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Vi darò Pastori secondo il mio cuore

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Vi darò Pastori secondo il mio cuore
✠ Andrea Bruno Mazzocato
Vescovo
“Vi darò Pastori
secondo il mio cuore”
Per sostenere i chiamati al presbiterato
nella Chiesa di Adria - Rovigo
Rovigo 2001
INTRODUZIONE
1. Fin dall’inizio del mio ministero pastorale nella
Chiesa di Adria-Rovigo ho avvertito come uno dei
miei doveri primari quello di sostenere i ragazzi e i
giovani che Gesù oggi chiama ad essere preti.
Tutte le vocazioni di speciale consacrazione attendono
in Diocesi particolare attenzione e aiuti adeguati.
Non possiamo, però, non riconoscere tra noi una sofferta preoccupazione a causa del numero esiguo dei
giovani presenti attualmente nel seminario diocesano.
Alla sofferenza si unisce la speranza di una pronta
ripresa di vocazioni sacerdotali.
Con questa lettera - la prima che rivolgo alla Diocesi faccio mio il diffuso desiderio di superare una certa
rassegnazione che forse ristagnava (dopo tanti lodevoli tentativi fatti) e di ravvivare una convinta disponibilità allo Spirito Santo che certamente sta facendo
nascere nel cuore di nostri ragazzi e giovani la volontà
di donarsi come preti.
Ci invita a ciò anche il Santo Padre nella sua lettera
programmatica Novo Millennio Ineunte: “Certamente
un impegno generoso va posto per la promozione
delle vocazioni al sacerdozio e di quelle di speciale
consacrazione. E’ questo un problema di grande rilevanza per la vita della Chiesa in ogni parte del
mondo”1.
La speranza che aumenterà il numero di ragazzi e giovani pronti a seguire il Vangelo nella vocazione al
sacerdozio sosterrà il nostro impegno. La ripresa delle
vocazioni sarà un segno di rinnovata vitalità spirituale nella nostra cara Chiesa.
2. Dopo essermi consultato con i sacerdoti che operano oggi in seminario, offro alcune riflessioni e indicazioni per un programma di animazione vocazionale,
che potrà poi essere completato e migliorato alla luce
dell’esperienza che faremo.
Concretamente toccherò questi punti:
I. Alcune riflessioni iniziali sulla situazione delle vocazioni oggi
II. La necessità della preghiera per le vocazioni
III. L’annuncio
IV. La proposta
V. L’accompagnamento
3. Metto questa lettera con fiducia in mano ai sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate, ai genitori, ai catechisti, agli animatori ed educatori, agli insegnanti di religione, ai membri delle associazioni e dei movimenti,
ad ogni fedele.
Chiedo che sia letta attentamente. Ed ognuno offra poi
la collaborazione che è a lui possibile affinché alla
nostra Chiesa diocesana siano assicurati i pastori
necessari e preparati.
Come Vescovo mi impegnerò in prima persona.
L’ospitalità in vescovado dei nostri seminaristi con il
loro rettore, che comincerà dal prossimo anno scolastico, è un segno di questa mia volontà. Nella giusta
autonomia formativa, essi potranno condividere la
spiritualità del Vescovo e vivere un’esperienza comunitaria di fede assieme anche alle suore che saranno
col Vescovo.
I.
LA VOCAZIONE OGGI
“Mi scelse fin dal seno di mia madre
e mi chiamò con la sua grazia”
(Gal 1,15)
4. Prima di offrire delle indicazioni concrete per un’animazione vocazionale nella nostra Diocesi, credo sia
utile qualche breve riflessione sulla realtà della vocazione nella vita del cristiano e sulla situazione nella
quale oggi la Chiesa si trova ad operare per sostenere
le vocazioni.
Probabilmente ribadisco convinzioni che tutti abbiamo presenti. E’ bene, però, non darle per scontate e
dedicare ad esse un po’ di tempo e di attenzione. Sono
infatti i punti di riferimento che sostengono e motivano ogni cristiano, sia nella realizzazione della propria
vocazione sia nell’impegno per aiutare le giovani
generazioni a scoprire la loro vocazione.
Dalla vocazione battesimale alla vocazione personale
5. La grande “chiamata divina” che ha trasformato la
vita del cristiano è il battesimo. Nel battesimo Gesù ci
ha fatto passare dalla morte alla vita vera. In altre
parole, ci ha fatto passare dall’egoismo, che - come triste forza di peccato e di morte - ci rende schiavi della
paura di perdere noi stessi quando ci doniamo, alla
gioia di donare la nostra vita a Gesù e ai fratelli, di
donarci come Lui, in Lui e per Lui.
Questa è la grande “vocazione” battesimale: essere
chiamati a vivere come Gesù, che si è fatto obbediente
alla Volontà del Padre fino a morire per la salvezza
dei suoi fratelli.
In che modo, però, possiamo seguire l’esempio di
Gesù? Egli chiama ogni battezzato a donare se stesso
non in modo vago e generico, ma in un modo preciso:
secondo una specifica vocazione. Formare una famiglia cristiana, diventare prete, andare missionario,
consacrarsi nella verginità: sono tutti modi concreti
per fare dono totale della propria vita ai fratelli dentro
la Chiesa. Sono le “vocazioni” personali nelle quali si
realizza la “vocazione” battesimale.
Nel cristiano che non cerca di conoscere la vocazione
personale che Gesù ha scelto per lui e non l’accoglie
con generosità, il battesimo non ha portato i suoi frutti
migliori. Il frutto maturo del battesimo è l’impegno di
tutta l’esistenza secondo la propria vocazione.
