Comments
Description
Transcript
affari tuoi - Nicolacarlot.it
AFFARI TUOI AVVENTURA DI UN CONCORRENTE NICOLA CARLOT 1 2 I personaggi e le situazioni di questo libro sono frutto di fantasia. Le emozioni sono reali. 3 4 A te zio Vito. A te Alex, per sempre il mio migliore amico. A te nonna Mariuccia. E soprattutto a te Daniela, donna della mia vita. 5 6 Due cose ci salvano nella vita amare e ridere Se ne avete una va bene Se le avete tutte e due siete invincibili Flavio Insinna 7 TRE ANNI DOPO 8 Roma è ai miei piedi. Dall’alto del colle dove si trova l’albergo il panorama è mozzafiato. Qui sul balcone al terzo piano si vede tutta la capitale illuminata. Il Colosseo riflette luci gialle come se stesse bruciando. La cupola di San Pietro svetta dominando la città, e l’acqua del Tevere sembra percorsa da centomila fiammelle tremolanti. Mi appoggio alla balaustra. Tutto è cominciato in questo luogo. Sono passati tre anni ma sembra solo ieri. Se mi concentro posso ancora sentire le voci delle persone che hanno condiviso con me quest’ avventura. Torno indietro con la mente fino al momento in cui ogni cosa è iniziata… 9 1 10 TRE ANNI PRIMA “Buongiorno, siamo quelli dei pacchi”. “Io non ho ordinato nessun pacco, mi dispiace deve avere sbagliato numero”. “Lei è il signor Fabio?”. “Sì”. “Allora è corretto, le comunico che la sua richiesta è stata accettata”. “Guardi che sta facendo un errore, non ho richiesto nulla. E comunque sto lavorando. La pregherei di non insistere”. “Se è per questo sto lavorando anch’io, e non ho tempo da perdere”. “Ma di cosa stiamo parlando?”. “Dei pacchi”. “Ma quali pacchi?”. “La trasmissione! Affari Tuoi!”. “Affari miei?”. “Affari Tuoi, ma mi sta prendendo in giro?”. “Io? E’ lei che mi sta prendendo in giro!”. “La televisione, il programma condotto da Carlo Colonna su Rai 1, non l’ha mai sentito nominare?”. “Sì... Adesso che ci penso sì. Non guardo molto la Tv. In realtà fino al mese scorso nemmeno ce l’avevo”. “Andiamo bene. Scusi non ha fatto lei richiesta di partecipazione?”. 11 “Assolutamente no. Deve avere preso un granchio”. “Non ho preso ne granchi ne aragoste. Senta, io le devo dare l’appuntamento per il provino, poi vedrà lei se andare o meno”. “E mi dia questo appuntamento, almeno la finiamo una volta per tutte”. “Ce l’ha carta e penna?”. “Sì”. “Allora scriva…”. Qualche minuto dopo chiudo la conversazione. Ma cosa sta succedendo? L’unica risposta possibile è che un altro abbia fatto domanda al posto mio. E conosco anche l’unica persona in grado di farlo. Oltretutto a mia insaputa. Compongo un numero sul cellulare e resto in attesa. “Pronto?”. “Mamma. Sai qualcosa della trasmissione Affari Tuoi?”. “Ti hanno chiamato?” ribatte alzando la voce di un’ottava. “Ecco, lo sapevo, è opera tua. Sì, devo fare il provino tra due giorni a Milano”. “Non ci credo, ti hanno preso!”. “Però potevi almeno avvertirmi, santo cielo” “A che ora ti han dato l’appuntamento?”. “Alle sedici, quindi non posso andare perché a quell’ora lavoro”. “Ma dai, figurati se non c’è qualcuno che possa sostituirti”. “Potrebbe anche esserci mamma, ma non vedo perché devo fare una cosa che non mi interessa”. “Non essere sciocco, è un’occasione”. “Ma che occasione? Non so nemmeno che gioco sia!”. “Bèh, provare non costa nulla, no?”. “Vedremo” concludo riappendendo il ricevitore, e sapendo già che per quieto vivere tra due giorni accontenterò mia madre. 12 Il provino L’hotel dove si svolge il provino è pieno di gente. Si trova sul Viale Monza di Milano ed è un quattro stelle extra lusso. Entrare nell’atrio è come varcare la soglia di Tiffany. Mi avvicino al vasto bancone della reception cercando informazioni da una delle persone in abito di Gala. Neanche fossimo in prima classe sul Titanic. “Mi scusi, è qui che si fanno le selezioni per Affari Tuoi?”. “Sì, benvenuto, lei è il signor…?”. “Fabio Marelli”. “Ecco a lei signor Marelli” dice l’inserviente allungandomi un pacco di fogli pieno di scritte, “Si può sedere laggiù in fondo insieme agli altri, per compilare i documenti”. Afferro il plico dirigendomi in un’ala dell’albergo ricolma di divanetti e tavolini, dove centinaia di persone hanno in mano un pacco simile al mio. “Ma quanti siamo?” pronuncio sottovoce, incredulo di quanta gente vorrebbe partecipare ad un programma televisivo. Trovo uno spazio vuoto ed inizio a compilare le delibere con i miei dati anagrafici. C’è gente di tutti i tipi. Casalinghe di mezza età, ragazzi con le pettinature più stravaganti, uomini d’affari con la ventiquattrore al seguito. Tutti vestiti bene ed eleganti. “Cosa ci faccio in mezzo a questa gente?”, continuo a ripetermi. Dovrei essere in bottega a lavorare e non qui a perdere tempo. Maledico mia madre per l’ennesima volta. Per farle un dispetto mi sono presentato in jeans e felpa, immaginando che l’abbigliamento distinto avrebbe fatto da padrone. 13 Sono praticamente vestito da lavoro. Prima finisce questa storia e meglio è. Fortunatamente la selezione è veloce, ed ogni cinque minuti viene chiamata una persona nella stanza adiacente, che suppongo sarà quella dove avverrà il provino. Dopo circa un’ora di noia passata giocando al cellulare, chiamano il nome di una signora che è arrivata immediatamente prima di me. E’ accompagnata dalla figlia. Quest’ultima cerca di tranquillizzare la madre che è molto agitata. “Possiamo entrare insieme?” domanda la giovane al ragazzo di guardia alla porta, che probabilmente farà parte dello staff televisivo. “Mi dispiace, ma può accedere solo chi ha fatto domanda per diventare concorrente” . La signora si fa coraggio, tira un bel respiro ed entra nella stanza. La figlia si siede in attesa. “Ma che ci è venuta a fare se è così agitata?” mi domando osservando la scena. Per fortuna il prossimo sono io. Dopo alcuni minuti la madre esce ed il ragazzo della produzione mi fa cenno di entrare. Era ora. Varco la soglia ed entro in una grande stanza con una sedia rossa al centro, dietro la quale si trova un grande telo bianco. Ho l’impressione di essere dal fotografo quando devo scattare l’immagine per la carta d’identità. “Prego si accomodi” dice una voce alle mie spalle mentre si richiude la porta. Davanti alla sedia c’è un’ enorme scrivania con tre persone accomodate, una donna e due uomini. Stanno compilando dei fogli e regolando una telecamera. Mi siedo al centro della stanza. Si accende un puntino rosso sulla cinepresa. 