonie, problemi ambientali nei quartieri africani di svernamento.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio. Tutelare detti ambienti dal disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi. Vigilare sul rispetto delle norme
per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di
mitigazione dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di risorse
trofiche.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione della migrazione primaverile (marzo-maggio) non suscettibile di monitoraggio.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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