Per questo motivo, il tema della vocazione deve essere
normalmente presente nel catechismo, nelle proposte
di formazione rivolte ai ragazzi e ai giovani, nella predicazione. Il più grande servizio che possiamo offrire
ad un ragazzo o ad una ragazza cristiani è quello di
aiutarli a seguire con generosità la propria vocazione,
grazie alla quale possono obbedire alla Volontà del
Padre e donare se stessi totalmente.
Le vocazioni di speciale consacrazione
6. La maggioranza dei battezzati è chiamata alla vocazione del matrimonio cristiano. Anche questa vocazione è da annunciare nel suo
vero valore e
significato
evangelico. Si
sono, infatti,
diffusi modi di
pensare il rapporto di coppia
e di convivenza
che sono lontani dal senso del
sacramento del
matrimonio.
Tra
tutti
i
ragazzi e le
ragazze, però,
Gesù chiama
alcuni ad una
diversa voca-
zione, che chiamiamo “di speciale consacrazione”.
Chiede loro di realizzare la propria vita non nella coppia e formando una famiglia, ma donando se stessi
nella verginità e nel celibato. Sono i preti, i missionari,
i monaci, i religiosi e le religiose, i consacrati che vivono in comunità fraterne o in mezzo alla società.
Gesù, col suo Spirito, allarga il loro cuore e fa nascere
la gioia e il desiderio di dedicarsi con tutte le loro
forze e con tutti i loro sentimenti alla Chiesa e ai fratelli, specialmente ai più poveri.
Queste vocazioni sono una grande ricchezza dentro la
Chiesa. Sono una forte testimonianza del Vangelo.
Hanno fatto e fanno tanto del bene proprio a chi più
ha bisogno.
Anche la nostra Diocesi si è arricchita grazie all’opera
di tanti sacerdoti, religiosi, suore, monaci, missionari,
consacrati esemplari e di grande fede. Dobbiamo continuare a sostenere e favorire queste vocazioni.
I preti: una vocazione necessaria per la Chiesa
7. Con questa lettera desidero attirare in modo particolare l’attenzione su una delle vocazioni di speciale
consacrazione: la vocazione al sacerdozio o ministero
presbiterale.
Mi spinge a ciò la preoccupante carenza di giovani
che si avviano a diventare preti diocesani, carenza che
da anni stiamo soffrendo.
C’è, però, un motivo più profondo. Il ministero del
Vescovo e dei preti, in comunione con lui, è essenziale
per la vita di una Chiesa diocesana. Non c’è Chiesa
senza i ministri ordinati che assicurano quei mezzi
attraverso i quali Gesù risorto comunica la sua Vita
divina ai singoli cristiani e a tutta la comunità. Mi riferisco all’annuncio della Parola di Dio, alla celebrazione dell’Eucaristia, al sacramento del Perdono.
Data l’importanza vitale che ha il ministero presbiterale, la Chiesa ha sempre accordato un’attenzione particolare all’accompagnamento e alla formazione dei
giovani chiamati a tale ministero. Ha creato a questo
scopo i seminari e in essi ha investito le forze migliori.
Anche la nostra Diocesi ha il dovere di pensare al suo
futuro e rinnovare, quindi, il proprio impegno a favore dei chiamati al sacerdozio.
Siamo certi che Gesù, col suo Santo Spirito, ama la
nostra Chiesa di Adria-Rovigo e non fa mancare
ragazzi a giovani nel cuore dei quali fa sorgere il desiderio di donare se stessi come preti diocesani.
Noi tutti dobbiamo collaborare con disponibilità e
fantasia. Le vicende del nostro seminario e i tentativi
fatti senza apprezzabili risultati possono aver ingenerato nel nostro cuore una certa delusione e conseguente rassegnazione.
Preghiamo lo Spirito del Signore perché ci aiuti a
superare tali stati d’animo negativi e a rinnovare convinzioni ed entusiasmo pensando ai ragazzi e ai giovani chiamati da Gesù che attendono il nostro sostegno e il nostro aiuto.
La situazione che incontra un chiamato al sacerdozio
8. Diamo uno sguardo - pur breve - alla situazione
nella quale si trova oggi un giovane che avverte in sé
il desiderio di diventare prete. Egli si scontra con una
mentalità che frappone, purtroppo, nuovi ostacoli al
suo cammino. La nostra opera di animazione vocazionale è un fraterno aiuto per superare le difficoltà e
seguire con generosità Gesù.
Elenchiamo appena le principali difficoltà presenti
anche nel nostro ambiente.
a. La cultura
Il Documento finale del Congresso
sulle Vocazioni al Sacerdozio e alla
Vita Consacrata in Europa denuncia:
“Il modello antropologico prevalente
sembra essere quello dell’uomo senza
vocazione”2. Non si crede che la persona giunga a questo mondo con un
progetto da realizzare, con una chiamata grande a cui rispondere. Si è
eclissata la prospettiva vocazionale.
Di conseguenza, la vita perde senso;
mancano ideali grandi a cui tendere.
“I giovani sembrano sentirsi superflui
nel gioco o nel dramma della vita,
quasi dimissionari nei confronti di
essa, smarriti lungo sentieri interrotti
e appiattiti sui livelli minimi della tensione vitale”3.
Da questa preoccupante constatazione
nasce l’urgenza di diffondere una “cultura vocazionale”, una visione della vita aperta ai
grandi ideali e alla vocazione di Dio su ciascuno. Il
tema della vocazione non può restare argomento marginale nella predicazione, nella catechesi, nella nostra
pastorale. Anzi, il cuore stesso della nuova evangelizzazione sarà l’annuncio della vocazione come senso
della vita. Nel battesimo il credente scopre che la vita
è “risposta alla vocazione”, al progetto di santità che
Dio ha per ogni suo figlio4.
b. La famiglia
Le famiglie oggi sono quasi tutte mononucleari e con
uno o due figli al massimo. Questa situazione crea un
senso di solitudine e di insicurezza affettiva e sociale.