14 “Buongiorno lei è il signor Fabio Marelli giusto?” domanda la donna senza alzare gli occhi dalle carte. “Esatto”. “Bene signor Fabio” dice appoggiando i gomiti sulla scrivania “Ci racconti un po’ di lei”. Sfodera un sorriso simpatico e radioso che trovo molto confidenziale. E’ anche carina con quegli occhiali senza montatura ed i capelli castani raccolti in un piccolo codino sulla nuca. “Di me?”. “Sì, di lei”. “Va bene, mi scusi ma sto parlando con…”. La donna si guarda intorno un po’ stupita , “Mi chiamo Teresa”. “Ok, grazie Teresa. Chiedo perdono se le ho chiesto il nome, ma sa… Se devo raccontare i fatti miei voglio almeno sapere con chi sto parlando”. I due uomini rilasciano un piccolo sorriso sotto i baffi, mentre lei ha lo sguardo divertito. “Dunque, mi chiamo Fabio Marelli, ho 37 anni e abito a Lassina in provincia di Monza Brianza, dove faccio l’artigiano intagliatore”. “Davvero? Che bello” ribatte Teresa “E in cosa consiste di preciso il suo lavoro?”. “Ti prego dammi del tu, se no mi sento vecchio”. “Va bene Fabio”. “In pratica sono un falegname, ma specializzato nel realizzare oggetti di qualsiasi tipo con martello e scalpello. Come si faceva nelle botteghe di una volta. Per esempio, se vuoi fare un regalo originale ad un amico, mi porti la fotografia di quest’ultimo, ed io intaglio una statuetta di legno raffigurante la sua miniatura”. “Ma è fantastico! E realizzi solo personaggi o anche altro?”. “Faccio di tutto. Generalmente modelli in scala di edifici, o parcheggi, o aree edificabili che ci vengono commissionate per studiare in scala il progetto”. 15 “Lo fai tu da solo?”. “No, in ditta siamo sei, ma solamente io e mio fratello ci occupiamo di questo”. “Ah è un lavoro di famiglia?”. “Sì, tramandato da generazioni. Pensa che ha iniziato mio nonno nel 1935, poi ha proseguito mio padre, e adesso stiamo cercando di allargare la clientela”. Parliamo della mia attività per diverso tempo, sembrano molto interessati. Rispondo a tutto ciò che chiedono. Mi domando quando inizierà il vero provino, perché per ora stiamo tergiversando senza arrivare al dunque. “Ok Fabio, a parte il lavoro fai qualche altra attività particolare?”. “Intendi hobby?”. “Esattamente”. “Sì, suono in una band”. “Ma dai? E cosa suoni?”. “Veramente faccio il cantante, anche se so strimpellare la chitarra. Male a dire il vero”. “E che genere fate?”. “Canto in dialetto, un tributo a Davide Van De Sfroos e alla Canzone Milanese”. “Però, sei un ragazzo pieno di sorprese”. “Bèh per me è facile, sono cresciuto con mia nonna che parla solo il brianzolo, e l’ho imparato di conseguenza. E poi è un genere particolare, che piace. Suoniamo spesso nei ristoranti e nei locali”. “Che tipo di locali?”. “Mah, di solito birrerie e pub. Magari vogliono organizzare una serata a tema con cibi tipici della nostra regione e veniamo chiamati per suonare”. “Vi pagano?”. 16 “Sì. Anche se lo faremmo gratis. Ci piace stare in mezzo alla gente e far divertire; siamo un po’ i Cochi e Renato dei tempi moderni”. “Ecco perché ti vedo così rilassato, sei abituato a stare davanti alle persone. Parlami ancora un po’ della tua musica”. Racconto la mia attività musicale finché Teresa, ormai incuriosita, mi domanda di cantare qualcosa: “In dialetto o in italiano?” è la mia risposta. “In dialetto”. “Va bene ‘La balera’ di Davide Van De Sfroos?”. “Quello che vuoi, tanto non lo capisco, siamo tutti di Roma”. “Ok” ribatto iniziando a intonare la prima strofa della canzone. Mi ascoltano senza interrompere. Guardo la telecamera come mi hanno insegnato a scuola di teatro, in un corso che ho fatto da ragazzino. Quando concludo parte un piccolo applauso dai miei spettatori. Faccio un leggero inchino ridendo. Ho cantato di camionisti che guardano il culo alle ragazze, ma ovviamente loro non lo sanno. “Bravo Fabio. Ora per favore alzati in piedi”. Allontano la sedia guardandomi nello specchio dietro di loro. Ho una faccia da sonno che è tutta un programma, ed i capelli corti sparati in aria. Stamattina li ho pettinati solamente passandoci una mano. Barba di una settimana. “Sei alto”. “Un metro e novanta”. “Giochi a basket?”. “Ma và, col fisico mingherlino che mi ritrovo alla prima spallata mi lusserei una scapola”. Ridono. “E quel braccialetto colorato che hai al polso?”. 17 “Questo?” chiedo agitando il braccio sinistro “L’ho preso un’estate al mare, non ricordo nemmeno quanti anni fa”. “Risalta parecchio con tutti quei colori”. “E’ un intreccio di fili. Pensavo si rompessero subito ma sembrano eterni. Non l’ho mai tolto”. “Anche la collanina?”. “No, questa è un regalo di mia nipote, l’ha fatta l’anno scorso”. “Hai un numero fortunato, magari collegato a delle date a cui tieni particolarmente?”. “Direi di no, non sono scaramantico. Difficilmente gioco al lotto o al gratta e vinci”. “Bene Fabio, puoi andare, abbiamo finito”. “Come finito? E il provino?”. “E’ questo il provino”. “Ma non mi avete chiesto niente”. “Sappiamo già tutto quello che ci serve”. “Ah…”. Un po’ perplesso mi avvio verso l’uscita, supero il corridoio dell’albergo e mi ritrovo in strada. Telefono a mia madre per avvertirla. “Pronto?”. “Ho finito”. “Com’è andata?”. “Bèh, pensavo facessero domande di cultura generale, e invece non mi hanno chiesto nulla”. “Di cosa avete parlato?”. “Del lavoro. E del fatto che suono. Non credo che il provino sia andato molto bene”. “Staremo a vedere. L’importante è che tu sia stato spigliato; sei molto più bravo di me in mezzo alla gente, io sono timida”. “Ok, però la prossima volta che mi iscrivi a qualcosa almeno avvertimi”. “Ma se è la prima volta che lo faccio!”. 18 “Anche quando mi hai iscritto alla corsa del paese? Avevi nascosto che era una gara con gli asini; mi sono trovato a cavalcarne uno imbizzarrito. Ho ancora il segno del suo zoccolo sull’anca”. “Dicevi che ti sarebbe piaciuto cavalcare”. “I cavalli, non gli asini! E quando mi hai incluso alla gara di canto della scuola? All’improvviso ero vestito da banana a canticchiare ‘Banane e lamponi’ di Gianni Morandi. I compagni delle elementari mi prendono ancora in giro”. “Perché ti è sempre piaciuto cantare! Comunque è inutile che te la prendi con me, stavolta non è stata mia l’idea di chiamare la televisione”. “Come no? Allora chi è stato?”. Silenzio. Capisco in un lampo di chi stiamo parlando. Un brivido sale lungo la schiena. “Mi dispiace Fabio…”. “Va bene, non ti preoccupare” rispondo chiudendo la comunicazione. C’è solo un’altra persona che segue assiduamente il gioco dei pacchi. Anna. La mia ex ragazza. Con la quale ho appena chiuso una storia lunga dodici anni. Entrambi d’accordo Suono il campanello. Sono passati due giorni da quando ho fatto il provino. Oggi ho trovato il coraggio di andare da Anna. Sento i suoi passi dietro la porta. Rumore di serrature che scattano. Spalanca l’uscio e me la ritrovo davanti più bella che mai. 19 “Ciao…”. “Ciao Fabio”. Non sembra sorpresa di vedermi, probabilmente si aspettava una mia visita. “Come stai?”. “Fabio…”. “Ok ok, lo so”. “Avevamo deciso di non vederci per un po’di tempo”. “Hai ragione, ma ho fatto il provino per Affari Tuoi”. Alcuni attimi di silenzio. “Davvero?”. “Mia madre ha spifferato che sei stata tu a iscrivermi”. “Sì, ho telefonato alcuni mesi fa”. “Ecco, sono qui perché volevo dirtelo di persona”. La osservo come se non la vedessi da secoli. Alta, capelli lunghi biondi che fanno da contorno ad un viso acqua e sapone. Occhi talmente azzurri da sembrare trasparenti ed un fisico che ha tutte le curve al posto giusto. Ed io che non ho mai smesso di amarla. “Ti auguro buona fortuna allora”. “Mi hanno detto che stai uscendo con lui”. “Nicola è una brava persona”. “Sì, infatti sono contento per voi. Cioè, sono contento se tu sei contenta. Lo sei?”. “Fabio, dove vuoi arrivare?”. “Non lo so nemmeno io. Mi manchi Anna”. Un sorriso malinconico le spunta dalle labbra. Gira la mano attorno al pomello della porta; la vedo in imbarazzo mentre cerca di trovare le parole giuste: “Senti, ci siamo lasciati perché la storia era finita. Esaurita. Le nostre vite sono diverse da tanto tempo ormai. Non abbiamo mai smesso di volerci bene, ma non potevamo continuare a prenderci in giro. E tu eri d’accordo su tutto questo”. 20 “Sì, è vero”. Mi suona il telefono. “E’ solo che… Ora non sono più tanto convinto della scelta che abbiamo fatto”. Un altro squillo. “Forse è meglio che rispondi” dice Anna. Con aria seccata estraggo il telefono dalla tasca. E’ un numero che non conosco. Premo la cornetta verde e rispondo: “Pronto?”. “Signor Marelli?” una voce femminile. “Sì…?”. “E’ un piacere sentirla, sono Giulietta della redazione di Affari Tuoi. Le comunico ufficialmente che è stato selezionato come concorrente per la regione Lombardia!”. “Davvero?”. “Sì, abbiamo visionato…” mentre ascolto noto che Anna mi osserva con aria interrogativa. Muovendo solo le labbra formulo la silenziosa frase “Mi hanno preso al gioco dei pacchi”. Anna si porta alla bocca entrambe le mani dallo stupore. “…era il più idoneo per la trasmissione” conclude la mia interlocutrice al telefono. “Ma… come mai proprio io tra tutte quelle persone che c’erano all’hotel? Siete sicuri di volere proprio me?”. “Assolutamente, altrimenti non l’avrei contattata. Adesso devo farle alcune domande per compilare al meglio la sua biografia”. “A dire il vero ora non è un buon momento, può chiamare più tardi? Anzi meglio nei prossimi giorni”. “Nei prossimi giorni? Sta dicendo sul serio?”. Anna fa ampi gesti nella mia direzione di continuare la telefonata e di non fare lo stupido. “Fabio, mi permetto di darti del tu perché vedo che abbiamo la stessa età, non so se hai capito bene la situazione. Ti sto dicendo che vieni in televisione e potresti guadagnare un mucchio di soldi”. 21 Ovviamente non ho la più pallida idea di cosa si vinca, ne tantomeno in cosa consista il gioco. “E’ che in questi giorni sono un po’ preso”. “Questa è bella” esclama Giulietta al telefono “E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere. Facciamo così Fabio, ora io ti faccio alcune brevi domande generali e ti spiego la vicenda, poi vedi tu cosa vuoi fare”. “Ok”. Anna si posiziona su uno scalino mentre io resto in piedi nell’atrio. Riferisco a Giulietta tutti i miei dati anagrafici, che scuole ho fatto e dove lavoro. Poi passa a chiedermi nello specifico della Tv: “Hai già partecipato a qualche altra trasmissione televisiva?”. “No”. “Hai parenti che ci sono andati? O anche amici, insomma qualsiasi persona che conosci”. “Direi di no”. “Sei sicuro? E’ importante”. “Sì, sono sicuro”. “Hai qualche carica politica o sei candidato alle prossime elezioni?”. “Attualmente sono consigliere comunale”. “Ai ai ai Fabio, mi spiace. Qui non andiamo bene. Per venire in trasmissione devi lasciare la carica politica. E’ per la par condicio”. “Lasciare il comune? Addirittura?”. “Mi dispiace non dipende da noi. E’ una legge”. “Ma questa è una cosa troppo importante, non posso farlo”. “Scusa Fabio, adesso ci sono le elezioni giusto?”. “Giusto”. “Basta che non ti ricandidi e siamo a posto”. 22 “Beh, in teoria potrebbe essere una soluzione. Però devo parlarne con la mia lista civica e con il sindaco, ho bisogno di un po’ di tempo. Quando dovrei venire a giocare?”. “Devi essere a Roma tra due giorni”. “Cosa?! E’ impossibile con un così breve preavviso” esclamo ormai in agitazione. “Allora Fabio, parliamoci chiaro” ribatte con voce calma Giulietta “C’è tutta Italia che vorrebbe venire al gioco dei pacchi. Alcuni ci provano da anni. Noi abbiamo scelto te. Mi sembrano assurde le tue titubanze”. Resto in silenzio qualche secondo a riflettere. La mia ex ragazza rimane in attesa. “Senti Giulietta, ce la fai a darmi mezzora?”