I membri della famiglia tendono a sostenersi l’uno con
l’altro, per cui i figli diventano indispensabili per le
dinamiche dei rapporti familiari. La mentalità “senza
vocazione” che abbiamo appena ricordato, porta poi i
genitori a farsi protagonisti e controllori del futuro dei
figli.
All’interno di tali equilibri, un figlio che decide di
abbandonare la famiglia per entrare in seminario e
farsi prete crea normalmente grande disorientamento
nei genitori e parenti, che fanno resistenza.
L’animazione vocazionale, quindi, deve saper sostenere non solo i giovani chiamati ma anche i loro genitori.
Essi hanno bisogno di essere aiutati nel loro delicato
compito di rispettare e sostenere la vocazione dei figli.
c. La parrocchia
Constatiamo che le iniziative delle nostre parrocchie
aggregano adolescenti e giovani con più difficoltà che
in passato. Conosciamo il diffuso problema chiamato
“dopo-cresima”. Diminuiscono, di conseguenza, le
occasioni di contatto diretto con il mondo giovanile e
le possibilità anche di una proposta vocazionale.
La pastorale giovanile dovrà affrontare con coraggio
questa situazione. Contemporaneamente siamo chiamati ad avere uno sguardo sempre attento al mondo
giovanile. Possiamo, infatti, incontrare nelle più diverse occasioni dei ragazzi e dei giovani che mostrano
segni vocazionali e che hanno la disponibilità a cercare la volontà di Dio sul loro futuro.
d. Il seminario
La situazione della nostra Diocesi chiede anche al
seminario di rinnovare la sua opera. Resta fondamentale che ci sia una comunità nella quale vivano i giovani che hanno scelto di incamminarsi nella formazio-
ne al sacerdozio. Il seminario, però, dovrà anche rendersi presente nel territorio della Diocesi con proposte, iniziative, esperienze a cui possano fare riferimento i ragazzi e i giovani disponibili ad iniziare una
ricerca vocazionale.
Due obiettivi dell’animazione vocazionale
9. Di fronte alla situazione appena descritta, ci chiediamo: in che modo possiamo impegnarci a favorire le
vocazioni presbiterali? Quali sono gli obiettivi a cui
tendere?
Due sono i principali obiettivi:
a. “Creare una cultura della vocazione”
Il tema della vocazione deve ritrovare un’attenzione
prioritaria nella catechesi, nella predicazione, nelle
iniziative di formazione. La vita cristiana non ha
senso se non è vissuta come risposta alla propria
vocazione. C’è necessità, poi, che cresca la stima per le
vocazioni di speciale consacrazione, presentate come
esempi di sequela coraggiosa di Gesù e del Vangelo.
Va dato, infine, un rilievo particolare all’importanza
vitale che hanno la presenza e l’azione dei preti nella
Chiesa e alla grandezza della loro vocazione.
b. “Sostenere coloro che Gesù chiama al sacerdozio”
Un ragazzo e un giovane che avverte dentro di sé l’interesse per la vita del prete si trova circondato da un
clima di indifferenza e di sospetto: a volte anche in
famiglia, spesso a scuola e tra gli amici. Non trova
facilmente qualcuno a cui confidare il suo intimo
interrogativo vocazionale. E’ necessario che troviamo
le strade per raggiungere questi ragazzi e giovani, per
ascoltare con stima e attenzione il loro cuore, per offrire gli aiuti necessari a chiarire la loro vocazione.
Un programma concreto
10. Per raggiungere i due obiettivi di “creare una cultura della vocazione” e di “sostenere coloro che Gesù
chiama al sacerdozio”, propongo ai sacerdoti e a tutta
la Diocesi un programma di iniziative concrete.
Si tratta di un programma iniziale che, con l’esperienza, miglioreremo e modificheremo.
Lo riassumo in quattro parole che esprimono i quattro
impegni che ci assumiamo:
a. LA PREGHIERA
b. L’ANNUNCIO
c. LA PROPOSTA
d. L’ACCOMPAGNAMENTO.
II.
LA PREGHIERA
“Pregate il Padrone della messe...”
(Mt 9,38)
L ‘importanza della preghiera per le vocazioni al presbiterato
11. La parola stessa di Gesù ci indica la preghiera
come primo impegno per sostenere coloro che sono
chiamati ad essere pastori nella Chiesa; una preghiera
che si deve fare più insistente quando c’è penuria di
pastori: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
Pregate dunque il Padrone della messe che mandi
operai nella sua messe” (Mt 9,37-38).
Nella nostra Chiesa gli operai sono pochi. Per questo
abbiamo bisogno di innalzare una preghiera insistente: “chiedete e vi sarà dato... bussate e vi sarà aperto”
(Mt 7,7).
Vari sono i motivi che sostengono questa instancabile
preghiera:
a. I sacerdoti sono un dono da invocare.
“La Chiesa, pregando per le vocazioni, ne avverte
tutta l’urgenza per la sua vita e per la sua missione e
riconosce che esse sono un dono di Dio e, come tali,
sono da invocarsi con una supplica incessante e fiduciosa”5. Le nostre comunità vivono grazie all’ascolto
della Parola di Dio, alla comunione con il Corpo di
Gesù che mangiano nell’Eucaristia, al Perdono dei
peccati, ad un cammino comune di fraternità e solidarietà. Sono i pastori che assicurano questi Doni divini.