. “Mezzora va bene, non di più però”. “Il tempo necessario per fare qualche telefonata”. “Va bene, tra trenta minuti ti richiamo. Però dovrai dirmi se sei dentro o fuori. Perché se rinunci devo mettermi in moto per trovare un sostituto”. “Promesso, avrai una risposta”. “A tra poco” e chiudiamo la telefonata. Spiego brevemente ad Anna la situazione, dopodiché chiamo mio padre, il quale dice di andare a Roma senza problemi, in ditta ci penserà lui a sostituirmi. Poi informo il sindaco, mio amico da diversi anni, al quale spiego nei dettagli le novità. Al contrario di quello che mi sarei aspettato la sua risposta è entusiasta, consiglia di partecipare al gioco: “Anche in famiglia guardiamo la trasmissione tutte le sere” dice “Se fossi in te andrei, è un’occasione da non perdere. Puoi sempre candidarti ancora tra cinque anni, e comunque porterai pubblicità al paese con la tua presenza in Tv”. Concludo la chiamata sospirando. “Anna cosa devo fare?”. 23 “Devi decidere tu”. “Al posto mio come agiresti?”. “Devi decidere tu”. La osservo seduta sulle scale, gomiti appoggiati alle ginocchia ed un’ espressione tesa sul volto. “Sono stata io ad infilarti in questo pasticcio, non darmi anche la responsabilità di una tua decisione”. “La consideri un’occasione da cogliere, vero?”. Il suo silenzio è eloquente. “Ok, vado se torniamo insieme” dico tra il serio e il faceto. Pronuncio la frase con il sorriso sulle labbra e per un momento la faccio ridere. So che è impossibile e non sarebbe nemmeno giusto ricominciare una relazione. Ma il sentimento che provo è ancora vivo, e so che Anna lo percepisce. “Allora ci stai?” chiedo. Suona il telefono. E’ passata mezzora. Sono loro. “Rispondi” dice. “Prima devi rispondere tu”. “Dai Fabio…”. “Ma sì, lo so, sto scherzando. Dammi l’ultimo bacio e vado in Tv”. Anna si alza dirigendosi verso la porta di casa. Si appoggia allo stipite. Il telefono continua a squillare. “E dai, un bacio che ti costa?” esclamo ridendo. Suona ancora. “Solo uno e poi me ne vado. Dai, dai, dai!”. Altro squillo. Anna all’improvviso viene verso di me, mi prende il viso tra le mani baciandomi delicatamente sulle labbra. 24 Si allontana di pochi centimetri, il tempo di vedere nei suoi occhi un’infinita malinconia. Un velo di commozione le passa sul volto mentre il mio cuore si stringe facendomi mancare il respiro. E’ stato il suo saluto definitivo. Con questo bacio mi lascia libero di vivere la mia vita e di prendere le mie decisioni. Da solo. Senza di lei. Suona ancora il telefono. Entra in casa. Chiude la porta lasciandomi nel mondo. Ennesimo squillo del cellulare. Premo la cornetta verde. “Pronto?”. “Sei dentro o fuori?”. Prendo fiato prima di pronunciare la frase: “Sono dentro”. 25 26 PRIMA SETTIMANA 27 2 28 Anna come sono tante Anna permalosa Anna bello sguardo sguardo che ogni giorno perde qualcosa Se chiude gli occhi lei lo sa stella di periferia Anna con le amiche Anna che vorrebbe andar via Lucio Dalla Anna e Marco Il treno Frecciarossa sta viaggiando a trecento chilometri all’ora. In meno di tre ore sarò a Roma Termini. Sono le sette del mattino e l’avventura è iniziata. Mi hanno spedito i biglietti via mail, tutto a carico della Rai, compreso vitto e alloggio. Non spenderò un centesimo durante il soggiorno nella capitale, a meno che non siano spese personali. La notizia che giocherò ad Affari Tuoi deve rimanere nascosta, soprattutto nei canali virtuali, Facebook per primo. Ignoro il motivo di tutta questa segretezza ma ovviamente farò come dicono loro. Non ho avuto tempo di vedere nemmeno una puntata del gioco, sono stato impegnato con i bagagli e a sistemare il lavoro in mia assenza. Mi farò una cultura durante il viaggio; so che il treno ha il collegamento wi-fi, perciò guarderò più puntate possibili su you tube. 29 Il problema è che da quando sono partito la linea è lenta, non fa in tempo a caricare un pezzo di filmato che subito si interrompe. Sto perdendo la pazienza. Di questo passo arriverò in Rai senza nemmeno conoscere il programma dove sarò concorrente. “Mi scusi” domando al mio vicino di posto che sta usando un computer portatile , “Internet su Frecciarossa è sempre così lento?”. “Oh sì” risponde senza staccare gli occhi dal monitor “Funziona raramente. Sto usando la chiavetta esterna”. Osservo gli altri viaggiatori con il notebook aperto, ed effettivamente hanno tutti la Usb collegata ad una linea telefonica indipendente. Porca miseria ed ora come faccio a vedere le puntate di Affari Tuoi? Il traffico dati che ho sul cellulare è quasi finito, non riuscirei a visionare nemmeno dieci minuti. Sconsolato prendo le cuffie ed accendo il lettore mp3. Aspetterò di trovarmi in zona Firenze e poi proverò di nuovo. Magari il collegamento sarà migliore. Chiudo gli occhi lasciandomi cullare dal rollio del vagone. Nascosto Vengo svegliato di soprassalto dalla suoneria del telefono. Accidenti per quanto ho dormito? “Pronto?” rispondo con la bocca impastata. “Buongiorno, sono l’autista che la deve venire a prendere, dove si trova in questo momento?”. “Salve, aspetti che le dico…”. Guardo fuori dal finestrino e vedo il cartello ‘Roma Termini’ sulla banchina pedonale. “Mi sa che sono arrivato”. 30 “Molto bene signor Marelli, dovrei essere lì tra circa dieci minuti, si faccia trovare davanti al bar Trombetta appena uscito dalla stazione. Lo trova proprio dall’altra parte della strada”. “Va bene”. “A tra poco”. Porca miseria ho dormito tutto il tempo. Prendo la valigia e mi appresto a scendere dal treno. Il bagaglio è pesante, contiene diversi cambi d’abito, uno per ogni puntata che verrà registrata. Nel giro di tre giorni filmeremo sette puntate, quindi dovrò modificare l’abbigliamento per dare l’impressione che sia un giorno nuovo, e non una registrazione. Mi auguro di cuore di non utilizzare tutti gli indumenti e di essere sorteggiato prima. Spingo la valigia fino al centro della stazione. Non è cambiata dall’ultima volta che l’ho vista; ho fatto il Vigile del fuoco a Roma nel periodo militare. E’ sempre ampia e spaziosa, piena di negozi e centri commerciali, con un gran via vai di gente distratta. Tutti con il naso affondato in un giornale o sui pannelli luminosi degli orari dei treni. Esco, attraverso la strada e giungo al bar Trombetta. C’è un tiepido sole e si sta bene con una giacca leggera. Mi siedo ad un tavolino sul marciapiede ed ordino un caffè. Chissà quale sarà il mio taxi. Finisco l’espresso, pago e rimango in attesa. Decine di vetture passano ma nessuna è la mia. Una macchina scura inizia a strombazzare furiosamente. Che maleducato, penso tra me e me, non si accorge di quanto è fastidioso? Cerco di non prestargli attenzione. “Signor Marelli. Hey signor Marelli!”. Mi volto per vedere che il conducente dell’auto nera è sceso e sta chiamando proprio me. “Venga, faccia in fretta che siamo in ritardo, sono l’autista”. 31 Un po’ confuso prendo la valigia e apro lo sportello della Mercedes. Fa cenno di accomodarmi sul sedile posteriore, mentre afferra il bagaglio riponendolo nel baule. Stanno guardando tutti nella mia direzione. Sembro uno di quei Vip alla premiazione degli Oscar, mentre in realtà sono un perfetto nessuno. “Posso mettermi davanti?” domando imbarazzato. “Come vuole lei”. Saliamo in auto e chiudiamo gli sportelli. Si allontana velocemente dalla stazione seguendo una corsia preferenziale. “Accidenti, mi sento un deputato sull’auto blu”. L’autista fa una piccola risata. “Lei è della Lombardia?”. “Sì”. “Perfetto, in quanto concorrente nascosto devo portarla all’ingresso posteriore”. “Concorrente nascosto?”. “Esattamente”. “E cosa vuol dire?”. Mi osserva con aria curiosa. “Non sono autorizzato a rispondere”. “Addirittura?”. “Guardi, le dico solo che lo scoprirà tra breve tempo”. Un po’ perplesso decido di restare in silenzio godendomi il paesaggio che scorre dal finestrino. Attraversiamo il parco di Villa Borghese, costeggiando poi la bellissima Piazza del Popolo. Ci sono turisti ovunque e di ogni nazionalità, che passeggiano con la macchina fotografica ben salda tra le mani. Attraversiamo il Tevere sul ponte Matteotti per giungere alla rotonda Mazzini, che conduce direttamente al Teatro delle Vittorie, dove si registrano le puntate di Affari Tuoi. L’insegna che molto spesso ho visto in televisione troneggia di fronte a noi, sormontata dalla scritta RAI 32 altrettanto grande. Ma come previsto giriamo intorno alla costruzione dirigendoci all’entrata secondaria. Scendo, scarico la valigia e mi avvicino ad una porta con a guardia un vigilante. “Buongiorno, lei è il concorrente nascosto?” domanda. “Sono io, anche se non so cosa voglia dire”. “Prego”. Attendo nella cabina di guardia alcuni minuti, dopodiché giunge una ragazza a prelevarmi. “Ciao, sono Sabrina, tu sei Fabio giusto? Vieni con me, ti accompagno di sopra dove ti spiegherò alcune cose”. “Meno male” rispondo fra i denti. Sabrina è interamente vestita di nero, capelli neri, carnagione scura ma luminosi occhi chiari. Saliamo diverse scale fino a giungere ad uno stretto corridoio con alcune porte laterali. Ne apre una invitandomi ad entrare. “Appoggia pure la valigia per terra, dovrai aspettare per un pò”. Il locale è davvero piccolo, sembra la cella di un carcere. Due sedie, un lavandino, un tavolino e nient’altro. “Quanto dovrò stare qui?”. “Dipende”. “Dipende da cosa?”. “Da come andrà la puntata. Potresti starci un paio d’ore o tutto il giorno. Forse anche domani”. “Cosa?” esclamo sbigottito “E perché tutto questo tempo? Non mi avete chiamato a Roma per giocare?”. “Infatti, però non ti so dire quanto ci vorrà esattamente”. “Ma con una giornata così bella non sto dentro in questo sgabuzzino. Facciamo così Sabrina, ti lascio il mio numero di cellulare, intanto vado a fare un giro per Roma. Quando avete bisogno mi chiamate e arrivo subito”. Ride di gusto, devo avere detto una castroneria. 33 “Mi spiace Fabio, ma questo è veramente impossibile”. “E perché?”. “Non te lo posso dire, ma devi stare per forza qui”. “Cos’è, sequestro di persona?”. “Ma no rilassati, vedo che sei un po’ agitato. Non ti preoccupare che tra poco arriverà uno degli autori a spiegarti tutto. Nel frattempo non uscire dalla stanza. Io sarò sempre nel corridoio. Se hai bisogno di andare in bagno non aprire. Bussa alla porta. Verrò io ad accompagnarti alla toilette”. “Addirittura? Mi verrebbe da ridere se non sapessi che stai dicendo sul serio”. “Infatti. Ora accomodati che tra non molto riceverai visite”. Esce lasciandomi solo. La stanza è veramente un buco. Mi lavo le mani, guardo fuori dalla piccola finestra ma il panorama è solo il palazzo adiacente. Inizio a giocare con il cellulare. A quanto pare la televisione è una maestra dei tempi morti. Dopo circa un’ora finalmente entra una donna con una cartelletta sotto braccio. Mi tende la mano. “Ciao Fabio, è venuto il momento di conoscerci, sono Giulietta”. La Matta “Ciao Giulietta!” esclamo con sollievo riconoscendo una voce amica. Si siede sullo sgabello di fronte a me. Magra, lunghi capelli castani con un paio di ciocche rosse, larghi occhiali anni settanta. “Intanto scusa per la tua piccola sistemazione provvisoria”. “Stavo pensando di darci un Party questa sera, vuoi venire?”. Ride. 34 “Oh grazie, ne avrei proprio bisogno sai? Ma devo lavorare. Dunque parliamo di noi. Sai come funziona il gioco vero?”. “A dire la verità non sono molto afferrato. So che siamo venti concorrenti, uno per ogni regione d’Italia, ma poco altro. Mi hanno iscritto a mia insaputa. Guardo raramente il programma”. Mento in modo sfacciato, non ho mai visto una puntata. “Raramente? Ok Fabio, diciamo che questa cosa rimane fra noi. Non lasciartela scappare con Carlo”. “Carlo Colonna il conduttore?”. “Lui”. “Non preoccuparti, sarò una tomba”. “Come saprai il concorrente che giocherà la partita viene chiamato Pacchista. Quest’ultimo apre un pacco alla volta fino a rimanere con due pacchi chiusi, il suo e quello di uno dei concorrenti. I pacchi che vengono aperti sono annullati nel tabellone, e il loro contenuto non può più essere vinto. La Dottoressa durante la partita può chiedere di cambiare pacco, o offrire una cifra. Nel caso che il pacchista accetti la cifra la partita finisce. Dunque oggi registreremo tre puntate. Ovviamente una delle regioni che verrà estratta sarà la Lombardia, visto che tu sei qui apposta per sostituire il concorrente”. “Quindi le estrazioni sono fasulle?”. “No, sono assolutamente vere e davanti al notaio. Solo che le facciamo ogni tre settimane, in modo da poter gestire il cambio di concorrenti. Devi restare nascosto perché gli altri giocatori non ti devono scoprire. Se svelassi loro che sei lombardo capirebbero chi deve giocare e svanirebbe l’effetto sorpresa”. Inizio finalmente a capire il meccanismo del programma. Lascio proseguire Giulietta senza interromperla. “Nella stanza adiacente a questa ci sono altri due concorrenti in attesa come te. Nel corso del pomeriggio verrete chiamati, 35 sempre che il rappresentante della vostra regione non peschi l’arrivederci. In quel caso ti toccherà tornare a Roma un altro giorno. Ecco perché non possiamo dirti con precisione se giocherai oggi”. “Cos’è l’arrivederci?”