Per questo invochiamo con fede il Padre perché non
faccia mancare pastori nelle parrocchie e in Diocesi.
b. La preghiera è un sostegno fraterno a coloro che sono
chiamati.
Ai giovani che Gesù oggi chiama ad essere preti è
chiesta una forte fede e una grande generosità di
cuore. Devono inevitabilmente affrontare tempi di
prova, di dubbio, di solitudine per la loro scelta. Sono
momenti nei quali essi, soli con la loro coscienza
davanti al Signore, dicono i loro “sì” decisivi. Ma proprio in quei momenti, il Tentatore usa le sue armi per
intiepidire il cuore, per aumentare le paure, per
confondere la coscienza.
Accanto a quei giovani possiamo esserci anche noi,
con la nostra preghiera per loro. Non li conosciamo e
su questa terra mai sapremo l’efficacia della nostra
preghiera. Ma nella comunione dei santi possiamo
veramente amarli e sostenerli invocando per loro lo
Spirito Santo. In questo modo ci “meritiamo” i sacerdoti.
c. La preghiera tiene viva la sensibilità spirituale per le
vocazioni.
Una parrocchia che prega regolarmente per le vocazioni al sacerdozio tiene viva la sensibilità sul valore
di questa chiamata. Tiene vivo anche il desiderio che
tra i suoi giovani ci sia qualcuno chiamato da Gesù.
Lo stesso possiamo dire per le famiglie, per i gruppi,
per le associazioni, per i movimenti.
d. La preghiera “è lo spazio ideale perché il giovane possa
scoprire il progetto di vita che il Padre gli affida”6.
I momenti di silenzio, di ascolto della Parola di Dio e
di preghiera creano il clima favorevole perché un
ragazzo e un giovane possano porsi l’interrogativo
vocazionale con disponibilità, senza resistenze.
Mentre tacciono altre voci e attrattive, lo Spirito Santo
può far risuonare nel cuore la voce di Gesù; può
accendere un’intuizione luminosa, che resta poi scritta
nella coscienza.
Indicazioni concrete
12. Offro ora delle indicazioni concrete perché dalla
nostra Diocesi si innalzi al Padre una preghiera intensa per i chiamati ad sacerdozio.
a. Le parrocchie che già hanno momenti di preghiera
per le vocazioni si impegnino a sostenerli ed intensificarli. Quelle parrocchie in cui non c’è questa vitale tradizione li organizzino. Invito in particolare a riprendere l’appuntamento tradizionale dell’adorazione
mensile al giovedì per le vocazioni.
b. Nella celebrazione dell’Eucaristia domenicale si
inserisca periodicamente una preghiera per le vocazioni al sacerdozio, o al momento della preghiera dei
fedeli o dopo la comunione.
c. All’interno delle associazioni, dei movimenti ecclesiali, dei gruppi vari ci sia con fedeltà la preghiera per
i chiamati al presbiterato. Là dove si riuniscono battezzati che coltivano una più intensa vita spirituale ed
hanno più vivo il senso della Chiesa, attendiamo
anche una più forte supplica al Padre per avere numerosi e santi sacerdoti.
d. Particolare attenzione va data ai giovani sposi e ai
genitori. Si inviti nelle famiglie a pregare per le vocazioni al presbiterato, offrendo anche dei testi o dei
sussidi.
e. Sollecitate alla preghiera per i chiamati al sacerdozio possono essere le persone che sono maggiormente
sensibili e che sono in grado di condividere col
Vescovo e i sacerdoti la preoccupazione vocazionale.
f. Si coinvolgano in modo particolare gli anziani e gli
ammalati: essi possono essere educati ad offrire per i
futuri preti le loro preghiere e le sofferenze. In questo
modo esprimono il loro amore per la Chiesa e danno
un grande significato al loro dolore.
g. Vanno programmate e curate con particolare attenzione occasioni di ritiro e di preghiera per ragazzi e
giovani. Invito i sacerdoti ad insegnare loro a pregare,
senza dare per scontato che siano già stati educati al
rapporto col Signore. Il clima di fede e di ascolto che
si crea è favorevole ad un annuncio vocazionale.
I sussidi
13. La preghiera per le vocazioni può essere facilitata
e sostenuta da sussidi adeguati: schemi di preghiera,
di adorazione eucaristica, proposte di lectio divina,
immaginette con testi di preghiera per le vocazioni al
presbiterato.
Gli animatori vocazionali e il seminario si incaricano
di preparare periodicamente tali sussidi.
III.
L’ANNUNCIO
“Come potranno sentirne parlare,
senza uno che lo annunzi?”
(Rom 10,14)
L’importanza dell’ANNUNCIO
14. Quanto Paolo dice del Vangelo di Gesù, possiamo
estenderlo anche alla vocazione. L’argomento della
vocazione e della vocazione al presbiterato non è più
spontaneamente presente nella coscienza dei cristiani,
nei progetti dei genitori sui figli, nell’attività pastorale
delle parrocchie.
Nasce da qui la necessità di un annuncio: “Possiamo
dire che la vocazione è il cuore stesso della nuova
evangelizzazione alle soglie del terzo millennio”7.
La vocazione cristiana deve diventare di più argomento della catechesi e dell’annuncio. In questo contesto vanno periodicamente presentati il
senso e la bellezza della chiamata al
sacerdozio. Si tratta di una proposta che
sarà efficace se curata bene, tenendo
conto della mentalità delle persone che
ascoltano, delle loro obiezioni e punti di
vista.
Non dobbiamo mai dimenticare che
viviamo dentro una cultura che congiura a cancellare velocemente la prospettiva vocazionale.
A quali persone fare oggi un periodico
annuncio della vocazione presbiterale?
Le indico brevemente in successione.
L’ANNUNCIO nelle parrocchie
15. La comunità cristiana è il grembo
dal quale nascono, con la potenza dello
Spirito, le diverse vocazioni. Anche i
chiamati al sacerdozio sorgono grazie
alla fecondità spirituale della loro parrocchia. Ci sono state parrocchie con
molte vocazioni. Erano i frutti del clima
di fede e della costante sensibilità vocazionale. Si creava come una tradizione favorevole.
Invito perciò ogni parrocchia a prevedere nel programma pastorale dell’anno delle occasioni nelle quali
si ritorna a sensibilizzare alla vocazione presbiterale.
Valorizziamo in particolare:
• i momenti periodici di preghiera;
• la giornata annuale del seminario e la giornata mondiale delle vocazioni;
• qualche giornata dedicata in modo particolare
all’annuncio della vocazione presbiterale, coinvolgendo per una testimonianza il seminario.
La testimonianza dei preti
16. Il Vescovo e i preti, per il grande dono dell’Ordine
sacro ricevuto, sono i primi responsabili dell’annuncio
della vocazione al presbiterato. E’ certamente una
gioia molto profonda poter incontrare e sostenere
ragazzi e giovani che Gesù chiama al proprio stesso
ministero.
E’ doveroso da parte mia ricordare che il primo
annuncio viene dalla testimonianza di vita. Il giovane
che sente in sé il desiderio di farsi prete, guarda spontaneamente ai preti che conosce. Non gli interessa
tanto la loro età. Cerca piuttosto in essi persone serene, di fede profonda, dedite con generosità e ottimismo al servizio dei fratelli.
I catechisti e gli insegnanti di religione
17. I catechisti sono coloro che più da vicino accompagnano i ragazzi e i preadolescenti nel cammino di iniziazione cristiana e di formazione. Possono avere, perciò, occasioni preziose per inserire il tema della vocazione nell’educazione cristiana delle nuove generazioni e per presentare il valore delle diverse vocazioni,
con particolare attenzione a quella presbiterale.
Invito, allora, tutti i catechisti e coloro che curano la
loro preparazione a formarsi una vera cultura della
vocazione e ad accrescere conoscenza e stima delle
varie vocazioni.
Con il contributo dell’Ufficio catechistico diocesano
offriremo occasioni per approfondire il tema della
vocazione e dell’opera del seminario diocesano.
Invito anche a prevedere incontri vicariali e parrocchiali per catechisti, nei quali venga ripresa questa
mia lettera e discusso il tema della vocazione al sacerdozio e dell’animazione vocazionale.
Un’altra grande risorsa sono gli insegnanti di religione, che hanno rapporti
settimanali con tanti ragazzi e giovani.
In qualche incontro curato dall’Ufficio
Scuola, essi potranno approfondire il
tema della vocazione presbiterale e cercare le modalità per introdurlo nelle
lezioni di religione.
Le associazioni e i movimenti
18. Il tema della vocazione dovrebbe
essere uno dei fili conduttori dell’azione educativa che l’Azione Cattolica e
gli Scout propongono ai ragazzi e agli
adolescenti. La loro opera educativa
sarà giunta a successo se condurrà il
ragazzo a riconoscere e realizzare la
vocazione a cui il Signore lo chiama.
Invito perciò sia gli animatori dell’AC
che i capi scout ad un dialogo con il
seminario diocesano per una rinnovata
collaborazione.
Abbiamo in Diocesi anche la presenza
vivace di alcuni movimenti ecclesiali. Essi costituiscono certamente un ambiente spiritualmente ricco, che
favorisce lo sbocciare e il manifestarsi di vocazioni di
consacrazione e sacerdotali. Chiedo ai responsabili e
ai membri dei movimenti ecclesiali di condividere
l’impegno del Vescovo volto a sostenere i giovani
chiamati ad essere preti per la nostra Chiesa. Attendo
da essi sia una collaborazione viva col seminario, sia
nuove vocazioni sacerdotali per la Diocesi.
Le religiose, i religiosi e i consacrati
19. I fratelli di fede che nella nostra Diocesi vivono
una vocazione di speciale consacrazione sono impegnati a testimoniare e favorire la loro vocazione, che
costituisce una grande ricchezza evangelica in mezzo
a noi.
Sappiamo però che le vocazioni di consacrazione
nascono dal grembo di una Chiesa spiritualmente
feconda. Per questo è necessaria l’opera di pastori
numerosi e santi.
Chiedo perciò fraternamente alle comunità e agli istituti di vita consacrata di condividere attivamente lo
sforzo della Diocesi per una rinascita delle vocazioni
al sacerdozio.
L’ANNUNCIO ai fanciulli e ai ragazzi
20. Contro la mentalità del tempo, Gesù ha riservato
un’attenzione particolare ai fanciulli e ai ragazzi, chiamandoli attorno a sé. La Chiesa, sull’esempio del
Maestro, ha sempre accordato loro grande fiducia guidandoli, con la catechesi, a vivere un rapporto pieno
con Gesù nei sacramenti del battesimo, della cresima,
dell’eucaristia e della penitenza.
Essi sono capaci di profonda vita spirituale e di desideri veri e forti di seguire il Vangelo. Sono in grado di
appassionare il loro giovane cuore a scelte vocazionali
impegnative come quella del sacerdozio.
L’itinerario catechistico deve saper dialogare con loro,
guidandoli a scoprire il progetto che Dio ha sulla loro
vita e a conoscere le diverse vocazioni, tra le quali
quella al presbiterato.