. “E’ un’opzione della carta Matta, non la conosci?”. “Se per te non è un disturbo gradirei un ripasso” chiedo innocentemente. “Se aprendo un pacco trovi la carta Matta devi chiamare uno qualsiasi degli altri diciannove concorrenti. Quest’ultimo prenderà una pergamena assegnata alla sua postazione e te la mostrerà. Potrai trovare dieci opzioni diverse. Cambio obbligato: sei obbligato a cambiare pacco. Apri un blu: ti verrà svelato un pacco contenente un premio compreso fra 0.01 centesimi e 250 euro, cioè i più bassi del tabellone, che vengono indicati con il colore blu. Raddoppia: il valore più alto ancora in gioco sarà raddoppiato. Dimezza: qui invece sarà dimezzato. Pericolo pubblico: dovrai indicare chi, tra le persone del pubblico, sceglierà il prossimo pacco da aprire al posto tuo. Svela la X: dovrai sorteggiare il valore del pacco X , che varia da 0.02 centesimi a 200.000 euro. Vai o resti: dovrai scegliere se abbandonare la partita tornando al tuo posto o proseguire fino al termine. Ovviamente un pacchista lascia la partita se sta andando particolarmente male, e vuole riprovarci in un giorno più fortunato. 36 Provaci: è una prova di abilità da superare, che potrebbero essere domande o indovinelli. Conta: dovrai aprire il pacco successivo attraverso una filastrocca che eseguirà il conduttore. Arrivederci: abbandonerai la partita e tornerai al tuo posto. Potrai giocare nuovamente come pacchista quando verrà estratta ancora la tua regione. Qualche altro concorrente prenderà il tuo posto e continuerà la sfida esattamente dal punto in cui l’hai lasciata. Speriamo che il pacchista della Lombardia in gioco oggi non peschi l’arrivederci, altrimenti come ti ho detto, dovrai tornare a casa e presentarti la prossima volta che verrà estratta la tua regione”. “Speriamo davvero che non accada”. Passa i successivi dieci minuti a delucidarmi sul regolamento, poi mi porge dei fogli da firmare. “Questi sono i contratti con la Rai e con la Endemol, l’agenzia produttrice di Affari Tuoi. Devi firmarli per partecipare. Cederai i diritti d’immagine per sei mesi. Per questo non potrai pubblicare foto e filmati su internet. O meglio, potrai farlo ma solo dopo che le persone nelle immagini, tu compreso, siano andate in onda almeno una volta. E comunque ti consiglio di pubblicare il meno possibile. Non si sa mai con questi contratti cosa puoi fare e cosa no. Meglio andarci con i piedi di piombo”. “Va bene, starò attento”. “Ed ora passiamo alla notizia più brutta”. “Oh cavolo, quale?”. “Alla cifra che vincerai dovrai togliere circa il 40%”. “Così tanto? E perché?”. 37 “Principalmente per le tasse. In più l’importo verrà liquidato in gettoni d’oro. Il valore di mercato di tali gettoni varia a seconda del valore dell’oro, dei costi per l’acquisto e per la coniazione, che diminuiscono il valore effettivo del premio. Diciamo che se vincerai 10.000 euro in realtà ne porterai a casa circa 6.000”. Immaginavo ci potesse essere qualche fregatura, ma poco male. Basterà calcolare il reale valore nel momento del gioco ed agire di conseguenza. Giulietta si allontana dopo alcuni minuti. Da adesso inizia l’attesa vera e propria. Non faccio nulla per diverse ore. Mi viene servito il pranzo in un cartone da asporto che contiene petto di pollo insipido, riso bianco e spinaci. Una tristezza assoluta. Manca solo la mela bacata per sentirmi come nel film di Fantozzi, quando acquista un sacchetto di merenda alla stazione per cinquantamila lire. Verso metà pomeriggio sento un applauso. Non mi sono sbagliato sono proprio persone che acclamano. E cantano. Devono essere iniziate le registrazioni. Mi affaccio alla finestra, cerco qualcuno con cui poter dialogare ma non trovo nessuno. Resto in attesa guardando il soffitto. Successivamente ancora un’ora di silenzio. Poi improvvisamente di nuovo la voce del pubblico. Probabilmente sarà la seconda puntata in programma. Inizio a odiare la Matta. Ho il terrore che il mio alter ego possa trovare l’arrivederci e rispedirmi a casa. Non ce la faccio più chiuso in questa prigione. Ma alle cinque di pomeriggio si spalanca la porta. E’ Sabrina che con gesti frettolosi dichiara: 38 “Tocca a te Fabio, esci”. Il corridoio Non me lo faccio ripetere due volte. Prendo armi e bagagli seguendo la ragazza fino a nuove scale, questa volta più ampie, che costeggiano il teatro. Giungiamo in cima infilandoci in un corridoio con molte porte laterali. ‘Sala costumi’ dice il cartello appeso ad una di queste. Sembra di essere dentro Camera café, la sitcom di Luca e Paolo ambientata nell’area relax di un’azienda. Solo che gli spazi qui sembrano più vecchi e ristretti. “Questo è il camerino degli uomini” dice entrando in una stanza sulla sinistra. E’ solo leggermente più grande del tugurio dove sono stato finora, e ricolma di valige sparse ovunque sul pavimento. “Sabrì! E’ arrivata la Lombardia?” grida una voce lontana con chiaro accento romano. “E’ qui!”. “Portalo da noi che lo dobbiamo vestire”. Vengo dirottato nel locale che ho intravisto poco prima all’inizio del corridoio. All’interno delle donne stanno sistemando abiti sulle grucce e stirando camice. Una piccola televisione trasmette immagini di Affari Tuoi ma senza scritta ‘Rai’ in basso a destra. “E’ la puntata che stanno registrando adesso?”. “Proprio così” risponde una piccola donna che si avvicina, presentandosi come Luciana. Porta un caschetto biondo di capelli e sfoggia occhi luminosi. Un sorriso che trovo subito simpatico lascia scivolare il commento: “Ma come sei alto ragazzo mio. Un po’ magro però. Mangi ogni tanto?”. 39 “Qualche volta”. “Ce l’hai una camicia bianca? Oggi dobbiamo vestire tutti gli uomini come Matiacic”. “Ma ci vuole la giacca nera e il sombrero” ribatto perplesso. “Ma che stai a dì? Il sombrero? Non mariachi, Matiacic”. “E che cos’è?”. La costumista mi guarda stralunata, come già altre volte è capitato in queste ore. Poi rivolgendosi a tutte esclama: “Ao, questo non sa chi è Matiacic, ma da dove arriva?”. Piccola risata generale. Sempre più confuso dichiaro di non avere niente di bianco mettendomi nelle loro mani. Proviamo una camicia. Poi un’altra. Dopo nuovamente una. “Ragazzo mio sei troppo alto e magro, non ti va bene niente. Hai qualche maglietta in valigia?”. “Certamente”. “Allora fammele vedere. Mi raccomando devono essere senza scritte, perché in Tv non si può fare pubblicità”. Recupero gli indumenti e torno appoggiando tutto sull’asse da stiro. “Questa no, questa no…” ripete Luciana. “Come mai non vanno bene?”. “Guarda questo simbolo in trasparenza”. “Sì, ma non si vede”. “Però non va bene!” ripete come se stesse parlando con un idiota. E forse lo sono davvero. All’ultima maglietta ribatto: “Non c’è motivo di scartarla, le scritte non sono pubblicità. E’ il motoraduno dello Stelvio, che è un passo di montagna”. Le donne si guardano perplesse. 40 “E va bene, prendila. Oggi sarai l’unico diverso, ma ci può stare visto che sei il nuovo”. Ripongo nuovamente tutto in camerino quando all’improvviso sento un gran schiamazzare di persone. Esco dalla stanza per vedere una frotta di ragazzi giungere nella mia direzione. Sono i concorrenti. Tutti belli, solari e briosi. Respiro subito l’energia che portano nell’aria. “Ciao sono Matteo, tu sei la Lombardia vero?” “S-sì” rispondo balbettando. E’ un ragazzo dal sorriso perfetto, denti bianchi, occhi azzurri e con il cartellino ‘Trentino Alto Adige’ attaccato sulla camicia. “Piacere sono Ivan, Piemonte”. “Ciao Lombardia, sono Sandro, Calabria ”. “Benvenuto, sono Gloria, Sardegna”. Stringo decine di mani in pochi secondi. Sono totalmente frastornato, non capisco più nulla. Ogni nuova persona che conosco è bella e simpatica, sembra di essere ad una sfilata di moda. Ci sono anche adulti di una certa età, ma pure questi hanno qualcosa di particolare, un’eleganza innata, un carisma subito percepibile che le rende persone non comuni. Un operatore con la cinepresa registra ogni nostro movimento stando nell’ombra, non ci accorgiamo della sua presenza; sembra di essere al Grande fratello. Ferma nel corridoio ad osservare la scena c’è una signora spaesata quanto me. Si avvicina. “Ciao, mi chiamo Sara. Sono la concorrente del Lazio arrivata prima di te. Eri anche tu nella prigione vero?”. “Sì. Che bello trovare qualcuno con cui parlare, ho l’impressione di non trovarmi nella realtà”. 41 “Anch’io sono ancora confusa”. Infine giunge una ragazza che sta abbracciando tutti; le costumiste, Sabrina e altre persone dello staff. Dal cartellino sul vestito leggo che è il mio alter ego della Lombardia. Sui trent’anni, capelli rossi, robusta ma non in sovrappeso e molto carina. “Beata lei che va a casa” dice Matteo comparso al mio fianco. “Quanto ha vinto?”. “Novemila euro”. “Beh, non è male”. “Insomma”. “Da quanto tempo era qui?”. “Circa due settimane”. “Accidenti. E tu invece?”. “Ormai è quasi un mese”. “Cosa?” è la mia risposta esterrefatta. “Sono il più anziano tra gli uomini. Augurati di non prendere il mio posto” pronuncia sempre con il sorriso. “Lo spero di cuore”. “Vieni che ti spiego un po’ come funziona qua dentro. Il primo giorno siamo tutti in confusione, perciò stai tranquillo e cerca di goderti la giornata. Tanto oggi non giocherai di sicuro”. Seguo Matteo mentre illustra i segreti di questo lungo corridoio. La prima porta sulla destra è la sala costumi che ho già visitato. Poi l’aula mensa, dove ci sono quattro tavoli al centro della stanza. “E’ qui che passiamo la maggior parte del tempo” dice. Molte sedie sono sparse ovunque. Diverse finestre si affacciano sulla strada proprio dietro la scritta ‘RAI – Teatro delle Vittorie’. Fa una strana impressione trovarsi alle spalle dell’insegna che così tante volte ho visto in Tv. 42 La stanza successiva è il camerino delle donne. Chiaramente non possiamo entrare, ma la porta è socchiusa e diverse ragazze entrano ed escono in continuazione. C’è parecchia confusione intorno a noi, tutti parlano e si confidano come se fossero grandi amici, anche se da quello che ho capito nessuno si conosce da più di qualche settimana. La stanza successiva è quella del trucco. Sei postazioni da parrucchiera con quattro estetiste che stanno lavorando su viso e ciglia di alcune concorrenti. C’è anche un uomo a cui stanno tamponando guance e fronte con della terra rossa. “Ti prego, non dirmi che dobbiamo truccarci anche noi” domando a Matteo. “Oh sì, più di una volta al giorno”. “Se lo verranno a sapere i miei amici sarò fottuto”. Il corridoio poi svolta a sinistra dove troviamo uno stanzino con il computer. Successivamente i bagni. Alla fine del corridoio si trova una porta con maniglione antipanico che si apre su un piccolo cortile, dove diverse persone stanno fumando. Matteo torna indietro presentandomi l’altro lato del corridoio. “Questa è la stanza dove proviamo i balletti”. La camera è tra le più ampie che ho visto finora. Un tavolo appoggiato al muro, divanetti vicino alle pareti e due mobili tipo scrivania con tanto di specchio e cassetti. Dietro i divani c’è una porta-finestra che dà sul cortile di prima dedicato alla pausa sigaretta. Successivamente un altro camerino per le donne. “Come mai ce ne sono due?”. “Questo è per le ragazze, quello di prima generalmente viene usato dalle donne più grandi”. Per ultimo Matteo spalanca la porta della stanza dove ho depositato la valigia. Il camerino degli uomini. 43 Vengo salutato da diverse voci. “Buongiorno Lombardia” “Allora come ti trovi?”. “Bene, anche se un po’ spaesato”. Saremo in dieci in un luogo poco più grande di un bagno. “Ma noi abbiamo solo questo per cambiarci?”