In concreto:
• i sacerdoti e i catechisti possono valorizzare quelle
parti dei catechismi che toccano il tema della vocazione.
• Hanno sempre particolare efficacia le testimonianze
vive di coloro che stanno realizzando la loro vocazione.
• Ci sono alcune tappe dell’itinerario catechistico più
favorevoli ad un annuncio vocazionale: la prima
comunione e la cresima in particolare.
Gli adolescenti e i giovani
21. L’adolescenza e la giovinezza sono gli anni nei
quali la persona prende gli orientamenti definitivi per
la sua vita. E’ il tempo nel quale lo Spirito Santo può
far affiorare nell’animo l’attrattiva per una scelta totale per il Vangelo, come è quella del sacerdozio.
Questo desiderio, però, rimane spesso confuso ed
oscuro dentro il cuore del giovane. Sono provvidenziali delle proposte vocazionali che illuminino e portino alla coscienza quanto il giovane porta nel suo intimo.
Le condizioni più favorevoli ad una proposta vocazionale sono le esperienze spiritualmente intense, nelle
quali si creano le condizioni per guardare in profondità nel proprio cuore ed avere la disponibilità ad
accogliere la volontà di Gesù.
Invito, per questo, ad organizzare per gli adolescenti e
i giovani delle esperienze di fede e di preghiera esigenti. Penso ad esercizi spirituali, giornate di ritiro,
itinerari di preghiera e di ascolto della Parola di Dio.
All’interno di questi momenti ci crea il clima propizio
per far scoprire come la risposta alla propria vocazione sia il punto di arrivo di un’esistenza cristiana veramente realizzata.
I chierichetti
22. Molto spesso tra i chierichetti sono maturate le
vocazioni al sacerdozio. L’interesse per il servizio
all’altare nelle celebrazioni è a volte uno dei segni dell’orientamento del ragazzo verso la vita e il ministero
del prete.
E’ importante curare con attenzione i chierichetti e
saper fare loro l’annuncio vocazionale.
IV.
LA PROPOSTA
“Lo chiamò e gli disse: Seguimi!”
(Mt 9, 9)
L’importanza della PROPOSTA
23. Per avere giovani che
si orientano verso il
sacerdozio non è sufficiente parlare di questa
vocazione in parrocchia,
nei gruppi, a catechismo.
Non basta, cioè, fare
l’annuncio.
Normalmente il ragazzo
e il giovane chiamati
hanno bisogno anche di
un altro aiuto.
Hanno bisogno - come
fece Eli con Samuele che un fratello dica loro:
“forse il Signore ti chiama” e indichi loro il
modo per riconoscere la
Voce del Signore (1Sam
3).
Quasi tutti i sacerdoti, nella storia della loro vocazione, hanno incontrato un altro sacerdote o una suora o
una catechista che hanno saputo fare loro la proposta:
“hai mai pensato di farti prete? Ti sei mai chiesto che
cosa Gesù vuole dalla tua vita?”.
Non è facile fare la proposta ad un ragazzo o ad un
giovane. Spesso si è frenati dalla paura di sbagliare o
di avere una reazione negativa da parte dell’interessato o dei suoi genitori.
Ci deve sostenere la convinzione che aiutare un ragazzo a scoprire e seguire la propria vocazione è il più
squisito gesto di carità che possiamo fare nei suoi confronti. Lo aiutiamo a raggiungere quella pienezza di
vita che lo renderà felice per sempre.
I segni per un discernimento
24. Ma a chi rivolgere la proposta di rendersi disponibile per una ricerca vocazionale verso il presbiterato?
A quei ragazzi e giovani che mostrano delle qualità e
delle caratteristiche che possono essere considerate
come dei segni di una possibile vocazione.
Indicativamente ne elenchiamo alcuni:
• l’attrattiva più o meno esplicita verso la figura e il
ministero del prete;
• una sensibilità spirituale più spiccata dei coetanei;
sensibilità che si rivela nella preghiera, nella vita
sacramentale, nel servizio al sacerdote nelle celebrazioni;
• uno spirito di servizio alla parrocchia con un attaccamento alla propria comunità cristiana e col desiderio di offrire il proprio contributo;
• una personalità che mostra generosità d’animo, sensibilità verso le persone e i loro bisogni, senso di
responsabilità, spirito di sacrificio.
Naturalmente questi segni vocazionali devono essere
rapportati all’età e ai diversi modi di esprimersi che
essa comporta.
Momenti favorevoli per la PROPOSTA
25. Quando desideriamo fare ad un ragazzo o ad un
giovane la proposta di interrogarsi sulla sua vocazione, è importante scegliere anche i momenti e le condizioni più favorevoli:
• se egli ha manifestato - anche in modo indiretto - un
interesse per la vita e il ministero del prete, questo è
da tenere sempre presente per arrivare ad un dialogo.
• E’ importante che si crei un atteggiamento di confidenza e di fiducia tra il giovane e chi gli fa la proposta
di una ricerca vocazionale.
• Occasioni privilegiate sono la confessione e la direzione spirituale. Sarà importante che i preti si rendano
disponibili per la confessione e anche per un accompagnamento personale dei giovani che lo richiedono.
Sta aumentando il numero di queste richieste. Nel
contesto di un accompagnamento spirituale è possibile fare la proposta al momento opportuno, far venire a
galla un interesse a volte rimosso, aiutare a leggere i
segni della volontà di Dio.
• Come dicevo sopra, momenti spesso provvidenziali
sono le esperienze spirituali forti di ritiro o di esercizi
spirituali. Chi li guida tenga presente la possibilità di
fare la proposta a qualche partecipante.