. “Eh sì” risponde il Piemonte, un ragazzo dalle addominali scolpite “Gli uomini non contano un cazzo, sono le donne che fanno girare il mondo”. C’è un appendiabiti con diverse grucce, dalle quali penzolano i vestiti. “Vedi Fabio” prosegue Matteo “Quando sceglierai gli abiti che vorrai indossare nelle varie puntate dovrai appenderli qui. Poi prendi questi cartoncini marroni dove c’è scritto il nome della tua regione” dice porgendomeli. “Lombardia 1 , Lombardia 2 e Lombardia 3 . Ovviamente Lombardia 1 non dovrai abbinarlo a nessun vestito, visto che la prima puntata è già stata registrata e non eri presente. Lombardia 2 è la maglietta che indossi ora suppongo, anche se ti chiederanno di mettere una camicia bianca. Lombardia 3 devi sceglierlo adesso, e poi appenderlo sulle grucce, in modo che le costumiste possano controllarlo”. “Va bene, lo faccio subito. Comunque per Lombardia 2 mi han detto di tenere questa maglietta”. “Hanno confermato in sala costume?”. “Sì”. “Allora ok. Fai sempre quello che ti dicono loro”. “Cerco il mio bagaglio, l’avevo appoggiato sulla sedia in fondo ma l’hanno spostato”. “Sono stato io. Quello è il punto più comodo per cambiarsi, e lo prende il più anziano. Scusa ma ci ho messo un mese per averlo e me lo tengo stretto”. “Figurati, non c’è problema, anzi scusami tu”. 44 Inizio a cercare il vestito da mettere nella terza puntata, mentre ascolto i discorsi degli altri partecipanti. Ognuno di loro ha una teoria sul gioco. “Il numero preferito di Ilaria era il 3, e avete visto cosa gli hanno messo nel pacco 3?”. “Centomila euro”. “Appunto, la dottoressa ha fatto apposta. Sapevano che l’avrebbe chiamato per ultimo e l’ha fregata”. “Invece sospettavano che avrebbe chiamato Stefania per la Matta. Sono molto amiche, e gli autori vedono tutto. Ci osservano. Quindi hanno messo a Stefy la pergamena con Dimezza” commenta Sandro della Calabria. “Io non ci cascherò di sicuro. Sanno che il 13 è nato mio padre e il 18 mio nipote, immaginano perciò che non chiamerò questi due. Invece al primo Cambio prenderò il pacco con una di quelle cifre, così mi ritroverò dentro i soldi”. “Ma davvero la redazione fa caso a tutte queste combinazioni?” domando. “Certamente” risponde la Sicilia “Quando hai fatto il provino hai compilato la tua biografia. Sanno tutto di te. E la tua partita verrà impostata su quello”. “Ma io non ho nessun numero a cui tengo” ribatto sottovoce. “Guarda Fabio” sottolinea Matteo “Sono solo teorie. A volte son giuste, a volte no. Secondo me è tutto casuale”. “Anch’io credo sia così”. Osservo la Sicilia che ha dei segni a penna sulla pelle: “Come mai si è scritto dei numeri sul palmo della mano?” domando a Matteo. “Per il calcolo delle probabilità. Supponi che nella partita appena trascorsa nel pacco 9 ci sia stata una cifra alta. E’ poco probabile che nella partita successiva il pacco 9 contenga ancora una cifra elevata. Così alcuni concorrenti se lo scrivono 45 per ricordarselo, in modo da avere una sequenza di numeri più corretta da chiamare”. “Potrebbe avere una logica, anche si mi sembra un po’ campata per aria”. “Oppure recentemente nel pacco 12 ci sono stati dei soldi, per questo nelle ultime settimane viene lasciato tra gli ultimi da aprire. Ma anche qui dipende se uno ci crede o meno”. “Ao, ci vogliamo muovere?” sento un urlaccio provenire dal corridoio. “Ora conoscerai Rum” dice Ivan “Fa sempre la parte dell’arrabbiato. Ma non ti preoccupare, non morde”. “Lombardia! Dov’è la Lombardia?”. Improvvisamente si spalanca la porta. Un omone vestito di nero mi indica. Riccioli scuri che gli sparano ovunque e fisico da wrestler in un vestito altrettanto cupo. Sembra essere appena sceso da una Harley Davidson. “Tu ascoltami bene. Quando sentirai che chiamo ‘Le borse’ devi lasciare il cellulare nella tua sacca, uscire di corsa e metterti in fila con gli altri. Loro lo sanno” dice indicando i miei colleghi che ridono sotto i baffi. “Non farmi ripetere due volte le cose se no me fai incazzà, vabbene?” pronuncia con un fortissimo accento romano. “Va bene”. “Poi te spiego tutto il resto. Ao, me raccomando, nun fa cazzate. Comunque piacere e benvenuto ad Affari Tuoi” chiude la porta e se ne va. “Sticazzi” è il mio commento poco elegante. Gli altri ragazzi ridono di gusto. “E’ sempre così, dopo non ci fai più caso”. I minuti successivi scorrono in mezzo a discussioni sulle tattiche da usare contro la dottoressa. Conosco superficialmente anche tutti gli altri concorrenti, scambiando due chiacchiere con ognuno di loro, finché giunge la promessa voce di Rum: 46 “Le borse! Muovetevi!”. Chiudo il telefono nella valigia. Seguo gli altri concorrenti che si infilano nella stanza dei balletti. “Tu mettiti accanto alla porta” mi dice la ragazza del Veneto, “Quelli nuovi stanno sempre qui”. “Cosa succede adesso?”. “Arriva Carlo a parlare prima di andare in trasmissione” si allontana sedendosi sopra il tavolo appoggiato alla parete. Accanto a lei altre ragazze, tutte con le gambe a penzoloni. Ecco in cerchio radunati i concorrenti. Gli uomini con le spalle al muro, e le donne comode su divanetti e sedie. Ognuna ha il tacco dodici e sono bellissime. Ora che ho una visuale completa mi rendo conto di quanto siano straordinarie. Da copertina. La Campania sembra una bambola. Alta, capelli lunghi neri che le cadono sulle spalle, in un abito da sera mozzafiato. Il Friuli ha due occhi così azzurri da sembrare luminosi, e uno scollo sul vestito che le mette in mostra una schiena bianca e levigata. Anche le altre sono allo stesso livello, qualunque età abbiano. Avverto dei passi in corridoio. Cala il silenzio nella stanza. Un secondo dopo si affaccia alla porta Carlo Colonna, il conduttore. 47 3 48 È quel sole d'ottobre che scalda Roma la stagione migliore che arriva prima e chi ti batte le mani perché fa suo quello che sei Laura Pausini Largo sorriso e fronte spaziosa, capigliatura spettinata color zafferano che gli conferisce un aspetto sbarazzino. Ampie spalle ed un torace prominente. Noto subito che ha un carisma importante, tutti gli occhi sono puntati su di lui, ed anch’io non riesco a smettere di guardarlo. Ecco un grande personaggio dello spettacolo a pochi centimetri da me. So che è un fuoriclasse come conduttore, tutto ciò che tocca lo trasforma in oro. E’ anche un attore formidabile ed eccellente ballerino. Non si contano i premi e i riconoscimenti che gli sono stati assegnati. “Allora ragazzi, tutto bene?” chiede. “Bene Carlo, grazie” è la risposta che viene ripetuta in coro. “Dov’è il nuovo concorrente? Ah, eccoti qui” commenta girandosi verso di me, “Come ti chiami?”. 49