• I sacerdoti e i catechisti prestino attenzione ogni
anno ai ragazzi che partecipano al catechismo e alle
associazioni; come pure ai giovani inseriti nei gruppi
parrocchiali, disponibili ad un cammino spirituale,
impegnati come animatori o capi.
Uno sguardo ampio
26. Sono relativamente pochi i giovani che partecipa-
no alle iniziative organizzate dalla parrocchia.
Per questo è importate avere uno sguardo più
ampio e sempre attento.
Oggi i giovani chiamati possono giungere da
diverse provenienze ed esperienze. Possiamo
incontrarli sporadicamente in una confessione o
alla Santa Messa o in altre occasioni.
Sta a noi tenerli presente, restare vicino a loro,
creare le occasioni per un dialogo, giungere con
delicatezza ad entrare più in profondità nel loro
intimo.
Come fare la PROPOSTA ai fanciulli e ai
ragazzi?
27. E’ facile sentire se hanno mai avuto il desiderio di farsi preti o se sono attirati da questa figura.
Nel caso di una risposta affermativa si può proporre loro di partecipare agli incontri organizzati dal seminario e di cui parlerò più avanti.
Sarà più facile che si inseriscano a questi incontri se vi partecipano in più di uno della stessa
parrocchia.
Sarà poi necessario presentare anche ai genitori il
senso e gli obiettivi degli incontri organizzati dal
seminario.
I ragazzi che si avviano per questo cammino devono
essere seguiti da chi ha fatto loro la proposta e dal loro
parroco, verificando se partecipano agli incontri, se ci
sono degli ostacoli a parteciparvi (trasporti, altri
impegni...), quali difficoltà o paure subentrano.
Come fare la PROPOSTA ad un adolescente e ad un
giovane?
28. La proposta dev’essere personale, cogliendo i
momenti favorevoli e motivata dai segni che il giovane mostra con il suo comportamento.
La domanda non dev’essere per forza: “vuoi farti
prete?”. E’ sufficiente chiedere se il giovane è disponibile a prendere più sul serio la ricerca della propria
vocazione; se si sente disposto ad aderire alla vocazione che il Signore ha pensato per lui; se accetta di
entrare in un itinerario animato dal seminario per giovani in ricerca vocazionale.
Da parte di chi fa la proposta sono necessari coraggio
e pazienza. Ci vuole il coraggio di esporsi facendo la
proposta. Insieme ci vuole anche delicatezza e pazienza, sapendo rispettare i tempi della risposta. C’è un
tempo per fare la proposta, un tempo per attendere
pazientemente, un tempo per tornare sul discorso e
stimolare una risposta.
Tocca al parroco o a chi ha fatto al giovane la proposta
presentarlo all’animatore vocazionale del seminario
perché possa inserirsi nel cammino di discernimento
seguito dal seminario.
E’ importante poi tenere contatti frequenti con il giovane per sostenerlo, per verificare se partecipa agli
incontri e come li vive.
V.
L’ACCOMPAGNAMENTO
“Gesù in persona si accostò e camminava con loro”
(Lc 24,15)
L’ACCOMPAGNAMENTO: compito del seminario
29. I ragazzi, gli adolescenti, i giovani che accetteranno la proposta di iniziare una ricerca vocazionale nella
loro vita, come possono essere aiutati? Il prete, la religiosa, il catechista (e altre persone) che hanno fatto ad
un giovane la proposta di interrogarsi su quale sia la
volontà di Gesù sulla sua vita e hanno ricevuto una
risposta positiva, cosa possono fare per quel giovane?
A chi possono rivolgersi?
Qui entra l’opera propria del seminario: l’opera di
accompagnamento.
Tocca principalmente al seminario accogliere i ragazzi
e i giovani disponibili a chiarire la loro vocazione e
offrire loro l’aiuto necessario.
Un seminario presente nel territorio
30. Per realizzare oggi un servizio di accompagnamento, il nostro seminario deve modificare - almeno
in parte - la sua fisionomia.
Non può più essere identificato solo in un edificio
(che per ora neppure abbiamo) e in un gruppo di giovani che vivono dentro l’edificio per prepararsi al
sacerdozio.
Sarà sempre importante che ci sia anche un edificio di
riferimento e che ci sia una comunità formata dai preti
educatori e dai giovani che si sono ormai orientati
verso il sacerdozio e che si formano al ministero.
Dobbiamo anche dire che oggi un tale seminario non è
più sufficiente. Molti ragazzi, adolescenti e giovani
possono essere disponibili ad un cammino di ricerca
vocazionale. La loro ricerca è, però, ancora aperta.
Non escludono la prospettiva di farsi preti, ma non se
la sentono ancora di orientarsi prevalentemente su di
essa.
Ad essi il seminario deve offrire un prezioso ed organizzato servizio di accompagnamento. Per fare questo
deve modificare la sua impostazione.
Deve farsi più presente nel territorio della Diocesi,
essere più facilmente accostabile dai ragazzi e dai giovani in ricerca vocazionale e da coloro che hanno fatto
loro la proposta.
Gruppi vocazionali
31. La forma concreta di accompagnamento che organizzerà il seminario già dal prossimo settembre sarà
quella dei gruppi vocazionali.
Gli educatori e i seminaristi, coadiuvati dai giovani
preti, creeranno dei gruppi a cui possano fare riferimento i ragazzi e i giovani disponibili ad una ricerca
vocazionale.
Essi, in questo modo, potranno essere raggiunti e guidati dal seminario per vivere nel modo migliore la
scelta della loro vocazione. Gli educatori avvieranno
con loro un dialogo, aperto anche ai parroci, alle fami-
glie e ad altre persone che li stanno seguendo.
I gruppi avranno incontri periodici, diventando così
un riferimento comunitario per coloro che vi partecipano.
I gruppi che proponiamo sono:
a. Gruppo SAMUEL
per ragazzi di 10-11 anni
con cinque incontri da ottobre a maggio;
b. Gruppo DAVID
per ragazzi di 12-13 anni
con cinque incontri da ottobre a maggio;
c. Gruppo GIONA
per adolescenti di 14-16 anni
con sei incontri annuali;
d. Gruppo SILOE
per giovani e adulti da 17 anni in su
con incontri mensili e altri momenti di spiritualità.
I luoghi di incontro:
• per il gruppo Samuel e il gruppo David proponiamo
incontri a Rovigo, ad Adria e a Badia;
• per il gruppo Giona e il gruppo Siloe gli incontri
saranno a Rovigo.
Nel periodo estivo i gruppi potranno vivere esperienze di condivisione di vita e di formazione più prolungate in montagna.
Itinerari vocazionali
32. Gli incontri dei gruppi, oltre che momenti di amicizia e di dialogo con gli educatori, saranno anche
momenti di formazione seguendo degli itinerari adatti
all’età.
Questi itinerari avranno l’obiettivo di aiutare il ragazzo e il giovane a crescere nella sua personalità e nella
sua fede. All’interno di tale crescita sarà anche aiutato
a chiarire la chiamata che Gesù gli rivolge personalmente e a rispondere.
Coloro che partecipano a queste esperienza saranno
comunque arricchiti nella loro formazione personale e
cristiana, qualunque sia la loro vocazione. Per coloro
che hanno nel cuore la chiamata a farsi preti, questo
cammino li guiderà alla decisione di entrare nella
comunità del seminario.
Come partecipare ai gruppi vocazionali?
33. I passi concreti per partecipare ai gruppi possono
essere questi:
a. i sacerdoti, i catechisti e tutti coloro che hanno contatto con il mondo giovanile vedono a quali ragazzi,
adolescenti, giovani potrebbero fare la proposta di
partecipare ad un gruppo vocazionale. E fanno la proposta personale.
b. Se l’interessato dà la propria disponibilità, si mettono subito in contatto con i sacerdoti del seminario per
presentare loro il ragazzo.
c. Informano anche i genitori della proposta fatta al
loro figlio, per evitare malintesi e per coinvolgere
anche loro.
d. Cercano di facilitare la partecipazione al gruppo
vocazionale aiutando i ragazzi nei trasporti, ricordando loro le date degli incontri, tenendo un dialogo
aperto con loro.
Le condizioni per partecipare ai gruppi vocazionali
34. Il livello di motivazione per partecipare ai gruppi
vocazionali può essere diverso. Si tratta infatti sempre
di occasioni ben organizzate di formazione che aiutano ad esplicitare la ricerca della propria vocazione,
tenendo aperta la prospettiva del presbiterato.
Esemplifico diverse motivazioni:
• sentire l’inclinazione esplicita a farsi prete;
• aver sentito qualche volta questo desiderio, disponibili a restare aperti nella prospettiva;
• avere una sensibilità spirituale che fa apprezzare gli
itinerari di crescita offerti nei gruppi;
• avere della caratteristiche e doti che potrebbero
essere proprie della personalità del pastore, anche se
non appare alla coscienza questa prospettiva per la
propria vita;
• partecipare volentieri agli incontri dei gruppi perché in essi ci si trova bene.
Per i ragazzi delle elementari e delle medie le motivazioni possono essere più generali. Per questo possono
essere invitati più ragazzi della parrocchia anche se
hanno posizioni personali diverse. Partecipando assieme possono sostenersi.
Agli adolescenti e ai giovani la proposta va fatta in
modo più personale e approfondito. Anche se pure ad
essi il gruppo va presentato come un cammino di formazione e di ricerca che non chiede nessun impegno
previo se non l’interesse per l’esperienza stessa.
CONCLUSIONE
Una responsabilità e un compito per tutti
35. Consegno con tanta fiducia questa lettera a tutta la
Diocesi. La consegno in particolare ai sacerdoti, alle
religiose e religiosi, ai genitori, ai catechisti, agli animatori e capi scout, ai movimenti e a tutte le persone a
cui sta a cuore il futuro della nostra Chiesa di AdriaRovigo.
Spero che essa sia diffusa e sia letta personalmente e
comunitariamente, in modo che cresca la sensibilità e
la cultura vocazionale e l’attenzione per le vocazioni
al presbiterato.
Invito poi tutti a prendersi quell’impegno che è loro
possibile. La lettera offre tante indicazioni. Nessuna
persona e nessuna parrocchia potrà seguirle tutte.
Sarà sufficiente che ognuno personalmente e ogni parrocchia si impegnino in qualcuna di esse e godremo di
frutti copiosi.
Affido questo rinnovato impegno per le vocazioni al
presbiterato all’intercessione di S. Bellino e di S. Maria
Chiara Nanetti. Essi amano e proteggono la loro e
nostra Diocesi e intercederanno per ottenere la grazia
di numerosi e santi preti.
✠ Andrea Bruno Mazzocato
Vescovo di Adria-Rovigo
Rovigo, 13 giugno 2001
Memoria di S. Antonio da Padova
NOTE
1 Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, Roma,
2001, n. 46.
2 Pontificia opera per le vocazioni ecclesiastiche:
Nuove vocazioni per una
nuova Europa, Roma,
1997, n. 11.
3 Id. n. 11.
4 Id. n. 12.
5 Giovanni Paolo II,
Pastores dabo vobis,
Roma, 1992, n. 38.
6 Id. n. 38.
7 Nuove vocazioni..., n.
12.
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